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Autore: Scarcy90    28/11/2010    46 recensioni
*Nell'estate 2024 questa storia diventerà un romanzo self su Amazon. Al più presto avrete una data.* Valeria frequenta l'ultimo anno di Liceo. E' sempre stata una studentessa nella media e insieme alle sue due migliori amiche, Amy e Marti, ha trascorso in relativa tranquillità il suo periodo da liceale. Ma proprio all'inizio di quell'ultimo anno accade qualcosa che sconvolgerà il suo mondo di pace. Un litigio, durante la ricreazione, darà la scossa definitiva perché la vita di Vale cambi per sempre. La chiave di volta di questo cambiamento è Massimiliano Draco, il figlio della temuta professoressa D'Arcangelo, acerrima nemica della protagonista. Una storia che ha il solo scopo di raccontare i sentimenti e le traversie di una ragazza come tante.
||Il Sequel di questa storia è Verso La Maturità||
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Figlio Della Prof Serie's '
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Il Figlio Della Prof- Capitolo 16 (new)
Le Cose Che Desideriamo Di Più
Sono Quelle A Cui Fingiamo Di Non Tenere
Marcel Proust
 
 

 
 Capitolo 16: La Zia “Cupido”

 
 Ci guardammo negli occhi per un attimo infinito mentre la gente intorno a noi non si curava minimante di quello che stava accadendo e dell’elettricità che stava passando attraverso i nostri sguardi pieni d’odio, anche se da parte mia non si poteva definire esattamente in quel modo.
 -E tu che ci fai qui?- il suo tono non era per niente amichevole.
 -Potrei chiederti la stessa cosa-, e il mio in quanto ad acidità poteva batterlo senza problemi.
 Quella situazione non mi piaceva per niente, e questa volta Marco lo avrei fatto fuori con le mie mani tra le più atroci e dolorose torture. Questo scherzetto non me lo doveva fare!
 -Dovevo andare a Padova con Marco-, mi rispose Massi con un sospiro esasperato, -ma mi ha appena chiamato dicendo che non mi può più raggiungere.-
 -Fammi indovinare-, esordii a dir poco furiosa incrociando le braccia, -scommetto che Marco è a casa con “febbre alta e laringite improvvisa”.-
 -Sì, è così-, il tono di Massi era sorpreso invece io avevo capito tutto ormai.
 -Marco ci ha preso in giro entrambi e noi ci siamo cascati come due stupidi.-
 -Di che stai parlando?-
 -E’ semplice-, cominciai cercando di fargli comprendere la situazione mentre buttavo l’occhio sulla vecchietta che aveva alzato lo sguardo dal libro per seguire il nostro incontro, ovviamente fece finta di guardare altrove. –Ieri Marco ha saputo che io sarei andata a Padova da mia zia e mi ha chiesto di venire con me perché anche lui era interessato all’Università. Solo che il suo piano fin dall’inizio era di far partire me e te insieme, per questo ti ha proposto di seguirlo convincendoti, magari, con la storia che non avresti pagato l’albergo perché potevate dormire da una sua zia che, mi sembra chiaro, non esiste affatto.-
 -E perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?- mi chiese lui con la rabbia che gli divampava dentro. Lo capivo dalle fiamme che aveva negli occhi che neanche a lui era piaciuto il comportamento di Marco.
 -Tu lo conosci da più tempo di me-, risposi distogliendo lo sguardo, -non dovrei essere io a spiegarti perché lo ha fatto ma il contrario.-
 Lui non disse più una parola per diversi minuti mentre io mi rifiutavo categoricamente di rialzare lo sguardo. Volevo solo che sparisse, che non fosse mai salito su quel treno. Non potevo sopravvivere un altro minuto vicino a lui, il mio cuore ne sarebbe uscito a pezzi, e già non è che stesse messo bene.
 -Qual è la prossima fermata?- la voce di Massi era calma ma stranamente piatta.
 -Bari-.
 Non ero stata io a parlare.
 Alzai gli occhi e vidi la vecchietta che mi sorrideva. Era evidente che si era interessata ampiamente ai fatti nostri, probabilmente erano più stimolanti del libro che prima stava leggendo con tanta attenzione e che adesso se ne stava chiuso e abbandonato sul suo grembo. La cara vecchina aveva trovato di meglio da fare!
 -Bene-, riprese Massi. –Allora una volta che saremo lì scenderò e prenderò un treno per tornare a Lecce. Nel frattempo, ti dispiacerebbe farmi sedere? Non credo che resisterò fino a Bari stando in piedi e visto che c’è un posto libero…-
 Non parlai. Mi limitai semplicemente ad annuire e a togliere il mio zaino dal sedile che avevo accanto. Abbracciai lo zaino, quasi come se fossi stata una bambina che aveva paura di dormire da sola perché c’erano i mostri sotto il letto e allora stritolava il suo orsacchiotto preferito per farsi coraggio. Be’ la mia situazione non era tanto diversa. Da mesi ormai Massi rappresentava il mio personale “mostro sotto il letto” che mi tormentava senza lasciarmi mai un attimo di respiro.
 -Grazie-, mi disse, senza neanche un briciolo di sincera gratitudine.
 Si sedette e subito il mio cuore cominciò a battere veloce, molto veloce, troppo veloce… Stava correndo come un pazzo! Prima o poi sarebbe esploso…
 Pregai con tutte le mie forze di non arrossire, dovevo assolutamente fare in modo che il sangue non mi arrivasse di botto alle guancie altrimenti sarebbe stata davvero una tragedia.
 -Che bello essere giovani.-
 Alzai la testa di scatto. Era di nuovo la vecchietta: le piaceva intromettersi nella vita altrui, me lo sentivo fin dentro lo stomaco che cominciava a contrarsi per lo stress.
 -Ricordo ancora il giorno in cui conobbi il mio povero Antonio.-
 Stava cominciando a calarsi nella parte di “vecchia saggia esperta nel vero amore”, avevo proprio la sensazione che quella storia non sarebbe finita bene per me.
 -Suo marito è morto?- chiese Massi con voce gentile. Perfetto! Le stava anche dando spago!
 -Sì, saranno sette anni a gennaio-, rispose la vecchietta con gli occhi che le brillavano. Doveva aver amato molto suo marito si vedeva distintamente l’emozione che trapelava dal suo sguardo quando si ritrovava a pensare a lui.
 -Sapete-, continuò, -io e Antonio eravamo cresciuti nello stesso quartiere, ma io lo avevo sempre evitato, era troppo esibizionista ed egocentrico per i miei gusti. Perciò per molti anni non gli rivolsi la parola.-
 Quella situazione mi ricordava vagamente qualcosa…
 -E allora com’è che alla fine ha finito per sposarlo?- Massi sembrava davvero interessato al discorso della donna, non lo avrei mai fatto così curioso.
