Hoped in an Utopia
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Utopia - Within Temptation (Instrumental)
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Il cielo della Nuova Zelanda era come al solito sconfinato, limpido, rischiarato solo dalle miriadi di stelle e dall'argentea luce lunare che, allo stesso tempo, illuminava fiocamente il paesaggio a me circostante.
Ero seduta su un plaid, i piedi nudi sul prato verdeggiante e fresco di quella bellissima terra; l'erba era bagnata dalle dolci gocce di rugiada che catturavano i raggi al loro interno, diventando molto simili a diamanti.
In lontananza si scorgevano le alte vette delle catene montuose, imbiancate da neve e ghiacciai anche in quel periodo primaverile, quasi estivo. Ai piedi di queste creazioni imponenti di Madre Natura, le folte e fitte foreste composte da moltitudini di alberi alti, con chiome delle varie tonalità del verde, creavano un contrasto di colori.
La tranquillità e la pace di quei luoghi - disturbate di tanto in tanto da qualche verso di animali o dal fruscìo delle foglie causato dalla leggera, fresca brezza che accarezzava anche la mia pelle - le avevo sempre amate: entravano dentro, calmando il cuore e l'anima, permettendo la riflessione ed il giudizio.
Mi avevano sempre aiutato nel periodo di permanenza qui, tra varie scelte, dubbi e incertezze su di me e la situazione in cui mi trovavo. Questa sera però, sembrava che la loro presenza non sortisse più lo stesso effetto; ciò a cui andavo incontro era forte, mi scuoteva dall'interno, facendomi sentire come mai prima.
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...........................................................................................................VUOTA
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Avevo le ginocchia strette al petto, circondate dal mio braccio sinistro, mentre scrutavo la volta celeste, perdendomici con sguardo, pensieri e ricordi; e la mia mano destra passava distrattamente tra i fili d'erba bagnati di fianco a me, catturandone talvolta un paio tra le dita affusolate e magari strappandone accidentalmente pezzettini.
La brezza mi travolse nuovamente, da dietro, facendomi riportare lo sguardo di fronte a me accompagnata da una nuova fragranza: forte, inebriante, ma al contempo dolce e sensuale, molto simile al cioccolato.
Buffo, assomigliava infinitamente al Tuo profumo.
Mi diedi mentalmente della stupida; sentivo qualcosa che ti apparteneva addirittura nel vento. Ero senza speranza.
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Ero talmente persa tra i meandri della mia mente che sussultai quando sentii un tocco diverso da quello dell'erba sulle dita; guardai in basso e trovai una mano che cingeva, con una presa forte e dolce al contempo, la mia.
L'avrei riconosciuto tra mille quel tocco: il tuo.
Sentii il tuo fiato fresco
sul collo, mischiato al venticello e le tue labbra che sfioravano il
mio
orecchio, mentre mi cingesti con un braccio la vita. Eri con un
ginocchio per
terra e l'altro piegato che mi sfiorava la schiena.
"Sei andata via presto
dalla festa, ti avevo invitato apposta per farmi da accompagnatrice. E
poi sei
l'unica che ha il privilegio di partecipare ai party esclusivi del cast
di
questo film pur non facendone parte. Cos'era tutta quella fretta?" la
tua
voce era leggermente sarcastica all'inizio, ma percepii una nota di
preoccupazione sulla domanda.
"Non mi andava più di stare li. Volevo un po' di tranquillità, e così eccomi qui. Dove speravo che nessuno potesse trovarmi o sentirmi, visto che sono piuttosto nascosta." risposi con una nota di acidità nella voce.
Te ne
accorgesti...
"Io ti avrei trovata
comunque, a costo di setacciare entrambe le isole." risposta secca,
quasi
ovvia secondo il tuo tono.
Accidenti a te.
Sapevi che frasi come quella avrebbero fatto sciogliere qualunque ragazza a cui le rivolgevi, ma non me, che nascondevo il battito frenetico del cuore ad ogni esclamazione simile; e tu le dicevi sicuro che non avrei fatto una piega, come ogni volta. Ma quella sera era tutto diverso.
