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Autore: Val    28/11/2010    3 recensioni
"Lei era una strega...
No, niente cappello a punta o naso adunco...la scopa sì, ma per pulire in terra e...beh il calderone è una cosa che stregoneria o non stregoneria, bolle comunque, a prescindere dal colore del liquido che contiene e indipendentemente da quanto inquietante e denso siano l’odore e il fumo che ne fuoriescono.
Insomma Sìle, anche se a prima vista non si vedeva, era una strega."
Niente a che vedere con la wicca o con qualcosa di Potteriano, senza nulla togliere loro, è ovvio. L'ispirazione per me è nata tutta da Brian Froud e le sue splendide illustrazioni che aiutano a capire meglio il mondo affascinantissimo delle fate e...più "bassamente", da un sacco di pensierini fatti su quel bel figliolo di Gerard Butler(fisicamente il protagonista maschile è lui ;p).
Grazie di cuore a coloro che,seguendo la mia storia, consigliandomi e incoraggiandomi, mi hanno portato a concludere per la prima volta un racconto.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'There's Something Magic'
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Capitolo 22 –

Sìle aveva la sensazione d’aver perso un sacco di cose importanti che potevano essere successe, le sembrava d’aver dormito per mesi.
Vedeva tutto come dopo un lungo viaggio, aveva bisogno di far tornare nella sua normalità anche la luce del giorno.
Le mancava Liam, ma già temeva di stare perdendo dei particolari di lui, ad esempio il non riuscire a richiamare alla mente il suo profumo con assoluta certezza…o il suono della sua voce.
Quella la ritrovava in un piccolo antro della sua memoria che le suggeriva alcune frasi, parole, momenti.
Avrebbe potuto chiamarlo no? Si diceva a momenti.
No, si rispondeva poi, perché aveva paura di sentirlo estraneo come tutto il resto e non era disposta a concedersi tempo per riconciliarsi con lui, la sua presenza, o di affrontare la sua eventuale diffidenza.
Sentiva il legame con lui più di prima, ma non era sicura che lui rivedendola o risentendola, avrebbe sentito lo stesso.
Il vantaggio in tutto quello spaesamento, era che la presenza di Morgan risultava meno estranea in quelle condizioni.
Sìle la lasciava avvicinare con più disponibilità, benché non le concedesse particolari confidenze.
Lasciava che la madre le pettinasse i capelli ad esempio, un gesto che risultava quasi ancestrale in quelle sale dai colori asettici, ma era la cosa più familiare che avvenisse tra loro due.
I medici avevano dato molte spiegazioni a Sìle su quale tipo di stress avesse subìto il suo corpo, almeno in apparenza, pareva in uno iniziale di denutrizione, come se avesse sostenuto uno sforzo immenso senza ricevere nessun sostentamento in termini energetici.
E poi quel coma, l'ipotermia, due cose avvenute in maniera non proprio consueta, che bisognava tenere sotto controllo in futuro.
Per il resto stava bene, ma il cuore era stato soggetto e frequenti aritmie, l’avevano liberata di flebo e sensori premettendole comunque l’esigenza di altre visite mediche, quindi sarebbe dovuta tornare a Carlisle nei giorni successivi.
Quando l’aveva vista preoccuparsi che a Liam potesse succedere lo stesso, Clawley, che si era premurato di rimanere nei paraggi quanto più spesso gli consentissero i suoi impegni, le aveva detto che avrebbe insistito che anche lui si lasciasse dare un’occhiata appena possibile: il medico era il primo con cui aveva spiccicato qualche parola.
Non sembrava abbattuta, ma molto distratta e pareva interessarsi solo a Liam, pur non avendo accennato a cercarlo.
Morgan ad un certo punto, la lasciò sola anche quel giorno.
Sìle non si preoccupò e non controllò dove andasse perché non si allontanava mai oltre il corridoio. Sentì che stava arrivando Ceday e rimase seduta sul letto, con le gambe incrociate e un pesante cardigan nero e morbido infilato addosso, ma poi avvertì anche la presenza di Lui e allora ebbe l’impulso di alzarsi.
Eccola di nuovo quella scritta del suo nome, William, luminosa, a caratteri cubitali, che aveva smesso di lampeggiare per pochi attimi.
Sentì che il cuore le tremava in petto, ci si portò una mano sopra, poi tentò di alzarsi.
- Ehi no…- la fermò Ceday vedendola mettere i piedi in terra dalla porta– hanno detto che non devi stancarti. Ti vengono a visitare tra poco, dopo potrai girare quanto vuoi. Come va?- le chiese.
Sìle le sorrise sollevando lo sguardo, con gli occhi lucidi.
- E’ qui vero?-
Ceday le sorrise a sua volta.
- Stai diventando sempre più brava eh?- osservò l’amica mentre Liam faceva il suo ingresso nella stanza, infatti quando si accorse di lui, raggiunse Morgan all’esterno lasciando soli i due.
Lei e Liam si fermarono vicini per un istante nell’incrociarsi.
- Ricordati che un orecchio mozzo nuoce all’estetica Highlander…- bisbigliò Ceday reiterando la minaccia cannibale.
- Bene Mike, quando torni sul ring mi fai uno squillo?- rispose lui ironico.
Sìle guardando Liam, si sentì di nuovo come se stesse vedendo qualcosa di molto familiare, ma dopo tanto tempo e un attimo dopo, si portò le mani alle guance: si ricordò che, guardandosi allo specchio quella mattina, si era trovata molto pallida e smunta.
Liam la guardava come la vedesse per la prima volta invece.
Aveva qualcosa di diverso, forse l’essere un po’ dimagrita accentuava i lineamenti, la profondità degli occhi, che però in quel momento, erano quelli di gatto: di questo fu contento, significava che era vigile e presente.
La cosa incredibile poi erano i suoi capelli…pareva fossero ancora più lucidi.
Dopo qualche secondo in cui entrambi ebbero la sensazione di faticare anche solo a respirare, Liam sgonfiò il petto, le andò incontro, si chinò vicino al letto lasciando il giaccone su una sedia lì vicina, le sfiorò le braccia quasi accertandosi che avesse una consistenza, che fosse vera, e si accorse che lei, per quanto pallida, bruciava come avesse la febbre e tremava.
Morgan e Ceday osservarono la scena da fuori.
Quando Liam si mise seduto sul letto vicino a lei, Sìle sembrava quasi volersi nascondere ai suoi occhi, ma lui le parlava, le sorrideva, con la sua solita calma e molta dolcezza.
