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Autore: sonyx1992    07/12/2010    2 recensioni
E se gli angeli esistessero? E se uno di loro si innamorasse di una ragazza? Ma poi lei sarà capace di dimenticare veramente il suo primo ed unico amore?---Leggete e commentate!!!--- DAL CAPITOLO 08:
“Come ti chiami?”...
Lui voltò la testa verso di lei, guardandola stupito. Aveva il volto sereno e lo sguardo perso nel blu infinito sopra di loro...
“Come sarebbe? Io ti racconto che sono un angelo, con le ali e tutto il resto e tu vuoi semplicemente sapere il mio nome?”...
“Bè, è la prima domanda che mi è venuta in mente; ed inoltre, mi sembrava una cosa carina da chiedere…”... (…)...
L’angelo al suo fianco si accorse che qualcosa la turbava, si sentiva male a sua volta, come se qualcosa lo perforasse. Non ne conosceva il motivo, ma era legato a quella ragazza da qualcosa di troppo enorme da capire, qualcosa di troppo intenso e complicato.
Tornò anche lui a guardare il cielo sopra di loro e cercò di misurare le parole, di non farle tremare sulle sue labbra, di dirle con naturalezza, per non farle capire l’immenso ed inspiegabile dolore che provava dentro si sé...
“Non ce l’ho un nome..” si bloccò per un secondo, “o, perlomeno non lo ricordo…si vede che noi angeli non ne abbiamo bisogno..”, aggiunse subito, come se non avere un nome all’improvviso fosse diventato una cosa bizzarra. E lui, lui non voleva più essere bizzarro, no, lui ora desiderava essere come tutti gli altri, o almeno, come quella ragazza sdraiata accanto a lui sulla spiaggia...
(...)...
“Che ne dici di Samuel? E’ un bel nome, no?”...
Lui si voltò un secondo per guardarla, poi annuì silenziosamente...
“Si, è un bel nome…mi piace...”...
Lei si tirò su seduta e tese la mano verso di lui...
“Allora piacere Samuel. Il mio nome è Rachel..”...
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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21- RIVELAZIONI

21- RIVELAZIONI

 

"Green!!"

Samuel entrò nell'appartamento con furia, le ali dispiegate dietro di sè.

Doveva fare in fretta, non avrebbe dovuto perdere neanche un secondo, non ora che era così vicino a Rachel.

Green, come al solito, era sdraiato sul divano nel salotto, immerso nella lettura di un quotidiano.

Alzò lo sguardo annoiato sul Terreno dalle ali blu che lo fissava ansioso, sospeso in aria.

"Che c'è?" chiese scocciato, lasciando intuire al suo interlocutore di non essere affatto entusiasta di quell'interruzione.

Samuel ignorò il suo tono di voce, "Insegnami a mostrarmi nella mia vera forma agli umani!" disse tutto d'un fiato.

Green sorrise divertito, tornando con lo sguardo sul suo quotidiano, "E potrei saperne il motivo?"

"Lo sai." Rispose semplicemente Samuel, continuando a fissare l'uomo che se ne stava tranquillo sul divano.

Green tornò a guardarlo, sapendo bene a cosa si riferisse l'angelo blu.

Era per quella ragazzina, quell'umana.

Sospirò amareggiato, chiudendo il quotidiano ed alzandosi in piedi.

Samuel restò in silenzio, quasi trattenendo il fiato, in attesa di un segno affermativo dell'amico.

"E va bene." Acconsentì lui, mettendosi le mani nelle tasche e portandosi di fronte al Terreno.

Prese un pacchetto di sigarette dalla tasca destra dei pantaloni e ne estrasse una tranquillamente.

La mise in bocca e, dopo averla accesa, la prese con le mani togliendola dalle labbra e soffiando il fumo.

Samuel cercò di placare la sua agitazione e il suo nervosismo davanti alla tranquillità dell'altro.

"Allora?" domandò infastidito, appoggiando i piedi a terra e tenendo le ali dispiegate.

Green si avvicinò a Samuel e si fermò ad un metro di distanza da lui, la sigaretta tenuta in bocca dalle dita.

Lo guardò, sicuro di sé, fissandolo nelle sue iridi blu mare.

"E' più semplice di quello che credi…" chiuse gli occhi, soffiando il fumo dalle labbra.

La mano con la sigaretta scese lungo il fianco, mentre l'altra si alzava ed il corpo di Green si piegava per prendere una spinta.

Samuel restò paralizzato.

Quello che seguì avvenne in pochi secondi, senza lasciargli il tempo di reagire.

Green scomparve da davanti ai suoi occhi, mentre un piccola fitta partiva dalla sua ala sinistra.

Piegò istintivamente l'arto piumato verso il suo corpo, afferrandolo con una mano per capire da dove provenisse quel dolore.