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...........................................................................................................CONFUSA
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Mi districai dal tua abbraccio, se così si poteva definire e sentii immediatamente freddo.
Dio, quant'era caldo il tuo corpo. Come i carboni ardenti, come il fuoco di quell'inferno in cui tu, inconsapevolmente, mi stavi trascinando.
Dannato
demone dal viso angelico, eri un bravo ingannatore.
Non mi voltai verso di te, non avevo la forza di incontrare i tuoi occhi blu, non sarei riuscita a portare a termine il mio scopo: quello di allontanarti definitivamente, anche a costo di ferirti.
Di questo, devo ammetterlo, non ero del tutto certa; cosa poteva interessarti di una come me, alla fin fine? Ti comportavi gentilmente, con dolcezza, nei confronti di tutte le ragazze presenti: era nel tuo modo di fare e non per malizia o secondi fini.
Eri tu, semplicemente.
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...........................................................................................................INSICURA
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"Cos'avevi intenzione
di fare qui, tutta sola?" mi irrigidii un secondo a quella domanda. Di
certo non te l'avrei detto, non l'avresti saputo, non da me, non ora.
Continuai
a non fissarti, puntando il mio sguardo verso un punto lontano, buio,
al
limitare della foresta. Respirai a fondo l'aria frizzante.
Decisi di ignorare la tua
domanda.
"Che sei venuto a fare
da me? Volevi qualcosa in particolare?" chiesi di rimando, provando a
evitare di rispondere. Cercavo di mantenere una voce distaccata, dura.
"Non si risponde ad una domanda con una domanda, non te l'hanno mai detto?" - si tu, un centinaio di volte - "Non ti trovavo e quindi sono venuto a cercarti; la festa sta entrando nel vivo e dobbiamo divertirci, non potevi andartene proprio adesso. Comunque eccoti qui, muoviamoci." dicesti cominciando ad alzarti.
Non mi mossi
e, per
questo, rimanesti fermo dov'eri.
Povero illuso, non mi
avresti trascinata via, stavo troppo male per divertirmi.
"Vai pure a divertirti, io non ho voglia di tornare lì in mezzo, non è serata. Dopotutto sono solo una delle tante assistenti, ho eccezionalmente avuto il privilegio di essere invitata a una festa per solo il cast. Nessuno si accorgerà che manco." risposi, con un pizzico di acidità e, insieme, sarcasmo.
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...........................................................................................................INADATTA
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"Io me ne sono accorto e come vedi sono accanto a te, in questo momento." e come vorrei che tu fossi da tutt'altra parte; almeno il cuore non farebbe i salti mortali cercando di uscire dal petto, con me che cerco di bloccarlo.
Mi voltai verso di
te,
senza però incrociare il tuo sguardo oceanico. Sentivo il
respiro irregolare,
ma cercai di tenere la voce ferma e sicura.
"Beh, puoi farne a meno, non voglio che tu perda tempo con me." sentii una voce squillante in lontananza. "Vai, Anna ti sta cercando. Scommetto che ha assillato tutti chiedendo dov'eri. Mi sa che la frase 'tra noi è finita' non l'ha afferrata, magari puoi darle un'altra chance." idiota, sono un'emerita idiota.
Sembrò
dirlo anche il vento, che in quel momento di alzò
leggermente più forte di
quanto avesse fatto in tutta la serata, come se volesse
schiaffeggiarmi. Grazie
per aver puntualizzato.
Vidi il tuo sguardo fremere e il tuo corpo tendersi: ti avevo fatto arrabbiare, ne avevo la conferma dalle tue labbra leggermente più sottili, schiacciate l'una contro l'altra.
Durò qualche secondo, poi tornasti calmo come prima, ma non sereno, lo percepivo.
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...........................................................................................................INUTILE
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Ma cosa credevo, che ferendo
le persone le avrei solo allontanate? Conoscendo quanto eri sensibile,
probabilmente mi stavi già odiando. Eri un bravo attore
comunque, cosa
confermata dai tuoi cambi di espressività così
repentini.
