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Autore: Scarcy90    10/12/2010    26 recensioni
*Nell'estate 2024 questa storia diventerà un romanzo self su Amazon. Al più presto avrete una data.* Valeria frequenta l'ultimo anno di Liceo. E' sempre stata una studentessa nella media e insieme alle sue due migliori amiche, Amy e Marti, ha trascorso in relativa tranquillità il suo periodo da liceale. Ma proprio all'inizio di quell'ultimo anno accade qualcosa che sconvolgerà il suo mondo di pace. Un litigio, durante la ricreazione, darà la scossa definitiva perché la vita di Vale cambi per sempre. La chiave di volta di questo cambiamento è Massimiliano Draco, il figlio della temuta professoressa D'Arcangelo, acerrima nemica della protagonista. Una storia che ha il solo scopo di raccontare i sentimenti e le traversie di una ragazza come tante.
||Il Sequel di questa storia è Verso La Maturità||
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Figlio Della Prof Serie's '
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Il Figlio Della Prof- Capitolo 18 (new)
E’ Difficile Sapere Cosa Sia La Verità,
Ma A Volte E’ Molto Facile Riconoscere Una Falsità
Albert Einstein
 
 
 

 Capitolo 18: Reale Natura (Amelia)

 
 Per la prima volta in tutta la mia vita, io, Amelia Tarantini, l’amante del ballo e dei party, non avevo alcuna voglia di andare ad una festa, e questo era un evento davvero fuori dal comune. Probabilmente la mia repulsione era dovuta al fatto che la festa in questione era stata organizzata da Christian Corradi per festeggiare il suo diciannovesimo(*) compleanno.
 Marti mi aveva pregato di partecipare perché aveva il terrore di affrontare quell’evento da sola, e io non avevo potuto rifiutare: non riuscivo a dire di no alle sue suppliche. Ci saremmo incontrate direttamente al Vertigo, il locale dove si sarebbe tenuta la festa. Grazie al cielo con me ci sarebbe stata anche Sabrina, altrimenti sarei uscita fuori di testa.
 Ma quell’idiota di Vale doveva proprio andarsene a Padova insieme a quell’altro imbecille di Marco proprio adesso? Secondo me l’aveva fatto per evitare la festa di Christian…
 Ero davanti allo specchio del bagno a finire di truccarmi e una strana immagine mi passò davanti agli occhi: Vale e Marco insieme, a casa della zia Lucia. Conoscevo quella donna, una volta era venuta a passare le vacanze qui a Lecce e aveva provato a far mettere me e Vale con due fratelli di dieci anni più grandi di noi conosciuti sulla spiaggia. Quella volta Vale mi aveva detto che ci era persino andata leggera… E se avesse provato a far innamorare Vale e Marco? Be’ con lui non sarebbe stato difficile riuscirci, anche se diceva di non essere più innamorato di lei si vedeva che aveva un debole per la mia amica.
 -Amy.-
 Sussultai per lo spavento. Ero talmente immersa nei miei pensieri da non accorgermi neanche che mio fratello Roberto era dietro di me a fissarmi.
 -Che c’è?- chiesi continuando con cura a truccarmi gli occhi cercando di mantenere un’aria tranquilla e tentando assolutamente di togliermi dalla testa Vale e Marco. Era solo una stupida distrazione, e in più la dovevo smettere di pensare a Marco, io non ero per niente sicura di voler stare con un ragazzo infantile e appiccicoso come lui, nonostante i miei sentimenti e il mio cuore urlassero a gran voce tutt’altro.
 -Mi servirebbe il bagno, stasera devo uscire e tu stai qua dentro da un’ora-, rispose lui con la sua solita aria cordiale. Roberto era strano, riusciva ad insultarti con il sorriso sulle labbra facendo passare le sue parole quasi per veri e propri complimenti.
 -Lo sai che mi ci vuole molto tempo per prepararmi, è per questo che comincio almeno due ore prima-, posai la matita per gli occhi e presi il lucidalabbra. –Comunque ho quasi finito.-
 -Oggi non è proprio serata…-, sospirò Roberto scuotendo la testa. –Tu hai occupato questo bagno e Luca ha sequestrato quello dietro la cucina per sistemarsi i capelli. E’ da mezz’ora che sta davanti allo specchio.-
 Le mie orecchie si rizzarono subito appena sentirono quelle parole. Mi voltai di scatto verso Roberto e socchiusi gli occhi sospettosa.
 -Come mai ha tutta questa voglia di farsi bello?- chiesi pungente.
 -Ha detto che deve andare ad una festa con degli amici, ma secondo me qui ragazza ci cova- rispose Roberto tutto allegro.
 Festa? Il mio fratellino di soli quindici anni voleva andare ad una festa con degli amici? E non mi aveva detto nulla? Non potevo sopportarlo, ne dovevo sapere di più!
 -Conosco quella faccia-, cominciò Roby fissandomi negli occhi. –La devi smettere d’intrometterti nella vita di Luca, non è più il bambino che si sbucciava le ginocchia cadendo e veniva da te perché lo curassi. Ormai è cresciuto.-
 -Lo so benissimo-, risposi con un tono più acuto del normale.
 -A me non sembra.-
 Be’ forse Roby aveva ragione, stavo diventando un po’ troppo iperprotettiva verso Luca… No, avevo ragione io: Luca era ancora troppo piccolo per poter fare certe cose.
 -Guarda che io alla sua età facevo anche di peggio-, disse Roby sorridendo spavaldo. Ormai non mi sorprendeva più il fatto che mio fratello maggiore mi leggesse praticamente nel pensiero, era sempre stato bravo a capirmi.
 -Non c’entra, Roby. Tu sei tu, Luca è diverso da te. Lui è molto più incline ad attirare i guai, sembra che se li vada a cercare, proprio come nostra sorella.-
 -Non dire scemenze-, rise lui. –Luca e Caterina sono solo un po’ meno riflessivi di noi.-
 -Di’ pure che sono due pazzi, sarebbero capaci di buttarsi in un pozzo se solo fossero i loro amici a chiederlo. Pur di essere sempre al centro dell’attenzione…-
 -Forse un po’ è vero ma soprattutto Luca è nell’età in cui se vuoi fare questo genere di cose stupide e irrazionali, allora le devi fare.-
 Alzai gli occhi al cielo scocciata. Era inutile continuare a parlare, avevamo affrontato quel discorso un’infinità di volte ed eravamo sempre giunti ad un pareggio, nessuno dei due portava argomenti abbastanza persuasivi per riuscire a convincere l’altro. Meglio lasciar perdere!
 Lo guardai per qualche secondo e anche lui arrivò alla mia stessa conclusione perché sorrise e alzò le mani in un gesto di resa.
 -Rimandiamo il resto ad un altro momento-, disse divertito.
 -Vedo che hai capito-, mormorai sorridendo.
 Presi il mio borsello con il make-up e uscii dal bagno diretta nella mia camera per indossare gli stivali.
