Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: sonyx1992    22/11/2010    2 recensioni
E se gli angeli esistessero? E se uno di loro si innamorasse di una ragazza? Ma poi lei sarà capace di dimenticare veramente il suo primo ed unico amore?---Leggete e commentate!!!--- DAL CAPITOLO 08:
“Come ti chiami?”...
Lui voltò la testa verso di lei, guardandola stupito. Aveva il volto sereno e lo sguardo perso nel blu infinito sopra di loro...
“Come sarebbe? Io ti racconto che sono un angelo, con le ali e tutto il resto e tu vuoi semplicemente sapere il mio nome?”...
“Bè, è la prima domanda che mi è venuta in mente; ed inoltre, mi sembrava una cosa carina da chiedere…”... (…)...
L’angelo al suo fianco si accorse che qualcosa la turbava, si sentiva male a sua volta, come se qualcosa lo perforasse. Non ne conosceva il motivo, ma era legato a quella ragazza da qualcosa di troppo enorme da capire, qualcosa di troppo intenso e complicato.
Tornò anche lui a guardare il cielo sopra di loro e cercò di misurare le parole, di non farle tremare sulle sue labbra, di dirle con naturalezza, per non farle capire l’immenso ed inspiegabile dolore che provava dentro si sé...
“Non ce l’ho un nome..” si bloccò per un secondo, “o, perlomeno non lo ricordo…si vede che noi angeli non ne abbiamo bisogno..”, aggiunse subito, come se non avere un nome all’improvviso fosse diventato una cosa bizzarra. E lui, lui non voleva più essere bizzarro, no, lui ora desiderava essere come tutti gli altri, o almeno, come quella ragazza sdraiata accanto a lui sulla spiaggia...
(...)...
“Che ne dici di Samuel? E’ un bel nome, no?”...
Lui si voltò un secondo per guardarla, poi annuì silenziosamente...
“Si, è un bel nome…mi piace...”...
Lei si tirò su seduta e tese la mano verso di lui...
“Allora piacere Samuel. Il mio nome è Rachel..”...
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 "Gli angeli sono sempre rilucenti, anche se il più rilucente fra loro è caduto"

 

19- TALIA

 

"Tu mi stai giudicando." La accusò lui.

Lei scosse la testa, fissandolo dolcemente: "Perché dovrei? Quello che provi per la tua protetta è una cosa magnifica. Se ti sei innamorato di lei, non è colpa tua, Mairim." Lo consolò l'angelo accanto a lui, appoggiando una mano sulla sua spalla e soffiando quelle parole al suo orecchio, facendolo rabbrividire.

Mairim si allontanò da lei, cercando di evitare ogni contatto con la Custode dalla lunga treccia castana.

"Allora perché mi sembra tutto così sbagliato? Lei sta male a causa mia, ma io voglio solo che sia felice! Non voglio vederla in questo stato." Portò lo sguardo sulla sua protetta, seduta su una panchina del parco accanto a Steve.

Quando lo vide passare un braccio dietro di lei e abbracciarla, facendola appoggiare al suo petto, si sentì gelare e strinse i pugni per controllarsi.

Eve gli si avvicinò di nuovo, calma, cercando di convincerlo: "Mairim, amare non è sbagliato. Mai. In nessun caso; anch'io amo il mio protetto ed è per questo che voglio che lui sia felice; per questo mi faccio da parte e lascio che si innamori di chi voglia."

"Non è lo stesso genere d'amore che provo io per Miriam!" esclamò lui, chiudendo gli occhi per non vedere i due ragazzi; ma era inutile: anche chiudendo gli occhi, le immagini scorrevano comunque davanti a lui, davanti al suo cuore, facendolo soffrire.

"Devi mettere da parte i tuoi sentimenti, se veramente la ami." Continuò Eve dolcemente.

"E quindi vuoi che mi innamori di te?" domandò lui.

