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Autore: fragolottina    18/11/2010    4 recensioni
Da quando avevo iniziato a venire in questo negozio, lei era sempre stata lì, una ragazzina sorridente dietro il bancone e che ogni tanto si alzava e si avvicinava a mettere nello stereo principale un nuovo disco; prediligeva i classici, Queen, Sex Pistols, Micheal Jackson, Madonna. Lasciava ai clienti l’opportunità di scegliere se ascoltare una nuova uscita nei punti di ascolto alla fine del negozio, io non ci andavo mai, mi piacevano i classici…prima non era così, mi piacevano le novità, mi piacevano…noi.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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too young 2 42. La verità – lui

Mary stava facendo la doccia, io ero sdraiato nudo nel suo letto a godermi la sensazione di vittoria, che quella che stava storpiando le mie canzoni sotto la doccia in modo irresistibilmente tenero fosse mia, che mi amava e che avrebbe lasciato il suo fantastico fidanzato per tornare tra le mie braccia, nella mia vita.
Quando sentii suonare il campanello mi tirai su a sedere incerto, mi infialai i pantaloni al volo ed andai a bussare alla porta del bagno interrompendo l’esibizione disastrosa di Mary.
- Hanno suonato alla porta…
Dissi semplicemente, più che altro le stava chiedendo il permesso di andare ad aprire, non ero sicuro di quante persone potessero essere a conoscenza della mia permanenza a casa sua.
- Puoi aprire, tanto chi vuoi che sia? Nella peggiore delle ipotesi James…
Che mi spaccherà la faccia non appena capirà chi sono…suonarono di nuovo ed io sperai che in quel caso, Mary fosse tempestiva ad uscire dalla doccia e venirmi a soccorrere.
Ovviamente non avevo pensato che aprendo la porta avrei potuto trovarmi davanti il legittimo inquilino di quell’appartamento, nonché fidanzato di quella con cui fino alla notte prima avevo fatto l’amore. Io ed Olivièr rimanemmo a fissarci immobili, lui tremendamente affascinante ed in posa come il suo mestiere richiedeva, io in preda ad una crisi di panico. Lui si, che mi avrebbe ucciso e di certo non potevo avanzare pretese per impedirglielo.
Così quando sorrise, togliendosi gli occhiali da sole, sereno come se l’ex ragazzo della sua attuale ragazza fosse il benvenuto in casa sua, fui quasi sul punto di ritirarmi come di fronte ad un pugno, prima di rendermi conto che non sembrava avere intenzione di colpirmi. Lo studiai cauto.
- Bonjour, Bill Kaulitz!
Sgranai gli occhi, lasciando che entrasse e scrutandolo togliersi la giacca ed appoggiarla sul tavolo del salotto.
- Ero sicuro di trovarti qui, non preoccuparti ho portato la colazione anche per te!
Posò sul tavolo anche una busta di carta, sempre tranquillo.
- Mary dorme ancora?
Continuai a fissarlo ad occhi sbarrati, ma che cavolo…
- Olly!
Squittì un’umida Mary, mentre gli si buttava al collo sorridente.
- Quando sei tornato? Avresti potuto avvisarmi, no?
Lui si strinse nelle spalle.
- La Francia non è cambiata gran ché dall’ultima volta!
Fu in quel momento che mi schiarii la voce attirando l’attenzione dei due, che sembravano quasi stupiti dell’interruzione.
Oliviér smise di sorridere e lanciò un’occhiata da Mary.
- Oh, no…
Mormorò.
- Non dirmi che non glielo hai ancora detto?
Due ore dopo ero a conoscenza di tre cose sconcertanti: primo, Mary mi aveva mentito; secondo, non era la fidanzata di Olivièr e non lo era mai stata; terzo, Mary mi aveva mentito.
Il suo finto fidanzato ci lasciò soli, mentre io fissavo con insistenza ed accusa qualcuno che cercava in tutti i modi di non incrociare il mio sguardo, ma non avevo assolutamente intenzione di demordere. Finalmente, sospirando incontrò i miei occhi.
- Dì qualcosa, Will…
Sospirai cauto.
- Non appena capisco da dove potrei iniziare.
- Mi dispiace…
Mormorò.
- Avevo paura, tu mi avevi tradito, a livello commerciale la cosa funzionava…e così…
Ed io che mi ero sentito così felice. Ero riuscito a dimostrarle il mio amore, a capo chino, con un pugno di cenere sulla testa ero andato a pregarla di perdonarmi, consapevole che le stava chiedendo di rinunciare ad un fidanzato che la stava rendendo molto felice, per scoprire cosa? Che non ce lo aveva mai avuto un fidanzato, che mesi di rimorso, sconforto e, dio, la paternale di Strify, avrei potuto tranquillamente evitarle.
- Questa settimana almeno, avresti dovuto dirmelo! Ma hai visto come stavo?! Possibile che niente dentro di te ti abbia suggerito qualcosa tipo “ehi, mi sembra pentito, perché non gli diciamo la verità?”!
E io che mi sentivo in colpa ogni volta che entravo in lei, pensando che la stavo rendendo un’adultera, che se non mi fossi messo in mezzo quei due si sarebbero probabilmente sposati. Farci l’amore era una lotta continua tra Will e Bill ed era assolutamente, inequivocabilmente inutile?
