Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law
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Autore: Shadowolf    12/12/2010    2 recensioni
"“Just look outside!” gli rispondo, il sorriso a trecentosessanta gradi.
Si sporge un po’ di più e sospira piano.
“What?”
“It’s snowing!”"
L'idea è quella di usare una canzone natalizia per ogni capitolo (dovrebbero essere cinque o sei in totale).
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'RolePlay'
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Sono rimasto lì ad accarezzargli la schiena e a sentirne il respiro fin quando non sono stato sicuro che si fosse addormentato per bene, poi sono dolcemente e silenziosamente scivolato via dalla sua stretta, e fuori dal letto, e sono sgattaiolato sul divano, al piano di sotto. Ho ravvivato il fuoco ormai morente e mi sono raggomitolato sul divano, guardando fisso davanti a me. Non sto bene, non sto bene per niente. Ho finto tutta la sera, anzi, tutto il pomeriggio, pur di non lasciare che lui se ne accorgesse. Non voglio che si preoccupi per me. È inutile, ed io non lo merito. Tendenzialmente, non merito un cazzo. Non importa ciò che lui possa pensare. È solo innamorato perso di me, troppo per notare questo carattere di merda che mi ritrovo e che gli sto mostrando giorno per giorno.
All’inizio, quando abbiamo cominciato a parlare sul serio di noi, ha avuto qualche problema ad accettare che razza di persona fossi in realtà. Un uomo dalle mille maschere. Un uomo che quando non è sotto i riflettori, quando è a casa, soffre di sbalzi di umore improvvisi, è infantile, non riesce da solo ad affrontare il futuro, o le difficoltà. E voglio dire, s’è ben visto come io non sia capace. Ho rovinato tante vite per colpa di questo, comprese quelle delle persone a cui tenevo di più. La mia ex-moglie. Mio figlio. Semplicemente quando sentivo che la pressione era troppa, o non mi sentivo amato abbastanza, mollavo tutto. Sì, in fin dei conti sono un codardo.
Ora, da quando praticamente condividiamo lo stesso letto giorno dopo giorno, senza che mai avessimo detto qualcosa di ufficiale al riguardo, poco a poco ha capito che quando alzo la voce con lui in realtà non vorrei, è che faccio fatica a controllarmi. Ha capito che sono un bambino, che mi sento perso davanti all’incertezza. Che ho bisogno di qualcuno che mi prenda per mano nei momenti difficili e mi dica, mi ripeta che ce la posso fare, tante volte finché non me ne faccio convinto io stesso. Ha capito che mi piace essere teatrale, che mi piacciono le parole tipo forever e le coccole. Forse, con un po’ di fortuna, ha capito anche che per me non ci potrà mai più essere un futuro senza di lui. Perché lui ha cambiato tutto, ha sconvolto le regole di gioco. Con il suo modo di fare, con i suoi gesti quotidiani, con il suo essere così diverso, eppure così uguale, a me ha praticamente annullato qualsiasi certezza avessi prima che tutto questo cominciasse. Smetterei perfino di recitare, se solo me lo chiedesse. Lo farei davvero e non mi peserebbe, né me ne pentirei successivamente. Sono arrivato a questo fottuto punto, e senza che me ne rendessi conto. Come fa un altro essere umano a sconvolgerti l’esistenza talmente tanto?
Sospiro e un brivido freddo mi percorre la schiena. Eppure il fuoco sta prendendo forza, sono certo che la stanza sia bella riscaldata adesso. Non sto bene, proprio per niente. Non ho la febbre, non è quello. Il mio male è un altro, è un male psichico. Mi sento da schifo, e vorrei solo poter vomitare fuori tutto il marciume che ho dentro. Vorrei essere una persona migliore. Non per me, ma per chi mi sta attorno. Per lui
 

I'm dreaming of a white Christmas
Just like the ones I used to know
Where the treetops glisten, and children listen
To hear sleigh bells in the snow

