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Autore: Arwen Woodbane    29/11/2010    0 recensioni
Dopo le sfide non-proriamente-michevoli di Vorkov (prima serie), iniziano ad accadere strane cose: l'inaspettata visita di Kai ai suoi ex compagni è solo l'inizio. Infine, la straordinaria scoperta dei segreti delle misteriose Creature che animano i beyblade portano a nuove domande. Le risposte, però, si trovano su un altro pineta...
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Takao Kinomiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa: 

Buona seeeera!

Eccomi con l'aggiornamento, devo solo informarvi che ho lasciato il capitolo quasi interamente com'era nell'originale, ho aggiunto qua e là qualche accenno allo slash....

Buona Lettura! 

Dal capitolo precedente:

    “Kai..” mormorò Takao, con il cuore che sembrava essere impazzito, come se avesse mancato un battito per poi riprendere a pompare troppo in fretta.

    Il blader girò appena il capo, incrociando così gli occhi del suo ex capitano, voltandosi poi per tornare a guardare fuori dalla finestra.



Cap 1: La Fuga

Il presidente Daitenji si alzò e disse:

“Ragazzi, prima che voi facciate qualsiasi cosa, vi prego di sedervi un attimo così che possa spiegarvi la situazione.”

I quattro, senza dire una sola parola, presero posto, continuando a lanciare occhiate torve a Kai. Daitenji, dopo aver scrutato per un istante il blader vicino alla finestra, riprese:

“Ragazzi miei, scusate per l’intrusione, ma dovevamo assolutamente parlarvi.” l’uomo si interruppe, incerto su come continuare.

Proprio quando sembrava stesse per ricominciare a parlare, Kai si voltò verso di loro. In quel momento, i quattro seduti attorno al tavolo notarono una cosa che prima gli era sfuggita: la mano sinistra di Kai era ricoperta di sangue, che sembrava colare dal braccio. Osservandolo meglio, si accorsero che Kai teneva il braccio immobile lungo il fianco, e che aveva il viso leggermente sudato. Takao lo fissò, chiedendosi cosa mai gli fosse accaduto, per quale motivo si trovava lì, come si era ferito in quel modo.

“Non c’è tempo: stanno arrivando” detto questo, il ragazzo si diresse verso la porta, mentre i due uomini vestiti di nero, che fino ad allora erano rimasti immobili, si affrettarono ad accostare il presidente Daitenji.

“Ragazzi, mi dispiace ma dovete seguire questi signori. Purtroppo ora non abbiamo il tempo per spiegarvi tutto, vi chiedo perciò di pazientare ed avere fiducia in me.” disse loro.

“Ma... Presidente...” protestò Rei.

“Se ci tenete alla vostra vita vi consiglio di rimandare le domande a più tardi” ribatté brusco Kai, avvicinandosi al cinese, fissandolo con sguardo imperscrutabile.

“Cos’è, una minaccia?” lo canzonò Max, seppur intimorito dallo sguardo di ghiaccio del suo interlocutore.

“No, ragazzi” intervenne il nonno di Takao “Kai ha perfettamente ragione: non è questo il tempo delle domande. Ora dobbiamo pensare a metterci in salvo, prima che ci raggiungano”

“Ma di chi state parlando?” indagò il prof. K.

“A più tardi le spiegazioni. Adesso è meglio che ce ne andiamo al più presto da qui.” disse il presidente.

Senza protestare ulteriormente, i quattro seguirono i due uomini in nero lungo il corridoio, mentre Kai, che li aveva preceduti, controllava il percorso. D’un tratto, il russo si fermò e fece dietrofront.

“Merda” imprecò sottovoce.

Ora sono guai! pensò.

Era troppo tardi per fuggire senza dare troppo nell’occhio, e questo Kai l’aveva già intuito. Si rimproverò per la sua troppa sicurezza nel pensare che avessero più tempo a disposizione. Ryoji l’aveva avvertito che sarebbero arrivati, ma non avrebbe mai immaginato così presto. Sperò solamente che finisse tutto bene, che nessuno di loro rimanesse ferito.

Nel tornare indietro, il colletto del cappotto si piegò leggermente, lasciando intravedere una macchia rossa che si estendeva lungo tutta la spalla sinistra del giovane. Senza badare troppo agli sguardi incuriositi e preoccupati dei suoi ex compagni, che avevano notato il sangue rappreso, Kai si rivolse ai due uomini che li stavano scortando:
“Dobbiamo usare l’uscita d’emergenza. Abbiamo poco tempo.”

