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Autore: Val    24/12/2010    4 recensioni
"Lei era una strega...
No, niente cappello a punta o naso adunco...la scopa sì, ma per pulire in terra e...beh il calderone è una cosa che stregoneria o non stregoneria, bolle comunque, a prescindere dal colore del liquido che contiene e indipendentemente da quanto inquietante e denso siano l’odore e il fumo che ne fuoriescono.
Insomma Sìle, anche se a prima vista non si vedeva, era una strega."
Niente a che vedere con la wicca o con qualcosa di Potteriano, senza nulla togliere loro, è ovvio. L'ispirazione per me è nata tutta da Brian Froud e le sue splendide illustrazioni che aiutano a capire meglio il mondo affascinantissimo delle fate e...più "bassamente", da un sacco di pensierini fatti su quel bel figliolo di Gerard Butler(fisicamente il protagonista maschile è lui ;p).
Grazie di cuore a coloro che,seguendo la mia storia, consigliandomi e incoraggiandomi, mi hanno portato a concludere per la prima volta un racconto.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'There's Something Magic'
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Capitolo 22 –

Quella sera, Ceday non tornò a casa con loro, con qualche recalcitranza ripartì per Londra.
Liam riuscì a convincerla dicendole che gli sarebbe servito un sacco qualcuno che aiutasse George a raccontare qualche balla.
- E chi meglio della rossa più bollente del Regno?-
- Stronzo, lo so che lo dici solo per utilitarismo…-
- Stronza, lo so che lo dici solo perché ti piace sentirti dire che è vero…-
Si salutarono così mentre lei saliva sul treno.
Quando risalirono in auto, Liam e Morgan fecero mettere Sìle sul sedile posteriore e lui, per tenerla più al caldo, la avvolse nel suo giaccone.
Nel modo in cui lei lo guardò, anche se gli pareva presuntuoso dirsene sicuro, gli parve di cogliere qualcosa di Lily.
- Si è addormentata…- disse Morgan mentre erano fermi a causa di un ingorgo che si era venuto a creare all’ingresso della M5 per Penrith.
Liam si girò a guardare Sìle per un momento e poi tornò a fissare i fanali dell’auto che avevano di fronte: era pensieroso.
- Sei preoccupato?- domandò Morgan.
- Un po’…- borbottò lui – con Lily come la mettiamo? Chi lo dice che per Sìle sarà così semplice?-
Morgan appoggiò la testa al sedile e guardò fuori.
- Forse non sarà semplice, ma probabilmente non sarà così doloroso come ti aspetti tu o si aspetta lei...-
- Mh…- fu la replica di Liam, che da lì in poi rimase alquanto silenzioso.
Arrivati a Penrith e diretti ad Ambleside, incontrarono la neve che presto andò infittendosi, ma le strade erano agibili e arrivarono a casa solo con un po’ di ritardo.
Dorcas e Una non erano lì e non servì spiegare il motivo a Sìle che, non appena arrivata, volle fare un bagno.
- Non so se sia il caso…- osservò la madre.
- Ho bisogno di scaldarmi un po’…- disse lei.
- Beh non da sola però…andresti con lei?- chiese Morgan a Liam.
Lui annuì e accompagnò Sìle di sopra.
- Mi tratta come una bambina piccola. Come avesse paura che mi chiuda a chiave in bagno…- protestò leggermente Sìle quando arrivò in camera sua.
Liam le si chinò davanti, quando si fu seduta sul letto le accarezzò le gambe e prese a toglierle gli stivali.
- Guarda che non ha tutti i torti...hai avuto a lungo la pressione bassa e il cuore è stato sotto stress…-
Sìle sorrise guardandolo e gli fece una carezza sui capelli.
- Opportunista…-
- Sì, è vero: almeno posso approfittare di te senza che tu opponga troppa resistenza…- rispose lui senza tentare di difendersi – non è che ti serve una mano per il resto eh?- le chiese poi, quando ebbe finito di liberarle i piedi dagli stivali e le gambe dai leggins.
Era rimasta solo con le mutandine, una maglietta grigio melange e il cardigan nero, lungo fino alle cosce e Liam cercava di non darlo a vedere, ma gli faceva un effetto poco ignorabile averla davanti così.
Lei si guardò le dita dei piedi e lui lo fece con lei.
- Parrebbero due. Chiunque penserebbe tu sia tutta intera…- le disse cercando di distrarsi da altre idee.
- E’ come se dovessi spiegare a una parte di me com’è, essere me…- mormorò Sìle sorridendo.
Liam sorrise a sua volta.
- Dici che ci vorranno altri ventinove anni? E’ meglio se mi tengo occupato nel frattempo?-
Lei lo guardò e lo prese per il collo del maglione per farlo avvicinare a sé.
- Solo se rimani a portata di mano…- sussurrò fissandolo significativamente negli occhi, con tanto di riflesso felino…e tutta la buona volontà del mondo, almeno in quel momento, non bastò a tenere lui a freno.
Appoggiando la mani attorno a lei la baciò e stavolta non lo fece con la delicatezza e la prudenza che aveva usato prima, in ospedale.
Alla fine si trovò sdraiato su di lei e si accorse che le cose stavano degenerando anche se in senso più che positivo, allora si fermò, fermò lei e tornò a sedersi sul bordo del letto.
- No, no, aspetta…- le disse – scusa…-
- Di cosa?- gli chiese Sìle con un sorriso, ma era affannata e stanca e Liam si rese conto d’aver fatto bene e seguire quella vocina che lo frenava.
- No niente è che…- sbuffò un po’ ansante anche lui, togliendosi il maglione per il caldo che gli era salito dentro in quei pochi secondi. Guardò di nuovo Sìle che rimaneva sdraiata sul letto e con un leggero rantolo scherzoso, tornò ad abbassarsi su di lei – lo sai cos’è…- le disse.
Lei rise e scosse la testa.
-No, non lo so…-
- Sì che lo sai…- ripeté lui – lo sai eccome…- mormorò guardandole le gambe nude e accarezzandole una coscia.
Sìle socchiuse gli occhi sotto quella carezza e gli sfiorò il petto.
- Lo sai fare anche piano…-
- E non sai quanto ne avrei voglia...ma…- le fece una carezza sulla fronte e la trovò leggermente imperlata di sudore, allora posò la mano sul suo cuore; sentendolo molto accelerato, prese la mano di lei e ce la accompagnò sopra – senti?- le chiese.
Lei se ne rese conto e gli si rannicchiò contro raccogliendo le gambe sul petto.
Lui le baciò la testa.