Alla fine lo videro avvicinarsi guardingo a lei e alla fine li videro baciarsi a fior di labbra, senza dare molto spettacolo.
Sìle mentre lo baciava, sentì come rinvigorirsi ogni sua consapevolezza di Liam.
Il suo odore, il suo sapore, la consistenza del suo corpo, la forma del suo viso e della sua testa mentre lo accarezzava, la sensazione della sua bocca, del modo in cui muoveva le labbra sulle sue, il modo che aveva lui di accarezzarla…in cui cambiava il ritmo del suo respiro quando provava qualcosa di eccitante, in qualunque modo lo fosse.
Al contempo sentì che da parte di Liam c’era solo il bisogno di sentirla, sentire che era viva e che era sua.
Quando si guardarono negli occhi, lei gli prese il viso tra le mani e gli accarezzò le guance con i pollici mentre lui la guardava.
I suoi occhi avevano il colore dell’acquamarina, proprio quel colore.
Gli sorrise come dicendogli Sì, sei proprio tu…
Tuttavia non si dissero quasi niente per un po’: si sorridevano, si scambiavano qualche affettuosità, ma quasi non parlavano.
Lei strofinava spesso il viso contro il suo, la fronte, con la punta del naso toccava quella di lui e poi gli sorrideva.
Liam non la spingeva a parlare se non voleva, in quel momento gli bastava stare ricevendo conferma da Sìle stessa che le sue paure, quelle confidate a Ceday, non erano fondate.
John si era sentito preso in giro da Sìle perché semplicemente non credeva possibile la sua esistenza al di fuori della ragazza dolcissima e bella in quel modo tutto speciale, si disse Liam.
Non poteva credere che ci fosse davvero qualcosa di più particolare il lei con cui confrontarsi un giorno o l’altro, non l’aveva messo in conto o non ce lo aveva voluto mettere.
Per lui invece Sìle era tutto quello che conosceva e sapeva di lei e che, in minima parte, aveva anche capito di poter temere, visto tutto quello che comportava...e allora? si chiese...dove la trovo un'altra che mi guarda così? Come se fossi l'unica cosa per cui vale la pena esistere...
- Voglio tornare a casa, voglio stare con te…- bisbigliò d’un tratto lei, mentre gli baciava un angolo delle labbra.
Lui fece un sospiro languido e sorrise.
- Streghetta non lo so quanto ti conviene…l’ultima volta che ci siamo visti sei stata piuttosto provocante. Se ci ripenso rischio di non rispettare molto il tuo stato di convalescenza…- le disse, poi quando vide che lei lo guardava non proprio serena le sfiorò il mento con un dito – ehi…tutto bene?- le chiese.
Lei disse di sì e gli strinse le mani nelle sue, come tornando d’improvviso del tutto alla realtà.
- Lily è ancora…-
- Con Dorcas…- le confermò Liam.
Sìle annuì e distolse lo sguardo per portarlo verso la finestra.
- Che ti ha detto Dorcas?- domandò.
Liam sospirò e si schiarì la voce.
- Non è meglio se ci pensi quando saremo a casa?- propose, ma lei scosse la testa.
- No…- disse senza ostinazione – io ho bisogno di qualcuno che mi dica come sta senza parlarmi di quello che la sua natura vuole che accada…capisci?- gli spiegò.
Lui cercò di sorriderle, ma sapeva di non poterle dire molto o di molto diverso.
- L’hai vista?- chiese Sìle.
- Sì…- rispose lui alzandosi e andando vicino alla finestra – sì…- ripetè serio, incrociando le braccia sul petto – lei è…beh sta bene, sembra tranquilla. Sembra…-
Si fermò e si portò il dorso di una mano sulle labbra mentre cercava le parole, cercava di sceglierle.
-…tua madre ti ha parlato? Ti ha detto qualcosa riguardo lei?- chiese dopo un attimo.
Sìle disse di no, che avevano parlato pochissimo ma che aveva capito che aveva qualcosa che le covava dentro.
Liam allora si voltò, guardò per un momento Sìle negli occhi, poi guardò verso l’esterno: vide Ceday e Morgan che scambiavano poche parole tra loro.
Tornò a guardare Sìle e si passò la mano dietro il collo.
- Lei e Una, a quanto ho capito…hanno intenzione di…indirizzarla verso il posto che è giusto che occupi…- disse, poi fece una smorfia – scusa, non so come altro dirlo, lo so che sembro una di loro, ma…-
Sìle lo guardò e gli sorrise per tranquillizzarlo, ma Liam vide che non era così calma come voleva sembrare.
Capì che Ceday aveva di nuovo ragione: Sìle in quel momento stava provando un risentimento estremo verso la madre, perché l’aveva lasciata sola e perché anche ora, non stava pensando alla parte umana, e sofferente, di lei, ma alla sua natura magica e di quella si stava curando.
Sbuffò e alternando ancora lo sguardo tra Sìle e Morgan per pochi secondi, prese una decisione.
- Basta con questa storia…- mugugnò mentre si dirigeva verso la porta a chiamare Morgan.
Quando la donna si accorse di lui, non si lasciò intimidire.
- Lei perdonerà un inutile appendice XY che osa intromettersi nelle vostre faccende da sacri esseri XX superiori, ma forse è ora che parli con sua figlia: venga dentro per favore- le disse invitandola un po’ per le spicciole ad entrare e affrontare Sìle.
Morgan lo guardò come se la sconcertasse scoprirlo in grado di parlare.
- Guardi che non ho intenzione di essere più gentile di così, Morgan…- aggiunse quasi imperioso.
La donna con il suo contegno austero e granitico, fece il suo ingresso nella stanza, guardò Sìle e quindi si voltò verso Liam, facendogli cenno, chiedendogli senza parole di aspettare, di darle un attimo di tempo.
Lui allora rimase lì con Ceday e non sentirono molto del dialogo in corso, più che altro arguirono i toni e gli stati d'animo.
Madre e figlia si fronteggiarono per qualche secondo.
- Sei diventata forte…- furono le prima parole di Morgan.
Sìle tacque.
- Mi hai stupita…- ammise allora Morgan.
- Devo scusarmene?- le domandò la figlia con una voce molto ferma, senza ombra di stanchezza.
- No…- disse la madre, pacata nel tono – sono contenta d’essermi sbagliata…-
- Si sbaglia spesso su quello che non si conosce…-
- Io ti conosco…-
- Molto poco…- replicò con fermezza Sìle.
