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Autore: Ezrebet    03/12/2010    1 recensioni
Frances, una donna che sta realizzando il proprio sogno. E un uomo, che invade la sua vita con la forza di un uragano, proprio quando lei meno se l’aspetta..
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Giovedì sarò a Phoenix, per la presentazione in due librerie con relativa sessione autografi, venerdì a Philadelphia per un’intervista radiofonica, sabato sarò a..” Simon le prese la mano attraverso il tavolo e le sorrise dolcemente “Beh, sono gli impegni standard per una scrittrice di talento”.
Lei sospirò “Eppure, non riuscirò mai a farci l’abitudine”.
“Posso aiutare, in qualche modo?” il suo sguardo era malizioso “Magari, posso raggiungerti e farti dimenticare tutto lo stress.. conosco un paio di trucchi..” scherzò e lei gli diede uno schiaffetto sul dorso della mano “Santo cielo!” scosse la testa “Sarebbe bellissimo vederti, nonostante la distanza” mormorò, impaurita per essersi lasciata andare in quel modo. Invece, Simon annuì “Mi sembra giusto. Credo che sarò nel tuo hotel di Phoenix, giovedì..” le strizzò l’occhio.
Il senso di sollievo e beatitudine che provò per tutta la sera era qualcosa che aveva sperimentato poche volte nella vita. Averlo lì intorno, che l’aiutava a rimettere in ordine, che curiosava nella sua libreria, che guardava con lei il telegiornale alla televisione era un’esperienza dolce ed esaltante allo stesso tempo. Pur sentendo ben presente in lei la paura che fosse tutta una parentesi che Simon si era concesso dal suo solito stile di vita, tuttavia non potè impedirsi di godere di quelle ore in cui lui, bellissimo e perfetto, era solo per lei.
Si accoccolò vicino a Simon sul divano, beandosi della sua mano che le accarezzava lievemente il braccio. Era così tanto tempo che non si sentiva così vicina a qualcuno..
Non si rese conto di essersi addormentata. A svegliarla fu Simon, che le sfiorò le labbra con le proprie, prima di sedersi sul tavolino di fronte a lei “Forse è meglio che ti porti a letto..” le sussurrò.
Alzandosi, Frances vide l’album delle fotografie del suo matrimonio sul tavolo. Si voltò verso Simon “Hai visto le foto..”.
“Oh, si” alzò le spalle, infilando le mani nelle tasche dei jeans “Tu dormivi e io ho curiosato un po’.. Spero non ti dispiaccia” la fissò.
“No” disse subito “Così, hai visto Paul..e me più giovane” sorrise.
“Sei molto più bella adesso” mormorò “.. so che sono domande che non si dovrebbero fare.. ma perché è finita con lui?”.
Imbarazzata, Frances incrociò le braccia e si appoggiò al tavolo, abbassando lo sguardo “beh.. dopo che ebbi l’aborto..”.
“Mi dispiace” disse subito lui, assumendo un’espressione seria.
“.. sì, ebbi un aborto e i medici mi dissero che difficilmente avrei potuto avere altre gravidanze. C’erano state varie complicazioni e tutto era compromesso, così.. Credo che non abbiamo superato la cosa” sospirò guardandolo “Paul desiderava dei figli”.
Simon piegò la testa da un lato e le chiese “E tu? Come hai reagito.. a tutto questo?”.
“Ho sofferto molto. Improvvisamente il mio mondo è crollato, ho perso l’amore di mio marito, la speranza di un figlio..” s’interruppe, cacciando indietro le lacrime “Non è stato facile”.
Dopo un momento, le si avvicinò e la abbracciò dolcemente, cullandola. Frances affondò il viso nel suo petto e rimase ferma ad assorbire tutto quel calore, che improvvisamente era entrato nella sua vita.
 
Simon mantenne la promessa e la serata a Phoenix fu speciale, come tutte quelle che la precedettero e seguirono. Finalmente libero dalla prima parte del tour promozionale del film, poté stare con lei più spesso di quanto avesse pensato e per Frances le due settimane successive furono un vero paradiso. Simon la lasciò sola soltanto di domenica, per raggiungere i suoi figli.
