Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Infinity19    04/01/2011    27 recensioni
Draco riesce a fare chiarezza nei sentimenti che cela nel cuore grazie ad Harry, che tornato bambino, lo considera il suo Principe dei sogni.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il piccolo Harry e il principe Draco 22 Efp N.A.: Avevo giurato che avrei terminato questa storia ed eccomi qui che mi accingo a mantenere la promessa postando un nuovo capitolo…
Mi dispiace solo che abbiate dovuto aspettare così tanto per questo aggiornamento, ma vi assicuro che di motivi ne ho avuti, tanti e anche difficili e dolorosi da affrontare, però non mi sono arresa, anche se ammetto che la tentazione in alcuni momenti è stata forte, e ho scritto quest’ennesimo capitolo che spero vi piaccia…
La dedico a tutti voi, che dopo più di due anni di assenza, state ora leggendo queste mie parole, che comunque non potranno mai esprimere abbastanza le scuse che vi devo per avervi fatto attendere così tanto tempo… a voi che mi avete sostenuto in questi momenti difficili ridonandomi la voglia, con le vostre richieste, a continuare… a voi, che come me amate il piccolo Harry e il suo principe Draco…
Buona lettura e grazie di cuore!



Il piccolo Harry e il principe Draco


CAPITOLO 22

Il piccolo Harry si allontanò dalla cattedra convintissimo che avrebbe passato le restanti due ore di lezione accanto al suo Principe, prospettiva questa che nel pensiero del piccino era naturale e quasi scontata, quindi fu con un misto di disappunto e dispiacere che dovette invece constatare che per questa volta proprio non era possibile: il bel Serpeverde infatti aveva da un lato Hermione e dall'altro la parete. L'unico modo che avrebbe avuto per potergli restare vicino era unicamente sederglisi in braccio, opportunità che però il bimbo scartò immediatamente in quanto non voleva essergli causa di distrazione per quel lavoro di massima importanza che gli aveva affidato Re Severus.
Il bambino perciò non riuscì proprio ad evitare di metter su un faccino davvero abbattuto e imbronciato, broncio che si trasformò poco dopo in vero e proprio sconforto, quando notò che l’unico sgabello libero era in fondo all’aula vicino a Ron il Grifondoro, in un posto davvero tanto lontano dal suo Principe, che sedeva invece al primo banco, e diametralmente opposto a dove stavano lavorando i suoi nuovi amici Serpeverde.
Il piccino avvilito sbuffò contrariato ma non si perse d’animo, piuttosto scrutò con attenzione l’intera classe alla ricerca di una scappatoia, dato che lui, tranne che con Neville che però aveva già un compagno di banco, proprio e per nessun motivo voleva trattenersi più del dovuto con i nemici del Principe: in special modo e soprattutto col rosso Grifondoro, che il giorno prima aveva tentato più volte di allontanarlo dai verde-argento.
Il suo sguardo si posò infine e di nuovo sulla cattedra e qui si fermò, perché fulminato da una fantastica idea.
Draco nel frattempo, che era intento a tagliare minuziosamente le radici dell’Artiglio del Diavolo, una pianta africana dall’uso prettamente per pozioni antidolorifiche, incuriosito del perché il bambino non fosse ancora tra le sue braccia, alzò il capo e lo vide con lo sguardo rivolto verso Piton e un sorriso birichino sul viso. Quando i loro occhi finalmente si incontrarono gli sorrise e gli indicò con un gesto delle mani di andarsi a sedere sulle sue ginocchia, ma il bimbo scosse il capo in segno di diniego e, seppur ricambiando il suo sorriso, si diresse invece risoluto verso Weasley. 
Malfoy assottigliò allora pericolosamente lo sguardo e l’espressione sul suo volto si fece sempre più scura e furente per ogni passo che il bambino faceva verso il Grifondoro, e la causa non era la gelosia, almeno non solo quella, ma la consapevolezza, che spontanea gli stava nascendo dentro, che fosse normale e naturale che Potty andasse da Weasley… perché era il suo migliore amico!
Infine il suo cuore sembrò dolorosamente fermarglisi nel petto quando udì il piccolo Potty chiedere gentile se poteva usare lo sgabello libero accanto al rossino… il suo sgabello… e Weasley rispondere con soddisfazione e compiacimento: “Ma certo Harry che puoi sederti qui, d'altronde questo è il tuo posto, no?”
