Visti e imprevisti
-Mhh,
sicuro che siano
tutti Aniki?- domandò serio, continuando a spulciare il
fascicolo che aveva
davanti.
-Sì
otouto. Ormai quelli
della lista li abbiamo puniti tutti, dobbiamo trovare gli altri per
poter
riprendere la caccia!- sbuffò, senza smettere mai di fissare
lo schermo del pc.
La
caccia agli ex
fidanzati aveva subito un brutto arresto dovuto a cause di forza
maggiore:
avevano finito di punire coloro che si trovavano sulla loro lista. Ed
ora i due
Uchiha si stavano dando da fare per cercare di trovarne altri,
perché ne erano
sicuri, ce ne dovevano essere per forza altri nascosti. Altri subdoli
esseri
indegni di vivere ancora, che con inganno e spirito suicida avevano
osato
toccare ciò che non era loro! Ahh, ma loro li avrebbero
trovati, e a quel punto
quei dannati l’avrebbero pagata cara!
O
almeno questo era il
piano iniziale. Peccato solo che, passata una settimana, non avessero
ancora
trovato nessuno da rasare. Nessun nuovo nome saltato fuori dal nulla.
Niente di
niente. I mitici Uchiha si erano arenati, come continuava a sostenere
(a
rischio continuo della sua vita) Deidara.
Ma
colui che non riusciva
davvero a sopportare tutta quella situazione era il padrone di casa.
Gaara
fissò, cercando di
ghiacciarli sul posto, i due ospiti indesiderati che da troppi giorni
ormai
avevano scambiato la sua dimora per una base militare segreta, o un
ricovero
per pazzi a suo dire.
Non
bastava averli avuti
intorno depressi, e aver dovuto poi sopportare i loro deliri quando
avevano
iniziato questa assurda caccia. No, ora doveva anche subirsi la loro
presenza
ventiquattro ore su ventiquattro mentre cercavano su internet altri
dementi da
pelare! E, come se
non bastassero loro
due, ogni tre per due doveva subirsi anche tutta l’allegra
brigata di pazzi che
erano gli Akatsuki, mentre elaboravano piani assurdi per far avvicinare
Sasuke
e Naruto, piani che finivano poi ovviamente per fallire miseramente. E
allora
il ciclo si ripeteva da capo, inesorabilmente.
Lui
era sempre stato un
tipo calmo e paziente, ma tutti hanno un limite, e due Uchiha farebbero
superare quel limite anche al Dalai Lama in persona!
Fu
quando vide Sasuke
uscire dal suo appartamento con aria depressa seguito a ruota da un
determinato
Itachi, che decise.
Si
alzò da divano sul quale
si era rifugiato e afferrò la cornetta. Pochi minuti ed una
voce cristallina lo
salutò dall’altra parte.
-Vieni
subito a casa mia
Naruto, dobbiamo parlare- e detto questo riattaccò, senza
dare al biondo la
possibilità di replicare.
Si
era stufato di tutta
quella situazione, era ora che qualcuno aprisse gli occhi a Naruto, e
se a
farlo non ci riusciva Sasuke allora ci avrebbe pensato lui.
Nel
frattempo, Itachi si
era attaccato al telefono spedendo messaggi a tutti. Dovevano
incontrarsi,
dovevano mettere in atto la loro strategia numero uno di
riappacificazione
teme-dobe! Sì, avrebbero aiutato suo fratello a conquistare
il suo biondino!
Perché lui era un bravo fratello maggiore infondo, e
perché il regno delle
scommesse non poteva crollare così! E su questo erano stati
tutti d’accordo con
lui, all’ultima riunione, ovviamente lo erano stati anche sul
riunire Sasuke e
Naruto, ma gli affari sono affari, come si sul dire!
Ghignando
come uno scemo,
si avviò alla sua auto. Doveva incontrare gli altri e
preparare la cena a
sorpresa.
Ora
che ci pensava, se
n’era andato senza salutare Gaara. Accidenti, sperava solo
che il suo amore non
se la fosse presa con lui! Bhè, si disse, finita la cena a
sorpresa sarebbe
andato di corsa da lui a farsi perdonare, eheh, ed aveva già
una mezza idea di
come fare, uhuh.