Gordon assisteva all’evoluzione della loro storia, dando consigli e commenti se richiesti e sperando con tutto sé stesso che le cose andassero sempre bene e che Frances non dovesse risvegliarsi in un incubo. Sentiva di essere l’unico che in quei giorni si ricordava della fama da playboy di Crawford, dal momento che Frances sembrava in pieno idillio e completamente dimentica dei dubbi iniziali.
La vedeva attendere con trepidazione una telefonata di Simon, il suo arrivo negli hotel, le cene private che si concedevano in camera, lontane dalle telecamere e dai paparazzi. Perché, a dispetto di tutte le precedenti storie del divo, questa era segreta e destinata a rimanere tale per loro volontà.
Qualche volta Gordon aveva dovuto reprimere battute sarcastiche e risatine alla vista di Simon che imbacuccato dalla testa ai piedi scivolava nella camera di Frances sfuggendo all’assedio di fotografi e fan, oppure al loro tentativo di mescolarsi agli altri clienti degli alberghi nella sala da pranzo o al bar.. Di solito, comunque, mangiavano in camera e non si vedevano fino alla mattina successiva.
Contento per il suo capo, Gordon aveva tentato di darsi un contegno, limitandosi a consegnarle ogni sera la lista delle cose da fare il giorno dopo ed inviandole alcune mail come promemoria. Voleva darle un po’ di respiro, permetterle di godersi quella nuova situazione, che la rendeva più bella, più simpatica e sì, anche più puntuale.
L’ultimo appuntamento di quella parte della promozione del nuovo romanzo fu un incontro con i lettori presso una grande libreria di Los Angeles, durante il quale Frances firmò molte copie del libro e rispose a varie domande del pubblico, che dimostrava di essere molto affezionato alla donna. Lei appariva disinvolta e felice, e rispondeva in modo diretto, dicendo sempre la verità. Anche quando qualcuno le chiese della sua vita privata, lei, illuminandosi, disse “Beh, sì, ho una persona vicino.. sto molto bene.. ma non dirò altro..” e con questo si era guadagnata applausi e fischi di approvazione.
Mentre la riaccompagnava a casa, Gordon le domandò “Adesso, hai ventiquattr’ore di tranquillità, capo. Poi, vedrai che l’editore verrà all’attacco per gli incontri con le case di produzione”.
Frances lo fissò “Mi stai dicendo che c’è già qualche contatto..?”.
“Ovvio. Già da prima che tu iniziassi a scrivere la storia” le strizzò l’occhio “Vedi, ora come ora, basta il tuo nome per garantire un certo successo”.
Appoggiando la testa allo schienale, chiuse gli occhi e sospirò “Non capirò mai i meccanismi del cinema..”.
“Mia cara, tu ora vali tanto oro quanti pesi..” sorrise fermandosi davanti alla sua villetta “Perciò, riposati e preparati psicologicamente alle insistenze dell’editore..” la sbirciò “..vedrai Crawford?”.
Si voltò a guardarlo sospettosa “Mi stai dicendo che non dovrei farlo per.. riposarmi?”.
“Sarebbe una buona idea” confermò, sapendo già che erano parole sprecate.
“.. farò finta di non averti sentito” lo rimproverò “E comunque, non credo che ci vedremo. Ha da fare.. Serata di beneficenza” lo informò uscendo “Perciò..”.
 
Dopo una veloce doccia, Frances si preparò un the, gustò alcuni biscottini che aveva preparato qualche giorno prima, e si sdraiò sul divano, guardando il canale satellitare su cui trasmettevano la serata di beneficenza a favore dell’ospedale pediatrico della città. Mentre il commentatore raccontava la festa d’apertura e l’arrivo delle star sul tappeto rosso, guardò attentamente le immagini che scorrevano sul video sperando di scorgere Simon. E lo vide, scendere dalla limousine, bellissimo in camicia bianca e vestito scuro, che sorrideva e salutava i fan, fermandosi un momento davanti alle transenne. Sentì a malapena lo speaker commentare stupito il fatto che Crawford si fosse presentato da solo, contrariamente alle sue abitudini, era troppo presa da lui che, affascinante come al solito, si avviava all’entrata dell’auditorium fra i mille flash e le urla dei fan.
