5.
La
camera di Sky si trovava in cima alle scale, nel corridoio opposto a
quella dov'erano le stanze di Arthur e di Ray. Appena aperta la
porta, Alfred pensò di essere entrato in un mondo totalmente
diverso, neanche fosse l'armadio che portava a Narnia. I corridoi di
marmo, le pareti rosse, i lampadari di cristallo e ogni decorazione
tardo-gotica lasciavano spazio ad una camera degna di un giovane
ragazzo della sua età. Bianco, verde e arancione erano i
colori che
dominavano la stanza, che quasi sembrava più piccola di
quella dove
avrebbe dovuto alloggiare lui per i prossimi due mesi.
Il
parquet di legno chiaro dominava la parte centrale della stanza, dove
al muro era appesa una televisione sicuramente full hd, mentre per
terra erano disposte in ordine varie console. Di fronte alla tv
c'erano due puff, blu, sopra uno dei quali era poggiato un joystick
wireless. Appena dietro di essi, un basso scalino portava ad un
angolo pavimentato di bianco dove c'era un bel letto a una piazza e
mezzo francese, le cui coperte erano con fantasie poco consone ad un
ragazzo della sua età, come stelle su uno sfondo blu e cose
simili.
Al lato del letto c'erano poggiati vari cuscini di dimensioni diverse
e qualche peluche, probabilmente ricordi d'infanzia, e un piccolo
netbook bianco. Sopra la testiera, nel muro erano praticamente stati
scavati degli scaffali pieni di libri e, più probabilmente,
fumetti
e giochini vari. Ad entrambi i lati c'era una piccola lampada a muro
dal design particolare. Sceso di nuovo il piccolo scalino, in fondo
alla stanza, quasi accanto al letto era poggiata la scrivania, con un
computer fisso e uno portatile, vari fogli, probabilmente di lavoro,
e altri fumetti poggiati alla rinfusa. Nascosta in un angolo, dietro
la parete dove c'era la tv, si trovava la porta del bagno, che Alfred
purtroppo non ebbe il piacere di vedere. Proprio accanto alla porta
d'entrata c'era un attaccapanni, quasi poggiato ad un armadio a muro
che si confondeva con la parete arancione.
Certamente
una ventata di aria fresca in quella casa che puzzava di vecchio.
La
luce era deliziosamente soffusa, bastavano i giusti movimenti per
creare l'atmosfera giusta, pensò Alfred accomodandosi sul
puff
accanto all'altro che aveva già preso il joystick tra le
mani.
“Ah!”
Sky sbattè un attimo gli occhi poi mollò lo
stesso al ragazzo
americano per andare a cercare l'altro, cominciando a gattonare per
il parquet come fosse un animale.
Alfred
alzò le sopracciglia e allargò un bel sorriso,
seguendo con gli
occhi ogni singolo movimento che faceva quel sedere per aria, che non
faceva altro che dirgli 'vieni a prendermi, vieni a prendermi, vieni
a prendermi...', ma non poteva di certo saltargli addosso
così, no♥
avrebbe innanzitutto creato l'atmosfera giusta, e poi quel bel
copriletto con le stelle sopra sarebbe stato presto scaraventato via
dal letto, insieme a tutti i vestiti del rossino~.
“Eccolo!”
esclamò Sky, ritornando a gattoni sul puff, sedendosi con un
saltello e avviando il gioco.
“Se
perdi cosa mi dai in cambio?” mormorò quasi
innocentemente Alfred,
con un sorriso gentile.
“Oh...
uhm, in che senso?” domandò il giovane Kirkland,
lanciandogli una
veloce occhiata per concentrarsi sulla schermata.
Alfred
si avvicinò leggermente, quasi poteva sentire il profumo dei
capelli
dell'inglese che, ignaro, continuava a far avviare il gioco che ormai
era nella sua schermata di start.
“Beh,
hai detto tu che volevi vedere cosa sapevo fare, e ti assicuro che
non sono solo bravo a giocare a CoD♥”
mormorò, malizioso, suadente nelle sue orecchie, cominciando
ad
avvicinare una mano alla sua cravatta. “Ne caso io vinca, e
vincerò... mi piacerebbe avere un premio...”
continuò, afferrando
il nodo della cravatta del giovane e cominciando a tirarlo.