A quelle parole i due uomini li guidarono verso le scale di sicurezza. Kai era l’ultimo della fila, dietro a Takao e Rei. I due continuavano a lanciargli sguardi furtivi, domandandosi cosa mai stesse succedendo. Notarono anche che Kai respirava piuttosto affannosamente e camminava quasi zoppicando. Ma lui non sembrava curarsene, troppo concentrato a guardarsi attorno con circospezione.

“Kai…” iniziò Takao.

Doveva sapere cosa stava accadendo: perché Kai era lì? Chi li stava seguendo e cosa potevano mai volere?

“Che cosa…”

Ma non riuscì a dire altro, il giapponese, perché udì un boato, seguito da un sibilo vicino all’orecchio, mentre veniva bruscamente gettato di lato dal russo. Voltandosi, Takao vide degli uomini con in mano delle pistole che tentavano di colpirli. Kai era riuscito a salvarlo appena in tempo, buttandolo a terra: un solo istante di esitazione e Takao sarebbe stato colpito dal proiettile. Si ritrovavano l’uno sopra l’altro, vicini come non erano mai stati, e si fissarono per pochi, brevi secondi.

Kai lo strattonò per un braccio, facendolo rialzare e spingendolo malamente verso gli altri. Si ripararono dietro l’angolo, tutti tranne Kai. Il ragazzo era in mezzo al corridoio, che fronteggiava i loro aggressori. Il russo mormorò delle strane parole a mezza voce, e una barriera di luce azzurrina si frappose tra lui e i gli inseguitori.

“Muovetevi!” esclamò Kai, rivolto ai ragazzi.

Non avrebbe resistito ancora a lungo, era troppo stanco e sentiva le energie venirgli a mancare.

Senza perdere tempo, i due energumeni in nero li scortarono verso le scale. Stranamente riuscirono a raggiungere il cortile dietro l’hotel senza che nessuno li inseguisse.

“Dov’è finito Kai?” chiese il nonno di Takao, ancora con il fiatone per la lunga corsa.

Solo allora i quattro blader notarono l’assenza del ragazzo.

“Non preoccupatevi per lui” fece uno dei due uomini in nero.

“Ma...” cercò di protestare il prof. K

“Salite in macchina, subito!” ordinò loro l’altro uomo.

Seppur riluttanti, i ragazzi obbedirono, salendo così nel grande fuoristrada indicato loro. Quando furono tutti a bordo, l’uomo alla guida del veicolo mise in moto e l’auto partì a razzo. Erano piuttosto scomodi dentro il veicolo: l’auto era a sette posti, ma stavano decisamente stretti. In pochi minuti attraversarono il centro di Mosca, per poi dirigersi verso la periferia. I quattro ragazzi, che fino ad allora erano rimasti zitti, non ce la fecero più a trattenere le domande:

“Dove stiamo andando?” “Cosa sta succedendo?” “Chi erano quei tipi? Perché ce l’avevano con noi?” “Cos’è successo in quel corridoio?” “Dov’è finito Kai?”

“Vi prego, ragazzi, calmatevi” li esortò il presidente Daitenji. Quando i quattro si furono tranquillizzai, l’uomo continuò “Non so di preciso dove stiamo andando, ma so che dovunque ci portino saremo al sicuro. In quanto a Kai... beh, da quel che ho visto finora sono sicuro che se la caverà”

“Ma cos’è successo poco fa? Quegli uomini... e poi Kai e quella luce...” protestò Max.

“Mi dispiace, ma non posso darvi delle risposte perché, francamente, nemmeno io le ho. Temo che dovremo aspettare che arrivi Kai per...” ma non riuscì a finire la frase perché, proprio in quel momento, nella stradina silenziosa che avevano intrapreso, si sentì il rombo di una moto che si avvicinava. Pochi secondi, e la moto li aveva affiancati. In sella alla moto c’era un ragazzo con il volto coperto da un casco nero. Il cappotto che indossava il guidatore era lo stesso che indossava Kai.

“Ci ha raggiunto alla svelta, eh?!” ghignò l’energumeno al volante.

“E’ Kai?” chiese il prof. K.

“Si, è lui” confermò l’altro uomo “Tra poco giungeremo a destinazione”

Trascorsero altri cinque minuti di silenzio, durante i quali Takao e gli altri continuavano a guardare la moto che correva accanto a loro. Takao teneva una mano in tasca, stretta attorno ad un bey che non era il suo Dragoon; voleva spiegazioni, come i suoi compagni, e quell’attesa li innervosiva.

