014. Covered eyes
Occhi coperti
“Un uomo ragionevole si ricorderà che gli occhi
possono essere confusi in due modi - da un passaggio dalla luce al buio o dalle
tenebre alla luce, ed egli si renderà conto che la stessa cosa accade per
l'anima.”, Platone
Dedicata con tanto
affetto alle due splendide ragazze che mi accompagnano con le loro recensioni
in questo viaggio.
Grazie di cuore a
Castiel ed Avis
Bianco. Roy Mustang era completamente immerso nel
bianco. Bianco l’odore, bianco il suono del bianco ambiente in cui era stato
catapultato con malagrazia. Ma non era bianco candore, purezza; piuttosto era
bianco asettico.
Persino la figura che si era, probabilmente- non
l’aveva vista al suo arrivo-, materializzata davanti ai suoi occhi era bianca.
Forse anche lui di lì a poco sarebbe diventato completamente bianco.
Poi la figuretta, imponente nel suo essere minuta,
aveva riso sguaiatamente- quella risata, ancora oggi, di tanto in tanto,
riecheggia nelle sue orecchie- e il portale si era aperto, risucchiandolo
all’interno.
Gli furono mostrati per pochi attimi, o anni
interi, chi può dirlo con certezza?, un vortice d’immagini talmente rapido e
caotico da mandargli il cervello in sovraccarico d’informazioni.
Poi, il Nero.
Inizialmente aveva creduto di trovarsi
completamente immerso nel buio. Gli ci volle un po’ perché capisse che era il
buio ad essersi immerso in lui.
Ma come? Era arrivato così? Senza il minimo
preavviso? Ed aveva preso possesso del suo corpo in maniera subdola, meschina,
ma soprattutto silenziosa, proprio come quando giunge l’oscurità ad avvolgere
un paesaggio innevato.
Maledizione!
E l’ultima cosa che aveva visto era una porta.
E l’ultima volta che aveva visto il Tenente lei
era ricoperta di sangue e malferma sulle gambe. Allora forse anche lei aveva
visto una figurina totalmente anonima- la Morte- che però l’aveva rimandata
indietro.
Perché questi pensieri? Perché adesso?
Lui non aveva visto la Morte. Lui aveva visto la
Verità.
Tra le due intercorre una bella differenza: la
prima è pietosa, dolce, quasi materna; la seconda è crudele, avida, matrigna.
E dire che all’inizio, ingenuamente, aveva creduto
di essere stato semplicemente trascinato in un luogo molto buio. Aveva sentito
la voce di Acciaio e gli aveva chiesto se era possibile accendere una luce.
Peccato che se anche Edward avesse acceso una luce, per quanto inutile in quel
luogo, lui non avrebbe di certo potuto vederla, perché lui aveva perduto la
Luce.
Però ancora non era conscio di cosa gli fosse
successo. Aveva visto il Portale della Verità, per il resto non sapeva nulla.
Erano state prima le parole dell’homunculus Pride
«Adesso sguazza nel tuo dolore», poi quelle del Padre «A chi guardava il futuro
della sua Nazione è stata tolta la vista. Adesso non potrà più vedere il suo
futuro», a rendergli tutto più chiaro: era diventato cieco. Aveva pagato il
prezzo con la sua vista. Era come se la Verità avesse calato uno spesso ed
impenetrabile velo davanti ai suoi occhi.
E avevano il coraggio di chiamarlo scambio
equivalente? Lui aveva dato un’occhiata rapida all’immagini della Verità, per
giunta un’occhiata indotta, per nulla spontanea, e questa si portava via una
vita di volti, paesaggi, situazioni. Da quel momento in poi si sarebbe dovuto
accontentare dei ricordi: del verde delle colline dell’est, del blu delle divise
che ogni giorno gli giravano intorno, dell’oro dei capelli di Riza. Solo
pallidi ed indefiniti ricordi. Questo perché nessuno l’aveva preparato
all’eventualità di perdere la vista, e lui era sempre preparato.
C’era stato uno scontro in quel luogo dove si era
ritrovato. Si era affidato alle parole della maestra Izumi, di Acciaio e suo
fratello, di un quarto uomo che Ed chiamava Hohenaim, mentre Al chiamava papà.
Poi qualcosa era successo. Di preciso non sapeva
cosa, poiché non aveva potuto vederlo. Sapeva solo che gli altri, non lui
(troppo indebolito dal fatto di non poter più vedere), erano riusciti a
spingere il Padre con le spalle al muro, che terrorizzato dall’idea di rimanere
sconfitto, era fuggito, ritirandosi ai piani alti, per incamerare un po’ di
energia, ma soprattutto per creare una nuova pietra filosofale che l’aiutasse a
gestire il Fondatore.
Allora anche loro erano risaliti. La signora Izumi
Curtis gli era stata vicina fino a quel momento, fino a quando non si erano
ricongiunti con i loro compagni.
In quel momento si accorse che qualcosa era
cambiato: avvertiva un lieve bagliore, fioco, ma estremamente caldo e
rassicurante. Voleva raggiungerlo, per capire che cosa gli avesse restituito un
po’ di luce.
Non gli ci volle molto per comprendere che quel
bagliore era il suo Tenente, accucciata a terra, con il fiato corto e la voce
stanca. Ed era proprio davanti a lui. Aveva sentito il suo profumo, coperto in
parte da un odore fastidioso, ferroso; sangue.
Più il tempo passava, più quel bagliore aumentava
d’intensità e da macchia indistinta stava acquistando contorni ben definiti.
Ora poteva benissimo “vedere” una delle mani di Riza davanti al suo volto,
indecisa se toccarlo.
