Note:
- Chuzenji-ko:
Il lago Chuzenji (Chuzenjiko) è un bellissimo lago con rive boscose, ai piedi
del vulcano sacro del Monte Nantai ad Okunikko. Il lago è stato formato dai
flussi di lava provenienti dal vulcano, spento ormai diverse migliaia di anni
fa. Fa parte del Nikko National Park.
-
Nikko: letteralmente "luce del sole") è una città che si
trova nella regione montuosa della prefettura di Tochigi, in Giappone, circa 140
chilometri a nord di Tokyo. La città è una popolare meta turistica, in quanto
contiene numerosi monumenti storici (alcuni molto antichi) che le sono valsi
l'inserimento nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Secondo una
stima del maggio 2006 la città ospita 93.568 abitanti su di un'area di 1.450
chilometri quadrati, con una densità di 64,53 abitanti per chilometro quadrato
I monumenti più importanti della città sono il Tempio di Nikko, dedicato allo
shogun Tokugawa Ieyasu di cui è il mausoleo, il tempio dedicato a suo nipote
Tokugawa Iemitsu e il tempio di Futarasan, risalente al 767. Nella regione
circostante vi sono inoltre numerose sorgenti termali (onsen), mentre nelle
montagne a ovest della città si trova il parco nazionale di Nikko, con alcune
cascate e percorsi altamente spettacolari. Il 20 marzo 2006 la vecchia città di
Nikko si è fusa con la città di Imaichi e le municipalità di Ashio, Fujihara
e Kuiyama, dando come risultato la nuova città di Nikko. Il municipio
della nuova città si trova nell'edificio che ospitava il vecchio municipio di
Imaichi. A Nikko è nato Masaru Ibuka, co-fondatore della Sony. (Fonte
Wikipedia)
-
Mizaru, Kikazaru e Iwazaru: sono le tre scimmie
sagge che si tappano con le mani rispettivamente gli occhi, le orecchie e la
bocca,sono rappresentate in una cornice di legno nel santuario di Toshogu a
Nikko. Le parole composte “mizaru”, “kikazaru” e “iwazaru” (i nomi
delle tre scimmie) significano rispettivamente “non vedo”, “non sento” e
“non parlo”. Le tre scimmie erano le tre guardiane simboliche del mausoleo
dello Shogun Tokugawa Ieyasu a Nikko. Erano incaricate di evitare che il
chiacchiericcio dei visitatori alla tomba interrompesse il sonno dello Shogun.
Tokugawa era un uomo saggio che parlava solo di cose che conosceva oppure
preferiva semplicemente guardare lo scorrere del fiume. (Fonte Wikipedia)
-
Tifoni: in Giappone i tifoni sono numerati e non hanno nessun nome
proprio come invece potrebbe accadere negli USA.
-
Drama: in Giappone vuole dire serie televisiva, un tipo di telefilm che
dura circa 11, 12 puntate. Normalmente in Giappone danno una puntata alla
settimana, una seria dura per circa 3 mesi. Se comincia una volta la serie,
l'orario rimane fisso.
- Parco Ichinohashi: esiste davvero e si trova nei pressi del quartiere Azabu-Juuban dove è ambientato l'anime Sailor Moon.
Disclaimer:
i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di
proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.
Capitolo XVIII
XX
giorno
Ore
00:54
-
10 giorni all’alba
Chiudere gli occhi e non pensare a nulla.
Chiudere
gli occhi ed immaginare un corpo invece di un altro.
Chiudere
la mente, il cuore, la ragione e lasciarsi trascinare dalle emozioni del
momento.
Aprire
gli occhi e tornare alla realtà.
Aprire
gli occhi e specchiarsi in delle pozze scure che non sono quelle desiderate.
Aprire
gli occhi, la mente, il cuore e sentirsi delle stupide perché Saitou Isei non
è Lui.
Si
dice che la prima volta sia sempre…
Aveva chiuso il diario con un gesto secco sdraiandosi sul letto. Non
voleva leggere altro. Non era giusto per i protagonisti di quelle pagine, per ciò
che c’era scritto… non era giusto per sé.
*****
***** *****
XX giorno
Ore
6:34
-
10 giorni all’alba
Quella
mattina si era svegliata piena di energie e buoni propositi; bhè a dire il vero
aveva un unico obiettivo per quella giornata: non litigare con Mamoru.
Obbligatoriamente.
Era
scesa in cucina che non erano neanche le sette ed aveva trovato Nori-san
che preparava il bento che avrebbe portato con sé; convincere la cuoca
che quello che aveva già cucinato era sufficiente per due persone – volendo,
anche per quattro – era stata un’impresa titanica ma alla fine aveva vinto
lei.
Risalita
in camera - con il bento stretto al petto come se potesse scapparle via da un
momento all’altro - aveva tirato fuori dall’armadio lo zaino che anni prima
utilizzava per le sue escursioni e, sempre dall’armadio delle meraviglie,
aveva preso anche una coperta sulla quale stendersi per consumare il pranzo.
Per
un attimo si era chiesta se non si stesse facendo prendere troppo
dall’entusiasmo: in fondo si trattava di una gita di mezza giornata, con
Mamoru tra l’altro; ragionandoci era giunta alla conclusione che no, non stava
esagerando nel prestare attenzione anche ai dettagli: era nella sua natura
essere perfezionista.
Certamente…
Aveva
sistemato tutto dentro la sacca da viaggio guardandosi attorno, come se stesse
dimenticando qualcosa di importante. Era da quando aveva aperto gli occhi che
aveva questa fastidiosa sensazione, ma non riusciva a comprendere cosa potesse
essere. Aveva controllato per ben tre volte il contenuto del suo zaino ed era
certa di non aver dimenticato nulla, era tutto lì dentro: il bento, il termos
con il the, i fazzolettini, la coperta, c’era tutto, per fino una felpa in più
nel caso avesse sentito freddo. Non aveva dimenticato nulla di nulla. Dandosi
della stupida per tutte quelle paranoie, di corsa era uscita dalla stanza, come
quando era bambina e non aveva pensieri per la testa.
Si
sentiva elettrizzata all’idea di quella giornata in campagna: era inutile
negarlo, era euforica come non le capitava da anni e comunque, tutto
quell’entusiasmo, non era certo da attribuire alla presenza di Mamoru Chiba.
No,
affatto.
La verità era che voleva rilassarsi e fare incetta d’aria pura visto ciò che l’aspettava quella stessa sera: la festa d’anniversario dei suoi, indi per cui, la fiera della falsità.
Odiava le feste in famiglia… famiglia poi era una parolona visto che i suoi genitori erano figli unici. Non si poteva neanche contare sulla presenza dei nonni materni visto che erano morti e sepolti da più di venti anni; lo stesso valeva per il padre di suo padre, scomparso ancora prima degli altri. No, quella non era per nulla una festa in famiglia.
Assolutamente.
Quella
sera ci sarebbe stata la crème della crème di tutta Tokyo, o forse del
Giappone. Non si sarebbe stupita di trovarsi a discutere con qualche deputato,
oppure un ministro, non era la prima volta che le capitava.