"No, non posso obbligarti ad amarmi. L'amore è un sentimento che nasce dal cuore, non dalla testa." Spiegò lei, "Ti chiedo solo di alleviare le sofferenze di Miriam in qualche modo; lasciala libera di amare chi vuole."

  

"Ti accompagno a casa? Inizia a fare un po’ freddo." Miriam restò abbracciata a Steve: stava bene accoccolata tra le sue braccia, il dolore sembrava placarsi, farsi lontano.

Fece cenno di no con la testa; accanto a lui non aveva freddo .

"Devo passare da Rachel." Spiegò lei in un sussurro, chiudendo gli occhi e respirando il fresco profumo di lavanda che veniva da Steve.

"Ti va se vengo con te?" insistette lui.

Lei alzò la testa, guardandolo un istante negli occhi verdi.

Era ancora preoccupato per lei? Dopo quello che era successo il giorno prima con quella macchina, lui le era stato più vicino, come se volesse proteggerla.

Annuì quando nei suoi occhi vide accendersi la stessa luce che sapeva di avere anche lei ogni volta che lo guardava.

Si alzarono in piedi ed uscirono dal parco, restando abbracciati, mentre, dietro di loro, Mairim e Eve li seguivano.

 

"Perché ti fai chiamare Eve? Non è Evets il tuo nome?" cercò di cambiare discorso il custode di Miriam.

Lei sorrise, aspettandosi quella domanda.

"Si, in realtà è quello il mio vero nome, ma Eve mi piace di più, tutto qui." Spiegò.

Lui annuì, poco convinto, ma appena vide che lei continuava a sorridergli tranquilla non riuscì a trattenere a sua volta un piccolo sorriso; del resto, non era poi così male quell'angelo. Assomigliava un po' a Miriam.

 

"Ehi, Rachel!" Miriam sventolò il braccio per farsi vedere dall'amica, sentendosi sempre meglio abbracciata a Steve; che stesse finalmente guarendo dal suo malessere?

"Miriam!" Rachel si staccò da Manuel e corse incontro all'amica, che a sua volta si allontanò da Steve per andarle incontro; si abbracciarono di slancio.

"Ciao Rachel!" la salutò Steve, quando lei si staccò dall'abbraccio soffocante di Miriam, ricambiando il sorriso.

Manuel si avvicinò lentamente ai tre, con passo tranquillo e sicuro.

"Non ci presenti, Rachel?" domandò, vedendo che lei si era scordata di presentarlo ai due amici.

"Ah, si, certo." Arrossì Rachel, imbarazzata per essersi dimenticata di lui.

"Lui è Manuel, il mio…mio…ecco, lui è…" balbettò confusamente, non sapendo come definirlo.

"Sono il suo ragazzo" concluse lui per lei, mentre stringeva cordialmente la mano a Steve; Rachel si sentì male a quelle parole, ripensando a Blue.

"Samuel.." pensò tristemente, non sapendo neanche lei a quale dei due si riferisse. Solo un'ora prima lui le aveva detto di essere Samuel, quello vero. Ma com'era possibile? Forse era davvero pazzo. Iniziò a pensare che, come sospettava da sempre, la storia degli angeli custodi e dei Terreni fosse tutta una bugia, frutto della fantasia di tre poveri matti.

"Ehi, Rachel, tutto bene?" Miriam la fissava perplessa e preoccupata, notando la sua espressione persa.

"S-si" mentì lei, cercando di essere convincente per tranquillizzare l'amica.

I pensieri di Miriam cambiarono subito soggetto quando Steve le afferrò una mano e, sicuro di sé, esclamò: "Anche io e Miriam stiamo insieme!", facendola arrossire violentemente.

Rachel sorrise, notando l'espressione dell'amica.

Dopo quelle parole, Manuel alzò lo sguardo sopra i due giovani, fissando qualcosa dietro di loro e facendosi pensieroso.

Steve seguì il suo sguardo, cercando di capire cosa stesse guardando.

