Quel
patto di Sangue
Quando noi
tutti soffriamo qualche pena, cerchiamo conforto dentro a un altro
dolore..
cerchiamo di dimenticare
quel male
facendoci altro male.
-Ben..
–
sussurrò con voce roca. –Io ti credevo diverso..
Il biondo
gli lanciò un’occhiata, posando poi nuovamente lo
sguardo verso la finestra.
-Credevo
che saresti cambiato..
Era in
quei momenti che poteva esprimere i suoi sentimenti a Ben. Quando, dopo
aver
fatto sesso, si concedeva un momento per rilassarsi, con la sigaretta
tra le
labbra e la vista del fiume davanti agli occhi.
Era il
momento
in cui entrambi potevano parlare liberamente, dove potevano concedersi
qualche
sprazzo d’affetto.
Il
più
delle volte però, Jean dava sfogo a tutti i suoi dolori,
più di quanto non
facesse.
Inveiva contro Ben, urlava, piangeva. Si sentiva ancora una volta usato
al solo
scopo del piacere dell’altro. Offendeva Ben finché
non riceveva uno schiaffo.
Continuava finché non veniva malmenato.
Le
prendeva quasi ogni sera, piangendo e vomitando finché non
usciva sangue dalla
sua bocca.
E
puntualmente Ben lo osservava.
Con quell’espressione dura, così vuota da essere
impenetrabile.
Che solo
Jean sapeva varcare.
-La gente
delude.. – sussurrò soltanto il biondo, aspirando
un’altra boccata della
sigaretta.
La gente
delude.. Ben aveva deluso.
Jean si
morse il labbro inferiore dalla rabbia. –Mi fai schifo..
– sussurrò rabbioso.
Il biondo gli lanciò un’occhiata ammonitrice.
–Non sfidarmi..- sussurrò, appena
impercettibile.
Il moro
sorrise. –Altrimenti che fai? Mi picchi?
Il minore
lasciò cadere per terra la cenere della sigaretta,
avvicinandosi poi al moro,
pronto per punirlo.
Si
avvicinò quel tanto per guardarlo negli occhi.
-Ormai
sei pratico delle mie botte vero? – chiese poi, guardandolo
truce.
Lo sguardo
del maggiore non accennava ad abbassarsi. Continuava a guardare il
biondo,
sicuro di sé.
-Non
dovresti essere così impertinente.. –
sussurrò quest’ultimo.
Il moro
sorrise sfacciato. –Stronzo!
Il primo
schiaffo era già partito.
Alzò
lo
sguardo tremante, guardando Ben con rabbia, quasi con odio.
-Ti odio..
– sussurrò ancora.
Un altro
schiaffo.
E la
guancia faceva male. Era rossa e pizzicava paurosamente.
I suoi
occhi, seppur pieni di lacrime, non abbandonarono mai
l’espressione rabbiosa
che ogni sera concedeva Ben, dopo che quest’ultimo usciva da
lui. Lasciandogli
dentro, sangue e tanto dolore.
Non era
mai stato dolce, o delicato, nemmeno una volta.
Mai una
volta gli aveva sussurrato un “Ti amo”. Mai una
volta lo aveva consolato.
Sempre a
piangere da solo all’angolo di quel grande letto vuoto, col
viso schiacciato
nel cuscino e il corpo rannicchiato, che quasi doleva.
Altre
lacrime bollenti scesero dai suoi occhi scuri.
-Ne hai
abbastanza?
Jean
sorrise sornione. –No..
Ed ancora
uno schiaffo, e poi un altro. Una spinta, un calcio.
La pancia
faceva male, ed anche il volto. Sentiva un sapore ferroso;
cos’era sangue?
Chiuse
gli occhi, lasciandosi ancora una volta malmenare da Ben, provando un
contorto
piacere in tutto ciò .
Se per
Ben era piacevole picchiarlo, per Jean era piacevole ricevere quelle
bastonate.
Ed anche
quando la vista si appannava non poteva far altro che
sorridere, perché era giusto così.
Si
lasciò
cadere a terra infine, mentre il suo aguzzino lo guardava torvo.
-Spero tu
abbia imparato la lezione.. – sussurrò cupo.
Jean sorrise
ancora. –No.. – mormorò, con voce
impastata dal sangue.
Il biondo
s’inginocchiò, giusto per guardare il maggiore in
volto.
Voleva
vedere quei lividi, che facevano del moro la creatura più
bella del mondo.
Gli
sollevò
il viso, afferrandolo per i capelli e costringendolo ad alzarsi.
Il suo
profilo delicato era inscurito dai lividi neri e dal gonfiore delle
guance. Le
labbra erano umide, bagnate di sangue e tremanti. Ed era bellissimo
così..
quando la sua espressione rassegnata, lasciava spazio al compiacimento,
ciò che
facevano era giusto. Il dolore che provavano era dovuto. E il male che
si
facevano era necessario.
Ed era
bellissimo così.. con gli occhi umidi e il viso tremante.
-Sei..
bellissimo..
– sussurrò impercettibile.
Jean gli
lanciò un’occhiata docile, tutta la sua furia si
era placata.
Poi lo
baciò, piano, con dolcezza, assaporando quel sapore ferroso
che tanto li
accomunava.
Stringevano
quel patto di sangue, simbolo del loro amore.
Come le
lancette che scorrono inesorabili sull’orologio della vita,
il loro amore era
destinato a mutare. A rafforzarsi e a spezzarsi, per poi ricongiungersi
ancora.
Ed era
bellissimo così, coi corpi uniti e gli sguardi congiunti. Il
sangue sgorgante e
le lacrime amare.
Ed era
bellissimo così.. Quel loro patto di sangue.
…La
loro promessa
d’amore.