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Autore: Bitter_sweet    02/12/2010    2 recensioni
Tornare nel luogo che una volta chiamavamo casa.
Paola torna a Città della Pieve dopo sei anni in veste di Brigadiere e con una sorpresa, Matteo.
Una seconda possibilità? O forse solo la chiusura con un passato a cui non è stata mai scritta la parola fine.
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo V. Scontri col passato. E rieccomi con l’aggiornamento come previsto.
Il resto in fondo come sempre.


“Il fato ti dà sempre due possibilità”, aveva detto una volta George .
“Quella che dovresti scegliere, e quella che scegli”.

[SHANTARAM -  Gregory David  Roberts]

Tomorrow


*Capitolo V. Scontri col passato.*

La notizia di un momentaneo aiuto in caserma era stata accolta con gioia, ne avevano bisogno in quel momento. L’assenza di Sonia cominciava a farsi sentire e tutti sentivano il peso di quei casi che continuavano a susseguirsi e quel nuovo arrivo, anche se solo per qualche tempo, era stato visto come una manna dal cielo.
Il Maresciallo che il comando stava loro affiancando era in cerca di una pausa dopo un periodo intenso nei ROS ed il fatto che cercasse un po’ di pace, unita alla sua conoscenza di Città della Pieve, avevano giocato a loro favore.
Almeno quello era stato il pensiero del Capitano Ranieri.
Non aveva dovuto pensarci troppo su, il Capitano, aveva firmato quel foglio di accettazione ed aveva avvisato la caserma affinché preparassero una stanza per il nuovo arrivato.
Anche il Maresciallo Capello aveva tirato un sospiro di sollievo nel sapere di quel nuovo arrivo per poi rabbuiarsi quando aveva letto il nome di quel Maresciallo.
Andrea Ferri aveva assistito a quel cambio di espressione repentina ma non era riuscito a capire il perché. Sapeva solo che era un ottimo elemento, in quanto lavorava nei ROS e poteva ben capire quella richiesta di pausa. Alle volte anche lui aveva pensato di prendersi una pausa quando ancora lavorava alle dipendenze del Colonnello Di Chiara. Il fatto poi che sapesse come muoversi lì, in quella cittadina, era un punto a loro favore, non avrebbero sprecato tempo nel spiegargli il lavoro che si svolgeva in una piccola caserma.
Un gran colpo di fortuna.
Ma era solo lui a pensarlo dato che molti lì sembravano non apprezzare quel Maresciallo, soprattutto Leo e Paola, anche se era riuscito a scorgere una espressione preoccupata anche sul volto sempre sorridente di Carlo.
A lui il nome Tommaso Palermo non diceva nulla.
Si era scambiato un’occhiata incerta con Luigi quando erano avvenute le presentazioni, presentazioni più rivolte verso gli ultimi arrivati, quali loro due, il Maresciallo Sepi ed il Magistrato. Gli altri lo conoscevano anche se gli riservarono un tiepido saluto. Come se quell’arrivo fosse un preannuncio di tempesta.
“A Marescià, tutto a posto?”
Era tornato presente solo all’ennesimo richiamo di Prosperi di pattuglia con lui. Negli ultimi dieci giorni, da quando Palermo era entrato nell’organico, si trovava a vagare con la mente alla ricerca di qualcosa, un indizio, una frase che potesse spiegargli quella strana atmosfera presente in caserma. Aveva anche ripercorso mentalmente i vari discorsi che aveva udito quando aveva appena preso servizio lì, ma non era venuto a capo di nulla.
L’unica cosa che era riuscito a capire era che Palermo se ne era andato e lui era arrivato.
“Sì Carlo, tutto ok.” Prosperi aveva inarcato un sopracciglio scettico a quella sua risposta ma se ne era rimasto zitto tornando a guardare la strada.
Carlo sembrava l’unico a far finta di nulla, cercava sempre di non rimanere in stanza con quel nuovo Maresciallo, ma al contrario di Leo e Paola, era tornato ad essere il burlone che realmente era. Invece quei due, sembrava di entrare in una ghiacciaia ogni volta che Palermo era nelle vicinanze, anche se aveva notato come Leo guardasse preoccupato Paola ogni volta.
Pensandoci bene, Leo sembrava protettivo nei confronti dell’amica. L’aveva coinvolta ogni sera libera in un’uscita, portandosi dietro anche il piccolo Matteo. Come se cercasse di non lasciarli mai nello stesso posto di Palermo. Addirittura era arrivato a portarli, la domenica pomeriggio, in una piccola gita nei dintorni. Gita a cui aveva preso parte anche lui.
Lì, li aveva visti finalmente rilassati e sorridenti, cosa che era svanita al rientro e che era proseguita il lunedì. Con una scusa Paola, la domenica sera, si era ritirata in camera per uscirne solo la mattina successiva.
Non era ancora pronto, Andrea, per chiederle così apertamente cosa non andasse. Aveva deciso, dopo una chiacchierata con Alessandra, di lasciare del tempo a Paola sperando che le cose migliorassero, o che almeno lei rassicurasse tutti loro. Ma quel “Tutto a posto” buttato lì durante una discussione non lo aveva tranquillizzato.
“Carlo.” Prosperi sembrava quello più ragionevole da affrontare e lui era in ansia per tutta quella situazione.
“Se posso dì la mia, Marescià, non ci voglio entrare.” Sembrava quasi che Carlo avesse paura di affrontare quel discorso, discorso che aveva intuito da solo anche se era facile capire la piega che avrebbe preso. “Non guardarmi con quella faccia lì Andrè. Tu non ci vuoi parlà con me, te devi farte dì le cose da Paoletta. Magari chiedere a Leo.” Continuò a sciorinare senza mai staccare gli occhi dalla strada. “Anche perché io non so nulla. Solo che ce stò qua da un po’ e qualcosa posso aver capito. Ma io non so nulla.”
Andrea scosse il capo divertito. Nonostante quanto Carlo andasse ad affermare era sicuro che sapeva più di quanto credesse. Probabilmente anche il Maresciallo Capello sapeva.
Ricordava ancora il primo periodo dopo la partenza di Paola per Roma e le occhiate comprensive che Capello gli lanciava e le pacche incoraggianti che gli dava.
“Guarda che Paoletta non te magna mica.” Continuò divertito Carlo facendolo sorridere. “Anche perché mi pare che siete tornati amici.”
“Prosperi.” Cercò di fare la voce dura, ma tutto quello che gli uscì fu un tono esasperato per quella frecciata. Anche se, non aveva tutti i torti.
Nonostante quel rifiuto, avvenuto ormai più di un mese prima, il suo rapporto con Paola si era consolidato, anche e soprattutto grazie a quel legame speciale che lo univa indissolubilmente a Matteo. Si era davvero affezionato a quel bambino e si era ritrovato complice con Paola durante le indagini.
Come se lei non se ne fosse mai andata.
Anzi, l’aveva vista più di una volta cercarlo con lo sguardo e in alcune occasioni cercare la sua compagnia, sia in presenza di Matteo che da sola.
“Per dire l’ultima cosa, Leo stasera è fuori. Credo abbia un appuntamento con Elena.” Gli sussurrò casualmente una volta rientrati in caserma, ed infatti videro Leo correre verso le camerate.