"Cosa c'è?" domandò perplesso.

"Niente, niente. Mi era sembrato di vedere qualcosa." Si affrettò a dire Manuel.

"Rachel, scusa, ma devo andare a casa. Sono stato bene oggi con te. Ci vediamo domani, va bene? Ti chiamo io stasera!" stampò un bacio sull'angolo delle labbra della ragazza, senza lasciarle il tempo di sottrarsi.

Poi corse via, di fretta, svoltando ad un angolo. Rachel era basita, una mano appoggiata sul punto dove lui l'aveva baciata, e Miriam fissava l'amica, vedendola soprappensiero.

 

"Non è sembrato anche a voi…?" iniziò Mairim, preoccupato.

"Cosa?" domandò Lehcar, alzando un sopracciglio, vedendo che l'amico non finiva la frase.

"Non so, mi è sembrato che mi stesse guardando…" disse titubante Mairim, incredulo per le sue stesse parole.

"Non credo sia possibile che un umano ci possa vedere." commentò Eve.

"Un Umano no. Ma un Terreno si." Pensò a voce alta Lehcar, facendosi improvvisamente serio e, incrociando le braccia sul petto, volse lo sguardo nel punto dove l'individuo aveva svoltato.

Era felice che Rachel non stesse più con quello stupido Terreno dalle ali blu, ma neanche quel ragazzo lo convinceva.

Assomigliava a Samuel, ma non era lui. Il Custode aveva riconosciuto il vero Samuel quando lo aveva visto addormentato accanto al letto della sua protetta: era quello stupido Terreno blu, la causa di tutti i suoi problemi, la causa della prematura scomparsa di Leumas che era tornato ed aveva iniziato ad infastidirlo con la sua presenza.

Ed ora quel tizio, che fosse un altro Terreno? Iniziava ad averne abbastanza di tutti quei mezzi angeli che gli ronzavano intorno.

"Allora voi due? State insieme quindi?" disse Lehcar per cambiare discorso, riferendosi alle parole di Steve e facendo arrossire violentemente Mairim.

"C-cosa?? N-no!!" Balbettò lui, abbassando lo sguardo.

Eve sorrise, divertita dall'espressione dell'angelo dai capelli castani, mentre Lehcar li guardava confuso, non capendo affatto quello che stava succedendo.

"E' un po’ complicato." Riassunse Eve continuando a sorridere.

Lehcar sbuffò: "Certo che sei davvero strano, Mairim." commentò scherzosamente, intuendo i sentimenti che stavano nascendo nell'amico.

Mairim, di rimando, diventò ancora più rosso di prima.

"Ci vediamo ragazzi." disse Lehcar, mentre Rachel salutava Miriam con un abbraccio e si incamminava verso casa sua.

"A presto Lehcar!" salutò Eve, mentre Mairim alzava lo sguardo sull'amico, ancora rosso in volto.

 

Steve e Miriam si incamminarono insieme, la mano di lei stretta in quella di lui e le sue guance rosse per quel caldo contatto.

Mairim li seguiva con Eve, cercando di evitare ogni contatto con la Custode, non ancora del tutto convinto di cosa significasse il calore che sentiva dentro di sé, nel suo cuore.

"Ehi, tu. Custode." I due angeli si fermarono quando una voce li chiamò. Si voltarono e si ritrovarono a fissare uno strano individuo appoggiato ad un edificio, lo sguardo basso ed un sorriso sinistro dipinto in volto.

Quando si portò alle labbra una sigaretta, i due Custodi notarono alle spalle dello sconosciuto un paio di bizzarre ali colorate.

Sussultarono nel constatare che si trattava di un Terreno. Ogni contatto con loro era sconsigliato e i due Custodi lo sapevano bene.

Eve afferrò la mano di Mairim, facendolo arrossire di nuovo, e lo trascinò via da lì, ritornando a seguire i loro protetti, ignorando il Terreno.