“M-m
che cosa stai dicendo...?” biascicò lui, cercando
di allontanarsi
leggermente, con le guance rosse. Cosa... cosa? Ci stava provando?
Sì
che ci stava provando, stava cercando di slacciargli la cravatta!
“Oh, è cominciato!” esclamò,
lanciando una veloce occhiata alla
schermata della tv.
“Un
ragazzo della tua età dovrebbe intrattenersi con altri tipi
di
giochi♥”
fece, giocoso, Alfred, posando la mano sulle sue per togliergli il
joystick dalle dita.
La
porta si aprì, ed entrò Arthur nella stanza. O
meglio, Arthur era
il primo ma la porta era stata chiaramente spalancata dalla mano
furente di Logan.
Sky
piegò la testa di lato, osservandoli sorpreso.
“Che... cosa ci
fate qui?”
“Improvvisa
voglia di giocare.” rispose Arthur, avvicinandosi, seguito a
passo
svelto da Logan, la cui espressione avrebbe potuto bruciare
all'istante un intero bosco. Sky si aggiustò la cravatta,
sperando
non ci fosse alcun segno vistoso dello strano discorso di poco prima,
mentre il suo povero personaggio era già stato ucciso tre
volte.
“Spostati.”
sputò Logan, alzando di peso l'americano e togliendogli il
joystick
dalle mani, sedendosi al suo posto.
“Ehi,
ci stavo giocando io!” si lamentò Alfred, poggiato
al piccolo
scalino che portava al rialzo con il letto, dove Arthur si era appena
seduto.
“Ora
non più” rispose Logan, concentrato sullo schermo
tv, anche se in
realtà aveva già mandato più di
un'occhiata di fuoco al fratello
minore, che aveva stranamente le guance più rosse del solito.
Alfred
sbuffò, allentandosi la cravatta e andandosi a sedere sul
letto,
dove Arthur aveva preso possesso del piccolo netbook del fratello.
“Che
fai, spii le cose degli altri?” fece Alfred, stizzito, ma
lanciando
un'occhiata al desktop dove troneggiava come sfondo una foto in primo
piano di Sky e Logan probabilmente in qualche spiaggia assolata della
Nuova Caledonia.
“Oh.
E' dell'estate scorsa” mormorò tra sé
Arthur, aprendo con
nonchalance la cartella “New Caledonia” visto che
tanto non aveva
niente di meglio da fare e Logan l'avrebbe ucciso se se ne fosse
andato mollandolo con lo stupido americano.
Alfred
lo osservava incuriosito mentre cambiava di foto in foto. Tra i
paesaggi da sogno, il mare limpido le palme e le varie cose, c'erano
quasi esclusivamente foto del fratello maggiore.
“Ehi,
pare ci sia andato solo lui in vacanza” commentò
Alfred, con finta
nonchalance, prendendo un pupazzo tra gli altri e rigirandoselo tra
le dita.
“In
Nuova Caledonia ci sono andati solo lui e Sky, l'estate
scorsa.”
rispose Arthur, continuando a guardare le foto. Però
l'americano
aveva ragione, il 90% erano tutte con Logan, anche se non mancavano
quelle in cui c'erano entrambi.
“Oh,
si saranno divertiti un mondo...” fece Alfred, con una punta
di
secca ironia, alzando lo sguardo verso i due che giocavano.
“Sono
sempre stati legati da quando erano bambini. Nonostante Logan abbia
quel carattere... anche quando Sky venne portato via... ma
perché ti
sto dicendo queste cose?!” sbottò Arthur,
chiudendo la cartella e
picchiettando le dita sulla superficie del netbook.
“Ohh...
dai, è interessante” rispose Alfred, stendendosi
sul letto con il
pupazzo tra le braccia e sorridendogli, come a volergli far
continuare la storia.
“Che
cosa te ne importa?” continuò l'inglese, chiudendo
il computer e
poggiandolo al lato del letto.
Alfred
alzò le spalle, con un sorriso “Ho il diritto di
conoscere la
famiglia che mi ospita~”
Arthur
alzò le sopracciglia irritato, assottigliò gli
occhi ma si girò
verso di lui, inginocchiando le gambe e posandoci sopra i gomiti.
