Il sesto capitolo,
non ho cambiato nulla, la storia riprende da dove l'avevo lasciata. BUONA
LETTURA
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VI°
ORRORI RABBIE
Il mese era passato e Fay era tornato a casa dopo due
settimane dalla sua sparizione. Naturalmente si era dovuto sorbire la ramanzina
da parte del cacciatore, la quale lo aveva sorpreso, dato che si notava che Kurogane
si era preoccupato per lui.
"Mi dovevi avvisare, dannazione!" aveva esclamato furioso come non
mai.
"Ti eri preoccupato?!" aveva chiesto stupito il biondo, non capendo
il perché di anta rabbia. Kurogane era diventato rosso a quella domanda,
chiedendoselo anche lui. In fondo non avrebbe dovuto preoccuparsi per uno
stupido quale era il biondo, eppure l'aveva fatto, si era preoccupato per un
semisconosciuto, ma non ne capiva il motivo.
"No, semplicemente andava a male il cibo" aveva ringhiato,
andandosene in camera sbattendo
"Ma cosa?" chiese appena entrato. Kurogane se ne stava ai fornelli e
da quel che poteva capire Fay, stava cucinando
"Nu....nulla, semplicemente le colazioni che prepari tu, sono troppo
dolci!" tentò di difendersi, buttando una scusa all'aria. Fay non rispose,
ma molto maliziosamente si sedete aspettando la colazione, sperando che non
fosse come la cena che gli aveva propinato, il primo giorno in quella casa.
Comunque era passato un mese da allora e Fay non ricordava nemmeno il sapore di
quella roba, che il suo ospite osava chiamare colazione. Il cacciatore non
aveva chiesto a Fay come mai fosse stato via tanto, ne tanto meno gli aveva
rivelato cosa sarebbe accaduto quella sera, anche se il biondo aveva captato
qualcosa nell'aria, di orribile e burrascoso. A tutti i cacciatori era stato
dato ordine di non lavorare quel giorno e Fay aveva fiutato qualcosa, visto che
Kurogane lavorava sempre e non aveva neanche un giorno di riposo, quindi tentò
d'indagare.
"C'è qualche ricorrenza, o deve succedere qualche festa?!" chiese.
Kurogane alzò lo sguardo dal manga che leggeva e lo guardò di sottecchi
cercando di capirne gli intenti, ma l'altro era di spalle e non lo vedeva.
"Nessuna ricorrenza, o festività!" esclamò, ritornando a leggere.
"Allora perché sei a casa?" domandò serio, cominciando a
preoccuparsi. Il cacciatore aveva sentito la nota di preoccupazione uscire
dalla bocca del musicista e non capendone il motivo rispose lo stesso.
"Forse è per il falò di stasera!" suppose.
"Quale falò?"
"Quello voluto dal re, quando tu eri via!" esclamò, come a dargli la
colpa del fatto.
"E cosa bruceranno, a questo falò?" domandò con un certo timore che
cresceva sempre di più. Il moro lo guardò serio indeciso se dirglielo o lasciarlo
nel dubbio. Non gli andava giù il fatto che chiedesse troppo e sinceramente
voleva saperne di più su di lui, solo per semplice curiosità ovvio, non per
preoccupazioni o roba varia.
"Lo scoprirai stasera, tanto è ordine del sovrano che tutti i cittadini
siano presenti!" spiegò tornando a leggere. Il biondo si alzò di scatto
dalla sedia, su qui era seduto e cominciò a prepararsi per uscire. "Dove vai?"
domandò il cacciatore.
"Ehm....devo...devo fare una commissione!" esclamò affrettato,
uscendo di casa. Kurogane scrollò la testa, tornando a leggere.
Fay corse fuori dalla capitale, e si precipitò nel bosco, dove trovò la sua
interlocutrice intenta a parlare con altri due uomini incappucciati.
"Fay! Come mai qui?" chiese lei, preoccupata per il fiatone del
ragazzo.