Tuttavia, lui non si diede per vinto e, dispiegando le sue ali colorate, seguì i due custodi: "Ehi, aspetta! Non sei neanche curioso di sapere cosa ho da dirti?" li richiamò indietro lui.

"No" rispose secca Eve, lasciando Mairim senza parole per il suo improvviso cambio d'umore di fronte al Terreno.

"Non mi riferivo a te, Evets." Ribattè lui scocciato, facendola fermare, sorpresa.

"Conosco il tuo nome perché conosco quello del tuo protetto." Spiegò lui, intuendo i pensieri della Custode.

"Comunque, io voglio parlare con te." Disse, rivolgendosi a Mairim.

"Sei innamorato della tua protetta, non è vero?" chiese, sicuro di sé, il Terreno.

"Se vuoi ti posso aiutare." Prese la sigaretta tra le dita, allontanandola dalla bocca, soffiando il fumo dalle labbra e aspettando una reazione del suo interlocutore.

Mairim sussultò alle parole dell'angelo e riflettè sul da farsi.

Forse lui poteva aiutarlo davvero e Miriam sarebbe stata meglio. Magari aveva una soluzione per far finire tutto il suo dolore.

"Parla." Disse sicuro, sentendo lo sguardo contrariato di Eve su di lui.

Il terreno sorrise, fissando il Custode negli occhi e riportandosi la sigaretta alla bocca.

"Allora seguimi."

"No, Mairim, non farlo. Non possiamo fidarci dei Terreni, lo sai bene! È contro le regole!" si affrettò a dirgli Eve, cercando, inutilmente, di fargli cambiare idea.

"Al diavolo le regole. Sono stanco di vedere Miriam soffrire a causa mia. Voglio farla finita e se costui dice di avere una soluzione, io gli credo." Rispose Mairim, sicuro della sua decisione.

"Andiamo." Si rivolse poi al Terreno.

Dispiegò le sue ali bianche leggermente ingrigite, pronto a seguire il Terreno che iniziò a volare sopra la folla di gente che correva per le vie.

"Bada a Miriam per me durante la mia assenza." Chiese Mairim ad Eve.

"Tornerò presto." Continuò, vedendola preoccupata. Le si avvicinò e le schioccò un bacio sulla guancia, arrossendo poi violentemente, pentendosi del suo gesto non appena sentì il suo cuore accelerare la corsa.

Le voltò le spalle per seguire il Terreno, mentre Eve, leggermente rossa per quel contatto col custode, raggiungeva i due Umani, per nulla convinta delle intenzioni dell'angelo misterioso.

Lehcar aveva ragione: il ragazzo di Rachel non era un Umano.

 

"Dove siamo?" chiese diffidente Mairim al Terreno sconosciuto.

"A casa di un amico." Spiegò lui, "Peccato che non ci sia, avrebbe potuto aiutarci."  Aggiunse poi tra sé.

Si trovavano in una stanza avvolta nella semi-oscurità; Mairim notò un letto sfatto e degli oggetti sparsi disordinatamente per tutta la camera; chi viveva lì non era molto ordinato.

Il misterioso Terreno si avvicinò ad un armadio e, aprendo un'anta, iniziò a frugare tra i vestiti.

"Eccola…" sussurrò, mentre un sorriso sinistro compariva sul suo volto. Guardò per un istante Mairim e, facendosi improvvisamente serio, lo fissò con i suoi occhi blu scuro: "Prima devo sapere se sei disposto a tutto, Custode."

Mairim lo guardò titubante, non sapendo cosa rispondere: temeva quello che aveva in mente lo sconosciuto, ma ormai non poteva più tirarsi indietro, non poteva più sopportare quella sofferenza.

Annuì sicuro, il cuore che batteva velocemente.

"Bene…" commentò il Terreno. Prese dall'armadio un involto scuro, lungo e pesante: una spada. Con una mano impugnò l'arma, estraendola dal fodero.