La telecamera continuò a riprendere la festa, mostrando il grande buffet e la famosa band inglese che intratteneva gli ospiti con le sue canzoni. Frances beveva quelle immagini sperando di rivedere Simon.. Oh mio Dio, pensava intanto, sono come un’adolescente in crisi ormonale.. ma questo pensiero la faceva sorridere.
La trasmissione continuò per tutta la sera e molte celebrità si avvicendarono al microfono dello speaker. Verso mezzanotte, fu la volta di Simon. Tra le domande che gli furono rivolte, ci fu ovviamente quella relativa alla mancanza di una ragazza al suo fianco. Sorridendo, lui disse “Beh, un uomo può desiderare una serata da single?” strizzò l’occhio alla ragazza che lo stava intervistando “In realtà, ho già avuto una moglie e due figli.. quindi.. posso anche vivere felicemente la mia esistenza da scapolo perché ho realizzato tutto quanto volevo..”.
Frances si sollevò a sedere, aggrottando la fronte ed alzando il volume della televisione. L’espressione beata sul suo viso era scomparsa mentre si piegava in avanti, per vedere ed ascoltare meglio. L’intervistatore riprese, chiedendogli se c’era la possibilità di un fidanzamento o di una relazione impegnata nel suo futuro, e Simon alzò le spalle “Beh.. ho già provato a percorrere quella strada e a quanto pare, non è andata bene.. quindi..”. Poi, con un sorriso ed un ammiccamento alla telecamera, si era allontanato.
Dopo alcuni secondi di immobilità, Frances allungò un braccio e spense l’apparecchio, lasciandosi poi ricadere sui cuscini del divano. Le parole di Simon le erano arrivate come proiettili in un’imboscata, inaspettate, micidiali, a tradimento. E dunque, era questo per lui.. Una storia disimpegnata per un single che non voleva impegnarsi.. Contro la sua volontà, le lacrime cominciarono ad appannarle la vista, mentre si alzava in piedi e rimaneva ferma per un secondo, mentre rivedeva come in un film i loro momenti insieme e cercava di capire, freneticamente, dove si fosse ingannata. Dove.
Si rendeva conto si essere sotto choc e che probabilmente qualsiasi cosa avesse pensato in questo momento poteva non essere logica, tuttavia le immagini si susseguivano nella sua mente senza che riuscisse a trovare alcun indizio dell’ipocrisia di lui..
Si asciugò le lacrime che silenziose le erano scese sulle gote e, dopo essersi guardata intorno, decise di uscire in giardino, perché improvvisamente l’aria le mancava. Corse fuori e a passo veloce, raggiunse il gazebo, fermandosi solo quando il suo corpo sbatté contro la ringhiera. Solo allora prese fiato, stringendo forte il metallo e chiudendo gli occhi, nel vano tentativo di scacciare l’immagine di Simon che parlava alla televisione.. Ma sono arrabbiata con lui o con me stessa, per essermi illusa..?
In quel preciso momento, capì di aver sbagliato tutto, fin dall’inizio, abbassando la guardia e lasciandosi ipnotizzare dalla fascinosa star.
Tornò in camera molto dopo, come in trance. Si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi, sapendo già che non si sarebbe mai addormentata. D’un tratto, sentì il suono del cellulare che annunciava l’arrivo di un messaggio. Guardò distrattamente il display, che giaceva tra le lenzuola.
“Simon”.
Strinse la mascella e lentamente, prese il telefono in mano. Lesse. “Serata noiosa. Mi manchi. Un bacio”.
Lo rilesse, almeno dieci volte, prima di cancellarlo e spegnere il cellulare. Poi, si voltò affondando il viso tra i cuscini.
 
Il cellulare rimase spento per tutta la mattinata. Frances non si alzò dal letto, esausta per la notte insonne. Aveva ventiquattr’ore di riposo, come aveva detto Gordon, e li avrebbe trascorsi così, a letto, a sbollire lo choc. Non voleva piangere, né cedere all’autocommiserazione, e questo implicava isolarsi da tutto e da tutti.