***

“Maresciallo.”
Andrea salutò con un lieve cenno del capo Romanò di piantone quella notte.
Nonostante tutte le indicazioni di Prosperi, quella sera non era riuscito a trovare Paola in cucina, per poi scoprire che aveva cenato a casa di Romanò. Praticamente  la sua idea di sondare il terreno era svanita ancor prima di essere considerata.
Poco male, aveva accettato l’invito di Luigi ed erano usciti a bere una birra.
Quella sera Alessandra era impegnata al Bed & Breakfast e loro due si erano ritrovati a condividere una serata davanti ad un bicchiere di birra gelida. Le parole erano state poche, un po’ per la mancanza di argomenti, un po’ perché Luigi sembrava essere su di un altro pianeta.
Aveva faticato parecchio per capire cosa angustiasse l’amico. Non che solitamente fosse un gran chiacchierone, era Carlo l’anima della festa, ma quella sera era più silenzioso del solito.
Il filo alla fine?
Il Maresciallo Sepi ed il Magistrato Cesari. E quel qualcosa che sembrava legarli.
Andrea non se ne era accorto e sentirlo da Luigi, che poteva considerare come il proprio migliore amico, lo aveva lasciato stupito. Sì, stupito era la parola giusta per descrivere la sua reazione a quella presunta relazione, relazione che sembrava andare avanti da tempo a giudicare dalla titubanza che aveva mostrato Luigi nel renderglielo noto.
Non sapeva dare un nome al sentimento che lo aveva pervaso. Ci aveva rimuginato sopra per il resto della serata senza però venirne a capo. Delusione? Rammarico? Gelosia verso quel qualcosa che poteva essere e che invece non c’era?
Indifferenza.
Era pure e semplice indifferenza quello strano sentimento che lo aveva pervaso. Certo era felice per la collega, aveva sperato che lei trovasse qualcuno che finalmente la facesse stare bene e sapeva che non poteva essere lui quel qualcuno.
Lo aveva capito solo quando aveva messo piede in cucina ed aveva scorto Matteo, sdraiato sul tappeto intento a guardare la tv, e Paola, rannicchiata sotto una coperta sul divano.
“Ehi.” Si era avvicinato velocemente lasciando il giubbetto sullo schienale di una sedia.
“Ehi.” Si erano salutati come due vecchi amici, ma Andrea aveva scorto bene l’aria stanca sul viso di lei e si era seduto al suo fianco dopo aver scombinato giocosamente i capelli al piccolo, che gli aveva sorriso di risposta per poi riportare la propria attenzione allo schermo.
“Matteo non aveva sonno.” Aveva spiegato in un sussurro Paola facendo un po’ di spazio ad Andrea sul divano.
“Tu invece sembri sfinita.” Aveva replicato dopo un paio di minuti Andrea tornando a prestare attenzione a Paola.
Le fece una lieve carezza sulla guancia riuscendo a strapparle un sorriso. S’irrigidì mentre Paola si addossava contro di lui fino a posare il capo sulla sua spalla e la mente tornò indietro nel tempo e la sensazione di deja-vù diveniva sempre più forte.
Era già accaduto e come allora, Paola cercava conforto e calore. La voglia di baciarla lo stava sopraffacendo, sarebbe bastato poco, piegare un poco la testa e sfiorarle le labbra. Solo un bacio che desiderava da quella sera davanti alla porta della sua camera o forse da quando l’aveva vista seduta in cucina, con Matteo in braccio e Leo seduto davanti a lei.
Si lasciò andare rilassandosi sullo schienale del divano e passò un braccio attorno alle sue spalle stringendosela addosso. Avrebbe lasciato a lei la scelta, decidere se rimanere fermi a quel gradino, che era l’amicizia, o se salirne un altro e aspirare a qualcosa che lui sentiva ancora vivo e non morto e sepolto come invece aveva cercato di convincersi per troppo tempo.
“Come è andata la cena da Romanò?” Chiese ad un certo punto in un sussurro Andrea e Paola alzò il capo per poterlo guardare negli occhi.
“Come fai a saperlo?” Gli chiese curiosa. Di quella cena lo sapeva solo lei, Romanò ed il Maresciallo Capello.