***
-Scusa,
puoi ripetere?-
domandò scioccato, Naruto, continuando a fissare Gaara come
se fosse un alieno
con due teste.
-Hai
capito bene. Ho detto
che Sasuke ti ama da anni, e che tu finora sei stato l’unico
a non
accorgertene- sbuffò, rigirandosi la tazza di tea tra le
mani. Era passata
un’ora, una lunghissima ora in cui aveva dapprima cercato di
far sì che Naruto
arrivasse da solo all’ovvia conclusione, parlando per
metafore e frasi in
sospeso aveva sperato capisse da solo, collegando i punti. Poi si era
reso
conto che forse Sasuke non aveva tutti i torti a chiamarlo dobe. Per
cui, visto
che la sua pazienza era già stata duramente logorata dai due
Uchiha, aveva
deciso di essere più diretto e crudo, arrivando subito al
punto.
Aveva
cominciato a
raccontare ciò che per tutti era ovvio da anni. Tutti i
fatti più salienti che
avrebbero fatto capire anche ad un cieco, ma non a Naruto Uzumaki
evidentemente, che Sasuke Uchiha era stracotto di lui. Non aveva
tralasciato
niente, partendo da quando avevano il pannolone fino ad arrivare ai
tempi più
recenti.
Aveva
visto crescere
stupore ed incredulità sul volto del suo migliore amico.
Ovviamente scoprire di
essere sempre stato amato dal suo migliore amico e di essere sempre
stato
l’unico a non capirlo lo aveva sconvolto, ma almeno ora
sapeva, e forse sarebbe
riuscito a togliergli di torno i due dementi. Ed anche a coronare il
sogno
d’amore con il piccolo Uchiha ovviamente.
Una
risata cristallina e
tremendamente divertita invase l’ambiente circostante.
Naruto
si stava piegando
in due dalle risate.
Non
riusciva a credere a
quello che Gaara gli
aveva raccontato. Certo, era stato dettagliato e preciso ma, andiamo,
il teme
innamorato di lui?! Non sapeva che il rosso avesse un così
grande senso
dell’umorismo! Perché quello era assolutamente
impossibile! Se Sasuke si fosse
innamorato di lui, lui di sicuro se ne sarebbe accorto.. vero?
-Smettila
di ridere. Sono
serio Naruto.- lo fulminò con lo sguardo. Insomma, lui mica
aveva parlato per
un’ora filata, stabilendo il suo nuovo record personale di
parole messe in fila
in un discorso, solo per prenderlo in giro. Come poteva crederlo?
-Cioè,
stai dicendo che
sul serio, Io, ma proprio Io piaccio al teme?- domandò, per
l’ennesima volta,
indicandosi ad ogni IO ripetuto.
Gaara
quasi bestemmiò in
cinese, e diviso a metà tra la voglia di buttarlo
giù dal balcone o spaccargli
la testa contro il muro, si decise a rispondere per la centesima volta,
ribadendo l’ovvio.
-Sì!
E non gli piaci, ma
ti ama. Diavolo, è un Uchiha, quelli non hanno vie di mezzo
lo sai, o amano o
odiano. E sto con uno di loro, per cui fidati, è
così-
-Ma,
ma non ha senso!
Perché non me lo avrebbe detto? E poi come ho fatto a non
accorgermene? Sei
sicuro di quello che dici?- si buttò a peso morto sul
divano, spiazzato e
ancora confuso ed incredulo –ora le scommesse di quei pazzi
degli amici di
Itachi acquistano un altro senso e.. oddio che vergogna!-
sbottò, coprendosi la
faccia con le mani –ma davvero la città scommette
su quando andremo a letto
insieme io e Sasuke?!-
Si
limitò ad annuire,
riprendendo a sorseggiare il suo tea. Aveva parlato anche troppo per i
suoi
gusti. Ma sapeva che non aveva ancora finito.