Suo
padre era solito circondarsi di uomini di potere e sua madre, da perfetta
compagna, pensava ad ingraziarsi le mogli, fidanzate, accompagnatrici di quei
loschi individui. Che poi, poveracci, non erano proprio loschi individui,
semplicemente lei non riusciva a tollerare gli uomini di potere e per questo li
catalogava tutti come, appunto, persone poco raccomandabili. Le davano la nausea
visto che, il più delle volte, dimenticavano che prima di essere politici erano
uomini e come tali avevano pregi e difetti, nel loro caso, poi, erano più i
difetti che i pregi. La logica del potere - o forse era la logica dei Tsukino? -
avrebbe voluto che anche lei e Shingo si comportassero alla stessa maniera ma,
fortunatamente, Kenji e Ikuko non erano riusciti a trasmettere il gene
dell’ipocrisia a nessuno dei due figli che passavano quelle serate con sorrisi
di plastica stampati in faccia, sorrisi che il più delle volte provocavano
dolori ai muscoli facciali per almeno una settimana.
Alla
luce dei fatti, quella mattina in libertà, era di vitale importanza come
l’acqua nel deserto.
Necessariamente.
In
quella prima parte di giornata, unica nota negativa sarebbe stata l’assenza
del fratello e della nonna.
Il
primo perché impegnato con il padre: dovevano discutere dello studio legale di
Montreal; come se Kenji non sapesse già tutto, compreso il numero di particelle
di polvere presenti all’interno del grattacielo di vetro e cemento dove
avevano sede gli uffici presso cui lavorava il primogenito.
Sua
nonna, invece, non si era potuta aggregare perché ormai, vista l’età, non
riusciva più a camminare per molto tempo in strade normali, figurarsi per le
stradine sterrate come quelle che portavano al lago di Chuzenji-ko, meta di
quella gita.
Solo
quando era scesa in giardino, era riuscita ad accorgersi della presenza dei
primi operai che sistemavano le decorazioni floreali negli angoli più
suggestivi del giardino, altri giravano per casa cambiando la disposizione dei
mobili e sistemando le diverse composizioni; dalla cucina si sentiva Nori-san
agitarsi ed alzare la voce contro “quegli invasori dalla erre moscia”.
Quella
si prospettava davvero come una giornata infernale, meno male che stava per
scappare!
Dalla tasca della felpa aveva tirato fuori una mela, subito dopo il primo morso Mamoru aveva fatto la comparsa con in viso l’espressione meno adatta ad una gita all’aria aperta. Era evidente come il suo umore non fosse al massimo, anzi, le era apparso più nero del solito ma aveva deciso di non darci peso. Quella mattina aveva intenzione di rilassarsi…
E basta.
- Tutto bene? - Era pur sempre un medico e non poteva certo far finta di nulla quando si accorgeva che qualcuno stava male.
- Sì, grazie.
- Hai una faccia! Dormito male?
- Sì, se l’interrogatorio è finito possiamo andare?
Ed ecco che Mamoru lo scorbutico, o Mamoru lo zotico come preferiva chiamarlo Rei, era tornato a farsi vivo.
Aveva preferito tacere e far finta di nulla, dopotutto quella mattina doveva essere rilassante, solo ed esclusivamente rilassante. Ecco perché aveva alzato gli occhi al cielo, sbuffato un paio di volte, cercato di contare fino a cento per poi stamparsi un finto sorriso, come quelli che avrebbe elargito agli ospiti della festa di quella sera, e sistemato lo zaino sulle spalle per iniziare ad incamminarsi ignorando totalmente la pseudoconversazione appena avvenuta.
Usagi fai buon viso a cattivo gioco, ricorda: non vuoi litigare con Mamoru e se lui sta in silenzio ciò sarà possibile. Senza le sue battute infelici, vedrai che sarà più facile godersi la giornata in santa pace.
E subito dopo quel pensiero
si era rimessa in marcia con l’animo un po’ più leggero e sperando nel
miglioramento dell’umore di lui nel corso della mattinata.
Dopo
quasi due ore di camminata si era dovuta ricredere: Mamoru probabilmente, per
quel giorno, aveva indetto lo sciopero della parola. Per quale ragione non era
dato saperlo, ma alla fine meglio così. Avrebbero evitato di litigare, o disquisire
animatamente come le aveva detto sua nonna giusto la sera prima.
Vista
la scarsa voglia di conversare da parte del suo compagno di avventura, aveva
iniziato a camminare ignorando totalmente il bradipo silente che
l’accompagnava in quella scarpinata. Bradipo silente che, da quando erano
partiti per quella escursione, aveva parlato solo per rispondere con pochi
monosillabi alle sue domande e sempre troncando sul nascere possibili spunti di
conversazione.
Al
diavolo Mamoru Chiba, era capace di rovinare ogni cosa anche restando in
silenzio! No, non si sarebbe fatta rovinare il suo momento di fuga dalla realtà
per colpa di un egoista, musone, insopportabile! Lei quella mattina si sarebbe
rilassata e divertita, e tutto alla faccia sua!
E
poi a Nikko - che letteralmente significava “luce del sole”, probabilmente
grazie anche giornate come quella -
era impossibile non rilassarsi. Soprattutto in quella mattina in cui il sole
tiepido della primavera scaldava la campagna circostante, illuminando e
colorando la natura che si risvegliava dal freddo sonno dell’inverno. La città
dal 1999, grazie al gran numero di monumenti storici ed ai templi, era stata
inserita tra i patrimoni dell’UNESCO e casa sua, casualmente, sorgeva proprio
nei pressi del santuario di Toshogu.
Il
perché suo padre, con le sue manie di grandezza, non fosse riuscito a far
trasferire Mizaru, Kikazaru e Iwazaru all’interno della
loro proprietà, era uno dei quesiti che si poneva da che aveva memoria.
Presumibilmente, l’unica ragione era che le tre scimmiette, essendo delle
statue, non potevano muoversi a loro piacimento anzi, a piacimento di Kenji
stesso.
Si era persa nella contemplazione della vegetazione circostante e forse, anzi sicuramente, l’assenza di una compagnia con cui parlare le faceva fare quei ragionamenti assurdi. Immersa com’era nelle sue riflessioni circa la possibilità di spostare o meno le famose tre scimmiette, non si era accorta di essere ormai in cima alla collina che annunciava la fine della scarpinata, davanti ai suoi occhi si presentava il Lago di Chuzenji-ko immenso come lo ricordava. Anche se non era maggio, il paesaggio era stupendo con le foglie iniziavano a germogliare e gli alberi non più spogli come nei mesi invernali. Il vulcano Nantai sorgeva maestoso ed abbracciava, con i suoi fianchi larghi, l’intero paesaggio, il lago era nato diverse migliaia di anni prima proprio in seguito ad una sua eruzione ed adesso dormiva placido senza voler dare segno, fortunatamente, di un nuovo risveglio.
Il sole ormai alto giocava riflettendo i suoi raggi sulle acque placide che erano davanti ai loro occhi, lei osservava meravigliata quei giochi di luci che rendevano quella superficie quasi dorata. Sorrise ancora di più respirando l’aria tiepida della primavera e, sorridendo ancora di più, si girò verso Mamoru.
- Non trovi anche tu che sia stupendo? - Oh, era davvero magnifico, in quel paradiso niente e nessuno le avrebbe rovinato l’umore, finalmente sereno.
- Mh.
Nessuno
eccetto Mamoru che aveva delle occhiaie da fare invidia ad un vampiro.
-
Mamoru, sicuro di stare bene?
-
Posso farti una domanda?
Non
sperava di ricevere una risposta ecco perché si era sorpresa per quella
domanda. Forse era meglio
sfruttare quel momento di normalità di Mamoru e cercare di stuzzicarlo per
farlo reagire.