Morgan incassò e ci fu di nuovo silenzio.
- Non sono abituata ad affidarmi alle parole degli altri per capire le cose…- riprese dopo un po’, sedendosi sul letto, proprio dove poco prima era Liam – ma…qualche lezione fa bene riceverla qualche volta -
Sìle cambiò espressione, pur non abbandonando la diffidenza divenne curiosa, le sembrò di scoprire una faccia nuova della madre.
- Ho imparato molte cose in questi pochi giorni…- continuò quella guardando il pavimento.
- Che cosa?- chiese Sìle.
- Intanto che non è vero che una di noi, se si concentra su sé stessa e su quanto di più simile ha intorno, come una madre o una sorella o una figlia…- parlava di sé e di Una e di Sìle – escludendo altri legami…- parlava di Liam – è più forte o più radicata nella sua antica coscienza…- sospirò – ho imparato che non sempre la presenza di un uomo, coincide con una rinuncia a noi stesse e che ci sono uomini in grado di capirci al punto da poterci seguire nei posti più impensabili -
Sìle non si girò a guardare Liam, ma volse un poco il viso nella sua direzione.
- Ho fatto degli errori, non lo nego, ma fino adesso, non avevo trovato nessuno in grado di farmi ricredere o di farmi rivedere le mie posizioni…- aggiunse Morgan.
Sìle in quel momento, forse proprio grazie a quel distacco tanto lungo tra lei e sua madre, si accorse che quel suo atteggiamento così intransigente, così poco clemente verso chi era diverso da lei, altro non era che una forma di difesa.
Morgan era molto diversa da Una, che viveva la sua vita con la stessa naturalezza e libertà con cui la viveva Dorcas, senza rispondere a nessuna particolare regola o limitazione.
Lei invece era figlia di una generazione diversa, una generazione in cui certe cose, come la natura di una strega, potevano essere affascinanti per certe ondate di nuovi pretesi intellettuali hippie, ma per lo più svanito l'interesse, venivano emarginate, derise, escluse.
Certo questo non era mai stato un problema, nei secoli ognuna di loro aveva avuto come unica compagnia affidabile le sue simili, ma Sìle non aveva mai riflettuto sul fatto che per Morgan potesse essere destabilizzante uscire da quelle abitudini quotidiane, che potesse farle temere di perdere il controllo su cose più importanti, se fosse diventata motivo di sofferenza quell’apertura al mondo.
C’era del disincanto alla base della sicurezza che Sìle sentiva in sua madre ora, una sicurezza che non era uscita indebolita dall’esperienza di quegli ultimi giorni, ma aveva assunto contorni forse un po’ più sfumati.
- Non dovevo allontanarmi…mi ero sbagliata anche su di te. Credevo che fossi troppo simile a tuo padre…-
Sìle ebbe il primo moto di ribellione verso Morgan da quando si era svegliata e l’aveva trovata al suo fianco.
- Magari lo sono davvero. Sarebbe così orribile?- le chiese in modo brusco– se un domani io avessi un figlio da Liam, pregherei con tutta me stessa che gli somigliasse! Più a lui che a me!-
Morgan la guardò con un lampo d’apprensione negli occhi.
- Ma tu non sei peggiore di lui!-
- E chi dice che sia migliore? Chi dice che tu fossi migliore di mio padre tanto da disprezzare il suo amore per te e per me? Da sentirti in diritto di poter provare delusione verso quello che di lui poteva esserci in me?-
- Non era questo…non ero delusa da te…-
- E da cosa allora?-
- Da niente!- esclamò Morgan alzando per la prima volta la voce tanto da far girare Liam, Ceday e un’infermiera di passaggio che portava in mano uno scatolone con delle decorazioni natalizie più vecchie, forse sostituite con altre.
Sìle vide negli occhi di sua madre un lampo luminoso, un po’ come quello che succedeva a lei e poi la vide passarsi una mano sui capelli raccolti in una coda bassa sulla nuca, come in un gesto di disimpegno per ovviare a quella perdita di autocontrollo.
- Avevo paura d’aver sbagliato…- disse poi – già allora. D’aver voluto come compagno un uomo troppo…-
- Inutile?-
- Al contrario…troppo importante. Era un uomo dolcissimo, di una tenerezza e una dedizione a cui era difficile resistere e opporsi. Era difficile perfino litigare con lui, sempre che te ne desse motivo. Forse proprio per questo non era adatto ad un modo di vivere, di concepire le cose che a volte può essere crudele, come lo era il mio, quello di mia madre. Io avevo paura che tu, come unione tra noi due, ne risultassi invece troppo indifesa. Per colpa mia e della mia debolezza verso di lui che era un uomo troppo buono -
Stranamente Morgan, quando si mosse, lo fece per guardare Liam, non Sìle, e non gli nascose che stesse parlando proprio di lui in quel momento.
Ceday guardò Liam, capì che teneva d’occhio le cose, che non voleva che Sìle stesse ancora male; non dava segni di nervosismo, ma era allertato come se un campanello d’allarme gli risuonasse in testa.
- Placa la tua foga, guerriero…- gli disse Ceday sottovoce.
- Mh? Come scusa?-
- Stanno solo parlando, ne hanno bisogno. Morgan non vuole farle del male, fidati…- lo tranquillizzò lei facendogli una carezza su un braccio.
- Lo so che lo sai Tyson…- le riconobbe Liam(al nuovo soprannome Ceday non si era ancora ribellata) – però quando una cosa fa male per troppo tempo, forse tu non ti accorgi più del dolore perché hai imparato a conviverci, ma se qualcuno prova a farti una carezza, può farti vedere le stelle…- mormorò uscendo in corridoio, facendo un mezzo passo in avanti, girando su sé stesso con un leggero stiracchiamento per tornare dov’era.
Vide che Morgan parlava di nuovo.
- Lui è diverso da tuo padre…lo so io come lo sapresti tu se lo avessi conosciuto. Si sente. Lui non è fragile…lui ti sostiene, non ha paura di te…o di noi per ciò che siamo – disse Morgan guardandolo appoggiato allo stipite della porta, qualche metro più distante – lui è il tuo Derwen…- le disse allungando una mano a sfiorare il petto della figlia – tuo padre non poteva esserlo per me…-
Derwen era l’albero di quercia, un modo che Una usava per definire le persone forti e solide.
Sìle abbassò gli occhi e ancora ricercò di nascosto l’immagine di Liam, poi guardò Morgan.