Con la coda dell'occhio scorse Green dietro di lui: gli volgeva le spalle, il fumo della sigaretta che aleggiava nell'aria intorno a lui.

Quando il Terreno verde si voltò verso di lui, Samuel sussultò in un misto di confusione e sorpresa.

Green teneva tra le sue dita una piuma blu dell'angelo.

Si avvicinò a Samuel e gliela porse, silenzioso.

Il Terreno blu la lasciò volteggiare delicatamente tra le sue mani.

"Cosa significa?"

Green alzò un sopracciglio, sorpreso dalla domanda dell'angelo blu.

Si mise le mani sui fianchi, la sigaretta tra le labbra.

"Non ci arrivi, ragazzino? La tua luce viene emanata dalle tue ali. Se la tua amichetta tocca una delle tue piume, non verrà accecata. Chiaro?"

Samuel annuì, poco convinto, la piuma sempre tra le dita.

"Visto? Te lo dicevo che era semplice!!" sorrise orgoglioso Green per la sua lezione.

Tolse la sigaretta ormai consumata dalle labbra e, riportandosi vicino al divano, la spense nel posacenere sul tavolino di vetro.

Sospirando come se avesse fatto un'enorme fatica, si lasciò poi cadere sul divano ed, estraendo di nuovo il pacchetto dalla tasca, ne mise una seconda in bocca, accendendola.

Prese il quotidiano tra le mani e lo aprì, tornando ad immergersi nella sua lettura, come se niente fosse successo.

"Mi sembrava avessi fretta!" sbirciò il terreno blu che era ancora immobile nella sua posizione, lo sguardo fisso sulla piuma, incredulo che bastasse così poco per risolvere i suoi problemi. Una piuma. Era sufficiente una piuma.

Le parole di Green lo scossero dal suo torpore: alzò lo sguardo e sorrise, grato al terreno verde.

Dispiegò le ali ed uscì volando dall'appartamento, la piuma tra le mani e la lettera ripiegata con cura in una tasca.

Lo sguardo del Terreno verde restò sul punto dove Samuel era uscito, immerso nei suoi pensieri.

Chiuse il giornale, buttandolo accanto a lui sul divano e, presa la sigaretta in mano, la schiacciò nervoso nel posacenere, nonostante fosse stata appena accesa.

Fumava sempre quando era nervoso, quando qualcosa lo preoccupava.

Restò per qualche secondo a fissarla mentre si spegneva e lasciava scappare le ultime volute di fumo grigio.

Poi si alzò in piedi deciso ed uscì dall'appartamento.

 

Le onde si increspavano davanti a lei, scosse dal vento impetuoso che le scompigliava i capelli.

Era seduta sulla spiaggia, nello stesso, identico punto.

Ma si sentiva sola. Terribilmente sola.

Piegò la testa da una lato, appoggiandola sulle ginocchia strette tra le sue braccia.

Accanto a lei non c'era nessuno.

Nessun ragazzo moro dagli occhi color del mare; nessun ragazzo biondo che aveva giurato di amare per sempre.

Accanto a lei non c'era niente.

Nessuno stereo acceso che lanciava nell'aria le sue note, mischiandole a quelle del vento.

Era sola, terribilmente sola.

Iniziò a piangere disperata, affondando il viso nelle ginocchia per non vedere tutta quella solitudine che la circondava e l'avvolgeva come un manto impossibile da togliere.

"Samuel" urlò tra i singhiozzi, il vento che nascondeva la sua voce distrutta.

Cosa aveva fatto?

L'aveva allontanato. E per cosa?

Miliardi di domande iniziarono a vorticare nella sua testa, ma si accorse che non si riferivano a Samuel, ma a quello che lei piaceva definire il Suo Samuel per distinguerlo dall'altro; perché, a volte, quando stava con il ragazzo dai capelli neri, le sembrava di stare davvero con quello vero.

E lo aveva allontanato senza un valido motivo. Solo perché aveva incontrato qualcuno che le riportava alla mente il suo ragazzo, solo con uno sguardo: non doveva conoscerlo fino in fondo per stare meglio. Si era accontentata dell'apparenza.

"Ehi!" un tocco improvviso su una spalla le fece alzare il viso bagnato dalle lacrime.

Seduto alla sua destra c'era lui, il sorriso dipinto sul volto.

Strano, non lo aveva sentito arrivare.

Cosa aveva dietro la schiena?

Rachel sbirciò dietro le spalle del ragazzo, curiosa, mentre l'espressione di lui continuava a splendere per lei, tranquilla e immobile.

E la ragazza ci cascò una seconda volta in quel meraviglioso sorriso e in quegli strani occhi blu.

 

L'avrebbe cercata.

L'avrebbe cercata e si sarebbe mostrato a lei nelle sembianze di Blue.

L'avrebbe convinta ad ascoltarlo e le avrebbe spiegato tutto una seconda volta, dandole la lettera e la piuma blu.