Dalle labbra di Draco uscì fievole ma sconvolta la domanda: “Potter?!” E da quel momento in poi la bionda Serpe non riuscì a capire più niente, né a concentrarsi su ciò che gli era intorno, né persino a comprendere il senso o dare un significato alle istruzioni sulla pozione che dovevano preparare lui e la Granger, talmente scosso e turbato lo aveva lasciato quella subitanea realizzazione. Realizzazione che ancora una volta, in una strenua lotta tra le paure del cuore e la logica impugnabile della ragione, Draco provò a negare: il suo dolcissimo Potty e l’odiato Potter non potevano essere la stessa persona.
Il Serpeverde comunque, ormai completamente distratto dalla sua battaglia interiore, non udì la replica risentita, quasi offesa, del bambino: “Ma io non voglio sedermi qui! A me serve solo lo sgabello.” Volle esser chiaro, allorché Ron, confuso e un tantino ferito, gli disse che poteva prendersi tutto ciò che desiderava.
“Grazie.” Harry disse adesso più cortese prima di sollevare lo sgabello e dirigersi verso la cattedra. “E poi io non ci voglio stare vicino ai Grifondoro cattivi che trattano male il mio Principe Draco, che invece è tanto dolce e buono.” Aggiunse piccato, facendo sorgere un ghigno sui volti dei Serpeverde e lo sconforto su quello dei rosso-oro.
“Andrò piuttosto a sedermi vicino a Re Severus, che è una persona tanto gentile e simpatica!” Concluse infine, senza alcun ironia od ombra sul viso che stesse scherzando, e sconvolgendo adesso l’intera classe, professore incluso.
Piton infatti, strabuzzò esterrefatto gli occhi e solo per poco non rovesciò l’intera boccetta di Essenza di Fior di Loto che stringeva tra le dita nel calderone a cui stava lavorando, rischiando così di rovinarne il contenuto. Ma la sorpresa non durò che pochi istanti, il suo viso infatti riassunse immediatamente la sua espressione più truce e minacciosa e le sue palpebre si socchiusero a fessura, nella speranza che guardandolo in faccia quel piccolo impiastro si fosse pietrificato dalla paura, desiderando piuttosto di sparire sul serio dalla sua vista come poco prima gli aveva suggerito.
Ma niente, il bambino non sembrò minimamente turbarsi o spaventarsi mentre, incurante del potenziale pericolo che stava correndo, si avvicinava a lui con passo tranquillo ed espressione serena.
E figuriamoci, pensò sempre più nervoso il pozionista, tipico di Potter, che non smentiva mai, piccolo o grande che fosse, di mostrarsi arrogante e sfrontato proprio come il suo degno presuntuoso e tronfio padre.
Ma non fu a James Potter che Piton pensò quando il piccino accostò lo sgabello alla cattedra e vi si sedette sopra sicuro, appoggiando i gomiti sul banco e il viso tra le mani e rivolgendogli un caldo e radioso sorriso in cambio, o quando, quasi a giustificarsi della sua presenza lì, il piccolo Potter chiese dolcemente: “Posso restare qui con te, vero Re Severus? Così… così non do fastidio a nessuno!” I suoi occhi limpidi privi di ogni traccia di disprezzo o di quell’odio che tante volte aveva fomentato lui stesso in quei sette anni.
No, in quel momento la sua mente non riusciva proprio e per niente a paragonare quel bambino all’odiato Grifondoro, che aveva reso un inferno la sua adolescenza ad Hogwarts prima e la sua giovinezza dopo, quando fuori da quelle mura gli aveva rubato per sempre ciò che di più prezioso aveva il suo cuore.
Quel bambino lo guardava con la stessa dolcezza e mite benevolenza che tante volte gli avevano rivolto i bellissimi occhi di Lily.
E per la prima volta da che lo aveva incontrato, Severus pensò davvero che Harry Potter assomigliasse a sua madre.
Pensiero questo che lo sconvolse profondamente ma che si disse, ritrovata la lucidità dopo un profondo respiro, dovuto all’odore intossicante di quegli stupidi fiori che gli stavano sicuramente annebbiando il cervello con i loro profumi che, ci scommetteva, avevano proprietà allucinogene.
Più tardi, magari a fine lezione quando tutti fossero andati a pranzo, li avrebbe bruciati.
Anzi, rifletté maligno, perché diavolo non lo aveva già fatto? O non lo faceva adesso?