- Ma forse poteva essere un un padre per me…- mormorò – poteva farmi sentire meno sola. Lui mi voleva!- esclamò tornando ad alterarsi.
- Anche io ti volevo!- le rispose Morgan.
I toni più concitati riportarono l’attenzione di Liam e Ceday nella stanza.
- Ahi…- mormorò lei mentre Liam stava già preparandosi ad intervenire in qualche modo.
Infatti Sìle, uno dei rari casi in cui le succedeva da quando lui, ma anche Ceday, l’avevano conosciuta, alzò di nuovo il tono di voce e stavolta con molta più decisione.
- E te ne sei ricordata proprio ora vero? Ora che la tua indifesa figlia troppo umana, ha dimostrato di essere qualcosa di più interessante! Qualcosa di meno normale! Non eri così ansiosa di parlare con me neanche quando Eric…- si interruppe un momento e la guardò bene – te lo ricordi vero cosa stavano per farmi? Almeno questo di me te lo ricordi?-
- Ehi…- la richiamò Liam entrando mentre Ceday accostava la porta.
Sìle si portò una mano sulle labbra soffocando un singhiozzo, Morgan era immobile, come pietrificata e Liam capì che Sìle aveva colpito con una durezza che lei non si aspettava di dover fronteggiare, che non sapeva gestire.
Sentendosi in dovere di correggere Sìle in un errore che poteva essere grave, si avvicinò al letto e le pose una mano sulla spalla.
- Non è così…- disse con calma e lei lo guardò come se le avesse fatto mancare una mano vedendola precipitare in un burrone, ma Liam non se ne lasciò turbare – è venuta solo per te…di Lily non sapeva ancora niente…- le spiegò.
Sìle nascose il viso tra le mani e poi si andò a rifugiare contro il corpo di Liam che allora guardò Morgan.
Quello che a Morgan piaceva di Liam era proprio lì davanti a lei: non era mai troppo né troppo poco quello che faceva o diceva.
In quel momento era entrato per difendere la posizione di una persona che avrebbe potuto forse perfino odiare, per come si era comportata in passato, contro l’aggressione di quella verso cui aveva più obblighi e che ora si rannicchiava tremante contro di lui.
Era pronto ad uscire e a lasciarle di nuovo sole se gliel’avessero chiesto, ma sentiva che non poteva farlo di sua iniziativa, perché Sìle aveva bisogno di lui e forse anche Morgan in parte.
Era stato autorevole nel parlarle poco prima, e ora non era diverso il suo atteggiamento, non aveva intenzione di concederle scappatoie, ma neppure di metterla alla gogna.
- Non riuscivo a dire niente, perché ero convinta fosse colpa mia anche quella…- disse guardando lui.
Liam tacque, accarezzava i capelli a Sìle e rimaneva in silenzio.
- Credevo fosse colpa di com’ero, di come mi mostravo…non avevo motivo di vergognarmi di me, nessuna intorno era come me e lo sentivo. Sapevo d’essere sola per quel motivo, ma a causa di questo ero diventata così orgogliosa. Credevo che il male peggiore lo portasse chi voleva cambiarci e non avevo messo in conto che ci fosse chi invece poteva approfittare di noi…di te…di non averti saputa aiutare, armare...-
Sìle la scrutò di sottecchi, confortata dalla vicinanza di Liam.
Morgan accennò un sorriso.
- Non pretendo che mi perdoni…so che magari nemmeno ci riuscirai, lo so da anni, ma non potevo rimanere lontana -
Sìle tirò su col naso e si asciugò una lacrima, mentre l’altra cadeva pesante sulla coperta.
- E Lily?- domandò.
- Lily non è tua…- rispose Morgan tornando forse troppo dura nel tono – ha risanato la tua ferita, ti ha prestato qualcosa di sé per lenire il tuo dolore, ha preso un po’ di quella sofferenza in sé, ma ora è tutto sanato -
Sìle portò uno sguardo implorante su Liam, come una bambina, ma sapeva che non avrebbe ricevuto la risposta che le sarebbe piaciuta di più.
- Ha ragione…- le disse con tono malinconico.
Sìle avvertì la fitta di dispiacere che gli trapanò il petto, somigliava tanto a quella che sentiva lei.
- Ma non è sanato niente se mi portano via la mia bambina!- protestò, ma Morgan le afferrò le mani con forza e la costrinse a guardarla.
- Non è la tua bambina. Sei tu. Non ti verrà portato via nulla, è tutto dentro di te ora…-
- Cosa?- domandò lei rimanendo senza fiato. Un attimo dopo scosse la testa, certa di aver ascoltato un’assurdità, una bugia – no…come può essere? Lily è…così piccola…è…- balbettò tornando a guardare Liam – diglielo che non è così…-
Liam contro ogni sua inclinazione e contro ogni volontà, dovette dirle di no.
- Sta dicendo la verità. Ricordi qualcosa di quel sogno?- le chiese – la radura, lo specchio…quella strana immagine di te riflessa…-
Sìle doveva aver rimosso alcune cose e solo in quel momento le tornarono alla mente, ascoltando Liam.
Acquisì d’un tratto la consapevolezza di cosa le stava accadendo, qualcosa quindi che nessuno degli altri, Liam o le altre streghe, potevano sapere.
Quando si era trovata in quel luogo buio e freddo, aveva visto sé stessa e Lily nello specchio, la sua Lily, ma ne aveva avuto paura, come quella volta al lago in cui la bimba le aveva fatto male per trattenerla lì con lei.
Aveva la consapevolezza che non l’avrebbe lasciata allontanare da lì…allora era comparsa la gattina e se n’era andata poco dopo e da quel momento in poi, le sembrava, doveva essersi divisa, trovando in quella forma una via di fuga.
Ricordava perfino alcuni dei momenti che aveva vissuto Liam, aveva la coscienza della sensazione di dondolio che dava starsene rintanata nello sporran davanti alle sue gambe. E ricordava di averlo perso Liam a volte, senza sapere come o dove.
Capì anche che cosa aveva visto lui di così sgradevole in quello strano specchio…vide in quel momento, tra i suoi ricordi, il riflesso di Lily e di sé stessa come l’aveva visti lui, non come le sembrava nel momento stesso.
E si accorse anche che in quello specchio, lei, la sua immagine, non veniva riflessa.
Lily era il suo riflesso.
Ed era una creatura così spaventosa nella sua forma reale?
O era ciò che sarebbe divenuta rimanendo imprigionata in quella vita?