Immaginava già la sua espressione sorpresa; avrebbe sorriso divertito e le avrebbe sussurrato 'fidati'; poi sarebbe scomparso e, dopo qualche attimo, sarebbe apparso nelle sue sembianze di angelo; lei avrebbe urlato spaventata, ma poi, riconoscendolo, si sarebbe messa a piangere incredula e al colmo della felicità, gettandosi poi tra le sue braccia, pronte ad accoglierla.

Tutto era perfetto, studiato nei minimi particolari.

Sorrise felice, immaginandosi la scena in ogni attimo, in ogni sequenza. Sarebbe stato meraviglioso.

Volò fino alla spiaggia, una sensazione dentro di lui gli suggeriva di andare lì. Sapeva che ci sarebbe stata anche lei.

Appoggiò i piedi a terra, in preda all'emozione, il cuore a mille.

Il sole stava calando sull'acqua ed il cielo iniziava a farsi buio.

Seduta sulla spiaggia scorse una figura e il cuore iniziò a battere ancora più velocemente, anche se gli sembrava impossibile che potesse andare più veloce di così.

Era lei.

Chiuse gli occhi e si trasformò in Blue, tenendo la piuma delicatamente tra le mani.

Nella sua mente rivide tutte le scene che aveva immaginato e le studiò per ripeterle esattamente così, mentre, con le gambe che tremavano, si avvicinava a lei a passi lenti.

Si bloccò sconvolto quando una seconda figura apparve davanti ai suoi occhi; aveva un paio d'ali dietro la schiena che sembravano colorate, ma il tramonto influiva sul colore delle piume dello sconosciuto.

L'individuo restò dietro a Rachel, a pochi centimetri da lei, mentre Samuel fissava la scena, paralizzato ed incapace di reagire.

Lo sconosciuto chiuse gli occhi ed, al suo posto, apparve Manuel.

Samuel sussultò e la piuma gli scivolò via dalle dita, posandosi sulla sabbia delicatamente.

Manuel si sedette accanto a Rachel e le appoggiò una mano sulla spalla.

L'angelo si sentì invadere da un profondo senso di gelosia e di rabbia e, furioso per il comportamento di quel Terreno, chiuse di nuovo gli occhi, tornando alle sue sembianze invisibili.

Lasciando la sua piuma a terra nella sabbia, si avvicinò ai due e si fermò di fronte a loro, incrociando le braccia al petto e fissando furioso il ragazzo biondo.

Manuel alzò gli occhi sul Terreno blu, per nulla sorpreso dalla sua presenza. Sul suo viso di dipinse un sorriso di scherno e, mettendo un braccio intorno alla vita di Rachel, l'avvicinò a sé, baciandola sulle labbra.

Samuel iniziò a tremare, in preda alla furia, "Allontanati da lei!!!" urlò contro il ragazzo biondo, il quale, distaccandosi dalla bocca sorpresa della ragazza, lo fissò per un istante, sicuro di sé.

Il Terreno blu strinse i pugni, cercando di controllarsi.

Sempre tenendo il braccio intorno alla vita di Rachel, Manuel estrasse l'altra mano da dietro la schiena, mostrando un pacchetto regalo alla ragazza.

"Per te…" le sussurrò all'orecchio, tenendo lo sguardo fisso su Samuel.

Rachel, titubante, lo prese tra le mani e lo scartò, impacciata.

Lo lasciò cadere a terra, facendolo scivolare tra le sue dita tremanti, quando ne scoprì il contenuto.

Il quaderno dalla copertina colorata cadde sulla sabbia, restando sotto gli sguardi sconvolti di Samuel e Rachel.

Dopo pochi secondi, lei lo raccolse, tenendolo tra le mani e accennando un sorriso al ragazzo biondo.

"G-grazie" balbettò, mentre la vista del quaderno le scatenava un'ondata di intense emozioni che faticava a controllare.

"Ti amo." Sussurrò lui, facendola tremare.

"A-anch'io…"rispose lei, incerta, mentre lui le prendeva il viso tra le dita e faceva scontrare le labbra di Rachel su quelle fredde di lui.

 

Samuel non credeva che bastasse così poco per ucciderlo.

Furono sufficienti due parole, due terribili parole.

"Ti amo." Le aveva detto lui. E lei aveva risposto ricambiando.

Lei lo amava.

Furono sufficienti cinque insignificanti lettere per mandare il suo cuore in frantumi.

Si allontanò immediatamente.

Non aveva neanche voglia di litigare con quel Terreno, non in quel momento: si sentiva troppo debole e terribilmente a pezzi.

Inoltre non avrebbe potuto fare niente: lei aveva scelto lui. Certo, non aveva ancora idea di quale fosse il vero Samuel, ma valeva ancora la pena farglielo sapere?

