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Autore: JulyAneko    07/12/2010    0 recensioni
Un caso, una ragazza che nasconde dentro sé una grande paura... e qualcosa che attira Cal come un bambino alle caramelle. Un contrasto, uno sguardo... e qualcosa che nasce in Eli come una sfida.
Solo una piccola storia che raccoglie il passato di una fotografa per farle riprendere in mano le redini della propria vita.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO IX

 

-Quindi io ero l’unico a non saperlo, bene!- esclamò alzando le braccia e facendole ricadere sui propri fianchi.
-Ma quanto ti lamenti!- disse esasperata Ria, andava avanti con quella storia da una decina di minuti e già non ne poteva più, né di lui né delle sue chiacchiere, -Lo sai che sono io la preferita di Lightman!- scherzò lanciandogli uno sguardo ironico.
Eli arricciò il naso facendole un versaccio con la bocca, per poi portare lo sguardo al di là delle vetrate dell’ufficio e vedere quella Jayme Anderson che qualche giorno fa sembrava distrutta e svuotata, col sorriso sulle labbra anche se con un timore affascinante negli occhi.
Sorrise al vedere gli occhi di Loker puntati su di lei, prima di entrare nell’ufficio e salutare. Poteva dirsi che quello era il suo primo giorno di lavoro come dipendente del Lightman Group e, in qualche modo, si sentiva eccitata.
Ricordava perfettamente quelle parole a bruciapelo di Cal, parole che le avevano inghiottito l’anima e che le avevano fatto intravedere una luce nell’oscurità. Forse era destino che incontrasse quell’uomo e che si rimettesse sulla via giusta… non lo sapeva ma quello di cui era veramente certa era che adesso voleva riprendere in mano le redini della propria vita.
Sapeva che non avrebbe avuto vita facile, che Lightman l’avrebbe torchiata per bene ma come le aveva detto Eli quella sera prima che rientrasse a casa, prima che prendesse la sua decisione… Cal odiava veder sprecato un talento.
Lei lo era? Beh, lo avrebbe scoperto col tempo… doveva ancora ritrovarla la vera fiducia in se stessa ma avrebbe messo proprio tutta se stessa per cercarsi, scoprirsi, reinventarsi e diventare una persona migliore. E quegli occhi che l’avevano accompagnata sulla soglia di casa, da lontano a cavallo di una moto, la facevano sentire sicura anche se sapevano benissimo quanto sarebbe stato irritante stargli accanto.
Beh, forse anche questo doveva scoprire.
Si mosse velocemente e al sorriso di Ria si scoprì fiduciosa di quella sua nuova esperienza. In realtà era davvero contenta dell’offerta di Lightman ma non poteva darlo troppo a vedere, doveva ancora capire bene con cosa aveva a che fare, e in primis doveva capire cosa lei voleva veramente… doveva fare i conti con se stessa, il suo passato e la sua voglia di ritrovarsi. Adesso doveva affrontare la propria vita, mettendosi in discussione giorno per giorno ma conscia di andare verso le proprie ambizioni.
-Non è difficile, ci si abitua subito al gioco di ruoli qua dentro.- cominciò Torres tendendole una tazza di caffè che aveva preparato poco prima.
-Ma la cosa principale è reggere a Lightman, suppongo tu l’abbia già capito.- continuò Loker sedendosi alla sua postazione davanti agli schermi dei computer.
-Ognuno ha i suoi compiti ma tutti si mettono in gioco ad una sola ed unica parola di quell’uomo.-
-Direi piuttosto… che è lui che ti mette in gioco.- parlò Jayme, portando le mani nelle tasche dei pantaloni grigi che indossava.
A quelle parole gli altri due sorrisero. Quella ragazza aveva già capito a cosa stava andando incontro, ora doveva solamente reggere.

