Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Taila    29/11/2010    1 recensioni
La Regina Bianca e Alice sono nello studio di quest'ultima. Per convincere la ragazza a combattere contro il Ciciarampa l'indomani, la Regina le racconta la storia di Eileen, una ragazza venuta dal Sopramondo che, molto tempo addietro, divenne una Paladina di Sottomondo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Liddell, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve salvino gentili lettrici ^___^ Finalmente sono riuscita ad aggiornare questa fic, in questo periodo ho decine di idee per la testa e a stento riesco a districarmi per metterle sulla carta. Ma passiamo a cose più serie. Ringrazio: Leia: Tesciora mia, se dici così però mi fai arrossire ^//^ Il mio ego sta saltellando felice per i sette cieli, per ciò che hai scritto. Sapere che proprio tu apprezzi questo mio piccolo lavoro, mi fa gongolare tantissimo ^O^ I prodi arriveranno e ci sarà ancora da dire sulla Regina Blu ^__^ Un bacio enorme tasciora *___* Ringrazio: Alice_in_Realityland e LazioNelCuore 1711 per aver inserito la fic tra i preferiti. Ringrazio: Aya Lawliet e Leia per aver inserito la fic tra i seguiti. Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo letto. Adesso vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente \^0^/

Capitolo V: Strani incontri

Seduta sulla radice di una quercia enorme, Eileen piangeva sconsolata. Chissà come era finita in un mondo assurdo, dove gli animali non solo parlavano, ma esigevano da lei cose impossibili, che mai sarebbe stata di fare. Come potevano chiederle di uccidere quel mostro? Mai, nemmeno in un’altra vita sarebbe riuscito a farla. E dire che sua madre l’aveva sempre avvertita di non seguire persone che non conosceva, perché non poteva sapere cosa le sarebbe potuto accadere. E lei invece cosa aveva fatto? Aveva inseguito un coniglio con il panciotto, era caduta in una buca e si era ritrovata in quel posto. Oramai era sera, cosa avrebbero fatto i suoi genitori accorgendosi della sua assenza? Si sarebbero preoccupati tantissimo e l’avrebbero cercata ovunque, senza trovarla. E come avrebbero potuto farlo?
- Perché piangi, tesoro?- le chiese una voce gentile e un po’ roca fuoricampo.
Eileen scostò cauta le mani dal volto e vide che davanti ai suoi occhi stava fluttuando a mezz’aria un grosso gatto grigio con grandi occhi verde acido.
- Chi… chi sei?- quasi urlò la ragazza spaventata, indietreggiando di scatto e sbattendo la schiena contro il tronco dietro di lei.
- Sono lo Stregatto. Non avere paura, tesoro, non ti faccio nulla.- e le sorrise.
Eileen lo fissò a lungo, cercando di capire se poteva o no fidarsi di lui. Ma quale razionale metro di misura avrebbe potuto adoperare per valutare l’affidabilità di un gatto che galleggiava a mezz’aria? Lo guardò dritto negli occhi che sembravano brillare nella penombra della sera incipiente come le fiammelle di due lucerne. In esse cercava una traccia di menzogna, una scintilla di cattiveria, ma non trovò altro che il riflesso del suo volto spaurito e rigato da lacrime invisibili.
Rilassò appena la linea delle spalle: in quella situazione non aveva molte alternative e poi quel gatto non aveva addosso l’emblema della Quercia, dal quale l’aveva messa in guardia Stowe Cox. Il sorriso sul muso dello Stregatto si ampliò, comprendendo il suo cambiamento.
- Che ci fai qui tutta sola?- le chiese ancora.
- Vorrei saperlo anch’io. – brontolò lei imbronciata, cancellando l’ennesima lacrima dal viso con un colpo brusco sulla guancia – Non so dove mi trovo, né cosa devo fare. Se solo non avessi mai seguito quel coniglio col panciotto ora non sarei qui!- sbottò e il verde delle sue iridi tremò per le lacrime che minacciavano di traboccare sul viso.
Un lampo di sorpresa e comprensione attraversò i grandi occhi dello Stregatto.
- Tu sei la Prescelta?- chiese avvicinandosi ancora di più a lei.
Eileen si strinse nelle spalle, come se avesse freddo, e distolse lo sguardo da quello dell’animale che fluttuava tranquillamente davanti a lei.
- È quello che hanno detto quel bruco blu e il coniglio.- rispose con un basso mormorio.
Sentendo che la ragazza aveva incontrato il Brucaliffo, lo Stregatto fu certo che la ragazzina che aveva in quel momento davanti era la Paladina che avrebbe riportato la pace a Sottomondo – Dov’è Stowe Cox?- domandò ancora, guardandosi intorno.
- È arrivato il Fante e lui mi ha fatto scappare, non so dove sia ora.- spiegò velocemente, quasi volesse giustificarsi dell’assenza del coniglio.
Lo Stregatto la fissò per un interminabile istante con un’espressione indecifrabile. Eileen si agitò a disagio sotto quello sguardo che non rivelava niente di quello che stava pensando in quel momento.
- Ti ha detto qualcosa prima di lasciarti sola?- domandò alla fine, con quel suo tono morbido, che però suonò stranamente diverso da quello usato fino a quel momento.
La ragazza si fermò a riflettere, cercando di ricordare quello che le aveva detto Stowe Cox prima che lei si desse alla fuga.
- Mi ha detto di andare alla Palude Nebbiosa e di trovare Iain Testamatta, lui avrebbe saputo cosa fare. Ma io non so da che parte andare, non conosco questo posto e… credo di essermi persa.- e la sua voce tremò appena di terrore.
- Ti condurrò io da Iain.- disse lo Stregatto dopo un’altra pausa.
- Davvero?- esclamò incredula la ragazza.
Lo Stregatto scomparve in una scia di fumo verde, che si sciolse nell’aria per qualche istante, prima di ricomparire a qualche metro di distanza.
- Vieni.- la invitò muovendosi nell’aria come se stesse nuotando.
Eileen lo guardò, troppo sorpresa per provare qualsiasi emozione, per una manciata di secondi, poi si alzò in piedi e lo raggiunse.