Kai, sulla moto, ringraziò di portare il casco, altrimenti tutti avrebbero sicuramente notato lo stato pietoso in cui versava la sua faccia: dal naso colava un rivolo di sangue che gli imbrattava anche la bocca, facendogli sentire il sapore metallico del liquido rosso; faticava a tenere gli occhi aperti, ma il prurito dei graffi sullo zigomo sinistro, oltre che essere fastidioso, lo teneva bene allerta e con i sensi vigili.

Per poco non si erano fatti prendere: sarebbe stato un bel guaio e lui doveva già affrontarne abbastanza senza che ne sorgessero altri. In più, avrebbe anche dovuto spiegare ai suoi ex compagni di squadra cosa stava accadendo… chissà se avrebbero capito, se l’avrebbero perdonato o si sarebbero infuriati a morte. Chissà come loro, come lui l’avrebbe giudicato, una volta saputa la verità… quel segreto che si portava dentro da anni.

Attraversarono la città in un baleno, per poi dirigersi verso la campagna ad est della città, le strade stranamente deserte al loro passaggio. Arrivarono infine davanti ai ruderi di quella che un tempo doveva essere stata una bella villetta di campagna. L’auto e la moto si diressero verso il retro della casa, entrando in un ampio e dimesso garage, il cui portone si chiuse dietro di loro. Dopo alcuni istanti di assoluto silenzio ed inquietante buio, il terreno sotto di loro tremò e cominciò ad abbassarsi.

“Ma cosa..?”

Dopo alcuni minuti, il pavimento del garage, che in realtà era una piattaforma mobile, si fermò. L’uomo al volante riaccese il motore dell’auto e percorse un lungo corridoio fiocamente illuminato. Il rombo della moto di Kai tuttavia non si udiva, segno che non li stava più seguendo. Il ragazzo infatti, aveva aperto una porta laterale e vi aveva condotto la moto, lasciandola in un’ampia sala adiacente alla piattaforma di accesso e dirigendosi poi verso un altro corridoio.

Nel frattempo, l’auto con a bordo i Bladebreakers si era fermata. Quando anche i due uomini in nero furono scesi dal veicolo, dalla parete dove terminava il corridoio si aprì una porta nascosta, che i ragazzi attraversarono, nel silenzio più totale. Si trovarono quindi in un’ampia sala d’aspetto, stavolta ben illuminata. Le pareti bianche erano del tutto spoglie, fatta eccezione per quella di fronte a loro su cui era incisa un sigla: Phoenix. I vari divanetti sparsi lungo la sala erano quasi tutti occupati da dei ragazzi. All’ingresso del presidente Daitenji, del nonno di Takao e dei quattro blader, diverse persone che erano prima sedute si alzarono e parlarono contemporaneamente:

“Max, tesoro... oh, che sollievo: stai bene!” esclamò la dottoressa Judi, correndo ad abbracciare il figlio, sotto gli sguardi sollevati degli All Stars.

“Rei!” gridò invece Mao correndo, assieme al resto dei White Tigers, verso il cinese.

“Ehi, ragazzi, come va?” chiese Ralph, capitano degli European Dream, che si alzarono in piedi all’ingresso dei Bladebreakers, seguiti dai Blader delle Tenebre.

Gli unici che non fecero una piega davanti ai nuovi arrivati furono i Demolition Boys e Vorkov, il quale ostentava un’espressione scocciata, forse perché neanche lui aveva idea del perché fossero lì, ovunque si trovassero. A dargli fastidio, poi, era il fatto che uno dei suoi blader, Kai era misteriosamente sparito senza dare spiegazioni. Di nuovo. In più, gli uomini che li avevano prelevati avevano esplicitato che era di vitale importanza che li seguissero tutti, ma quando Vorkov aveva fatto notare loro che mancava un componente della sua squadra, quei tipi non avevano fatto una sola piega, né avevano chiesto dove si trovasse il ragazzo, domanda a cui lui non avrebbe comunque saputo rispondere. C’era qualcosa che non quadrava.

“Ma che bel quadretto” disse una voce.

***
Angolo autrice:
Kaifan91: grazie infinite per la recensione! I capitoli saranno più lunghi e, soprattutto, cercherò di aggiornare con regolarità, promesso!



Al prossimo aggiornamento (spero di postare il prox cap la prox settimana!)!
Grazie a tutti coloro che leggono! BACI!
  
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