Wow, che ammazzata!
Non
so se qualcuno di voi leggerà mai tutta questa pappardella, ma lo spero davvero
tanto.
Ho
impiegato due giorni per scriverla, avevo gli occhi molto, forse troppo, simili
a due palline da tennis.
Ho
immaginato quello che, a parer mio, sarebbe dovuto realmente succedere a Peter,
ed i Pevensie in generale, dopo la salita al trono, fino al momento della
partenza. Avranno lasciato amici, sudditi ed amori, a Narnia.
Si
sa che il lieto fine non esiste per sempre.
Spero
sinceramente che leggerete questa luuuuunga shot e che mi farete sapere cosa ne pensate.
Ho
deciso di non dividerla perché altrimenti avrei spezzato quel collegamento
logico ed emotivo che ho creato scrivendola. Mi dispiace, non me la sono sentita.
Risponderò
a tutti gli eventuali commenti!
Baci,
A.
ma forse soltanto agli amici.
Ce ne sono altre che non svelerà neppure agli amici,
ma forse solo a sé stesso, e comunque in gran segreto.
Ma ve ne sono infine,
di quelle che l'uomo ha paura di svelare perfino a sé stesso,
e ogni uomo perbene accumula parecchie cose del genere.
Fëdor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo, 1864
«
Ci conosciamo, milady? »
domandò, con il suo sorriso speciale, facendoti il baciamano.
Sentisti le
guance andare a fuoco, e lui se ne accorse, sorrise.
« I-Io… »
lo guardasti, indecisa sul da farsi. Era affascinante, anche parecchio, ma tu
non potevi permetterti di parlare con nessuno, all’infuori di coloro che i tuoi
genitori ti avrebbero indicato.
«
Perdonatemi, i miei genitori mi stanno aspettando » farfugliasti, tentando di
non posare il tuo sguardo su quegli ipnotici occhi azzurri, senza risultato.
« Come posso lasciare che una dama delicata come voi vaghi da sola
per i boschi? Indicatemi il luogo in cui i vostri parenti vi attendono, e sarò
lieto di accompagnarvi » ti disse, quello che ancora
era uno sconosciuto, galante. Se l’avessero visto arrivare in tua compagnia,
tuo padre ed i tuoi fratelli sarebbero andati su tutte le furie, urlando al
disonore. Non potevi permetterlo.
«
Perdonatemi, signore… farò da sola, vi ringrazio » balbettasti, allontanandoti
velocemente da quel giovane uomo dai capelli d’oro. I suoi occhi furono
attraversati da un lampo improvviso, lo avresti identificato con paura, nel
tempo.
« Vi prego,
milady, non sarei tranquillo sapendovi sola… » tentò di convincerti,
avvicinandosi sempre di più e sfiorandoti il braccio con la sua forte mano.
« No… io…
non dovete preoccuparvi, vi ringrazio per la vostra premura, addio » ti
liberasti velocemente da quella presa delicata ed arretrasti velocemente,
rischiando quasi di inciampare nel pesante vestito rosso che ti avevano fatto
indossare quella mattina. Lui ti guardò, con un’espressione triste alla quale
neppure in futuro saresti riuscita a resistere.
« Ditemi
almeno il vostro nome » mormorò, sconsolato, allungando una mano nella tua direzione.
Fosti sul punto di parlargli e rivelargli il tuo nome, ma il pensiero di ciò
che gravava sulle tue spalle, era troppo pesante per essere dimenticato.
« Mi
dispiace » fu tutto ciò che potesti dire, fuggendo.
Lacrime
versate inutilmente, davanti a quella mappa del tuo, del vostro regno.
« Re Alion e la Regina Alathariel,
sovrani di Galma »
chiamò la voce del fauno, e tu ti sentisti morire. I tuoi genitori, con i loro
enormi ed orgogliosi sorrisi, fecero il loro ingresso nella grande sala, mentre
tu attendevi, fra i tuoi due fratelli. Erano orgogliosi, i tuoi parenti, che il
vostro imperatore, Peter il Magnifico, avesse chiesto la vostra presenza a Cair
Paravel, sicuramente per prenderti in considerazione come sposa. Tu non sapevi
se esserne onorata o disgustata. Non conoscevi quell’uomo, non sapevi nulla di
lui. E se non ti avesse capita? Se non ti fossi innamorata di lui? L’avresti
dovuto sposare comunque. E, per concludere bene la tua disgraziata sorte, il
giovane della foresta era ancora nei tuoi pensieri, più vivido che mai. Chi era
egli, che entrava di prepotenza nel tuo pensiero, distogliendoti dai tuoi
regali compiti?
« Il
principe ereditario Araton, il principe Admir e la principessa Aria » chiamò
nuovamente il fauno, e ti sembrò di vedere tante stelline intorno al capo, che
sentivi pesante dal terrore.
« Vieni, piccola El, non possiamo farci
aspettare » il tuo caro fratello, Araton, che ti ha sempre protetta, ti sospinse
inconsapevolmente verso la fonte di ogni tua paura. Piccola stella, ti
chiamava, perché, secondo lui, avevi illuminato la cupa notte che era la vita
al castello come una stella nell’oscurità. Vorresti raccontargli tutto,
supplicarlo di non condannarti, pur sapendo che non avrebbe potuto risolvere
nulla. Ti sentisti persa, mentre attraversavi il grande ed intarsiato portone,
entrando nella luminosa sala. Admir, nella sua scintillante
armatura dalle rifiniture rosse, sembrava irradiare sicurezza, Araton, con la
sua dalle rifiniture bianche e la corona d’argento, sembrava un dio in terra,
altero e fiero. Tu, con il tuo delicato abito blu e celeste, così in sintonia
con i tuoi occhi dalle varie sfumature, sfiguravi quasi, ammaccando quell’aura
di magnificenza.
« Vostra
Maestà, è un onore essere ricevuti alla vostra corte » sentisti Araton
affermare, chinando rispettosamente il capo, insieme ad Admir.
Tu non lo avevi mai alzato, troppo spaventata al solo pensiero di mostrare al
tuo signore il terrore aleggiare sul tuo viso.
Ancora e
ancora, non ti stanchi mai di cercare, disperata, ricorrendo a tutto quello che
ti resta.
« Il
piacere è nostro, principe Araton, siamo lieti di ospitarvi nel nostro castello
e saremmo più che felici se tutti voi partecipaste al ballo che si terrà fra
una settimana, qui a Cair Paravel, dove annuncerò il nome della mia sposa » lo
sentisti affermare, e non impiegasti più di pochi secondi a riconoscere quella
voce, che ti aveva tanto tormentata. Possibile che il destino si fosse preso
gioco di te fino a quel punto? Possibile che fosse lui, il ragazzo del bosco,
il tuo signore?