“Noi
siamo cinque fratelli, ma in realtà siamo tutti figli di
madri
diverse” cominciò, allentandosi la cravatta,
ancora incerto se
raccontare o meno la storia.
“Ah
sì? Beh si nota parecchio, anche se vi somigliate si nota
una certa
differenza!” esclamò Alfred, con una leggera
risata, non di
scherno, ma neanche di allegria.
Arthur
lo fulminò con lo sguardo e fece una smorfia, girando il
viso
dall'altra parte. “Logan è figlio della prima
moglie di mio padre,
anche se hanno divorziato poco dopo la sua nascita. Mia madre
è
l'attuale moglie di mio padre, ma lui ha avuto un sacco di amanti
negli anni successivi. Non ricordo bene, ma quando Sky
arrivò in
casa io avevo circa sei anni, e non sapevo nulla di questo fratello,
mentre pochi mesi prima era nato Ray... sua mamma era morta dandolo
alla luce quindi papà l'aveva subito fatto entrare in
famiglia. Sky
aveva un anno, Ray era appena nato, io ero piccolo e non capivo,
mentre Logan aveva già otto anni e non sopportava l'idea di
avere
così tanti fratelli. Probabilmente mia madre
cercò di farli
avvicinare perché ricordo di averli visti spesso giocare
insieme,
mentre con me non ha mai voluto giocare” sospirò
Arthur,
passandosi una mano tra i capelli. “Però quando
Sky compì tre
anni fu portato via e andò a vivere con sua madre nelle
isole Ebridi
per tipo sette anni, finché non tornò a vivere
con noi alla sua
morte”
“Ugh,
qui c'è qualcuno che porta sfiga”
commentò con una smorfia
Alfred, tirando un orecchio al pupazzo poggiato sul suo petto.
“Probabilmente
è mio padre che se le sceglie deboli di salute. Tutt'ora io
non so
se la madre di Kain è viva o meno, non l'ho mai
conosciuta”
“Mh”
rispose Alfred, fissando il pupazzo pensieroso. Ecco svelato il
mistero, erano tutti figli di donne diverse. Ma che razza di gusto
provava quell'uomo a mettere incinta tutte queste donne? Lui non
avrebbe mai sopportato di vivere con l'ansia che da un giorno
all'altro avrebbe potuto ritrovarsi un nuovo fratellino a gironzolare
per casa.
Comunque,
c'era decisamente un fondamento al complesso del fratello minore del
rosso maggiore, probabilmente qualcosa che era successa quando erano
piccoli e che sicuramente Arthur non poteva ricordare. Era
interessante. Scoprire tutti i segreti che nascondeva questa famiglia
poteva rivelarsi un utile e dilettevole passatempo nei due mesi che
lo separavano dalle nozze.
“Che
cavolo stai fantasticando con quella faccia da idiota?”
sbottò
Arthur, togliendo il peluche di Sky dal petto del ragazzo e
rimettendolo a posto.
“No!
Mi piaceva!” esclamò lui, allungando il braccio
per riprenderlo.
“Ma
smettila di fare il bambino!” rispose lui, muovendo la mano
per non
farglielo afferrare di nuovo.
“Ridammelo!”
continuò Alfred, continuando a spingersi sull'inglese per
recuperare
il peluche, afferrandolo per una zampetta.
“Ho
detto di no, stai fer--!” biascicò, mentre i
movimenti bruschi
dell'altro lo fecero scivolare e cadere sul materasso, trascinandosi
il peluche e la mano dell'americano, che rotolò sopra di lui.
“Ah!
E' mio!” esclamò, a cavalcioni su di lui, alzando
il suo nuovo
trofeo.
“Levati
immediatamente da me! Spostati!” esclamò, dandogli
dei pugni sulle
cosce per farlo spostare. Che posizione imbarazzante! Per fortuna che
i due erano troppo concentrati nel gioco per poterli calcolare.
“No.
E' la punizione per avermi tolto il peluche.” rispose lui,
arricciando le labbra con tono di sfida e mettendo il broncio come
farebbe un bambino.
“Finiscila,
e alzati subito!” continuò Arthur, cercando di
spostarsi, ma non
si poteva certo dire che l'americano fosse un fuscello.