Bastava un semplice tocco di bacchetta, un po’ di fuoco, e di quei fiori sarebbe rimasto unicamente un mucchietto di cenere e il loro ricordo sarebbe scomparso insieme al dissolversi del fumo. E così, Piton ghignò, avrebbe dimostrato a quella piccola piaga che lui non era affatto né buono né simpatico. Figuriamoci!
Ma una strana sensazione, un rimorso per qualcosa che non aveva neanche nemmeno ancora fatto, gli procurò una fitta al petto mostrandogli il viso addolorato del bambino se avesse compiuto quel gesto tanto… crudele!
E qual’era il problema adesso? Si domandò sempre più turbato. Lui era crudele, lo era sempre stato, e adorava da impazzire far soffrire e umiliare Potter, e quando ci riusciva provava una soddisfazione e un compiacimento davvero sconfinato. Ma soprattutto lui della parola rimorso non conosceva nemmeno il significato, o meglio, sicuramente non quando si trattava del ragazzo sfortunatamente sopravvissuto, ora disgraziatamente eroe del mondo Magico! E allora cos’era quel malessere che stava provando forte all’altezza del cuore?
Piton guardò con sospetto e diffidenza il bambino, che stava aspettando ancora una sua risposta, convinto di trovarlo a stringere la bacchetta con cui, in qualche modo, doveva averlo stregato e confuso, ma le due manine erano posate sul piano ligneo della sua cattedra e al loro interno non contenevano alcunché.
Il professore si ripeté allora che l’unica causa dei suoi assurdi pensieri dovevano essere i fiori, che avrebbe bruciato… ma non adesso!... e assolutamente non la calda luce smeraldina che finalmente, dopo tanti anni di buio, era ritornata di nuovo ad illuminarlo e a riscaldargli l’anima.
E per dimostrarlo avvicinò il viso a quello del piccino e sibilò: “Bene! Ma non credere di poter con questo dar fastidio a me. Ci siamo capiti bene, Potter? Altrimenti scoprirai a caro prezzo quanto Weasley e Paciock abbiano ragione ad essere terrorizzati da me e dalle mie punizioni.”
Piton ci mise tutta la cattiveria possibile nella sua minaccia e vide che in molti si irrigidirono alle sue parole, che sapevano vere, e alcuni, per l’esattezza Weasley e… la Greengrass?... strinsero con forza le proprie bacchette, decisi probabilmente ad usargliele contro in caso avesse fatto del male al bambino.
La Parkinson invece aveva un’espressione selvaggia e feroce nello sguardo, che chiaro esprimeva quanto grande fosse il suo desiderio di vederlo punire nel modo più atroce possibile Potter. Sguardo, indirizzato al piccino, che aveva un ché di pericoloso e maligno. Mmm… Severus si rammentò seccato dell’ulteriore compito affidatogli dal preside.
Malfoy al contrario aveva lo sguardo basso e sembrava del tutto disinteressato a quanto stava accadendo nell’aula. Sul suo volto però c’erano tracce di profondo turbamento, misto a rabbia e dolore. Emozioni che, il professore immaginava, il suo figlioccio avrebbe provato con sempre più forza e maggiore intensità nei giorni avvenire. 
L’unica che sembrava completamente indifferente alle sue minacce era Hermione Granger che, come aveva previsto, era concentrata piuttosto a scoprire cos’era la sconosciuta pozione che stava bollendo sulla sua cattedra. Eventualità impossibile però perché, a meno che non ne avesse letto o sentito il nome, il libro su cui ne era scritta la preparazione era al momento tra le sue mani e quindi fuori dalla sua portata, e il pozionista avrebbe fatto in modo che restasse tale per il restante tempo della sua lezione.
Naturalmente Piton rimase del tutto spiazzato, ancora una volta, dalla reazione del bambino.
Il piccolo Harry infatti, per niente spaventato… dannatissimo coraggio Grifondoro!… aveva annuito in segno d’assenso alle sue parole e poi, vista la vicinanza tra loro, con cipiglio curioso aveva affondato le sue manine tra i neri capelli del professore.
L’intera classe raggelò per la paura di quanto, tutti immaginavano, sarebbe successo entro poco e persino Draco alzò il capo dando segni di essere finalmente tornato in sé.
Severus non si mosse, impietrito per la sorpresa, mentre le dita del piccino continuavano ad accarezzare e massaggiare gentilmente la sua cute.
Finché Harry borbottò indispettito: “Hermione ha torto! I tuoi capelli non sono affatto unti, ma anzi tanto morbidi e lisci.” Poi gli si avvicinò sempre più e lo annusò un paio di volte.