« Siamo spiacenti, altezza, ma, come credo lei sappia, i doveri di
un Re vengono prima di ogni piacevole diletto. Noi ed i miei figli maschi
abbiamo degli impegni irrinunciabili a Galma. Ma, mia figlia Aria sarà
più che lieta di approfittare della vostra accoglienza e dell’invito » rispose con enorme rispetto tua madre, e, sempre con lo
sguardo abbassato, potesti vedere il suo elegante inchino. Il tuo cuore batteva
ad un ritmo forsennato, sperasti con tutta te stessa che le tue guance non
avessero preso tonalità poco salutari. Qualcuno si sarebbe insospettito.
« Certamente, e la principessa sarà ben accolta al palazzo. Mi
permetta di porle i miei omaggi » lo sentisti scendere
dal rialzo del trono ed avvicinarsi. Ogni suo passo in più era un battito in
meno per te. Saresti morta, quel giorno stesso, ne eri certa. Quando sentisti i
suoi passi sempre più vicini, ti azzardasti, finalmente, ad alzare il tuo sguardo
color acqua marina ed incontrasti il suo color del cielo. Ti sentisti mancare.
Tutta quell’intensità, quell’ardore… non erano certamente comuni, tu non li
avevi mai visti, eppure non eri più una bambina.
«
Principessa Aria… alla fine l’ho scoperto il vostro nome » per un momento, uno
solo, avesti il timore che lui avesse urlato l’ultima parte, facendosi sentire
da coloro che vi circondavano, rendendoti poi conto che le avesse semplicemente
sussurrate, pochi secondi prima che le sue labbra delicate incontrassero la tua
mano per un regale saluto. Chi era costui, che prepotentemente sconvolgeva il
tuo povero cuore?
« Vostra
Maestà, vi ringrazio dell’ospitalità » mormorasti, come si conveniva da
cerimoniale, riabbassando il tuo sguardo al suolo, concentrandosi su qualunque
cosa che avrebbe potuto distrarti da quegli occhi color del cielo del nord.
« Principessa, non dovete ringraziarmi. Sono… siamo felici di
avervi a Cair Paravel » per la prima volta, da quel
giorno nel bosco, notasti l’imbarazzo sul suo volto sempre così fiero, il
colore sulle sue guance pallide. Lo stesso colore che probabilmente aveva
inondato anche le tue, di guance. Lui era Re Supremo dei Re di Narnia, doveva
parlare sempre a nome di tutti. Perché aveva commesso
quell’errore, parlando con te?
Paura,
smarrimento, disperazione… tutto riversato in quelle gocce salate che ti
bagnavano le guance e nel talismano che tenevi fra le mani.
« Figlia
mia, ti prego di comportarti bene » ti disse tua madre, la Regina, guardandoti
con leggero rimprovero.
« Madre… devo dedurre di avervi recato qualche offesa? » domandasti, con l’aria più pura di cui eri in possesso,
ostentando innocenza da ogni poro della tua pallida pelle.
« Aria, figlia mia, ti conosco molto bene e conosco il tuo amore
per ciò che non dovrebbe neppure sfiorare la tua mente di fanciulla.
Rinchiuditi in biblioteca, se necessario, e dimostrati una brava moglie per un
Imperatore » si raccomandò, accarezzando delicatamente
la tua guancia rosea.
« Madre, io non credo di essere neppure lontanamente adatta ad una
cosa simile. Mi conoscete, sono tutto fuorché adatta »
esprimesti accorata i tuoi dubbi, spaventata all’idea di deludere i tuoi
adorati parenti e colui che ti stava ossessionando la vita.
« Come ho
già detto, mia piccola El,
ti conosco. Conosco ogni tuo minimo pregio, e sono certa che, se tu sarai te
stessa, Sua Maestà ti supplicherà di diventare sua moglie. Se così non fosse…
sarebbe lui a perderne, tesoro. Ci vediamo presto, mia diletta » ti salutò la donna, baciandoti la fronte e raggiungendo
tuo padre ed i tuoi fratelli, pronti alla partenza. Araton ti gettò un ultimo
sguardo ed Admir aveva
accennato ad un sorriso, per poi partire al galoppo. Sorridesti,
all’atteggiamento restio dei tuoi fratelli. Erano gelosi della loro piccola
stella, ti stupisti che non avessero minacciato il Re Supremo di morte.
« Siete una
famiglia molto unita » una voce ti ridestò dal tuo torpore, facendoti
trasalire. Voltandoti, vedesti la regina Lucy, con il suo dolce sorriso, mentre
si avvicinava a te.
« Scusami
se ti ho spaventata, non volevo » disse, triste, avvicinandosi a te, che ti eri
rispettosamente inchinata.
« Chiedo scusa, Maestà, è colpa mia se non vi ho sentita arrivare.
Ero immersa nei miei pensieri » ti affrettasti a
rispondere, preoccupata di risultare una donna di poco coraggio agli occhi
della Valorosa.
« Oh, ti prego mia cara, dammi del tu e chiamami Lucy. Sono certa
che diventeremo grandi amiche » trillò la giovane
regina, avvicinandosi e prendendo le tue mani nelle sue, affettuosa.
« Io…
d’accordo, Lucy » mormorasti, leggermente accigliata dall’innaturale
familiarità con cui ti aveva appena trattata quella giovane ragazza.
Paura ed ansia
si attanagliano nelle tue viscere, non puoi averli persi, tutti quanti.
« Mi
chiedevo quando le mie sorelle vi avrebbero lasciata libera, principessa » la
sua voce arrivò limpida alle tue spalle, mentre ammiravi incantata il panorama
del tramonto.
« Vostra
Maestà, chiedo scusa se non mi sono dimostrata un’ospite cortese, le regine
Susan e Lucy si sono dimostrate molto interessate nel mostrarmi il vostro
castello e il bosco che lo circonda » ti scusasti immediatamente, cercando di
mantenere il tuo contegno. Non era facile, di fronte a quegli occhi.
« Oh, no! Mi avete frainteso. Sono lieto che passiate del tempo con
le mie sorelle, davvero. Però mi chiedevo se oggi foste disposta a fare un giro
con me. C’è un posto che sarei lieto di mostrarvi »
mormorò, prendendo un po’ di colore sulle guance, senza però smettere di
guardarti negli occhi.
« Ne sarei
lieta, Maestà » fu tutto quello che riuscisti a dire, con il cuore che ti
rimbombava nelle orecchie e le gambe tremanti. Chi era costui, che mirava al
tuo autocontrollo ferreo?
« Oh, bene! Io vado a preparare i cavalli, partiremo fra poco! Io…
ehm… a dopo, principessa » ti venne quasi da
sorridere, vedendolo così impacciato nella sua gioia e te ne domandasti il
motivo. Non riuscisti a reprimere una risata vedendolo inciampare sui suoi
stessi piedi, mentre si allontanava. Non potesti fare a meno di pensare a
quanto potesse essere buffo.
« Sono
sicuro che diventerete una coppia molto particolare » disse qualcuno alle tue
spalle, facendoti sobbalzare. Era Re Edmund, il secondo maschio della famiglia
reale, un giovane molto intelligente e giusto, a tuo parere. E con un sesto
senso quasi impeccabile.
