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Autore: MusaTalia    26/12/2010    7 recensioni
100. Until that day [100/100]
«Non è mai stata mia intenzione rimanere tutta la vita nell'esercito. Volevo solo stare al tuo fianco. Supportarti. Proteggerti fino a quando non avresti ottenuto ciò per cui hai sempre lavorato tanto duramente. Ed ora ce l'hai. E sono così orgogliosa di te».
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'RoyAi Collection'
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014 Covered Eyes

014. Covered eyes

Occhi coperti

“Un uomo ragionevole si ricorderà che gli occhi possono essere confusi in due modi - da un passaggio dalla luce al buio o dalle tenebre alla luce, ed egli si renderà conto che la stessa cosa accade per l'anima.”, Platone

 

Dedicata con tanto affetto alle due splendide ragazze che mi accompagnano con le loro recensioni in questo viaggio.

Grazie di cuore a Castiel ed Avis

 

Bianco. Roy Mustang era completamente immerso nel bianco. Bianco l’odore, bianco il suono del bianco ambiente in cui era stato catapultato con malagrazia. Ma non era bianco candore, purezza; piuttosto era bianco asettico.

Persino la figura che si era, probabilmente- non l’aveva vista al suo arrivo-, materializzata davanti ai suoi occhi era bianca. Forse anche lui di lì a poco sarebbe diventato completamente bianco.

Poi la figuretta, imponente nel suo essere minuta, aveva riso sguaiatamente- quella risata, ancora oggi, di tanto in tanto, riecheggia nelle sue orecchie- e il portale si era aperto, risucchiandolo all’interno.

Gli furono mostrati per pochi attimi, o anni interi, chi può dirlo con certezza?, un vortice d’immagini talmente rapido e caotico da mandargli il cervello in sovraccarico d’informazioni.

Poi, il Nero.

Inizialmente aveva creduto di trovarsi completamente immerso nel buio. Gli ci volle un po’ perché capisse che era il buio ad essersi immerso in lui.

Ma come? Era arrivato così? Senza il minimo preavviso? Ed aveva preso possesso del suo corpo in maniera subdola, meschina, ma soprattutto silenziosa, proprio come quando giunge l’oscurità ad avvolgere un paesaggio innevato.

Maledizione!

E l’ultima cosa che aveva visto era una porta.

E l’ultima volta che aveva visto il Tenente lei era ricoperta di sangue e malferma sulle gambe. Allora forse anche lei aveva visto una figurina totalmente anonima- la Morte- che però l’aveva rimandata indietro.

Perché questi pensieri? Perché adesso?

Lui non aveva visto la Morte. Lui aveva visto la Verità.

Tra le due intercorre una bella differenza: la prima è pietosa, dolce, quasi materna; la seconda è crudele, avida, matrigna.

E dire che all’inizio, ingenuamente, aveva creduto di essere stato semplicemente trascinato in un luogo molto buio. Aveva sentito la voce di Acciaio e gli aveva chiesto se era possibile accendere una luce. Peccato che se anche Edward avesse acceso una luce, per quanto inutile in quel luogo, lui non avrebbe di certo potuto vederla, perché lui aveva perduto la Luce.

Però ancora non era conscio di cosa gli fosse successo. Aveva visto il Portale della Verità, per il resto non sapeva nulla.

Erano state prima le parole dell’homunculus Pride «Adesso sguazza nel tuo dolore», poi quelle del Padre «A chi guardava il futuro della sua Nazione è stata tolta la vista. Adesso non potrà più vedere il suo futuro», a rendergli tutto più chiaro: era diventato cieco. Aveva pagato il prezzo con la sua vista. Era come se la Verità avesse calato uno spesso ed impenetrabile velo davanti ai suoi occhi.