- Così prendi freddo…- sussurrò - riempio la vasca…-
- Va bene…-
Sìle lo seguì nel piccolo bagno della camera, si mise seduta sul bordo della vasca, scelse quale bagnoschiuma voleva e, quando la vasca fu piena, si spogliò.
Si lasciò aiutare da lui con la docilità e la distrazione rispetto a sé stessa di una bambina, poi scivolò nell’acqua calda.
- Prima, quando siamo passati davanti alla camera di Lily…- prese a dire poco dopo con fare pensoso.
Liam si mise dove era seduta lei poco prima e lei gli prese la mano, notando il cerotto sul suo braccio.
- Sì…-
- E’ stato strano…-
- In che senso?-
Sìle sospirò fissando le dita di lui che si muovevano insieme alle sue, intrecciandosi e accarezzandosi.
- E’ una brutta cosa forse…-
Liam non rispose, capì che lei glielo avrebbe detto.
- E’ stato come se fosse un posto del mio passato…- disse lei, poi riformulò la cosa – intendo…del mio passato come se ci fossi cresciuta io in quella cameretta. Come avessi giocato io con quegli animali di pelouche…-
Lui, quando lei lo guardò come chiedendogli se potesse avere un senso ciò che diceva, le sorrise appena.
- Non è una brutta cosa…- le rispose – è quello che è successo. Parte di Lily eri tu. Ti sei presa cura di te come avresti bisogno che fosse stato da bambina…-
Sìle abbassò gli occhi sulla schiuma che copriva l’acqua e annuì.
- A te mancherà Lily?-
Liam sospirò e la richiamò con una piccola carezza sul mento.
- Ascolta: lo so che hai paura…che è tutto molto più strano per te che per noi, ma non è nemmeno detto che se ne vada o che lo faccia del tutto…d’accordo?-
- D’accordo…- bisbigliò Sìle.
- E’ solo che non dobbiamo trattenerla se vorrà farlo. Non possiamo…-
- D’accordo…- ripeté Sìle meno tesa.
Per non pensarci troppo, si concentrò sul braccio di Liam e sul cerotto.
- Che ti è successo?- gli chiese.
- E’ una storia lunga…- disse lui studiando la medicazione e domandandosi come, con quale meccanica potesse essere successo.
Chissà cosa si era visto quando quella ferita era comparsa sul suo braccio?
Non gli interessava in fondo: quello era il segno di qualcosa che era successo per arrivare a lei, a Sìle, che ora gli stava davanti, avvolta dalla schiuma che però non arrivava a coprirle del tutto il seno, i capelli raccolti sulla nuca.
Quella ferita l’aveva ricevuta per non perdere la possibilità di vivere un altro momento normale come quello.
- Sei bella da togliere il fiato lo sai?-
Sìle gli sorrise e arrossendo si nascose con una mano.
- Non è vero…-
- Invece sì…lo sei sempre stata -
Lei lo guardò da dietro la mano.
- Ma ho le occhiaie…sembro un cadavere-
- Vedrai che te le tolgo io le occhiaie…- le rispose lui schizzandole un po’ di schiuma contro.
Lei si riparò e rise, poi gli restituì il dispetto coprendogli il naso con un fiocco bianco.
- Ma se non hai voluto prima…-
- Dovevi fare il bagnetto, di sotto c’è mamma strega, poi arrivano strega nonna e strega madre putativa…e…ah…- si interruppe lui cambiando da scherzoso a imbarazzato.
Sìle rise capendo qual’era il problema di lui.
- Guarda che l’ho conosciuta tua madre…- gli disse.
- Quando?-
- Appena sveglia. E’ stata la prima che ho visto quando mi sono svegliata vicina a te. E’ dolcissima, è stata un amore con me…però ero un po’ confusa. Mi piacerebbe rivederla ora che sto meglio. Anche domani…-
Liam fece cenno di sì con la testa, ma era occupato a pensare a qualcosa che espresse di lì a un attimo.
- Non me l’ha detto…-
Sìle scosse la testa con consapevolezza.
- Lo so…ha detto che le avresti fatto un sacco di domande inutili su cosa ci eravamo dette…-
Liam aggrottò le sopracciglia.
- Ha detto proprio inutili?-
- No. Veramente ha detto idiote…-
- Mi stima mia madre eh?-


Quella notte, Liam rimase al B&B, dormì con Sìle e lei gli si accoccolò contro calma e tranquilla, senza provocarlo in alcun modo.
Il giorno dopo, Morgan non c’era: aveva dato il cambio a Dorcas che era tornata a casa molto presto, si erano organizzate in quel modo tra loro tre.
Dorcas ovviamente, vedendo Sìle, la abbracciò e la baciò strizzandola come un limone, programmando fin dall’immediato una dieta rinforzante.
Liam, sicuro di lasciare tutto in buone mani, si allontanò per un po’, andando a casa per tranquillizzare Jane sull’andamento delle cose.
- Ah sono così contenta…- disse lei abbracciandolo.
- Non mi avevi detto di aver conosciuto Sìle…- le rispose lui tenendole un braccio attorno alla spalla.
Jane si strinse nelle spalle.
- Non ci ho pensato…quando lei si è svegliata, tu dormivi ancora e io ero fuori di me dalla preoccupazione…ho cercato di essere pratica, tutto qui. Poi però a tutto ho pensato meno che ad avvisarti che avevo passato un paio d’ore con la tua ragazza: non volevo che mi svenissi davanti!- lo schernì.
- Ma dai, non è così…-
- Lo spero bene – ribatté Jane che ovviamente stava mettendo a posto.
Non importava che la casa o la stanza fossero in effettivo disordine, qualcosa da mettere a posto c’era di sicuro e lei lo avrebbe trovato. In quel momento stava sprimacciando i cuscini del divano e decise che almeno ad un paio era ora di dare una lavata, così li scoprì dalle federe.
- E’ una ragazza davvero particolare. E’ molto bella. Più bella delle altre che hai avuto, più fine…- commentò con attentissima e accurata distrazione, infatti Liam si appoggiò a uno stipite per godersi la recita.
La volgarità, pensò, è il difetto più ricorrente che le donne trovano in altre donne che non piacciono loro, per qualunque motivo.
- Mh-mh…- fece.
- E molto dolce, anche se, poverina, era così frastornata…-
- Mh-mh…-
- Beh…- disse Jane e Liam capì che aveva messo in crisi la sua strategia con quei due “Mh-mh” così flemmatici: Jane stava di nuovo cercando qualcosa da mettere a posto.