« Non
capisco a cosa vi riferite, Sire » cincischiasti, arrossendo leggermente,
nonostante avessi capito benissimo a cosa si stesse riferendo. In cuor tuo,
sperasti avesse ragione.
« Oh, lo avete capito benissimo, invece. Ma chiamatemi Edmund e
datemi del tu. Infondo, notando l’andazzo che sta prendendo la situazione, a
breve diventerai mia sorella » rise il giovane,
lasciandoti alle tue elucubrazioni, con un grande sorriso stampato sul volto.
Re Edmund
era proprio un grand’uomo.
Provi anche
con gli scacchi, neanche quelli funzionano. Eppure lui li adorava.
« Non mi
stancherò mai di dirvelo, Peter. Questo posto è
incredibile » esalasti, come da quattro giorni ormai,
quando lui ti accompagnava in quella piccola spiaggia, circondata da alberi e
da un’alta scogliera, poco lontana dal castello. Quel primo giorno insieme
arrivaste a chiamarvi per nome, quando rischiasti di picchiare la testa contro
un ramo basso, continuando comunque ad usare il voi.
« Sono lieto che vi piaccia, Aria. Questo è stato il mio posto
segreto fin dal giorno della mia incoronazione »
mormorò, aiutandoti a smontare per poi condurti verso un masso poco lontano, su
cui ti aiutò a sederti, per poi fare la stessa cosa.
« Se posso chiederlo… perché mi ci avete portata, se è tanto
importante per voi? » domandasti, impudente, per poi
pentirtene poco dopo, nonostante la curiosità ti stesse divorando.
« Mi chiedevo se reputaste maleducato da parte mia domandarvi di
darci del tu. Ho notato che lo fate già con le mie sorelle e mio fratello » disse invece lui, senza guardarti negli occhi.
« Non lo
reputerei maleducato, potete stare tranquillo » rispondesti, arrossendo
violentemente pur di contenere la tua immensa gioia. Speravi che quel momento
arrivasse dal giorno in cui lo riconoscesti, al tuo arrivo.
« Aria, possiamo darci del tu? » domandò,
speranzoso, mostrandoti i suoi grandi occhi color del cielo. Tu esibisti un
timido sorrisino, annuendo. Lui, in risposta, esibì il suo sorriso speciale,
che ti avrebbe fatto sciogliere tante altre volte.
« Bene, mi sento meglio adesso. Credimi »
rise, spostando il suo sguardo ad incrociare il tuo. Se tua madre fosse stata
al tuo posto, avrebbe gridato al maleducato. Ma tu non eri lei, ed adoravi i
suoi occhi.
« Sai, hai
delle sfumature color pervinca negli occhi » ti disse, improvvisamente,
piegando il capo su una spalla.
« Non lo sapevo. Mio fratello sostiene che i miei occhi siano come
il fondo del mare, che varia in base al suo umore »
rispondesti, raddolcita al pensiero di Admir, più giovane di te e
tremendamente buono, nonostante la sua facciata da perfetto generale. Con te si
era sempre dimostrato così protettivo, era sempre stato a capo delle tue
guardie personali.
« Ottimo spirito d’osservazione, davvero. Anche se io resto
fermamente convinto della mia tesi. I tuoi occhi variano dal
pervinca al fiordaliso » insistette, con un piccolo sorriso in risposta al tuo.
« Sai, sono
i miei fiori preferiti » affermasti, pensando al castello di Galma.
« A casa mia ho un’intera serra, piena di pervinche, fiordalisi e
lavanda. Passo buona parte del mio tempo lì, dove posso riflettere e
rilassarmi, per sfuggire alla frenetica vita di corte ed evitare incidenti » affermasti, puntando lo sguardo sull’acqua cristallina
poco lontana da te, senza prestare attenzione a cosa stessi dicendo.
« Incidenti, Aria? La tua vita è stata in pericolo al castello di Galma?
» domandò, preoccupato, posando meccanicamente la mano
sulla spada. Quel gesto, nel tempo, ti sarebbe risultato molto familiare.
« Oh, no, non preoccuparti. È una storia lunga »
liquidasti immediatamente, preoccupata per il tuo segreto, nonostante tua madre
ti avesse pregata di rivelarlo immediatamente. Non volevi sembrare un mostro ai
suoi occhi.
Impieghi tutte
le tue capacità e quelle di chi è come te. Nessuna risposta, nessun segno. La
tua disperazione non fa che aumentare.
Mancava un
giorno al Gran Ballo, quando lui avrebbe comunicato il nome della sua sposa.
Eri emozionata, come lo sarebbe stata qualsiasi giovane donna. La speranza era
viva dentro te, come una fiammella in una notte buia.
Quell’abito era uno dei tuoi preferiti, blu con rifiniture rosse e dorate,
secondo tua madre mettevano in risalto la tua carnagione ed i tuoi capelli
biondi, raccolti in una delicata crocchia, tenuta ferma da mollettine dorate.
« Aria! Che ci fai qui? » ti domandò
Edmund, agitato, apparendo in cortile, in cui ti eri rifugiata per leggere il
tuo più bel libro, era una bella giornata, nonostante fossi costretta a tenere
il tuo mantello.
« Io stavo legg…
» non ti lasciò neppure finire, ti prese per un braccio e ti trascinò verso
l’ala est, che, attraverso un passaggio chiuso e decorato da ampie vetrate,
disposte una accanto all’altra, per tutta la lunghezza di quel corridoio,
portava alla serra del palazzo. Era lì che solitamente passavi i tuoi
pomeriggi, prima che Peter, Lucy o Susan ti rapissero per coinvolgerti in una
qualche attività.
« Hai scelto il giorno per perdere la tua abitudine, eh? Peter mi
ha parlato, questa mattina, ed ha intenzione di dichiarare i suoi sentimenti
alla “sua amata” » ti disse il re, compiaciuto,
continuando a trascinarti. Eri confusa, nonostante il tuo cuore avesse appreso
completamente la notizia. E lui se ne accorse. Ti mise le mani sulle spalle e
ti costrinse a guardarlo negli occhi.
« Sei tu, Aria. È venuto a cercarti nella serra, raggiungilo e
preparati a diventare parte della famiglia » ti disse,
con un sorriso, dandoti le spalle e correndo via, lasciandoti davanti all’entrata.
Prendesti un lungo respiro e, con un sorriso emozionato, entrasti, ma ti
fermasti sulla soglia. Possibile che il tuo cuore, prima colmo di gioia, si
fosse spezzato così velocemente? Chi era colei le cui labbra erano unite a
quelle del tuo signore? Era lei, la sua amata!
« Chiedo
scusa, non sapevo che la serra fosse occupata » affermasti, nello stesso
momento in cui lui spinse via la donna, con poca delicatezza. Il suo sguardo
era quasi spaventato, ma sapevi che di lì a poco lo sarebbe stato ancora di più,
a causa tua. Tua madre aveva avuto ragione quando ti aveva consigliato di
rinchiuderti in biblioteca, ma tu credevi che nulla avrebbe potuto mirare il
tuo autocontrollo. Ti sbagliavi.