 -Amy! Amy! Amy!-
 Mi voltai e vidi subito i riccioli biondi della mia sorellina e i suoi occhi scuri che mi guardavano con aria supplichevole, mentre il suo viso paffutello si era chiuso in un’espressione imbronciata.
 -Caterina, cosa c’è?- chiesi chinandomi per guardarla meglio.
 I suoi occhi si stavano riempiendo di lucciconi, e questo significava che voleva qualcosa. Che bambina viziata! Ma io non potevo fare a meno di accontentare ogni sua richiesta.
 -Lo voglio anch’io-, sussurrò indicando con il ditino le mie labbra.
 Avevo capito subito quello che intendeva. Mia sorella era sempre stata gelosa della mia bellezza e faceva di tutto per imitarmi e somigliarmi il più possibile- anche se di simile avevamo ben poco, tranne qualche tratto somatico in comune.
 Aprii il borsello e ne tirai fuori lo stesso lucidalabbra che avevo messo qualche secondo prima. Presi con delicatezza il mento di mia sorella e stesi un leggero velo di lucido.
 -Grazie-, esclamò lei tutta contenta mentre si tirava i capelli indietro con gesto sicuro. Mi venne da ridere, cercava sempre di comportarsi da piccola top model.
 -Dove vai stasera di bello?- chiesi curiosa.
 -Deve andare alla festa di una sua amichetta di scuola-, rispose mia madre prendendo il cappotto dall’armadio e infilandoselo. –Forza, Caterina, è già tardi.-
 Mia sorella annuì e raggiunse mia madre per indossare anche lei il suo cappottino bianco, che ovviamente era stato mio qualche anno prima.
 Salutai mia madre e Caterina con un bacio e tornai in camera mia per indossare gli stivali. Sabrina mi aveva appena fatto uno squillo per avvertirmi che mi stava aspettando fuori.
 Uscii dalla mia stanza e in corridoio mi trovai davanti mio fratello Luca: come al solito i suoi capelli erano impeccabili e il suo abbigliamento da fighetto pronto all’uso.
 -Da quando vai alle feste?- chiesi incrociando le braccia.
 -E da quanto saresti stata tu a partorirmi? Se non sbaglio una madre ce l’ho già e ho avuto il suo permesso per fare quello che mi pare stasera. Sai, legalmente un genitore conta più di una sorella maggiore-,rispose lui irritato.
 -Sei ancora troppo piccolo per andare a una festa da solo. Festa che per di più né io né la mamma sappiamo di chi sia e soprattutto dove sia.-
 -Inutile che ci provi, sorella-, cominciò lui entrando nella sua stanza. –Stavolta devi proprio lasciarmi in pace.- E mi chiuse la porta in faccia.
 Stavo per mettermi ad urlare e per buttare la porta della sua stanza a terra quando il mio cellulare squillò di nuovo: Sabrina mi stava aspettando e io non potevo perdere tempo con quel moccioso incosciente di mio fratello.
 -Cerca di non ficcarti in qualche guaio-, gridai in direzione della porta.
 Ovviamente non ricevetti risposta e la cosa non mi sorprese minimamente. Mio fratello mi stava nascondendo qualcosa, non sapevo ancora cosa, ma passata quella stupidissima festa mi sarei messa ad indagare in modo serio, e una volta che Vale fosse tornata da Padova l’avrei costretta a darmi una mano.
 Una volta salita nell’auto di Sabrina, una Opel Corsa nera, la salutai con un sorriso.
 -Scusami se ti ho fatto aspettare, ma stavo per uccidere mio fratello e il decidere di non farlo mi ha portato via un po’ di tempo.-
 -Tranquilla-, rispose lei mettendo in moto, -anch’io ho un fratellino di due anni. E’ piuttosto docile, però sa essere estenuante anche lui quando vuole.-
 Le sorrisi ancora. Era strano che una ragazza come lei fosse stata innamorata di Marco, sembrava così seria e diligente mentre Marco era tutta un’altra cosa. Marco era un idiota che voleva mettere bocca su tutto, era irritante e voleva sempre avere ragione, era… era… Perché pensare a tutto questo non mi faceva incavolare? Perché pensare a Marco non mi faceva innervosire? Avevo già capito che forse un po’ mi piaceva, che forse stavo cominciando a provare qualcosa per lui ma da quando i miei sentimenti erano diventati così forti?
 -Stai pensando a Marco?-
 Sussultai sentendo quella domanda. Mi voltai di scatto verso Sabrina e vidi un sorriso allargarsi sul suo volto mentre teneva gli occhi puntati sulla strada.
 -Non ci voleva tanto ad accorgersi che hai cominciato a provare qualcosa per Marco, e io che sono la sua ex e la sua amica d’infanzia ti posso assicurare che il tuo non è un interesse a senso unico.-
 Sbattei un paio di volte le palpebre per riuscire a recepire quelle parole nel migliore dei modi.
 -Tu credi?-
 Non ero come Vale. Non avrei mai nascosto i miei sentimenti ad un’amica, soprattutto se quell’amica era convinta che io avessi una speranza con il ragazzo che mi piaceva.
 -Scherzi?- disse lei ironica. –Adesso hai qualche dubbio solo perché Marco e Vale sono andati insieme a Padova e non hanno mai chiamato, ma aspetta che lui torni e vedrai che ho ragione. Non ti lascerà in pace finché non diventerai la sua ragazza.-
 Come prospettiva non mi dispiaceva.
 -Be’ non so se sopravvivrebbe, chi mi da troppa noia alla fine rischia che io lo uccida.-
 Sabrina mi lanciò un’occhiata e poi entrambe scoppiammo a ridere.
 -Comunque Vale fa sempre così- cominciai quando ci fummo calmate. –Non chiama mai quando si trova a Padova, è sempre stata refrattaria a queste cose, un po’ perché se ne dimentica e un po’ perché sua zia la impegna tutto il tempo. Quindi è normale che non chiami.-
 -E’ strana.-
 -Sì, lo è. Ma per alcuni versi io sono anche più strana di lei.-
 Rimanemmo in silenzio qualche minuto poi mi venne in mente una cosa che volevo chiedere a Sabrina già da un paio di giorni.
 -Tu sai che fine ha fatto Massi? Da quando Vale e Marco sono partiti neanche lui è più venuto a scuola.-
 -Non ne ho idea. Anch’io me lo stavo chiedendo. Non credo che sia successo qualcosa in famiglia perché sua madre mi è sempre sembrata tranquilla in questi giorni, però Massi mi aveva detto che forse in questa settimana sarebbe andato a vedere qualche Università verso Nord. Può darsi che sia semplicemente partito.-
 -La povera Delia deve stare molto male-, dissi ridendo.
 -Quell’oca starà sempre attaccata al telefono chiamando Massi in ogni momento del giorno e della notte. Lo so che Massi sta con lei ma secondo me è innamorato di Vale-, il tono di Sabrina era deciso ed irritato, Delia le stava proprio antipatica.