Vagò per le vie della città, trasformandosi in Blue; si scontrò con varie persone che non vedeva camminargli incontro, assorbendo le loro sconfortevoli e tristi sensazioni; tuttavia, nessuna di quelle che sentiva, superava quello che provava lui. Il cuore faticava a battere e, anche quando ci riusciva, gli procurava un dolore immenso che gli mozzava il respiro.

Stava morendo. Ucciso da due semplici parole che non hanno più importanza delle altre.

O forse si?

"Già, forse si…per quello fanno così male." Pensò tra sé, alzando la testa verso il cielo quando si ritrovò sotto un edificio. La casa di Rachel.

 

Se ne sarebbe andato.

Sarebbe andato via, lontano, in un'altra città, forse addirittura in un altro stato.

Abbastanza lontano per dimenticare tutto. Forse, però, non esiste neanche un posto così lontano.

Voleva solo fuggire; anche se sapeva che sarebbe stato un vigliacco, lui voleva solo scappare da tutto quel dolore.

Prima però avrebbe lasciato la sua ultima lettera a Rachel.

Era nella sua stanza, in sembianze di Terreno.

Tenne la lettera tra le mani, esausto.

La aprì per rileggerla per l'ennesima volta.

Le parole vennero sussurrate dalle sue tremanti labbra alla stanza vuota e buia che lo ascoltava in silenzio.

 

Rachel, perdonami.

Ho sbagliato. Abbiamo sbagliato.

È normale, ma non bisogna aver paura di sbagliare.

Bisogna sbagliare.

Perciò sbaglia, sbaglia più che puoi.

Gli errori ti aiuteranno a crescere.

Sbagliare non è tanto difficile in fondo;

quello che ti costa fatica è chiedere scusa; rimediare all'errore, allo sbaglio commesso.

Quello è difficile.

Quello è ciò che non riesco a fare.

"Perdonami"

se solo bastasse questo per chiederti scusa, per cancellare tutti i miei sbagli e i miei errori;

mi servirebbe una gomma, tornare indietro e cancellare dallo spartito della mia vita quella nota sbagliata, quel 'do'.

Perché suona davvero male: lui, da solo, rovina tutta la melodia;

Ma una gomma io non ce l'ho, non posso tornare indietro, non posso costringerti ad ignorare tutto quello che è successo.

Forse questa lettera non avrò mai il coraggio di dartela; quando terminerò di scriverla, probabilmente, la cancellerò, la strapperò;

anche se, in fondo, mi dispiace non potertela far leggere, perché, in effetti, voglio scriverci tutto.

Tutto.

Anche se non so da dove cominciare; ho così tante cose da dirti e così poco tempo per farlo.

La radio sta trasmettendo la nostra canzone; alzo il volume al massimo quando quel pezzo arriva;

forse, avendo solo questa melodia in testa, le idee mi si riordineranno e saprò cosa dirti.

"Come what may, come what may,

i will love you until my dying day"

Eccola. Quest'ultimo verso è come il 'do' messo male sul mio spartito.

Stona, rovina tutto il resto.

Ma questo, a differenza del mio 'do' posso cambiarlo, questo si.

"I will love you forever!"

Ora suona decisamente meglio, ora mi piace davvero.

Almeno così potrò amarti per sempre, non solo fino alla mia fine;

Almeno così potrò amarti ancora un po’.

"I will love you forever!"

...

"Perdonami"

 

"Perdonami!!" Ripetè tra le lacrime Samuel.

Richiuse la lettera e la appoggiò sul comodino.

Poi, piegando un'ala, si strappò una piuma, generando di nuovo una fitta di dolore.

La appoggiò sul foglio di carta.

Non che sperasse di rivedere ancora Rachel per rivelarle tutto, ma voleva lasciarle un ricordo, una parte di sé.

Dispiegando le ali blu fece per andarsene, quando una voce lo chiamò.

"Aspetta."

Samuel si voltò, riconoscendo nella figura che stava davanti a lui la Custode dai capelli corvini che lo aveva guidato per tutto quel tempo.

Gli occhi verdi lo supplicavano di restare, di non andarsene.

Samuel si voltò verso di lei, aspettando spiegazioni.

"Non te ne devi andare, Samuel." Lo pregò lei.

"Chi sei?" chiese lui di rimando, deciso a conoscere l'identità della misteriosa Custode.

Lei sorrise, confortante, "Mi chiamo Leumas. Ed ero il tuo angelo Custode." Spiegò tranquilla lei.

"Il mio angelo Custode?" chiese lui sorpreso, "Seguite i vostri protetti anche dopo la morte?"

"Non esattamente" spiegò lei, "Tra pochi secondi ti spiegherò tutto, dobbiamo solo aspettare qualcun altro."

Samuel inarcò un sopracciglio, restando in silenzio.

Pochi secondi dopo, la porta della stanza si aprì.

Rachel accese la luce e si gettò sul letto, lasciando sprofondare il viso nelle soffici coperte.