« Aria, non è come pensi! » affermò,
convinto, facendo un passo nella tua direzione. L’ira, che già scorreva
prepotentemente nelle tue vene, esplose all’improvviso. Come poteva, costui,
prendersi gioco della tua intelligenza? Come osava sfidarti in questo modo?
« Io non
penso nulla, Peter il Magnifico » sibilasti, voltando le spalle al sovrano, pur
consapevole che quel gesto rappresentasse una forma di sfida. Ma non eri in te,
non eri tu a parlare e muoverti in quel momento. Era lo spirito a muoversi, a
governarti. Senza dire nulla ti avviasti lungo il corridoio, le vetrate
esplodevano al tuo passaggio, senza mai ferirti. Tuoni e fulmini si alternavano
nel cupo cielo e la fine del mondo sembrava ormai prossima.
« Aria! » lo sentisti chiamare, ma non ti
voltasti, dirigendoti verso il folto del bosco, dove la natura ti avrebbe
aiutata a riprendere il tuo controllo.
I boschi,
sempre tuoi amici, custodiscono il segreto e non riescono rivelartelo. Li odi
con tutta te stessa.
Ore ed ore
erano passate dalla tua scomparsa. Il vestito era rovinato da rovi e fango,
come il mantello, i capelli liberi sulla tua schiena. Ti avvicinavi a Cair
Paravel, con la morte nel cuore e con più dignità possibile. Avevi ancora lo
spirito dentro di te, ti aiutava a sentirli e vederli.
« Possibile che non l’abbiate ancora trovata? »
sbraitava il Re Supremo, camminando nervosamente per la Sala del Trono, mentre
suo fratello faceva la sua comparsa.
« Sei un idiota, sappilo. Non solo hai fatto una sciocchezza, ma
hai fatto perdere il controllo ad una strega » sbottò
il giovane re, impudente, rivelando quello che era stato il tuo segreto.
Credevi che lui si sarebbe rallegrato della tua fuga.
« Strega? Non sapevo che ce ne fossero ancora »
commentò invece, senza perdere la sua aria corrucciata e preoccupata, mentre tu
ti avvicinavi sempre di più al ponte levatoio del castello.
« Tutte le donne della famiglia di suo padre lo sono. L’ho scoperto
grazie all’aiuto di sua zia, la contessa Arthemisia, che ha mandato
immediatamente il suo paggio a riferirci questa caratteristica della nipote.
Siamo fortunati che si sia trasferita qui a Narnia, Peter » rispose Edmund,
pratico, sedendosi meditabondo sul suo trono « ha detto che probabilmente è in
mezzo al bosco, per ristabilire il suo controllo »
« Dobbiamo andare a cercarla, subito. Potrebbe farsi del male,
potrebbe… » il suo tono disperato ti fece accigliare,
ma eri troppo presa dalla tempesta che imperversava dentro di te, per
rendertene conto.
« Ehi! Chi va là? » l’urlo della guardia
rivelò la tua presenza ai due sovrani, che si apprestarono a raggiungere il
balcone della Sala del Trono, vedendoti. Abbassasti il cappuccio del tuo
mantello, rivelando la tua persona, ed aspettando che il ponte venisse calato,
per permetterti il passaggio. Sapevi che avresti potuto benissimo passare sulle
acque, dato il potere che aleggiava ancora dentro di te, ma preferisti non
combinare ulteriori guai.
« Milady, siete tutta bagnata, e guardate quanto fango! Venite con
noi, vi aiuteremo a sistemarvi prima che andiate al cospetto delle Loro Maestà,
Re Peter vuole immediatamente vedervi! » ciarlarono le donne, accorse per aiutarti, ma non ti importò di loro.
« Dite alle
Loro Maestà che li raggiungerò immediatamente nella Sala del Trono, prima devo
sistemare alcune cose » affermasti, dirigendoti verso l’ala est.
Guardi quelle
vetrate, che tu stessa avevi sistemato, e speri di vederlo spuntare da quel
corridoio, come sempre.
« La
principessa Aria di Galma » ti annunciò il fauno, mentre entravi
nella linda sala con passo lento e trascinato. Tutti e quattro i sovrani ti
guardavano apprensivi, uno più di altri.
« Aria! Ci hai fatto preoccupare » affermò
Susan, alzandosi dal trono con l’intenzione di avvicinarsi a te. Bastò una tua
occhiata a fermarla. Vedevi il suo sguardo. Non eri più tu, e lei l’aveva
capito.
« Altezze, sono mortificata di avervi causato dei problemi con il
mio potere. Succede che a volte io ne perda il controllo, ma ho già rimediato.
Ho appena ricostruito le vetrate dell’ala est ed ho intenzione di partire
domani mattina stesso per Galma. Non posso permettere di
mettere in pericolo la vostra tranquillità »
rispondesti, ferma e tranquilla, con un profondo inchino.
« Non puoi andartene adesso! » ti
interruppe il re dagli occhi color del cielo, alzandosi di colpo dal suo trono,
con sguardo infervorato. Lo guardasti senza la minima emozione, fredda come il
ghiaccio invernale. Non eri più tu, ed anche lui l’aveva capito.
« Mi dispiace, Maestà. Ma non posso permettere di mettere in
pericolo voi e la vostra futura sposa, domani. Siete
il futuro di Narnia. Adesso, con il vostro permesso, io mi ritirerei per fare i
bagagli. La nave di mio padre sarà al porto domani mattina »
ti congedasti, senza attendere nessuna risposta, voltandoti e dirigendosi verso
la tua stanza. Non sentivi il tuo battito cardiaco, ma non ti spaventasti:
quando una strega era impossessata dallo spirito, il suo cuore rallentava
mostruosamente, a volte fermandosi del tutto. Entrasti nell’elegante stanza e
guardasti i fiori abbandonati sul tuo letto con una strana curiosità. Erano
delle pervinche ed erano accompagnate da un biglietto: Le ho viste, ed ho
subito pensato ai suoi occhi. Peter.
« I miei
occhi » mormorasti, sentendoti presa in giro, usata e poi gettata via. Eri
forse un passatempo, nell’attesa della novella sposa? Una lacrima scivolò lungo
la tua guancia, seguita da un’altra ed un’altra ancora. E nella notte, mentre
il tuo cuscino assorbiva il tuo dolore, tornasti in te.
Non hai mai
pianto tanto in vita tua. Non sai quante lacrime il tuo organismo può ancora
gettare. Non saranno mai abbastanza.
« Aria, cos’è mai successo? Nostro fratello è stato sul punto di
abbandonare i suoi doveri a corte per venire qui! » urlò Admir, scendendo dalla passerella
della nave, per venirti incontro. Lo ammirasti sgranare gli occhi nel vederti
così pallida e sofferente.
« Oh, fratello mio! Che sventurata sorte, la mia. Sono partita,
convinta di sposarmi senza amore, e sto tornando, innamorata dello sposo di
un’altra! Sono persa per Sua Maestà, Admir. Credevo che lui
ricambiasse il mio sentimento, anche i suoi fratello
lo pensavano… ma ieri, prima che vi mandassi a chiamare, l’ho visto baciare una
delle dame di Narnia e ho perso il controllo » confessasti, vergognandoti di te
stessa e della tua debolezza, aspettandoti di esser rimproverata.