-Senti,
so che ti è
difficile da credere, ma le cose stanno davvero così. Se
vuoi puoi verificarlo
da te. Chiedilo a Sasuke, Itachi oppure analizza il comportamento di
Sasuke
quando state insieme. Lo conosci in fondo- si fermò un
attimo, fissandolo negli
occhi –ma dovrai mettere da parte i tuoi pregiudizi. Cerca di
capire se quello
che dico è vero, ma non pensare con la tua testa basandoti
sulle tue
convinzioni. Resetta la mente, quando state insieme, e analizza tutto
guardandolo con occhi nuovi. Vedrai che ti sarà tutto
più chiaro.- e sperò di
non dover parlare ancora a lungo, già sentiva la gola
iniziare a dolergli
terribilmente.
Ma
di una cosa era certo,
se quei due non si fossero messi insieme dopo che lui aveva sprecato
tanto
fiato per aprire gli occhi a Naruto, allora li avrebbe scorticati vivi
con le
sue mani, questo era poco ma sicuro!
Naruto
annuì, debolmente.
Quello che diceva Gaara era giusto, se non si era accorto di nulla in
tutti
quegli anni, non se ne sarebbe accorto neanche ora. Per cui
l’unica soluzione
era guardare tutto con occhi nuovi. Doveva verificare che il fatto che
Sasuke
lo amava fosse vero, credeva a Gaara e sapeva che non gli avrebbe mai
mentito
ma per lui era difficile accettare questa nuova realtà.
Quindi avrebbe
verificato con i suoi occhi, poi avrebbe deciso cosa fare.
***
I
giorni trascorrevano uno dietro l’altro, monotoni. Naruto si
alzava, faceva colazione con il suo adorato ramen, poi andava a lavoro,
come
tutti i giorni da molti anni a quella parte.
Ma
qualcosa era cambiato, la sua mente era altrove. Persino il
suo sorriso solare che rivolgeva a tutti, colleghi, segretarie,
collaboratori
esterni era svanito, per lasciar spazio ad un volto pensieroso, a volte
triste.
Minato
da giorni osservava suo figlio preoccupato, dove era
finito quell’uragano tanto somigliante a sua moglie che per
anni lo aveva fatto
impazzire con le sue marachelle? Persino adulto e laureato, dopo che
aveva
iniziato a lavorare nel suo studio non mancava giorno che non gli
facesse
qualche scherzo, qualche battuta, portandolo quasi
all’esasperazione.
Nell’ultima
settimana però non era accaduto nulla, silenzioso
suo figlio arrivava, mogio salutava per poi rinchiudersi nel suo
studio, alla
sera terminato il lavoro, tornava a casa, non un sorriso, uno scherzo,
una
bambinata che lo contraddistingueva da tutti gli altri.
Anche
la sera in cui aveva cenato con lui e sua moglie, per
quanto tentasse di mantenere viva la conversazione, qualcosa lo portava
a
perdersi nei suoi pensieri, a posare le iridi cristalline come le sue
fuori
dalla finestra e perdersi in chissà quali pensieri,
decisamente Minato
cominciava a preoccuparsi, che fosse accaduto qualcosa di terribile al
suo
bambino?
Né
aveva parlato con Kushina la stessa sera della cena, dopo che
Naruto li aveva salutati per tornare a casa, anche sua moglie era
preoccupata.
Il
giorno seguente aveva telefonato a Mikoto per sapere se fosse
accaduto qualcosa fra suo figlio e Sasuke, ma oltre alle ultime
informazioni
passategli da Itachi, cioè la strana tattica di conquista
che l’Uchiha aveva
messo in atto, ovvero ignorare suo figlio, non era accaduto nulla fra i
due, i
due geni Uchiha erano stati troppo intenti a dare la caccia agli ex di
Gaara e
Naruto per occuparsi di altro.
Minato
scrollò le spalle, poi sconfitto si concentrò
sulle carte
che aveva in mano, per quanto considerasse Naruto ancora un bambino,
sapeva che
suo figlio era grande e sapeva cavarsela da solo, se avesse avuto un
problema
insormontabile sarebbe andato da solo a parlare e a chiedere consiglio
ai suoi
genitori; così seppur controvoglia tornò a
concentrarsi sul suo lavoro.