-
Hai deciso di degnarmi nuovamente della parola?
Ma,
a quella sua pungente battuta, lui si era limitato ad inarcare un sopracciglio
sorpreso, o per lo meno lei aveva interpretato così quel gesto così
caratteristico di Mamoru; poi, come se nulla fosse il bradipo silente, che
miracolosamente aveva deciso di riacquistare l’uso della parola, le aveva
posto la domanda con il tono di voce più normale di questo mondo, come se le
stesse chiedendo dove era solita andare a fare la spesa.
-
Mi chiedevo solo come è stata la tua prima volta con Saitou Isei.
Ed
il suo mondo crollò portando via con sé tutta la magia data dal lago di
Chuzenji-ko.
-
Come…
- Ti ho chiesto…
-
Ho capito perfettamente! Tu cosa ne sai di questa storia?! - E si rese conto
cosa era successo… ed aveva ricordato cosa aveva dimenticato… e capì che le
sue non erano solo paranoie, assolutamente. - Il mio diario…
-
Non è colpa mia se lo hai lasciato in bella mostra sul letto della mia stanza!
-
E questo naturalmente ti ha autorizzato a leggerlo, giusto? - Era infuriata. Si
stava mordendo l’interno della guancia per evitare di parlare, di dire
troppo… soprattutto, cercava di rimanere lucida per ricordare semmai avesse
fatto il suo nome tra quelle pagine maledette.
-
Se si fosse trattato di qualcosa di davvero importante non l’avresti
dimenticato, non credi?
- Adesso quindi è colpa mia?!
Lo
guardava senza in realtà volerlo fare. Ripensava al suo diario abbandonato sul
letto e si dava della stupida per averlo dimenticato in quel modo banale.
Subito
dopo cena, mentre Mamoru era impegnato a discutere con suo padre, si era
ricordata di quel diario che giaceva nascosto in qualche parte della sua camera.
Lo aveva ricordato così, per caso, mentre cercava qualcosa da leggere in attesa
del suo ritorno. Aveva cercato ovunque quel suo vecchio amico silenzioso che
racchiudeva tutti i suoi pensieri leciti e non: nella libreria della sua stanza,
poi nei cassetti della scrivania, in fondo all’armadio ma niente di niente!
Era sparito nel nulla; peccato, voleva tornare in possesso di quel pezzo del suo
passato, magari voleva darsi della stupida per ciò che aveva provato, o creduto
di provare.
Solo
a diciassette anni si poteva credere di amare qualcuno che non si conosceva, e
lei, doveva ammetterlo Mamoru Chiba non sapeva chi fosse, né allora, né
adesso. Non ci aveva mai parlato davvero, non sapeva quali fossero i suoi sogni,
le sue ambizioni. Non sapeva nulla di lui e negli ultimi otto anni non era poi
cambiato chissà cosa.
Per
questo si era rassegnata a leggere un libro di Grisham quando all’improvviso
arrivò l’illuminazione e pum! Era scattata a sedere sul letto come se
avesse ricevuto una scossa elettrica; finalmente sapeva dove cercare quel
quaderno dalla copertina bianca rigida con una falce di luna disegnata sopra.
Aveva ricordato di averlo nascosto nella camera accanto perché… perché come
una stupida, di getto, aveva scritto tutto quello che sentiva dentro dopo quella
sua fatidica prima volta.
Aveva
scritto la paura, l’ansia, il senso di vuoto… aveva scritto mentre Isei era
in bagno.
Aveva
scritto come un fiume in piena dei suoi sogni infranti e delle sue aspettative
per il futuro… mentre Isei si faceva una doccia.
Aveva
scritto di Mamoru, di ciò che provava per lui, della voglia di rivelargli
tutto, della paura di essere rifiutata perché era solo una ragazzina… dopo
che Isei le aveva regalato la sua prima volta.
Aveva
scritto anche del senso di colpa nei confronti di Isei stesso perché le
sembrava di averlo usato, perché si sentiva meschina per aver dato voce a
quella vocina che le sussurrava nella mente che se fosse stata più donna
Mamoru, probabilmente, si sarebbe accorto di lei.
Era
stata una stupida, ingenua, sciocca e frivola ragazzina… ed aveva scritto
tutto ciò nelle pagine di quel diario; avrebbe scritto molto altro ancora se
non avesse sentito il cessare dello scroscio dell’acqua; in fretta e furia
aveva infilato il diario nel cassettone del letto.
Era
sicura di quel posto, la servitù non rimaneva mai in casa quando loro erano via
e la casa di Nikko non era particolarmente amata dai suoi genitori che la
utilizzavano solo per delle feste occasionali. Sarebbe tornata a prenderlo
successivamente, con più calma. Ma era risaputo, la vita non andava mai come la
si pianificava: due giorni dopo, era venuta a conoscenza della partenza di
Mamoru per Boston ed il mondo aveva smesso di girare… ed il diario aveva
smesso di esistere. Almeno sino a quella sera di otto anni dopo quando,
improvvisamente, aveva ricordato che la causa di tutti i suoi mali era in quella
casa ed avrebbe dormito in quello stesso letto in cui lei e Isei avevano fatto
sesso.
Si
era fiondata subito in camera di Mamoru ed aveva cercato quel diario
disperatamente, era sciocco da parte sua tutta quell’ansia perché era davvero
impossibile che Mamoru si passasse il tempo ad aprire i cassettoni del letto, ma
lei non voleva rischiare, assolutamente. Appena lo aveva trovato se l’era
stretto al petto come se si trattasse di un tesoro, aveva riacquistato fiato e
trenta anni di salute e stava per uscire quando però un bigliettino scivolò
via da quelle pagine.
Mi
sarebbe piaciuto essere il tuo Mamoru.
E se prima tutta la sua ansia le era sembrata
eccessiva, dopo aver letto quel biglietto si era resa conto di non essere
affatto esagerata ma che al contrario era stata parecchio perspicace. Aveva
letto e riletto quelle parole ed alla fine aveva messo il biglietto nella tasca
dei suoi jeans al sicuro da occhi indiscreti.
Si era presa alcuni minuti per riordinare le idee, e per riordinare il letto di Mamoru che dopo la sua intrusione era fuori posto. Poi, fregandosene del lavoro fatto per mettere di nuovo tutto in ordine, si era seduta ed aveva iniziato a leggere quelle pagine scritte quando era ancora una ragazzina piena di sogni e speranze… senza capire come, si era sdraiata sul letto ed aveva continuato a leggere dei suoi ricordi, dei suoi dolori, dei suoi perché.
Si
era ritrovata improvvisamente diciassettenne e con il cuore che batteva a mille
solo a restare nella stanza di Mamoru.
Si era ritrovata improvvisamente addormentata in quel letto dove aveva ceduto la sua verginità ad un ragazzo che non amava e che non sarebbe mai riuscita ad amare.
Adesso,
dopo otto anni, si ritrovava ad avere venticinque anni con il cuore che batteva
a mille solo perché Mamoru aveva saputo di Isei.
Adesso
si ritrovava a dover spiegare il perché delle sue azioni a qualcuno che era la
causa di tutto.
-
Non credi?
-
Come scusa? - Si era lasciata andare ai suoi ragionamenti infinitamente
infantili ed aveva perso il filo del discorso.