Me ne rimango lì in silenzio, stringendo tra i denti le guance fino a farmi male, e solo allora lascio la presa. Sto male. Se smetto di concentrarmi, il mio corpo comincia a tremare. Non so neanche io per cosa. Forse rabbia repressa. Il mio sguardo si posa da solo sull’albero di Natale, tutto colori, e luci, e dolcetti, e regali. Un pomeriggio, mentre lui riposava sul letto, sono sgattaiolato via di casa e sono andato a comprarlo, insieme con le decorazioni, e poi ho portato tutto da lui, insieme ai suoi due figli più piccoli. Non scorderò mai l’espressione sul suo viso quando ha visto l’albero entrare all’improvviso in casa. Non so quale miracolo gli abbia impedito di scoppiare in lacrime, ma il bacio che ci siamo scambiati di sfuggita all’ingresso è stato uno dei più dolci. Poi si sono messi tutti e tre insieme ad addobbarlo, ed io sono rimasto qui, su questo stesso divano, a guardare nient’altro che un papà e i suoi due bambini riuniti insieme. Mi si è squarciato il cuore in due, e quando i nostri sguardi si sono incrociati mi sono dovuto forzare ad ingoiare la saliva e a distogliere i miei occhi dai suoi dopo qualche secondo, per evitare di fare la figura dell’idiota, scoppiando a piangere davanti a tutti. Avrei voluto mettermi in ginocchio e supplicarlo di tenermi con sé per sempre, anche se avesse smesso di amarmi. Avrei voluto stringerlo forte e chiedergli scusa, per tutte le stronzate che ho fatto, per averlo fatto soffrire così, ché lui non se lo merita, di stare male per colpa mia. Avrei voluto baciarlo, e sussurrargli che gli affidavo la mia vita, avrebbe potuto farne qualsiasi cosa avesse ritenuto meglio per me o per sé stesso. Avrei voluto fare queste e tante altre cose, ma c’erano i suoi bambini, e non ho potuto far altro. Anche loro non si meritano di avere a che fare con me, sono dannoso per loro, li faccio solo soffrire, egoista come sono.
Guardo l’albero di Natale e la mia mente torna indietro a tanti anni fa. Troppi. Avrei voluto conoscerlo allora, quando ero una persona migliore. Non perfetta, certo, né bella. Solo, migliore. Quando ancora avevo considerazione per chi mi stava attorno, e per me stesso anche. Ma avrei voluto tante altre cose, in vita mia. Cose che nessun Santa Claus sarebbe mai stato capace di portarmi. Avrei voluto che i miei genitori non si separassero. Avrei voluto non dover essere obbligato a cambiare scuola ogni sei mesi, a cambiare continente ogni sei mesi. Avrei voluto un posto da chiamare veramente casa, e non solo alloggio temporaneo. Avrei voluto avere qualche amico in più, senza bisogno di dire addio perché la mia famiglia non esisteva più. Avrei voluto non essere obbligato a scegliere da che parte stare, già da quella età. Avrei voluto continuare a fare l’albero di Natale insieme a mia madre, mio padre e mia sorella. Avrei voluto che quello che pensavo fosse tenuto in considerazione, almeno una volta ogni tanto.
Sospiro di nuovo e continuo a fissarlo. Ha un che di magnetico, l’albero di Natale, mi capita ogni anno. Me ne rimango lì ad ammirarlo per ore. Così luminoso. Così orgoglioso di sé. Così fiero. Vorrei essere anch’io così. Vorrei poter avere il dono di rendere le persone felici, ma felici davvero. Non che vanno a vedere un film e pensano che sia un grande attore, o che abbia reso migliori due ore della loro grigia e monotona giornata. Vorrei riuscire a cambiare, anche solo di un pezzettino minuscolo, la vita di chi è così coraggioso da stabilire un contatto con me. La gente spesso mi dice che lo faccio, che l’ho fatto. Lui mi dice così. Ma dentro di me so che non è abbastanza, che potrei fare di più, se solo lo volessi. Avverto una fitta di dolore all’altezza del cuore. Lo so cos’è.
 

I'm dreaming of a white Christmas
With every Christmas card I write
May your days be merry and bright
And may all your Christmases be white
 