- Hai idea di come mi sentivo? Hai idea di quanto possa essere brutto leggere il desiderio di stare tra le mie braccia nella ragazza di un altro, che per un orrendo e schifoso scherzo del destino è l’unica che voglio accanto? L’unica con cui vorrei passare tutta la vita insieme?
Mi coprii il viso con le mani, mesi e mesi a ripetermi che non avevo mai meritato il suo amore, mesi e mesi in cui avevo evitato di cercarla per non rovinarle il bel rapporto che poteva avere, mesi e mesi che avrei potuto passare a chiederle scusa a renderla felice.
- Volevo che provassi quello che avevo provato io…
- Io ti avrei amato davvero, avrei passato tutti questi mesi a riconquistare il tuo amore, a leccare le ferite che io ti avevo provocato. Era un compito mio, non suo.
Si alzò avvicinandosi a me.
- Tu mi facevi male. Mi faceva male la tua immagine, la tua voce, il tuo ricordo ed ogni cazzo di giornalista che mi chiedeva di te! Volevo essere di più della ragazzina lasciata e ripresa dalla rockstar!
La fissai.
- Io. Ti. Avrei. Amato.
Sillabai.
- Avrei indetto una conferenza stampa solo per fare mea culpa e pregare te, oh fantastica dea, che può decidere della mia vita e della mia morte, di essere clemente e riaccogliermi al tuo fianco.
Rimase in silenzio guardandomi seria.
- Tu non sei mai stata la ragazzina che ho preso e lasciato. Tu mi hai salvato, ricordi il fantasma che ero? Sono di nuovo vivo grazie a te, tu mi hai preso, tu mi hai lasciato…la mai vita segue l’andata dei tuoi desideri.
Scossi la testa per poi avviarmi verso la porta, solo per fermarmi con la mano sulla maniglia.
- Se hai pensato che sarei stato fiero di farla franca dopo averti quasi tradito, non hai capito niente!
E me ne andai.
A casa mia non c’era nessuno, meglio visto che avevo il più che fondato sospetto che Tom fosse a conoscenza di tutto e dubitavo di resistere a fargli una scenata in grande stile; volevo che le sue orecchio si salvassero almeno per sentire le prime parole di suo figlio.
Mi sedetti sul divano, incrociai le braccia sul petto e me ne stetti lì a rimuginare; da una parte sapevo che me lo meritavo, che la paura di averla persa per sempre mi sarebbe servita ed avrebbe scoraggiato un Bill Kaulitz in vena di tradimenti, ma era davvero necessario mandare avanti questa sceneggiata tanto a lungo? Tipo, quando ero andato nel suo camerino, dopo che mi ero fatto torturare da Hester la sera prima per salvarle il culo che avevo messo a repentaglio, non sarebbe stato carino dirmi la verità?
Quando suonarono al campanello partii alla carica, mi dispiace, fratello, ma ti tocca…
- Ma che razza di fratello sei? Non me lo hai detto?! Io…io…
- EHI! Io-io un cazzo, Kaulitz!
Ribatté un infuriato James.
- Partiamo dal principio: hai mentito a mia sorella, poi le hai spezzato il cuore per scoparti una puttana da due soldi che, diciamocelo, sprizzava malattie veneree da tutti i pori ed ora fai anche la star con l’onore oltraggiato?!
Sospirai, ma Tom dov’era quando avevo un dannato bisogno di urlare contro qualcuno abituato a sentirmi e che quindi sapeva anche come ignorarmi?
- Che vuoi?
Non me la sentivo di fare a botte con James e tanto meno di litigarci, somigliava troppo alla sorella per ispirarmi violenza.
- Mary ti ama. Stupidamente, riprovevolmente e con mio sommo disappunto, ti ama alla follia. È una ragazzina, ci può stare che sbagli, ma tu che tecnicamente dovresti essere ‘l’uomo’ dovresti passarci sopra.
Lo guardai urtato senza rispondere.
- Nessuno ti amerà quanto lei, anche se non la meriti.
Si guardò alle spalle, sbuffando.
- Ci sono dei giornalisti che tengono d’occhio la casa, meglio che me ne vada prima che inizino costruire storie!
Solo in casa cominciai a pensare che da fidanzati e coinquilini, io Mary non avevamo mai litigato tanto quanto in quei giorni; ripensai alla nostra storia, a come era iniziata, a come sarebbe potuta finire. Una volta mia madre aveva detto a me e Tom che il lieto fine bisognava costruirselo.
Presi la giacca e le chiavi della macchina, ma quando aprii la porta ci trovai qualcuno davanti. Qualcuno con i vestiti di Tom, cappello e cappuccio compresi, ma troppo basso per essere lui; il qualcuno giocherellò con la manica della felpa enorme.
- Lo so, sono ridicola, ma Tom ha pensato che poteva essere una buona idea spacciarmi per lui!
Sorrisi divertito.
- Mary?!
I suoi occhi azzurri fecero capolino da sotto la visiera.
- Mi dispiace!
Miagolò.
Io mi sporsi e la baciai.
- Mary, vuoi ricominciare da qui con me?
Annuì sorridendo contenta, mentre tirandola delicatamente per un braccio la facevo entrare in casa; la studiai poi feci una smorfia.
- Però, ti prego, togliti quella roba! Non posso pensarti come la mia ragazza nei vestiti di mio fratello!