-
Lasciamo perdere, con te è tutto
inutile! Ma vaffanculo…
-
Tu non dici vaffanculo a me, ci siamo capiti? - Perché ogni secondo che passava
la situazione precipitava senza possibilità di salvezza? Perché sentiva il
bisogno impellente di sparire e non sentire nulla di nulla? Perché voleva far
morire Minako di una morte lenta e dolorosa? Perché la sua vita era un continuo
perché?
-
Non era indirizzato a te ma, a ben pensarci, potrebbe anche esserlo!
-
Mamoru piantala! Non sei nessuno per parlarmi in questa maniera! Ci siamo
capiti?!
-
Certo che la pianto! Non sia mai che Sua Maestà si senta minacciata da qualcuno
che usa il cervello!
Lo
odiava. Lo odiava talmente tanto da… non sapeva neanche lei come esprimere
tutta la sua rabbia.
L’unica
fortuna era che quel diario si fermava a quella notte.
L’unica
fortuna era aver ricordato che in quel diario l’unico nome fatto era quello di
Isei. Mamoru… bhè Mamoru era indicato come Lui.
-
Stai zitto… io… - Odiava restare a corto di parole. Ci mancava poco che si
mettesse le mani tra i capelli e poi sarebbe stata il ritratto
dell’irritazione, o della disperazione a seconda dei punti di vista.
-
Ti rendi conto che avevi solo diciassette anni?
-
Mi sembrava di aver già discusso su questo! Il punto è che…
-
NO! Tu avevi diciassette anni e lui ne aveva ventidue. Poteva essere denunciato
per pedofilia!
-
Ma finiscila! Ti rendi conto delle assurdità che stai dicendo? Avevo
diciassette anni e non sette! Ero sicura di ciò che stavo facendo! - Sì, era
talmente sicura d’aver chiamato Isei con un altro nome. - E questi, comunque,
non sono affari tuoi! Il punto è che…
-
Il punto è che tu sei stata un’incosciente!
-
Non hai nessun diritto…
-
Se eri così disperata potevi benissimo chiedere a me!
Improbabile.
Impossibile.
Incredibile.
Quelli
erano sinonimi per qualificare quella conversazione che sicuramente non stava
avendo luogo. Non nella sua realtà, sicuramente era finita in qualche mondo
parallelo.
-
È questo che non sopporto di te e che non sopporterò mai, dannazione!
-
Cosa? Il fatto che io ragioni con una testa, mentre tu non sai neanche cosa
significhi ragionare?
-
Ma chi diavolo ti credi di essere per parlarmi in questa maniera!? Cosa ne sai
di me? Cosa ti fa credere di potermi dire quello che vuoi?!
Ed
alla fine era esplosa, anche se non del tutto… e non c’era cosa peggiore del
trattenersi.
-
Sto solo cercando di non farti commettere i miei stessi errori, scusa tanto se
mi preoccupo per te! Ma che ti parlo a fare? È inutile, qualsiasi cosa io dica
o faccia è sempre sbagliata giusto?
- No, non ci provare! Non devi neanche provarci! Non girare la frittata! Sei stato tu a sbagliare! Sei stato tu a leggere il mio diario! Sei stato tu ad essere un vero stronzo, non darmi colpe che non ho, ci siamo capiti?
Il dito puntato sul petto di Mamoru premeva talmente tanto da aver creato una specie di voragine al centro del maglione che lui indossava, e lei sperava che quel crepaccio si aprisse ancora di più inghiottendo Mamoru, e magari se stessa. Se avessero continuato di quel passo si sarebbero scannati a vicenda perché, diversamente dal solito, anche Mamoru pareva parecchio arrabbiato, come se a subire il torto fosse stato lui, assurdo.
-
Vuoi che ti chieda scusa perché ho letto il tuo diario? Ok, mi spiace, non
dovevo. Ma non dirmi che ho sbagliato nel giudicarti come una stupida
incosciente perché non te lo dirò mai!
-
Mi spieghi qual è il tuo problema? Sono stata a letto con un tuo compagno di
studi, ed allora? Forse avrei dovuto scegliere te? Magari è questo il tuo
problema, il fatto di non essere stato al centro del mio mondo?
Balla,
ballissima.
Mamoru era sempre stato il centro del suo mondo. Ma questi erano solo dettagli.
Mamoru era stato al centro dei suoi pensieri per troppi anni per questo aveva
scelto Isei. Ma il punto non era certo quello, il punto era che adesso si stava
andando al di là dell’essere giusto o sbagliato. Adesso si trattava di
giudizio, perché si maledizione! Mamoru la stava giudicando per qualcosa che
lei aveva fatto e questo non era giusto! No, anche perché se c’era un
colpevole quello era Mamoru Chiba. Se lei quasi quindici anni prima non si fosse
innamorata di lui, a quest’ora non sarebbe andata a letto con Isei, e di
questo ne era ben conscia.
-
Può essere che non ci arrivi da sola?
-
No, non ci arrivo! Illuminami grand’uomo! - Perché adesso era stanca di
essere additata come una ragazzina senza cervello, voleva necessariamente capire
cosa ci fosse che non andava nella testa dell’emerito Imbecille che aveva
davanti. Anche se una parte della sua ragione le suggeriva che, in quella
situazione, gli Imbecilli erano due: un uomo ed una donna.
-
Per lui non sei stata niente di niente, se non una tacca in più sulla sua
cintura dei trofei! Adesso ti è chiaro il concetto?
-
E chi ti ha detto che per me non sia stato lo stesso? Perché dovevo provare
amore per Isei? Per quale assurdo motivo?! Non potevo semplicemente desiderare
fare sesso anch’io! Cosa…
-
Basta! Ho capito che volevi scoprire i piaceri del sesso, so perfettamente che
non eri innamorata di Isei, so tutto di tutto! Mi chiedo solo perché se eri
innamorata non sei andata direttamente dall’altro invece che…
-
Non credo che rivangare il passato possa servire a qualcosa! - Anche perché
l’altro era proprio lì, davanti a lei, ed il tono irrisorio usato da Mamoru
le aveva fatto male, molto più delle parole pronunciate.
-
Forse può servire a me per capire cosa ti passava per la testa!
-
Mamoru il passato è passato e non si può cambiare! Ti è chiaro il concetto? A
me non è chiaro il tuo voler capire!
-
Dimmi semplicemente chi era, Motoki forse? Kunzite? Chi poteva essere così…
-
Basta! Dannazione vuoi capirlo che non voglio parlare di questa storia!
-
Tu stai ancora male per lui, non è così? Tu lo pensi ancora è per questo che
non riesci ad innamorarti!
-
Stai dicendo un mucchio di cazzate! Io sarei ancora innamorata di qualcuno che
non vedo da anni? - Negare, negare, negare… mentire se fosse stato necessario.
Tutto fino alla morte. Mamoru si stava addentrando su un territorio minato e lei
non aveva nessuna intenzione di seguirlo; anche perché era assurdo, lei non era
più innamorata di lui, anzi non lo era mai stata. Cosa si faceva in quei casi?
Attaccare
per difendersi? No, non era abbastanza lucida per attaccare e piazzare bene i
suoi colpi.
Allora
avrebbe potuto darsela a gambe levate! No, non lo avrebbe mai fatto, mai
indietreggiare davanti al nemico.
Unica
soluzione era distrarre Mamoru dall’obiettivo principale, ma come? Ed intanto
era meglio rispondere se non voleva dargli ragione.
-
Probabilmente è così, ma allora spiegami perché!