Sarebbe divenuta una creatura meschina e raccapricciante forse…
La conversazione venne interrotta da un’infermiera che annunciava la visita di controllo per Sìle e lei si riscosse; guardò Morgan, guardò Liam.
- Io…sì – rispose a lui, si ricordava. Annuì - ho capito credo…- aggiunse bisbigliando incredula – ma…-
L’infermiera si fece più avanti annunciando che era proprio il momento.
- Scusate, ma devo chiedervi di uscire…- disse con gentilezza – vi chiamiamo appena finito, potete aspettare qui fuori -
Sìle fece loro cenno di andare pure tranquilli.
- Sto bene…- disse con molta serietà, senza un accenno di forzatura: aveva qualcosa da rimuginare con calma e in solitudine, tutto lì.
Morgan e Liam uscirono, Sìle trattenne per un attimo lui per chiedergli un bacio, poi con lei, anche se fuori dalla stanza, rimase Ceday.


Liam e Morgan si trovarono di nuovo soli, come quella volta sulle scogliere di Man, e come per un tacito accordo, si allontanarono insieme fino all’esterno dell’ospedale: sapevano che la visita sarebbe durata un po’.
Come prevedibile la sensazione che Morgan lo stesse esplorando, per Liam non mancava nemmeno quella volta, ma per lo meno in quel momento, aveva come il sospetto che lo stesse facendo cercando un appoggio, non curiosando in lui senza invito.
Camminarono fino ai campi erbosi che costeggiavano il fiume e dopo un iniziale silenzio, fu Liam a prendere l’iniziativa di parlare.
- Mi dice come mai lei non è comparsa in quel posto assurdo?- domandò senza preamboli.
Morgan gli era sempre più grata dell’essere così diretto.
- Perché ho capito che Lily era preponderante su Sìle. Che la stava trascinando via con sé…Lily è la parte irrazionale di Sìle, capricciosa e ostinata. E se lo è, la colpa è mia e della mia lontananza da mia figlia…-
- Quindi lei è stata con Lily?-
Morgan annuì.
- E cos’è successo?- domandò Liam.
Lei scosse la testa.
- L’ho presa in braccio. L’ho cullata. L’ho tenuta stretta…e lei pian piano si è fatta meno dura, mi ha concesso di avvicinarmi, si è aperta a me -
Morgan in quelle ore, aveva sperimentato la sensazione di fare tutto ciò che non aveva fatto prima e che forse, a distanza di anni, era mancato anche a lei.
- Ma non avevo abbastanza energie per il resto…è molto debilitante a volte, il contatto cosciente e volontario con una creatura come Lily. Vengono attacchi di tachicardia, febbre, si perde peso. E' successo anche a te…- spiegò, poi accennò a scuotere il capo – io non l’avevo mai provato su di me, l’avevo solo sentito dire…-
- Sìle non sembra accusarlo tanto…-osservò Liam.
- Sìle ha avuto modo di assuefarsi a quel contatto. E’ un po’ come quando gli antichi si immunizzavano al veleno...a piccole dosi può essere un antidoto, ma una dose massiccia può uccidere…-
- Oh certo…questo sì…- rispose Liam allora.
- E poi Lily non era così aggressiva mi è parso di capire. Fino a poco tempo fa era serena, adagiata sulla sua vita di bambina normale…la sua inquietudine ha reso l’impresa più difficile – aggiunse Morgan sospirando e riprendendo a parlare qualche attimo dopo – non se ne andrà del tutto comunque…- disse a Liam –riprenderà senz’altro il suo posto, ma per un po’ rimarrà vicina a quello che era il suo mondo. Forse per sempre, forse solo per qualche giorno…dipende da lei – detto questo i suoi occhi si diressero su di lui con una determinazione che gli provocò un senso di allarme – Sìle rifiuterà l’idea di essersi liberata, ma nei fatti sarà così. La presenza di Lily al suo fianco, non era del tutto sana o innocua…lo capisci questo tu?-
- Credo di sì…- mugugnò Liam.
- Lo so che anche tu sei legato a Lily…- gli rispose lei sfiorandogli un braccio in un inatteso gesto affettuoso – ma Sìle deve vivere la sua vita. Lily l’ha accompagnata fino a te, ma ora tu devi convincerla che può ricominciare a vivere da dove ha smesso: questo lei lo teme ancora…-
Liam non rispose, non aveva bisogno di provare a nessuno che era esattamente dove desiderava essere e che da lì non l’avrebbe smosso nessuno, tranne forse Sìle se gli avesse dato un buon motivo per rifiutarlo, ma così non sembrava.
- E lei? Cosa farà?- domandò allora.
Morgan abbassò lo sguardo.
- Io non posso impormi a Sìle. Cercherò di farle capire che non voglio che le cose continuino così tra noi, cercherò di esserci di più, ma voglio che si senta libera di agire come si sente…- di nuovo guardò Liam – lo so cosa stai pensando…-
- Senta se anche lo sa, non me lo dica, non so mai quando fate sul serio o quando volete essere retoriche in questi casi…-
Morgan fece una risata.
Era una donna molto attraente quella, pensò lui tra sé, come colto da una folgorazione: fascinosa più che bella, e quella sua voce bassa e afona era come un guanto di velluto e non si ricordava fosse così tanto magnetica.
E quando voleva sapeva essere una stronza colossale, ma questo lo ammetteva lei per prima anche se in termini meno drastici.
- Perdonami…- gli disse portandosi una mano davanti alle labbra come cercando di nascondere il riso di poco prima – era retorico stavolta, ma non mi succede spesso…-
- Bene, almeno posso continuare a sperare -
La donna smise piano di ridere, ma non di sorridere.
- Intendevo dire che è facile pensare che io stia nascondendomi dietro la libertà che voglio lasciare a mia figlia, per continuare a vivere la mia vita senza obblighi. Non è così…- spiegò – per quanto possiamo essere lontane, io e Sìle ci sentiamo, come io sento mia madre e lei sente me. Come mia madre, sente mia figlia. Quello che voglio fare ora è dimostrarle nei fatti, che voglio esserci per lei, ma non posso obbligarla a cambiare idea solo perché ho passato qualche giorno con lei qui…e non posso aspettarmi che quando ripartiremo per l’isola, lei mi trattenga con tutte le sue forze qui -
- E’ normale credo…-
- Certo che lo è. In questo senso dico che non posso imporre la mia presenza se non è desiderata o i miei tempi…lei ora vuole te vicino -
- Me lo auguro, ma non voglio mica prendermi tutto il posto: posso mettermi Una sulle spalle, Sìle sulle ginocchia e lei si siede lì accanto…-
Morgan gli sorrise di nuovo: in quel momento sembrava non le costasse alcuno sforzo essere gentile e disponibile verso un uomo.