Giorni dopo io e Tom eravamo in caffetteria stravolti. La notte non dormivamo praticamente mai, il bambino di Kitty era in arrivo e noi vivevamo nel terrore di non sentire la sua chiamata quando sarebbe successo, perciò le nottate le passavamo ad occhi sbarrati nell’oscurità e con le orecchie pronte a captare lo squillo del telefono. Che non era ancora arrivato.
Eravamo tanto stanchi che quando mi vedevo con Mary non aveva nemmeno la forza di fare l’amore ed ogni volta che mi stendevo, tranquillo che ci fossero le orecchie di qualcun altro a sorvegliare la situazione, crollavo addormentato.
Per questo non ci accorgemmo che una troup di giornalisti era entrata nel locale, facendosi strada per intervistarci.
- Non credete di essere un simbolo di immoralità?
La guardai senza capire, la ricongiunzione tra me e Mary non era stata ancora ufficializzata, ma anche ci avessero visto, “un simbolo di immoralità” non era una cosa un po’ esagerata?
- Come?
Chiese Tom sbadigliando.
Ci sbatté sotto il viso la prima pagina di un giornale che ci svegliò più di un caffè extra forte e ci fece rimanere entrambi a bocca aperta. Senza parole per spiegare.
Io che baciavo Tom appassionatamente. O almeno sembravo baciare Tom, io sapevo che sotto quei vestiti non c’era mio fratello né tanto meno un uomo, che era Mary.
Mio fratello si coprì il viso con le mani in preda al panico.
- Che cazzo hai fatto, Bill?

ok, vediamo di finire questa storia...
ho scritto il capitolo di corsa quindi siate clementi.
Mi dispiace di avervelo fatto aspettare tanto, non ve lo meritate, siete fantastiche! scusatemi...
Come potete vedere è successa una mezza tragedia, come la risolveremo?
Baci&abbracci&scusate ancora
ps. layla non odiarmi!

   
 
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