 -E’ quello che pensiamo tutti, però non si riesce a capire perché Massi si ostini a stare con Delia. Se non riuscite a venirne a capo neanche tu e Marco che lo conoscete da una vita.-
 -E’ proprio questa la cosa che mi fa imbestialire di più. Tra me, Marco e Massi non ci sono mai stati segreti, eppure adesso lui ci sta nascondendo qualcosa, e io non lo sopporto. Quando scoprirò cos’è non sono tanto sicura che perdonerò quel cretino.-
 Sorrisi divertita.
 -Certo che lo perdonerai, gli vuoi bene.-
 Anche sul suo volto comparve l’ombra di un sorriso.
 -Ottenere il mio perdono sarà più semplice se si deciderà anche ad ammettere i suoi sentimenti per Vale e la smetterà di far soffrire quella povera ragazza perché lei non se lo merita.-
 Su questo ero completamente d’accordo con Sabrina: Vale non doveva più soffrire. Non sarebbe riuscita a togliersi Massi dalla testa perciò toccava a lui fare qualcosa per risolvere la situazione, visto che i suoi sentimenti erano palesi almeno quanto quelli di Vale.
 Una volta arrivate al Vertigo d’un tratto ricordai perché odiavo tanto Christian Corradi. Non era solo perché stava prendendo in giro la mia migliore amica facendole credere di amarla ma era anche per la sua megalomania incurabile.
 Probabilmente a quella festa c’era talmente tanta gente che anche volendo non saremmo mai riuscite a trovare qualche persona conosciuta. Entrammo nel locale e per fortuna la musica non era ancora abbastanza alta da impedirci di parlare.
 Sabrina ed io ci guardammo intorno alla ricerca di Marti, quando d’un tratto la vidi e per poco non cacciai un urlo per la sorpresa. Aveva i capelli tirati su in un’acconciatura e il suo viso era truccato, avevo visto Marti truccata soltanto ad Halloween. Eppure c’era qualcosa in lei che mi aveva sconvolta anche di più: indossava un vestito nero, un tubino per la precisione, che arrivava sopra il ginocchio. L’unico vestito che Marti aveva nell’armadio era il costume di Sissi cavallerizza che aveva indossato durante una festa di Carnevale alle elementari. Da dove le era venuta l’idea di indossare un vestito come quello? Ovviamente la risposta non si fece attendere: Christian era sbucato dal nulla e aveva cinto la vita di Marti attirandola a sé e sussurrandole qualcosa nell’orecchio mentre il gruppo d’invitati che stava parlando con Christian fino a qualche secondo prima se la rideva sotto i baffi.
 Non potevo stare ferma a guardare una cosa del genere, avevo un brutto presentimento e dovevo impedire che Marti si cacciasse nei guai. Sapevo che anche Sabrina era del mio stesso avviso visto che, voltandomi a guardarla, notai che anche lei aveva lo sguardo puntato in direzione di Christian e Marti, e la sua preoccupazione era evidente quanto la mia.
 Dovevamo intervenire subito.
 -Salve ragazze-, una voce alle mie spalle mi fece quasi prendere un infarto, soprattutto perché io quella voce la conoscevo bene.
 Mi voltai di scatto e subito incontrai gli occhi azzurri che nelle ultime notti avevano occupato i miei sogni- cosa che non avrei confessato neanche al peluche di mia sorella.
 -Marco!- esclamò Sabrina al mio fianco, io ero troppo sorpresa anche solo per poter pensare di parlare. –Che ci fai qui? Dov’è Vale?-
 Lui sorrise, ma era un sorriso strano, come se fosse a conoscenza di un segreto d’importanza nazionale e si sentisse il re del mondo.
 -Vale è a Padova ovviamente.-
 -E perché tu non sei con lei?- chiese Sabrina scocciata.
 -Diciamo che ho fatto in modo che avesse una compagnia migliore della mia-, disse lui semplicemente.
 A quel punto il mio cervello si era ripreso del tutto dalla sorpresa iniziale e potei insospettirmi abbastanza nell’udire quella frase, al punto di dire: -E tu pensi che ci accontenteremo di una spiegazione del genere, Marco? Avanti, sputa il rospo.-
 Alzò un sopracciglio in un gesto talmente attraente che per poco il mio cuore non esplose.
 -Intelligente ed intuitiva come al solito, Amy-, disse facendomi l’occhiolino.
 Sarei potuta morire in quell’istante e probabilmente non me ne sarei accorta tante erano le emozioni che mi stavano investendo, ma riuscii comunque a mantenere un contegno.
 -Smettila di dire stupidaggini e dicci quello che hai combinato-, esclamai irritata.
 -Come vuoi- la sua voce era dolce e melodiosa. Come avevo fatto a non notarlo prima di quel momento? –Ho semplicemente dato una mano al destino. Per farla breve, adesso insieme a Vale c’è Massi.-
 -Massimiliano Draco?!- chiesi sconvolta.
 -No, Massimiliano il Conte del Paese delle Favole. E’ chiaro che sto parlando di Massimiliano Draco-, disse Marco guardandomi esasperato.
 -Fermo un secondo-, cercai di mettere insieme tutti i pezzi di quel puzzle. –In questo momento Massi e Vale sono a casa della zia di Padova insieme?-
 -Ce ne hai messo di tempo per sintonizzarti-, rispose lui sorpreso.
 -Tu non capisci. La zia di Vale è una specie di cupido ambulante, se si accorgerà che tra Vale e Massi c’è una qualche specie di intesa smuoverà mari e monti perché quei due si mettano insieme. L’ultima volta che ha messo in atto il suo piano Cristina, la cugina di Vale, si è sposata con un ragazzo del loro vicinato. Quindi, grazie a te, è possibile che quando quei due torneranno qui avremo molto da festeggiare.-
 Ero talmente contenta che avrei anche potuto permettere a Luca di stare fuori tutta la notte.
 -Be’ dopo stasera potremmo avere anche altri motivi per festeggiare-, disse Sabrina all’improvviso.
 -Che vuoi dire?- chiese Marco confuso e anch’io non ci stavo capendo granché.
 -Niente di particolare. Vi lascio qualche minuto da soli, ho urgente bisogno di trovare una toilette-, disse prima di voltarsi e sparire tra la folla che sembrava addirittura aumentata.
 Ora avevo capito! Ci stava lasciando soli apposta. Accidenti! Io non ero pronta per una cosa del genere, non che mi dispiacesse avere un po’ di privacy con Marco, ma in quel preciso istante non sapevo proprio che dire.
 Mi voltai lentamente verso di lui e gli chiesi la prima cosa che mi saltò in testa.
 -Come hai fatto a far partire quei due insieme?-
 Lui distolse lo sguardo dal punto in cui era sparita Sabrina, forse ancora confuso per quell’improvvisa sparizione, e tornò a fissarmi negli occhi.