« Hai perso il controllo? È successo qualcosa di grave? Ti sei
ferita? » apprezzasti il tatto del tuo giovane
parente, e tentasti di sorridergli, riconoscente.
« No, non è successo nulla di grave. Ma, ti prego, se tieni un po’
a me, riportami a casa » affermasti, abbracciandolo e
crogiolandoti in quel calore familiare, odiandoti per quella tristezza che
sentivi nel cuore.
« Sai
quanto ti amo, Aria, ma non possiamo partire prima di domani mattina » ti
comunicò, tristemente, senza guardarti negli
occhi.
« Per quale motivo? » domandasti,
sconsolata, portando una mano sul cuore, dai palpiti ancora più lenti del
normale.
« Sua Maestà, ieri notte stessa, ha fatto partire un suo paggio
fidato a rendere ufficiale l’invito alla festa per te e chiunque della famiglia
fosse stato designato a riportarti a casa. Sai cosa significherebbe partire:
disobbedire ad un ordine diretto dell’Imperatore, la guerra »
spiegò, accorato, stringendo le tue mani fra le sue.
« Vuole concludere la mia pena, ed io non posso evitarlo. Ma non ho
intenzione di mettere a rischio il mio popolo per un mio atto di viltà. Vado a prepararmi, Admir, per il Gran Ballo di
questa sera. Sembrerò la più raggiante degli invitati, quando il mio amato
designerà la sua sposa. Mi comporterò da ottima ospite e buona serva del mio
Imperatore » commentasti, fieramente, superando il tuo
povero e sconsolato fratello e dirigendoti nella tua stanza sulla nave, dove la
tua balia, Kairia, ti stava aspettando con il cuore in mano.
« Aria! Io, in quanto rappresentate uomo della famiglia, devo
recarmi a palazzo a confermare l’invito. Tornerò presto, in modo da farti da
cavaliere » ti comunicò il ragazzo, che sembrava
sempre di più un uomo, scendendo dalla nave e montando sul suo cavallo.
« Mia Signora, vi prego, smettete di piangere. Non vi fa bene » ti sussurra la tua Kairia, dolcemente, senza
ottenere risposta.
Quell’abito
nero era stato confezionato per essere indossato il giorno della morte di tuo
nonno, a cui non avevi partecipato a causa di un tuo incidente. Era elegante e
raffinato, lo sapevi. Ma sapevi anche che era parecchio strano indossare
qualcosa del genere, per una celebrazione tanto gaia.
« Soffro
nel vederti così, Aria » sentisti tuo fratello affermare, seduto al tuo fianco,
sulla carrozza reale venuta a prendervi. Lo guardasti con un piccolo sorriso
riconoscente, accarezzandogli la guancia liscia.
« Ed io soffro nel saperti intristito, Admir.
Non devi esserlo, stai per assistere al fidanzamento del tuo Imperatore » lo rassicurasti, tornando ad incrociare le mani sulle
gambe e ad ammirare il panorama.
« Ma tu lo
sei, lo vedo nei tuoi occhi » il tuo caro fratellino, all’apparenza freddo come
il ghiaccio ma in realtà dolce come i frutti estivi. Lo amavi davvero tanto, a
lui non avresti mai mentito.
« Io sto
andando al fidanzamento del mio amato, non potrei mai gioirne » affermasti, con
un sospiro tremulo, ripetendo a te stessa di non piangere. Eri forte, eri una
principessa, eri una strega.
«
Rallegrati, sorella, la fortuna girerà anche dalla tua parte, ne sono certo »
ti confortò, con un grande sorriso, passando un braccio forte intorno alle tue
delicate spalle. Sorridesti leggermente al suo ottimismo, sperando con il cuore
che avesse ragione, nonostante la mente fosse certe del contrario.
« Lo spero anche io, Admir. Spero che il mio cuore
riesca ad amare di nuovo, che non resti ancorato all’impossibile » mormorasti, commossa.
Quando
all’orizzonte apparve il grande castello, ti sentisti morire. Per poco non
perdesti nuovamente il controllo di te stessa e ti lasciasti sopraffare dallo
spirito. Ma c’era tuo fratello con te, a proteggerti. Sapevi che l’avrebbe
fatto nel migliore dei modi.
« Vieni,
Aria » disse, aiutandoti a scendere dalla carrozza con la delicatezza che vi
distingueva da vostro fratello maggiore. Eravate più aggraziati di lui, senza
orma di dubbio.
Gli scalini
di Cair Paravel non ti erano mai sembrati così ripidi, vero? Eppure riuscisti a
salirli tutti, restandone indenne.
« Il
principe Admir e
la principessa Aria di Galma » annunciò il fauno, vestito con alta
uniforme, facendo attirare l’attenzione fra voi due. Sapevate entrambi di essere
due rare bellezze che, messe insieme, erano un piacere per gli occhi, ma non
avevate mai apprezzato gli sguardi fissi e, spesso, invidiosi del cortigiani. Quello che più ti tormentava, però, era il
suo, color del cielo del nord. Quasi si precipitò verso di voi, rischiando di
inciampare, sotto lo sguardo attento delle sorelle e del fratello, per farti il
suo baciamano. Come il giorno del vostro incontro in quel luogo, non alzasti
mai lo sguardo e ti allontanasti da lui, non appena i convenevoli furono
terminati.
« Maestà, vi prego, pensate alla vostra salute » le donne ti circondano,
premurose e preoccupate, ma tu non le ascolti. Non è la loro voce, quella che
tanto agogni.
« Aria, tesoro! » le regine di Narnia si
avvicinarono premurose a te, con sguardo triste. Ti inchinasti profondamente al
loro cospetto, come se l’amicizia del giorni
precedenti fosse scomparsa.
« Vostre
Maestà, vi ringrazio nuovamente per l’invito alla festa » proferisti,
rialzandoti ed ancorandoti al tuo salvatore, che non ti aveva lasciata un solo
attimo dall’inizio della festa e che sembrava sempre più nervoso.
« Ti prego, mia cara, non abbandonare il rapporto che c’è stato
fino a ieri tra noi. Ormai sei la nostra più cara amica »
ti supplicò la regina Lucy, con voce tremante, facendoti sciogliere, almeno in
parte, dalla tua posa altera.
« Ma certo, ragazze. Vorrei scusarmi per ciò che è successo ieri.
Non volevo perdere il controllo » commentasti,
tentando di mascherare, almeno a loro, quello che imperversava nel tuo cuore.
« Oh, io ti capisco. Avrei scatenato di peggio, e contro di lui
direttamente. Ti ammiro per il tuo autocontrollo. Ma ora, non parliamo di
queste cose, oggi sarà un gran giorno, per tutti noi »
si rallegrò la regina Susan, prendendoti per un braccio e staccandoti da Admir.
