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Autore: Baaalow    24/12/2010    6 recensioni
Gary e Mark la vigilia di Natale. Fluff a volontà. *o*
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gary Barlow, Mark Owen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passeggio per Hyde Park con l’iPod nelle orecchie. Un po’ di Elton John ci sta sempre, specie la vigilia di Natale.
La temperatura è intorno ai -5°C, ci sono luci dappertutto e un gruppo di bambini sta cantando. Non li sento, quindi decido di spegnere l’iPod e fermarmi ad ascoltarli. Sono davvero bravi, accidenti! Se solo fossi diventato un produttore, come avevo previsto tanti anni fa, avrei potuto farne anche qualcosa. Ma che sto dicendo? La mia vita è perfetta così com’è, inutile rivangare il passato, specie quel genere di ricordi. Mi metto ad ascoltare la canzone, ora. Neanche a dirlo, la riconosco.
Ovviamente penso a Lui, il mio bambino per eccellenza, che tanti anni fa mi cantò questa stessa canzone alla vigilia di Natale. Ricordo di essere rimasto ad ascoltarlo rapito, e poi di averlo spinto a registrarla, perché era semplicemente troppo bella.
Cristo, se non ci fosse stato lui a quest’ora non so dove sarei. O, meglio specificare, non lo so in senso metaforico, perché credo che con questo freddo credo che sarei stato volentieri a casa, ma a casa c’è lui, e mi ha intimato di non tornare prima delle 8. Nano malefico, vuole un marito congelato? Oh, che bello anche solo poter pensare alla parola marito. Il primo Natale da sposati, che sogno. Questo contribuisce a scaldarmi un pochino, sia dentro che fuori.
Però fa lo stesso freddo, accidenti! E sono ancora solo le 7 e un quarto. Credo che se non mi infilo in un negozio diventerò indistinguibile da un blocco di ghiaccio. E poi  arriva l’illuminazione.
Prendo la macchina e parto alla volta di Camden Town, perché (quasi dimenticavo) il regalo per lui non l’ho ancora trovato. Lo so, sono pessimo, ma volevo qualcosa di perfetto e ancora non mi è capitato di trovare niente alla sua altezza.
In un quarto d’ora ci sono: ora figuriamoci se trovo un parcheggio, la vigilia di Natale.
Dopo aver fatto una decina di giri, una famigliola carica di sacchetti prende la macchina e se ne va, lasciandomi il posto. Dio grazie. E credo che il più piccolo mi riconosca, perché lo vedo di sfuggita appiccicarsi al finestrino e leggo “Gary” sulle sue labbra. Gli sorrido e, finalmente, riesco a parcheggiare. Un’ondata di gelo mi penetra nelle ossa appena lascio la mia calda BMW, ma ne vale la pena: Camden Town è sempre un’esperienza.
Giro per i banchetti illuminati e saluto con lo sguardo i venditori, evidentemente sorpresi di vedermi passeggiare tranquillamente per il mercato. Qualcuno, di tanto in tanto, mi ferma e mi chiede un autografo, che io concedo insieme a un grande sorriso e gli auguri di buon Natale. Ho un freddo cane e il ciuffo sta andando in ibernazione, ma sono schifosamente felice.
Eppure, appena arrivo davanti al negozio di strumenti musicali da cui vado da anni, capisco che mi manca ancora una cosa, quella che può rendere il mio Natale perfetto: quel meraviglioso pedale Ibanez arancione del ’69 esposto in vetrina. Dipinto a mano.
Irrompo nel negozio come un fulmine e sparo la mia richiesta tutto d’un fiato, ancora prima di venir salutato dal commesso o ricevere occhiate di stupore dagli altri clienti del negozio.
Barry, il padrone, scoppia a ridere. Mi porge il pedale, che io afferro con foga maniacale, rigirandolo tra le mani e ammirandolo in tutta la sua bellezza. Oh, guardatelo, non è perfetto?
«Carissimo, lo sapevo che un pezzo come questo non sarebbe potuto mancare nella sua collezione!» considera, contento.
«Oh no, Barry, assolutamente. Tu sì che mi conosci!» ribatto, felice come un bambino a Natale. Un momento, ma io lo sono. Ok, leviamo il “come”.
«Me lo dia, glielo incarto. Scatola originale, eh!» mi dice, facendomi l’occhiolino con aria complice. «Ritengo comunque lecito dirle che è parte di un set di tre, ma sfortunatamente gli altri tre sono stati venduti stamattina.»
Che COSA? Come hanno osato?! Il mio umore estatico è leggermente rovinato.
«Fa niente, mi farò bastare questo.» dico, rassegnato.
E poi i miei occhi si posano su un’altro pezzo d’epoca.
«Q-quello è..» comincio, interrotto immediatamente da Barry.
«..il basso di Paul McCartney, usato da lui in concerto nell’ultimo tour USA? Sì, lui!» esclama, ridendo sotto i baffi mentre mi incarta il pedale.
Oddio, quel basso sarebbe perfetto per Markie. Non voglio sapere quanto costa, lo deve avere. Sì, è il mio bambino e lo vizio quanto voglio, capito?
«Anche quello, grazie!» dico a Barry, il cui viso si illumina. Non credo che abbia mai fatto tanti affari in una giornata sola.
«Benissimo, Mr. Barlow!»
Che bello, sono contento, contentissimo. Pago e gli stringo la mano augurandogli buon Natale.
«Anche a lei, signore, e saluti la signora, mi raccomando!»
La signora. Questa gliela devo raccontare, povero ciccino mio. Rido tra me e raggiungo in velocità la macchina: finalmente sono le 8 meno 5, è lecito tornare a casa! Appena sono comodamente seduto e ho le chiappe riscaldate, metto in moto e compongo il numero di Mark.
«Amore!»
«Patatino, dove sei?» mi risponde, la voce squillante e gioiosa.
«Quasi a casa, piccolo. Hai finito?»
«Sì, e ti sto aspettando!»
«Allora farò meglio a sbrigarmi! Ti amo scemo.» lo saluto.