 -Ho fatto credere a Vale di voler andare a Padova con lei, e ho convinto Massi a venire insieme a me da una mia zia di Padova, ovviamente inventata. La mattina della partenza ho chiamato entrambi dicendo che mi ero ammalato improvvisamente e che non potevo più partire. Credo che poi si siano trovati sul treno.-
 -E tu sei davvero sicuro che adesso stiano insieme a casa della zia?-
 -Non al cento per cento, però Massi non è tornato e Vale non mi ha ancora telefonato per squartarmi, perciò credo che alla fine le cose siano andate per il meglio.-
 Scese un attimo di silenzio- anche se solo tra noi visto che tutt’intorno c’era il putiferio.
 -Perché in questi giorni non sei venuto a scuola se non eri partito?- chiesi tenendo gli occhi puntati verso le sue scarpe, in quel momento erano molto più interessanti del suo viso. Per la prima volta in tutta la mia vita mi sentivo in soggezione davanti ad un ragazzo, avevo il timore di non piacergli e che non mi giudicasse abbastanza per lui. Vale mi aveva contagiata con la sua insicurezza amorosa… Avevo preso la Valerite!
 -Non mi sembrava il caso di mettere a rischio il piano. La madre di Massi sa che io e lui ci troviamo a Padova insieme e farmi vedere a scuola non avrebbe contribuito a farla stare tranquilla e  avrebbe portato solo guai. Perché me l’hai chiesto?- ad un tratto avvertii le sue dita posarsi sul mio mento e alzare il mio viso per permettere a suoi occhi di tornare a scrutare i miei. Era vicino, molto più vicino di quanto ricordassi. Quando si era avvicinato così tanto al mio viso? –Hai sentito la mia mancanza per caso?-
 I suoi occhi erano così limpidi e puri, fissandoli sembrava di perdersi in un meraviglioso mare cristallino, sembrava di poter vedere attraverso le azzurre acque di un lago, era come volare nel cielo in una splendida mattina estiva. I suoi occhi erano tutto un mondo che aspettava solo di essere scoperto, e io volevo esplorare ogni angolo di quel nuovo mondo.
 -Allora?- insistette lui avvicinandosi ancora un po’. –Ti sono mancato?-
 -Io…-
 Avevo a malapena pronunciato quella singola parola che un applauso rompi timpani partì dalla gente che avevamo attorno.
 Marco ed io ci guardammo intorno spaesati e notammo che i ragazzi stavano guardando tutti un punto sulla nostra destra, ci voltammo anche noi e vedemmo che su un piccolo palco stavano sistemando degli strumenti musicali.
 Un ragazzo prese il microfono e annunciò: -Salve a tutti! Stasera siamo qui per festeggiare i diciannove anni del nostro Chris, anche se non lo vedo in giro da un po’, chissà dove sarà andato ad imboscarsi con quello schianto di ragazza che ha la fortuna di avere accanto.-
 In quel preciso istante mi ricordai di Marti. L’avevo persa di vista e adesso era chissà dove con Christian. Dovevo trovarla!
 -Mentre il nostro festeggiato si diverte sono lieto di annunciarvi che questa sera suonerà per noi un gruppo di giovani talenti che presto sfonderà nel mondo della musica. Probabilmente qualcuno di voi li conosce già, ma per chi non avesse mai sentito parlare di loro ecco a voi i CAM4!-
 Un boato partì dalla folla intorno a me mentre io cominciavo a farmi spazio tra la gente alla ricerca di Marti.
 -Amy dove stai andando?- mi chiese Marco prendendomi per mano per non rischiare di perdermi tra la folla.
 -Devo trovare Marti, ho un brutto presentimento- avevo la voce che tremava per la paura e per la prima volta in vita mia sentivo che sarei potuta scoppiare a piangere da un momento all’altro se non avessi visto che Marti era sana e salva.
 -Tranquilla, ti aiuterò a cercarla- disse lui cercando di farmi calmare.
 La band annunciata poco prima cominciò a suonare e quasi per un riflesso incondizionato mi voltai a vedere chi fossero.
 La cantante era una ragazza bionda con degli occhi azzurri meravigliosi, ma immediatamente la mia attenzione fu catturata dal tastierista. Non poteva essere, stavo sognando…
 -Luca!?-
 -Camilla!?-
 Mi voltai verso Marco confusa.
 -Quella che sta cantando è mia sorella Camilla-, disse lui ancora un po’ stralunato indicando la ragazza.
 -Il ragazzo alla tastiera è mio fratello Luca-, ribattei io ancora più incredula di lui.
 Non potevo crederci! Ci mancava solo una cosa del genere in una serata che mi stava costando già dieci anni di vita! Ma dove diavolo era Vale quando avevo bisogno di lei?! Quella stupida era molto più brava di me a fare l’eroina della situazione.
 -Facciamo una cosa-, cominciò Marco. –Adesso troviamo Marti, a come uccidere i nostri fratelli penseremo dopo.-
 Annuii decisa, era di certo la cosa migliore da fare. Stavamo giusto andando verso l’uscita quando vidi Sabrina raggiungerci con il volto più preoccupato che le avessi mai visto.
 -Sabrina, che succede?- chiesi temendo la risposta.
 -In bagno stava circolando la voce che fuori nel parcheggio Christian e Davide Zilli se le stanno dando di santa ragione.-
 -Cosa?!- esclamò Marco incredulo.
 -Marti-, mormorai io sempre più preoccupata.
 Ricominciai a farmi largo tra la gente e in pochi secondi raggiunsi l’uscita. Mi diressi il più velocemente possibile verso il parcheggio e quello che vidi mi gelò il sangue nelle vene: Christian e Davide erano a terra e si stavano picchiando mentre Marti era in piedi accanto alla macchina di Christian tenendosi con le mani un enorme strappo che aveva sulla scollatura del vestito.
 Spalancai gli occhi disgustata, e non ero l’unica. Diversi ragazzi si erano fermati a guardare la scena ma nessuno di loro si stava decidendo ad intervenire.
 Feci un passo avanti per andare da Marti quando vidi Delia correre da Marti e abbracciarla. Delia? Delia Barton? Da dove era spuntata fuori? Ma soprattutto perché stava abbracciando Marti? La mia amica si lasciò abbracciare da Delia e chiuse gli occhi un po’ confortata.
 D’un tratto qualcosa sfrecciò alla mia destra.
 -Qualcuno mi dia una mano!- esclamò Marco correndo a dividere Christian e Davide.
 Un ragazzo si staccò dal gruppo che si era creato intorno a quella scena assurda e afferrò Christian mentre Marco cercava di tirar via Davide.
 -Lasciami!- urlò Davide, aveva il labbro rotto e una ferita piuttosto profonda sul sopracciglio destro. –Lo voglio fare a pezzi questo bastardo!-
 -Sentilo l’alieno!- disse Christian scoppiando a ridere. –I tuoi pugni non mi hanno fatto neanche il solletico, femminuccia!-
 In effetti Christian stava messo decisamente meglio di Davide, aveva solo la guancia che si stava gonfiando e una piccola ferita sullo zigomo.