- Mamma…-
- Sì?-
- Guarda che mi ha già chiesto lei per prima di rivederti –
Jane si voltò verso di lui sorridendo sollevata.
- Oh! Ne sarei felice!-
- Lo so…- le rispose lui andandole a dare un bacetto sulla guancia – ma tu non dire in giro che faccio domande idiote. Non ho fatto domande idiote no?-
Jane con una reazione un po’ imbarazzata, e quindi condita anche con una goccia di stizza, fece un gesto come per scacciare una mosca che la infastidiva e si infilò in cucina con una certa determinazione mettendosi subito ad armeggiare col bollitore e due tazze.
Quella volta prese anche il caffè da preparare.
Liam sorrise sotto i baffi.
- Ha chiamato Bagshaw…- gli disse un momento dopo Jane, togliendogli il sorriso.
- Cosa ha detto?-
La madre si strinse nelle spalle e scosse appena il capo.
- Che tendono a confermare la morte accidentale, ma che dovrete testimoniare, tu, Charlie, forse Sìle, quando verrete convocati…e che passerà lui a spiegarti meglio di persona -
- Va bene…- mormorò Liam.
Jane gli andò vicina, lo invitò a sedersi sul divano e poco dopo gli portò il caffè.
Gli si mise accanto con una tazza fumante che profumava di arancia, bevve un sorso e mentre lo deglutiva, sembrò tornarle in mente qualcosa perché indicò il tavolino davanti a loro: c’era un foglietto stropicciato e pedestremente scarabocchiato.
- C’era un messaggio per te lì sopra quando sono rientrata, deve essere del signor Moore…era un po’ strano però…-
Liam sviluppò un sospetto immediato, ma non si espresse.
- Era qualcosa riguardo una mummia e un…aspetta…ah sì! UnCokin, è qualcosa che usi per lavoro vero? Hai fotografato qualche mummia? Non sapevo ti occupassi di certe cose…-
Liam prese il foglietto e riconobbe, dopo un bel po’, l’impronta inconfondibile di Garlicky. Quella volta diceva:
La mummia di Liam fa Cokin sgargiante! Liam torna sole! Garlicky aspetta!”
- Mamma hai cucinato di recente?-
- Intendi qui?-
Liam annuì.
- Un paio di volte, per togliere un pensiero a Dorcas…-
- Ah ecco…- rispose lui interpretando in pochi secondi: la mamma di Liam cucina molto bene! Liam torna presto! Garlicky (lo)aspetta!
Gli strappò un sorriso quel foglietto, così lo ripiegò e lo mise in tasca.
- Comunque credo ci siano dei topi sai?- gli disse Jane.
- Topi?-
- Sì. Proprio cucinando, mi sono accorta di roba che spariva…e poi di sotto, nel sotterraneo…fanno dei rumori strani, sembra qualcuno che russa come un mantice!- osservò la madre.
Ellery Brown se la dorme ancora, pensò Liam tra sé.
Quando tornò al B&B portandosi Jane, trovò anche Una, che aveva evidentemente bisogno di un po’ di riposo, non era affatto arzilla rispetto alle condizioni in cui si mostrava di solito.
- Sicura di stare bene? Non è meglio se va a stendersi un po’?- le propose Liam.
La donnina disse con decisione di no e lo ringraziò del pensiero.
Nell’arco della giornata, a tutti loro si unirono anche altre visite: Dorinda e Charlie in testa a tutti, poi padre Chalke.
Clara si informò velocemente da Jane e la salutò tanto da parte di Miss Dawn e Maggie.
- Le ringrazi tanto…-
- Quando torna a Glasgow? Maggie avrebbe tanto piacere se andasse a prendere un tè da lei e sua madre…-
Ancora non mollavano lei e Miss Dawn, ancora speravano che Liam mettesse la testa a posto e prendesse in maggiore considerazione Maggie.
Jane capì il perché di tutta la stizza con cui Liam reagiva sentendo nominare certe persone, proprio in quel momento. Non solo capì, ma addirittura condivise. E reagì.
- Oh che care, lo farei volentieri…- rispose Jane con un sorriso amabile, ma Clara non colse quel piccolo lampo di malizia che le attraversò gli occhi per un attimo – appena mia nuora starà meglio, lo farò senz’altro… -
Mentre guardava Clara sgranare gli occhi e “appuntire” naso e bocca più di quanto già non fossero, Jane pensò che se Liam l’avesse sentita pronunciare quella parola, nuora, avrebbe potuto barrire come un elefante infuriato.
- Ma che stupida…ci spero così tanto che lo dico senza accorgermene!- aggiunse portandosi le dita davanti alle labbra quasi con un gesto pudico.
Clara fece un risolino acido, come le fosse andato per traverso un intero limone.
- Non lo dica a Liam, non vorrei si arrabbiasse!- aggiunse Jane tanto per rincarare la dose.
- Dovrebbe esserne contento invece…- disse la postina in un ultimo impeto di speranza, quasi si aspettasse di sentire una flebile lamentela, un alito di scontento nel tono di Jane.
- Io non potrei chiedere di meglio per mio figlio…- disse quella senza il minimo accenno a sarcasmo, ironia o causticità: insomma era bene che Clara avesse ben chiara in mente la posizione della famiglia in merito.
- Maw…- chiamò la voce di Liam approssimandosi a loro, evidentemente cercava Jane, non era lì per caso.
Clara si preparò all’istante a ripartire e salutò Liam da lontano, prima ancora di vederlo, quindi sorrise a Jane e sfrecciò via quanto la sua bicicletta le permetteva.
Liam vedendola andarsene così di fretta la salutò, poi guardò Jane.
- Ho ringhiato?- le chiese.
- No, tesoro…-
- Ho ululato?-
- No, tesoro…-
- Ho l’aria di uno che nasconde un tomahawk dietro la schiena?-
- No, tesoro…-
- Allora perché Clara scappa?-
- Perché aveva fretta tesoro…-
- Mamma se mi dici un altro tesoro vado da Chalkie a farmi fare un esorcismo…-
Jane gli fece una carezza sulla testa arrivandoci con qualche sforzo, ma Liam si sentì trattato come se non avesse più di…quattro o cinque anni.
- Volevi qualcosa?-
- No, io no, Dorcas voleva. Una mano in cucina nello specifico…-
- Andiamo…-
Nell’arco della mattinata di furono altre visite, tutte abbastanza brevi e precedute da telefonate per assicurarsi di non disturbare. Sìle diceva di sì a tutti, Dorinda, Charlie, i signori Brown, e le faceva piacere vederli, ma era un po’ frastornata e non si allontanava mai da Liam.