Di
pensiero contrario a quello di suo marito era Kushina, che si
anche per affetto materno, ma più per curiosità,
voleva assolutamente scoprire
cosa fosse accaduto al suo bambino. Così non appena suo
marito era uscito di
casa aveva alzato la cornetta del telefono e aveva convocato Itachi e
la sua
combriccola a casa sua, per interrogarli e nel caso escogitare un piano
definitivo per far avvicinare suo figlio e l’idiota minore di
casa Uchiha.
Sinceramente
parlando, escludendo Itachi che le stava
particolarmente simpatico, molto simile a sua madre, più che
a quel broccolo di
Fugaku, Kushina si era sempre domandata come la sua migliore amica si
potesse
essere innamorata di un concentrato di orgoglio, privo di senso
dell’umorismo,
quale era l’attuale capo clan degli Uchiha. La cosa
più tragica era che stava
spingendo suo figlio fra le braccia del più piccolo degli
Uchiha, fotocopia
sputata del padre, almeno per quanto riguardava il carattere. Ma in
fondo
sapeva che Sasuke sarebbe stato il ragazzo ideale per il suo bambino,
con il
suo carattere freddo e pacato avrebbe smorzato un pochino
l’esuberanza di
Naruto, tale e quale a quella di Minato.
Anche
ora che erano adulti entrambi, a volte le sembrava di
avere a che fare con due bambini delle elementari, rumorosi, pestiferi
e
giocosi.
La
donna sorrise fra se e sé mentre ricordava la faccia di suo
marito quando Naruto era andato a vivere da solo, per l’uomo
era stato un vero
e proprio colpo, in poche settimane non aveva visto andar via suo
figlio, ma
partire il suo compagno di giochi, una vera tragedia per
l’uomo.
Venne
riportata alla realtà dal campanello di casa che
scampanellava insistente, i suoi ospiti erano arrivati, era ora di
scoprire
cosa fosse accaduto fra i due ragazzi.
Il
vapore fuoriusciva dalle tazzine da tè, annebbiava la sua
visuale, ma non troppo per non notare lo sguardo serio di Kushina
Uzumaki
davanti a lui. I
ragazzi dell’Akatsuki
erano arrivati rumorosi a casa Uzumaki poche ore prima, e dopo aver
parlato
amabilmente con la signora Kushina, lui aveva preso la parola per
raccontare
gli ultimi avvenimenti, ma obiettivamente non sapeva cosa potesse
essere
accaduto a Naruto, tanto da farlo impensierire per un’intera
settimana.
Le
iridi scure continuavano a fissare la donna dai capelli color
delle fiamme, poteva vederle le rotelle del suo cervello muoversi ed
escogitare
qualcosa, un piano per far riavvicinare i due pargoli delle rispettive
famiglie.
In
cuor suo avrebbe preferito che continuassero a rincorrersi
per parecchio tempo ancora, ma in fondo un cuore lo aveva anche lui,
gli
dispiaceva vedere suo fratello con quell’aria afflitta da
cane bastonato che
non gli si addiceva proprio.
Avrebbe
trovato un altro modo per divertirsi e far passare il
tempo più velocemente, e per quanto riguardava le scommesse,
Kakuzo se né
sarebbe fatto una ragione, trovando un’altra forma di
guadagno, magari far
prostituire quella serpe del suo compagno, un ghigno gli comparve sul
volto
ripensando alla sua punizione, anche se lo avrebbe torturato ancora un
pochino,
se proprio il suo amico tirchio non lo avesse fermato, affermando che
gli
serviva ancora.
Scacciò
dalla mente quei pensieri, per tornare ad osservare la
donna
di
fronte a lui, lo
sguardo prima assente ora era vivo e luminoso, probabilmente
un’idea si era
formata nella sua mente.
