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Autore: tYTy    31/12/2010    3 recensioni
«La neve è diventata rossa,» dissi, terrorizzata dal tocco delle sue labbra sul mio collo, senza accorgermi che mi aveva già morsa...
No, lo scarlatto che vedevo per terra era sangue. Il mio, uscito dal corpo quando lui aveva iniziato a sfamarsi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kaname Kuran, Yuki Cross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Neve In questa fanfiction è presente un piccolo spoiler su cosa fanno e dove vanno Yuuki e Kaname dopo essere andati via dal collegio Cross.
La fic ha partecipato al Xmas Tree Party su Fanworld.it con il prompt: inverno, neve.
La parte iniziale di questa fanfiction è ambientata nell'universo di Vampire Knight, prima della nascita dei personaggi che conosciamo, quindi non c'è nessuno di loro.


La neve scendeva ormai da ore, quel giorno. Me lo ricordo come se fosse ieri... perché ha cambiato la mia vita.
Stavo andando alla messa per la novena di Natale. Indossavo delle scarpe rosso fuoco e un cappello dello stesso colore.
Forse furono proprio quei due abiti ad attirarlo.
«Dove va, bella signorina?» mi chiese, con una voce dolcissima. Non avrei mai potuto capire quale essere mostruoso fosse in realtà.
Io, stupida bambinetta che non ero altro, risposi.
Insistette per percorrere con me il resto della strada. Ripeteva che era pericoloso per una ragazzina uscire da sola di notte. Domandò anche perché l'avessi fatto. Gli dissi che ero scappata di casa.
Continuammo così, lui a fare domande e io a rispondere come una scema.
Riuscì, con mille moine e inganni, a convincermi ad andare con lui in un vicolo buio e stretto.
Lì la neve era nera, puzzava di marcio. Cattivo presagio.
Mi sorrise. Solo in quel momento notai i suoi canini appuntiti.
«La neve è diventata rossa,» dissi, terrorizzata dal tocco delle sue labbra sul mio collo, senza accorgermi che mi aveva già morsa...
No, lo scarlatto che vedevo per terra era sangue.
Il mio, perso dal corpo quando lui aveva iniziato a sfamarsi.

«Che c'è, Kaname?»
Il vampiro si era sciolto dal suo abbraccio troppo presto. Di solito era proprio lui che insisteva per stare con lei in quella posizione. Aveva gli occhi persi fuori dalla finestra, guardava la neve.
«Un livello E sta devastando la città qui vicino,» rispose «sembra molto inferocito. Mi dispiace, Yuuki, devo andare, è un'emergenza.»
«Non può occuparsene Hanabusa?» chiese lei speranzosa. Il fratello la guardò con tenerezza, poi la baciò.
«Piccola, probabilmente quell'umana era stata fatta diventare una vampira dai miei antenati. Sono io che devo ucciderla. Bisogna che mi rechi subito sul posto, prima che ci arrivi qualche cacciatore di vampiri.»
Detto questo sparì.

Nella piazza gli abitanti della piccola cittadina erano nel panico più totale, come se fossero impazziti, il brutto era che ne avevano tutti i motivi: quella che un tempo alquanto lontano era stata una bambina innocente ora era una ragazza assassina, desiderosa di sangue.
Molti, moltissimi loro compaesani avevano abbandonato questo mondo a causa sua, gli altri non avevano nessunissima intenzione di fare quella fine, per giunta solo qualche giorno prima del Natale. Questo era quello che percepiva il vampiro mentre stava camminando verso di lei.
Kaname fissò i suoi occhi poco prima di ucciderla, e la donna, esattamente un istante prima che il soffio della vita la abbandonasse, gli lanciò uno sguardo di gratitudine.

Ho provato in tutti i modi possibili a tenere acceso il mio lume della ragione.
Purtroppo non ci sono riuscita.
Giorno per giorno vedevo che il mio corpo non mi rispondeva più, faceva cose che io non avrei mai fatto.
Esigeva sangue.
Per quello era arrivato persino a uccidere degl'innocenti. 
Presto la mia parte razionale, sana - che pur continuava a esistere - si trovò incarcerata nei meandri più profondi della mia mente, dove non poteva fermare in alcun modo gl'istinti del corpo.
Ma riusciva a vederli. Questo mi straziava l'anima.
Ogni volta che io - o meglio, il mio involucro esterno, che una volta mi apparteneva - ammazzava qualcuno, pregavo che la gente m'inseguisse e mi facesse la pelle, così finalmente mi sarei potuta liberare. Spesso, però succedeva il contrario.
Ho dovuto aspettare, certo, ma adesso non sono più imprigionata.
Sono morta due volte sulla neve rossa.
Oggi, però, a te, vampiro che mi hai reso la vita, dico: grazie di cuore.

  
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