Samuel distolse lo sguardo da lei, il cuore ancora sanguinante.

"Leumas?"

Un incredulo Lehcar era apparso nella stanza alle spalle della Custode dai lunghi capelli neri.

Lei volse la testa verso di lui e gli donò il suo solito sorriso rassicurante.

"Ora che ci siamo tutti, posso spiegarvi." Disse, rivolgendosi ai due angeli.

"Spiegare cosa? Non devi spiegare niente, Leumas! È solo colpa di quel ragazzino se tu non ci sei più!" esplose Lehcar, puntando un dito accusatorio verso Samuel che li guardava allibito.

"No, Lehcar." Lo calmò lei, "lui non ha colpa di niente. Ma io e te sì. Noi e il Terreno dalle ali gialle."

Al ricordo di quell'individuo, il corpo di Lehcar si irrigidì.

"Mio amato protetto" disse la donna, rivolgendosi dolcemente al Terreno blu. "Ti prego di perdonarmi. Tu sei morto a causa mia." Iniziò a spiegare tranquillamente.

"Tu, quel giorno, hai litigato con Rachel a causa mia e di Lehcar. Noi avevamo discusso e vi abbiamo influenzato, essendo legati a voi."

Lehcar abbassò lo sguardo a terra, colpevole, mentre Samuel ascoltava la Custode con attenzione.

"E perché avevate litigato?" domandò curioso, mentre Rachel restava sdraiata sul letto, raggomitolata su un fianco.

"Per colpa di un Terreno." Rispose lei per poi aggiungere, "Sai cosa significano le ali gialle, Samuel?"

"Suicidio." Aggiunse subito, senza aspettare una risposta dal giovane.

"Devi sapere che noi Custodi disprezziamo i Terreni per principio, difficilmente riusciamo a superare questo sentimento, soprattutto quando il Terreno in questione ha le ali gialle."

Samuel annuì.

"Quando incontrai quel Terreno, all'inizio, ne ebbi compassione per la sua triste situazione. Era morto centinaia di anni prima ed aveva iniziato a girovagare con un altro Terreno, suo amico, divertendosi insieme a lui e cercando di placare il dolore per la propria morte. I suicidi sono gli unici, tra voi Terreni, che vedono la loro nuova situazione come una condanna."

"Ma poi che successe?" domandò Samuel, impaziente di arrivare al punto del discorso.

"Quando mi accorsi che lui iniziava a nutrire sentimenti nei miei confronti cercai di allontanarlo e lo rifiutai con tutta me stessa."

"Ma io ne ero geloso e ogni volta che quel sudicio Terreno si avvicinava a lei, mi infastidiva terribilmente." Continuò Lehcar, "Temevo che lei potesse innamorarsi di lui ed abbandonarmi. Alla fine mi convinsi per davvero che lei mi stesse tradendo. Per questo abbiamo litigato." Lehcar fissò la sua amata Custode.

Era sempre così bella! I capelli corvini, mossi, le ricadevano lungo la schiena e il modo in cui lei lo fissava, con i suoi occhi verde smeraldo, lo faceva impazzire. L'amava, eccome se l'amava.

Evitò con tutto se stesso di abbassare lo sguardo sulla sua tunica bianca, troppo spaventato per scoprire da cosa fosse stata provocata quella ferita al torace che le aveva macchiato le ali.

"Non riuscimmo a chiarirci l'un l'altro. Così, un giorno, mentre tu, Samuel, eri su degli scogli in quella spiaggia dove a te e Rachel piaceva tanto andare," continuò Leumas tornando al suo protetto, "Il terreno dalle ali gialle venne per l'ennesima volta a confessarmi il suo amore; ed io ero pronta ad allontanarlo di nuovo.

Ma quel giorno fu diverso.

Lui era stanco di ricevere quelle delusioni, quei rifiuti da parte mia. Aveva una spada con sè." Si interruppe, rivolgendosi a Lehcar, "La spada di Manakel" spiegò, lasciandolo basito.

"Impossibile!!" disse il Custode dai capelli chiari, rifiutandosi di credere alle sue parole.

"Invece è così, Lehcar. Non so come ce l'avesse, ma era proprio la spada di Manakel." Ripetè lei.

"Mi volete spiegare?" chiese Samuel, confuso.

"La spada di Manakel è l'unica arma capace di uccidere un Custode." Spiegò tranquilla Leumas.

"Quindi…" esordì sconvolto Samuel, non riuscendo a finire la frase, ma lasciando comunque intuire cosa volesse dire.

Leumas annuì pacata: "Si, mi ha uccisa." Dette quelle parole, si portò entrambe le mani al ventre insanguinato.

Lehcar era sconvolto. Aveva sempre creduto che la sua Leumas fosse scomparsa per la morte di Samuel, non il contrario. Non che fosse morta lei.