Alfred
piegò la testa, avvicinandosi al suo viso così
tanto che le punte
dei suoi capelli poggiavano sulle guance che piano piano stavano
diventando rosse d'imbarazzo dell'inglese. Figurarsi se per lui avere
il viso così vicino a quello di un altro fosse un problema,
ma a
quanto pareva, l'algido principe dei limoni acerbi non gradiva questo
contatto ravvicinato♥.
“Cosa
c'è, Artie? Non ti piace il contatto umano? Dovresti essere
più
caloroso con i tuoi ospiti~” mormorò Alfred,
allargando il suo
sorriso di scherno sul viso.
Arthur
aggrottò le sopracciglia e cercò di spingere le
mani sul petto
dell'altro, per allontanarlo. “N-non sono fatti tuoi, io sono
come
mi pare con i miei ospiti! E ora spostati!” sputò,
girando il viso
di lato e chiudendo gli occhi, riempendolo di pugni sul petto.
Alfred
ridacchiò, decisamente divertito. Gli sembrava di prendere
in giro
un bambino delle medie, invece che un ragazzo addirittura
più grande
di lui. Che spreco di carni, che spreco di cervello. Ma doveva,
doveva divertirsi un po', praticamente si stava offrendo su di un
piatto di argento allo scherno!
Si
avvicinò ancora di più e prese a mordicchiargli
un orecchio,
assolutamente sicuro di destare una delle reazioni più
divertenti
che avesse mai visto in tutta la sua vita.
Arthur
spalancò gli occhi, fino ad allora rimasti chiusi, ed
arrossì fino
alla punta delle orecchie quando sentì i denti del ragazzo
sopra di
lui cominciare a sfiorargli il lobo, poi la conchiglia, tirando
lentamente e con sapienza.
“...
NOOOO!” urlò, spingendo via l'americano con tutta
la forza che
aveva, facendolo rotolare giù dallo scalino per finire tra i
due
puff, praticamente a viso per terra.
“Non
ti permettere mai più! Ti stacco i denti uno ad uno, ti
cucio le
labbra con la sparachiodi! Ti uccido, ti ammazzo!”
continuò, dando
in escandescenza, tenendo una mano sull'orecchio incriminato,
indicandolo con l'altra. “Se provi un'altra volta a fare una
cosa
del genere ti ritroverai la faccia come un quadro di
Picasso!”
sbraitò, pestando i piedi come impazzito e uscendo dalla
camera
sbattendo la porta.
Logan
alzò un sopracciglio e poi fissò l'americano che
nel frattempo si
era girato e fissava il soffitto con un bernoccolo sulla fronte.
“Ma
che cosa hai fatto?” domandò Sky, piegando la
testa di lato.
Alfred
cominciò a ridere sinceramente divertito, mettendosi seduto
e
massaggiandosi la fronte. “Niente, niente...”
mormorò i
risposta, prima di alzarsi e uscire dalla camera, continuando a
ridere.
Sky
e Logan si guardarono negli occhi e alzarono entrambi le
sopracciglia, confusi.
Ok,
questo era troppo, troppo. Doveva andare immediatamente da sua zia,
da suo padre, dalle forze dell'ordine, dall'esercito per far
allontanare quell'americano pazzo e maniaco da lui! Non era
possibile, perché doveva accadere a lui? Nessuno, mai
nessuno si era
mai permesso di toccarlo, figurarsi di mordicchiarlo in quel modo
così schifosamente lascivo! Aveva ancora i brividi, mentre
pestava i
piedi e a passo veloce ritornava in camera sua e sbatteva la porta
chiudendola a chiave.
Non
avrebbe potuto resistere oltre. Va bene le prese in giro, va bene i
sorrisi di scherno ma quello superava oltremodo ogni limite! Da dove
aveva preso il diritto, quello schifoso americano di potergli
mordicchiare l'orecchio?! No, no! Una cosa così sconveniente
e... e
pervertita! Non esisteva né in cielo né in terra!
No. Per ora
sarebbe andato a dormire, il giorno dopo gliel'avrebbe fatta pagare,
o non si sarebbe più chiamato Arthur Kirkland!
Alfred
si guardò intorno, confuso. Bene, davvero fantastico. E
adesso come
faceva a tornare in camera sua? Quella casa era così grande
e
sconosciuta che non si sarebbe orientato nemmeno con un navigatore
satellitare.
