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Autore: GrumpyTrolla    20/12/2010    2 recensioni
Qualche mese è passato dal caso del finto Jack lo Squartatore, e le vite di tutti sono proseguite - più o meno - come al solito. Ora però, per l’investigatore è in arrivo un nuovo, inquietante caso. Questa storia è il seguito di “Red Flags and long Nights“.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Due Facce aka Harvey Dent, Enigmista aka Edward Nygma, Joker aka Jack Napier, Spaventapasseri aka Jonathan Crane
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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BEAUTY KILLER:


Dal diario di Edward: ora che ci penso,
Avrei benissimo potuto fare il modello.

Before I run out of air, there’s more make-up to apply
(Prima di soffocare, ho ancora del make-up da mettere)

Capitolo 8: Out of Air.

Non a caso come nome per la clinica, era stato scelto Paradise Center: ben consci di dove l’istituto sarebbe sorto - Gotham. Che non aveva certo bisogno di presentazioni -, i proprietari, appena tornati da un viaggio che aveva mancato di renderli famosi, ben pensarono di fondare l’unico posto bello e rilassante della città, una vera oasi di pace in mezzo al chaos; un Paradiso. Tutto lì funzionava alla perfezione e di fronte ad un simile spettacolo, nessuno avrebbe potuto lagnarsi degli alti costi dei loro servizi.
Ma da un po’ di tempo a quella parte, alla clinica non tutto stava andando come avrebbe dovuto e tra le sue mura veniva covato un segreto. Uno che nessuno degli inservienti avrebbe mai voluto rivelare: ebbene, per la prima volta a memoria d’uomo, la cucina del Paradise era inagibile.
Decine e decine di piatti sporchi giacevano qua e là per lo stanzone, tutti impilati in instabili colonne; le solitamente immacolate mattonelle esplodevano di macchie dai colori più improbabili e come se non bastasse, non restava più una pentola pulita da adoperare mentre l’ora di cena incombeva come una mannaia sulla testa del cuoco responsabile.
“Graham! Dove diavolo ti sei cacciato!” L’urlo riecheggiò, facendo tremare le colonne di piatti sporchi. “Dannazione, c’è ancora mezza tonnellata di roba da lavare, vieni fuori scansafatiche!”
Lo chef, un uomo più largo che alto e con una lunga barba in stile Mangiafuoco, si guardava attorno alla ricerca del suo lavapiatti: glielo avevano mandato come aiuto appena pochi giorni prima, gli era apparso come un ragazzo strambo - con quella mascherina antismog perennemente ficcata in faccia - ma l’aria volenterosa; ben presto però, quella giovane promessa si era rivelata per ciò che era realmente, un mangiapane a tradimento.
Lo devo ammettere, il lavoro in cucina non è poi così male. Rifletté Joker, accucciato sotto uno dei tavoli, la maschera appesa al collo mentre portava alla bocca un pezzo di torta dietetica, che poi masticò senza particolare gusto.
“Graham!” Continuò ad urlare il suo superiore, alzando le braccia e scuotendole con rabbia nell’aria.
Certo, sarebbe molto meglio se non ci fosse questo nano malefico che continua a strillare, con le braccia alzate, cercando un certo Graham.
Si disse, ed un attimo dopo dovette soffocare una risata alla sua stessa battuta. Con un ultima, grande forchettata, finì il dolce - ma chiamarlo così era davvero fargli un complimento - e posò il piattino per terra, il più silenziosamente possibile.
“Graham, quanto di trovo ti torco il collo!”
Sentì, per l’ennesima volta e poi nell’aria riecheggiò il rimbombo della porta sbattuta, e lo scatto di alcuni piatti che andavano ad infrangersi sul pavimento a causa dell’urto.
E finalmente…! Pensò il clown, ed alzò gli occhi al cielo.
Non ne poteva più, la maleducazione non gli era mai andata a genio. Sì insomma, non solo era costretto a restare in quel luogo sporco e puzzolente, abbigliato come un gelataio a mangiare roba insapore, ma doveva anche sorbirsi quello gnomo maledetto che urlava, cucinava schifezze e grattava piatti ad intervalli regolari?
No, no. Non ci siamo proprio. Si scrollò le mani, sbattendole e strofinandole una contro l’altra, poi si pulì le labbra su una manica dell’uniforme e controllò l’orologio che gli aveva prestato Jonathan.
Sarà meglio uscire, è l’ora della pausa. Si rimise la mascherina antismog sul viso, ma quando tentò di alzarsi, si sentì trattenere. Afferrare sarebbe stato il termine esatto. Gli bastò un secondo per riprendersi dallo spavento, tentò di voltarsi ma fu inutile, chiunque lo avesse catturato, aveva una presa resistente.
Una mano salì al suo viso per strappargli la mascherina e gli tappò bocca e naso insieme, il che era molto strano: o era stato bloccato da una piovra tentacolare, o c’era più di una persona con lui, ma quanto poteva essere spazioso, sotto quel tavolo?
Sentì di rischiare il soffocamento, allora strattonò il braccio con tutta la forza che aveva e riuscì a liberarlo, afferrando subito il coltello nascosto all’altezza del polpaccio e conficcandolo in una delle braccia che lo trattenevano: la presa si allentò subito. Il clown, ripreso a respirare, scattò in avanti, allontanandosi dal suo assalitore, poi ancora gattoni si voltò a fronteggiarlo e restò interdetto, la bocca spalancata per lo stupore.
Eh?
Non poteva essere.

  
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