"Così, tu sei rimasto indifeso. Pochi secondi dopo, sei scivolato dalla roccia e sei stato inghiottito dal mare, mentre io esalavo i miei ultimi respiri e ti guardavo scomparire, incapace di aiutarti, incapace di svolgere il compito assegnatomi. Perdonami." Concluse, abbassando lo sguardo tristemente ai quei ricordi.

"E com'è possibile che io sia diventato un Terreno?" domandò incredulo Samuel.

"Lo scoprii poco dopo la mia morte. Manakel, che aveva il compito di punire i Custodi inetti con la sua spada," spiegò brevemente al suo protetto, "volle che i protetti si salvassero in qualche modo, non avendo colpa per i crimini del proprio Custode. Fu così che nacquero i Terreni dalle ali blu, morte dovuta a causa del Custode."

"Non conoscevo il significato di quel colore." Commentò Lehcar.

"Pochi di noi lo conoscono a causa della sua rarità." Spiegò Leumas.

"Ho avuto la possibilità di starti vicino anche dopo la mia morte per aiutarti e consigliarti, Samuel. Fa parte della punizione iniziata dalla spada di Manakel: il Custode inetto è costretto a stare accanto al proprio protetto anche dopo la morte di questi, escludendo in questo modo il passaggio ad uno stadio superiore. " Disse, rispondendo alla prima domanda del suo protetto.

"Questo è tutto quello che è successo; dovevo dirlo ad entrambi. Lehcar, non è colpa di Samuel se io sono morta, non devi odiarlo, lascialo libero di stare con Rachel, di avere una seconda possibilità."

"Ormai è troppo tardi." Interruppe il Terreno, portando lo sguardo affranto su Rachel, ancora raggomitolata sul letto.

"Samuel." Fu Lehcar a chiamarlo per nome, per la prima volta senza disprezzo.

"Rachel non ama quel Terreno." Spiegò all'angelo dalle ali blu che lo fissò, per un istante, stupito.

"Non fa niente. Sono stanco di lottare. Io…io ho bisogno di una pausa da tutto questo." Abbassò lo sguardo a terra, sconfitto.

Leumas si avvicinò a lui e, appoggiando entrambe le mani sulle sue spalle, lo costrinse a fissarla negli occhi.

"Abbi fede, mio protetto. Lei ti ama davvero. Abbi solo un altro poco di coraggio. Puoi farcela. Ce la devi fare. Lo sai, perché, se ti arrendi, non soffrirai solo tu, ma anche lei."

Lehcar sorrise nell'ascoltare la parole della sua amata; la sua saggezza lo aveva sempre affascinato.

Leumas si staccò dal suo protetto e si volse verso il Custode.

Si avvicinò a lui, guardandolo fisso nei suoi occhi chiari, a pochi centimetri di distanza.

"Devo andare." Disse debolmente, sfiorando con una mano la guancia del Custode, i cui occhi si fecero umidi.

"Ti amo." Aggiunse dolcemente, sorridendogli.

Lui, restando a braccia conserte, l'avvolse con le sue candide e preziose ali di cui andava fiero, stringendola a sé, come per proteggerla.

Le bianche e curate piume di lui si macchiarono del sangue di lei, rovinando quel purissimo colore che il Custode aveva sempre vantato.

"Ti amo." Disse a sua volta, mentre calde lacrime gli rigavano le guance e le ali restavano avvolte intorno a lei.

Quando, pochi secondi dopo, le riaprì, Leumas non c'era più.

 

Samuel, nelle sembianze di angelo, volava per le vie della città diretto verso casa sua, la mente colma di dubbi e preoccupazioni.

Cosa avrebbe dovuto fare?

Avrebbe voluto cercare di convincere ancora Rachel, ma la presenza di quel misterioso Terreno lo innervosiva e gli impediva di avvicinarsi alla ragazza.

E se fosse lo stesso che aveva causato la sua morte e quella di Leumas?

Poteva essere lui, anche se chissà quanti Terreni esistevano al mondo!

No, era improbabile che fosse proprio lui.

"Blue!" si bloccò a mezz'aria, guardando sotto di lui spaventato.

Qualcuno lo aveva chiamato, gli sembrava una voce familiare, sinistra.

Sotto di lui, la gente continuava a correre per le strade, più rara rispetto al giorno. Uomini che rientravano stanchi dal lavoro e donne esauste che si trascinavano per le vie.

Ma qualcuno era fermo in mezzo al caotico movimento.

Una persona era immobile e con la testa alzata guardava Blue, sorridendo in modo sinistro.

I capelli biondi, inconfondibili per Blue, e gli occhi blu scuro: Manuel.

Il giovane a terra sembrava non interessarsi alle due persone che avevano fermato il loro cammino per lanciargli occhiate preoccupate.

Samuel lo fissò con odio. Come faceva a conoscere il suo nome da Terreno?