-
Non mi va. - Improvvisamente si era sentita svuotata di tutte le energie ed il
suo tono di voce si era fatto basso, quasi sofferente. Fissava la punta delle
scarpe da ginnastica ma non le vedeva. Non capiva a cosa era dovuto il suo
sentirsi svuotata, priva di vita.
-
Io credo…
-
Per te è così difficile accettare un no? Non voglio parlarne con te. Non ne ho
parlato mai con nessuno di questa storia. Nessuno sa chi è e dovrei venirlo a
dire a te? Perché? -Perché era così interessato al suo passato? - Sai che ti
dico? Qui dentro c’è il nostro pranzo! Tienilo con te, io me ne torno a casa!
Con
tutta la forza che aveva, gli aveva lanciato lo zaino che aveva portato con sé
fino a quel momento. Sperava di colpirlo e magari fargli male, ma non c’era
riuscita, Mamoru aveva evitato il suo lancio con estrema facilità e lei si era
infuriata ancora di più: neanche la soddisfazione di procurargli sofferenza
fisica! Ormai imbestialita gli aveva dato le spalle dicendo addio alla sua gita
al lago. Peggio di così non poteva andare.
*****
***** *****
XX
giorno
Ore
09:45
-10
giorni all’alba
Ed eccolo lì, da solo, a godersi lo spettacolo del lago di Chuzenji-ko:
peccato che l’umore non fosse quello più adatto! Al contrario, la quiete in
cui era immerso sembrava farsi beffa del suo stato d’animo, in quel momento
preda di una vera e propria tempesta, altro che tifone 11 che nel settembre
dello scorso anno aveva colpito Tokyo.
-
Il vincitore del primo premio, come miglior coglione dell’anno è… rullo di
tamburo… Chiba Mamoru! - Ed iniziò a farsi un applauso da solo; smise quasi
subito, sentendosi ancora più idiota per quella scena patetica.
Prese
lo zaino che Usagi gli aveva lanciato, se lo mise in spalla trovandolo
particolarmente pesante… o forse era la sua coscienza sporca che iniziava a
pesare? Si incamminò verso la strada di ritorno senza perdere di vista la testa
bionda che marciava come un carro-armato un centinaio di metri avanti
rispetto a lui.
Non
aveva intenzione di raggiungerla, sapeva che Usagi aveva bisogno di sbollire la
rabbia, da sola. Fondamentalmente, anche lui doveva far sparire quella specie di
irritazione di cui era caduto vittima quando aveva iniziato a leggere quel
maledettissimo diario.
Ripensandoci,
non riusciva a capire come fosse finito a leggere quelle pagine piene di…
quelle pagine piene di sentimentalismi tipici dell’età adolescenziale.
La sera prima si era sorpreso quando, rientrando nella sua stanza, aveva trovato Usagi che dormiva placidamente sul suo letto. Quel diario, la fonte di tutti i suoi mali adesso lo sapeva, neanche lo aveva notato concentrato com’era ad osservare lei che… era meglio non ripensare a quello che il suo cervello aveva ideato per risvegliarla, era qualcosa di vietato ai minori di quattordici anni e con Usagi certi pensieri non poteva permetterseli perché lei era off limits, per tutta una serie di motivi che in quel momento non ricordava, ma che la sera prima erano stati bene impressi nella sua mente tanto da riuscire a fermarlo lì, a pochi centimetri dalle labbra di lei. Poi, quando si era accorto che stava iniziando ad agitarsi nel sonno, probabilmente per il freddo, si era avvicinato per svegliarla. La sua intenzione era semplicemente chiamarla ma, dopo due minuti buoni spesi nel vano tentativo di farla uscire dal suo mondo fatato, aveva capito che la sua psicologa preferita aveva il sonno pesante, quindi era passato alle maniere forti iniziando a scuoterla per una spalla.
Si
era avvicinato un po’ di più perché bisbigliava nel sonno e voleva capire
cosa stesse farfugliando l’aveva chiamata un po’ più forte con il risultato
di farla svegliare di botto colpendo lui al naso con una testata ben precisa.
Dopo
l’interludio in bagno era tornato in camera dove il diario aveva,
finalmente, attirato la sua attenzione. Si era seduto sul letto e lo aveva
sfogliato, dapprima incuriosito chiedendosi cosa potesse essere, ma dopo, quando
aveva capito di cosa si trattava si era fermato, dicendosi che era sbagliato
frugare tra i pensieri di Usagi, anche se erano passati anni e probabilmente lei
stessa non ricordava più l’esistenza di quella specie di diario.
Oggi è stata una giornata infernale, peggio delle altre. Adesso ne sono
convinta: per Lui non esisto, sono solo una stupida ragazzina di sedici anni. Me
lo ha fatto capire chiaramente, con il suo modo di fare così… suo. Forse ha
ragione Lui, solo una sciocca scriverebbe ancora sulle pagine di un diario, ma
non so con chi altri sfogare l’angoscia per questa situazione così assurda...
Aveva interrotto la lettura chiudendo con un gesto secco il diario,
chiedendosi come fosse finito sul letto della sua camera; aveva decido di non
dare più peso alla cosa e lo aveva lasciato sul ripiano del comodino
andandosene in bagno per rinfrescarsi.
Una
volta faccia a faccia con il suo naso si era lasciato andare ad una risata
bassa, per evitare di farsi sentire da Usagi che probabilmente riposava già.
Alla fine aveva esagerato di proposito, gli piaceva vederla così concentrata su
qualcosa, raramente gli era capitato osservarla con quello sguardo attento…
raramente le aveva visto quello sguardo rivolto a lui.
Era
lo stesso sguardo che aveva avuto in montagna, quando si era messa di impegno
per imparare a sciare, dopo quell’abbraccio precipitoso - in cui per la prima
volta, anche attraverso lo spessore di strati e strati di vestiti, aveva
percepito la morbidezza delle sue forme - finalmente Usagi, aveva capito che era
meglio fidarsi di lui e dei suoi consigli se non voleva passare quella vacanza
da sola in baita.
Era
lo stesso sguardo che aveva avuto quando, dopo la festa a sorpresa di Jadeite,
si erano ritrovati a casa di lei che si era fermata a sentire il suo racconto
circa la sua infanzia, le sue lamentele riguardo al rapporto con Masao, la sua
incapacità di legarsi a qualcuno in modo stabile, sorrideva Usagi, ma i suoi
occhi erano attenti pronti a cogliere il possibile significato di un suo gesto o
delle sue parole, lo ascoltava come non aveva fatto mai nessuno.
Era
lo stesso sguardo che aveva avuto quello stesso pomeriggio, quando era alla
guida del Suv; li aveva visti quegli occhi attenti sulla strada, aveva finto di
dormire, almeno inizialmente, ogni tanto buttava l’occhio su di lei per
vederla sempre attenta, ma con il sorriso sulle labbra. Bella.
Ed
infine, quello era lo stesso sguardo mentre quella sera si occupava del suo
naso, chiusi dentro un bagno. Per un attimo, la sua anima da maschio
conquistatore si era rifatta viva, si era detto di mettere da parte i buoni
propositi e passare all’azione. Quando se l’era vista così vicina aveva
creduto di perdere lucidità ed il suo amico si era pericolosamente risvegliato;
a dire il vero lo stesso era accaduto quando se l’era ritrovata davanti appena
uscito dalla doccia. Era corso in bagno chiudendosi a doppia mandata, non perché
temesse che lei gli saltasse addosso - quello lo escludeva a priori visto
l’espressione imbarazzata che aveva letto sul suo viso - ma perché temeva il
contrario: temeva di prenderla e buttarla su quel letto ed assaporare le sue
labbra e… e questo perché si era detto di lasciar perdere i suoi stupidi
giochetti con Usagi!