Era seduta alla propria scrivania quando sentì dei rumori provenienti dallo studio accanto: Cal doveva essere arrivato.
Quell’uomo l’avrebbe portata allo sfinimento, in ogni campo. Decisamente. Ma sapeva benissimo che non sarebbe potuta andare avanti senza la sua dose giornaliera di rimbeccate, ammonimenti, segreti e quei sorrisi sinceri che aveva visto fare solo e solamente a lei.
Tirò la sedia un poco indietro, scostandosi dalla scrivania, così da potersi alzare e dirigersi verso la porta che divideva i loro due studi.
Calma si affacciò allo stipite osservando Cal immerso nella contemplazione del proprio volto… di quelle fotografie che lo rappresentavano per insegnare le macroespressioni.
Sorrise al vederlo, inclinando la testa e incrociando le braccia al petto. Quell’uomo era ossessionato. Dai volti e da se stesso. E forse… forse aveva visto qualcosa di simile a lui in quella ragazza che quel giorno avrebbe iniziato il proprio lavoro lì da loro. Qualcosa che lui stesso non era riuscito a perdonarsi, qualcosa che voleva prendere e strappare via per riuscire a rendere quell’esistenza serena, che lui stesso non era riuscito a vivere.
-In realtà ti sei preso una bella responsabilità.- esordì Gillian, restando in quella posizione, ad osservarlo.
Cal non si spostò di mezzo centimetro, mise solo le mani nelle tasche dei jeans, restando in silenzio.
Sapeva bene a cosa stava andando incontro, a cosa aveva dato fiducia, se così si poteva chiamare. Sapeva benissimo che il legame che sentiva con quella ragazza derivava da qualcosa di estremamente personale, anche se non sapeva con esattezza cosa le era successo… ma quello sarebbe stato il suo segreto e forse sarebbe stata l’unica cosa che le avrebbe permesso di mantenere oscura a tutti. Gli era bastato il dialogo col professor Middletown per intuire la profondità nella quale era ricaduta Jayme, il vuoto col quale aveva dovuto combattere.
Non gli erano nuove tutte quelle cose. Lui le aveva affrontate. Lui non le aveva ancora del tutto risolte.
-Sei tu la psicologa.- disse soltanto, spostando il proprio sguardo verso quella donna che tanto gli aveva dato, l’unica donna con la quale aveva sentito quel legame particolare che gli mancava con tutte le altre. L’unica donna che avrebbe sempre e per sempre rispettato.
A quelle parole le labbra di Gillian si stesero in un sorriso. Era tipico di Cal non esternare i propri pensieri e magari le proprie paure ma quell’espressione che gli leggeva in volto valeva più di mille frasi, di mille parole non dette.
-Farai un buon lavoro.-
-Anche stressando tutti?- sorrise ironico.
-Qualsiasi risposta ti dia… non cambierai atteggiamento!- esclamò scuotendo la testa per poi alzare lo sguardo su di lui e riempire l’aria con la sua fresca risata.

Loker e Torres le avevano spiegato tutto ciò che doveva sapere sui suoi compiti. Aveva capito che quella sala computer era il centro principale di ricerca e che era l’ambito preferito di Eli, mentre Ria si destreggiava a meraviglia con macro e microespressioni. Aveva capito turni e compiti ma aveva capito anche che le giornate al Lightman Group era completamente diverse l’una dall’altra e che tutto ciò che c’era da rispettare era quella sottile linea fa colleghi che impediva l’approfondimento personale là dove non si voleva esternare nulla ma che tutto questo, tutto questo, era decisamente off limits per Cal Lightman. Per lui c’era tutto un altro regime, un altro pensiero, un altro comportamento.
Aveva incontrato Reynolds che appena arrivato l’aveva salutata sorridendo, felice che non fosse stata schiaccia dalla pressa di Lightman. Si era fermato qualche secondo a parlare con Torres prima di lasciare insieme la stanza, lasciandola sola con Loker che stava montando dei filmati da visualizzare.
-Cosa sono?- chiese Jayme abbassandosi per poggiare una mano accanto alla tastiera dove Eli stava lavorando.
-Dovresti riconoscerlo…- biascicò prima di pigiare il tasto invio e far apparire sugli schermi un posto che lei ben conosceva.
-La galleria.- storse il naso, pensando che i suoi quadri erano ancora là dentro, in attesa che la polizia glieli rendesse. Anche se Reynolds aveva accelerato i tempi la cosa si prospettava durare ancora qualche giorno poi, poi avrebbe potuto riavere tutte le sue opere e allestire una sorta di mostra speciale lì al Lightman Group. Già, altro motivo per cui aveva accettato il lavoro: la sua mostra e la promessa che avrebbe potuto continuare quella passione della fotografia nei vari casi che avrebbe seguito.
-Avete scoperto qualcosa su questo Forger?-
-Non ancora e probabilmente non riusciremo a capirci nulla se non ci si ripresenterà.-
-Come faceva a sapere…- iniziò Jayme girandosi un poco verso di lui, -…a sapere che Lightman sarebbe andato là quella sera e avrebbe sgominato tutta quell’operazione di truffa?-
Loker agitò una mano in aria prima di portarsela al mento e scostare lo sguardo negli occhi nocciola di lei, -Bella domanda…-
-Che risolveremo!- entrò nella stanza Lightman, di passo spedito e posizionandosi accanto a Jayme, con una mano sul fianco e lo sguardo fisso sugli schermi, -Ma non in questo momento, non abbiamo elementi.-  fece schioccare le labbra così come le dita della mano libera, proprio all’altezza degli occhi della ragazza, prima di girare i tacchi e tornare sui suoi passi.
Jayme si girò verso di lui guardandolo uscire dalla stanza mentre sentiva la voce di Loker arrivarle alle orecchie in un suono fin troppo ilare, -Ti sta dicendo di seguirlo!-
-Grazie, c’ero arrivata anch’io.- scosse la testa mostrandogli un sorriso tirato.
-Cercavo solo di essere gentile!-
-E di ridertela…- mormorò mentre varcava lo spazio della stanza raggiungendo la porta.
-Assolutamente no!- alzò le mani Eli come in segno di resa.
Al vederlo Jayme inclinò la testa mordendosi il labbro inferiore. Sì, lavorare lì dentro l’avrebbe portata a rivedersi completamente… ironia e irritabilità in primis e, in primis, verso quel ragazzo che sembrava non smetterla di osservarla con un sorrisetto ironico sulle labbra che nascondeva qualcosa di dannatamente dolce ed affascinante.
Beh, non si sarebbe lasciata influenzare facilmente… nemmeno da quegli occhi verdi che sembravano avvolgerla e portarla in un altro mondo. Il suo mondo.