“Un uccellino.” Scherzò lui facendola sorridere.
“La tua invece?” Chiese Paola senza dare una risposta, tornando a poggiarsi contro Andrea.
“Una birra con Luigi.” Tralasciò volutamente la chiacchierata che avevano avuto, di certo Paola già sapeva.
In quell’anno in cui avevano lavorato assieme si era reso conto di quanto lei fosse intuitiva. Era una delle sue doti che maggiormente lo avevano colpito, assieme alla sua determinazione ed il forte senso di giustizia che la guidava in ogni caso che affrontavano.
“Problemi?”
Andrea sorrise, nonostante tutti i pensieri che doveva avere, Paola continuava a preoccuparsi per lui. Probabilmente le riusciva difficile credere a quella amicizia che lo legava a Luigi anche se, aveva appurato, più di una volta, la veridicità di quel legame.
Forse avrebbe fatto fatica pure lui a crederci, visti gli scontri avvenuti anni prima.
“No, solo un’uscita tra uomini. Alessandra era impegnata al Bed & Breakfast.” La rassicurò mentre scivolava un poco sul divano per farla stare comoda, anche se era lui poi a trovarsi scomodo. “Tu?”
La sentì trattenere il fiato per poi rilasciarlo in un sospiro. Doveva avere parecchi pensieri per la testa Paola per essere così stanca ed un po’ accondiscende. Non era mai stato semplice farsi dare una risposta che non voleva dare, e la maggior parte delle volte non la riceveva.
Era contento però, lui sembrava non rientrare tra i suoi problemi.
“Qualche pensiero.” Paola prese un attimo per se, come a voler riordinare le idee. “È un periodo un po’ così.”
Andrea annuì silenziosamente anche se la risposta non lo soddisfava. Sapeva bene che doveva esserci sotto qualcosa, anche se poteva ben capire Paola. Il periodo di stress al lavoro, Matteo e la scuola. L’aveva vista più di una volta al telefono, probabilmente con Virginia, e sua sorella gli aveva fatto notare i vari malumori che spesso la coglievano.
Avrebbe voluto chiedere, ma sapeva che se lo avesse fatto potevano finire col litigare. Paola avrebbe parlato solo quando se la fosse sentita e a lui importava solo quello, anche se avesse preferito parlare con Leo piuttosto che con lui.
“Cosa ne pensi del Maresciallo Palermo?” Si ritrovò a chiedere soprapensiero mentre faceva scorrere una mano in una continua carezza sulla schiena di lei.
“Andrea, lo conosco meglio di te.” Si diede mentalmente dello stupido per quella domanda, ma sentendola rilassata contro di sé continuò.
“Hai ragione. A volte dimentico che eri qui prima di me.” Sorrise. Era vero, a volte dimenticava che era lui il nuovo arrivato lì, sette anni prima, e non lei.
“Il Maresciallo Ferri sta invecchiando.” Lo canzonò lei facendo voltare Matteo verso di loro.
Trattennero entrambi il fiato. Non sapevano quale potesse essere la sua reazione, certo, li aveva visti altre volte vicini a parlare, a ridere o a scherzare. Aveva accettato Andrea da subito, ma non li aveva mai trovati in un atteggiamento così intimo.
Anzi, per quanto Paola ricordasse, Matteo non l’aveva mai vista in un atteggiamento intimo con nessuno in quegli anni, se non con i colleghi di Virginia, ma loro erano un po’ la loro famiglia.
“Tuo figlio è una continua sorpresa.” Mormorò piano Andrea dopo che Matteo era tornato a guardare la tv senza battere ciglio o proferire parola alla scena che gli si era prospettata davanti.
“Virginia mi diceva sempre che è troppo intelligente per la sua età.” Più di una volta li aveva trovati a fissarsi seri. Poi Virginia se ne usciva sempre con la stessa frase: “Per me è un piccolo genio”.
Non aveva mai preso in considerazione quelle parole, anche perché poi li vedeva rincorrersi ridendo per il salotto, come se entrambi fossero due bambini. Era stata Elena, la moglie di Gigante a farle capire il senso di quella frase.