“Hey… You’re here…”
Sento la sua voce provenire da molto lontano. Sono solo nella mia testa, persa chissà dietro a quale pensiero. Non mi muovo, rimango fermo in quella stessa posizione, come se non avesse parlato. Non mi sono accorto della sua presenza prima che aprisse bocca, non l’ho sentito scendere le scale. Perché cazzo ti sei svegliato? Potevi restare a letto, no? Sei sempre maledettamente stanco, per una volta dormi!
Mi passa davanti e si siede accanto a me, le dita che subito scivolano tra i miei capelli. Ti prego, ti prego vattene, non voglio che tu mi veda così, non voglio che tu ti accorga che sto p-
“You... You’re crying...”
Continuo a non guardarlo, sento il suo pollice asciugarmi blando le guance, prima una e poi l’altra, rimanendo sull’ultima e accarezzandomela dolcemente. Vai via, per piacere.
“What happened?”
Sguardo fisso in avanti.
“Nothing.” Mi fermo un attimo, poi parlo di nuovo. “You’ve done nothing wrong, everything’s fine, I do-“
“You’re crying. Would you like to tell my why, please?”
No. Sospiro. Anche lui.
“I just wanna help you, doggie… I don’t wanna see you like this, it breaks my heart…”
“You can’t… help me. Nobody can. It’s… it’s complicated.”
Continua a guardarmi, sa che tra poco cederò. Come al solito.
“Would you please give me a chance? Just because I’m your boyfriend?”
È solo ora che alzo lo sguardo, lascio che i miei occhi incontrino i suoi. Deve leggerci un che di miserabile, di disperato, un muto grido di aiuto. Guardo la sua espressione cambiare, impaurirsi. Il sorriso dolce svanisce. La sua mano si blocca tra i miei capelli.
“Robert, what... what a-are you... thinking?”
Torno a guardare l’albero di Natale. E cosa mai dovrei rispondergli? Sento il suo sguardo addosso per lunghi, interminabili minuti, poi le sue dita scivolano via, il mio corpo viene spostato di qualche centimetro, e d’un tratto non ho più freddo, anche se non smetto di tremare. Le sue braccia mi cingono le spalle e lui mi tira a sé, mi stringe forte, posa la sua guancia sulla mia, mi lascia un bacio leggero, dolce. Piange con me. Cosa ho fatto per meritarmi un dono del genere? Cosa ho fatto per meritarmi una persona che mi ama così come sono, nonostante quello che sono? Niente. Non ho fatto niente. Sono solo stato il solito menefreghista del cazzo.
Parlo di nuovo dopo un tempo che mi sembra eterno, la voce bassa e quasi monocorde, lo sguardo ancora perso nel nulla.
“I... so wish we’d have met earlier. Like, when I wasn’t so screwed up. We’d have had a… better life. A life you’d truly deserve. No… hiding, no… secrets, no… work, between me and you.”
La sua presa intorno al mio corpo si rinforza, mi bacia di nuovo la guancia bagnata.
“I don’t care... I’m pretty happy right now, you know. And obstacles just make what we have… stronger, someway. You taught me we have to be content with what we have, right now. What… Why are you saying such things, now?”
“Nothing, I was just… y’know, thinking…”
“About…?”
“About… my life. My whole life. I… I just hurt people who love me, Jude… You can say you don’t mind, or that’s not true, but, see… I can tell it’s a pattern, and it’s like this. And I… I guess I can’t stand to do the same to you, that’s… that’s all.”
All’improvviso il suo sguardo si indurisce, mi rimprovera.
“No. Not this again. We’ve fought over it, Robert. You remember. I won’t let you go there again.”
“I know. But you don’t understand. You don’t see what’s al-“
Non riesco a finire la frase perché la sua mano mi tappa la bocca. Gliela mordo ma lui non la sposta da lì. E mi guarda dritto negli occhi. Uno, cinque, dieci secondi. Mi arrendo. Smetto di lottare.
“Enough. Like it or not, I’m sticking with you. You hearing me? And nothing, nothing of what you could say, or do, will make me change my mind. I don’t know why you’re thinking about this again, I thought you did get it the last time. But let me tell you something, Mr. Robert Downey, I won’t let some stupid ideas of that big brain of yours destroy what we’ve fought to achieve. Okay? Have I made myself clear?”
Scruto nei suoi occhi per qualche secondo, colpito da tanta sicurezza improvvisa. Poi distolgo lo sguardo, colpevole. Non ho una risposta veloce, questa volta. Nessuna battuta pronta all’uso. Solo una strana sensazione all’altezza del cuore, una sensazione che non saprei definire. Cos’è?
“Robert?”
Non ce la faccio a guardarlo di nuovo. Ma lui mi prende il mento e mi fa alzare la testa.
“Have I made myself clear?”
Gli occhi mi si velano di lacrime, per la seconda volta. Ne lascio andare una, la sento scorrermi sul viso, poi all’improvviso qualcosa la ferma. Qualcuno la raccoglie. Il mio angelo custode.
“Ye-yes. Sor-”
Mi tappa la bocca, di nuovo. Si apre in un sorriso sornione, bellissimo.
“Stop. Saying. You’re. Sorry. Get it? Stop. It. I love you just the way you are, and I don’t care if I’m loving the worst person on earth, or the worse version of you. And I don’t care if I could get someone better, because you’re the only one I wanna love, now. Yes, we could have had a better life. Yes, we both could have been better men, but honestly, that doesn’t matter. We’re doing great, we love each other so much, and we’ve been through a lot of things which only have made our feeling grow stronger, and unique. Just look at the two of us, right now. We’re together, we’re… happy. We’re making plans for the future. Our future, Rob. It’s so much better than whatever I ever dared to hope for, just one year ago.” Fa una pausa, mi prende le mani, continuando a guardarmi negli occhi. “I know you can’t help going like this, and it’s okay, really, I… I’d just want to tell you I’m here for you, if… if you just felt like… telling me the way you feel inside, or… whatever’s going on in your mind. And if you don’t want to, it’s okay the same, just… just let me stay here with you, cuddle you a little, maybe… maybe I could help you this way…”
Rimane lì a guardarmi per una manciata di secondi ancora, accarezzandomi piano la fronte, come se stesse aspettando una risposta, che però non arriva. Dovrei dirgli un sacco di cose, gliele vorrei dire, ma non ci riesco. Ricambio il suo sguardo, ancora una volta domandandomi quale regalo immenso mi sia stato fatto, e perché. Poi pian piano mi giro verso di lui, gli accarezzo leggero il petto, le braccia. Inspiro il suo profumo, chiudo gli occhi. Piango.

