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Autore: thembra    30/11/2010    7 recensioni
Che dire, adoro gli x-men e adoro Rogue e Wolwerine assieme e questa sarà una sana Rogan con tanta storia dentro però.... mah, speriamo di far bene ^w^ Ciao!!!
metto spoiler perchè prenderò qualcosa da wolwerine origins U.U
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Raven/Rogue, Logan/Wolverine
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Dunque premetto una cosa….ODIATEMI FINO ALLO SFINIMENTO!!!
Parto in quarta dicendo: domani rispondo alle vostre recensioni…
Siete gentilissimi e rispondo domani…,
il problema è che dal capitolo… numero 10, mi pare, in poi non ho più risposto a nessuno…per questo ODIATEMI PIU’ che potete >.< =)
Ho scoperto un bellissimo bottone messo da poco dalla mitica Erika che permette la risposta celere perciò non temete…hih hih la mia pigrizia perirà di fronte alla comodità di tale tasto…
Detto questo cumulo di scemenze…parto col nuovo chappy, che dedico a voi, che vi prendete la briga di commentare, di leggere, preferire seguire o ricordare!
 
Tomo arigatou! ^w^

 
 
 
 
 
 

La luna splendeva silenziosa nel plumbeo cielo notturno e solo poche stelle riuscivano a competere con la luce del satellite che nivea risaltava i contorni della scogliera ancor umida d’alta marea.
Il cadenzato ritmo dei suoi passi echeggiava propagandosi su quelle lisce, grigie e lucide pareti mentre il fruscio del suo lungo giaccone in pelle seguiva elegantemente ogni falcata che compiva.
Quel posto non gli piaceva particolarmente dal momento che gli ricordava fin troppo bene la gelida prigione alla quale era scampato per miracolo a cui mai e poi mai si era ripromesso di pensare; ma aveva una missione ora, uno scopo e…un debito d’onore.
Schiuse gli occhi espirando delusione mentre imboccava un piccolo passaggio stretto e umido.
Se avesse saputo in che razza di casino si sarebbe andato a cacciare non avrebbe mai accettato nulla da lui, si sarebbe arrangiato, come aveva sempre fatto.
Si fermò troncando ogni pensiero e rammarico dinnanzi a due ante prive di maniglie che scivolarono aprendosi per permettergli di passare oltre ed entrare così in una stanza scura dove l’unica luce era il chiarore lunare che filtrava attraverso una piccola finestra a sbarre circolare.
 
“Sei in ritardo…”
“…non è così facile per me passare da una costa all’altra di questo Paese in meno di due giorni…”
 
I due occhi cerulei che lo scrutarono severi e impassibili per niente intimiditi dal colore cremisi di quelli in cui si specchiavano  lasciavano ben intendere con chi avesse a che fare, quello non era di certo uno che scherzava e da quel poco che era riuscito a capire poteva rappresentare un problema per chi si fosse trovato sulla sua strada.
 
“Dovevi esserci l’altro giorno…”
“Avevo da fare…”
“E cosa c’era da fare di più importante di…”
“Ho preso contatto con chi ti interessa…”
 
L’aria grave di rimprovero smise di essergli rivolta e con un cenno del capo egli lo intimò a proseguire.
Fuori dalla finestra priva di vetri, decine di pipistrelli volteggiavano silenziosi cacciando gli insetti attirati dalla luce.
 
“La cosa strana è che al contrario di quanto doveva succedere sono stato io ad essere riconosciuto…sa chi sono quindi non credo di essere più la persona giusta per questo genere di compito…”
“Non dire idiozie, piuttosto hai scoperto qualcosa?”
“Non è certo stata così scema da dirmi…”
“Ma qualcosa ti avrà pur detto…”
“Niente di rilevante.” Scostò il volto deviando lo sguardo sulla scrivania, segno evidente di tentennamento.
“Non farlo…”
 
Tornò a guardarlo.
 
“So a cosa pensi ma non ne vale la pena, qualunque cosa ti abbia detto, o in qualunque maniera tu possa averla vista…non dimenticare il tuo compito…non dimenticare che mi devi la tua vita Le Blanc…”
“…”
 
Non perse tempo ad annuire, si voltò uscendo da quella stanza di puro e freddo metallo.
 
“…il marmocchio da problemi?”
 
Dall’oscurità della stanza, oltre le spalle dell’uomo ancora seduto avanzò una sagoma massiccia.
 
“…tienilo d’occhio …”
“Non sono una balia”
 
Un sordo ringhio accompagnò quell’esclamazione.
 
“No, certo che no ma quel marmocchio come lo chiami tu è la connessione che ci serve per ottenere quello che vogliamo…”
“Non ho alcun interesse in una debole mutante curata…”
“Sarebbe un problema se fosse il contrario, ma quella ragazzina è protetta da chi interessa a te mio caro Victor…”
“E me lo dici solo ora? Perché diavolo non hai mandato me sin dal principio allora?”
“Perché avresti rovinato tutto!”
 