Piton cominciò a tremare, ma non per la collera.
Quando il bimbo si allontanò di nuovo, sorridendogli compiaciuto riprese: “E poi non puzzi nemmeno! Hai un così buon profumo!” Esclamò contento, dopodiché prese le ciocche che gli pendevano a destra e a sinistra del suo volto e le alzò ai lati del suo capo scoppiando in una buffa risata. “Anche se così sembri davvero un pipistrello!”
Piton assunse una strana colorazione tra il verdognolo e il grigiastro mentre i volti dei suoi studenti, questa volta nessuno escluso, si dipinsero letteralmente di viola, mentre provavano in tutti i modi a trattenersi.
“Il primo che ride, giuro che lo Crucio!” Digrignò tra i denti Piton e in molti tremando per lo sforzo si ritrovarono a piangere, Seamus rischiò invece di soffocare non riuscendo a respirare.
“E tu Potter, considerati in punizione con me fino alla fine dei tuoi giorni! E toglimi immediatamente le mani dai capelli!” Sibilò inviperito e il bambino ubbidì solo che per fare in fretta, come gli era stato ordinato, gliene tirò un po’ e il professore questa volta si fece di brace per il dolore.
“Scusa! Scusa, Re Severus! Non l’ho fatto a posta!” Piton a quel punto non ci avrebbe giurato.
“Però non ti devi arrabbiare! Io volevo solo farti dei complimenti! Beh, anche se…” Il piccino ammise adesso imbarazzato. “… quello del pipistrello non lo era! Però era per dirti che secondo me sei una persona incompresa! È per questo che i Grifondoro pensano tutti male di te! Forse…” Harry meditò attentamente. “… se cambiassi un po’ aspetto… ma hai solo vestiti neri?” Domandò pensieroso e poi si illuminò. “Sì, sono sicuro che piaceresti di più se indossassi qualcosa di più colorato… magari verde? E poi per evitare che offendano ancora i tuoi capelli potresti mettere un bel cappello simpatico…”
“… con sopra un avvoltoio impagliato, una borsetta rossa e poi sarebbe perfetto!” Finnigan concluse non resistendo più e scoppiando in una fragorosa risata, contagiando i suoi compagni di Casa e provocando il sogghigno in alcuni Serpeverde, mentre il pensiero di tutti andava al molliccio che al terzo anno si era trasformato in un Piton con indosso i vestiti della nonna di Neville.
Severus si sentì inondare da una collera e da un senso di umiliazione che non provava dai tempi della scuola quando, ancora studente, veniva costantemente preso in giro e messo in ridicolo da Potter e dai suoi arroganti e odiosi amici, di cui quel piccolo moccioso sembrava a tutti gli effetti aver ereditato l’insolenza e la presunzione. Si era ripromesso ormai da tempo però che una cosa del genere non sarebbe più accaduta e furente afferrò la bacchetta, deciso a punire severamente il bambino e tutti quelli che lo stavano deridendo.
Ma prima di agire, avvenne qualcosa che gli ricordò come si concludevano sempre, ogni singola volta, gli scherzi a suo danno provocati da Potter, Black, Lupin e l’insulso Minus.
Il piccolo Harry si alzò sullo sgabello e guardò con odio cocente tutti quelli che ancora ridevano e, con le lacrime agli occhi per la rabbia, gridò: “SMETTETELA DI RIDERE!!! Non c’è proprio niente di divertente! Siete davvero tanto cattivi e crudeli se prendete in giro Re Severus! Non vi ha fatto niente di male!” E poi incrociando le braccia, furente continuò: “Fa proprio bene a mettervi in punizione allora!”
La bella Lily correva sempre in suo soccorso per difenderlo, proprio come adesso suo figlio!
I Grifondoro ammutolirono di colpo, pentiti e colpiti dalle parole del bambino. Draco, che non aveva affatto sorriso alla battuta di Finnegan, fulminò con lo sguardo Tiger, Goyle e la Buldstrode che al contrario avevano osato sghignazzare e poi rivolse un’espressione compiaciuta in direzione del suo padrino, in attesa di osservare quale sarebbe stata la sua prossima mossa nei confronti dell’innocente candore e ardore del suo piccolo Potty.