Ok,
doveva tornare dove quella sera avevano cenato per cercare di
ripercorrere al contrario la strada che aveva fatto con Ray Kirkland.
…
certo,
ma dov'era quella sala? Scese le scale che aveva salito con il
rossino e si guardò intorno. Sì, il senso
dell'orientamento non era
mai stato il suo forte, ma qua si rasentava il ridicolo, come poteva
perdersi in una casa?!
Scese
un'altra rampa di scale che non aveva mai visto ma che gli ispirava
fiducia. Arrivò in una stanza che gli sembrava uguale a
tutte le
altre, non c'era nessuno in giro. Che nervi! Ma dov'era tutta la
servitù che fino a tre ore prima formicolava in ogni
angolo?! Un
luce proveniva da una stanza lì vicino, Alfred decise di
sporsi per
vedere se ci fosse qualcuno che avrebbe potuto aiutarlo. Un piccolo
fuoco scoppiettava in un camino, e su un delle poltrone di velluto
disposte in ordine lì difronte c'era seduta niente poco di
meno che
la causa di tutti i suoi guai: Katherine Kirkland.
La
ragazza si girò verso di lui e si alzò di scatto,
aggiustandosi il
vestito e dedicandogli un breve inchino.
Alfred
la salutò con un breve cenno della testa, maledicendosi per
la sua
fortuna. In una casa così gigantesca invece di trovare
qualche bel
cameriere da portare in bagno si era ritrovata con l'unico essere
sulla faccia della terra che non avrebbe voluto incontrare.
“Buona
sera... non riesci a dormire?” domandò lei,
poggiandosi una mano
sul collo, nervosa.
“...
diciamo di sì” rispose Alfred, alzando un
sopracciglio. Non poteva
di certo dirgli che si era perso, non a lei.
Katherine
congiunse le mani davanti e cominciò a stropicciarsi il
vestito.
Alfred continuò a fissarla, conscio di starla mettendo in
difficoltà. Infondo non avrebbe fatto male a nessuno, farla
sentire
a disagio per un po'.
“Oh...
ehm, la settimana prossima Aaron verrà qui per qualche
giorno, lo
sapevi?” fece all'improvviso lei, alzando il viso e cercando
di
guadagnare un po' di coraggio. Non poteva mostrarsi ancora timida e
insicura con il fratello minore del suo futuro marito a due mesi
dalle nozze!
“Mh.
No, non lo sapevo” rispose seccato Alfred. E no che non lo
sapeva,
lui non sapeva mai niente, anzi. Era stato spedito a Londra da un
giorno all'altro senza neanche poter ribattere. “Non ho
potere
decisionale a casa mia, e non mi dicono niente di quello che
fanno”
rispose. Non era proprio vero, ma farla sentire in colpa sembrava
divertente.
“...
oh” mugolò Katherine, abbassando il viso
colpevole. Alfred
aggrottò le sopracciglia. Cos'era questo? Senso... di colpa?
No,
impossibile, non poteva provare senso di colpa nei confronti di
Katherine Kirkland, infondo era tutta colpa sua se lui era in quella
situazione.
…
vero?
“Che...
cosa ti sei fatto?” mormorò, avvicinandosi
leggermente e alzando
una mano verso la sua fronte, dove troneggiava il bernoccolo che si
era fatto poco prima.
“Niente!”
esclamò lui, arrossendo e nascondendo la fronte con la mano.
“S-sono
andato a sbattere, non è niente di che”
sbottò, guardando in
un'altra direzione. Ecco, una figura ridicola era proprio quella che
aspettava di fare di fronte a lei.
“Dobbiamo
chiamare qualcuno, se non metti del ghiaccio si
gonfierà” rispose
lei, afferrando il vestito e correndo verso il divano, dov'era
poggiata la sua borsetta. Prese il cellulare e digitò
velocemente un
numero, aspettando che rispondessero dall'altra parte.
“Rupert?
Perdonami se ti disturbo a quest'ora, sono Katherine. Il signorino
Jones ha una brutta escoriazione sulla fronte ma non vedo personale
in giro. Ti dispiacerebbe mandare qualcuno con del ghiaccio nella
stanza del caminetto verde? Va bene... ti ringrazio” fece,
velocemente, con un tono autoritario ma che sembrava in qualche modo
amichevole.