Per un istante si permise di espirare rabbia e parole, aveva studiato tutto nel minimo dettaglio circondandosi dei mutanti adatti e aveva atteso pazientemente il pieno ritorno dei suoi poteri per dare inizio al suo nuovo progetto, non avrebbe permesso ad un bestione senza cervello di rovinare tutto in partenza.
 
“Hai atteso 18 anni…che vuoi che sia una settimana in più, andrai quando te lo dirò io.”
“….”
“Intanto tieni d’occhio quel ragazzino, è troppo schivo e ambiguo, vai!”
 
 
Dopo che Victor si fu allontanato con un lento movimento di palpebre quei due occhi di cera si chiusero in un espressione di assoluta concentrazione.
Lentamente attorno a lui le pareti incominciarono a vibrare provocando dei sordi rimbombi mentre da esse si staccavano sottilissimi e acuminati spiedi d’acciaio che due millesimi di secondo dopo andarono a trafiggere le nere ali dei pipistrelli alla scogliera senza mancarne nemmeno uno sfogando così la rabbia accumulata.
Sorrise godendosi la sua opera avanzando verso la piccola finestra, i suoi poteri erano tornati nell’arco di un anno più forti e devastanti di prima e lo stesso sarebbe stato per lei.
Solo allora avrebbero agito…solo allora.
 
Si concesse un ultimo sospiro poi tornò a pensare a ciò che aveva in mente e che avrebbe ottenuto.
Gli umani avevano vinto la forza del suo acciaio, sfidato l’elasticità della sua pazienza e piegato il suo orgoglio dentro una primitiva prigione di plastica, lo avevano umiliato e deriso quando era solo un povero e patetico vecchio per poi urlare e fuggire quando il suo secondo attacco sembrava ormai aver annientato ogni resistenza umana, e poi di nuovo una volta curato non avevano nemmeno provato a rintracciarlo dal momento che era riuscito a nascondersi, semplicemente lo avevano dimenticato.
La furia, la devastazione e la paura di Magneto erano tutte state scordate.
 
Con un leggero fruscio una parte di parete si staccò dal resto del muro rivelando una stanza nascosta illuminata da scie di neon verdi e arancio.
Entrò silenzioso abbassando il capo per evitare di urtare contro dei pesanti cavi elettrici avvicinandosi ad una altare d’acciaio lucido e freddo.
 
“…fra poco avvieremo l’opera…”
 
Scese con lo sguardo sulla figura sopita di una giovane donna bionda dall’aria forte e risoluta che nemmeno nell’inconscio sonno a cui era stata forzata dimostrava debolezza o sottomissione.
Le accarezzò con le dita guantate una guancia tiepida guardandola con glaciale distacco.
 
“…fra poco non ci servirà più…”
 
Annuì all’accenno di un vecchio gobbo dall’aria trasandata che stava seduto su uno sgabello in legno vecchio almeno quanto lui osservandolo alzare le mani all’altezza del viso della donna e incominciare a muovere le dita mentre i suoi occhi divenivano sottili schegge smeraldo.
Poco dopo l’espressione di lei incominciò ad incupirsi e farsi disperata, cominciarono i lamenti e gli scossoni, cominciarono le grida d’odio e la rabbia verso una persona che non aveva nemmeno mai conosciuto.
Sorrise compiaciuto.
 
“Tienila pronta Mastermind.”
 
Uscì dalla stanza senza aggiungere altro.
 
 
 
 
 
 
 
………………………………
 
 
 
 
 
 
Schiuse gli occhi al calore che la circondava e al battito di cuore estraneo al suo corpo che pulsava sotto al palmo della sua mano.
Era ancora li.
Non aveva sognato, era stato…reale.
 
Sorrise inclinando il viso quel poco che le bastò per raggiungere l’orecchio di lui.
 
“Non ti libererai mai più di me…”
 
Osservò il sonno di lui incrinarsi per un poco arrossendo nel timore che l’avesse sentita e si stesse per svegliare ma vedendolo sistemare meglio la testa sul cuscino rilasciò un sospiro sereno sgattaiolando via dal letto per raggiungere il bagno.
 
Non appena si udì lo scrosciare dell’acqua della doccia altri due occhi si aprirono lentamente indirizzando l’attenzione verso l’anta chiusa.
 
“L’idea è quella, ragazzina…”
 
 
Attese pazientemente che uscisse dal bagno resistendo a stento dal seguirla li dentro, fingendo poi altri cinque minuti di sonno prima di svegliarsi e scivolarle alle spalle cingendola in un improvviso abbraccio mentre distratta com’era dall’allacciarsi i pantaloni non aveva visto nello specchio il suo riflesso raggiungerla.
 