Piton inarcò gelido un sopracciglio, mentre al contrario un tenue calore si diffondeva nel suo petto e cancellava come per magia ogni traccia di collera provata fino a qualche istante prima, e mellifluo, ma decisamente con tono beffardo e non serio, disse al bambino: “Davvero ammirevole da parte tua, Potter, incolpare altri di qualcosa che è cominciato da te! Dovresti essere tu il primo che dovrei punire!”
 “Ah!” Esclamò sinceramente dispiaciuto Harry. “Ma io non volevo offenderti! Lo giuro!!! Però se pensi che devo essere punito, allora va bene.” Aggiunse con tono dimesso e sguardo abbattuto.
Piton vacillò insicuro per qualche istante, mentre osservava quel ragazzino, che gli aveva dato filo da torcere dal primo giorno che si erano incontrati, adesso così docile e remissivo.
Ma era davvero Potter? Si domandò sconcertato all’improvviso.
“Sì, lo penso davvero.” Ghignò: non riuscì proprio ad evitarlo. “Levicorpus.” E il piccolo Potter si ritrovò capovolto e sollevato a mezz’aria, appeso per una caviglia.
Hermione e Daphne si alzarono da posto, sconvolte. “Professore!!!”
Draco invece non si scompose minimamente: immaginava già cosa avrebbe detto il bambino. E infatti…
“Oh, ma è tanto divertente!” Rise di cuore il piccino, mentre sempre più rosso per il sangue che gli stava scendendo alla testa, guardava divertito il mondo sottosopra e salutava gioioso il suo Principe.
“A quanto sembra!” Disse seccato Severus, assottigliando le palpebre. “Una punizione non dovrebbe essere piacevole, Potter! Altrimenti non è affatto una punizione. Magari dovrei usare il Sectumsempra!” Ponderò fintamente convinto il professore fra sé, compiacendosi invero dell’indignazione e dello spavento comparsi sui volti dei suoi alunni. Non di tutti però: almeno non di Draco, o della Parkinson e naturalmente...
“Sì! Sì! Fallo, Re Severus! Voglio vedere che cosa fa.” Chiese davvero eccitato il fanciullo, curioso di scoprire una nuova magia.
E il ghigno di Piton inevitabilmente si allargò, e non perché stesse seriamente considerando di accontentarlo e di approfittare quindi di quella irripetibile occasione per farla finalmente pagare all’odioso Grifondoro… ok, in realtà per un attimo la tentazione lo aveva sfiorato… ma piuttosto perché Severus capì, con suo sommo orrore nell’stante in cui se ne rese conto, che quel piccoletto stava cominciando seriamente a piacergli…
Maledizione! Doveva ricorrere al riparo, prima che ce ne andasse di mezzo la sua salute mentale e facesse la stessa stomachevole fine di quell’idiota del suo figlioccio.
“Non temere Potter. Più tardi, con mio sommo piacere, vedrò di accontentarti!” Soffiò acido, scandendo lentamente ogni sillaba, quasi quella fosse una dolce promessa.
In cambio il piccolo Harry gli restituì uno sguardo ricolmo di aspettativa e fiduciosa speranza, sotto il quale Severus, sempre più frustrato, provò l’impellente e improvviso desiderio di fuggire dalla sua aula e nascondersi nei meandri più bui del castello, per impedire a quegli occhi verde brillante di fargli ancora del male. Percepiva infatti, che qualcosa dentro di lui si stava irreparabilmente spezzando e non si sentiva per nulla pronto ad affrontarne le conseguenze.
Fu con una certa stizza allora che liberò Potter dall’incantesimo, obbligandolo a sedersi sullo sgabello e intimandolo a non aprire più bocca, e che si occupò poi di riportare ordine e silenzio nell’aula, provvedendo immancabilmente, con espressione dura e inflessibile, a dare le giuste punizioni a Finnegan e a chi lo aveva deriso, e ottenendo inoltre, con suo enorme disappunto e qualcos’altro dalla natura decisamente del tutto opposta, l’approvazione ghignante dell’irritante marmocchio.


Ma il silenzio non durò che pochi minuti e a interromperlo fu proprio il professore che non riuscì più a sopportare e a reggere oltre l’espressione adesso piena di ammirazione e meraviglia con cui lo stava guardando il piccino, che attento e pieno di accesa curiosità osservava ogni suo gesto mentre lavorava alla sua pozione.
Con quella stessa stupita espressione che tanto tempo addietro, quando piccolo lo era stato lui, Severus aveva visto nello sguardo di una bambina dai fulgidi capelli rossi, nel momento in cui le aveva rivelato di essere una strega e le aveva svelato i segreti del Mondo Magico.