Aveva indossato il pigiama - e lui odiava i pigiami, li trovava
ingombranti per il loro annodarsi attorno le gambe, preferiva di gran lunga i
boxer ed al più una maglietta, ma per quei due giorni si doveva mettere il
cuore in pace, non era a casa da solo e non poteva fare come più gli piaceva -
ributtandosi sul letto ed infilandosi sotto le coperte. Le braccia dietro la
testa e fissava il soffitto, due minuti dopo la sua testa era girata verso il
comodino su cui riposava il diario. Si sentiva calamitato da quel quadernetto
vecchio e malridotto. Se ne se sentiva attratto come gli orsi con il miele. Lo
prese in mano dicendosi che non stava facendo nulla di male, in fondo, se si
fosse trattato di qualcosa di davvero importante, Usagi non lo avrebbe
dimenticato.
Aveva
sfogliato diverse pagine per poi fermarsi su di una in particolare.
Minako sospetta qualcosa, lo so, lo sento.
Mi
guarda di continuo, mi spia. È assurdo, mi sto nascondendo come una ladra, come
se stessi commettendo chissà quale reato! Alla fine sono semplicemente
innamorata dell’unico uomo che non mi calcola neanche di striscio. Oh sì
uomo, perché Lui è un uomo!
Oggi
guardavo le sue mani e le ho viste grandi, le immagino calde e delicate… lo
sono per forza perché lui è grande e grosso e può sembrare anche distante
dagli altri ma è solo apparenza, in realtà è la persona più dolce di questo
mondo, non può essere altrimenti. Lo capisco dai suoi occhi, dal suo sorriso,
dalla fossetta che si forma sul mento quando sorride, sorridesse a me ogni tanto
ed invece niente. Mi ignora, come se io non esistessi.
Non
so cosa darei per sentirlo raccontarmi dei suoi sogni, di cosa desidera, di cosa
vuole… se è felice oppure no. A volte, quando nessuno dà peso alla mia
presenza, mi fermo ad osservarlo ed allora lo vedo, quel velo di tristezza che
annebbia il suo sguardo. Ha paura anche lui, lo sento, ma cosa può temere uno
come lui?
Ha
tutto, è bello, intelligente…
Aveva interrotto lì la sua lettura chiedendosi chi
potesse essere quest’essere così perfetto! Era assurdo, Usagi doveva essere
proprio infatuata di uno così… sicuramente si trattava di un tipo con la
puzza sotto al naso troppo preso da sé per accorgersi che non era lui il centro
del mondo.
Odiava
questo genere di persone così arroganti e presuntuose, si credevano i padroni
del mondo solo perché avevano i soldi, un individuo simile come aveva potuto
fare breccia nel cuore di Usagi?
Aveva
girato altre pagine e si era fermato a leggere ancora.
Ciao Runa,
oh
sì, ti ho dato un nome, sei la mia unica confidente, è giusto che tu abbia un
nome non credi? È lo stesso che la protagonista del manga Sailor Moon aveva
dato al suo gatto! Non prendermi per stupida, è carino come nome e poi anche tu
hai una falce di Luna sulla tua copertina quindi il nome ti calza a pennello!
Comunque, non è per questo che ti scrivo!
Oggi
sono stata al Crown, sai quella sala giochi di cui tutte ne parlano, perfino Ami
vuole passarci i suoi pomeriggi, lo fa per vedere Zoicite, ne sono certa. Quei
due sono perfetti per stare insieme, due cervelloni! Immagina che conversazioni
faranno se finissero a fare coppia fissa, ma che importa, è così bello essere
innamorate!
Ma
ti dicevo, oggi finalmente sono stata al Crown e l’ho visto! Non potevo
crederci, anche lui è lì, e ti dirò, quando ho capito che serviva ai
tavoli… non ci potevo credere! Ti rendi conto, studia e lavora! Dimmi tu se
non è un ragazzo d’oro!
Ad
un certo punto però sono dovuta scappare, non sono riuscita a rimanere. Si è
avvicinato ad una ragazza e questa ha iniziato a civettare, sapessi che nervoso.
Lei era bella e poi aveva dei lunghi capelli castani, lucenti che erano la fine
del mondo, ed i miei? Sono ridicola con questi due codini! Forse dovrei cambiare
anch’io il mio aspetto per piacergli, non credi?
Era meglio fermarsi lì. Non poteva continuare a leggere tutte quelle
assurdità. Davvero Usagi credeva che per piacere a quel broccolo doveva
cambiare il proprio aspetto? Era impossibile, come poteva pensare una cosa
simile? Lei doveva piacere per ciò che era, per ciò che trasmetteva. Il suo
sorriso le illuminava il viso e questo era più di lunghi capelli castani,
lucenti.
Runa,
sono
distrutta. Perché? Cosa ho fatto di male? Mi sento vuota, sola. Mi sembra quasi
di… non so. Oggi compio diciassette anni e… lui neanche si è fermato a
farmi gli auguri. Erano tutti lì a stringermi ed abbracciarmi, a farmi i loro
più sinceri auguri mentre lui ha sorriso, mi ha fatto cenno con il capo e poi
si è messo da parte, come se io non esistessi.
Lo
odio, oggi poteva comportarsi diversamente. Avevo aspettato questo
maledettissimo 30 giugno 2002 per non so quanto tempo. Mi ero detta che, visto
che adesso siamo un po’ più in confidenza, forse mi avrebbe dato un bacio,
uno stupido bacio sulla guancia ed invece… niente! Mi ha ignorato. Di brutto.
Perché è un essere così abietto? Inizio a pensare che Minako non si sbagli
poi tanto su di lui: è un essere senza cuore.
E dire che per un po’ mi
ero illusa sai… mi era sembrato che si accorgesse di me. Avevo avuto
l’impressione che si fermasse a guardarmi, ad osservarmi. Diverse volte,
alzando gli occhi dal libro che leggevo o dal frappè che bevevo, mi era
sembrato di vederlo spostare lo sguardo rapidamente, come se temesse di essere
stato beccato mentre mi guardava, mi ero costruita castelli in aria, stupida che
non sono altro.
Nel giugno del 2002 la sua vita era
incasinata. Aveva ricevuto la proposta della borsa di studio a Boston ed era
indeciso sul partire o meno. Temeva che ci fosse lo zampino di Masao e quindi,
prima di accettare, voleva essere certo. Era proprio in quel periodo che si era
accorto di provare qualcosa per Odango, non era più una ragazzina. Era…
diversa. Attirava gli sguardi di diversi ragazzi al Crown anche se indossava
quella semplice divisa scolastica. In quel periodo aveva messo da parte i codini
ed i capelli era solita portarli liberi sulle spalle, come faceva sua cugina
Rei, e lui generalmente non era solito notare i cambiamenti delle ragazze, ma
con Usagi era stato diverso. Se ne era accorto immediatamente appena era
entrata. Con il senno di poi, sapendo il perché del suo cambiamento, non sapeva
che pensare.
Aveva
sfogliato altre pagine per poi fermarsi su di una in particolare, c’era un
nome che era ripetuto con una certa frequenza, Saitou Isei.