 -Be’, un giorno mi trovai costretta a parlargli perché lui e la sua fidanzata si stavano intrattenendo piacevolmente davanti all’ingresso della Drogheria, e dato che dovevo passare, chiesi loro di spostarsi. Non so come, Antonio ed io iniziammo a litigare furiosamente. Me ne andai inviperita, se avessi potuto, lo avrei ucciso con le mie mani in quel momento ma, giorni dopo, accadde qualcosa che mi fece cambiare completamente opinione sul suo conto. Ebbi un incidente, mentre andavo in bicicletta per delle commissioni, caddi e persi conoscenza a causa di un colpo alla testa. Quando mi risvegliai, ero in ospedale, e mi accorsi che accanto al mio letto, su una sedia c’era lui che dormiva profondamente. L’infermiera mi disse che aveva passato tutta la notte lì senza muoversi di un solo centimetro, e quando gli avevano suggerito di andare a casa a riposare aveva risposto che non si sarebbe mosso finché io non mi fossi ripresa. Quando gli chiesi perché mi avesse aiutato e fosse rimasto al mio fianco, mi confessò di essere sempre stato innamorato di me e che non me lo aveva mai detto per paura di essere respinto perché sapeva bene che io lo detestavo, non mi ero mai preoccupata più di tanto di nascondere l’odio che provavo nei suoi confronti. Dopo la sua confessione cominciai a rivalutarlo e ad osservarlo con più attenzione per riuscire a comprenderlo meglio. Scoprii presto che mi ero completamente sbagliata sul suo conto, che la sua voglia di mettersi in mostra era dettata solo da un carattere aperto che lo portava a voler essere amico di tutti.-
 La questione stava cominciando a diventare inquietante. Quella donna si era innamorata di un ragazzo che a suo tempo era la copia sputata di Massi.
 -Il giorno in cui Antonio lasciò la sua fidanzata, mi recai da lui spinta da non so che genere di presentimento e quando incontrai i suoi occhi, capii che dovevo dargli una possibilità, sentivo che la meritava. Cominciammo a frequentarci come amici, ma non durò tanto, visto che dopo appena un mese ci fidanzammo ufficialmente e sei mesi dopo ci fu il matrimonio. Se all’epoca qualcuno mi avesse detto che la persona che più avevo odiato al mondo sarebbe stata al mio fianco per più di cinquant’anni probabilmente mi sarei fatta una bella risata.-
 -Una storia davvero interessante-, rispose Massi divertito. –Sono certo che suo marito doveva essere un grand’uomo.-
 Non riuscivo a parlare. La storia di quella donna era così simile alla mia, eppure così diversa. Lei aveva odiato suo marito, poi lo aveva amato e alla fine tutto era finito per il meglio, ma per me le cose stavano diversamente: non avrei mai avuto il mio lieto fine come quella signora, non era scritto nel mio destino.
 -Sapete perché vi ho raccontato la mia storia?- continuò la donna distogliendomi dai miei pensieri.
 Massi ed io ci guardammo per un secondo curiosi e poi la fissammo in attesa di una risposta.
 -Appena vi ho sentito discutere poco fa, ho avuto come una specie di déjà-vu. Voi due mi ricordate tanto me e mio marito quando avevamo la vostra età. Tu-, disse guardandomi, - sei cinica e realista, non ti piace perderti in chiacchiere e non ti piace soffermarti troppo a sognare. Lo so perché anch’io ero così. E tu-, si rivolse a Massi, -all’apparenza sembri un ragazzo superficiale ma in realtà hai un gran cuore, aiuteresti chi ti chiede un favore anche rimettendoci.-
 Rimasi a bocca aperta, quella donna sapeva davvero il fatto suo.
 -Devo confessarvi che sareste davvero una coppia perfetta, in un certo senso vi compensate l’uno con l’altra.-
 Okay, la vecchietta aveva perso tutti i punti-stima che era riuscita ad accumulare. Non se ne poteva uscire con una frase del genere proprio quando io e Massi stavamo seduti accanto, con il ricordo di quello che era accaduto in ascensore che aleggiava su di noi pronto a colpirci in picchiata in qualsiasi momento.
 La donna mi guardò con occhi dolci e gentili, scrutando fin dentro la mia anima e facendomi stranamente rilassare e sentire serena.
 -Massi-, dissi poi voltandomi verso di lui. Perché l’avevo fatto? Che cosa stava succedendo? Io non volevo parlare con lui!
 -Uhm…-, rispose voltandosi a guardarmi.
 -Puoi venire con me da mia zia, se vuoi.-
 -Come?-
 Cosa?! Ma che diavolo stavo dicendo?! Mi era partito del tutto il cervello?! Forse nel vagone era stato disperso qualche pericoloso gas che mi stava facendo parlare a sproposito, o forse i viaggi in treno mi creavano qualche strana reazione a livello cerebrale che inibiva la mia volontà… Accidenti! Qualcosa doveva pur essere successo!
 -Se hai davvero la necessità di vedere l’Università di Padova puoi venire con me, non c’è bisogno che te ne torni indietro, dopotutto hai anche comprato il biglietto e puoi stare certo che non te lo rimborseranno.-
 Perché nessuno mi aveva fermato?! Non volevo che Massi venisse da mia zia! Ma perché diavolo gli avevo fatto quella proposta?!
 Dal canto suo lui doveva essere più sorpreso di me perché mi fissava stranito.
 -Sei sicura di sentirti bene? Non è che hai la febbre?-
 Probabile! Anzi quasi certamente doveva essere febbre, in fondo la mia temperatura si stava alzando e sentivo caldo… Ah, no. Quello era l’effetto che aveva la vicinanza di Massi sul mio corpo.
 -Ecco, io...-
 Oddio! Che cosa mi potevo inventare?
 -Sto bene, è solo che mi sembra inutile sprecare il tuo biglietto. Ho detto a mia zia che con me ci sarebbe stato un ragazzo, quindi lei non avrebbe nulla in contrario se tu venissi con me… Insomma, la vuoi visitare o no l’Università?-
 -Certo, ma…-
 -Ragazzo!-
 Questa volta non era stata la vecchietta a parlare ma l’uomo vestito in giacca e cravatta che le sedeva accanto.
 Mi voltai a guardarlo sbattendo le palpebre sorpresa ed ero sicura al cento per cento che Massi era rimasto allibito almeno quanto me.
 -Quando una ragazza t’invita da qualche parte non devi rifiutare, sono occasioni che non si possono perdere-, sorrise con tono convincente.
 Spalancai gli occhi incredula! C’era ancora qualcuno su quel treno che pensasse ai fatti suoi senza intromettersi nella mia vita? Mi sembrava quasi di essere una concorrente del Grande Fratello, spiata e osservata da tutti.
 -Va bene.-
 Sussultai nel sentire quelle parole e mi rivolsi alla fonte di quella voce.
 -Come?-
 -Va bene, verrò con te a casa di tua zia. Ma cerca di non starmi tra i piedi!-
 -Ah, io non dovrei stare tra i piedi a te?! Ti ricordo che la prima a dover partire per Padova ero io, è tutta colpa del tuo amico se adesso ci troviamo in questa situazione assurda!-
 -Guarda che è anche amico tuo!-
 -Questo è tutto da vedere. Deve prima sopravvivere quando al mio ritorno lo metterò sotto con la macchina!- Come al solito i toni della discussione stavano prendendo una brutta piega.
 -Che carini, ha visto?- chiese la vecchietta all’uomo in giacca e cravatta mentre sentii il mio viso accaldarsi.