 Non sapevo cosa fosse successo, ma non era difficile immaginarlo. Christian doveva aver portato Marti nella sua auto per farle qualcosa che al solo pensiero mi si rivoltava lo stomaco. Presumevo che la mia amica dovesse molto al povero Davide che cercava di liberarsi dalla presa di Marco per poter finire quello che aveva cominciato. Di sicuro era grazie a Davide se Christian non aveva portato a termine i suoi intenti.
 Ma non capivo ancora cosa c’entrasse Delia in tutta quella storia…
 Con passi decisi mi avvicinai alle due ragazze.
 -Marti, stai bene?- chiesi con calma per cercare di tranquillizzarla.
 Lei aprì gli occhi e subito li puntò verso di me. Lessi terrore puro in quelle iridi che erano sempre state dolci e gentili. Christian Corradi era un mostro!
 -Amy!- esclamò lei sorridendo. Lasciò andare Delia e si catapultò su di me abbracciandomi. Non pianse. Marti non aveva mai pianto e non lo avrebbe fatto neanche in una situazione del genere però mi strinse come se cercasse un qualche tipo di salvezza e io risposi all’abbraccio cercando di farla calmare.
 Intanto Davide stava ancora cercando di tornare a prendere a pugni Christian, mentre quest’ultimo si era calmato e rimettendosi a posto la giacca si voltò verso di noi a guardarci.
 -Delia cara, anche tu qui? Mi stavi controllando per caso?- chiese con una risata.
 -Hai indovinato razza di animale!- esclamò lei diventando rossa per la rabbia.
 Spalancai gli occhi per la sorpresa. La voce di Delia era decisa e da donna, non la solita voce da bambina che tirava fuori di solito. Ma quello che mi aveva lasciato davvero senza parole era il suo italiano: perfetto, senza nessuna sbavatura e l’accento americano non si era quasi sentito.
 Davvero quella era Delia Barton?
 -Da quando ho scoperto che tu e Martina stavate insieme ti ho sempre tenuto d’occhio. Sapevo che anche se avessi detto a Martina qual’era la tua reale natura non mi avrebbe mai creduto. Tu sai far innamorare le ragazze e questo io lo so bene, perciò ho aspettato che facessi la tua mossa per poterti impedire di fare del male a Martina. Ho raccontato tutto a Davide e lui ha deciso subito di aiutarmi.-
 -Immagino che dato che il tuo fidanzatino non c’è tu ti sia dovuta arrangiare con quello che passava il convento-, lanciò un’occhiata di disprezzo verso Davide che provò ancora una volta a liberarsi dalla stretta di Marco.
 -Sei solo un bastardo viziato…-, mormorò Delia con la rabbia che le si leggeva chiara negli occhi. –Se solo me ne fossi accorta prima forse non ti avrei mai dato retta e a quest’ora non avrei un ricordo così orribile dei miei primi mesi qui.-
 -Orribile?- chiese Christian ironico. Si avvicinò lentamente a Delia e le accarezzò lentamente una guancia mentre il suo sguardo diventava impudente e sprezzante. –Non mi sembrava che la cosa fosse tanto orribile mentre stavamo chiusi nella mia macchina, se solo quella sera mi avessi fatto andare fino in fondo saresti stata la donna più felice sulla faccia della terra. Io sono molto più uomo di quel perdente di Massimiliano Draco.-
 Fu un attimo. Delia socchiuse gli occhi imbestialita e tirò una schiaffo a Christian talmente forte che lui piegò la testa di lato. Il bastardo si mise una mano sul punto in cui Delia lo aveva colpito e la fissò con gli occhi colmi di rabbia.
  -Insultami quanto vuoi, ma non provare a dire una sola parola su Massi! Lui è un ragazzo meraviglioso e tu non sei minimamente alla sua altezza. Sei solo un bambino che crede di essere adulto ma in realtà non hai ancora capito che il tuo comportamento un giorno ti si ritorcerà contro, quindi non provare neanche a nominare Massi, tu non vali neanche la metà di un suo capello! In questo momento dovresti solo sparire da qui!-
 -Sei solo una suora, esattamente come la tua amichetta laggiù-, indicò Marti con lo sguardo. –Anzi, fingete di essere delle suore ma in realtà voi avete sempre voluto che io mi comportassi in questo modo, vi piacciono i miei atteggiamenti.-
 -Sta’ zitto!- esclamò Delia infuriata.
 Christian era pronto per risponderle- anche se io avevo notato una strana contrazione della sua mano destra come se le sue intenzioni fossero di colpire Delia- quando un ragazzo comparve al fianco di lei.
 -Se non sbaglio, Chris, la signorina ha detto che devi sparire. Secondo me dovresti darle retta.-
 Era Giacomo, l’amico di Massi e Marco, quello della festa al Living a cui io non avevo potuto partecipare. Vale me lo aveva indicato un giorno a scuola, frequentava la sezione A. Probabilmente era stato invitato da Christian, forse si conoscevano persino visto che lui l’aveva chiamato “Chris”.
 -Questa è la mia festa di compleanno, non ho alcuna intenzione di andarmene-, disse lui duro.
 Io strinsi ancora un po’ Marti a me. Lo odiavo! Se avessi potuto lo avrei fatto fuori con le mie mani per come si era permesso di trattare la mia amica.
 -Sai non credo che ci sia più nulla da festeggiare, e la maggior parte degli invitati sembra pensarla esattamente come me.-
 Christian lanciò un’occhiata a tutti i ragazzi che stavano assistendo alla scena. Sembrava quasi che il locale si fosse svuotato e riversato interamente nella zona del parcheggio.
 In mezzo a tutta quella folla potei anche scorgere mio fratello che mi guardava con aria preoccupata e sorpresa: aveva capito perfettamente che avrebbe dovuto darmi delle spiegazioni soddisfacenti se non voleva che lo disintegrassi.
 -Ce ne stiamo andando tutti, Christian. Ormai la tua festa è finita-, concluse Giacomo con tono serio.
 Christian gli lanciò un’ occhiataccia e mentre si dirigeva verso la sua auto si voltò verso me e Marti e con aria trionfante ci fece un occhiolino. Si stava prendendo gioco di entrambe ma soprattutto di Martina, ma lei non fece una piega nel vedere il gesto di quel tipo odioso. Marti era così, non mostrava le sue emozioni neanche a pagarla oro, neanche quando il suo cuore era stato ridotto a brandelli, e dubitavo che lo avrebbe mai fatto.
 Una volta entrato nella sua auto, Christian mise in moto e se ne andò via sfrecciando.
 Finalmente Marco poté lasciare Davide, che sembrava essersi dato una calmata, mentre la gente intorno a noi cominciava a mormorare lanciando strane occhiate compassionevoli verso Marti e il suo vestito strappato. Sabrina venne in nostro aiuto posando sulle spalle di Marti il suo cappotto bianco.
 -E’ meglio se torniamo tutti a casa-, disse Sabrina con tono gentile.
 -E’ un’ottima idea-, risposi tirando un sospiro di sollievo e sorridendo.