Sai Runa,
Saitou Isei non sarà come Lui ma è un ragazzo dolce. Oggi mi ha portato al parco, abbiamo passeggiato come quelle coppie che si vedono nei drama. Non era imbarazzata, per nulla, questo credo che sia abbastanza esemplificativo del sentimento che non provo nei suoi riguardi. Ma perché? Perché non posso innamorarmi di uno come Isei? È carino, è pieno di attenzioni nei miei confronti. Io davvero non lo so. L’ho conosciuto al Crown, ormai è l’unico locale che frequento, era con Lui e bhè ci ha presentati… c’erano anche gli altri è chiaro, ma Isei mi ha trattato subito come se fossi davvero una ragazza, una bella ragazza. Ogni volta che ci vediamo mi fa un complimento, anche se indosso quell’orribile divisa scolastica. Dice che mi dona parecchio, mi rende fintamente ingenua… ti rendi conto, secondo lui sono una ragazza con alte capacità seduttive!! Conosco i tipi come Isei, sono tali e quali a Lui, tendono a rimorchiare le ragazze, ma che c’è di male? L’importante è non finire nella tana del lupo, no? Magari riesco a liberarmi dalla mia ossessione per Lui, o no?
Saitou Isei, si ricordava di lui. Avevano studiato
insieme per i primi anni di università, poi, quando lui aveva deciso di
accettare la borsa di studio per Boston, i loro rapporti si erano interrotti,
senza nessuna spiegazione. Si era chiesto come mai Isei, non rispondesse mai
alle sue mail o alle sue telefonate, ma poi il lavoro lo aveva assorbito a tal
punto da non chiedersi più che fine avesse fatto Isei.
Runa,
forse ha ragione Minako, se fossi più donna Lui si accorgerebbe di me… e per essere più donna si deve compiere il grande passo, o almeno è così che si dice. In una delle riviste di Mina, ho letto che una ragazza dopo aver fatto sesso diventa più bella, più sensuale… magari è vero? Magari Lui si accorge di me, non credi? Ho un po’ paura, non so se sono pronta. Cioè io lo voglio, ma vorrei che fosse Lui il primo e non uno qualsiasi, ma so che se aspettassi i suoi comodi, bhè rimarrei vergine per il resto dei miei giorni, non si accorgerà mai della mia esistenza.
E poi mi sto comportando davvero male con Isei, accetto la sua corte, usciamo insieme, parliamo tutte le sere al telefono, ci vediamo quasi tutti i giorni, ogni tanto lui mi bacia, sì mi bacia sulle labbra, ed io non mi sottraggo mai a questo contatto, dopotutto anch’io ho bisogno di sentirmi veramente amata, non posso continuare ad andare dietro ad un amore platonico, non credi? Però, sì lo so, sono meschina con Isei, forse dovrei parlargli.
Non aveva mai immaginato che tra Usagi ed Isei potesse
esserci un rapporto così speciale. Non lo aveva mai sospettato. Che razza di
idiota era stato!! Cieco per di più. Usagi ed Isei avevano una sorta di tresca
e lui non se ne era accorto! Perché? Perché con tutti i ragazzi esistenti,
perché proprio Saitou Isei? Usagi, non lo sapeva che Isei era un bastardo
approfittatore che si divertiva a cambiare ragazze ogni settimana?
Oggi mi sono resa davvero ridicola.
L’ho
seguito. Uscito dal Crown l’ho seguito per conoscerlo un po’ meglio, almeno
così speravo. Fuori faceva un caldo terribile, Lui non ha fatto altro che
vagare per la città,
come se non sentisse l’afa che toglieva il fiato. Alla fine è entrato al
parco Ichinohashi e si è seduto su di una panchina sotto un albero. Era
l’occasione perfetta per andare da Lui, per passare casualmente e fermarmi a
parlare, soli, finalmente soli, ed invece no. Sono rimasta come una stupida
dietro una siepe ad osservarlo, con il sole a picco sulla testa. Aveva gli
occhiali in testa e le braccia poggiate sulle ginocchia, sembrava molto
concentrato e no, non me la sono sentita di andare a disturbarlo. Chi sono io
per piombare così nella sua vita? Che cosa sono io per Lui? Niente! La verità
è che io non lo conosco, non davvero. Mi limito a fare delle congetture su cosa
possa pensare, su cosa possa desiderare dalla vita… ma non so altro. Mi chiedo
se il mio sia un sentimento sano o no… cioè, come posso amare un ragazzo che
neanche conosco? Come posso amare un ragazzo con il quale sì e no ho scambiato
solo qualche battuta? Eppure non lo so Runa, sono davvero così disperata da
amare un ragazzo da quasi cinque anni senza in realtà sapere niente di lui?
Sono davvero messa male, non c’è che dire! Eppure non potrò mai dimenticare
il giorno in cui l’ho visto per la prima volta, il giorno in cui il mio cuore
ha iniziato a rallentare i battiti perché ero sorpresa. Oddio è vero,
generalmente quando si vede un ragazzo bello il cuore inizia a battere molto più
veloce ma il mio no; il mio ha iniziato a rallentare, quasi si è fermato, ero
totalmente rapita da quel sorriso sincero, da quell’aria un po’ misteriosa,
credo che sia stato nell’esatto minuti in cui mi ha detto “Ciao!” lì, è
iniziata la mia fine.
Secondo
te, tutto questo può essere considerato Amore?
Non sapeva se quello poteva essere considerato Amore, con la A maiuscola
come aveva scritto lei, ma sapeva che era un sintomo importante circa
l’ossessione che questo tizio era diventato per Usagi. Come si poteva essere
attratte da qualcuno che non si conosceva? Aveva continuato a sfogliare le
pagine del diario fino a quando non si era fermato su una pagina dove il primo
pensiero era seguito da un’infinità di punti esclamativi.
Runa ho deciso!!!!!!!!!!
Sì. Stasera uscirò con Isei, come se fossimo una coppia. Mi ha invitato a cena fuori ed io ho accettato. Andremo non so dove, è stato misterioso riguardo ciò, dopo, ho deciso, che andremo a Nikko, da me. Sono stanca di aspettare. Non so come, ma gli farò capire cosa voglio, dopotutto non credo che gli dispiacerà, o no? Anche se… ho paura, tanta paura. E se non dovesse andare come spero? Io non lo so…
Non poteva proseguire, non poteva aver letto quello che c’era scritto.
Lei non poteva aver deciso di… assurdo, non poteva essere. Non con Isei, no.
Cosa le era saltato in testa? Cosa? Perché aveva deciso di andare con Isei,
cosa poteva averla spinta ad andare proprio con lui. Perché aveva quel bisogno
di perdere la propria verginità?
Aveva
chiuso con un gesto secco il diario e lo aveva buttato in malo modo sul letto,
proprio accanto a sé. Aveva scostato la leggera coperta ed era andato in bagno
per sciacquarsi il viso. Aveva caldo. Bagnò il viso diverse volte e lo stesso
trattamento riservò anche ai capelli immergendo la testa sotto il getto
dell’acqua. Poi prese un telo ed iniziò a frizionarsi i capelli. Non voleva
pensare. Voleva svuotare la testa e dimenticare ciò che aveva letto. Voleva
dimenticare ciò che aveva pensato… voleva dimenticare… e basta. Inspirò
profondamente e guardò, un’ultima volta, il suo riflesso scotendo la testa
come a dirsi che non poteva essere. Lanciò l’asciugamano nel cesto vicino al
lavandino e tornò in camera. Si avvicinò alla portafinestra e tirò la tenda
per vedere il cielo trapuntato di stelle. La luna quella sera non si vedeva ma
il cielo era comunque spettacolare. Inspirò ancora una volta profondamente, si
girò e guardò quel diario come a volerlo incenerire con lo sguardo. Si fece
forza e tornò sotto le lenzuola. Fissò ancora la ragione del suo turbamento e
poi, alla fine, lo prese in mano. Sfogliò le pagine fino a che non arrivò
all’ultima ed iniziò a leggere. La data era sempre uguale a quella della
pagina precedente, cambiava solo l’ora. Segnava le 00:54, ironia della sorte,
il display del suo cellulare, a distanza di otto anni, rimandava lo stesso
orario, sorrise ironicamente poi aveva ripreso a leggere.