 Massi mi fissò per un secondo mentre l’uomo rispondeva alla signora: -Sì, ha ragione lei. Sarebbero una coppia perfetta!-
 A quel punto fu troppo, distolsi lo sguardo e mi misi a fissare il paesaggio fuori dal finestrino mentre tramite il riflesso del vetro potei osservare la reazione di Massi, che fu alquanto insolita. Scosse la testa con un’espressione seria sul volto e si passò una mano sul viso in un gesto stanco. Aggrottai la fronte sospettosa: non era da lui fare una cosa del genere. Dovevo preoccuparmi? C’era qualcosa sotto? Probabilmente erano domande a cui non avrei mai potuto dare una risposta soddisfacente.
 Durante il viaggio Massi dormì finché non arrivammo a Bologna, dove scesero la vecchietta, l’uomo in giacca e cravatta, seguiti in pratica da quasi tutti gli altri passeggeri del nostro vagone.
 Il treno ripartì, e guardando l’orologio mi accorsi che avevamo una mezz’oretta di ritardo.
 -E’ una mia impressione o l’inizio di questo viaggio è stato un po’ particolare?- mi chiese Massi dopo aver fatto un sonoro sbadiglio.
 -Non è una tua impressione, avevo l’impressione di essere stata catapultata dentro a un telefilm. Con quei due che ci hanno fissato per tutto il viaggio in attesa che ci saltassimo addosso.-
 -Saltarci addosso per ucciderci a vicenda o per altro?- mi chiese lui guardandomi.
 Lo fissai per un secondo e vidi subito la scintilla d’ilarità che gli attraversò gli occhi. Lui sorrise e subito scoppiammo a ridere.
 -La seconda, credo-, risposi tra una risata e l’altra.
 -La signora si aspettava il bacio prima che uscissimo dalla Puglia, hai notato come ci guardava? Aveva quasi gli occhi a forma di cuoricino…-
 -Oh, ma quello era perché si era presa una cotta per te. Le ricordavi il marito.-
 -Che onore! Magari era ricca sfondata e avrei potuto sposarla per puntare all’eredità-, disse lui con tono finto-serio.
 Smisi di ridere e lo guardai per un attimo. Si stava asciugando una lacrima all’angolo dell’occhio, sfuggita per il troppo ridere.
 -Posso farti una domanda?- chiesi con calma.
 Lui si voltò e mi sorrise.
 -Spara.-
 Non doveva sorridere così! Accidenti! Il mio cuore aveva ricominciato a battere forte e non riuscivo a controllarlo. Cercai di usare il tono di voce più normale possibile.
 -Come mai eri così interessato alla storia di quella donna?-
 -Non era la storia in sé ad interessarmi, ma come lei la raccontava. Mi è sempre piaciuto ascoltare gli anziani mentre raccontano pezzi della loro vita. Quando andavo da mio nonno, lui lo faceva spesso…-
 -Tuo nonno? Se non sbaglio è morto due anni fa.-
 Lui annuì con un sorriso, ma sapevo che dietro quell’espressione serena si celava molto dolore. Un dolore che, nonostante il tempo, non si era ancora assopito.
 Ricordavo perfettamente il periodo in cui era morto il padre della D’Arcangelo. Era accaduto quasi due anni prima, a Febbraio. Lo ricordavo così bene perché era stata l’unica volta in cui la professoressa era stata assente per tre giorni di fila, in genere veniva a scuola anche se aveva la febbre alta e non capiva neanche in che secolo stavamo.
 Al suo ritorno a scuola era praticamente distrutta ma faceva di tutto per non darlo a vedere e continuare a fare il suo lavoro. L’ammirai molto per il suo coraggio, fossi stata al suo posto, non avrei finto davanti agli altri di stare bene, mi sarei chiusa nella mia stanza a piangere per giorni. L’ammirazione di quel periodo venne meno però, quando il mese successivo mi schiaffò un cinque dopo una disastrosa interrogazione a sorpresa.
 -Sai-, continuò Massi sorridendo. –Mi diceva sempre che un bel ragazzo come me deve ridere in ogni circostanza, e ho cercato di farlo anche dopo la sua morte.-
 Abbassò lo sguardo rattristato ma il sorriso non scomparve dal suo volto. Poi tornò a guardarmi.
 -Come mai non mi prendi in giro con battute tipo “ma quale bel ragazzo, non sei neanche decente”…-
 Ah, no. Su quello il nonno aveva ragione, Massi doveva sorridere sempre ed era un ragazzo bellissimo! Il cuore mi batteva sempre più forte mentre lui era in attesa di una risposta, e nei suoi occhi lessi ancora una volta il dolore per la perdita di quella persona che per lui doveva essere stata fondamentale.
 -Idiota…-, mormorai sporgendomi verso di lui e abbracciandolo. Lo strinsi a me con forza per fargli capire quanto lo capissi, per fargli entrare in testa che con me non c’era alcun bisogno di fingere che stesse bene. –Al contrario di te, so quando le battute possono essere solo delle parole inutili e superflue.-
 Mi strinse anche lui e rimanemmo per diversi secondi abbracciati. Sentivo che la sua stretta si faceva più intensa come se non volesse lasciarmi andare.
 A quel punto il treno iniziò a rallentare: secondo i miei calcoli dovevamo essere arrivati.
 Mi staccai lentamente da lui e guardandolo negli occhi gli chiesi: -Stai meglio ora?-
 -Credo di sì, grazie-, mi rispose sorridendo, e questa volta era un sorriso sincero.
 -Figurati, sono stata io a tirare fuori certi argomenti.-
 Era vero. Mi sentivo tremendamente in colpa per averlo portato a ricordare il periodo della morte di suo nonno, ma non l’avevo fatto di proposito… Non avrei mai potuto farlo di proposito, vedere Massi soffrire aveva fatto quasi più male a me che a lui.
 Uffa! La storia si stava complicando. Avrei dovuto dimenticarlo, e lo invitavo con me a Padova! Avrei dovuto ignorarlo, e lo lasciavo sfogare abbracciandomi! Avrei dovuto smettere di amarlo, e mi innamoravo di lui ogni secondo di più! Ma cosa caspita c’era di sbagliato in me!?
 Quando il treno si fermò, prendemmo i nostri due borsoni e scendemmo dirigendoci velocemente all’interno della stazione. 
 -Come arriviamo a casa di tua zia?- mi chiese lui a un certo punto.
 -Dovrebbe aver mandato qualcuno a prenderci. In genere pianifica le mie visite con mesi di anticipo. Di solito vengo a trovarla d’Estate ma quest’anno con gli esami e tutto il resto ho pensato fosse meglio venire prima, e giacché approfittarne per visitare l’Università.-
 -Capito-, rispose lui sorridendomi.
 L’atmosfera che c’era tra noi dopo il viaggio era davvero insolita. Mi sembrava di essere tornata sul pullman diretto per Cascia, stava accadendo la stessa identica cosa: ci stavamo divertendo e riuscivamo a parlare civilmente, eppure avevo la sensazione che il resto della nostra permanenza a Padova non sarebbe stato così tranquillo.
 Salimmo le scale per accedere all’interno della stazione e con una gioia immensa notai subito un volto familiare tra la piccola folla accalcata nella grande sala d’ingresso. Era mia cugina Cristina, con i suoi soliti capelli biondi e sbarazzini, e i suoi occhi azzurri come il cielo d’estate.