“Buongiorno ragazzina…”
“Buongiorno…”
 
Affondò il sorriso fra i suoi capelli nel vedere il suo viso arrossire.
 
“Sei uno schianto Marie…”
“Sono un disastro invece…” scostò lo sguardo a destra imbarazzata.
 
Quella risposta non era di certo dovuta al suo aspetto ma a quello che era successo quella notte, alla sua inesperienza e timidezza.
Tossì una risata stringendola ancora di più.
 
“Sei stata brava invece e poi c’è tempo per migliorare non credi?”
 
Lasciò la presa vedendola farsi letteralmente paonazza, quanto le piaceva la sua innocenza, quanto adorava quella sua purezza…quanto…
Scattò a guardare verso la porta sentendo avvicinarsi qualcuno.
 
“Che c’è?”
“Sssht arriva qualcu…”
 
Nemmeno il tempo di finire la risposta e tre colpi batterono contro la porta.
Un millesimo di secondo ed entrambi seppero di chi si trattava, se lo vedeva li sarebbe scoppiato il finimondo.
Con uno scatto Marie si fiondò alla porta pur sapendo che non sarebbe mai arrivata in tempo.
 
“Jubes non en…”
 
Troppo tardi, già mentre parlava la maniglia si stava abbassando.
Mancò il respiro ad entrambi.
Pensò per un istante di buttarsi dalla finestra ma non sarebbe stata un’idea molto furba, primo perché se era sveglia Jubes lo erano sicuramente anche altri ragazzi già sparpagliati per corridoi scale e giardino, due perché era ancora completamente nudo.
 
“Jubes no!”
 
Marie allungò la mano sperando di raggiungere in tempo la chiave quando si udì la spinta e poi un tonfo; la porta rimase chiusa.
 
“Chica? Ti sei chiusa dentro?”
 
Non persero tempo a sospirare sollevati, entrambi incominciarono a correre per la stanza, lei diretta al letto per rifarlo mentre lui raccattava i propri vestiti mentre contemporaneamente se li infilava.
 
“Tutto bene?”
“S-si Jubes, sto…uscendo dalla doccia ora…”
 
Vederla nella confusione più totale saltare da una parte all’altra del letto per sistemare il piumone cercando di fare il minimo rumore era una cosa troppo divertente…
Allacciò bene la cintura prendendole il braccio mentre lo stava superando per andare a raccogliere un cuscino finito accanto alla porta chissà come.
 
“Ci vediamo dopo…”
 
Le diede un bacio profondo togliendole fiato ed equilibrio, se solo Jubes non avesse chiamato nuovamente l’avrebbe fatta nuovamente sua su quel letto appena rifatto.
 
“O-ok…”
 
Le sorrise godendosi la sua piccola estasi imbarazzata prima di fondarsi al balcone e sparire in due secondi.
Lei rimase li, col cuore in gola a guardare le tende ondeggiare all’aria fresca del mattino.
 
“Chica?”
“A-arrivo Jubes!”
 
Raggiunse la porta girando la chiave aprendola mentre mentalmente ringraziava Logan per aver avuto la brillante idea di chiuderla, se Jubes li avesse beccati sarebbe stato l’inizio della fine.
 
“Perché mai ti sei chiusa dentro?” Jubes la guardava curiosa da oltre l’enorme bolla rosa che le usciva dalla bocca.
“Mi stavo cambiando scema…ma come fai a masticare quella roba già di prima mattina?”
“Mi risparmiano la fatica di lavare i denti dopo mangiato…tornando alla mia domanda, perché ti sei…”
“perché conoscendoti sapevo che saresti entrata e non mi andava di farmi vedere mezza nuda dal primo che passa di qua grazie…”
“Ah, capito…ma l’altra volta è stato un caso e poi era pomeriggio, che vuoi che ci venga a fare qui Logan di prima mattina? ”
 
Marie si voltò in tempo evitando di arrossire proprio di fronte a lei; finse di prendere qualcosa dallo scaffale accanto alla porta dirigendosi poi alla sua scrivania per prendere la borsa raggiungendola poi all’uscita.
 
“Vai a fare colazione?”
“Si, tu vieni?”
“Già fatta, vado in classe a prendere il banco infondo…ti tengo il posto?”
“Grazie…”
 
Una volta scese le scale andarono in direzioni opposte, Marie verso la cucina, Jubes verso l’aula conferenza.
Una volta di spalle l’ex mutante si concesse un sospiro di sollievo, aveva aggirato con successo la minaccia Jubilee.
 
“Ah Chica!?”
“Si?”
“Poi me lo dici il vero motivo ok?”  
 
Spalancò gli occhi shockata mentre l’asiatica si allontanava saltellando godendosi l’ennesima vittoria mentre a Marie non restava altro che proseguire lentamente verso la cucina.
 
 
 
 
 
TH

  
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