 -Le riporterò io a casa-, mi voltai di scatto verso il ragazzo che aveva pronunciato quelle parole.
 -Come mai vuoi portarle a casa tu, Marco?- chiese Sabrina sorridendo sospettosa.
 -Amelia ed io abbiamo una questione in sospeso con i nostri fratellini e credo sia meglio affrontarla tutti insieme. Visto che ci sono posso accompagnare anche Marti.-
 Era vero. Luca e Camilla ci dovevano una spiegazione e anche una di quelle dettagliate e ben fornite di forti motivazioni sul perchè avevano sentito l’impellente necessità di far parte di una band.
 -Martina. Amelia.-
 -Delia…-, mormorai verso la ragazza che si era avvicinata a noi.
 -Perdonatemi se non vi ho parlato prima di Christian e se non vi ho detto quali erano le sue vere intenzioni. Io le conoscevo bene perché l’estate scorsa anch’io, come Martina, mi sono trovata nella sua stessa situazione. A Christian piacciono le ragazze tranquille perché crede che nascondano chissà quali segreti oscuri e questo fatto lo eccita. Quando ho saputo che frequentava il Virgilio ho pensato di stare alla larga da ragazze che avrebbero potuto interessarlo per non rischiare che la sua attrazione per me si risvegliasse e coinvolgesse ragazze come voi. Massi mi ha aiutato fingendosi il mio fidanzato e proteggendomi ma non ho potuto impedire che Martina s’innamorasse di lui, e sapevo che, anche se avessi cercato di convincerla a lasciarlo, lei non lo avrebbe mai fatto. Scusatemi ancora.-
 In quel momento avrei potuto dire così tante cose. Avrei potuto chiederle come aveva fatto Christian ad incantarla, o se davvero lei e Massi avevano solo finto di stare insieme, o come mai avesse cercato di aiutare Martina senza neanche conoscerla, ma le uniche parole che uscirono dalla mia bocca furono: -Il tuo italiano è perfetto…-
 Lei alzò un sopracciglio divertita per quell’osservazione.
 Qualche minuto dopo eravamo nell’auto di Marco diretti verso le nostre abitazioni. Ogni tanto con la coda dell’occhio controllavo Marti che si trovava sul sedile posteriore insieme a Luca e Camilla. Il suo sguardo era fisso fuori dal finestrino come se tutto quello che le passava davanti fosse solo nebbia, niente di importante, niente per cui valesse la pena anche solo soffermarsi di più a guardare. Non era la prima volta che la vedevo chiusa nel suo mondo, ma sapevo che in quel momento nella sua testa c’era qualcosa di più serio, ero sicura che Marti stesse desiderando con tutte le sue forze di scomparire dalla faccia della terra. Avrei voluto prendere Christian Corradi a pugni finché non avesse chiesto pietà. Mai, non avrei mai potuto perdonarlo per quello che aveva fatto a Marti.
 Una volta arrivati davanti a casa di Marti scesi con lei e l’accompagnai fino alla porta.
 -Sei sicura che non vuoi che spieghi a tua madre quello che è successo?- chiesi mettendole una mano sulla spalla per farle sentire tutto il mio appoggio.
 -Meglio di no. Mia madre non sapeva nulla di Christian, non le ho mai voluto dire che io avevo un ragazzo, e adesso mi rendo conto che è stata la decisione più sensata che io abbia preso negli ultimi due mesi.-
 -Cerca di non pensare più a questa brutta storia-, dissi abbracciandola, poi mi distanziai un po’ da lei e la fissai negli occhi con sguardo comprensivo. –Quell’idiota non merita che i tuoi pensieri si concentrino su di lui, neanche per odiarlo. Dimenticalo e basta!-
 Lei cercò di farmi un sorriso ma non era facile capire se fosse un sorriso vero o solo un modo per tranquillizzarmi.
 La salutai e tornai in macchina. Marco mise in moto e per qualche minuto nessuno disse nulla.
 -A questo punto credo che non ci siano più dubbi riguardo Massi e Vale-, cominciò Marco continuando a guardare la strada. –Delia ha detto che lei e Massi avevano solo finto di stare insieme. In più, prima ci ho scambiato qualche parola, e mi ha assicurato che anche lei ha sempre pensato che Massi e Vale fossero perfetti per stare insieme. Era davvero dispiaciuta per essersi messa in mezzo.-
 -Non avrei mai immaginato che Delia fosse così… così… normale…-, dissi senza riuscire a trovare una parola che la descrivesse meglio. –Voglio dire, non è l’oca che tutti avevamo reputato che fosse. Innanzi tutto parla italiano, il che la rende già più simpatica, poi sembra piuttosto decisa ed intelligente. Tutte caratteristiche che fino a due ore fa non avrei mai associato a Delia Barton.-
 -Ha sorpreso molto anche me. Quando Massi tornerà dovrò farmi spiegare tutto quello che è successo, ci sono ancora delle cose che non riesco a capire. Tipo come mai ha deciso di aiutare Delia? La conosceva già? Sono tutte domande che sto continuando a pormi ma non è che finora sia riuscito a trovare delle grandi risposte.-
 -In effetti questa storia è piuttosto strana-, risposi cominciando a pormele anch’io quelle domande.
 Nel frattempo i nostri fratelli si stavano guardando bene dal pronunciare anche solo una sillaba, se ne stavano seduti in silenzio sperando che Marco ed io ci fossimo dimenticati di loro.
 Una volta arrivati davanti al portone di casa mia, Marco accostò e spense la macchina.
 -Be’-, cominciò Luca, -grazie per il passaggio, buonanotte.-
 Stava per aprire lo sportello quando le sicure scattarono chiudendoci tutti dentro l’auto.
 -Non così in fretta, marmocchio-, cominciò Marco voltandosi per poter guardare i nostri fratelli. –Voi due ci dovete un mare di spiegazioni. Decidete voi chi comincerà a parlare ma finché non mi avrete convinto che quello che ho visto stasera su quel palco non era solo un modo per farmi uscire fuori dai gangheri vi assicuro che rimarremo chiusi in quest’auto.-
 Luca e Camilla si lanciarono una rapida occhiata. Notai che mio fratello stava per cominciare a parlare ma Camilla fu più veloce di lui.
 -E’ stata tutta una mia idea. Sono stata io a chiedere a Luca di darmi una mano per fondare una band. Marco, abbiamo affrontato l’argomento un sacco di volte, lo sai che voglio fare la cantante e sai anche che ho le carte in regola per riuscirci. Luca non c’entra nulla in tutta questa storia, se volete prendervela con qualcuno dovrete farlo solo con me.-
 -Non dire stupidaggini!- esclamò Luca esasperato. –Non mi hai mica minacciato, ho deciso io di aiutarti di mia spontanea volontà, quindi ho le tue stesse colpe, sempre che si possano definire in questo modo.-
 -Okay, adesso smettetela con queste smancerie, non è un’esecuzione, non c’è bisogno che vi difendiate a vicenda fino alla morte-, li bloccò Marco cercando di ristabilire la calma. –Camilla, lo so che il tuo sogno è quello di diventare una cantante, ma sai perfettamente come la pensano i nostri genitori al riguardo. Loro non ti daranno mai il loro appoggio e io non posso far finta di non sapere che te ne vai in giro di notte a cantare per le discoteche.-
 -Marco, ti prego, permettimi di continuare. Cantare è tutta la mia vita. Ti prometto che non inciderà sui miei voti e che non mi caccerò nei guai, ma per favore lasciami portare avanti il mio progetto, non dire niente a mamma e papà.- Il tono di Camilla era quasi di supplica, voleva davvero continuare a cantare.