« Andiamo a
fare una passeggiata, mia cara » aggiunse, trascinandoti via, nonostante i tuoi
gentili tentativi di esser lasciata a te stessa. Temevi che non
saresti riuscita a contenerti senza tuo fratello al fianco, ma lui
sembrava non essersi quasi accorto del tuo rapimento.
« Admir » lo chiamasti, come ad intimargli di
fermare le due sovrane, ma ottenesti solo un suo sorriso.
« Fidati di
loro, Aria, e sii felice » ti disse solamente, iniziando poi a conversare con
due castori, che avevi scoperto essere grandi amici dei quattro fratelli
durante i giorni passati al castello, prima della tua terribile scoperta.
« Sai,
Aria… ho letto un bellissimo libro, poco tempo fa » disse Susan, con la sua
voce argentina, saltellando nel suo vestito rosso e guardandoti con i suoi
grandi occhi azzurri, simili a quelli del fratello.
« Davvero? » ti informasti, più per
cortesia che per reale interesse, mentre venivi trascinata dalle due.
« A dir la verità è un libro che ho letto tanto tempo fa, ma non ho
capito il suo significato fino a ieri. Parla di due innamorati, che per
un’incomprensione non riescono a coronare il loro sogno d’amore. Se solo lui
fosse arrivato pochi secondi dopo, avrebbe potuto vedere la realtà e non
fidarsi di un’illusione » spiegò, guardandoti come ad
indurti a capire qualcosa di molto importante.
« Spesso il
destino è avverso con gli innamorati » commentasti, punta sul vivo, cercando di
mascherare, ancora, i tuoi sentimenti.
« Non
sempre, se uno dei due capisce il modo con cui aggirare il destino » si
aggiunse Lucy, continuando a trascinarti. Quando ti rendesti conto del luogo in
cui ti trovavi, era troppo tardi. Ti ci avevano già spinta dentro, sorridendo
allegramente. E tu soffrivi, sentendo quell’opprimente odore di fiori. Eri
nella serra, lo sapevi, anche se a causa del buio non potevi vedere nulla.
Finché non
lo vedesti arrivare dal nulla, come illuminato da qualcosa di non percepibile.
Guardare
nell’oscurità non serve, lo sai. Non lo avresti più visto arrivare come un faro
nella notte.
Tutto prese
luce, le torce si accesero insieme, mostrandoti un panorama meraviglioso.
Fiordalisi, pervinche e lavanda erano dappertutto.
« Spero ti
piaccia, le ninfe hanno lavorato molto, per creare questo piccolo angolo di
paradiso » disse Peter, avvicinandosi lentamente e guardandoti dritto negli
occhi, sembravano ancora più chiari i suoi, in quel momento.
« È
meraviglioso, Maestà » affermasti, rispettosa, inchinandoti, nonostante il tuo
cuore avesse iniziato a battere un po’ più veloce del normale.
« È tuo, se lo vuoi. Come è tuo il mio cuore, tuo e di
nessun altra » aggiunse, accorato, avvicinandosi
finché non vi trovaste facci a faccia. A separarvi,
pochi centimetri e un profondo dolore.
« Come potete dire una cosa del genere, Maestà? E alla vostra sposa
non pensate? » sbottasti, oltraggiata. No avresti mai
permesso che qualcun'altra soffriste le tue stesse pene.
« Mi hai frainteso, Aria! Non capisci… »
provò a ribattere, tentando di afferrarti il braccio, ma tu ti scansasti
malamente, guardandolo oltraggiata.
« Per te è tutto un gioco, forse? Dichiarare il tuo amore a due
donne diverse, sposarne una ed avere l’altra come intrattenimento, magari? Eh?
Non permetterò mai una cosa del genere » alzasti la
voce, cosa parecchio scorretta in presenza del tuo sovrano, ma non potesti
farne a meno.
« Aria, io non mi sono dichiarato a due donne e non ho intenzione
di comportarmi nel modo sconsiderato ed incivile che hai appena illustrato.
Sono innamorato di una sola donna, ed è con lei che io voglio passare il resto
della mia vita » urlò lui a sua volta, guardandoti
leggermente irritato e stringendo i pugni lungo i fianchi. Tu avevi l’anima in
subbuglio. Chi era costui, che ti sconvolgeva a tal punto?
« E allora, Maestà, perché avete appena detto che il vostro cuore è
mio? Vi state prendendo gioco di me e dei miei sentimenti? » esalasti,
ferita, indietreggiando verso la porta della serra. Fu in quel momento che lui
perse il suo autocontrollo e ti afferrò velocemente per le spalle,
costringendoti a far toccare le labbra con le sue, per un casto e delicato
bacio.
« Non lo vuoi proprio capire, eh? Il mio cuore è tuo, è di te che
sono innamorato ed è te che voglio sposare. Quello che hai visto ieri, è stato
solo un incidente » tentò di spiegare, ottenendo
solamente che ti irritassi di più.
« Un incidente? UN INCIDENTE? Certo, quanti ne capiterebbero, se io
decidessi di sposarti, eh? Io non sono un trofeo da mostrare agli altri
sovrani, sai? Ma come ti permetti! » la tua furia
aveva raggiunto livello incredibile, senza rendertene conto, la tua mano aveva
già assestato uno schiaffo sulla guancia del sovrano.
« Per Aslan, che cosa ho fatto! » urlasti,
sorpresa tu stessa del tuo comportamento, osservando sbalordita la tua mano e
la guancia rossa del giovane che ti stava di fronte. Era il più grande affronto
che qualcuno avesse mai potuto pensare di compiere, e tu, una semplice
principessina da quattro soldi, l’avevi fatto. Come minimo ti avrebbe fatta
impiccare.
« Oh per tutti i fauni! Sono… sono così mortificata… i-io… vi p-prego, M-Maestà, non fate pagare a-al mio po-popolo questo affronto. N-Ne sconterò per-personalmentele con-conseguenze »
piagnucolasti, cadendo in ginocchio, con le lacrime che ti inondavano il viso.
Ti vergognavi non solo per aver oltraggiato il tuo sovrano, ma per aver fatto
del male all’uomo di cui eri perdutamente innamorata, a parte integrante del
tuo essere. Ti stupisti, quando invece di parole ostili e gesti violenti, ti
ritrovasti abbracciata teneramente e consolata con pacate e dolci parole.
« Hai ragione, Aria, mi sono espresso male e ho meritato quello
schiaffo. Lady Reania mi è saltata addosso, ieri, poiché era
venuta a conoscenza dei miei sentimenti per te. Voleva farmi cambiare idea.
Quando l’ho malamente allontanata, ti ho vista. E mi sono sentito morire. I
tuoi occhi color pervinca erano diventati di puro ghiaccio, e sembravano
pugnalarmi il cuore » ti disse, abbracciandoti sempre
più forte, mentre cercavi di comprendere quello che ti stava dicendo.
« Non so se mi crederai, ma amore non è solo dipendenza dall’altro,
è anche fiducia incondizionata. Se davvero tu mi ami, almeno una piccola parte
di quanto io amo te, mi crederai senza remora » disse,
spaventato all’idea che tu non gli credessi, che lo abbandonassi.