I'm dreaming of a white Christmas
With every Christmas card I write
May your days be merry and bright
And may all your Christmases be white

“It’s Christmas, y’know. It always does this to me. I start staring at the tree, and remember when I used to be happy, truly happy. When Christmas used to be the most wonderful time in the year. When home was filled with… joy, and cookies’ smell, and there were laughter, chats, carols. When used to… snow, and we’d go out, snowball fighting. And I’ve been missing all of the above, all this time… And I feel guilty now, because… well, because I was never able to give my son the same magic atmosphere, y’know. I was… in jail, or somewhere else, too busy destroying my own life to give a thought about the others’ one. That’s why… that’s why I was… saying those things to you, before… All I’m doing now, it’s just to try and settle things down. But I know it’s not like this the way it’s supposed to be. Those things are… lost in time. Forever. Nothing I could do now will change them.”
Mi ascolta in silenzio per tutto il tempo, stringendomi solo a sé, cercando di farmi sentire al sciuro. E non dice niente anche per qualche minuto dopo, come se stesse pensando. Poi cerca la mia mano, la stringe e si alza, tenendomela ancora.
“Come with me...”
Gli lancio un’occhiata interrogativa, lui mi tira su e mi sussurra piano: “Just come with me.”
Lascio che mi guidi vicino alla finestra e passi la mano sul vetro, per liberarlo dall’appannamento.
“Look outside... It’s snowing...”
“Yeah, I... I can see that… What about it?”
Mi abbraccia da dietro, le sue mani cingono lentamente il mio corpo. Quella nuova sensazione si impadronisce di me, sostituendo tutta la malinconia, la tristezza. Non riesco a metterla a fuoco.Cos’è?
Raggiunge il mio orecchio, sussurra dolcemente.
“This will be a white Christmas, after all...”
Quelle parole mi entrano dentro dopo qualche secondo, riscaldandomi. Appoggio le mie mani sulle sue ed intreccio le nostre dita insieme.
Mi sento protetto, mi sento amato.
Passa ancora qualche secondo, poi comincia ad ondeggiare piano, tenendomi, cantando sottovoce.
“I’m dreaming of a white Christmas, just like the ones I used to know… Where the treetops glisten, and children listen to hear sleigh bells in the snow…”
La voce mi trema un po’ mentre comincio a cantare con lui, gli occhi mi si bagnano di nuovo. Lascio andare la testa sulla sua spalla e mi muovo lento con lui, chiudendo gli occhi e baciandogli piano la guancia.
“I’m dreaming of a... white... Christmas... with every… Christmas card I… write… May your days be… m-marry and… and bright… and may all your… C-Christmases be… be w-white…”
Mi rigiro nel suo abbraccio e lo bacio dolcemente, le lacrime che ancora mi rigano il viso. Lui ricambia, continuando a tenermi stretto. Non mi lascerà mai andare. È vero.
Gli accarezzo piano le labbra, lo guardo dritto negli occhi, gli sussurro piano.
“I love you.”
“Love you too.”
Perchè adesso finalmente so cos'è questa nuova sensazione. Sono di nuovo a casa.


AUTHOR'S CORNER: Okay, vi avevo preannunciato il capitolo interamente (o quasi) angst ed è arrivato. E anche un po' prima del previsto, perchè la mia socia aveva urgenza di leggerlo ed io l'ho accontentata ù_ù
Volevo postarvelo a metà settimana, perchè poi per l'ultimo dovrete aspettare il 23 o il 24, essendo ambientato la vigilia di Natale (surprise surprise), but anyway, oramai ci siamo, quindi è inutile xD Forse così non vi faccio deprimere inutilmente proprio a ridosso di Natale .____. Yeah, I'd better shut up now. Hope you've enjoyed it!

   
 
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