Non dava particolari segni di disagio, sembrava piuttosto tranquilla e solo distratta, come se qualche pensiero la portasse ad estraniarsi per qualche momento un po’ più lungo del dovuto.
Si assentava come se il suo corpo rimanesse lì, a guardare sé stessa allontanarsi per chissà dove…o meglio, per dove lo si intuiva con molta facilità: pensava a Lily.
Liam in uno di quei momenti, quando ormai era pomeriggio e stava venendo il buio, le si avvicinò approfittando di un attimo in cui erano soli e si sedette vicino a lei sul divano.
- Ehi…- la chiamò toccandole un ginocchio.
Sìle, che guardava fuori da una finestra assorta nei suoi pensieri, si girò e gli sorrise, gli prese la mano e piegò la testa verso lo schienale del sofa.
- Vuoi andare da lei?- le domandò.
La ragazza fece un respiro lungo e profondo, spinse lo sguardo nella semioscurità dell’esterno e rabbrividì appena.
Liam si aspettava un rifiuto, ma invece la vide annuire.
- Ho freddo…- disse, però non pareva scoraggiata – e tu vieni con me?- gli chiese poi.
- Certo che vengo…- rispose Liam senza esitazione.
Quando si trovarono all’esterno, in quel tratto di bosco che li separava dal vecchio cottage di Dorcas, Liam camminava al suo fianco, ma sembrava quasi intimidito, come temesse di disturbarla.
C’era qualcosa in lei, qualcosa che non aveva mai visto.
Una volta usciti fuori, pareva che il freddo le fosse passato già dopo i primi passi, si era liberata dell’ampia sciarpa che portava a coprire il capo e la teneva a penzoloni dalle braccia.
Si guardava intorno come se tutto la colpisse in modo diverso dal solito e di quando in quando si voltava a guardare lui come assicurandosi che non la lasciasse.
Pareva protendere il collo per curiosità, ma insieme sembrava non trovare il coraggio di spingersi più avanti di tanto. Si fermava, osservava, ascoltava, di quando in quando Liam intravedeva il riflesso dei suoi occhi nell’oscurità e un accenno di sorriso sulle sue labbra.
Alla fine lei gli andò incontro e gli prese le mani. Gli sorrise e si sollevò a baciarlo.
- E’ tutto come prima…- bisbigliò – sento ogni cosa…non c’è niente che mi sia lontano…avevo così paura...- disse, quindi sorrise – non credevo che avrei avuto il terrore di perdere tutto questo…invece è tutto perfino più forte di prima -
Liam si lasciò prendere per mano e portare avanti.
Contrariamente a Sìle, per lui quella passeggiata notturna nel bosco, non era così entusiasmante. Per qualche motivo avvertiva una nota un po’ troppo incombente nell’aria.
Sembrava tutto troppo freddo, troppo nitido, troppo buio e al contempo troppo visibile, come il blu di certi dipinti trecenteschi: scurissimo, ma brillante.
Nell’arte era un senza dubbio un dato di merito, ma in quella situazione dava un po’ l’idea di quando, sognando, si sogna di cadere.
Il buio più intenso, sembrava un continuo farsi e disfarsi di forme. Qualcosa di liquido, di mobile.
Non c’era molta luce, la luna illuminava, ma solo perché l’aria era di un limpidezza particolare.
Quello che inquietava Liam, lui se lo chiese e si analizzò con attenzione, come sua abitudine, era qualcosa di molto normale in fondo, una reazione di pancia come succedeva a qualunque animale di fronte a qualcosa di troppo acuto…non era paura, era attenzione allertata.
Se avesse sentito paura, la cosa non gli sarebbe piaciuta affatto. Non gli sarebbe piaciuto pensare di dover provare paura vicino a Sìle.
E poi, pensò, forse sto accusando io un po’ di stress adesso…
Arrivarono al cottage e quando Morgan aprì, Liam si rese conto che non era sorpresa, che forse li aspettava.
Li fece entrare, si fermò al fianco di Liam mentre Sìle puntava lo sguardo esattamente verso la direzione che doveva prendere per raggiungere Lily.
- Sarà troppo presto?- domandò Liam.
- Per cosa?-
- Lei ha detto che…è faticoso stare vicino a Lily. E’ voluta venire lei, ma forse dovevo dissuaderla…-
Morgan incrociò le braccia sotto il seno guardando la figlia.
- No. Probabilmente rimandare questo momento per lei sarebbe stato ancora peggio…-
Rimasero lì, in attesa di vedere cosa sarebbe successo e Sìle, senza esitare molto, si avviò verso la cucina, senza voltarsi a guardarli, senza chiedere la vicinanza di nessuno.
Si voltò solo quando stava per entrare nella stanza e di Lily, da dove era Liam, non si vedeva neppure l’ombra.
Si sentiva solo qualche rumore, come un cozzare di pentole, aprirsi e chiudersi di cassetti.
Sìle si fermò sulla soglia e guardò dentro: Morgan e Liam si accorsero subito di quando vide Lily, perché sorrise.


Stava seduta in un angolo, giocava con un coperchio di latta, le piaceva il suono che produceva.
Era gracile, sembrava piccola come al solito, ma diversamente proporzionata: aveva braccia e gambe sottili e lunghe, le manine ossute, invece che paffutelle e tonde.
Pareva una bambina di qualche anno più grande.
Aveva i capelli più lunghi, il visetto più affilato, con sopracciglia quasi invisibili, un bel nasetto affilato e una minuscola boccuccia; gli occhi erano orbite di un blu-verde profondissimo, con una luminescenza simile a quella che avrebbe attraversato una sfera di vetro…eppure quando la videro, si accesero di un lampo affettuoso.
Sìle era prontissima a sostenere l’attacco di pianto che si aspettava di sentire arrivare, ma invece avvertì una sensazione tutta diversa.
Si sentì come ritrovando una vecchia amica.
Qualcuno con cui era in contatto più profondo, con cui condivideva tante cose, di cui riconosceva come familiari alcuni gesti, alcuni tratti, ma non come una parte di sé. Quella ce l’aveva dentro.
Si mise seduta sul pavimento vicina a lei e Lily non la calcolò poi molto, quel coperchio la teneva molto impegnata…aveva un suono troppo affascinante per distrarsene.
Non produceva rumori fastidiosi, era più interessata al suono che produceva se veniva spostato a contatto del pavimento o percosso con la punta dei polpastrelli.