Geniale,
così semplice eppur geniale, era questo quello che
stava pensando Itachi mentre il telefono di suo fratello squillava
aspettando
che questo rispondesse, lui e i suoi amici per farli avvicinare avevano
progettato i piani più assurdi, ed invece quella donna in
meno di dieci minuti
aveva creato la cosa più semplice e geniale del pianta.
Una
cena, una semplice cena, un incontro al buio, spacciato per
un’incontro di lavoro, in cui i due ragazzi si sarebbero
potuti chiarire,
parlare tranquillamente, e chissà
che finalmente non sarebbe nato qualcosa, forse Naruto si sarebbe reso
conto di
cosa provasse suo fratello per lui.
La
voce di Sasuke seria rispose al telefono riportandolo alla
realtà:
-Il
fatto che tu faccia finta di lavorare non significa che io
non prenda sul serio il mio lavoro, oggi ho provato a chiamarti in
ufficio, e
mi hanno detto che non ti sei presentato a lavoro. Quindi sbrigati a
dirmi cosa
vuoi Itachi. -
Le
iridi scure d’Itachi si alzarono verso il cielo, in quei
momenti non era poi così sicuro di voler affidare quella
croce che era suo
fratello a Naruto, quel povero ragazzo si sarebbe suicidato prima di
raggiungere i trent’anni.
-Dai
Sasuke non essere così ligio al dovere, e non
rimproverarmi, sono ancora giovane, ogni tanto anche io ho bisogno di
un po’ di
svago. - un sorriso malefico sul bel volto, tanto suo fratello non
poteva
vederlo. Sé avesse saputo quali erano i suoi svaghi non
sarebbe stato troppo
contento, soprattutto le scommesse su di lui e il bel biondino.
-Comunque
Itachi perché mi hai chiamato, ho veramente molto
lavoro da portare a termine. –
-Si
è proprio una questione di lavoro, mi ha chiamato nostro
padre, e mi ha chiesto di presenziare ad una cena di lavoro, ma questa
sera
proprio non posso, ho promesso a Gaara di passare la sera con lui, non
credo
che prederebbe molto bene un mio impegno improvviso. Quindi ci andrai
tu, e non
voglio proteste. Detto questo fratellino ti saluto, fammi sapere come
è andata.
– Senza attendere una risposta riagganciò il
telefono e si voltò verso Kushina
intenta in una telefonata molto simile alla sua.
***
Naruto
si gettò
sul
letto, le iridi cristalline fissavano il soffitto della sua camera, non
ci
voleva proprio quell’impegno improvviso, quella cena di
lavoro. Avrebbe
volentieri passato la serata a riflettere su quello che gli aveva detto
Gaara.
Possibile che non si fosse mai accorto di nulla in tutti quegli anni?
Possibile
che le parole di Sasuke, i suo comportamenti strani fossero dovuto
all’attrazione
che provava per lui?
Non
si era mai reso conto di nulla. Chissà quanto aveva sofferto
il teme!
Sbuffò,
quella sera avrebbe volentieri voluto rimanere a casa e
pensare a come comportarsi con Sasuke, ma il lavoro era importante, se
non
fosse stata una cosa seria sicuramente suo padre avrebbe rimandato la
cena,
così di malavoglia iniziò a prepararsi, nel
frattempo sul cellulare componeva
il numero di Sai, avrebbe chiesto all’artista di
accompagnarlo, magari finita
la serata avrebbe potuto parlare con lui e chiedergli qualche consiglio
su come
comportarsi, seppur maniaco, il giovane artista era un buon
osservatore, forse
lui avrebbe potuto consigliargli come comportarsi con il teme.
***
Sasuke
si avviava verso il ristorante, lo sguardo oscurato, una
vena di disappunto che pulsava sulla sua fronte, sia per
quell’uscita non
programmata, sia per il ragazzo seduto accanto a lui che non faceva
altro che
cianciare di cose inutili.