"Seguimi, ragazzino!"

Manuel abbassò lo sguardo e si incamminò sul marciapiede, svoltando poi in un vicolo scuro.

Samuel si decise; voleva mettere le cose a posto.

Preso un profondo respiro, seguì Manuel dentro al vicolo, pronto ad affrontarlo e a riprendersi Rachel.

Appena scese a terra iniziò a guardarsi in giro, cercando di trovare nel buio il ragazzo.

Una figura si mosse nelle tenebre. Samuel si mise in posizione di difesa, dispiegando le ali blu.

Abbassò le braccia, colto di sorpresa, quando dall'ombra uscì Rachel che gli corse incontro, gettandosi tra le sue braccia.

"Blue!" lo chiamò lei, affondando il viso nella sua maglia.

Samuel restò paralizzato, rendendosi conto dell'identità del misterioso Terreno che tanto odiava.

"Alex!!!" urlò infuriato, allontanando violentemente Rachel che, perdendo l'equilibrio, cadde a terra.

"No, mi hai scoperto." Si finse sorpresa e triste la ragazza per la fine del suo gioco.

Si rialzò in piedi, tenendo le mani lungo i fianchi e restando di fronte all'angelo blu che lo guardava con odio.

"Come hai osato?!" urlò Samuel con collera.

In risposta, la finta Rachel gli sorrise malignamente.

"Ho solo cercato di aiutarti, amico! Te lo dicevo che non ti saresti dovuto innamorare di quell'umana!!" alzò le spalle, divertito.

"Non avresti dovuto…" riuscì a dire semplicemente Samuel, faticando a controllare la sua rabbia.

"Andiamo, ragazzino! Vuoi combattere contro di me? Sai di non essere alla mia altezza!" gli consigliò la finta Rachel.

"Quindi sei stato tu?" domandò Samuel, cercando di verificare appieno la sua identità; del resto, Alex non aveva mai rivelato il colore delle sue ali.

"A cosa ti riferisci?" domandò confuso lui.

"Sei tu il Terreno dalle ali gialle che ha causato la mia morte?" riformulò Samuel, urlando infuriato.

Rachel restò per qualche istante in silenzio, poi iniziò a ridere, portandosi un braccio al ventre per calmare la sua ilarità.

Samuel si infastidì ancora di più.

"Credi davvero che la tua Custode fosse tanto importante da farmi perdere il controllo ed ucciderla?" chiese, asciugandosi con un dito le lacrime.

"Quindi tu sapevi il significato delle mie ali!" constatò Samuel, sempre più furibondo.

"Certo! E ho conosciuto anche la tua Custode, cioè…l'ho vista più che conosciuta. Ma non l'ho uccisa io, mi dispiace."

"Dimostramelo!" pretese Samuel, "Trasformati!" ordinò.

"Come vuoi." Rachel alzò le spalle, acconsentendo, e, chiudendo gli occhi, si trasformò.

Un ragazzo sui 25 anni, con i capelli castano scuro, comparve al posto della ragazza.

Gli occhi blu scuro avevano delle sfumature dello stesso colore delle ali, che, maestose, erano dispiegate dietro al Terreno.

Erano color indaco.

"Visto?" indicò le ali alle sue spalle, "Morte per malattia. Sai, forse sono daltonico, ma a me non sembrano affatto gialle!" disse divertito, rivolgendosi al Terreno blu che lo fissava deluso e sorpreso.

"Questo non cambia ciò che hai fatto a me e a Rachel." disse Samuel, cercando di riprendere il controllo della situazione.

"E allora cosa vuoi fare?" il Terreno dalle ali indaco si fece improvvisamente serio.

"Fartela pagare." Sussurrò aspro Samuel che, appena pronunciate quelle parole, si scagliò con violenza sull'angelo.

Alex lo vide arrivare e, sorridendo con superiorità, bloccò velocemente l'attacco. Samuel si divincolò e tentò di colpirlo nuovamente con un pugno, ma questi lo evitò ancora con facilità. Arretrò di un passo e incrociò le braccia, senza smettere di sorridere.

"E' tutto qui?" lo derise Alex.

"E' davvero forte" si ritrovò a pensare Samuel, suo malgrado.

Il Terreno blu lo fissò, aspettando che l'altro si muovesse per primo. Aveva bisogno di tempo per elaborare una strategia.

Probabilmente anche Alex lo capì e decise di non concedergli nessun vantaggio. Prese la rincorsa e, con un salto, si alzò in volo, atterrando alle spalle di Samuel. Il ragazzo si voltò e si abbassò in tempo per evitare il pugno diretto al suo volto, ma, così facendo, si ritrovò in una posizione di svantaggio: era inginocchiato a terra e l'altro angelo dominava su di lui. Tentò di far cadere il suo avversario colpendolo alle caviglie, ma Alex fu più veloce e, in un attimo, gli fu di nuovo addosso. Samuel riuscì ad evitare un altro colpo rotolando sulla schiena e rialzandosi.