Le Paludi Nebbiose apparvero davanti a loro dopo quattro giorni di cammino. Eileen fece scorrere piano lo sguardo sulla fitta distesa di alberi che si affollavano l’uno sull’altro in macchie di un verde malsano, dalle chiome pendevano lunghe liane bavose, che si legavano tra loro in intricati intrecci che impedivano il passaggio. I tronchi affondavano le loro radici in un grumo pastoso di acqua e terra maleodorante, mentre su tutto si stendeva un velo di nebbia sfilacciato, come la veste di un fantasma.
La ragazza riportò lo sguardo sullo Stregatto che, stranamente, era in piedi sulle quattro zampe sul terreno accanto a lei, invece di galleggiare a mezz’aria come suo solito. Era stato un compagno di viaggio silenzioso, che aveva eluso sistematicamente tutte le sue domande su cosa stesse succedendo, rispondendole che Iain le avrebbe fornito tutte le risposte che cercava. Storse le labbra in una smorfia dubbiosa, mentre si chiedeva chi fosse in realtà quello strano animale.
- Siamo quasi arrivati, Iain abita qui vicino. – le disse senza guardarla – Un ultimo sforzo.- e si disciolse in una scia verde, per poi ricomparire alcuni passi più avanti.
Eileen sospirò, dicendosi che non si sarebbe mai abituata al suo comportamento. Alzò la sottoveste fin sopra le ginocchia e seguì lo Stregatto. Avanzava a fatica, il fango viscoso si aggrappava alle sue gambe, come un corpo invisibile che voleva bloccarla e impedirle di proseguire. La nebbia scivolava sulla sua pelle, sudata e accaldata per lo sforzo, come gelide dita invisibili che le strappavano un brivido dietro l’altro. Presto i muscoli iniziarono a dolerle e una sottile sensazione di freddo iniziò a serpeggiare sotto la sua pelle. La nebbia che aleggiava leggera a un palmo da terra non le permetteva di vedere dove metteva i piedi e per questo non vide una grossa radice nodosa, vi inciampò e cadde nell’acqua limacciosa e fredda, bagnandosi completamente. Ne emerse ansimando e sputacchiando, sentendosi tremare fin dentro le ossa.
- Tutto bene?- le chiese apprensivo lo Stregatto.
Rimettendosi in piedi a fatica e cercando di non scivolare nuovamente, Eileen annuì stancamente.
- La casa di Iain è dietro quei salici – disse indicando un groviglio di alberi poco lontano da loro – Ce la fai a camminare ancora un po’?- .
Eileen avvertì lo sconforto ricominciare a colare goccia dopo goccia dentro di lei. Era stremata, a stento riusciva a reggersi in piedi, come avrebbe fatto a camminare fin laggiù? Considerò quindi l’alternativa: restare lì significava dormire una notte ancora all’addiaccio, preda di quel freddo malsano che sembrava aver impregnato tutto quel luogo, sotto la costante minaccia di qualche animale feroce e affamato. Magari Iain aveva un bel fuoco acceso nella sua capanna, qualche coperta asciutta in cui avvolgersi e qualcosa di caldo con cui scaldarsi. Con l’acquolina in bocca per tutti questi pensieri, Eileen annuì.
Arrancava dietro allo Stregatto, contando i passi che compiva e sperando furiosamente che dietro ogni angolo che svoltavano ci fossa la casa di Iain Testamatta. Rimanendo delusa ogni volta.
Aveva ormai perduto ogni speranza, quando vide contro il cielo livido un pennacchio di fumo grigio. Dilatò gli occhi sorpresa e si volse di scatto verso lo Stregatto che galleggiava placidamente accanto a lei.
- Sì, siamo arrivati. Iain Testamatta vive lì.- le disse, fissandola con i suoi occhi verdi e enormi.
Rinvigorita dalla speranza di essere finalmente arrivata, Eileen avvertì nuove forze tornare a scorrere dentro di lei. Proseguirono per tutta la mattinata, poi finalmente, scostando un intreccio di rami di salice umidicci e viscosi, si trovarono davanti una casetta dal cui comignolo veniva fuori una sottile lingua di fumo.
Eileen la osservò per una manciata di secondi: era piccola e fatiscente, il legno delle assi era umido e ricoperto di muschio, sul tetto la paglia sembrava marcita e alcuni uccelli vi avevano nidificato dentro. Non che si fosse aspettata di trovare un palazzo reale, ma qualcosa di più salubre e abitabile sì. Per la prima volta si chiese quale tipo di persona potesse abitare in un posto simile, perché per quanto provasse davvero non riusciva a immaginarlo.
Lo Stregatto scostò un groviglio di rami che bloccava il loro passaggio ed Eileen si ritrovò davanti la bicocca, scoprendola ancora più fatiscente di quanto sembrasse da lontano. La ragazza la guardò storcendo il viso in una smorfia, sperando intimamente che il gatto si fosse sbagliato. Un suono stridente e fastidioso era l’unico rumore che rompeva l’assoluto e irreale silenzio.

  
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