"C'è......c'è un problema" ansimò, tentando di riprendere fiato
"Quale?!" chiesero in coro i tre, incappucciati. Fay riprese fiato e
poi cominciò a spiegare del falò di quella sera. Non sapeva se dovevano
preoccuparsi o meno, fatto stava che c'era sempre il dubbio, con quel sovrano
mezzo impazzito.
"In effetti potrebbe esserci una possibilità!" esclamò la donna
rivolta agli altri due.
"Abbiamo sentito delle voci dagli animali del bosco, a quanto pare i
cacciatori avevano cominciato a catturare i maghi e non più ad ucciderli!
Quindi forse il combustibile per stasera, saranno.................."
"Ma è una cosa orribile! Bisogna fermarli" proclamò Fay.
"E come?!" chiese la donna, alquanto pessimista su tale scelta. Erano
in netta minoranza, da quando i cacciatori davano loro la caccia e anche la
barriera levava loro molto potere, quindi avrebbero perso di sicuro.
"Non lo so, ma bisogna farlo!"
"Oh andiamo è una follia!" disse una voce che a Fay pareva familiare.
Girandosi si trovò davanti uno dei tre generali dei cacciatori.
"Saiga-San?!" sbiancò Fay, sentendosi morto sul colpo.
"Come va? Kurogane te li ha dati i guanti che li avevo dato?" chiese con
un sorriso stampato a trentadue denti sulla faccia.
"Che ci fa lei qui?" chiese con un sorrisino per niente felice sul
viso.
"Non preoccuparti, lui non ti tradirà!" esclamò un'altra voce dietro
l'uomo.
"Kakei-San!" si stupì Fay. Kakei era un mago molto potente e
abbastanza frivolo nel suo lavoro che consisteva nel prevedere il futuro.
"Ma che significa?!" chiese stupito Fay.
"Il tonno, quì sta dalla nostra parte! Non mi tradirebbe mai e neanche te,
sta tranquillo" lo risollevò.
"Ma allora l'amante di Saiga-San è..................." balbettò il
biondo indicando Kakei, il quale annuì molto lentamente.
"D'accordo il volervi bene, ma portarlo quì! Non ti avevo detto che era
pericoloso?" chiese la donna, seccata. La cosa finì con una litigata di
sguardi tra i due kakei e
Tornarono insieme alla capitale, non curanti di quello avrebbe potuto pensare
"Quindi lei sta cercando il modo di salvare i maghi?" chiese Fay.
"Esatto, ma nessuno deve saperlo, quindi con Kurogane acqua in bocca"
sorrise, prendendo una strada diversa da quella del biondo. "Ah, a
proposito! Mi scuso in anticipo per i tutti i maghi di stasera, anche se tu non
centri nulla" disse, rivolgendosi al falò che ci sarebbe stato tra qualche
ora.
"Scusi!?" chiese stupito, rimando con l'uscio aperto.
"Tu non sei un mago! Io non avverto nulla" esclamò. Fay sorrise e
senza dire nulla entrò dentro casa, era vero lui non era un mago.
"Finalmente sei tornato!" esclamò Kurogane, vedendolo sull'uscio appoggiato
alla porta. Il musicista alzò la testa e sorrise al suo ospite muovendosi dalla
porta. "Beh, sbrigati che si va alla piazza" disse quasi fosse un
ordine. Il biondo non aveva la minima voglia di andarci, ma anche la donna glielo
aveva suggerito, solo perché così avrebbe visto il sovrano. Uscirono di casa,
qualche minuto dopo e Kurogane fece strada, la piazza era già ghermita e le
guardie della capitale stavano montando il falò, sistemando attorno ai maghi,
legati dei tralicci di legno, per dar loro fuoco. Fay strinse le mano, quasi a
sangue a quella scena, talmente era insulsa e indecente. C'erano addirittura i
bambini a guardare.
"Ma devono rimanere anche i bambini?" chiese Fay a Kurogane.