Sìle non sapeva se dire qualcosa, aveva quasi la certezza che non avrebbe ottenuto risposta né considerazione da Lily…se poi aveva un senso chiamarla ancora così.
Per lei rimaneva Lily comunque.
Ad un certo punto la vide mettere da parte il coperchio e girarsi verso di lei, stando accucciata sui talloni: aveva i piedini sporchi di terra e la pelle pareva aver assunto una colorazione azzurrognola.
Scrutava Sìle con un sorriso curioso, batteva le palpebre velocemente, come lo facesse più volte in pochissime frazioni di secondo.
Allungò una mano a sfiorarle una guancia e allora lei si accorse che voleva richiamare la sua attenzione sul suo viso.
Da quel momento in poi, in un silenzio quasi assoluto, Sìle iniziò a percepire tutta una serie di…concetti? No, era un modo troppo asettico e complesso di definirli…erano sentimenti, pensieri, che intercorrevano tra loro due prendendo corpo in delle parole che le si articolavano in mente come un sussurro delicato.
“Sono contenta che tu stia bene…non volevo farti del male”
Sìle non era sicura di poter rispondere, si rese conto che lo faceva d’istinto però, le reazioni che aveva, Lily le sentiva arrivare da dentro di lei, dal profondo della sua coscienza.
Non me ne hai fatto, ero io che rischiavo di farti diventare un mostro, voleva dirle, e Lily lo sentì.
Le sorrise e le fece un’altra carezza.
“E’ stato bello stare insieme vero?”
“Sì…”
“Era bello quello che facevi per noi”
Sìle capì che la stava ringraziando per aver trattato amorevolmente anche lei, chiusa nella figura di bambina.
Sentì allora un nodo di commozione salirle alla gola, ma non c’era dolore in quel momento, perché quella che aveva davanti non era la sua bambina, era qualcuno di nuovo, qualcuno con cui sentiva un legame forte, ma come fosse una persona pensata a lungo con gratitudine e affetto senza averla mai conosciuta.
Venne voglia a lei di accarezzarla, così allungò una mano. Esitò però, non sapeva se poteva farlo, se era in diritto di farlo, così si fermò. Poi però pensò che forse Lily sapeva che lo avrebbe fatto con dolcezza e affetto.
Lily intanto la guardava ancora con quell’espressione curiosa, quasi si domandasse di continuo cosa stesse facendo, cosa le passasse per la testa.
Alla fine la mano di Sìle si avvicinò fino a poter sfiorare i capelli folti, eccessivamente folti della bambina, li toccò con la leggerezza di un respiro, Lily se ne accorse e non accennò a ritrarsi…allora Sìle si fece un po’ di coraggio.
La sua mano affondò tra i capelli che alla vista non si sarebbero detti così soffici.
Lily sorrise appena dietro quel suo sguardo profondo e labirintico.
“Non avere paura di me…”
“Non ne ho” le rispose Sìle osservandola bene “ma sei diversa. Non so nemmeno più se sei una bambina. Se hai un nome. Qual è la tua età…”
La creaturina le appoggiò il visetto sul palmo della mano: era un po’ fredda, ma aveva la pelle vellutata.
“Ho sempre saputo che eri qualcosa di molto speciale, ma ora che lo vedo è diverso”
Si accorse che non sapeva neppure se era suo diritto farle quella carezza.
“Anche tu sei speciale…” e mentre le comunicava questo, negli occhi di Lily si compose il riflesso dell’immagine di Liam, come se la piccola le stesse suggerendo la sua immagine, ma poi sparì.
Lui aveva messo a rischio la sua vita senza nemmeno pensarci per lei, questo la rendeva più speciale di qualunque potere dovesse derivarle dalla sua natura, ecco cosa significava.
“Devi proprio andare?”
Probabilmente glielo domandava da chissà quanto, ma solo in quel momento le parve di coglierlo come pensiero composto.
“Andrò…e tornerò, se non mi scaccerai. Noi torniamo sempre dove stiamo bene”
Sìle si accorse di avere gli occhi pieni di lacrime. Si abbassò verso Lily, posando la fronte contro la sua e lei non si ribellò.
“Lo sai che non succederà…”pensò Sìle mentre con un ditino freddo, Lily la portava via una lacrima dalla guancia.
Sìle sentì un mormorio che le ricordò la presenza di Liam e Morgan nell’altra stanza.
Tirò su col naso e prese il visetto di Lily tra le mani.
- Mi aspetti qui?- le chiese e quella annuì accettando un piccolo bacio sul naso.
Sìle si alzò in piedi e andò ad affacciarsi alla porta della cucina.
- Vorrei rimanere con lei stanotte…- disse a Morgan quando ebbe chiamato lei e Liam perché si avvicinassero.
Ci fu un breve scambio di opinioni: Liam era preoccupato per le condizioni di Sìle, Morgan non sembrava altrettanto allarmata, ma per non scontentare né Liam né la figlia, propose loro di rimanere lì insieme, così se Sìle avesse avuto bisogno di qualcosa, lui sarebbe potuto intervenire immediatamente.
Parve a tutti un buon compromesso.
Quando Morgan se ne andò, Lily, o qualunque fosse la sua identità, si fece vedere appena da Liam e lui tutto sommato ne fu contento: non gli piaceva l’idea di vederla andare via, preferiva pensare d’averla salutata mentre lei gli stava accovacciata contro un paio di giorni prima.
Sìle non tornò subito da lei, ammise che in effetti si sentiva un po’ stanca, così rimase con Liam fino a che non si sentì un po’ più in forze, quindi prese dei cuscini e una coperta e li sistemò sulla poltrona della cucina.
Rimasto solo Liam ritrovò su uno dei vecchi tavoli del cottage la cartella dei disegni di Paulie e per passare il tempo sdraiato sul divano, si mise a risfogliarla, prendendo il secondo appunto mentale di quei pochi giorni: restituire tutto a Gilly.
Dopo un po’, Sìle sentì la sua mancanza e si affacciò a guardarlo dalla porta per un momento: si era addormentato.
Gli si avvicinò per coprirlo con un altro plaid che Dorcas teneva sempre lì a disposizione, lo baciò senza svegliarlo e tornò da Lily.
L’aspetto della piccola non cambiava, ma il suo modo di comportarsi sì: più passavano le ore, più sembrava un animaletto, se ne stava rannicchiata in angoletti bui e riparati e Sìle si rese conto che più stava ferma, lasciando che fosse lei ad avvicinarla, meglio era.