La lama, appena fu esposta, illuminò la stanza, delineando i contorni di ogni cosa, eliminando ogni ombra.

Gli occhi di Mairim non furono infastiditi dalla luce, ma di certo, se un Umano l'avesse vista, ne sarebbe rimasto accecato all'istante.

Ciò che colpì il Custode fu il materiale con cui era stata forgiata l'arma: la lama era di cristallo, con i contorni in acciaio ed una scritta su di esso; l'impugnatura era di un bianco candido e purissimo, con le sembianze di un paio d'ali.

Mairim restò incantato dalla bellezza della spada e si avvicinò al Terreno che gliela porse; avvicinò la mano per prenderla, fermandosi un istante, notando la lettera incisa sull'impugnatura: una 'U' dorata emergeva dal bianco candido.

Il Custode si fece forza e afferrò la spada con una mano, alzandola in aria per ammirarla.

Incastonata nel cristallo, notò una piuma, candidissima, con delle sfumature grigie e dorate: era quella che emanava quell'incredibile luce.

"La piuma di un Arcangelo?" domandò al Terreno che lo fissava sorridendo, orgoglioso.

L'angelo dagli occhi blu scuro annuì, "Per l'esattezza di Uriel."

Mairim sussultò a quel nome, rendendosi conto solo in quel momento dell'incredibile arma che stava impugnando.

"Moltissimi anni fa, 7 Arcangeli scesero sulla terra" iniziò a raccontare il Terreno, "un compito molto importante era stato affidato loro: avrebbero dovuto creare 7 creature fuori dal comune, che avrebbero regolato la vita degli Umani e dei Custodi…"

"La conosco molto bene questa storia", lo interruppe Mairim, diffidente nei confronti del Terreno; perché gli aveva dato quella spada?

"7 Umani erano stati scelti per loro; alla fine portarono a termine il loro incarico, dando alla luce 7 creature maestose; i 7 arcangeli abbandonarono poi le loro famiglie per tornare alle loro normali mansioni, ma si narra che uno di loro, dalle ali più luminose, non ha mai smesso di osservare la sua famiglia dall'alto."

"Allora saprai anche che fine fece questo Arcangelo…" commentò il Terreno, incrociando le braccia al petto e sorridendo, sicuro di sé.

"Quando la sua amata morì si dice che lui patì per molto tempo la sua morte e che le sue ali persero il loro magnifico colore, spegnendosi."

Continuò Mairim.

"Un po’ come è successo a te." Commentò il Terreno, indicando le piume ingrigite del Custode.

Lui lo fulminò con lo sguardo, ripiegando poi le ali dietro la schiena per non farle vedere allo sconosciuto.

"Solo non capisco la presenza di questa piuma dentro questa spada…" commentò Mairim, tornando all'argomento dell'arma.

"Strano che voi custodi non sappiate tutto di questa storia, del resto, l'arcangelo Uriel dev'essere diventato un po’ la vergogna della vostra stirpe dopo questa vicenda…" commentò ridendo il Terreno, irritando maggiormente Mairim.

Come si permetteva quell'essere inferiore di giudicare un Arcangelo in quel modo? Tuttavia non poteva dargli tutti i torti; erano molti i custodi che disprezzavano il comportamento di Uriel, ma in fondo lui lo aveva sempre capito: sapeva cosa significava essere intrappolati da un amore impossibile.

Dopo un secondo di pausa, durante il quale il misterioso Terreno si era acceso un'altra sigaretta e si era seduto su una sedia, rovesciata a terra, continuò con la storia.

"Uriel non solo perse la sua lucentezza, ma una delle sue piume si staccò dalle sue ali e cadde sulla Terra. Suo figlio, da lui chiamato Manakel, 'Dio che asseconda e sostiene ogni cosa', la trovò e decise di incastonarla in una spada di cristallo, la spada che tieni in mano tu." Disse indicando l'arma impugnata da Mairim. "Alla spada diede il nome della madre, Talia. La piuma del padre, insieme alla scritta incisa sull'acciaio gli sarebbero serviti come monito per il suo compito, per il suo dovere." Soffiò il fumo dalle narici, mentre, guardando fisso il Custode, domandò, "Sai quale compito gli era stato affidato?"