Alfred
la osservò con le sopracciglia alzate. “... non...
non era
necessario, sai?” sbottò, arrossendo leggermente e
scostando lo
sguardo ancora una volta.
“Vuoi
dirmi che sai già orientarti in questa casa? Io non credo.
Anche io
che ci vengo spesso mi perdo in continuazione.” rispose lei,
riponendo il cellulare nella borsetta.
Alfred
aggrottò le sopracciglia vistosamente in imbarazzo.
Scoperto. Quella
ragazza era molto più furba di quanto non sembrasse.
“Rupert
ha detto che il maggiordomo incaricato di servirti è
arrivato da
poco, si scusa del ritardo e che manderà lui così
poi potrà
portarti in camera tua” concluse Katherine, girandosi verso
di lui
e sorridendo.
Alfred
assottigliò gli occhi. No, non era gratitudine quella che
sentiva.
Assolutamente. “Grazie.” rispose, però,
incrociando le braccia
con fare stizzito.
“Di
niente” sorrise lei, sedendosi nuovamente sul divano.
Seguirono
parecchi minuti di silenzio, durante i quali Alfred continuò
a
grattarsi la nuca nervosamente e Katherine continuò a
fissare il
piccolo fuoco che scoppiettava nel camino.
“Allora...
ehm... tu non vai a casa?” biascicò Alfred, quasi
per rompere quel
silenzio snervante.
“Sto
aspettando che mio padre e mio zio finiscano di
chiacchierare”
rispose lei, girando lo sguardo verso di lui.
Bene.
La conversazione era nuovamente morta. Era così odioso stare
nella
stessa stanza con lei! Incrociò le braccia stizzito,
battendo un
piede velocemente per terra.
Per
fortuna poco dopo fece ingresso un uomo molto alto, vestito da
maggiordomo e con i capelli rossi. Ma... era il maggiordomo dello
schifoso inglese! Alfred piegò la testa di lato confuso.
“Oh,
Thomas! Non sapevo fossi stato assegnato tu al signorino Jones... ti
credevo ancora in India” sorrise Katherine, alzandosi e
avvicinandosi ai due.
Alfred
alzò nuovamente le sopracciglia.
“Signorina
Katherine, è un piacere rivedervi. Spero siate in forma. Il
signor
Kirkland mi ha chiamato espressamente dall'India per poter servire il
signorino Jones durante la sua permanenza a Londra” l'uomo
fece un
inchino sentito nei confronti di entrambi. Katherine sorrise.
Alfred
sbatté ancora gli occhi, sentendosi escluso dalla
conversazione.
“Signorino
Jones, il mio nome è Thomas e sono incaricato di servirla in
ogni
suo bisogno. Usufruisca di me come più crede” si
rivolse
finalmente a lui l'uomo.
“Oh...
ehm... certo, certo. E' un... piacere conoscerti, Thomas.”
biascicò
Alfred, ancora un po' titubante. “Sei... ehm, molto
somigliante al
maggiordomo dello schif... ehm, cioè di Arthur.”
“Io
e Rupert siamo gemelli eterozigoti, signorino. Serviamo la famiglia
Kirkland da quando siamo piccoli” informò il
maggiordomo ancora
con la testa china.
“...
ah.” fece Alfred, semplicemente. Ovvio. Poteva arrivarci
anche lui.
“Signorina
Katherine? I vostri genitori chiedono di lei, l'auto è
pronta”
spuntò all'improvviso una cameriera dalla parte opposta
della
stanza.
“Arrivo
subito!” rispose la ragazza, prendendo la sua borsa e
salutando
entrambi.
“Spero
potremo diventare amici, Alfred... arrivederci” si rivolse ad
Alfred con un sorriso.
Alfred
rispose con un cenno della testa. Ma poteva scordarselo!
Cioè... più
o meno, ecco.
Il
maggiordomo lo accompagnò nella sua camera. Si era ritrovato
praticamente dall'altra parte della casa, stupidi inglesi che
facevano le case complicate.
Congedò
Thomas e si buttò sul letto, sfilandosi la cravatta e
lanciando via
la giacca. Era a Londra da meno di ventiquattr'ore ed erano
già
successe troppe cose.