 -Vale!- mi salutò lei con un braccio.
 Mollai a terra il borsone e corsi ad abbracciarla.
 -Cristi…-, mormorai mentre la stringevo.
 Mia cugina Cristi era una splendida ragazza di venticinque anni suonati, ma il suo viso dolce e il suo carattere allegro la facevano apparire, agli occhi di chi non la conosceva, appena una quindicenne. Eppure era un’adulta fatta ormai, e lo dimostrava anche il piccolo cerchietto d’oro che portava all’anulare sinistro. Aveva sposato da un anno Daniele, un ufficiale dell’esercito di ventinove anni che stava di stanza a Treviso. A causa del suo lavoro- aveva aperto un ristorante insieme a mia zia-, Cristi non poteva trasferirsi a Treviso con suo marito perciò era lui che scendeva da lei nei fine settimana in attesa che gli concedessero il trasferimento.
 Mi allontanai un po’ da lei e la passai in rassegna da cima a fondo, ovviamente la mia attenzione si concentrò sulla zona della sua pancia.
 -Mio Dio! Ma sei enorme, a malapena sono riuscita ad abbracciarti…-
 -Be’ grazie, tesoro. Anch’io ti trovo bene-, rispose fingendosi offesa.
 -Andiamo, lo sai che non potevo dirti semplicemente “Cristi, cara. Sei splendida, la gravidanza ti dona molto”, non sarebbe la verità, perché sei orrenda.-
 -Prova tu a portare per otto mesi nella pancia una persona in miniatura che ti frega tutto il cibo che mandi giù, di certo non saresti uno spettacolo migliore!-
 Ci guardammo per un secondo per poi scoppiare al ridere a crepapelle, e anche in modo piuttosto rumoroso tanto che la gente si girava a fissarci incuriosita. Gli incontri con mia cugina erano sempre stati così: rumorosi, pazzi e pieni di battutine. Non sarebbero mai cambiati, di questo ne ero certa.
 -E quello schianto dovrebbe essere il tuo ragazzo?- mi chiese.
 Per un momento non capivo a chi si stesse riferendo poi seguii il suo sguardo e mi ritrovai davanti Massi che teneva in mano sia il suo che il mio borsone (che come una stupida avevo abbandonato per correre incontro a mia cugina).
 Mi ci volle qualche secondo prima di capire il pieno significato della domanda di Cristi.
 -Il mio cosa?!- esclamai staccandomi totalmente da lei e guardandola in faccia per capire se stesse scherzando. No, non stava scherzando, era davvero convinta di quello che aveva detto.
 -Scusa, non hai detto a mia madre che saresti venuta con il tuo ragazzo?-
 -No, io le ho detto che sarei venuto con un ragazzo, non con il mio ragazzo!- esclamai cercando di mettere subito in chiaro le cose, mentre sentii una piccola risata partire da Massi. –Tu non ridere perché non c’è niente di divertente!-
 -Oh, sì che c’è…-, rispose lui continuando a ridacchiare.
 -Quindi tu e lui non state insieme?- mi chiese Cristi sorpresa.
 -Piuttosto mi faccio frate-, rispose Massi ridendo.
 -Spiritoso-, ci mancò poco che non gli facessi una linguaccia. –Questo ragazzo è un mio amico e siccome era interessato anche lui all’Università di Padova mi ha chiesto di poter venire con me. Tutto qui!- meglio sorvolare sui dettagli, sarebbe stato troppo lungo raccontarle tutto quello che aveva combinato Marco e come Massi ed io c’eravamo ritrovati lì davanti a lei.
 -Povera te, quando la mamma ha saputo che avevi trovato un fidanzato aveva annullato tutto gli appuntamenti ma adesso ci metterà un secondo ad organizzarne degli altri. E ti assicuro che questa volta è molto più decisa e combattiva.-
 Impallidii all’istante.
 -Oddio! L’avevo scordato!-
 -Ma di cosa state parlando?- chiese Massi confuso.
 Mi voltai a guardarlo con aria depressa ma non riuscii a trovare le parole per rispondere. Fortunatamente Cristi venne in mio soccorso.
 -Mia madre è un tantino fissata con il voler trovare un compagno a chiunque, e Vale è la sua cavia preferita. E’ da quando aveva cinque anni che ogni volta che la vede prova a farla innamorare del figlio o del nipote di qualche suo amico. L’ultima volta chi era?- mi chiese tentando di riportare alla mente il periodo della mia ultima visita.
 -Il figlio del fornaio vicino casa vostra-, sospirai afflitta. Il problema non era che mia zia provasse a farmi fare coppia anche con i ragazzi che incontrava per strada, il vero guaio era il suo pessimo gusto. In genere sceglieva sempre ragazzi che probabilmente non sapevano neanche allacciarsi le scarpe e avevano l’intelligenza di un criceto- con molta probabilità un criceto li avrebbe persino battuti. Il figlio del fornaio che aveva cercato di appiopparmi l’estate prima era uno spilungone di quasi due metri, magro come un manico di scopa e ricoperto di acne… Non che io giudicassi dall’aspetto ma quando mia zia me lo presentò, lui mi chiese se venivo dall’Africa visto che avevo la carnagione più scura della sua. Lo mandai al Diavolo senza tanti complimenti, e senza cercare di sapere se la sua era una battuta o altro… C’era un limite a tutto!
 Mentre il mio cervello cercava di elaborare una soluzione decente, sentii un'altra risata smorzata. Mi voltai furente di rabbia.
 -Massi, giuro che se non la smetti di ridere ti rompo il naso!-
 -Scusa, ma questa storia è troppo divertente-, rispose mettendosi una mano sulla bocca per coprire la sua risata.
 -Fossi in te, non riderei tanto-, intervenne Cristi. –Quando mia madre saprà che non state insieme, non solo recupererà tutti gli appuntamenti di Vale ma troverà qualche ragazza anche per te.-
 -Mi dispiace, sono già impegnato-, disse lui sorridendo trionfante.
 -Illuso! Mia zia non si è mai fatta scrupoli, non gliene importerà un fico secco se stai insieme alla fatina americana. Quella donna ha una determinazione che farebbe invidia a un condottiero, a volte fa paura.-
 -E’ così-, confermo Cristi annuendo.
 -E allora che si fa? Non mi va di essere vittima di questa “Cupido” travestita da dolce zietta.-
 Mi venne quasi da ridere. In effetti, zia Lucia poteva essere tranquillamente immaginata sotto quelle spoglie. Sembrava dolce e gentile ma se decideva che dovevi stare con qualcuno si trasformava. La prova più lampante era la stessa Cristina. Lei e Daniele avevano abitato nello stesso quartiere per anni e si salutavano appena, ma dopo che lui era tornato dal primo anno di accademia e mia zia lo aveva incontrato per caso vicino casa sua, era cambiato tutto. In un modo o nell’altro era riuscita a farli mettere insieme, invitando Daniele a pranzo, a merenda, a cena e qualche volta anche a colazione. Cristi e Dani si ritrovavano sempre insieme senza capire come poteva accadere e alla fine mia zia riuscì ad organizzare, non si sa come, un appuntamento in piena regola. I due ragazzi si erano ritrovati in quell’uragano e facendosi trasportare dal vento impetuoso si erano innamorati. Mia zia l’aveva spuntata e da quel momento cercò di darsi ancora più da fare con me! La mia sfortuna era davvero innegabile!