Ancora
si chiedeva perché avesse chiesto a Suigetsu di
accompagnarlo, in fondo una cena di lavoro era qualcosa di cui si
sarebbe
potuto sbrigare anche da solo, ma qualcosa lo aveva spinto a chiamare
quello
che poteva ritenere uno dei suoi più cari amici. Per quanto
esuberante e
chiassoso, Suigetsu aveva un ottimo intuito, ed aveva sempre saputo
dargli
degli buoni consigli, che lui testardo ed orgoglioso non aveva mai
seguito, ma
a mente lucida, in seguito, si era sempre reso conto di
quanto fossero giusto, sempre troppo tardi.
Forse
dopo la cena avrebbero potuto parlare, o meglio le
chiacchiere continue di Suigetsu lo avrebbero distratto dal continuo
pensare al
suo migliore amico. Da quegli occhi luminosi. Dal suo sorriso raggiante
che lo
faceva sciogliere come neve al sole.
Quando
si ridestò dai suoi pensieri erano finalmente giunti
davanti al ristorante, con sguardo serio lasciò la macchina
al parcheggiatore,
e si diresse verso il tavolo che era stato prenotato.
I
minuti erano trascorsi, la rabbia che lentamente cresceva,
insieme al ghigno del suo amico seduto al suo stesso tavolo, venti
minuti di
ritardo, chiunque fossero i soci con cui doveva concludere
l’affare,
sicuramente li avrebbe uccisi con le sue stesse mani, odiava i
ritardatari, più
di ogni altra cosa.
Furente
era quasi pronto per andarsene quando vide avvicinarsi
al suo tavolo il cameriere con due persone.
Due
ragazzi che conosceva bene.
Lo
sguardo sgomento che si rivolsero Sasuke e Naruto stava
facendo sbellicare dalle risate Suigetsu, che non aveva mai visto il
biondo di
persona, ma dalle descrizioni che gli aveva fatto l’Uchiha,
aveva immaginato
subito fosse lui.
E
dal volto dei due ragazzi aveva immaginato che in quello
strano incontro ci fosse di mezzo Itachi, il maggiore dei fratelli
Uchiha
probabilmente solo per divertimento o perché realmente
preoccupato per il suo
otooto aveva organizzato quella cena che doveva essere intima.
I
due invece chissà per quale oscuro motivo avevano portato
due
ospiti, che in quel momento risultavano decisamente indesiderati,
almeno per
Sasuke.
Il
silenzio era calato fra di loro, lui seduto in un angolo
continuava a fissarli divertito mentre mille emozioni passavano sui
volti dei
due. Naruto indeciso su cosa fare, un’irritazione che
cresceva verso sua madre
per quello scherzetto, stava quasi per scappare, quando Sai aveva preso
l’iniziativa
e si era messo seduto di fronte a Sasuke trascinando il biondo con se.
-Sembra
che la cena di lavoro sia sfumata. – affermò
allegro.
–Ma a quanto pare ce né una fra vecchi amici e
nuove conoscenze. –
Il
silenzio li circondava ancora, ma sembrava che le parole del
pittore avessero leggermente rotto il ghiaccio, vedeva il biondo
rilassarsi,
mentre la faccia scocciata e furiosa di Sasuke riprendeva la sua solita
compostezza.
-Io
mi chiamo Sai. – si presentò il moro seduto di
fronte a
Sasuke –sono un vecchio compagno di scuola sia di Naruto che
di Sasuke. –
-Piacere
mio, io sono Suigetsu, un amico di Sasuke. –
Un
ghigno che si andava formando sui visi di entrambi,
pregustandosi la serata che si preannunciava molto divertente, almeno
per loro.
Naruto
maledì dentro di se sia sua madre che Sai, sua madre per
quella cena improvvisa, in cui non sapeva come comportarsi con il teme,
Sai per
non avergli permesso di andarsene, visto che non era una cena di
lavoro. Con
una scusa forse avrebbe trovato il modo di defilarsi, ora al contrario
si
trovava seduto davanti a quel ragazzo dagli strani capelli celesti, che
lo
fissava con sguardo intenso, un sorriso che non riusciva a definire sul
suo
volto. Sicuramente però era simpatico, in meno di dieci
minuti era riuscito a
rompere il ghiaccio, chiacchierando amabilmente con lui e con Sai,
mentre il
teme li fissava sempre più di pessimo umore e con sguardo
duro fulminava
Suigetsu.