Entrò nell’ufficio di Lightman a passo lento. Se quell’uomo voleva torchiarla ben benino… beh, avrebbe trovato pane per i suoi denti. Aveva deciso che non gli avrebbe fatto vincere nemmeno una battaglia, che avrebbe puntato i piedi a terra e sarebbe rimasta in piedi, sulle sue gambe. Lightman o non Lightman.
-Far spazientire il proprio capo appena arrivati non è una mossa giusta.- disse Cal seduto alla propria scrivania che stava guardando delle carte.
-Questo vale se il proprio capo non si chiama Cal Lightman.- disse tranquillamente, sedendosi davanti a lui.
Alzò lo sguardo verso di lei, inclinando la testa, -Vedi, è questo che intendo.-
Strizzò un poco gli occhi, senza afferrare il senso di quella frase, -Cosa?-
-Hai paura, sei tesa e insicura…- le puntò l’indice contro, facendolo roteare in aria.
Sospirò, sentendo ognuno di quei sentimenti pervadergli l’animo, ma no… no, non avrebbe ceduto.
Continuò ad osservarla mentre roteava gli occhi, scocciata. Sì, quella era la reazione giusta, con le labbra che si increspavano in un’espressione di sfida. Allora decise di continuare,  -Ma combatti con te stessa.-
A quelle parole Jayme portò la schiena a poggiarsi alla poltroncina, lentamente, con i gomiti che si posavano sui braccioli e le mani che le incrociavano davanti al petto. Il tutto continuando a puntare il suo sguardo in quegli occhi vispi.
-Una firma, e la tua guerra inizierà.- continuò Cal girando il foglio che aveva sottomano verso di lei e posandoci sopra una penna nera. La sua penna.
Quell’uomo sapeva esattamente come renderti difficile i compiti. Sapeva esattamente come irritarti e portati allo stremo. Sapeva esattamente come farti scervellare per risolvere questioni che erano rinchiuse in ognuno nel proprio io, incastellate in un’oscura profondità e lasciate a vagare nei tormenti dell’animo. Sapeva esattamente come farti reagire… reagire a te stesso.
Si sporse verso la scrivania continuando ad osservarla. Quella ragazza stava diventando la sua sfida così come lo era stata Ria e così come continuava ad esserlo Eli. Ma adesso, adesso era il suo turno… il suo turno di voler riprendere le redini e camminare dritta verso quella strada tortuosa e in salita che era la propria vita.
Aveva passato così tanto tempo a non accettarsi che adesso il suo unico obiettivo era diventato affrontare la propria vita e mettersi in discussione in tutto e per tutto. E rischiare.
Afferrò sicura la penna e, individuato il punto esatto, firmò quel foglio scritto. Il suo lavoro, la sua spinta verso la meta… assieme a quegli occhi e a quel sorrisetto che si era formato sul volto di Lightman. Un’altra sfida, un’altra opportunità.
Solo e solamente il suo rischio.

 

  
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