Decise di scendere in cucina verso l’ora di pranzo a prepararsi svogliatamente un panino. Mentre lo faceva, sentì il rombo della porche di Simon e si bloccò all’istante. Il cuore perse un battito, mentre sentiva i suoi passi sulle scale e il lieve bussare. Si voltò appena, incapace di muovere un muscolo, incapace di decidere che cosa fare. Non era pronta al confronto con lui.
Infine, si trovò davanti a Simon, che la guardava sorridente.
“Ciao, tesoro” le disse abbracciandola.
Frances rimase senza fiato. Avrebbe voluto scappare di lì, ma ciò che riuscì a fare fu di divincolarsi e spostarsi di lato, per farlo entrare e richiudere la porta. Vi si appoggiò ed abbassò lo sguardo, tentando di cacciare indietro le lacrime. Simon si accorse immediatamente del suo umore e le rivolse un’occhiata perplessa “Amore.. è capitato qualcosa?..” fece per avvicinarsi, ma lei lo fermò con una mano. Poi, si staccò dalla porta e si diresse alla scrivania riuscendo a malapena a guardarlo in faccia.
“Ma..” riprese Simon corrugando la fronte “Vuoi spiegarmi?”.
Faticosamente, lei ricambiò lo sguardo e sussurrò “Ti ho visto in televisione, ieri sera. E ho sentito l’intervista in diretta” sentì che il mento le tremava, mentre cercava di rimanere impassibile.
L’espressione di Simon passò dalla confusione alla comprensione nel giro di pochi secondi. A Frances non sfuggì il lampo di consapevolezza che attraversò il suo sguardo e che lo indusse a stringere impercettibilmente la mascella.
Cadde un silenzio di pietra, e passarono alcuni momenti prima che lui sussurrasse “Era una stupida risposta ad una stupida domanda, Frances”. La guardò ancora, in evidente difficoltà di fronte all’immobilità di lei.
“Io non intendevo offenderti. Non mi riferivo a te. Era un discorso..sciocco, va bene? Senza alcun senso”.
Frances non si mosse. Non riusciva a capire con chi aveva a che fare davvero. L’uomo che aveva davanti, così sorprendente in alcuni momenti, così scontato e volgare in altri, incapace di mordersi la lingua prima di parlare e dire sciocchezze. L’aveva quasi convinta che i suoi pregiudizi non fossero altro che questo, appunto, pregiudizi, ed ecco che ribaltava tutto, con poche parole dette con incredibile superficialità.
Simon la fissava, in attesa di una risposta, o di un’altra domanda. Insomma, di una qualsiasi reazione. Ma lei non sapeva proprio che cosa dirgli. Sapeva che la propria espressione non lasciava spazio ad alcun fraintendimento. Aveva sussultato, sentendogli dire quelle parole, ed ancora adesso si sentiva turbata e reggeva a malapena il suo sguardo.
“Ti prego, dì qualcosa” le disse.
La donna si appoggiò al tavolo, le braccia incrociate, gli occhi puntati a terra. Le parole che avrebbe voluto pronunciare le affollavano la mente, ma si scontravano con qualcosa..Non riusciva a dire niente, non voleva parlargli. Si rese conto di essere offesa, molto più di quanto avesse fino ad ora compreso. Offesa da quello che aveva detto in pubblico, pur non riferendosi direttamente a lei. Aveva toccato un filo scoperto ed ora niente più funzionava. Corto circuito.
“Frances” sussurrò, cercando inutilmente il suo sguardo “Non so perché ho detto quelle sciocchezze. Non lo so, non pensavo a noi. Non pensavo a niente, in quel momento”.
Sentì se stessa ridere. Una risata breve, secca, amara. Non si riconosceva in quel rumore sarcastico. Da quando le parole di una vuota e viziata star di Hollywood potevano toccarla fino a quel punto? Sapeva chi era Simon e come aveva condotto la sua esistenza. Niente storie impegnative, bastava l’adorazione delle fan a scaldargli il cuore e il letto. Lo sapeva. E allora perché adesso si sentiva così profondamente ferita?
Senza guardarlo, sussurrò in tono duro “Non sono arrabbiata con te. Sono in collera con me stessa per averti creduto... Ho sbagliato. E’ questo che mi fa star male”. Finalmente riuscì a guardarlo. Sembrava sconvolto, ma Frances non voleva cadere in quella trappola. Doveva ammettere che era un ottimo attore, se riusciva ad incantarla in quel modo.