- Mi faccia capire una cosa, se posso domandare da non addetto ai lavori…-
- Se ci riesco…- rispose lei con ulteriore, inaspettata disponibilità.
- Lei e Una…- prese a dire Liam - rimanete qui per Lily, perché siete necessarie entrambe e dovete fare qualcosa di specifico?-
- Non siamo necessarie, ma è bene che siamo in più d’una: come ti dicevo il contatto col mondo di Lily, è vessante. Per Dorcas lo è meno che per noi, ma lo è sempre. Ceday è una strega molto dotata, lo ha dimostrato in quest’occasione, ma per lei potrebbe essere addirittura più pericoloso che per me. E tu, è questo che ti salva, sei molto aperto a quel mondo, ma hai bisogno d’essere invitato. Se non lo sei, non subisci più di tanto la sua influenza. E non credo tu sia in condizioni di sostenere un’altra esperienza come quella che hai appena vissuto. Ti sei ripreso bene, non ti è successo niente di grave, ma devi sempre tenere presente che hai rischiato la vita in più d’un momento senza neppure avvertirlo. Ti era rimasto solo un po’ del tuo istinto di conservazione…-
Liam si incuriosì.
- L’istinto di conservazione è una cosa primordiale…- considerò - questo c’entra qualcosa con la questione del contatto con un animale piuttosto che un altro?- domandò – voglio dire…-
Morgan gli fece cenno di ritornare verso l’ospedale, poi lo prese sottobraccio e riprese a parlargli.
- Sì, ho capito. Certo, c’entra…il modo in cui ognuno affronta i problemi, le difficoltà, spesso è l’espressione più chiara di quell’affinità…-
Lui fece cenno di sì, di aver capito, poi provò a indagare.
- Una ha detto…-
- Che sei un lupo?- chiese lei sorridendo.
- Sì…- rispose Liam – insomma, mio padre era un marinaio e neanche a dirlo c’era gente che lo chiamava Vecchio lupo di mare, ma non credo si possa considerare un precedente…-
- No, in effetti no…- confermò lei, poi però gli spiegò - il lupo è uno degli animali in cui fin dai tempi più antichi, l’uomo ha riconosciuto un simbolo. E’ un animale che sceglie la sua vita. In branco, in solitudine, con un compagno o una compagna, per cui è disposto a morire. Si cura di coloro che ama ben più che di sé stesso, ma solo se sceglie lui di vincolarsi e proprio per questo a volte diventa un nemico per l’uomo:perché sono tanto simili da sentirsi rivali…ma il lupo è senz’altro il più nobile dei due, l’uomo gli invidia questa nobiltà, e così non possono essere sempre amici. E poi è un messaggero di morte e una guida nel mondo delle ombre…- gli raccontò.
Liam prese atto e gli piacque anche scoprire quella cosa, ma aveva bisogno di capire bene.
- Perché Una mi ha detto che a volte è una buona cosa?-
- Perché il lupo è uno di quegli animali che non concedono spesso qualcosa di loro all’uomo; proprio per quella rivalità di cui ti parlavo…sono pochi quelli che trovano un legame con lui e quando questo accade, può essere per profonda lealtà, amore, altruismo…ma anche per solitudine, volontà di supremazia, istinto di prevaricazione. In età antica colui che portava il segno del lupo, in quest’isola, era un capo guerriero, ma poteva esserlo anche di un branco di fuorilegge o essere un mercenario indipendente da tutti. In questo senso è una buona cosa a volte …nel tuo caso, mia madre sostiene che ci sia più di un aspetto di un lupo in te, ma soprattutto coraggio, generosità, intelligenza. E’ un padre potente, sei fortunato -
- E Una c’è arrivata per deduzione o perché mi ha sentito ululare alla luna nel sonno?- chiese lui.
Come al solito, a qualcosa che gli pareva un po’ troppo lusinghiero, rispondeva con parole ironiche.
Immaginò il dialogo con George, se mai al mondo fosse divenuto normale parlare di certe cose come fossero assodate:
”Insomma ho fatto quella cosa sai, quella storia dell’animale guida. Quella mi ha fissato dritto negli occhi e mi ha detto cosa sono…”
“E cosa sei?”
“Un galletto”
diceva George con una certa soddisfazione. Allora Liam vedeva sé stesso rispondere all’amico con un’espressione spavalda, ma abbastanza signorile.
”Capirai…io sono un lupo…”
“Ma piantala!”

Sì, lo imbarazzava. Molto. E gli sembrava perfino banale: da quando era diventato il prescelto a diventare la recluta della squadra degli Uomini Straordinari insieme a Quatermain e Dorian Gray? Quanto odiava quell’accozzaglia indegna di personaggi!
Morgan, nell’arco di tutte quelle sue riflessioni, gli scoccò un’occhiata significativa.
- Il fatto che tu abbia scelto una Figlia della luna come compagna, non credi sia un altro indizio?-
Il lupo e la luna, si disse Liam, certo, che idiota, è come dire…non gli veniva un’accoppiata storica che non fosse Stanlio e Ollio o Fish & Chips, visti i recenti riferimenti fatti con Ceday, e non gli sembrava molto mistico.
- Ma è una cosa che si può scegliere?-
- Non proprio. Influisce il carattere e l’inclinazione personale, perfino l’elemento naturale a cui si è più vicini. Per chi è come me, è più facile capirlo e si riesce addirittura a dominarla quella parte di sé, ad invocarla all’occorrenza –
Morgan parlava senza bisogno di venire stimolata più di tanto e a Liam interessava, quindi non la interrompeva.
-…io e mia madre ad esempio siamo legate all’acqua, anche se in maniera diversa. Io sono, come presumo tu abbia capito, piuttosto solitaria e imprevedibile, amo l’indipendenza e sono anche una narcisista. Accetto malissimo di sbagliare. Mia madre invece è molto più serena e giocosa, scherza sui suoi errori e accetta senza sforzo di avere dei limiti facendosi forte delle sue abilità più spiccate. Io ho avuto Sìle in età molto giovane e non nascondo che in parte era perché avevo deciso, come molti giovani, di fare tutto e subito: l’attenzione riservata a una donna in attesa e la prospettiva del ritorno di un potere antico e profondo per merito mio - Liam pensò, nell'ascoltarla, che Morgan parlava sapendo alla perfezione che Dorcas gli aveva raccontato di quell'antica setta religiosa sull'Isola di Man. Tutto regolare quindi.