 -Io un’idea ce l’avrei-, disse Cristi sorridendo.
 -E sarebbe?- chiesi titubante, le idee di mia cugina difficilmente riuscivano a convincermi.
 -E’ semplice, visto che mia madre pensa che voi due stiate insieme, l’unico modo per evitare l’attacco dei suoi pretendenti è che voi due fingiate di essere innamorati.-
 -COSA?!- quell’esclamazione, mia e di Massi, fu talmente forte che persino i dipendenti che stavano alla biglietteria si affacciarono per vedere cosa fosse accaduto.
 -Che c’è che non vi convince?- chiese Cristi innocentemente.
 -Tutto!- risposi livida di rabbia. –Massi ed io non possiamo fingere di stare insieme. Prima di tutto lui è già fidanzato, in secondo luogo tendiamo a litigare come matti ogni volta che cominciamo un discorso, e terzo, la zia lo capirà che le stiamo mentendo-… Quarto, fingere di stare insieme a Massi sapendo che lui avrebbe potuto tirar fuori l’argomento “ascensore” in qualsiasi momento respingendo brutalmente i miei sentimenti, era una cosa che proprio non potevo sopportare. Non ce la facevo!
 -E’ solo qui il problema?- Cristi mi guardò con aria di superiorità. –Primo, la fidanzata di Massi si trova a chilometri di distanza da qui e non saprà mai che avrete finto di essere innamorati. Secondo, se litigherete mia madre lì prenderà come “teneri battibecchi tra piccioncini”. E terzo, sarà troppo occupata ad adorare Massi per concentrarsi sul fatto che le state mentendo. Ho risolto tutti i tuoi dubbi, cara?-
 -Affatto!- risposi indispettita. –Ne rimane uno solo. Noi non vogliamo fare una cosa del genere!-
 Semplice, diretto ed efficace. Se io e Massi non volevamo, lei non poteva costringerci.
 -Veramente io…-
 Mi voltai di scatto verso il proprietario di quella voce che tanto amavo ma che in quel momento mi suonava stridula come una nota stonata.
 -Tu cosa?- gli chiesi con uno sguardo che avrebbe potuto far saltare in aria l’intera stazione.
 -Non non voglio che tua zia mi faccia da agenzia matrimoniale per tutto il tempo che starò qui. E se per evitarlo devo solo fingere di essere il tuo fidanzato credo di poterlo sopportare.-
 Alzai gli occhi al cielo incredula.
 -Tu non la conosci. Potrebbe chiederci di fare qualsiasi cosa, tipo tenerci per mano, abbracciarci o…-, mi bloccai improvvisamente poco prima di pronunciare quella parola, e, dallo sguardo che aveva Massi, non era difficile intuire che aveva capito quale fosse il verbo mancante nella mia frase lasciata in sospeso.
 -Se ci chiederà di fare cose del genere troveremo una soluzione… A meno che, tu non abbia bisogno di un ascensore anche questa volta-, disse pungente.
 -Ascensore?- chiese Cristina confusa.
 Lanciai uno sguardo di fuoco in direzione di Massi, poi mi voltai verso mia cugina.
 -Niente, lascialo perdere… Il viaggio gli ha danneggiato il cervello, e non è che prima fosse del tutto sano-, la mia acidità stava ritornando. Mia zia non ci sarebbe mai cascata in quella storia! Sentiva puzza di bugia nel raggio di chilometri.
 -Gentile come sempre, Ferrari-, ribatté Massi scocciato.
 -Sta’ zitto, Draco-, esclamai furente.
 -Certo che quando discutete fate proprio le cose per bene-, disse Cristi sorridendo divertita.
 -Te l’ho detto, e questo è niente. Sappiamo fare di meglio, quindi ti assicuro che la zia non ci crederà.-
 -Tentar non nuoce-, rispose lei facendo l’occhiolino. –Preferisci che appena arriviate a casa ti metta davanti una schiera di ragazzi spilungoni e pieni di brufoli?-
 Sospirai per l’ennesima volta, la depressione ormai si era insidiata dentro di me e non sapevo come potermene liberare. Il problema era che mia zia lo avrebbe fatto sul serio.
 -E va bene…-, mi arresi a quella loro stupida idea. Mi voltai di nuovo verso Massi- Ma poi non dire che non ti avevo avvisato. Non sarà semplice prenderla in giro.-
 -Sottovaluti le mie capacità di attore-, il suo sguardo tornò ad essere spavaldo e sicuro, l’espressione che di Massi mi piaceva di più.
 Il viaggio verso casa di mia zia fu tranquillo. Cristina mi raccontò come andavano le cose con Daniele, che probabilmente avrebbe ottenuto il trasferimento a breve, e mi aggiornò su tutti i suoi mesi di gravidanza: dal test fatto nel bagno del suo ristorante (quest’argomento avrei voluto evitarlo in presenza di Massi, ma quando mia cugina cominciava a parlare era impossibile fermarla) fino a quando la settimana prima si era recata al negozio per acquistare culla e carrozzina.
 -Manca ancora un mese ma preferisco portarmi avanti con il lavoro-, disse sorridendomi.
 -E sai già il sesso?- chiesi curiosa.
 -No. Questo piccolo scalmanato durante l’ecografia si muoveva in continuazione e la dottoressa non è riuscita a capirne il sesso, alla fine Daniele ed io abbiamo deciso di aspettare che nasca per saperlo. Sarà più emozionante, no?-
 -Sì-, risposi in quel modo però, conoscendomi, se fossi stata al suo posto, avrei consultato dottori e dottoresse finché qualcuno non fosse riuscito a capire il sesso del mio bambino. Le sorprese non mi erano mai piaciute…
 Cristina entrò con l’auto nel piccolo vialetto che portava all’abitazione della zia e non mi sorprese vedere la donna che ci attendeva davanti all’ingresso con sguardo impaziente.
 Adoravo quella villetta. Non aveva nulla di particolare, era una semplice casa con il tetto spiovente e le pareti gialline, situata nella zona residenziale di Padova, ma per me era sempre stata come una specie di castello. A Lecce case del genere non sono molto frequenti visto che la neve in genere non ci sfiora neanche per scherzo, quindi, quando ero solo una bambina vedere quel tetto rosso e spiovente mi affascinava molto.
 Scesi in fretta dalla macchina e corsi ad abbracciare zia Lucia. Era una donna strana e forse anche un tantino fuori di testa ma io le volevo un mondo di bene.
 -Ciao zia!- esclamai buttandomi al suo collo e stringendola forte.
 -Tesoro mio, è sempre bello riabbracciarti- rispose lei con la sua solita voce dolce. –Mia sorella sta bene?-
 Mi staccai da lei e le sorrisi.
 -Al solito. Lavora, rompe le scatole e litiga con papà per delle scemenze. Lo zio è sempre sulla sua poltrona?-
 -L’hai mai visto smuoversi da quel coso?- mi chiese lei esasperata.