« Ti credo, Peter, e ti amo »
« Maestà, non
avrebbe voluto vedervi in questo stato » il signor Castoro, così premuroso con
te, cerca di farti riprendere, ma tu non puoi, non ci riesci.
« Amici,
come sapete, oggi annuncerò il mio fidanzamento ufficiale, che non solo unirà
due anime profondamente unite, ma consoliderà una grande alleanza » il Re
Supremo, il tuo signore, ottenne l’attenzione di tutti gli ospiti e, con il suo
sorriso speciale, che non l’aveva abbandonato dal momento in cui avevi
confessato i tuoi sentimenti, prese dalle mani del paggio un grande bouquet di
pervinche e fiordalisi, dirigendosi emozionato verso di te. Come tradizione
comandava, la richiesta di matrimonio era accompagnata dai fiori preferiti
della dama e dal ciondolo con lo stemma della famiglia dello sposo, in quel
caso, un leone. Camminava verso di te, fiero e felice, e ad ogni suo passo, tuo
fratello si rilassava sempre di più. Avevi scoperto che in quella mattinata,
mentre tu ti struggevi dal dolore, lui aveva parlato con il re, ed aveva
accordato il suo permesso ad architettare tutto quel teatrino che vi aveva
fatti riunire. Arrivò davanti a te, e si inginocchiò elegantemente, porgendoti
i fiori.
« Principessa Aria di Galma, siete disposta ad
accettare la mia proposta di matrimonio, diventando Regina delle regine di
Narnia, e sovrana indiscussa del mio cuore? » ti
domandò, emozionato, mentre il tuo cuore sembrava fare gli straordinari.
Sorridesti nel modo più gioioso di cui eri capace.
« Solo se
voi siete disposto a diventare il sovrano indiscusso del mio cuore e a
sopportarmi con infinita pazienza » dicesti, accarezzandogli la guancia
leggermente ispida di barba, con gli occhi che diventavano sempre più lucidi.
« Credo sia
un accordo conveniente » affermò lui, alzandosi e facendoti alzare a tua volta.
Poi ti prese delicatamente il viso fra le mani e ti baciò, davanti a tutta
l’aristocrazia dell’Impero di Narnia. Non potevi essere più felice.
Hai smesso di
piangere, finalmente, ma perché non riesci più a muoverti? Non vuoi? O il tuo
corpo si sta lentamente arrendendo?
Quell’abito
bianco ti calzava a pennello, erano state le fate a cucirtelo, intarsiandolo
con preziosi diamanti ed i più pregiati veli. Fra i capelli avevi delle
pervinche, ormai simbolo del vostro amore, che componevano anche il tuo bouquet
di giovane sposa. Tremavi, non dalla paura. Avevi voglia di piangere, ma non
dalla tristezza. Ti sentivi persa in quel mare di emozioni e volevi affogarci
dentro, con il tuo re, il tuo signore. Il tuo sposo, che ti attendeva
impaziente all’altare.
« Sei così bella, sorellina. Potrei anche essere geloso » disse Araton, apparendo alla soglia della camera, in alta
uniforme, con la corona da erede al trono scintillante sul capo.
« Sai che tu e Admir occuperete sempre un posto speciale ed inusurpabile,
nel mio cuore. Non potete essere gelosi. Forse, potresti essere un po’ meno
accondiscendente dal punto di vista dell’oreficeria. La mia corona sarà
nettamente più bella della tua » scherzasti, per
mascherare il tuo nervosismo, ma lui se ne accorse e ti abbracciò.
« Andrà tutto bene, Aria. Adesso andiamo, il tuo amato ha quasi
fatto venire una crisi di nervi al grande Aslan »
affermò, trascinandoti fuori dalla stanza, dove attendeva tuo padre.
« Aslan? Come… cosa… » domandasti, presa
dal panico. Davvero il grande sovrano era lì, al tuo matrimonio?
« Chi credi che avrebbe mai potuto celebrare il matrimonio del Re
Supremo, Aria? » rise tuo padre, prendendoti il
braccio e trascinandoti verso il cortile, dove si sarebbe svolta la cerimonia.
I fauni cantavano e le ninfe gettavano fiori lungo il tuo passaggio. Gli
invitati si voltavano a guardarti, con occhi sognanti e si inchinavano al tuo
cospetto. Ma lui, di cui veramente ti importava la reazione, era troppo
estasiato per avere una qualsiasi reazione. Ti sorrise come mai più avrebbe
fatto e si avvicinò, prendendo la tua mano che tuo padre gli porgeva.
«
Prendetevi cura della mia piccola El, sire » si raccomandò,
commosso, lasciandoti alle cure del tuo sposo.
« Non si
preoccupi, tratterò questa piccola stella come il mio sole personale »
rassicurò lui, baciandoti la fronte e conducendoti al cospetto del grande
leone. Ti inchinasti, di fronte a lui, e gli sorridesti felice.
« Miei
cari, siamo qui per unire queste due anime affini in matrimonio » iniziò Aslan,
mentre a te tremavano le mani. Peter se ne accorse e ne prese una, piccola e delicata, nella sua, grande e forte. Ti infuse
immediatamente coraggio e forza.
« Aria, figlia del re Alion e della regina Alathariel,
principessa di Galma, sei disposta a condividere
con il qui presente Peter, per dono di Aslan, per elezione, prescrizione e
merito di conquista Re supremo dei re di Narnia, imperatore delle Isole
Solitarie e signore di Cair Paravel, cavaliere del Supremo Nobile Ordine del
Leone, il fardello del governo giusto del regno, le preoccupazioni, gli impegni
regali e tutto ciò che ne consegue? » domandò Aslan,
solenne, guardandoti con i suoi grandi occhi ambrati, espressivi e profondi.
« Sono
disposta a farlo, fino alla fine dei miei giorni » rispondesti pronta ed emozionata,
stringendo la mano del tuo sposo nella tua.
« Peter, per dono di Aslan, per elezione, prescrizione e merito di
conquista Re supremo dei re di Narnia, imperatore delle Isole Solitarie e
signore di Cair Paravel, cavaliere del Supremo Nobile Ordine del Leone, sei
disposto a condividere con la qui presente Aria, figlia del re Alion e della regina Alatheriel,
principessa di Galma, il fardello del governo
giusto del regno, le preoccupazioni, gli impegni regali e tutto ciò che ne
consegue? » domandò ancora il leone, guardando il tuo
re, talmente emozionato che per un momento temesti non sarebbe riuscito a
parlare.
« Eccome se sono disposto! Ehm, cioè, sono
disposto a farlo, fino alla fine dei miei giorni » si riprese immediatamente
lui, arrossito di colpo per l’errore commesso, sotto le risate di molti ospiti
e dello stesso celebrante.
« Siete inoltre disposti a tentare di dare a Narnia un erede al
trono? » quella domanda fece ridacchiare sia Edmund
che Araton ed Admir, facendoti arrossire in modo pauroso.