- Io invece sono nata quando Una aveva quasi quarant’anni…per lei non era una rinuncia grave. Lei si diceva che se non fosse stato destino avere una sua progenie, c’erano altre cose per cui sarebbe vissuta e sarebbe stata utile…-
Camminavano tenendo un passo lento e tranquillo.
Liam procedeva guardando in basso per evitare che il vento gelido lo colpisse proprio in faccia.
Lasciava che lei gli si accomodasse al braccio…un paio di persone che li incrociarono, forse pensarono che fossero una coppia, si disse vedendosi osservato, e al contempo si disse che di certo con Morgan vicina, un uomo non sfigurava.
- Se avessi visto anche me in quel mondo, avresti visto un airone…-
- Un airone? Bello…-
- Egocentrico e narcisista…- scherzò lei.
- Non l’ho detto…-
- L’hai pensato. Lo so -
- E questa non è retorica immagino…- disse lui vedendola scuotere la testa- E Sìle? Dorcas? Ced? Ora sono curioso…-
- Beh…Dorcas è legata alla terra. Ha un dono speciale per le piante, sa riconoscere di foglia in foglia, tutto ciò che la terra è disposta a dare, in quale momento e per quale uso senza paura di sbagliare. E’ una cosa che si può imparare certo, ma lei lo sente come un richiamo. Quando esce per raccogliere quest’erba o quel fiore, è perché sa che troverà qualcosa. Ed è precisa e meticolosa in tutto quello che fa… anche gli scoiattoli sono molto organizzati. Quanto a Ceday, direi che quel cerotto che so essere sul tuo braccio, sia un buon esempio del suo riflesso animale: è decisa, è forte, non ha paura di sfidare la vita o la gente…-
- Sfacciata, invadente e impertinente. Ficca il naso nelle vite altrui come stesse consultando l’elenco telefonico…è una belva se vuole…- soggiunse Liam.
- E tu le vuoi bene…-
- Ovvio, ma non sparga la voce…- rispose lui – comunque dev’essere dura ricordarsi tutto questo. Io vivrei nell’ansia di presentare come canarino qualcuno che magari si sente molto intensamente un cinghiale…-
Morgan dondolò il capo sorridendo.
- Funziona in modo più semplice, basta guardarli gli animali per coglierne l’indole, come per le persone…-
- E cosa c’entra una gatta con un lupo, già che siamo in argomento?
Morgan sorrise cogliendo la piccola espressione di timore che Liam stava concedendo.
- Ci sono punti in comune un po’ più sottili in effetti. Hanno entrambi una spiccata attitudine al silenzio e all’attenzione, questo lo avete entrambi voi, tu e Sìle. L’intelligenza è una caratteristica del lupo, quanto del gatto. Un gatto non è scontroso come un lupo e là dove un gatto si esprime con sensualità, un lupo lo fa con timidezza, quasi con ritrosìa, ma entrambi hanno un istinto molto spiccato al legame affettivo. In voi due ad esempio è evidentissimo. Il modo in cui vi rapportate…Sìle cerca molto il contatto fisico con te e tu le rispondi con prontezza, tendi a nasconderti se non siete soli, ma non rimandi mai quei momenti e sono prontissima a scommettere che in certi frangenti, tu sia molto più impetuoso ed esigente di lei...-
Morgan si accorse che lo imbarazzava un po’ essere così scoperto nell’intimità.
- E poi…inutile che te lo dica…-
- Oh mio Dio!- esclamò Liam temendo di sentire qualcosa di davvero imbarazzante.
Si era fermato in mezzo al sentiero guardando Morgan con l'aria risentita di quello che sta passando una giornata in cui gli capita di tutto ed era convinto che l'orologio avesse battuto la mezzanotte, finalmente.
La donna fece un risolino dispettoso, poi lo spronò a riprendere a camminare mentre gli diceva ciò che pensava.
- Il fatto che siate entrambi usciti vivi e forti da quell’avventura, è l’altro carattere comune dei due animali: una straordinaria compenetrazione col mondo magico e con quello dell’aldilà…- disse impietosita.
Lo vide girarsi a guardarla dopo un attimo.
- Tutto qui?-
- Sì-
- Niente di più scabroso?-
- Credevo ne avessi abbastanza…-
- Infatti, infatti, non serve approfondire ancora…ho capito…-
Fecero qualche passo senza parlare.
- Dovresti essere contento…-
- Ma lo sono! Solo che…insomma, io sono cresciuto con una certa abitudine al pudore, parlare di come Sìle strofina la coda sulla mia pelliccia e quanto uggiolo io in risposta, mi fa sentire nudo. Se lo ricorda il lupo in visibilio di fronte a Cappuccetto Rosso che ballava in guepiere, in quel cartone dei tempi della guerra?-
- Mh…mi pare di sì…- ammise lei con un sorrisetto.
- Ecco. E io lo so che per voi è tutto molto naturale, è una cosa fantastica, ma…parlarne così, per me è un po’ diverso capisce?- le chiese.
Morgan sorrise e annuì.
- E poi io non sono abituato a vedermi così…non so neppure perché mi ritrovo a parlare di me in questi termini. Non credevo succedesse anche a quelli che non sono streghe. Anzi nemmeno alle streghe…anzi per la verità non sapevo niente di niente, se parliamo di consapevolezze reali e per me, se mi fermo a pensarci, è tutto un bel po’caotico ancora…-
- Ma per noi è diverso. Per noi è una mancanza forte, se non lo si cerca. E’ come essere davanti ad un libro senza saperlo leggere. E per altri non è neppure detto che si scopra mai nel corso della vita sai? E spesso non è una cosa che si ricorda o si sa essere importante…-
- Io però me lo ricordo forse…- disse Liam tornando più riflessivo.
C’era una specie di istantanea che si portava nella memoria fin da piccolo.
Tutti dicevano che in Scozia, di lupi non ce n’erano più in generale, ma a volte qualche avvistamento di individui solitari(forse) c’era.
Lui, era stato uno dei pochi fortunati (forse).
Lì, in quel posto che, si disse, avrebbe chiesto a Jane di ricordargli dove e quando fosse, in mezzo a un sentiero ombroso, c’era un animale, un grosso cane con occhi luminosi e orecchie puntute, che lo guardava da lontano, immobile e ben piantato su lunghe zampe anteriori, la testa abbassata e gli occhi rivolti a lui mentre annusava il terreno.
