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Autore: GrumpyTrolla    11/12/2010    1 recensioni
Qualche mese è passato dal caso del finto Jack lo Squartatore, e le vite di tutti sono proseguite - più o meno - come al solito. Ora però, per l’investigatore è in arrivo un nuovo, inquietante caso. Questa storia è il seguito di “Red Flags and long Nights“.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Due Facce aka Harvey Dent, Enigmista aka Edward Nygma, Joker aka Jack Napier, Spaventapasseri aka Jonathan Crane
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Giusto quel che ci voleva!

BEAUTY KILLER:

Dal diario di Edward: Chissà perché, tutte le volte
Che mi do un buon consiglio, poi non lo seguo mai.

Doll eyes, stare into valium coloured skies
(Occhi di bambola fissano il cielo colorato dal valium)

Capitolo 7: Doll eyes.

Edward non era facile alle paranoie - e non aveva certo intenzione di iniziare quella sera -, ma per tutta la notte aveva avuto l’impressione di essere seguito, spiato; aveva sentito dei rumori, visto ombre, quindi - più per provare a sé stesso di non avere paura che altro -, seguì quei profili lungo le pareti e sul pavimento ma tutte le volte, queste lo conducevano allo stesso vicolo cieco.
E checché ne dicesse Houdinì, nessuno può attraversare i muri.
Forte di questa convinzione e di ciò che aveva solo intravisto, poggiò l’orecchio e bussò contro ogni centimetro di quelle pareti - sentendosi un cretino per questo - ma non ottenne nulla.
Aveva anche perso di vista Joker ma non se ne preoccupò: probabilmente il clown voleva sfuggire al lavoro ed al suo diretto superiore nelle cucine - che chiamava affettuosamente quel nano malefico, con le braccia alzate - e mettersi alla ricerca di Crane.
Trovandosi da solo e in piena negazione della propria inquietudine, decise di far visita alla stanza ventuno ed aggiornare finalmente la vedova Steiner sui suoi progressi: Edward era infatti corso a raccontare tutto al commissario Gordon, scordandosi fino a quel momento della sua datrice di lavoro.
Bussò alla porta e lei gli aprì subito, avvolta in una vestaglia dorata, dai bordi neri.
Pacchiano. pensò, alzando un sopracciglio Ma almeno i sandaletti sono carini.
“Ti aspettavo.” Disse lei, mentre lo lasciava entrare con fare cospiratorio. “Novità?”
Dal suo tono, Edward capì che Eva non doveva aspettarsi molto dopo appena un paio di giorni, ma sarebbe rimasta stupita.
“A parte tuo marito, ci sono state altre morti ed incidenti legati a questo posto.” La informò, e la vide preoccuparsi.
“Tu credi che…”
“Te lo dico subito.” La interruppe l’investigatore, guardandosi intorno nella stanza. “Sto ancora raccogliendo prove, ma dovresti prepararti all’eventualità che tuo marito non fosse mai stato pulito come voleva sembrare.”
L’allusione non piacque alla donna, che si allontanò da lui, gli voltò le spalle e si affacciò alla finestra; Nigma, che si era aspettato una brutta reazione, non se ne stupì e smise di guardarla.
“Non ti permettere. Mio marito era un grand’uomo, e-”
La sentì interrompersi e lanciare un grido che lo fece sobbalzare, si voltò ancora verso di lei.
“Edward! Era lui, è là fuori!”
“Tuo marito è là fuori?!”
“Ma no! È l’uomo dell’altra notte, quello del sogno!”
“Quello che ti voleva convincere a lasciare Gotham?” Chiese l’investigatore, mentre lei gli si avvicinava per poi girargli attorno ed iniziare a spingerlo verso il terrazzo.
Edward alzò gli occhi al cielo: eppure, non ce l’aveva l’aspetto dell’uomo d’azione. Andò ugualmente alla portafinestra ed uscì a controllare. Fiori, girandole, qualche bandierina e molto vento, ma di mostri nessuna traccia.
“Non c’è nessuno, qua fuori.” Disse, e portando le mani in tasca tornò dentro.
La vedova Steiner però si era agitata, prendendo a camminare su e giù per la stanza. “Era lui.” disse, e da una mensola estrasse una bottiglia di brandy. “Non ho mai sofferto di allucinazioni.”
“Ah, nemmeno io.” Da sobrio.
“Bevi qualcosa anche tu?” Chiese Eva, versandosi da bere con mani tremanti.
Enigma ebbe un moto di nausea; convivere con Joker significava venire spesso coinvolti in bevute prive di scopo, quando non avevano niente da fare - il che negli ultimi tempi era accaduto spesso -, e quelle sessioni avevano messo a dura prova la sua resistenza agli alcolici per cui, il solo odore di quel coso gli risultò insopportabile.
Con sé stesso però ammise di ammirare la resistenza del clown, che se al risveglio dopo una notte di bagordi non trovava il latte nel frigo, faceva tranquillamente colazione stappandosi una birra.
“Bevi spesso quella roba?” Chiese a bruciapelo, evitando con dignità la richiesta.
“Non sono un’alcolizzata, se lo vuoi sapere. Solo spaventata.”
L’investigatore non lasciò trapelare quanto quelle parole lo irritassero, quanto gli riuscissero odiose le persone che mostravano paura senza neppure aver capito un’acca di cosa stava succedendo attorno a loro. Guardò la donna ed aprì la bocca per parlare - per annunciarle che doveva andare, tornare a fingersi occupato con quella farsa di lavoro -, ma Eva gli si era avvicinata, il bicchiere di brandy ancora in mano e quell’odore nauseante che si mischiava al profumo.
“Tanto spaventata.” ripeté la donna in un mormorio lento, da seduttrice.
Improvvisamente Edward non sentiva più tanta fretta di andarsene;  chinò in viso da un lato e s’avvicinò fino ad incontrare le sue labbra. Una mano andò a posarsi sui fianchi di lei mentre l’altra, il più discretamente possibile, cinse la mano con cui Eva stringeva ancora il bicchiere e l’allontanò, per poi sfilarlo da quelle dita e poggiare l’alcolico altrove, prima che quell’odore lo stendesse.
Il suo cellulare squillò brevemente ma non vi fece caso; nonostante le promesse che si era fatto all’inizio dell‘indagine, di non restare coinvolto su nessun piano personale - come era accaduto col suo primo lavoro -, fare l’amore con Eva gli sembrò la cosa più giusta da fare, quella che, almeno per un po’, avrebbe cacciato via le ombre.

  
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