Chiudere gli occhi e non pensare a nulla.
Chiudere
gli occhi ed immaginare un corpo invece di un altro.
Chiudere
la mente, il cuore, la ragione e lasciarsi trascinare dalle emozioni del
momento.
Aprire
gli occhi e tornare alla realtà.
Aprire
gli occhi e specchiarsi in delle pozze scure che non sono quelle desiderate.
Aprire
gli occhi, la mente, il cuore e sentirsi delle stupide perché Saitou Isei non
è Lui.
Si
dice che la prima volta sia sempre…
Aveva chiuso il diario con un gesto secco sdraiandosi sul letto. Non
voleva leggere altro. Non era giusto per i protagonisti di quelle pagine, per ciò
che c’era scritto… non era giusto per sé.
Non
era giusto per i protagonisti di quelle pagine: Usagi soprattutto. Non poteva
leggere ancora i suoi pensieri. Non poteva leggere di lei che si vendeva ad un
tizio che neanche aveva un nome. Non poteva aver… non poteva aver fatto sesso
con Isei. Non con lui.
Non
era giusto per ciò che c’era scritto: per quei sogni infranti, per
quell’amore mai dichiarato. Non era giusto per quella giovane ragazza che
aveva vissuto con l’illusione di amare qualcuno che in realtà non conosceva.
Non
era giusto per sé… perché aveva scoperto di aver provato qualcosa di più di
una semplice cotta per la ragazza che dormiva a pochi metri da lui. Non era
giusto per sé che dopo otto anni sentiva ancora di provare qualcosa per lei…
qualcosa che era diventato di più di una semplice cotta.
Non era riuscito a riaddormentarsi, se non alle prime luci dell’alba.
Si era alzato intenzionato a mantenere il più totale silenzio riguardo il
diario, era meglio ignorare quello che aveva scoperto. Non voleva litigare con
Usagi, non ne aveva la forza, si sentiva svuotato… peccato che i suoi buoni
propositi si erano disciolti come neve al sole appena l’aveva vista nel
giardino della villa. La rabbia era esplosa ed era stato difficile tenere a
freno la lingua. Era stato stressante stare due ore accanto a lei e non fiatare,
se non perché costretto. Alla fine però, quando aveva visto la sua espressione
felice non era riuscito a trattenersi oltre ed aveva attaccato. Ed era stato
cattivo. Perché voleva ferirla.
Adesso sapeva perché l’aveva attaccata a quella maniera. Era arrabbiato, furioso. Stava soffrendo a causa di Usagi, voleva che lei capisse cosa voleva dire avere interesse per qualcuno e non essere ricambiato… perché lui era attratto da Usagi ma lei non sembrava interessata alla possibilità di costruire qualcosa insieme, la sera prima glielo aveva fatto capire benissimo. Era furioso, geloso, sofferente… ed Usagi doveva provare i suoi stessi sentimenti, per un altro che non era lui, e per questo doveva soffrire. Era un comportamento infantile forse, ma a lui non interessava. Non in quel momento. Non adesso che la vedeva filare come un treno a vapore pronta a sradicare anche una foresta pur di allontanarsi da lui… e lui non l’avrebbe lasciata andare. No. Era arrivato il momento di mettersi in gioco, ma stavolta veramente.
Per entrambi era il momento di fare pace con la propria coscienza. Lei doveva cancellare il passato… lui doveva accettarlo.
L’angolo
dell’autrice
Anche se con un giorno di ritardo ecco il mio regalo di Natale!
Buon Natale a tutti!
Ecco finalmente il capitolo tanto atteso. Mi ha fatto un po’ penare e se non fosse stato per Giovanna/Micina82 vi assicuro che io non sarei riuscita ad andare avanti, quindi dite grazie a lei che mi ha aiutata leggendo in anteprima le scene, le ha commentate e senza volerlo mi ha dato qualche idea! Se poi aggiungete anche le minacce ed i sensi di colpa che ha suscitato nei confronti della sottoscritta… bhè avete capito perché sono riuscita ad aggiornare!
Alcune precisazioni… il diario letto da Mamoru… non prendete per oro
colato quello che c’è scritto e quello che pensa Mamoru, vi ricordo che
quando si scrive un diario lo si fa sotto la spinta dei sentimenti provati… e
Mamoru ha interpretato quelle righe dal suo punto di vista. Non credo che si
debba aggiungere altro, risponderò al resto delle recensioni con la nuova
modalità data in dotazione da EFP! Bene, ancora buon Natale se non dovessimo
sentirci (come spero visto che teoricamente il 29 parto, teoricamente perché il
mio ragazzo ha ben pensato di farsi venire - giusto oggi - la febbre) buon Anno!
- Usagi: nel momento in cui inizia la storia ha 25 anni. Nel corso della sua adolescenza ha una cotta per Mamoru; cotta che dura circa sette anni… questo periodo può essere compreso tra i suoi 12/13 ed i 19/20 anni… perde la verginità a 17 anni con Isei un compagno di corso di Mamoru. All’età di 18 anni entra all’università di Tokyo ma continua a soffrire a causa della sua cotta per Mamoru. Usagi vive nella prefettura di Shinagawa.
- Mamoru: nel momento in cui inizia la storia ha 30 anni. All’età di 22 anni lascia il Giappone per partire per gli USA, Boston. In quel periodo si scopre attratto da Usagi, lui addirittura afferma di aver avuto una cotta per lei, ma non dice nulla perché deve lasciare il suo paese. Mamoru vive nella prefettura di Ginza.
Grazie alle 54
persone che hanno inserito la fic tra le preferite:
soprattutto ad agnese94,
bimbastupenda, cri88, LaurenVandernoot, micia247, serenity82, Un NuOvO MoNdO MiO
E Tuo (un nome un po’ complesso a primo impatto!), vera1982 e xsemprenoi (la
mia aretina! È arrivata pure lei! *__*) le
ultime arrivate. (mi spiace aver perso giulyangel, giovywanda, micina247)
Grazie alle 100 persone che hanno inserito la fic tra le seguite: un grazie particolare ad ambree, bimbastupenda, daffyna, Garth Herzog, giugiu_4eve, Isilya, JaneYumi, kishal, lilie162, pattycenfola, perrypotter, prettyvitto, princesss, Sailor Jupiter, SidRevo, stefyna, sweetPotterina, vera1982 e _ Principessa di cristallo _ le ultime arrivate, mi spiace aver perso giovywanda e _gIuLiNa_ e VaMpiRa89.
Grazie alle 7 persone che hanno inserito la fic tra le ricordate, mi spiace aver perso star86.
P.S. Una piccolo favore: ragazze vi dispiacerebbe firmare le vostre recensioni con il nome, almeno così quando vi rispondo posso mettere un nome e sentirvi meno distanti! Grazie!