Matteo sembrava intuire molto bene gli stati d’animo delle persone che lo circondavano. Sensibile a detta sua, e molto più di qualsiasi altro bambino della sua età. Anche se lei aveva sempre creduto che tutti i bambini fossero sensibili alle emozioni all’interno della famiglia.
“Virginia ha sempre avuto pensieri profondi.” Mormorò ironico Andrea ripensando a molte delle discussioni strane che avevano intrapreso da quando si conoscevano.
“La conosci bene.” Era più un’affermazione che una domanda quella di Paola.
“Come tu conosci bene Palermo.” Sbottò Andrea e nemmeno lui riusciva a capire perché fosse esploso. Forse aveva visto una sorta di frecciata in quel ‘bene’, un’insinuazione.
“Che centra il Maresciallo Palermo adesso?” Si era scostata bruscamente dal corpo di lui come se si fosse scottata e si ritrovò seduta sul divano, con la coperta in grembo, a fissare negli occhi Andrea.
“Paola.” Si era accorto troppo tardi che quella sua frase avrebbe potuto scatenare una reazione più simile ad un esplosione in lei.
Anche il piccolo Matteo si era reso conto della pesante aria che tirava alle sue spalle, ed abbandonata la visione della cassetta, si era voltato ancora verso il divano. Ma non ci fu tempo per le spiegazioni o per un eventuale litigio.
“Paola, Andrea. Ma che ci fate ancora svegli?” Bini, di rientro dalla sua serata con Elena, li aveva beccati in quella strana posizione. Paola seduta scomposta sul divano che, letteralmente, sfidava con lo sguardo un Andrea ammutolito, semisdraiato, con il piccolo Matteo sul tappeto voltato verso di loro.
“Nulla Leo, anzi è ora che andiamo.”
Leo non ebbe il coraggio di replicare, abbozzò un semplice “Buonanotte” vedendo Paola con in braccio Matteo, battere una strategica ritirata. Li osservò scomparire al di là della porta per poi riportare la sua attenzione sull’unica persona rimasta in cucina.
Non ebbe cuore di infierire ulteriormente vedendo Andrea, ancora sdraiato malamente sul divano, con le mani a coprirsi il volto. Bastava già il suo senso di colpa a farlo stare male, ma non poteva nemmeno rimanere lì, come uno spettatore e lasciare uno dei suoi migliori amici ai propri guai.
Prese posto sul divano libero sedendosi obliquamente, in modo tale da avere Andrea davanti.
“Andrea.” Provò a chiamarlo, fu solo al secondo richiamo che lo vide riemergere da dietro i palmi delle mani con espressione tormentata.
“Ho fatto un casino.” Confessò senza guardare Leo, puntando lo sguardo verso il bianco del soffitto ma senza vederlo veramente.
“Puoi sempre mettere le cose a posto.” Leo era tranquillo, tanto che Andrea lo fissò stralunato.
Conoscevano entrambi il carattere di Paola, estremamente infiammabile. Sapevano bene anche quanto fosse difficile parlarle, o anche solo avvicinarla, quando era arrabbiata. Molti degli avvenimenti, accaduti in passato, erano successi anche a causa di questo.
“Non è semplice.” Provò a replicare Andrea, ma Leo lo zittì sicuro di quanto affermasse.
“Andrea, non sto dicendo che sarà semplice. La conosciamo Paola e poi non è un periodo semplice nemmeno per lei.” Cominciò calmo dosando le parole. “Ma puoi sempre provare a parlarle.”
“E come potrei farlo? Mi eviterà di certo.” Rispose Andrea ricordando bene quanta fatica doveva fare per farsi ascoltare quando litigavano.
“Tu non ti preoccupare di questo, ci sarà un’occasione giusta prima o poi. Magari sarà anche prima di quanto tu posso credere.” Gli disse sorridendo. “Vado, notte Andrea.”
Andrea rimase seduto sul divano ripensando alle parole di Leo. Non sarebbe stato facile parlare con Paola, ma era anche vero che questa volta non avevano litigato nel vero senso del termine, e in più le cose erano notevolmente migliorate tra loro in quell’ultimo periodo.
Doveva solo aspettare il momento giusto come gli aveva suggerito Leo.