Ero solo una ragazza
catapultata in una situazione assurda, inusuale. Non era la mia prima
volta da
assistente in un film di questa portata, ma nessuno mi aveva mai fatto
sentire
in questo modo. Mi sentivo troppo piccola per ciò che
provavo, cos'avrei potuto
fare per te, nella tua vita? Niente, se non fare l'assistente,
appunto...e
intanto starmene a guardare in disparte.
"Sai quanto me che non ne posso più; le voglio bene, ma come una buona amica, una sorella." il tuo tono era pacato, quasi...indifferente, come se stessi pensando tra te e te. Feci un sospiro di sollievo e spostai lo sguardo verso il cielo stellato.
Quanto
avrei voluto poter volare in alto, via per un poco, dimenticandomi di
essere
un'insulsa donna in piena crisi emotiva.
"Fatti tuoi." Ma quanto riuscivo ad essere indisponente quando mi si arrivava particolarmente vicino al cuore?! Dovevi andartene, o saresti arrivato ad odiarmi più di quanto tu non avessi mai fatto con nessun'altro.
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...........................................................................................................BRACCATA
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Non ti sentii neanche
muovere, so solo che mi prendesti le spalle, e mi facesti voltare di
scatto,
verso di te. Mantenni gli occhi lontano dai tuoi, per quanto mi
attirassero
come una calamita.
"Cosa cazzo ti sta succedendo, posso saperlo?! Sei dannatamente irascibile e fastidiosa da qualche giorno e non ti degni di parlarne. Cos'hai?!" non ti avevo mai sentito con un tono tanto irato.
Per molti poteva essere un niente, ma per me che
avevo
imparato a conoscerti, a capirti, a studiarti...beh sapevo che era
qualcosa di
più, una lama che mi trapassò il petto da parte a
parte. Avevo colpito nel segno,
volevo allontanarti e l'avrei fatto.
"Non credo siano affari
tuoi, Moseley." sibilai, alzando il mio sguardo cioccolato verso il
tuo.
Volevo trasmetterti sicurezza, irritazione.
"Non sei brava a mentire, tanto meno a fare la dura. Non con me, lo sai benissimo." ribattesti tu, penetrandomi con gli occhi.
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...........................................................................................................VULNERABILE
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Quei due zaffiri mi
trapassarono senza lasciarmi scampo. Mi fecero sentire debole, fragile,
nuda.
Abbassai lo sguardo, sconfitta.
La tua mano salì ad
accarezzarmi una guancia, per spostarsi poi verso il mento, tirandomi
su il
viso; incontrai nuovamente quei pozzi blu che tanto amavo, ora dolci e
non
freddi come poco prima.
Rimanemmo immobili in quella posizione per qualche secondo,mentre la quiete intorno a noi continuava a persistere, come se fosse in ascolto e attendesse la nostra prossima mossa; quando stavo per perdermi totalmente nel tuo sguardo e mandare tutti i miei tentativi alle ortiche, sentii una lacrima scivolarmi sulla guancia.
Mi detti mentalmente della stupida,
della
debole. Mi voltai repentinamente dandoti le spalle: non volevo
assolutamente
che tu mi vedessi piangere, sapendo oltretutto che avrei dovuto di
sicuro spiegarti
il motivo.
"Perchè fuggi? Sai che
con me non devi vergognarti, sei la mia migliore amica e..."
In quel momento il mio cuore
sussultò, incrinandosi maggiormente. Frase più
adatta non potevi sceglierla,
vero??? Inevitabilmente sussultai, a causa di un singhiozzo sfuggito al
mio
controllo.
Mi abbracciasti ed io non
ebbi la forza di scacciarti, anzi; mi strinsi a te, mi feci cullare dal
calore
del tuo corpo e dalla sua perfezione; mi accoccolai tra le tue gambe,
appoggiata al tuo petto scolpito, affondando il viso nell'incavo del
tuo collo e
cominciando a piangere silenziosamente. Ti bagnai inevitabilmente la
camicia
nera, che intanto stringevo quasi convulsamente.