Lanciò
via tutti i suoi vestiti e si ficcò nel bagno per farsi una
doccia
rigenerante, poi si mise i boxer e ritornò nella camera con
un
asciugamano in testa. Dal suo bagaglio a mano tirò fuori il
suo
computer portatile e se lo poggiò sulle gambe. Se tutto era
andato
come doveva, Tony avrebbe dovuto già aperto l'accesso a
internet, e
infatti così era.
Non
fece neanche in tempo a collegarsi, che un messaggio spuntò
nella
cartella.
-Ciao Alf. Sei arrivato? Tutto a posto? C'è bel tempo?
Alfred alzò un sopracciglio e sospirò, arricciando le labbra.
-Ciao Matt, ovvio che sono arrivato, dove dovrei essere secondo te? Il tempo è normale.
-Ahahah, dai scherzavo. Hai conosciuto la famiglia? Com'è?
-E' un caso perso. Sono cinque figli tutti di donne diverse, e sono tutti uno più andato dell'altro. Quello che dovrebbe raddrizzarmi crede di essere il re del mondo. Per me è solo il principe dei limoni acidi.
-Ahahahah, davvero? Cinque tutti di donne diverse? Ahahah e io che pensavo che fossi tu quello a cui piaceva farlo in giro.
-Non paragonarmi a quel ciccione, mi offendo.
-Scherzo, Alf. Sei nervoso? Hai incontrato Katherine? Devi salutarmela. Che ore sono lì da te?
-... sì. L'ho incontrata. Lo farò. Qui è l'una e mezza di notte, devo andare, buona notte.
-Buona notte
Chiuse la chat in fretta, sbuffando. L'ultima persona che voleva sentire era il suo fratello gemello. Gli era passata la voglia persino di navigare in internet. Poggiò il portatile sul comodino e lo chiuse, spegnendo la luce e stendendosi, portando un braccio sotto il cuscino. Una bella dormita era proprio quella che ci voleva per affrontare la giornata di domani.
-----------------------------------
Piccole curiosità prive di interesse:
-Sky è mancino.
-Logan sa suonare il violino. Ma non lo fa mai davanti a qualcuno.
-Quando devono lavorare, Arthur, Sky e Logan alloggiano in due appartamenti vicino alla ditta, Arthur da solo, Logan con Sky.
-Katherine rappresenta l'Irlanda.
-Ray ama leggere. Camera sua è una piccola biblioteca e spesso lo si vede girare con un tomo più grande di lui tra le mani.
-La madre di Kain è viva, ma non può mantenere il figlio, così sin da quando è nato Kain ha vissuto nella mansione dei Kirkland con gli altri fratelli.
-Aaron, il fratello maggiore di Alfred e Matthew rappresenta tutta l'America settentrionale. E' biondo e ha gli occhi azzurri, ma non porta gli occhiali.
-Logan è alto 181 cm, Sky 170 cm, Ray 161 cm, Kain 165 cm e Katherine 163 cm. Arthur come tutti sapete è alto 175 cm e Alfred 177 cm.
Compleanni:
.Logan è nato il 30 Novembre, il giorno di Sant'Andrea, patrono di Scozia.
.Arthur non ha un compleanno, ma di solito si 'festeggia' l'Arthur day il 3 Marzo.
.Sky è nato il 28 Novembre, il giorno in cui le isole Ebridi sono tornate in mano alla Scozia.
.Ray è nato il 1 Marzo, giorno di San Davide, patrono del Galles.
.Kain è nato il 17 Marzo, giorno di San Patrizio, patrono d'Irlanda.
.Katherine è nata il 6 Dicembre, giorno della dichiarazione d'indipendenza della Repubblica d'Irlanda.
.Alfred è nato il 4 Luglio, giono della dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America.
-Arden Kirkland è fratello minore del signor Kirkland (del quale non ho ancora deciso un nome :D). Hanno un fratello ed una sorella minori.
----------------------------------
Ciao a tutti. Vorrei rispondere ad ognuno di voi ma non ci riesco ç_ç mi dispiace... spero continuiate a seguirla e commentarla anche se non vi ringrazio uno alla volta... grazie a tutti >u<;