Mairim sussultò, iniziando ad intuire le intenzioni dello sconosciuto.

"Punire i Custodi che non eseguono il loro compito." Sussurrò debolmente, "Punire i custodi che si innamorano dei propri protetti." Aggiunse, la voce ridotta ormai ad un filo.

"Esatto!" commentò il Terreno, appoggiandosi allo schienale della sedia e muovendo in aria la sigaretta.

"Come mai ce l'hai tu questa spada? I figli degli Arcangeli sono immortali, non dovresti possedere tu quest'arma." urlò contro il Terreno, divorato dalla curiosità, mentre la mano che impugnava la spada iniziava a tremare.

"Me l'ha data Manakel in persona!" rispose orgoglioso lo sconosciuto, "L'ho incontrato più o meno 50 anni fa e mi ha raccontato tutta la sua storia, pregandomi poi di portare lontano dalla sua vista quell'arma." Raccontò, indicando con la sigaretta la spada.

"Lo faceva star male dover compiere il suo dovere, doversi macchiare del sangue dei Custodi la cui unica colpa era quella di essersi innamorati della persona sbagliata, era quella di essere caduti nella tela di un amore impossibile. Come suo padre." Si portò la sigaretta alla bocca, facendone illuminare l'estremità.

"Ha rinunciato alla sua arma. L'ha data a me." Scandì l'ultima frase per sottolineare il valore di ciò che aveva ricevuto in dono dal figlio di Uriel.

"Impossibile.." commentò il Custode, rigirandosi la spada nella mano, mentre con gli occhi leggeva la scritta incisa nell'acciaio.

Il terreno alzò le spalle: "Sei libero di non crederci, Custode."

"Cosa vuoi che me ne faccia di questa spada?" domandò diffidente Mairim.

"Pensavo fosse chiaro: la spada ora è tua, puoi farne quello che vuoi, anche se io, un'idea, ce l'avrei." Rise tra sé, incredulo per l'ingenuità del custode dai capelli castani.

Mairim, a quelle parole, venne scosso da tremiti di puro terrore ed il cuore iniziò a battere forte per l'agitazione: sapeva molto bene cosa intendeva il Terreno, ma non poteva crederci, non voleva crederci. Doveva esserci un'altra soluzione.

"Non la voglio." Provò a ribellarsi, tendendo la spada verso il Terreno per restituirla. Ma sentiva che la sua mano non voleva staccarsi da quella prima possibilità di soluzione per il suo problema; possibilità che, forse, sarebbe rimasta la sola.

"Ne sei sicuro?" chiese il Terreno, guardandolo di sbieco e intuendo i suoi pensieri.

Il Custode titubò un po’ sulla sua decisione e ciò bastò per dare fondamento ai pensieri del Terreno, il quale, ridendo tra sé, chiuse gli occhi.

"Tienila." Gli disse semplicemente, con un tono che non sembrava un ordine, ma un consiglio.

"M-ma…non posso andare in giro con una spada…" tentò di convincerlo Mairim; o forse stava solo cercando di convincere se stesso?

"La puoi nascondere." Spiegò il Terreno, mentre schiacciava la sigaretta dentro ad un posacenere sulla scrivania, sempre più divertito dall'ingenuità del Custode.

Mairim si morse un labbro, non sapendo più quali scuse inventare. Alla fine decise.

Rimise con cura la spada luminosa nel fodero, facendo riapparire tutte le ombre che erano state eliminate dalla luce; poi, passandosi il cinturino intorno ad un braccio, la fece appoggiare sulla sua schiena, tra le due ali ingrigite.

Pochi secondi e la spada scomparve; ma Mairim la sentiva ancora lì, come un peso che gli gravava sulla schiena e sul cuore.