Arrivo a casa in due minuti, tanto sono trepidante. Metto la macchina in garage e lascio i miei acquisti dentro, li verrò a prendere dopo. Suono il campanello e lui mi apre, col viso illuminato dalla contentezza e un cappello da Babbo Natale in testa.
Il mio piccolo adora il Natale.
«Buonasera, bellissimo uomo..» mormora, prima di catturare le mie labbra in un dolce bacio. Dio, mi era mancato.
«Ciao dolcezza!» esclamo. «E ora posso sapere perché hai mandato il tuo bellissimo e bravissimo consorte in giro con questo freddo la vigilia di Natale?» gli chiedo, alzando un sopracciglio e baciandolo ancora, mentre mi libero del cappotto e della sciarpa.
«È una sorpresa, scemo! Chiudi gli occhi» mi intima, prendendomi per i fianchi da dietro e guidandomi.
«Ecco, ora puoi aprirli!»
Davanti a me c’è il salone, tutto decorato. Il fuoco è acceso, scoppietta. Ha messo caramelle dappertutto, e sotto l’albero ci sono due pacchetti rossi col nastro dorato. Rimango a bocca aperta e mi volto verso di lui: è raggiante.
«No, non dire nulla! Vieni, non è finita.» dice, trascinandomi in sala da pranzo. Qui c’è la tavola apparecchiata per due, con la tovaglia rossa. I piatti sono decorati con petali di rose rosse e due candele sono accese. Perfetto.
«Oh Markie, è tutto bellissimo!» gli dico, intenerito da morire. In effetti credo di emanare cuoricini da tutti i pori.
«Hai visto che ne valeva la pena?» dice, sorridendo e facendosi baciare di nuovo. Ne avrò mai abbastanza di baciarlo? No, non credo.
«Hai ragione, piccolo, perdona la mia poca fiducia..» mi scuso.
Lui mi squadra dalla testa ai piedi, e poi dice:
«Sei facile da sorprendere, per questo ti ho sposato!» dice, scoppiando a ridere e scappando in salone: sa che lo rincorrerò.
«Che cos’hai detto, nanetto?» gli dico, cominciando a rincorrerlo. Lo atterro sul divano e comincio a fargli il solletico finché lui, stremato, non mi implora di smettere. Allora lo faccio sedere sulle mie gambe e gli accarezzo la schiena.
«Allora, solo per quello mi hai sposato?» sussurro, a pochi centimetri dalle sue labbra.
«No, mister Barlow, ti ho sposato perché ti amo da impazzire..» mormora lui di rimando, baciandomi.
«Ti amo anch’io, piccolo mio..» rispondo, sorridendogli.
E poi, come impazzito, si inginocchia ai miei piedi e inizia a dare di matto.
«Amore? Amore? Amore? Apriamo i regali? Ti preeeego!!!» implora, con la voce e l’atteggiamento di un bambino ruffiano. Lo adoro quando fa così.
«Tesoro, ma sei impazzito? I regali si aprono a mezzanotte!» rido io, posandogli un bacio in fronte.
Un lampo gli attraversa gli occhi, come quando ha un’idea geniale per il testo di una canzone. Mi sorride, furbo, e armeggia con l’orologio da polso che gli ho regalato al suo compleanno. Poi, tutto contento, se lo toglie e me lo mostra. Oddio non ci posso credere: l’ha mandato avanti, e segna mezzanotte. Incorreggibile, piccolo mostro.
Scoppio a ridere e cedo, anche grazie agli occhioni che mi sta facendo, assolutamente irresistibili.
«Però amore li apri prima tu» mi fa, porgendomi i tre pacchetti, con aria estatica.
Si siede vicino a me e mi osserva scartare il primo, trepidante. Ed ecco che mi ritrovo tra le mani la scatola originale di un pedale della serie di quello che ho comprato poco fa. Non ci posso credere. Per la seconda volta in pochissimo tempo rimango a bocca aperta e,  tra un bacio e l’altro, lo ringrazio.
«Di nulla, tesoro, lo so quanto ti piacciono! Ma apri il secondo, dai!»
In un attimo la carta vola via e penso di poter avere un mancamento, perché stringo tra le mani il pezzo mancante della mia collezione Ibanez, iniziata e completata in un giorno solo. IO AMO QUEST’UOMO. Sempre di più.
«Oh mio Dio, Markie! Grazie!» esplodo, gettandogli le braccia al collo e poi baciandolo su tutta la faccia. Sono troppo felice.
«Ehi, ehi, ehi, frena, tigre! Volevo dirti che in realtà è una collezione da tre, ma purtroppo il maledetto commesso non ha voluto vendermi il terzo pedale. Bastardo. Mi spiace amore mio!» fa, con una faccina afflitta che mi fa sciogliere sul posto.
«Cucciolo, che dolce che sei. Tranquillo!» rispondo, posandogli un bacio in fronte. «Scendo a prendere il tuo regalo, ok? Arrivo tra pochissimo!»
Faccio in un lampo letteralmente: sono di ritorno in meno di un minuto. Nascondo per quanto possibile la custodia del basso dietro di me e gli dico di chiudere gli occhi. Appena lo fa, glielo poso sulle ginocchia, con sopra la scatola del pedale. Devo dargli questa soddisfazione, dopotutto.
Apre gli occhi e li posa subito sulla scatola. Gli brillano gli occhi.
«Oh amore, ma l’hai preso tu!!! Come sono contento!» esclama, guardandomi e sorridendo.
«Certo che l’ho preso io, e ho anche maledetto mentalmente chi avesse comprato gli altri due!» rido. «Come potevo sapere di aver sposato una persona così perfetta, dopotutto?» gli dico, avvicinandomi per baciarlo.
«Ssh, tu lo sapevi già, ingrato! Fammi aprire il mio regalo, ora» mi intima, ridendo sotto i baffi.
Apre la custodia in un attimo e, appena mette a fuoco lo strumento e ogni meraviglioso graffio su di esso, gli cede la mascella e mi guarda sbalordito.
«Io.. Tu.. Dove..?» farfuglia, passandoci sopra le mani, incredulo.
Mi viene da ridere, ma so che per lui è un colpo grosso.
«Sempre a Camden Town, nello stesso negozio!» dichiaro, fiero di me stesso.
«Io.. Gary, amore, grazie infinite!!» grida, gettandomi le braccia al collo e baciandomi con rinnovata foga.