***


Angolino di Bitter:
Spendo poche parole oggi, anche perché credo che il capitolo parli da sé. In tutti i casi, che bel casino che sono riuscita a creare xD ma si sa che quei due si sono sempre fraintesi molto facilmente purtroppo. Se ci penso mi vengono i nervi, quei due, nella fiction, praticamente si sono creati realtà che non c’erano e le ripicche poi…alcune davvero davvero mi hanno fatto morire dal ridere. E pensare che basta parlare, chissà se questa volta lo faranno.
Il prossimo capitolo sarà on-line Lunedì 6


Ringraziamenti speciali a  jessy1122 che ha aggiunto tra i preferiti questa ff e a Scoutina che l’ha aggiunta tra le seguite.

Risposta alle recensioni:

Clappy: sono felice che il capitolo ti sia piaciuto, la parte più divertente da scrivere è stata proprio quella che riguarda Virginia e Gabriele. E dico solo che potrebbero esserci ancora in uno dei prossimi capitoli. La parte finale, sì, non male u.u sono contenta che ti sia piaciuta, non sono pratica nel scrivere scene come questa ma sto facendo un po’ di allenamento.

Scoutina: grazie intanto per la recensione, poi, felice che ti piaccia questa ff. se ne trovano poche purtroppo su questa bellissima fiction. Il fantomatico papà di Matteo tra un po’ si verrà a sapere chi sia, e ci saranno i botti d’artificio in quel capitolo xD Prosperi è un matto con la M maiuscola, lo adoro lui e le sue uscite fuori di testa, e sinceramente dopo che è uscito dalla fiction mi si è spezzato il cuore ç_ç
   
 
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