 Marco sospirò esasperato e si voltò a guardarmi.
 -Tu che ne pensi?-
 Lo fissai per un momento, sorpresa per il fatto che mi avesse chiamato in causa così all’improvviso. Sinceramente non avevo idea di cosa pensare ma un modo per capire cosa fosse meglio fare c’era.
 Mi voltai con calma verso mio fratello e i nostri occhi s’incontrarono subito, e altrettanto velocemente si capirono.
 -Luca, tu vuoi davvero continuare con questa assurda storia della band?- gli chiesi con calma.
 -Sì-, rispose lui, con una decisione che non avevo mai scorto nei suoi occhi.
 Non mi fu difficile capire il motivo di tanta sicurezza: il sogno di Camilla era cantare, e il sogno di mio fratello era Camilla. Stava facendo tutto questo solo per lei. Si esercitava alla tastiera in continuazione, nascondeva cose a me e ai nostri genitori, andava a feste senza dirci nulla e tornava a orari impensabili. E faceva tutto per Camilla.
 Avrei dovuto infuriarmi e proibirgli di portare avanti quel progetto assurdo, ma sentivo di non poterlo fare. Conoscevo mio fratello, se aveva deciso d’impegnarsi tanto per avere Camilla era perché l’amava sul serio e io non potevo impedirgli di realizzare il suo sogno.
 -Se sei davvero certo che questo è quello che vuoi e se mi prometti di limitare eventuali danni, per me puoi anche continuare. Ma dovrai dirmi a quali feste suonerai e dove si terranno. Niente più segreti, altrimenti dirò tutto a papà e sai che lui non ti lascerà continuare.-
 Per un attimo mi era sembrato di vedere gli occhi di Luca brillare per la felicità. Era la prima volta che vedevo mio fratello davvero contento per qualcosa. Certo mio fratello era il tipo che si eccitava anche solo per il fatto di passare la giornata al mare o di uscire con gli amici ma quello che vedevo nel suo sguardo in quel momento era felicità allo stato puro, come se avesse davanti agli occhi il Paradiso.
 -Te lo prometto-, esclamò deciso lanciando un’altra occhiata a Camilla che gli sorrise felice.
 -Bene-, disse Marco. –Ovviamente lo stesso vale per te Camilla, niente più segreti, okay?-
 La ragazza si voltò a guardare Marco, e sorridendo felice, annuì. Era incredibile quanto si somigliassero, non lo avevo notato prima. Avevano gli stessi occhi, di quella stessa tonalità azzurro cielo, e anche le loro espressioni si somigliavano molto, come i tratti dei loro visi. Se solo Camilla non avesse avuto i capelli biondi sarebbero stati quasi identici. Mio fratello ed io invece non saremmo mai passati neanche per parenti…
 Marco posò un dito sul tasto per sbloccare le sicure degli sportelli e lo premette con decisione.
 -Meglio sparire prima che voi due cambiate idea- mormorò mio fratello scendendo dall’auto in tutta fretta. –Grazie per il passaggio, Marco.- Chiuse lo sportello.
 Subito Camilla aprì il suo e mise un piede fuori dalla macchina.
 -Aspetta, Luca, devo parlarti-, gridò in direzione di mio fratello che stava entrando in casa.
 -Camilla dove credi di andare?- chiese Marco preparandosi a scendere a sua volta per seguire la sorella che ormai aveva già chiuso il suo sportello con forza.
 Marco era quasi uscito dall’auto, quando io lo bloccai per un braccio.
 -Che c’è?- si voltò verso di me con sguardo irritato.
 -Lasciali stare-, dissi sorridendo. –Lo sai che adesso vogliono stare soli, non dirmi che non hai capito i loro sentimenti.-
 -Certo che li ho capiti, ed è proprio per questo devo intervenire. Camilla è troppo giovane per avere un ragazzo-, esclamò cercando di liberarsi dalla mia presa.
 -Anch’io pensavo che mio fratello fosse troppo piccolo per questo genere di cose, l’ho persino spiato per assicurarmi che non si cacciasse nei guai. Ma adesso ho capito che ormai Luca ha il diritto di vivere la sua vita, non potrò proteggerlo per sempre. Comunque ti assicuro che Luca è un bravo ragazzo e dubito che farà soffrire tua sorella.-
 Marco abbassò lo sguardo annuendo per poi mormorare: -Ti ho vista.-
 -Come scusa?- non avevo capito cosa stesse cercando di dire con quella frase.
 -Ti ho vista, mentre controllavi tuo fratello. Non sapevo che stessi davanti al De Giorgi, insieme a Vale, per via di tuo fratello però vi ho viste una mattina, un paio di mesi fa. Ero nascosto dietro ad un albero, l’ho fatto spesso per spiare mia sorella e assicurarmi che non si cacciasse nei guai. Molte volte ho costretto anche Massi a seguirmi in questi miei folli piani di spionaggio.-
 D’un tratto ricordai. Quel giorno in cui Vale ed io eravamo andate a controllare Luca, lei mi aveva detto qualcosa riguardo all’aver avuto la sensazione che ci fosse qualcuno dietro l’albero. Come al solito lei era molto più sveglia di me, la diffidenza verso tutto e tutti la rendevano un tantino paranoica, ma almeno riusciva ad accorgersi di cose che io non avrei notato neanche se mi fossero cadute sotto il naso.
 Lui abbassò di nuovo lo sguardo, forse imbarazzato per quella confessione, mentre io mi voltai a guardare Luca e Camilla. Spalancai gli occhi sorpresa: si stavano baciando! E quello non era neanche un bacio tanto casto, se Marco lo avesse visto sarebbe andato fuori di testa, uccidendo mio fratello e chiudendo sua sorella in un convento. Dovevo fare qualcosa. Dovevo distrarlo!
 -Marco!- esordii con voce sicura.
 Lui alzò lo sguardo e puntò i suoi meravigliosi occhi azzurri nei miei facendomi battere il cuore molto più velocemente di quanto mi fosse mai successo in tutta la vita.
 -Io non sono Vale. Tu questo lo sai, vero?- chiesi con tono serio.
 Marco mi guardò confuso.
 -Ti eri innamorato di lei e lo posso capire, ma io non sono come lei. Io non nasconderò i miei sentimenti per cercare di proteggere il mio cuore dalle delusioni e di certo non comincerò ad auto commiserarmi se deciderai di respingermi. Te lo ripeto, io sono diversa da lei.-
 -Cosa stai cercando di dirmi?- mi chiese sbattendo le palpebre incredulo, o forse non era incredulità ma qualcos’altro, qualcosa di molto simile alla gioia.