 Se zia Lucia era un uragano che nessuno riusciva a domare, mio zio Sandro era l’esatto contrario: un uomo tranquillo e di poche parole, molto affezionato alla sua routine. Lavorava come impiegato in un ufficio e nei fine settimana dava una mano al ristorante di Cristina. Adorava alzarsi presto la mattina, uscire a comprare il giornale e poi tornare a casa per fare colazione e leggerlo in tutta tranquillità. Il pomeriggio, quando tornava dall’ufficio, si sedeva sulla sua poltrona preferita (che probabilmente aveva molti più anni di me) e leggeva oppure guardava i quiz in televisione. Probabilmente ad occhi esterni sarebbe sembrato un uomo insipido e passivo, ma io sapevo che non era quella la verità: era in grado di essere molto divertente quando voleva, semplicemente non parlava se non aveva qualcosa di sensato da dire. Per me quella era pura e semplice saggezza.
 -Sono contenta che qui non sia cambiato nulla-, risposi sorridendole.
 -Invece io sono felice che finalmente nella tua vita sia cambiato qualcosa. Allora, dov’è il mio futuro nipote?- chiese tutta pimpante cercando di guardare oltre la mia testa.
 Futuro nipote?! Signore, cosa mai avevo fatto di così terribile nella mia vita precedente?
 -Buonasera, signora Lucia-, disse Massi comparendo dal nulla al mio fianco e porgendo la mano a mia zia. –Sono Massimiliano, il fidanzato di Vale. Ovviamente, se vuole, può chiamarmi Massi.- Ammiccò con gli occhi, sfoggiando il suo sguardo più affascinante.
 Se non avessi saputo realmente come stavano le cose anch’io avrei creduto che quello era davvero il mio fidanzato. Massi aveva ragione: non avrei dovuto sottovalutare le sue capacità di attore, ma soprattutto lo charme che sfoderava con le donne- io per prima lo adoravo quando sfoggiava quello sguardo.
 Zia Lucia rimase un attimo basita a fissarlo poi spalancò gli occhi sorridendo e si buttò letteralmente ad abbracciarlo.
 -Che bello! Sono così felice che la mia Vale abbia trovato un ragazzo gentile ed educato come te.-
 Lo stava praticamente stritolando, ed io riuscii a stento a trattenere una risata visto che quella scena era a dir poco esilarante.
 -Ne sono felice anch’io-, mormorò Massi con quel filo di voce che gli consentiva di usare il poco fiato che poteva racimolare.
 -Mamma, lascialo respirare. Non vorrai ucciderle il ragazzo, proprio adesso che Vale ne ha trovato uno-, intervenne Cristi mentre tirava fuori i bagagli dal cofano dell’auto.
 La zia si staccò da Massi e lo guardò con occhi di pura ammirazione. Poi lui notò che Cristi sembrava avere tutta l’intenzione di portare i nostri borsoni fin dentro casa, prima che potessi intervenire io stessa, disse: -Aspetta, li prendo io.-
 Si precipitò verso Cristi e le tolse le borse dalle mani.
 -Grazie-, rispose lei sorridendo.
 -Non dovresti fare sforzi, basta che mi fai strada, li porterò io dentro.-
 Non feci in tempo a sorprendermi per il gesto di Massi che sentii un urletto provenire da mia zia.
 -Che fortuna! E’ anche un perfetto gentiluomo. Non potevi nascere una trentina di anni prima, Massi? Sarei stata felice di sposarti.-Le mancavano solo gli occhi a cuoricino e sarebbe potuta tranquillamente entrare a far parte nel fan club di Massi che avevano messo su le sue compagne di classe.
 -Ne sarei stato onorato, signora, ma mi accontenterò di prendere sua nipote-, rispose con uno dei suoi sorrisi magnetici.
 -Oh, chiamami Lucia… Signora non mi è mai piaciuto. Mi fa sentire molto più vecchia di quanto non sia…-
 -Ma lei non è vecchia, Lucia. Quanti anni ha? Trenta?-
 Mia zia fece un risolino e arrossì. Sembrava una quindicenne in calore.
 -Okay, ora basta-, m’intromisi prima che quello scambio di battutine dolci diventasse più imbarazzante di quanto già non fosse. –Entriamo. Devo ancora salutare lo zio.-
 -Sì, hai ragione cara-, rispose zia Lucia ricomponendosi- o almeno cercando di farlo. –Cristi, accompagna Massi nella stanza che ho preparato per loro due così può lasciare lì i bagagli.-
 Fermi tutti! Un attimo soltanto! Mia zia aveva forse detto “nella stanza che ho preparato per loro due”? C’era qualcosa che stonava in quell’affermazione.
 -Zia, hai preparato una stanza per noi due?- chiesi indicando prima me e poi Massi. –Ma non avevi due stanze per gli ospiti?-
 -Ah, sì…-, disse lei posandosi l’indice sul mento per riflettere. –Una l’ho trasformata in una mini-palestra… Sai, ci ho messo due cyclette, un tapis roulant, e qualche altro attrezzo. Almeno tuo zio fa un po’ di attività fisica di tanto in tanto. Così nell’altra ci ho messo un letto matrimoniale. Spero che non ci siano problemi se starete nella stessa stanza, dopotutto alla vostra età non c’è niente che non si sia già fatto, no?-
 Spalancai gli occhi incredula. Tolto che parlare di sesso come mia zia si trovava nella mia lista della priorità esattamente dopo il cadere in un lago pieno di Piranha, io non potevo dormire per tre notti nella stessa stanza con Massimiliano Draco. Anzi, non potevo stare sola con lui neanche per pochi minuti. Non che avessi il timore che mi saltasse addosso nel bel mezzo della notte, figuriamoci se era interessato a me in quel senso, però avrebbe potuto tirare fuori l’argomento “ascensore” in qualsiasi momento ed io non ci tenevo per niente a dovergli dare spiegazioni riguardo quel giorno.
 Accidenti a mia zia!
 -Allora, ci sono problemi?- mi chiese lei socchiudendo gli occhi sospettosa.
 -No-, intervenne subito Massi posando a terra uno dei borsoni e circondandomi le spalle con il braccio. –Nessun problema.-
 Mi strinse di più e mormorò con un filo di voce appena udibile : -Avanti, sorridi altrimenti scoprirà tutto.-
 La mia bocca si mosse da sola a quelle parole stirandosi in un meraviglioso sorriso, ovviamente finto come il naso di Nicole Kidman. Per un momento avevo dimenticato che mia zia teneva sempre in serbo per me una schiera di spilungoni brufolosi da presentarmi nel caso in cui avesse scoperto la verità.
 Entrammo in casa e mentre Massi e Cristi portavano le valigie in camera e mia zia andava in cucina per organizzare la cena, io mi diressi in salotto per salutare lo zio.
 Come immaginavo era seduto sulla sua poltrona di pelle marrone- ormai sbiadita e consumata- e stava leggendo un libro.
 Mi avvicinai a lui e sedendomi sul divano accanto alla poltrona lessi il titolo del libro.
 -Ci siamo dati a Pirandello? Cos’è, zio, avevi voglia di fare una bella introspettiva della tua esistenza?- chiesi sorridendo.
 -Il fu Mattia Pascal non passa mai di moda, e poi lo sai che amo Pirandello-, rispose lui senza alzare gli occhi dal libro. –Bentornata, Vale.-
 Mi aprì in un sorriso enorme.