Sentì un po’ di tristezza accorgendosi che invece di un avvicinamento, stava verificandosi un distacco, ma d’altra parte, era un distacco che non le portava via quanto avrebbe creduto, la immalinconiva soltanto, le faceva pungere il naso e sentire uno struggimento continuo a latente in mezzo al petto…ma non le dava sofferenza.
Era una bella sensazione a modo suo e la stava facendo rilassare, come un gran pianto liberatorio.
Stava per assopirsi quando sentì che Lily, proprio come forse avrebbe fatto un animaletto dispettoso, stava infilandosi sotto la coperta che si era buttata addosso.
Poi la sentì strusciare contro la sue gambe e alla fine insinuare la testolina sotto il suo braccio per accoccolarsi vicina a lei.
Sìle si addormentò con un buon odore di alberi nelle narici, la piacevole sensazione tattile della pelle di Lily sotto una mano e del battito velocissimo del suo cuore.
Non era più la sua bambina, non era neppure una creatura umana…
“Ma mi hai salvato la vita” pensò “chiunque tu sia…”


La svegliarono dei rumori lievi e quotidiani insieme ad un piacevole odore di caffè.
Già prima di aprire gli occhi, si rese conto che era sola sulla poltrona, Lily non c’era e la stanza era molto fredda.
Si alzò a sedere e si guardò intorno, vide la porta della cucina che era semiaperta e una giornata ancora serena all’esterno che era tutto di un bianco candido.
- E’ qui fuori…- le disse Liam girandosi appena a guardarla: si era accorto che si stava svegliando cercando Lily – sul secondo albero da destra appena ti affacci…ci guarda – spiegò.
Sìle invece guardò lui che armeggiava con i fornelli: una diavoleria tecnologica ma quelli almeno Dorcas li aveva accettati anche lì. Insieme allo scaldabagno.
- Lo vuoi un po’ di caffè? – domandò.
- Hai trovato del caffè qui?-
Lui annuì.
- E non è nemmeno dell’anteguerra: la signorina Patel inizia a rivelare il suo lato perverso…-
Il tono era leggero, ma forse meno di quanto non fosse il suo umore.
Sìle si alzò dalla poltrona e gli andò vicina tenendosi la coperta stretta addosso ringraziandolo e dicendogli che gliene sarebbe andato un po’. Gli si appoggiò a una spalla con la testa e guardò fuori mentre lui glielo preparava riaccendendo il fuoco sotto il bollitore: il sole era sorto, ma non era ancora alto.
- Se n’è andata che era ancora buio. Ho sentito la porta cigolare…- le spiegò riguardo Lily, ma continuando a non guardare fuori.
- La ignori perché ti dispiace vederla andare via?- gli chiese Sìle intravedendo Lily spiarli da dietro un tronco e nascondersi appena si vide scoperta.
- In parte sì…- rispose lui.
- E in parte?-
- Perché se si nasconde forse non vuole essere vista. O meglio ancora…- aggiunse Liam emettendo un lieve sbuffo pensoso – mi verrebbe da dire che vuole essere sicura che non siamo in ansia per lei e che viviamo ugualmente…come gli altri…-
Sìle lo osservò per qualche momento e intuì qualcosa.
- Che vuoi dire?- gli domandò.
Liam finì di sciacquare una tazza usata, concentrato e cogitabondo, ma non turbato e questo tranquillizzò Sìle.
- Prima, tu dormivi ancora, ho fatto un giro verso qui intorno, sono arrivato quasi lungo il lago…sono stato fuori una ventina di minuti in tutto, non era da stare fuori. Per la strada ho incontrato Celia Brown…- disse, quindi si interruppe.
Lei lo esortò a parlare ancora.
- Allora?- chiese.
- Allora…mi ha chiesto come stavi tu…-
- Sì…-
- Come stavo io…-
- Sì…-
- E poi si allontanata dicendomi di salutarle tanto mia madre e Dorcas…-
Sìle non afferrò al volo cosa avesse colpito così tanto Liam, disse che non ci vedeva nulla di strano, che Celia era sempre molto gentile e non dimenticava mai nessuno…
- Appunto…- fu la replica prontissima di Liam – non ti pare strano che abbia dimenticato proprio Lily?-
- Ma forse lo avrà dato per scontato o ha pensato che non fosse necessario…- commentò lei.
Liam non diede segno di insistenza, annuì soltanto e quando lei lo abbracciò, le rispose alla stretta con la solita dolcezza, ma Sìle lo sentiva che stava rimuginando.
Lo lasciò fare, gli diede un bacio e uscì fuori, all’aria pungente e dolciastra…c’era una gran pace in quel momento, era tutto tranquillo e normale, malgrado quella coltre bianca e gelida di neve e ghiaccio, cosa che le risultava molto consolante visto che l’ultimo ricordo che aveva di casa era una notte umida e minacciosa.
Avvertì un movimento con la coda dell’occhio e capì che Lily si era nascosta.
- Quanto pensi che possa durare così?- chiese a Liam che le porgeva la tazza fumante.
- Sei tu la strega…-
- E dai…- lo rimbeccò lei.
Liam le pose le mani sulle spalle, massaggiandola dolcemente.
- Ho fatto mente locale… - disse dopo qualche attimo, allora indicò davanti a lei, alla base dell’albero dove era annidata Lily - Vecchio Uomo Quercia si raggiunge bene da lì…se vuole tornare, lui è la via più facile…-
- Ma lei ama l’acqua…- obiettò dubbiosa Sìle prendendo un sorso di caffè.
- E’ tutto ghiacciato qui intorno. Non c’è una pozzanghera che non abbia gelato stanotte, Celia ha detto che siamo arrivati un bel po’ sotto lo zero…sotto il bosco non sembrava così freddo, ma è iniziato ieri pomeriggio…-
E in effetti cosa diavolo ci facesse Celia Brown in giro da sola, a piedi, tutta imbacuccata come un eschimese certo, ma con un naso che avrebbe fatto concorrenza a una luce natalizia, era tutta da spiegare…
“Rinunciare a fare due passi la mattina, proprio non è da me!” gli aveva detto lei interrogata in merito.
Ma si crepa di freddo, aveva risposto lui.
“Ma l’umidità è tutta caduta a terra, non c’è da preoccuparsi!” aveva replicato lei, e via, ripartita per il sentierino di terra battuta, che effettivamente risultava di certo meno scivoloso.
E Liam doveva anche ammettere che il freddo, con quel gelo, incredibile a dirsi nel Lake District, era quasi secco e non lo si soffriva così tanto…anzi, lui stava quasi bene col giaccone e senza neanche una sciarpa. A quel punto si era detto che forse già rischiava di morire senza nemmeno accorgersene! Meglio tornare a casa! E via verso il cottage di Dorcas quasi di corsa.
