Di fuoco, paglia e paura, grida
il vespero al tramonto lontano.
E tra le urla della gente il suo grido rimane
immobile, immutato nel tempo profondo.
Come una vita che si spegne, l’anima perde il suo peso
e diventa leggiadra nel cielo stellato.
Vaga l’infinita notte prima di giungere all’atteso
sole di cui il canto ormai ha perduto ogni valore.
E come il fuoco consuma il corpo,
odio e paura
consumano l’anima.
Terra e carne, fumo e cenere, morte e paura regnano
sovrani in una notte prossima, quanto lontana.
Del sole, ormai, impossibile vedere il sorriso, nel
cuore migliaia di luci danzano una melodia impassibile al tempo che
passa…
Incancellabile
come il dolore di quella notte.
Immutabile
come il suo viso.
Immortale come il grido, di una
notte di mezza estate.
="">