E avevano il coraggio di chiamarlo scambio equivalente? Lui aveva dato un’occhiata rapida all’immagini della Verità, per giunta un’occhiata indotta, per nulla spontanea, e questa si portava via una vita di volti, paesaggi, situazioni. Da quel momento in poi si sarebbe dovuto accontentare dei ricordi: del verde delle colline dell’est, del blu delle divise che ogni giorno gli giravano intorno, dell’oro dei capelli di Riza. Solo pallidi ed indefiniti ricordi. Questo perché nessuno l’aveva preparato all’eventualità di perdere la vista, e lui era sempre preparato.

C’era stato uno scontro in quel luogo dove si era ritrovato. Si era affidato alle parole della maestra Izumi, di Acciaio e suo fratello, di un quarto uomo che Ed chiamava Hohenaim, mentre Al chiamava papà.

Poi qualcosa era successo. Di preciso non sapeva cosa, poiché non aveva potuto vederlo. Sapeva solo che gli altri, non lui (troppo indebolito dal fatto di non poter più vedere), erano riusciti a spingere il Padre con le spalle al muro, che terrorizzato dall’idea di rimanere sconfitto, era fuggito, ritirandosi ai piani alti, per incamerare un po’ di energia, ma soprattutto per creare una nuova pietra filosofale che l’aiutasse a gestire il Fondatore.

Allora anche loro erano risaliti. La signora Izumi Curtis gli era stata vicina fino a quel momento, fino a quando non si erano ricongiunti con i loro compagni.

In quel momento si accorse che qualcosa era cambiato: avvertiva un lieve bagliore, fioco, ma estremamente caldo e rassicurante. Voleva raggiungerlo, per capire che cosa gli avesse restituito un po’ di luce.

Non gli ci volle molto per comprendere che quel bagliore era il suo Tenente, accucciata a terra, con il fiato corto e la voce stanca. Ed era proprio davanti a lui. Aveva sentito il suo profumo, coperto in parte da un odore fastidioso, ferroso; sangue.

Più il tempo passava, più quel bagliore aumentava d’intensità e da macchia indistinta stava acquistando contorni ben definiti. Ora poteva benissimo “vedere” una delle mani di Riza davanti al suo volto, indecisa se toccarlo.

«È ferito Colonnello?». Quanta angoscia in quelle poche parole, quanta apprensione. Sembrava quasi che lei fosse stata ferita nuovamente.

«Non vedo più niente. Tenente, dimmi piuttosto della tua ferita». Lui si teneva una mano davanti agli occhi, che inutilmente erano aperti.

«Ancora? Non è possibile. Adesso vuole preoccuparsi di se stesso! I suoi occhi…».

Lei stava per toccarlo, per togliere quella mano che lui si ostinava a mantenere davanti all’onta appena subita. No. Non poteva permetterle di farsi del male osservando quegli occhi spenti per sempre.

Con tono brusco, deciso la interruppe. «Ora rispondi. Puoi ancora combattere?».

«Sissignore!».

Così si erano ritrovati sul campo di battaglia. Lei i suoi occhi e il suo appoggio, con una mano posata sul petto, talmente lieve, che se non fosse stato per il bagliore luminoso sprigionato dall’intera figura di Riza, non se ne sarebbe nemmeno accorto.

Avevano vinto, ma lui non aveva potuto gioire interamente, poiché non aveva assistito all’atto finale di quella battaglia epica, anche se vi aveva partecipato.

Tuttavia questo non significava che potevano finalmente tirare il fiato, lasciare scivolare via tutta la tensione accumulata. Il Tenente era ancora ferita e lui continuava ad essere cieco; e se per la prima la guarigione era una sicurezza, lo stesso non si poteva certo dire di lui. Almeno di questo si era convinto.

Ma nuovamente le sue certezze s’infransero. Aveva ricevuto una visita alquanto inaspettata, con una proposta ancora più inaspettata. Se si fosse impegnato per aiutare la ricostruzione di Ishval, il dottor Tim Marcoh avrebbe utilizzato la pietra filosofale in suo possesso per rendergli la vista. Così lui avrebbe potuto di nuovo vedere i prati illimitati dell’est, le mura della città che avrebbe ricostruito, ma soprattutto i capelli di Riza, i suoi occhi castani… avrebbe potuto gustarsi il loro futuro, assaporando ogni singolo istante.