Le immagini che gli suggeriva la memoria erano pochi istanti: lui, piccolo, non più di quattro anni, girava intorno a un gruppo di persone sedute sulla sponda di un fiume.
”Alec, il bambino!” diceva Jane.
“Ehi, piccoletto, dove te ne vai? Fai preoccupare Mrs.Kerr così…” chiedeva poi Alec: Liam ricordava benissimo la sensazione della grande mano di suo padre che gli accarezzava i capelli, ma lì per lì non lo aveva distolto dall’animale quel gesto, anzi lui lo aveva indicato ad Alec che dopo un attimo lo aveva avvistato, ma quando ormai quello aveva percepito con allarme la presenza di altri uomini e si stava dileguando tra le foglie.
”…era una volpe forse” aveva commentato Alec senza meraviglia e un attimo dopo la bestia era già scomparsa…o forse non era mai stata lì.
La prima volta che aveva visto dei lupi in età adulta però, in Canada, durante uno dei molti viaggi in mare, Liam si era reso conto con certezza che non era una volpe quella che aveva visto quel giorno.
- Non sono più sicuro che sia un ricordo. In parte potrebbe essere una fantasia, suggestione dovuta a cose che avevo visto…-
Morgan annuì.
- Certo, ma è molto facile che tu abbia visto o sognato qualcosa che fosse un lupo. Il fatto importante sta nel suo essere un’immagine primitiva per te. Anzi, nel nostro linguaggio la definiamo primigenia , proprio per la sua funzione di completamento alla nascita di un essere. Non importa che la si incontri in età infantile quell’entità, è originaria per via di una specie di marchio che ti porti dietro fin dal momento del concepimento. Ci sono dati genetici, provenienti dalla linea di sangue di ciascuno di noi, che per risvegliare la traccia di quel marchio, non risponderanno mai a niente altro che non sia quell’immagine…-
- E siamo proprio sicuri che in tutto ciò non ci sia magia eh?- domandò Liam ricordando di come Dorcas e Sìle, i primi tempi della loro conoscenza, avevano semplificato la questione.
- E’ una forma di magia, ma parte tutta dalla terra. Non ci sono incantesimi...-
- Però Dorcas e Una hanno passato quanto tempo chiuse in camera di Sìle a giocare tra loro?-
- Quella è una cosa diversa. Non sono incantesimi veri e propri. E’ porre qualcosa che limiti l’ingerenza di un mondo nell’altro…ma sono pur sempre elementi narturali e quotidiani -
- Erba di San Giovanni, chiodi vecchi e latte rancido…ho capito…- sospirò lui – tutti i cerchi si chiudono. Yogurt eri e yogurt tornerai...menomale che abbiamo anche l’Aglio, possiamo aprire un ristorante greco…- ipotizzò pensando a Garlicky.
Morgan rise un poco.
- Parli del goblin che ti scrive vero?- indovinò.
- Sì…lo conosce?-
- No, ma deve aver scritto qualcosa anche mentre c’era tua madre credo…non so -
- Oh beh non credo abbia sospettato niente di inquietante, me l’avrebbe detto altrimenti…- rispose Liam mentre sentiva il cellulare vibrare nella sua tasca.
Si scusò con Morgan e rispose.
Era Jane che chiedeva notizie.
Liam la tranquillizzò, le disse che appena possibile le avrebbe fatto sapere quando sarebbero rientrati e riattaccò.
- Tua madre è una donna in gamba…anche se non so che idea possa essersi fatta di noi…- disse Morgan mentre rientravano in ospedale, accolti dal calore dell’interno.
Liam sorrise togliendosi subito il giaccone.
- In effetti Dorcas è stata favorita: hanno scoperto di avere un’amicizia comune e quindi si sono alleate contro di me in mezzo minuto dalla presentazione perché secondo loro lo sapevo e non gliel’ho detto…perciò mia madre era troppo impegnata a disapprovare me in quel momento, per farsi idee strane su Dorcas -
- E tu lo sapevi?-
- Ma neanche per idea! Comunque era per dire che posso suggerirle qualche nome che possa fare da passepartout…-


Nell’attesa che Sìle venisse dimessa, capitò in ospedale anche Clawley.
Liam venne obbligato da lui, Sìle e Ceday a lasciarsi controllare.
- Ma io sto bene, è lei quella fredda e pallida…-
Sìle si era alzata e stava bene, ma era molto infreddolita malgrado il riscaldamento dell’ospedale, e certo non era proprio pimpante, sia per le poche energie, sia per i pensieri.
Però la vicinanza di Liam le faceva molto bene.
- Mi hanno appena controllata, hanno detto che sto bene. Poi se sono fredda e pallida significa che sono morta e quindi comunque ogni problema è risolto no?- gli disse infatti appoggiandogli la fronte sul petto e parlando a bassa voce, come le costasse molta fatica, ma sorridendo e scherzando.
- Se adesso pensi di spaventarmi con le storie di fantasmi, non attacca…-
- Non voglio spaventarti, voglio che tu, come regalo di Natale, ti faccia fare una bella visita dal dottor Clawley per vedere se è tutto a posto…-
Liam la guardò sospettoso.
- Tu avresti intenzione di farmi passare tutti i Natali futuri così? Devo farti esorcizzare dallo spirito di Dickens prima di portarti a casa?- rispose facendola ridere.
- Io non lavoro ogni Natale, se può consolarla…- intervenne Clawley – da domani in poi, mi auguro che mi consideriate il fantasma del Natale passato…- disse in senso benaugurale.
– Senza offesa ma sì, mi consola molto…- gli disse Liam, poi si rivolse Sìle - va bene…vado col dottore. Ci vediamo dopo…spero!- aggiunse in tono significativo.
- Ma piantala! Ci vorrebbe un veterinario per te, specie di bisonte!- lo rimbeccò Ceday che, mentre lui si allontanava, circondò con un braccio Sìle e le strofinò con energia le braccia per scaldarla un po’.
Morgan rimaneva alle spalle della figlia, silenziosa, ma presente e Sìle questo lo sentiva.
Mentre Liam si allontanava, si voltò a guardarla e le tese una mano.
Morgan la prese tra le sue e se la portò sul petto.
Fu solo un gesto calmo e silenzioso, perfino timido, ma almeno poteva essere un inizio, pensò Liam accorgendosene quando si voltò verso di loro nell’entrare nello studio del dottore.

   
 
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