 -Te lo dimostrerò, è più facile-, risposi sorridendo.
 Lui mi fissò per attimo smarrito, ma, per quanto mi riguardava, il tempo degli indugi era finito da un pezzo. Posai una mano sul suo petto e potei sentire il suo cuore battere veloce. Correva, almeno quanto correva il mio. Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi: leggevo la sua paura, aveva paura di fare un passo falso. Lo spavaldo Marco Iovine era stato messo al tappeto da…me?
 Inclinai le labbra in un espressione di soddisfazione e la mano che stava posata sul suo petto si strinse con forza intorno alla stoffa della sua camicia. Lo attirai a me e lo baciai, posai le mie labbra sulle sue intrappolandolo nel mia rete, rendendolo mio.
 La sua reazione non si fece attendere. Dischiuse le labbra rendendo il bacio più profondo mentre la sua mano destra si posava sulla mia guancia accarezzandola e la sinistra era finita sulla mia schiena attirandomi ancora più verso di lui.
 Se non avessi saputo di trovarmi sulla terra come minimo avrei creduto di essere morta e resuscitata migliaia di volte. Ogni carezza di Marco, ogni suo tocco, ogni suo respiro si era impresso sulla mia pelle e sul mio corpo, quasi come profonde cicatrici che non avrei mai voluto cancellare.
 Le sue labbra si muovevano gentili sulle mie mentre io avvertivo il calore di quel bacio irradiarsi per tutto il mio corpo fino a raggiungere il mio cuore, facendo aumentare i suoi battiti in modo incalcolabile. Quello era un mondo che non avevo mai esplorato, ma mi piaceva e sentivo che era soprattutto perché avevo aspettato. Sì, io avevo aspettato Marco per una vita e alla fine lui era arrivato. Sapevo che niente mi avrebbe più separato da lui.
 Lui stava per dividersi da me, probabilmente perché eravamo entrambi piuttosto a corto di ossigeno, ma io non gli diedi neanche il tempo di respirare. Mi sentivo come posseduta da una frenesia nuova e ingovernabile. Mi avvicinai di più a lui e ricominciai a baciarlo con meno foga per permetterci ogni tanto di respirare, ma non avevo intenzione di separarmi da lui, non volevo che quel momento finisse troppo presto. Se solo avesse potuto durare in eterno.
 -Ehi-, mi era sembrato di sentire una voce lontana accompagnata da uno strano rumore, come di un martelletto che colpiva ripetutamente un cuscino.
 Sentii le labbra di Marco distendersi sotto il mio tocco… Stava ridendo? Perché si era messo a sorridere in un momento del genere?
 Mi staccai da lui, con una certa riluttanza, e lo guardai. Lui fece un sorriso divertito.
 -Abbiamo visite-, disse indicando con lo sguardo qualcosa alle mie spalle.
 Mi voltai e vidi la faccia di mio fratello attraverso il finestrino che ci fissava con uno sguardo assassino, mentre, al suo fianco, Camilla aveva un sorriso a trentadue denti.
 Abbassai il finestrino.
 -Guarda che è mia sorella-, disse rivolto a Marco con un tono davvero acido.
 -Anche lei è mia sorella-, rispose Marco indicando Camilla. –Ma non mi sembra di averti impedito di innamorarti di lei.-
 Camilla ed io ci fissammo, sapevo che entrambe stavamo cercando seriamente di non scoppiare a ridere. Gli uomini e i loro stupidi comportamenti!
 -Camilla ed io non abbiamo pomiciato per così tanto tempo, il nostro è stato solo un bacio innocente-, disse Luca con determinazione.
 Spalancai gli occhi spaventata.
 -Di quale bacio stai parlando?- chiese Marco cominciando ad adirarsi.
 -Bene-, meglio provare a cambiare argomento. –Direi che è proprio ora che ognuno torni a casa sua. Camilla entra in macchina.-
 Uscii dall’auto e Camilla prese il mio posto chiudendo lo sportello.
 -Marco-, dissi guardandolo mentre lui stava ancora fissando mio fratello. –Non parlare con Vale e Massi di quello che è successo prima.-
 -Perché non dovrei dire loro che ci siamo baciati?- chiese lui confuso.
 -Intendevo quello che è accaduto alla festa. Sai, Christian, Marti e tutto il resto. Se te ne fossi dimenticato c’è stata una rissa. Non voglio che Vale si preoccupi e interrompa la sua “vacanza romantica”. Se davvero quei due hanno concluso qualcosa è meglio lasciarli tranquilli per un po’.-
 -Capito-, rispose lui serio. –Comunque non sono gli unici ad aver concluso qualcosa mi sembra.- Mi fece l’occhiolino e io sentii il mio cuore riprendere la sua corsa affannata. Se solo non ci fossero stati i nostri fratelli sarei già saltata addosso a Marco senza pensarci due volte.
 -Ti chiamo domani-, risposi sorridendo.
 -Non vedo l’ora-, sorrise anche lui, un sorriso davvero sincero. Forse non lo avevo mai visto così felice, e il fatto che la causa di quella gioia fossi io mi rendeva immensamente allegra e mi faceva sentire finalmente amata.
 Marco mise in moto e pochi secondi dopo la sua auto era già in fondo alla strada.
 La guardavo allontanarsi e intanto pensavo che la mia vita era cambiata così velocemente. I tempi in cui avevo sofferto per il mio primo amore sembravano così lontani e definitivamente archiviati. E pensare che se quel giorno a Vale non fosse venuta sete dopo l’interrogazione probabilmente io e Marco non ci saremmo mai innamorati. O forse comunque, in un modo o nell’altro, sarebbe accaduto…? Il destino era troppo imprevedibile per provare a prevederlo o contrastarlo.
 
 
 






***L'Autrice***
 

 E anche questo capito è andato. Vi confesso che non è stato semplice immedesimarmi in Amy, rischiavo molto spesso di renderla troppo simile a Vale ma spero comunque di non aver fatto una schifezza, io ci ho messo il cuore come sempre... *-*
 Nel prossimo capitolo ci sarà il risveglio di Vale e Massi. Avremo qualche sorpresina e poi di nuovo tutti in treno con Vale e Massi che ritorneranno a Lecce^^ Non posso dirvi altro, mi dispiace...xD
 Mi dispiace di non aver trovato il tempo di rispondere alle recensioni ma questa settimana sono cominciate davvero le lezioni. Sono stata in Università anche 10 ore, e  ho lezione anche domani mattina alle 8... ç__ç
 
Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^ Per chi vuole leggere gli spoiler che pubblico durante l'attesa di nuovo capitolo consiglio la PAGINA su Facebook oppure il mio profilo... ^^ Se inoltre avete domande aggiungetemi su Facebook perchè lì vi rispondo sicuramente... ^^




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