Poggiasti le labbra tra i
miei capelli castani; per pochi istanti mi beai di quel contatto,
immaginando
la tua bocca scendere sul mio viso, riempirmi di baci e raggiungere
infine le
mie labbra frementi. Niente di questo, però, accadde.
"Io...ecco..."
cercai di spiegarmi, anche se neanche io ero a conoscenza di cosa
volessi dire
per l'esattezza: ormai mi stavo abbandonando alle emozioni, mentre il
mio
cervello era in procinto di partire per mete sconosciute.
"Shhh, piccola,
calmati." mi sussurrasti all'orecchio con voce morbida, mi
tranquillizzai
istantaneamente.
" Sono innamorata,
totalmente...e fa male, troppo." riuscii infine a biascicare tra le
lacrime
che non accennavano a fermarsi. Sentii il tuo corpo irrigidirsi per un
secondo,
così veloce che pensai di averlo immaginato.
"Angie ma è
meraviglioso! L'amore fa male, è risaputo, ma dovrebbe anche
renderti più
felice di qualsiasi altra cosa." esclamasti con fervore scostandoti un
po'
da me, per guardarmi negli occhi. Perchè scorgevo un velo di
malinconia?
"Non quando non è
corrisposto, non quando la persona che ami non ti vede come una ragazza
con cui
poter condividere qualcosa di molto importante e terribilmente
forte..."
sbottai, improvvisamente irata.
Mi stringesti ancora di
più
a te, facendo ondeggiare i nostri corpi come se fossi in una culla.
"Chi sarebbe così pazzo
da non volerti?" ma eri scemo o cosa?!
"Oh, sapessi...l'ho
conosciuto qualche tempo fa e mi sono legata a lui come non avrei mai
creduto
possibile. Cercavo di non pensarci, di ignorare il fatto che mi fosse
entrato
dentro, che avesse rubato il mio cuore...fino a circa un mese fa,
quando
inevitabilmente ho smesso di resistere alle emozioni che avevo
dentro...nel
momento che non l'ho più visto mi sono resa conto di come un
pezzo di me se ne
fosse andato con lui..." spiegai chiudendo gli occhi per ricordare le
sensazioni.
"Ma poi è tornato, e mi
sentivo completa, per quanto possa essermi definita tale non potendolo
avere realmente
per me." continuai, sorridendo impercettibilmente al ricordo dalla
momentanea separazione per lo spostamento del set.
"Ma lui non ti hai mai
notato in quel senso?" mi chiedesti tu, curioso.
"Non che io sappia...se
solo conoscessi cosa gli passa per la testa." sospirai, ricominciando a
singhiozzare nascondendomi nuovamente nell'incavo del tuo collo,
stringendomi
quasi convulsamente a te. Mi stringesti quanto ti era consentito e io
non volli
altro che rimanere in questa posizione il maggior tempo possibile,
anche tutta
la vita, se ne avessi avuto la possibilità.
Rimanesti in silenzio,
aspettando che terminassi di sfogarmi.
"William, i-io non
riesco più a tenermi tutto dentro, potrei esplodere da un
momento a l'altro;
l'unica cosa che mi blocca è-è la paura di
perderlo per sempre. Fino ad ora
s-sono stata disposta a ingoiarmi tutto, pur di rimanere al suo fianco,
sapendo
c-che aveva bisogno di me..." balbettai tra un singhiozzo e l'altro.
"Capisco bene il tuo
timore, Angie, ma devi superare lo scoglio; tu non vuoi essergli solo
amica,
allora perchè continuare a fingere di essere tale, sapendo
che non lo sarai mai
veramente?! Prendi le redini in mano, come quando cavalchi tra i prati:
sei tu
a dominare il cavallo e non viceversa. Il destriero può
portarti dove non ti
aspetti, ma solo se ti fai trascinare. Lui viaggia con te, sfugge,
scalpita, ma
hai sempre la possibilità di rimetterlo sulla via che hai
scelto tu. Quindi buttati
e se lui ti allontana del tutto dalla sua vita, beh è un
povero idiota che non
sa chi sta perdendo."