«È ferito Colonnello?». Quanta angoscia in quelle
poche parole, quanta apprensione. Sembrava quasi che lei fosse stata ferita
nuovamente.
«Non vedo più niente. Tenente, dimmi piuttosto
della tua ferita». Lui si teneva una mano davanti agli occhi, che inutilmente
erano aperti.
«Ancora? Non è possibile. Adesso vuole
preoccuparsi di se stesso! I suoi occhi…».
Lei stava per toccarlo, per togliere quella mano
che lui si ostinava a mantenere davanti all’onta appena subita. No. Non poteva
permetterle di farsi del male osservando quegli occhi spenti per sempre.
Con tono brusco, deciso la interruppe. «Ora
rispondi. Puoi ancora combattere?».
«Sissignore!».
Così si erano ritrovati sul campo di battaglia.
Lei i suoi occhi e il suo appoggio, con una mano posata sul petto, talmente
lieve, che se non fosse stato per il bagliore luminoso sprigionato dall’intera
figura di Riza, non se ne sarebbe nemmeno accorto.
Avevano vinto, ma lui non aveva potuto gioire
interamente, poiché non aveva assistito all’atto finale di quella battaglia
epica, anche se vi aveva partecipato.
Tuttavia questo non significava che potevano
finalmente tirare il fiato, lasciare scivolare via tutta la tensione
accumulata. Il Tenente era ancora ferita e lui continuava ad essere cieco; e se
per la prima la guarigione era una sicurezza, lo stesso non si poteva certo
dire di lui. Almeno di questo si era convinto.
Ma nuovamente le sue certezze s’infransero. Aveva
ricevuto una visita alquanto inaspettata, con una proposta ancora più
inaspettata. Se si fosse impegnato per aiutare la ricostruzione di Ishval, il
dottor Tim Marcoh avrebbe utilizzato la pietra filosofale in suo possesso per
rendergli la vista. Così lui avrebbe potuto di nuovo vedere i prati illimitati
dell’est, le mura della città che avrebbe ricostruito, ma soprattutto i capelli
di Riza, i suoi occhi castani… avrebbe potuto gustarsi il loro futuro,
assaporando ogni singolo istante.
Perché durante la sua breve, ma intensa cecità,
aveva maturato una certezza: Roy Mustang non aveva senso su quella terra senza
Riza Hawkeye e non importava se lei gli era vicina come compagna di vita- come
avrebbe desiderato e come desiderava da tempo- o come compagna d’armi, perché
la sua presenza al suo fianco era un’opzione non discutibile.
Perciò le chiese, senza ordinarle nulla, di
rimanere vicino a lui, con quella sua luminosità di cui non poteva fare a meno,
mentre gli veniva restituita la facoltà di ammirare il mondo e le sue
meraviglie, tra le quali lei, ovviamente, rappresentava la gemma più preziosa.
Quando il processo fu ultimato, lui mantenne gli occhi chiusi e alla cieca
cercò una mano di Riza, per stringerla. Era certo che la pietra avesse
funzionato, ma nonostante questo sentiva il bisogno di sentire vicina e
presente la persona a lui più cara.
Lentamente, spaventato dall’idea di rimanere
accecato dalla luce del giorno, aprì gli occhi che in poco si adattarono alla
ritrovata luminosità.
E la prima cosa che vide fu il suo Tenente, anzi,
Riza.
E la prima cosa che notò fu che lei era ancora
avvolta da quel caldo bagliore, che era stato la sua luce e la sua guida, non
solo durante la sua oscurità forzata di quei giorni d’inquietudine, ma in tutti
i giorni in cui erano stati vicini.
Note finali:
Volevo che questo theme fosse un capolavoro,
visto che era da dedicare a Avis e Castiel, invece, non ne sono per niente
soddisfatta. E' così magniloquente, pomposo... Ma mi perdonate ragazze, vero?
Tanto prospetto almeno un altro anno e mezzo di pubblicazione, pertanto ne avrò
di occasioni di codedicarvi altri themes, meglio riusciti!
Appena ho letto il titolo, l'idea mi è balenata
in testa, ma era così astratta, così... strana che mi è risultato molto
difficile buttarla giù. In sintesi: dopo aver visto la Verità, Roy è diventato
cieco- e questo è noto. A partire da questo momento il mio spirito romantico si
è messo in moto. Cioè ho immaginato che Roy potesse distinguere la figura di
Riza anche non potendo vedere, ed anzi lei fosse la sua luce nella sua
oscurità. Lo so, un tantino esagerata come visione ed anche un po' smielosa, ma
cosa volete farci? Non ho potuto impedire alla mia fantasia di galoppare a
briglia sciolta.
Mi scuso anche per il ritardo
dell'aggiornamento, ma cercando appunto di scrivere qualcosa di adatto mi sono
trascinata per le lunghe. Giusto per capirci scrivevo una, due frasi al giorno,
poi salvavo e spegnevo...
ps: importante! Non essendo ancora in possesso
del volume 25 del manga, in cui è ambientato questo theme, mi sono affidata ai
dialoghi dell'anime, per quanto sono consapevole che non sono proprio fedeli
all'originale giapponese. Purtroppo sto collezionando il manga in versione
Gold, quindi sono più indietro con la pubblicazione.
Tutti i miei ringraziamenti vanno con poca originalità ad Avis e Castiel, le mie compagne di avventura. Ma una menzione speciale va fatta anche a Kiri Dellenger II
che ha avuto il coraggio non solo di leggersi tutti in un colpo i miei
themes, ma persino di commentarli! Sei il mio cavaliere senza macchia e
senza paura in armatura scintillante! Un altro Grazie! speciale va a Silvery Lugia, che anche lei, non meno coraggiosa, ha letto in un soffio tutti i theme.