Perché durante la sua breve, ma intensa cecità, aveva maturato una certezza: Roy Mustang non aveva senso su quella terra senza Riza Hawkeye e non importava se lei gli era vicina come compagna di vita- come avrebbe desiderato e come desiderava da tempo- o come compagna d’armi, perché la sua presenza al suo fianco era un’opzione non discutibile.

Perciò le chiese, senza ordinarle nulla, di rimanere vicino a lui, con quella sua luminosità di cui non poteva fare a meno, mentre gli veniva restituita la facoltà di ammirare il mondo e le sue meraviglie, tra le quali lei, ovviamente, rappresentava la gemma più preziosa. Quando il processo fu ultimato, lui mantenne gli occhi chiusi e alla cieca cercò una mano di Riza, per stringerla. Era certo che la pietra avesse funzionato, ma nonostante questo sentiva il bisogno di sentire vicina e presente la persona a lui più cara.

Lentamente, spaventato dall’idea di rimanere accecato dalla luce del giorno, aprì gli occhi che in poco si adattarono alla ritrovata luminosità.

E la prima cosa che vide fu il suo Tenente, anzi, Riza.

E la prima cosa che notò fu che lei era ancora avvolta da quel caldo bagliore, che era stato la sua luce e la sua guida, non solo durante la sua oscurità forzata di quei giorni d’inquietudine, ma in tutti i giorni in cui erano stati vicini.


 

Note finali:
Volevo che questo theme fosse un capolavoro, visto che era da dedicare a Avis e Castiel, invece, non ne sono per niente soddisfatta. E' così magniloquente, pomposo... Ma mi perdonate ragazze, vero? Tanto prospetto almeno un altro anno e mezzo di pubblicazione, pertanto ne avrò di occasioni di codedicarvi altri themes, meglio riusciti!
Appena ho letto il titolo, l'idea mi è balenata in testa, ma era così astratta, così... strana che mi è risultato molto difficile buttarla giù. In sintesi: dopo aver visto la Verità, Roy è diventato cieco- e questo è noto. A partire da questo momento il mio spirito romantico si è messo in moto. Cioè ho immaginato che Roy potesse distinguere la figura di Riza anche non potendo vedere, ed anzi lei fosse la sua luce nella sua oscurità. Lo so, un tantino esagerata come visione ed anche un po' smielosa, ma cosa volete farci? Non ho potuto impedire alla mia fantasia di galoppare a briglia sciolta.
Mi scuso anche per il ritardo dell'aggiornamento, ma cercando appunto di scrivere qualcosa di adatto mi sono trascinata per le lunghe. Giusto per capirci scrivevo una, due frasi al giorno, poi salvavo e spegnevo...
ps: importante! Non essendo ancora in possesso del volume 25 del manga, in cui è ambientato questo theme, mi sono affidata ai dialoghi dell'anime, per quanto sono consapevole che non sono proprio fedeli all'originale giapponese. Purtroppo sto collezionando il manga in versione Gold, quindi sono più indietro con la pubblicazione.

Tutti i miei ringraziamenti vanno con poca originalità ad Avis e Castiel, le mie compagne di avventura. Ma una menzione speciale va fatta anche a Kiri Dellenger II che ha avuto il coraggio non solo di leggersi tutti in un colpo i miei themes, ma persino di commentarli! Sei il mio cavaliere senza macchia e senza paura in armatura scintillante! Un altro Grazie! speciale va a Silvery Lugia, che anche lei, non meno coraggiosa, ha letto in un soffio tutti i theme.

Concludo invitandovi a recensire e farmi conoscere il vostro parere ed augurandovi un felice Anno Nuovo, che sia pieno di tante emozioni ed esperienze indimenticabili!
   
 
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