"Non sono io a decidere!" esclamò, stringendo i denti, era ovvio che
quello non andasse giù nemmeno a lui. Dopo mezz’ora il sovrano uscì sul balcone
del castello che dava sulla piazza, sottostante. Il biondo vedendo il sovrano singultò
e si nascose dietro al moro, il quale non capì la mossa, ma non ebbe il tempo
di chiederglielo. Il sovrano alzò un braccio al cielo e le guardie si
apprestarono a dar fuoco ai tralicci, all'abbassarsi del braccio reale i
focolari, accesi, bruciarono il legno e con esso la benzina buttata sopra per poi
seguirne la scia fino ai corpi quasi esanimi dei maghi, li per terra, anch’essi
ricoperti di benzina.
Le grida che si levarono dalle fiamme erano orribili e strazianti, per Fay
sembrava non avessero mai fine. I bambini cominciarono a piangere per quei
rumori assordanti e la vista orrenda che gli si parava davanti. Il musicista
cominciò a mordersi a sangue per non urlare di smettere e anche le mani erano
praticamente ferite, dalla stretta almeno finché non sentì una mano che gli
scioglieva la stretta dolorosa. Stupito alzò lo sguardo verso il moro e notò
che si stava trattenendo pure lui dal fermare
"Sarebbe
"Tornate a casa?" chiese loro Imonoyama, accompagnato dai suoi soliti
aiutanti, che sembravano più zerbini. Aveva uno sguardo malinconico, quasi
triste, anche se lo nascondeva bene.
"Si, non ho alcuna voglia di guardarlo in faccia!" esclamò acido il
cacciatore rincamminandosi.
"Buona notte!" salutò Fay per poi seguire Kurogane. Arrivati a casa,
Kurogane chiuse tutte le finestre e le porte, evitando che quell'odore entrasse
in casa. Difficilmente l'avrebbe levato dai cuscini e bastava che ce l'avesse
nel cervello. "Perché!....perché ha fatto questo?" chiese il biondo
non capendo la crudeltà del loro sovrano. "D'accordo che li odiate, ma non
era troppo?"
"Non sono io che faccio le leggi!" esclamò Kurogane chiudendo la
finestra della cucina. "In ogni caso non possiamo tornare in dietro, ti
pare?!" fece notare. Era inutile discuterne, anche se avessero voluto o
potuto far qualcosa lo dovevano fare prima, adesso non potevano rimuginarci.
Cosa ne sarebbe saltato fuori, solo un sogno e niente più. Il biondo guardò con
astio il cacciatore, sembrava che non provasse niente che le morti di quella
sera non l'avessero toccato.
"Ti sta bene così? Il tuo cuore e la tua mente sono a posto, non provi
rimorso?" domandò non potendo credere che fosse davvero insensibile.
"Anche se avessi rimorso a che servirebbe? Non posso riportarli in
vita!" disse acido. Era ovvio che anche lui fosse scosso dall'avvenimento,
ma che avrebbe potuto farci non era un dio o un essere onnipotente. Il
musicista strinse i pugni e arrabbiato andò in camera sua, sbattendosi la porta
alle spalle. "Vorrei tanto sapere che ho detto di male?!" si chiese stupito dalla
reazione, per poi andarsene a letto. Passando dalla camera del biondo poté
sentire la dolce e triste melodia del flauto, la stessa che aveva sentito quel
giorno. Gli era parso un angelo all'epoca, una cosa rara e fragile che andava
protetta. A quei pensieri si diede dello stupido e s'incamminò verso il suo
letto.
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Alla fine ho deciso di non cambiare nulla, volevo rifare l'ultimo capitolo, ma
mi sono accorta che questo poteva essere accorpato all'altro e quindi ho
lasciato le cose come stavano, non me ne volete e alla prossima. Il prossimo
capitolo, all’ultimo dell’anno insieme all’ultimo dell’altra fanfic.