"Adesso basta giocare. Sono stanco." Alex lo fissò con cattiveria.

Poi colpì Samuel ad un fianco con un pugno così veloce che il ragazzo non lo vide nemmeno; il giovane rovinò a terra tenendosi il ventre e non si mosse più.

 

Gli era bastato un colpo: un misero pugno era stato sufficiente per metterlo ko.

Non voleva rialzarsi. Li, sul suolo sudicio e freddo, provava quasi una sensazione di sollievo, senza sentire le fitte al fianco.

"Ho usato la mia forza angelica. Sono molto più esperto di te sui poteri degli angeli, ragazzino." La voce di quell'altro Terreno gli arrivava lontana ed ovattata. Sperò che fosse tutto un sogno. Forse, tra pochi attimi, si sarebbe svegliato nel suo letto e avrebbe dimenticato quest'incubo.

Poi, alle 16.45 precise, sarebbe andato sulla spiaggia dove avrebbe incontrato Rachel e lì, sarebbero rimasti insieme a parlare o ad ascoltare la musica del mare.

Ma, purtroppo, non era affatto un sogno.

"Sai, mi sono sempre chiesto cosa accade ad un Terreno se perde le sue ali."

Alex era ancora lì, sentiva i suoi passi avvicinarsi sicuri e lenti.

Benchè la sua mente avesse capito perfettamente le sue parole, Samuel non riusciva a muoversi.

Sentì le sue ali afferrate da qualcosa di forte e freddo che iniziò a stringerle.

Alex si mise sopra di lui ed, appoggiando un piede sulla sua schiena, afferrò con entrambe le mani le due ali blu ed iniziò a tirare.

Samuel iniziò ad urlare per il dolore. Il Terreno indaco continuò con forza tanto che il ragazzo ai suoi piedi urlò ancora più forte, senza sapere cosa aspettarsi, pregando solo perchè tutto ciò terminasse.

All'improvviso sentì l'osso nell'ala sinistra spezzarsi, come se si fosse staccata dal resto del corpo, quasi non la sentiva più.

Stava perdendo, si stava lasciando sconfiggere. Ma, ormai, era troppo tardi per fare qualcosa, non poteva liberarsi da quella tortura.

Alex era incredibilmente forte e Samuel era completamente alla sua mercè, non poteva reagire.

Cosa gli sarebbe successo, non lo sapeva.

Poi, accadde qualcosa.

La presa sulle sue ali si allentò.

Forse gli aveva staccato entrambe le ali; eppure sentiva ancora delle fitte dalla parte destra, come se, almeno quella, ce l'avesse ancora.

Aprì debolmente gli occhi.

Accanto a lui, c'erano due Terreni.

Alex, dalle ali indaco, era stato scaraventato contro una parete da un altro uomo.

Samuel notò che aveva le ali gialle. Era lui! Ne era sicuro, era stato lui ad ucciderlo!

La scoperta lo lasciò senza fiato. O forse era il dolore? In ogni caso, non riuscì a fare nulla.

"Finalmente sei arrivato, vecchio mio." Alex non sembrava per niente preoccupato per la comparsa di quel Terreno.

Per tutta risposta lo sconosciuto si scaraventò su di lui mentre Samuel perdeva i sensi.

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Wella!!!

Eccovi il penultimo capitolo!!! Scusate il ritardo ma avevo da fare con la scuola e quindi non sono riuscita a finire il capitolo entro domenica. Ma ora eccolo qui!! È un capitolo lunghissimo, lo so, e sono successe un mucchio di cose…

Ma ora, chi è questo terreno dalle ali gialle che ha salvato Samuel?? Sono sicurissima che molti di voi l'avranno già capito, comunque nel prossimo capitolo ne avrete la conferma.

Allora che dire, ormai siamo giunti davvero alla fine!!! ;(

Il prossimo capitolo sarà l'ultimo…un po’ mi dispiace, mi sono affezionata a questa storia ed ora è quasi conclusa!!! T^T

Spoiler sul prossimo capitolo: allora che dire…naturalmente ci sarà lo scontro tra i due terreni, al quale interverrà anche un altro personaggio (forse, devo ancora decidere), e poi…..vedrete!! Non posso dirvi tutto, mi dispiace, dovrete aspettare!! XD (Ancora non so quanto tempo visto che devo ancora scrivere il capitolo…-.-'')

Quindi ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite (7), seguite (11) e ricordate (12), ringrazio tantissimissimo WINGEDANGEL che continua a sostenermi con le sue recensioni e che ancora non si è stufata di questa storia (Grazie! ;) ) e vi do appuntamento al prossimo (ed ultimo…T___T) capitolo!!!

Kiss kiss!!

=Sony=

   
 
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