Il lago a vederlo, ghiaccio sotto e neve sopra, sembrava una distesa di batuffoli di cotone con le barche incastrate in mezzo.
-Ma quanto pensi che ci metterà? A decidere di allontanarsi definitivamente intendo…-
La voce di Sìle lo richiamò, fino a quel momento si era perso in un piacevole attimo di distrazione fatto di un’immagine insolita e della piacevolezza del contatto con la ragazza.
Lei lo sentì sospirare e rabbrividendo appena, si accostò al suo corpo per rubargli un po’ di calore; lui la circondò con le braccia e le baciò la testa.
- Tu come stai?- le chiese – rispetto a lei, come ti senti?-
Lei ci pensò un attimo lasciandosi avvolgere dall’abbraccio di lui, deglutì, guardò altrove tra gli alberi gelati, non verso Lily.
- Aveva ragione mia madre – ammise.
Liam rimase in silenzio.
- Non sto soffrendo. Ho solo un po’ di tristezza dentro, ma è giusto così…non sto male per lei, anzi…mi sentirei in torto se tentassi di trattenerla. Forse le stavo già facendo del male anche non volendo - rispose.
- Già…- disse lui abbassandosi appena sul suo viso – e io penso che lei ti abbia aspettato solo per assicurarsi che l’avessi capito…ora sa che stai bene. Non ha più motivo di aspettare a riprendere la sua strada…è anche possibile che finisca col dimenticarsi di quello che ha vissuto qui. Non sarebbe sbagliato o strano se accadesse, sta già diventando qualcuno di diverso in fondo…-
Sìle sapeva che lui aveva ragione, ma non sapeva come si facesse a muovere il primo passo.
- Come faccio?- gli chiese – come faccio a farle capire che voglio che sia libera senza che lei creda che la sto dimenticando?-
Lui le parlò ancora più da vicino.
- Salutala, dille che le vuoi bene, girati e vieni via con me…torna qui domani, lascia qui qualcosa che le faccia capire che non la temi. Che se viene a curiosare o a fare danni, sarà sempre la benvenuta. Io con Garlicky non mi spreco in nessuna cerimonia e non riesco a liberarmene, loro lo sanno no?-
Sìle abbassò il viso asciugandosi una lacrima che le aveva riempito l’occhio, poi si voltò verso di lui, si sforzò di sorridergli.
- D’accordo…hai ragione…- bisbigliò.
Liam le asciugò l’altra guancia, le baciò la fronte e si allontanò.
- Ti aspetto di là…- annunciò preparandosi a chiudersi la porta alle spalle.
Quando era rimasta sola, non fece molto: si mise seduta sul primo gradino della porta della cucina, guardò nel fitto degli alberi e cantò.
Dorcas, e Una tanti anni prima di lei, le dicevano sempre che gli Sìdhe amavano cantare e ballare, ma benché attratti dalla musica degli uomini, che comunque li divertiva, quello che usavano per comunicare non era un canto come lo intendono le persone.
Bisognava respirare, a fondo, lentamente, concentrarsi sul proprio respiro, sul battito del proprio cuore, svuotare la mente dalle regole, prendere l’onda dell’emozione del momento e quando ci si sentiva riempire la gola da quell’emozione, lasciare uscire la voce come veniva.
Non serviva farlo con tanta voce, loro sentivano e capivano tutto anche se il suono non era che un filo sottile di fiato e spesso diventava qualcosa di bellissimo.
Sìle lo fece, si abbandonò a sé stessa per un tempo che poi si rese conto essere durato pochi minuti tutto sommato, e quando avvertì in qualche modo che Lily l’aveva ascoltata, riaprì gli occhi, guardò in direzione del bosco, seppe ce lei la stava guardando, ma non voleva farsi vedere e allora capì che era il momento di andare.
Sorrise, si posò un bacio sulla punta delle dita, poi toccò la terra ghiacciata e alzandosi si girò, andò da Liam e insieme lasciarono il cottage nel silenzio di quella mattina invernale.


Liam osservò Sìle con attenzione durante quella giornata ed escluso un rapido passaggio a casa propria, non si allontanò mai da lei.
Si teneva in qualche modo a distanza, non si dimostrava apprensivo o preoccupato, aspettava che fosse lei a ricercare la sua vicinanza e lei, in effetti, lo faceva ogni volta che poteva.
Se le capitava di passargli vicina, non mancava mai di passargli una mano attorno ai fianchi o tra le spalle o dietro il collo, e non le importava che lui desse a vedere che l’aveva notata, le bastava vedere quel leggero volgersi del suo viso nella sua direzione, percepire un minimo cambiamento di ritmo o di volume nella sua voce in quei momenti.
Jane osservava tutto di sottecchi, ma più di una volta Liam scorse un sorrisetto soddisfatto sul suo viso, ma non aveva bisogno né voglia di chiederle di smetterla.
Inoltre era distratto, distratto da quella apparente distrazione di tutte da quello che gli sarebbe invece sembrato il pensiero più naturale: Lily.
Pareva che nessuna di loro se ne facesse un problema, ma intuì da uno sguardo di Dorcas che lei aveva afferrato quella sua riflessione e che aveva anche qualcosa da dirgli, ma quello era più facile da intendere visto che lo chiamò esplicitamente da parte ad un certo punto.
Approfittò del fatto che Sìle fosse presa da quattro chiacchiere con Jane.
- E’ successa una cosa strana…- gli disse, eppure sembrava così poco sorpresa…
Lo guidò nella stanzetta in cui teneva tutti i documenti e in cui quel giorno gli aveva fatto vedere la lettera che ufficializzava l’adozione di Lily.
Quando Liam si ritrovò un foglio bianco in mano, mai impresso da latro che non fosse l’intestazione dell’ufficio adozioni, neanche lui fu molto sorpreso.
- E’ strano?- chiese a Dorcas – Come Celia Brown o mia madre che non fanno parola di Lily? Vuoi dirmi che è davvero così che funziona? -
In effetti doveva capire già quando Jane parlandogli di Sìle, non gli aveva fatto il minimo cenno alla bambina, ma non doveva essere successo troppo bruscamente che dimenticassero.
La lettera in bianco era effettivamente molto strano come elemento, era l'unica cosa davvero inspiegabile, ma calzava con la situazione.
- Io non perdo mai nulla, lo sai…la lettera è quella che hai in mano. Era, anzi- ribatté Dorcas indispettita.