“Ti sto dicendo la verità. Non era a te che pensavo. Io..io l’ho soltanto detto..” s’interruppe spalancando le braccia. Non le staccava gli occhi di dosso, incapace di trovare le parole e le mosse giuste per venire fuori da quella situazione. Ma sembrava impossibile.
“E’ questo. Parlare, parlare..senza fermarsi un momento a riflettere. E’ questo, Simon, non è così? E’ così che vuoi vivere? Perché per te le parole non hanno significato e non possono ferire” sussurrò, sentendo le lacrime pungerle gli occhi “Hai parlato dell’amore, del matrimonio e dei figli..” riprese fiato “Non hai pensato neanche per un momento a chi ti stava ascoltando. Non hai pensato a me. Le parole sono il mio pane. Lavoro con le parole, vivo, di parole..” si accorse che le mancava il fiato “Le parole, per me, sono tutto..”.
E quelle, di parole, arrivarono dritte come pugnali. Simon sembrò vacillare, come sotto un bombardamento. Si mosse appena, l’espressione sgomenta, incredula. Ciò che gli stava dicendo suonava strano alle sue orecchie, temeva di non aver capito, ma non aveva fiato per chiederle. Riusciva soltanto a fissarla.
“Ed il bello è che dal tuo punto di vista è vero. Hai dei figli. Li ami e sono la cosa più importante della tua vita e non sai che cosa significhi perderne uno e non riuscire a..” la voce le morì in gola “Sentirsi in colpa per questo e vedere un matrimonio finire per qualcosa su cui si hanno ben poche responsabilità”.
“Oh, Dio, Frances..” cercò di dire, ma lo sguardo di lei lo bloccò. Non c’era rabbia, c’erano soltanto  sofferenza e delusione. La consapevolezza di essere lui la causa di tutto questo lo annientava. Perché lo distruggeva? Quante volte aveva risposto a domande a raffica di giornalisti o fan e se l’era cavate egregiamente, usando il suo fascino e la superficialità che sembrava accontentare tutti, ogni volta? Ma adesso, sentì che avrebbe dovuto voltarsi e scappare, per nascondersi ed espiare.
Frances scosse la testa “Io non..non ho più voglia di parlarne” gli diede le spalle dirigendosi nello studio “Ho da fare”. Raggiunse il tavolo, decidendo all’istante che l’avrebbe ignorato fin tanto che  non se ne fosse andato. Sapeva che non si era mosso da dov’era e che la seguiva con lo sguardo, sgomento. Sembrava non avere capito. O forse aveva capito fin troppo bene. Ma per una star come lui era impensabile essere cacciato fuori.
“Però mi devi dare la possibilità di spiegare” le disse infatti “In quelle situazioni, ti fanno un sacco di domande, piuttosto personali, e tu devi riuscire a rispondere in modo soddisfacente per loro senza tuttavia svelare troppo di te stesso..” gli mancò il fiato “Ce l’ho sempre fatta. E anche stavolta ho tentato di farlo..”.
Frances accese il computer fingendo di non ascoltarlo, gli occhi fissi sullo schermo illuminato. In realtà non sentiva tutto quello che le stava dicendo. Era in un certo senso immersa nel passato, ad una conversazione simile che aveva avuto con Paul, prima che lui se ne andasse, schiacciato dalla tensione tra loro. Invece di sorreggersi a vicenda, dopo l’aborto e quanto ne era seguito si erano colpiti e offesi, finché la distanza era stata incolmabile.
Non poteva lasciare che lui la trascinasse dentro a quel delirio, di nuovo.
“Frances” lo sentì dire “Frances”. Si accorse che Simon le era così vicino, con lo sguardo atterrito. Incontrò i suoi occhi e sussurrò “Lasciami sola, per favore”.
Quando si ritrovò sola, nello studio, si alzò di scatto dalla sedia e corse in bagno, riuscendo a malapena a non inciampare sulle scale. Vomitò, e poi si lasciò cadere spossata sul pavimento.
  

 

   
 
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