La serata trascorre velocemente, tra una cena meravigliosa preparata da lui e coccole davanti al camino. Poi, quando il fuoco si spegne finalmente noto che, intanto, fuori dalla finestra ha iniziato a nevicare.
«Markie, guarda, la neve!» gli sussurro, lasciandogli un bacio tra i capelli profumati di fiori.
Lui si alza e mi prende per mano, portandomi davanti alla finestra. Appoggia i gomiti al davanzale come gli ho visto fare tante volte, e guarda la neve cadere. Io lo abbraccio da dietro e lo bacio piano sulla nuca, tra i capelli o sulle guance. E poi, improvvisamente, sento la sua voce, delicata e profonda, cantare una nota melodia:

I’m dreaming of a white Christmas,
just like the ones I used to know
where the tree tops glisten
and children listen to hear
sleigh bells in the snow.
I’m dreaming of a white Christmas,
with every Christmas card I write.
May your days be merry and bright
and may all your Christmases be white.

«Buon Natale, piccolo mio..» dico, sulla sua pelle.
«Buon Natale, Gary.» sussurra lui di rimando, baciandomi.


NdA
Beh, che dire? Fluff, fluff, fluff, come se piovesse! XD
Buon Natale a tutte le mie socie Barlowen, vi amo. Davvero. :D

  
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