Dopo discorsi come questo,
mi chiedevo dove finisse il bambino troppo cresciuto che racchiudevi.
Eri semplicemente
meraviglioso.
"Prendi Katie, per esempio...mi
ha detto che aveva una cotta per me da un po' di tempo, ma aveva timore
di
dirmelo perchè pensava non mi piacesse e non ci conoscessimo
abbastanza. Poco
fa me l'ha confessato...e.. beh, mi ha sorpreso. E' una bella ragazza,
intelligente e alla mano, non mi dispiace affatto."
In quel momento il mio cuore
andò letteralmente in frantumi; per un secondo temei
addirittura che si fosse
fermato.
Non potevi farmi questo, non
così all'improvviso, non quando mi stavo convincendo a
rivelarti tutto!
Il mio corpo reagì d'istinto, ti spinsi via, come se bruciassi.
Mi alzai di scatto, allontanandomi di qualche passo dal posto dov'era steso il plaid che occupavamo.
Il viso era rivolto verso il bosco e ospitava
un'espressione
contrita, con gli occhi chiusi, mentre ero rigida come un tronco
d'albero: le
braccia incrociate sul seno, come a proteggermi dal male esterno, la
schiena
ritta e il respiro veloce che tentava di calmarmi.
Sentii il tuo sguardo su di
me e potevo immaginare quanto fossi rimasto allibito.
Non parlai, non emisi nessun
suono, finchè non sentii dei passi avvicinarsi.
"Will! Ecco dov'eri,
siamo almeno in cinque a chiederci dove tu possa essere finito! Prima
avevo visto
che ti allontanavi in questa direzione, così ho provato a
vedere... e beh,
eccoti qui! Pensare che la piccola Georgie cercava di dissuadermi dal
venire..." affermò una voce che conoscevo e che in quel
momento avrei tanto
voluto poter zittire.
"Io non sono piccola,
non come intendi tu e comunque volevo lasciarlo in pace, presumendo che
avesse
da fare!" sbottò quella che riconobbi come Georgie. Avevo
sempre adorato
quella peste dai capelli castano-ramati e gli occhi azzurri
così vivaci.
"Oh, suvvia...non può
avere qualcosa da fare quando c'è una festa in corso!" si
interruppe
all'improvviso e sentii che evidentemente si era accorta di me.
"Ah, sei con lei. Spero
di non aver interrotto niente di importante." fece, acida come un
limone.
Mi voltai di scatto,
fronteggiandola con uno sguardo glaciale che occupava il mio viso
rarissime
volte.
"Si, era con me,
qualche problema?! E comunque non darti pena, il signor Moseley aveva
finito e
stava per raggiungervi." le risposi a tono, fredda come il ghiaccio.
Georgie sospirò e con la
coda dell'occhio la vidi scuotere il capo, in segno di resa.
Katie si rivolse a William.
"Beh, allora andiamo?"
"Veramente volevo
capire..." cominciò lui, ma lo bloccai all'istante
"Non c'è niente da
capire, non più. E non preoccuparti, come potevi intuire io
ho finito, non ho
più niente da dirti." e il mio tono fu talmente categorico
che speravo
intuisse che facevo riferimento al resto della vita.
Dopo quella dichiarazione
dovevo assolutamente allontanarmi da lui, non potevo sperare di essere
così
forte da stargli vicino mentre era con la ragazza. Soprattutto se
l'essere in
questione era Katie.
Lui mi rivolse un occhiata
sorpresa e poi di scuse, come se avesse capito di aver sbagliato, ma
non
sapendo cosa. Distolsi i miei occhi dai suoi, prima di cedere
nuovamente.
Lo percepii alzarsi, darsi
una sistemata veloce ai pantaloni e poi allontanarsi verso le due
ragazze.
Sospirai, guardandolo mentre andava via, forse per sempre.
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...........................................................................................................SCONFITTA...
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...Io, che Speravo in un'Utopia.
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