Piano
piano che il tempo passava, nella sua mente si stava
formulando un pensiero, il modo di scoprire se realmente le parole di
Gaara
fossero veritiere. Forse tentare di far ingelosire il teme non sarebbe
stata
una cattiva idea, e quel ragazzo seduto di fronte a lui sarebbe stato
un
alleato prezioso per quella serata. Da come ghignava osservando Sasuke,
si
sarebbe divertito molto nell’aiutarlo, sperava solo che il
teme non perdesse il
controllo come suo solito e meditasse vendetta contro quel povero
ragazzo.
***
Il
tempo sembrava essersi fermato.
La
serata era volata, tra chiacchiere e risate, degli altri
ovviamente. Lui aveva risposto a monosillabi, l’irritazione
che cresceva di
minuto in minuto, quanto la complicità fra Suigetsu e Naruto.
Le
risate dei due, le battute che il ragazzo dai capelli celesti
faceva al biondo, doppi sensi, e frasi sussurrate sotto voce.
A
stento riusciva a trattenere il suo istinto omicida verso
l’amico, ma di una cosa era sicuro, lo avrebbe fatto a pezzi.
Il
vento soffiava gelido e lui scrutava la strada buia dove fra
le risate erano scomparsi Suigetsu e Naruto. Una passeggiata, Naruto
voleva
fare una passeggiata fino a casa, aveva bisogno di un po’ di
aria fresca, e
l’altro aveva colto la palla al balzo, offrendosi di
accompagnarlo, visto
vivevano nella stessa parte della città.
Sai
sorridendo si era preso la macchina del biondo, affermando
che glie l’avrebbe riportata il giorno seguente, e
sghignazzando dopo averlo
osservato un’ultima volta era partito fischiettando.
Lui
da solo era rimasto lì ad osservare il suo biondino svanire
nella notte, con qualcuno che non era lui, una rabbia sempre
più grande che
cresceva dentro di lui.
La
consapevolezza di essersi fatto sfuggire l’ennesima
occasione.
***
Le
due di notte.
Tardissimo,
fortunatamente il giorno seguente non sarebbe andato
a lavoro, il sabato si dormiva, e lui aveva bisogno di riposo, molto
riposo e
di pensare seriamente.
Con
Suigetsu si era divertito un mondo, soprattutto quando il
ragazzo era stato al gioco, flirtando con lui, per dargli
l’opportunità di
osservare la reazione dell’Uchiha. Allo sguardo ferito e
furente del teme si
era sentito in colpa, ma non poteva fare altro, doveva essere sicuro
delle
parole di Gaara.
Ora
il problema, era capire quali fossero i suoi sentimenti per
Sasuke, per tutta la sua vita lo aveva visto come un amico, come suo
fratello.
L’amore
e la passione li aveva provati per una sola persona fino
a quel momento, che la sua storia con Kakashi era stata solo
un’illusione?
Non
lo sapeva, sfinito si era gettato sul letto la mente più
confusa di prima, non sapeva cosa fare, come comportarsi.
Chiuse
gli occhi pensando a Sasuke, non sapeva cosa provasse
realmente per il teme.
Più
confuso di prima lasciò che il sonno e la stanchezza
prendessero il sopravvento, portandolo nel mondo dei sogni, il giorno
seguente
avrebbe affrontato tutti i suoi problemi, ora aveva solo bisogno di
riposarsi.
Angolino
del delirio:
Chiediamo
umilmente perdono, veramente per il ritardo, ma impegni
vari di entrambe hanno fatto in modo che non potessimo postare il
capitolo.
Ringraziamo tutti coloro che seguono la storia, ringraziandole
immensamente,
speriamo continuerete a seguirci anche se con questi imperdonabili
ritardi,
risponderemo ai commenti non appena il tempo a nostra disposizione ce
lo
permetterà, per ora non possiamo fare altro che ringraziare
chi legge la
storia, la commenta e l’ha messa fra le preferite,seguite, e
ricordate.
Un
bacione.