Spettava a lui decidere cosa farne.

Nella sua mente ripetè le parole incise sull'acciaio, scritte in una lingua antichissima, conosciuta solo dagli angeli.

"Gli angeli sono sempre rilucenti, anche se il più rilucente fra loro è caduto."

"Trattala bene, mi raccomando." Ordinò amichevolmente il Terreno, seduto ancora sulla sedia, mentre fissava l'ingenuo custode uscire dalla stanza, sempre con il solito sorriso sinistro dipinto in volto e gli occhi blu scuro illuminati da una luce di follia e divertimento.

"Come ai vecchi tempi." Pensò tra sé, chiudendo gli occhi, quando l'angelo scomparì alla sua vista, "Se solo ci fosse stato anche il mio vecchio amico." Sospirò tra sé, ripensando a Green.

 

"Eve!!" Mairim si avvicinò alla Custode che lo fulminò con uno sguardo severo appena lui si portò al suo fianco, dietro a Miriam che stava a braccetto con Steve.

"Finalmente." Sospirò lei, tranquillizzandosi improvvisamente.

Abbassò lo sguardo sul suo protetto, il volto sempre serio, diffidente del Terreno che avevano incontrato e che Mairim aveva deciso di seguire.

Spiò il Custode al suo fianco, preoccupata.

Non gli avrebbe chiesto cosa aveva fatto con lo sconosciuto, sapeva benissimo che non glielo avrebbe mai detto.

Ma i suoi sensi le dicevano di stare attenta e vigile, di tenere sotto controllo l'angelo dagli occhi verdi e i capelli castani.

Era preoccupata. Molto preoccupata. Ci teneva molto a Mairim e non avrebbe mai permesso che succedesse qualcosa a lui o alla sua protetta.

"Non fare nulla di avventato, Mairim." Lo pregò nei suoi pensieri, senza che lui la sentisse, tenendo lo sguardo su di lui.

"Ti prego, non fare nulla di avventato." Ripetè chiudendo gli occhi e continuando il suo cammino col Custode in silenzio, entrambi immersi nelle loro preoccupazioni.

-----------

 

 

Nuovo capitolo!!!!!!!

Sono successe un po’ di cose a Mairim e finalmente ha trovato una soluzione al suo problema; in realtà lui sa bene che potrebbe anche innamorarsi di Eve e farla finita ma sa giò che non ci riuscirebbe quindi quell'idea la scarta già in principio.

Manuel, che si è rivelato essere un Terreno, anzi (come molti di voi avranno capito) si è scoperto essere Alex, gli ha dato una spada molto particolare, capace di uccidere i Custodi. Cosa farà questa spada?? Contro chi la userà Mairim??

Eh-eh, lo vedrete nei prossimi capitoli naturalmente!!

SPOILER:

Il capitolo 20 parla di Sara e Samuel che vanno a casa loro e…. lo vedrete!! :P

 

Ed ora i ringraziamenti!!!!!!!!!!

 

PREFERITE:

 

1 - black horse
2 -
dany94
3 -
Hakigo
4 -
Kratos the Pokemaster
5 -
liyen
6 -
Matydreamer
7 -
wingedangel

 

RICORDATE:

 

1 - Arasi
2 - Auri
3 - bersa
4 - black horse
5 - cassandra4ever
6 - dany94
7 - dolcepiccolina
8 - Elfa sognatrice
9 - ellie_
10 - Hakigo
11 - momi87
12 - wingedangel

 

SEGUITE:

 

1 - black horse
2 - Cristie
3 - flinx
4 - Hakigo
5 - Kicks
6 - Kratos the Pokemaster
7 - mau07
8 - meryj
9 - mo duinne
10 - snail
11 - wingedangel

 

 

Alle recensioni ho appena risposto via e-mail.

Al prossimo capitolo!!!

Kiss kiss

=Sony=

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: sonyx1992