 -Grazie, zio.-
 Lui voltò la pagina e continuò.
 -Ho saputo che hai portato il tuo fidanzato-, il suo tono era pacato come al solito.
 -Sì, anche se forse “fidanzato” è un po’ esagerato come termine-, dissi con tono scocciato.
 Non mi andava proprio giù l’idea di essere la ragazza di Massi solo per finta.
 -Cos’è, l’hai pagato per far credere a tua zia che è il tuo ragazzo?- mi chiese con un sorrisetto.
 A lui non potevo proprio mentire, e poi sapevo che disapprovava gli appuntamenti che mi organizzava la zia Lucia almeno quanto me.
 -Più o meno. Era interessato a vedere l’Università e così ne ho approfittato.-
 -Capisco-, rispose lui continuando a leggere. –Ti conviene andare a fare una doccia prima di cena, immagino che il viaggio si stato stancante.-
 -Sì-, risposi alzandomi.
 -Mi raccomando, tu e quel ragazzo non fate cose strane lassù da soli-, disse poi lo zio con aria preoccupata.
 -Tranquillo, zio. Su questo non c’è proprio pericolo-, mormorai con una certa sicurezza.
 -Non ne sarei così sicuro-, ribatté voltando un’altra pagina del libro. –Siete pur sempre un ragazzo e una ragazza costretti a dormire nella stessa stanza.-
 Sbuffai incredula e divertita.
 -Credimi, so quello che dico. Massi non ci proverebbe mai con una come me visto che è fidanzato con una ragazza bellissima-, sperai che non notasse quella nota di delusione che era sfuggita dalla mia bocca nel pronunciare quelle parole.
 -Il fatto che sia fidanzato con una ragazza bellissima, come dici tu, non è assicurazione-, rispose lui semplicemente.
 -D’accordo, meglio smetterla con questo argomento, potremmo andare avanti all’infinito-, conoscevo mio zio e conoscevo me stessa, nonostante non fossimo parenti diretti avevamo la stessa testardaggine, quindi era meglio chiuderla lì perché nessuno di noi avrebbe abbandonato la sua posizione. –Salgo a farmi una doccia, ci vediamo tra poco.-
 -Uhm…-, rispose lui, ormai la sua attenzione era stata di nuovo catturata interamente dal libro.
 Passai dalla cucina e vidi che mia zia era tutta intenta a girare le patate al forno che stava cucinando per evitare che si bruciassero. Stava canticchiando, quindi probabilmente la sceneggiata che le avevamo propinato era stata presa per vera.
 Scossi la testa per la stanchezza. Non ero certa che sarei arrivata sana e salva al sabato mattina per tornare finalmente alla tranquillità di casa mia.
 Salii le scale con una lentezza atroce, non mi ero ancora resa conto di quanto fossi stanca: avevo proprio bisogno di quella doccia.
 Appena fui al piano di sopra, vidi che la porta del bagno si era chiusa proprio in quel momento, doveva essere Massi che aveva preferito il bagno grande a quello piccolo che c’era nella stanza degli ospiti- la nostra stanza, al solo pensiero mi veniva la pelle d’oca.
 La porta della camera di Cristi era chiusa, di certo si stava cambiando per la cena.
 Sospirai avvertendo tutta la stanchezza e la tensione che avevo accumulato in quelle ultime ore, anzi in quegli ultimi mesi, e mi diressi lentamente verso la mia stanza. Era vuota, quindi Massi era davvero andato in bagno.
 Chiusi la porta e mi tolsi la felpa che indossavo buttandola sul letto, rimanendo così in reggiseno e jeans. La porta del bagno era semi chiusa. Liberai i miei poveri capelli dalla severa coda in cui li avevo costretti quella mattina e avanzai verso il bagno, spalancandone poi la porta.
 Mi bloccai immediatamente mentre quello che avevo davanti veniva registrato dai miei occhi e portato in una parte del mio cervello dal quale non sarebbe mai più stato cancellato.
 -Scusa!- esclamai chiudendo gli occhi, e serrando la porta dietro di me.
 Rimasi immobile per diversi secondi con lo sguardo puntato sul pavimento e il cuore che correva veloce mentre la mia mente stava elaborando quello che avevo visto: Massi nudo! Completamente e assolutamente nudo! Tutto nudo! Senza neanche un centimetro di stoffa addosso! Stava uscendo dalla doccia con i capelli bagnati e le goccioline che percorrevano lente ogni centimetro del suo corpo, e io avevo deciso di aprire la porta proprio in quel momento!
 Maledizione!
 Sentii il sangue fluire totalmente verso le mie guancie colorandole di un rosso intenso e imbarazzato mentre la testa cominciava a pulsarmi per l’agitazione.
 D’un tratto la porta del bagno si aprì facendomi fare un salto di due metri per lo spavento, e mi ritrovai davanti Massi con un asciugamano blu legato in vita e uno bianco sulla testa. Dio, ma poteva un ragazzo essere più sexy in quelle condizioni che completamente nudo?!
 Mi lanciò un’occhiata che non riuscii a decifrare e si diresse verso il suo borsone.
 Era meglio scusarsi per bene prima che il mio cervello decidesse di esplodere per davvero.
 -Massi, io… Senti, scusami. Davvero, credevo che fossi nell’altro bagno e… e volevo farmi una doccia… e…-
 -Tranquilla, non fa niente-, rispose lui praticamente ignorandomi.
 -Davvero?- chiesi stupita.
 -Non sei la prima ragazza a vedermi nudo, quindi non ci trovo nulla di cui scandalizzarmi-, il suo tono era del tipo “me ne sono fatte talmente tante che una ragazzina curiosa non mi fa ne caldo ne freddo”. Ovviamente la cosa non mi piacque per niente.
 -Immagino che Delia ti abbia visto molte volte uscire dalla doccia-, dissi acida.
 Finalmente sembrò ricordarsi che ero un essere umano e che per buona educazione avrebbe dovuto guardarmi in faccia per rispondermi, visto che alzò gli occhi su di me con un sorriso spavaldo.
 -Certo-, disse compiaciuto. –E ti assicuro che lei non è stata la prima.-
 -Ma figurati-, risposi scettica. –Chi mai verrebbe a letto con uno come te?- mi sembrava quasi che al mio interno si stesse svolgendo una battaglia: il mio cuore rispondeva alla mia stessa domanda con milioni di “Io, io, io, io, io, io, io, io, io!” e la mia mente che diceva “Sta’ zitto, stupido organo ribelle! Se non portassi il sangue in giro per il corpo dovresti essere asportato senza pietà!”
 -Dove sei stata negli ultimi cinque anni?- esordì sorridendo. –A scuola sono perseguitato dalle ragazze e se non fossi fidanzato, mi basterebbe uno schiocco di dita per trovare un’altra che voglia prendere il posto di Delia.-
 E certo! Questo avrebbe dovuto impressionarmi, vero? E invece servì solo a farmi infuriare di più e, lo ammetto, a farmi fremere per la gelosia.