La strega lo guardava con la sua più classica espressione furbetta, come dirgli che la risposta ce l’aveva davanti agli occhi, ma Liam non poteva farla così facile, aveva passato diverse ore quella notte e la notte precedente a cheidersi come avrebbero potuto fare da lì in poi.
“Potremmo dire che Lily se la sono portata via Una e Morgan, in fondo sono la nonna e la bisnonna in termini legali. Ma poi sarebbe strano se Sìle continuasse a vivere qui senza mai muoversi o se Lily non ricomparisse mai. Allora potremmo andarcene io e Sìle…ma non sarebbe fattibile, dovremmo comunque dare spiegazioni che prima opoi farebbero sorgere qualche dubbio…e poi non siamo nemmeno sicuri che legalmente gli obblighi di Sìle siano finiti…e poi le indagini su Gore? C’era anche Lily lassù…”
D’improvviso, mentre si avvicinava al telefono, si spiegò come mai quella mattina si era svegliato così stanco.
- Cosa fai?- gli chiese Dorcas vedendolo sedersi alla scrivania con il foglio intestato in mano e comporre un numero.
Liam coprì la cornetta del telefono con la mano e le fece cenno di accostare la porta.
- Guarda che non arrivi mia madre…sì? Sì, salve, mi chiamo William Kerr, starei cercando delle informazioni su una persona che dovrebbe aver concluso una pratica di adozione all’incirca…- si fermò un momento per cercare il sostegno di Dorcas che gli suggerì la data – beh diciamo il mese scorso. Posso chiedere a lei o il riferimento è un altro?...beh no, in realtà mi servirebbe soltanto una conferma, sapere se la persona in questione è quella che credo io. Ah davvero? E lei potrebbe…- si fermò giocherellando con una penna appoggiata sul ripiano davanti a lui che lasciò andare - oh certo capisco. Beh sì se potesse…Kennaugh, Sileas Kennaugh. Sì aspetto, grazie…- mentre aspettava e sentiva di sottofondo il suo interlocutore chiamare qualche suo collega, si rivolse a Dorcas che lo guardava con stampato in faccia qualunque cosa mi dirai, la so già, a che serve tutta questa scena? - scommetto che del tilt di stanotte nel database del registro adozioni lo sapevi già vero?-
Lei si schiarì la voce.
- Non in questi termini…- rispose alludendo alla parola database soprattutto, che probabilmente per lei suonava davvero incognita.
Pochi secondi dopo, Liam ebbe conferma che di Kennaugh nei registri cartacei ne risultavano due: una era una famiglia del Dorset, l’altra del Derbyshire.
Niente tra le adozioni di genitori single.
L’impiegato, la cui disponibilità avrebbe incoraggiato Liam a interrogarlo su qualunque cosa, tempo e quotazioni di borsa compresi, gli suggerì qualche altra via da percorrere.
Dopo averlo ringraziato, Liam riagganciò e rimase in silenzio per qualche attimo.
- Allora è così che succede?- domandò a Dorcas – spariscono tutti i ricordi di Lily, le sue tracce e…basta?-
Lei si rese conto che quell’eventualità, lo intristiva davvero.
Capiva che Liam avrebbe preferito un milione di volte conservare la nostalgia o la malinconia che dava la consapevolezza della fine di una cosa bella, che dimenticare tutto, anche il piccolo dolore.
Incrociò le mani davanti alla pancia rotonda e sollevò le spalle.
- A volte rimangono immagini come di sogni. A volte cambia la cognizione delle cose…prendi Dorinda ad esempio: adesso associa l’immagine di Lily a quella di Sìle. Tutto il paese adesso pensa di conoscere Sìle da quando, bambina, veniva a passare l’estate qui dalla vecchia zia Dorcas…- gli raccontò sorridendo – e chi sono io per dire loro che si sbagliano?-
Liam non sorrise, non replicò: prese atto e non aggiunse altro, così Dorcas gli andò vicino, gli mise le mani alla base del collo e lo scrollò appena.
- E poi…- gli disse a bassa voce – ci sarà un motivo se c’è un unico essere umano non strega nel circondario a non aver dimenticato Lily?- gli chiese, poi gli diede un colpetto col dorso della mano contro una spalla – sto parlando di te tante volte non ti fosse chiaro...-
- Va bene, ho capito, mi è concessa almeno una preoccupazione stupida alla settimana? In genere non durano più di un quarto d’ora…- le rispose lui ridendo un po’.
- Te ne concedo due al mese…-
- Tre. Tre da dieci minuti…-
- Va bene. Ma assaggi tu quello che cucino, caldo o freddo che sia. Hai più palato di Sìle…-
- Andata…-
Stipulato il contratto, si strinsero la mano e Dorcas fece per andarsene.
- Posso vedere quella foto che ho fatto a Lily? Ti ricordi quale?- mormorò Liam dopo qualche attimo e Dorcas sorridendo, tornò indietro e si avvicinò ad uno scaffale per estrarne una scatola in cui teneva molte foto.
Gliela posò davanti, la aprì e gli porse la foto.
Lui dopo un iniziale momento di sorpresa, appoggiò il viso al palmo della mano e accennò un sorriso.
Là dove inizialmente era ritratta Lily molto da vicino col lago sullo sfondo, ora era visibile Sìle più in lontananza che arrivava correndo, così come lui l’aveva vista la prima volta…pochi secondi dopo si sarebbe fermata, avrebbe appoggiato le mani sulle ginocchia, i capelli le sarebbero scivolati sulla spalla, si sarebbe scusata per l’invadenza della bambina, lui le avrebbe risposto che forse era lui l’intruso e via dicendo a parlare di dita che facevano venire il singhiozzo e di gatti orrendi che facevano irrancidire il latte appena comprato.
Era iniziato tutto appena scattata quella foto.
- Adesso mi piace quasi di più…- commentò mentre osservava la scena ritratta, ma parlava con Dorcas e infatti un momento dopo le puntò un dito contro alzandosi – e se mi vieni a dire che la magia non c’è…-
- Cosa mi fai?- replicò lei spavalda.
Lui per tutta risposta le schioccò un bacione su una guancia.
- Assolutamente niente…e poi hai ragione: una perdita di dati informatici e una scheda scomparsa, non sono magia in fondo -
Detto questo se ne andò in cerca di Sìle: era meglio spiegarle che probabilmente Jane, se l’avesse sentita parlare di una bambina, non ci avrebbe capito niente e allora...meglio sbrigarsi prima di dover ricominciare a spiegare tutto da capo!


   
 
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