« Oh, credo
che ci sapremo organizzare » ridacchiò anche Peter, ricevendo in cambio uno
sguardo scandalizzato da parte tua e delle sue sorelle.
« Aria, non sei d’accordo? » domandò
Aslan, facendoti vergognare tremendamente ed aumentando il livello di ebbrezza
dei tuoi fratelli, di tuo cognato e del tuo sposo.
« Si, sono d’accordo » mormorasti, abbassando leggermente lo
sguardo e rialzandolo fiera. Non c’era nulla di cui vergognarsi, infondo.
Eravate sposati.
« In questo caso, credo di potervi dichiarare uniti in matrimonio,
Re Peter, il Magnifico, e Regina Aria, l’Incrollabile. Puoi baciare la sposa,
Peter, è da quando abbiamo iniziato che stai smaniando »
rise il leone, mentre il tuo sposo, impaziente, ti attirava a sé per baciarti
appassionatamente.
Incrollabile,
lo sei ancora? Stesa su quel letto, sola ed impassibile al mondo. Sei crollata,
senza di lui.
« Peter Pevensie! Cos’è questa? »
domandasti, urlando, indicando una minuscola macchia di terra sul pavimento
della vostra stanza. Il tuo sposo uscì dal bagno, con solo un telo a coprire le
sue grazie, per fissare il punto da te indicato.
« Ma… amore, non è niente! Non c’è mica
bisogno di fare l’isterica » affermò, tranquillo, non conscio di ciò che aveva
scatenato.
« Isterica? Mi hai dato dell’isterica? Perché non capisci mai
niente, eh? Sei un bruto, io ti odio! » urlasti,
scoppiando in lacrime e rintanandoti nel tuo studio, chiudendoti anche a
chiave. Lo facevi spesso, nell’ultimo periodo. Tu ed il tuo sposo non facevate
che litigare, ed eri ben consapevole che fosse a causa tua e dei tuoi cambi
repentini d’umore. Per non parlare delle nausee che ti attanagliavano e dei
capogiri. Credevi di aver preso un virus, per quel motivo avevi chiamato il
dottore di corte, perché venisse a visitarti.
« Amore, io vado con i miei fratelli a caccia. Edmund è convinto di
poter prendere da solo un cervo. Non appena ti calmerai io
sarò già qui, accanto a te. Ti amo, a dopo » disse
Peter, da dietro la porta, allontanandosi senza attendere una risposta. Sapeva
che non gliel’avresti data, ti conosceva.
Passò poco
tempo, che alla porta bussò la tua nutrice, Kairia, ad informarti dell’arrivo
del dottore. Questi ti fece delle visite accurate, tastandoti più e più volte
il ventre e sorridendo sempre, soddisfatto.
« Mi dica, dottore, è qualcosa di grave? Devo chiedere al mio
sposo di ripudiarmi per cercare una moglie in grado di garantire la
discendenza? » domandasti, con il cuore in gola dalla
paura. Era un pensiero che ti attanagliava da tanto, ed eri sempre più certa
che si sarebbe avverato, ben presto.
« Cosa? Oh, no! Maestà, davvero credete che se anche una cosa del
genere fosse vera, il re vostro marito avrebbe cercato un’altra donna? È
talmente perso per voi che avrebbe preferito rinunciare al trono » rise il dottore, con sguardo allegro, facendoti
tranquillizzare in parte.
« E per la
storia della discendenza… non credo ci siamo problemi, visto che Sua Maestà è
in dolce attesa » aggiunse, raggiante, guardandoti in attesa di una reazione.
La tua gioia era tale che ti impediva di muoverti. Eri troppo emozionata,
troppo felice per la sorte che sembrava ti fosse stata riservata. Non vedevi
l’ora che il tuo amato tornasse, per dargli la lieta novella.
Lui però non è
tornato, quella sera. E neppure Edmund, Lucy e Susan. Hai aspettato, sperando
in una qualche notizia e sei andata avanti per il tuo bambino. Ma ora?
« Allora, nessuna notizia, Signor Tumnus? »
domandasti, con il cuore in gola dall’ansia, accarezzandoti il ventre ancora
poco pronunciato.
« No, Maestà. Sembrano spariti nel nulla »
ti rispose quello, angosciato quasi come te. Non era un mistero il tuo precario
stato di salute, mentale e fisico, e tutto il popolo era in pena per te.
Congedasti tristemente il fauno, continuando a ricamare quella che sarebbe
stata la prima copertina per il tuo bambino insieme alla Signora Castoro. Avevi
deciso che ci sarebbe stato un leone, su di essa, a testimonianza di colui che
davvero era il sovrano di Narnia.
Poi,
all’improvviso, sentisti un rumore, un rumore familiare di zoccoli. Era il
cavallo del tuo Peter, ne eri certa. Talmente certa, che non guardasti neppure
alla finestra e ti precipitasti via. Forse fu un incidente, forse fu voluto dal
destino infausto, ma in cima alle scale, l’orlo del tuo vestito ti fece
inciampare e cadere giù. Durò tutto un attimo, un solo singolo attimo. Il
dolore acuto al ventre, la preoccupazione da madre, il buio. Ti risvegliasti
ore dopo, nella tua camera. Le donne piangevano ed il dottore stava cupo al tuo
fianco.
« Dottore… che cos’è successo? Dov’è Peter? »
domandasti, posando meccanicamente una mano sul tuo ventre. Nonostante non
fosse mai stato pieno, poiché il tuo stato di gravidanza era ancora all’inizio,
lo sentisti vuoto e freddo.
« Maestà,
il Re non è tornato, ma il suo cavallo sì » ti rispose l’uomo, facendo cenno
alle donne, tranne alla tua nutrice, di uscire. Lo guardasti triste, capendo
all’improvviso che qualcosa non andava, qualcosa era andato storto.
« Cos’è successo dopo la mia caduta? E vi prego di non mentirmi,
dottore » supplicasti, temendo un possibile responso,
mentre Kairia scoppiava
in singhiozzi.
« Il vostro bambino, Maestà. La caduta gli è stata fatale » disse semplicemente, facendoti sprofondare con poche
parole nell’oblio più nero. Non ti riprendesti più da quella notizia, tentasti
invano di ritrovare almeno il tuo amato, senza riuscirci.
Non ce la
potrai fare, lo sai. Senti lo spirito invaderti in un modo mai successo prima,
le candele attorno a te accendersi all’improvviso ed un violento temporale
imperversare fuori dalla tua finestra. Sai cosa sta per succedere, l’hai letto
in molti libri.
« Figlia mia,
bambina mia » senti tua madre disperarsi, insieme a tutti i tuoi parenti,
tranne colui di cui davvero vuoi sentire la voce.
Succede tutto
in un attimo. Le candele si spengono all’improvviso, la finestra si chiude con
un violento colpo ed un forte tuono segna l’ultimo battito del tuo cuore. Il tuo ultimo pensiero va a
lui, al tuo signore, al tuo sposo.
Ti amo, Peter.