 -Bene, allora non vedo perché dovrei scusarmi, visto che se così abituato a mostrare le tue “grazie” in giro per il mondo femminile- risposi con il tono di una vecchia che vede un gatto fare la pipì sui suoi adorati gerani. –Considera ritirate le mie scuse.-
 -Se vuoi ritirare le tue scuse-, mormorò con uno strano tono di voce avvicinandosi e fissando i suoi occhi nei miei, -potrei sempre adottare la legge dell’ occhio per occhio, dente per dente.-
 -Come?- chiesi sconvolta, mentre sentivo il cuore battere come un forsennato e delle goccioline di sudore che mi scendevano dietro al collo. Sudore? Eravamo a dicembre, che diavolo avevo da sudare?!
 Ormai Massi era a pochi centimetri da me, posò una mano dietro la mia schiena e mi attirò a lui facendo aderire i nostri corpi, mentre le mie mani finirono in modo meccanico sulle sue spalle.
 -E’ semplice-, sussurrò con voce suadente. –Dato che tu mi hai visto nudo, ora tocca a me vederti senza vestiti.-
 Cosa?! Sì, come no. Aspetta e spera, caro. Non accadrà mai. Figurati se mi metto a spogliarmi davanti ad un ragazzo già fidanzato. Per quanto lo potessi amare, i miei principi erano più forti di qualsiasi altra cosa! Di questo ne ero certa!
 E allora perché non gli stavo dicendo nulla e gli stavo permettendo di tenermi stretta a quel modo. Tanto più che ricordai solo in quel momento che la parte superiore del mio corpo era coperta solo da un sottile reggiseno di pizzo. Potevo sentire la pelle di Massi, bagnata e fresca, sulla mia, calda e torbida.
 Lui avvicinò le labbra al mio orecchio e sussurrò: -Spogliati…-
 Avvertii le guance andare letteralmente a fuoco e il cuore aumentare i battiti in modo esponenziale.
 Proprio in quel momento un rumore alla mia sinistra mi fece voltare.
 -Ops, scusate-, disse mia zia ridendo.
 Cavolo! Provai a liberarmi dalla presa di Massi ma lui mi tenne ancora più saldamente.
 -Volevo solo dirvi che la cena è pronta ma se preferite restare ancora un po’ qua a dedicarvi ehm… ad altre attività, posso tenervela in caldo.-
 -No, grazie, Lucia-, rispose Massi sorridendo. –Scendiamo subito, le nostre “attività” possono anche aspettare.-
 -Bene-, rispose mia zia contenta. –E scusate ancora per il disturbo.-
 Appena chiuse la porta mi ridestai e compresi quello che era accaduto. Sentii la rabbia montarmi dentro e senza pensare presi un orecchio di Massi e lo tirai.
 -AHI!-
 Lui mi lasciò andare ed io mi allontanai da lui il più possibile.
 -Volevi staccarmelo, per caso!- mi chiese imbestialito massaggiandosi la parte lesa.
 -Così impari a mettermi in imbarazzo davanti a mia zia!- esclamai afferrando la felpa che avevo lanciato qualche minuto prima sul letto e infilandomela. –Avresti dovuto lasciarmi andare quando è entrata!-
 -Quindi se non fosse arrivata lei, avrei potuto continuare?- mi chiese con un sorrisetto.
 -Ti avrei tirato comunque l’orecchio, anzi te l’avrei staccato di sicuro-, ormai il suo finto tentativo di mettermi a disagio aveva perso efficacia. Avevo capito che mi aveva stretta in quel modo solo per farmi arrabbiare.
 -Comunque non ti ho lasciato quando ho visto tua zia perché mi sembrava l’occasione giusta per mettere a tacere qualsiasi dubbio che potesse avere.-
 In effetti, non era stata male come trovata. Adesso mia zia non avrebbe più avuto sospetti riguardo la nostra relazione e non ci avrebbe chiesto di tenerci per mano o di baciarci davanti a lei.
 -E va bene, ti concedo che come idea non è stata male, però se dobbiamo stare insieme in questa stanza per tre notti, è meglio mettere in chiaro alcune cose.-
 Era il minimo!
 -Concordo-, rispose lui annuendo.
 -Prima di tutto quando uno di noi userà il bagno, dovrà sempre chiudere la porta a chiave.-
 -Mi sembra giusto.-
 -La mattina ci vestiremo in bagno così non creeremo altri incidenti imbarazzanti.-
 -D’accordo-, annuì ancora.
 -E ovviamente tu dormirai sul pavimento-, terminai con voce seria.
 -Assolutamente s… No!- esclamò incredulo. –Ti è partito il cervello?! Siamo a dicembre, mi verrà una broncopolmonite!-
 -Non fare tanto il delicato-, ribattei annoiata. –Il pavimento è ricoperto di moquette e mia zia lascia i riscaldamenti accesi tutta la notte, stai sicuro che non sentirai freddo.-
 -E potrei capire perché il letto toccherebbe a te?- chiese lui incrociando le braccia scocciato.
 -Semplicemente perché non sono io quella che alloggia a scrocco a casa di persone con cui non ha nessun grado di parentela-, colpito e affondato. “Rispondimi a questa, razza di Casanova fallito!”
 Lui provò a dire qualcosa ma poi ci ripensò e abbassò le spalle sconfitto.
 Sorrisi soddisfatta.
 -Adesso sbrigati a vestirti, ti aspetto di sotto-, dissi uscendo dalla stanza il più in fretta possibile.
 Appena fuori lanciai un’occhiata di sbieco alla porta del bagno che magicamente si aprì.
 -Da quando sono incinta, vado in bagno in continuazione-, disse Cristi tutta contenta sorridendomi.
 -Pannolone?- chiesi divertita.
 -Spiritosa-, mi fece la linguaccia ed entrò in camera sua per cambiarsi.
 Sospirai e tutta la stanchezza che avevo avvertito pochi minuti prima tornò a pressarmi forse anche più duramente.
 Ma perché capitavano sempre tutte e me!?
 Prima mia zia che ci dava una sola stanza e poi lui che si faceva trovare completamente nudo in bagno! Come cavolo facevo a dimenticarlo se sembrava che tutto e tutti fossero contro di me e i miei piani?!












***L'Autrice***
 Penso che ognuna di noi abbia almeno una parente (che sia una zia o la nonna, o un'altra) che appena ti vede dice frasi del tipo "e il fidanzato?", e tu che rispondi che non ti senti ancora pronta per una relazione stabile, mentre invice lo sai benissimo che appena ne avrai l'occasione acchiapperai il primo ragazzo decente e ci proverai eccome ad avere una relazione stabile...^^ Comunque, spero che la zia Lucia e Cristina vi siano piaciute...
 Allora, nei prossimi due capitoli si chiariranno tutti i dubbi che a quanto pare non hanno permesso a molte di voi di dormire la notte. Il più importante sarà il prossimo, mentre quello dopo ancora sarà un capitolo scritto dal POV di Amy in cui si spiegheranno gli ultimi dettagli e in cui, ovviamente, vedremo Marco e Amy... xD E qui mi fermo, non vorrei dire troppo...
 Ringrazio tutte le persone che stanno leggendo questa mia umile storia...*-* Siete tutte meravigliose, e non smetterò mai di ringraziarmi per tutto il supporto che mi date sia con le vostre recensioni che con i commenti su Facebook... xD
 
Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^



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 Mancano le risposte a parecchie recensioni, mi darò da fare in queste ore per provvedere... ^^'
   
 
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