Ancora una volta quel bambino gli aveva portato alla mente i ricordi più dolci del suo passato, con quegli occhi che erano sempre stati la sua unica e più grande debolezza, perché i soli, nella sua intera vita, che erano riusciti a penetrare nelle profondità celate e oscure del suo animo e accendervi l’ardente e impetuoso fuoco dell’A…
Cosa che decisamente, rifletté adesso veramente inorridito e sgomento Piton per l’ennesima pazzia prodotta dalla sua mente ormai del tutto andata… non c’erano infatti altre spiegazioni per un pensiero del genere… non sarebbe certo accaduta di nuovo con quel piccolo… piccolo… non riuscì a trovare aggettivi abbastanza sgradevoli e offensivi… Potter! 
“Immagino tu non abbia mai visto una pozione prima d’ora, giusto Potter? Che c’è? Desideroso di sfidare la sorte e assaggiarne una?” Strascicò con fare invitante, prendendo un mestolo e riempiendolo della sostanza nera melmosa che bolliva nel suo calderone e mettendoglielo poi avanti alla bocca in una chiara sfida a berlo.
Harry osservò sospettoso la sostanza e poi rivolse al professore un piccolo ghigno. “Naaa!” Rifiutò con fare saputo, quasi a dirgli che lo sapeva che stava solo scherzando e che non voleva fargliela bere per davvero.
Piton, per tutta risposta, non poté evitare allora di metter su una faccia delusa e contrariata, quando dovette riversare di nuovo il contenuto del mestolo nel pentolone. “Peccato! Ma c’è tempo.” Borbottò però piano tra sé.
“Pensavo solo che sei davvero tanto bravo, sai Re Severus!” Esclamò convinto e sincero il bambino. “Perché quella pozione deve esser tanto difficile, non è così?” E poi, osservando concentrato le pagine aperte dell’antico tomo che era posato sulla cattedra e su cui erano riportate le istruzioni, sbuffò contrariato: “Io qui non ci capisco proprio niente!” Cercò di spiegarsi meglio, lanciando al professore uno sguardo fiero e orgoglioso, perché lui al contrario ci riusciva.
“Cosa che non mi sorprende affatto, Potter!” Sbottò ironico l’insegnate, deciso a negare a tutti i costi di aver apprezzato l’ennesimo complimento ricevuto dal moccioso. “Mi sarei meravigliato piuttosto del contrario.” Aggiunse malevolo nel chiaro intento di offendere il bambino, cosa che in effetti avvenne e che no, non lo rese per nulla soddisfatto.    
La luce negli occhi del piccino infatti si offuscò e Piton sentì di nuovo i sensi di colpa divorargli lo stomaco.
“Anche zia Petunia dice sempre che sono troppo idiota per capire qualsiasi cosa.” Il piccolo ammise tristemente.
“Beh, tua zia ha la stessa intelligenza di una caccola di un Troll di montagna, Potter! Quindi, fossi in te, non farei alcun affidamento su quello che dice o non dice.” Ringhiò adirato Piton, fomentato dall’antico rancore che aveva sempre provato per quell’odiosa babbana dal viso cavallino e ritrovandosi però, inconsapevolmente, a difendere Harry.
“E questo è latino!” Concluse indicando le parole scritte sul libro e rincuorando così… maledicendosi subito dopo averlo fatto… il piccino, che gli dedicò il suo sorriso più grato.
Non registrò comunque che gli studenti delle due Case avevano osservato preoccupati quello scambio di battute, ma che adesso ne erano rimasti talmente shoccati che alcuni faticavano ancora a credere a ciò che avevano appena visto.
Draco invece aveva sentito il suo cuore farsi sempre più leggero, per quanto percepiva ancora che la pesante zavorra del dubbio non lo aveva abbandonato del tutto.
“Oh, allora Ob-li-v-io A-ni… ani-ma-e…” Lesse incerto la parte iniziale in neretto, quella che il bimbo pensò essere il titolo della pagina. “… è latino come Cor Serpentis? Quindi è normale che non lo capivo, no?” Constatò candidamente fra sé il piccino, senza minimamente immaginare che aveva appena pronunciato il nome della pozione che, destinata a lui, avrebbe cambiato il suo intero futuro.
Severus chiuse di botto il libro e imprecò mentalmente contro Salazar, Morgana e chiunque altro mago oscuro conoscesse, per la sua disattenzione… il marmocchio gliela aveva fatta di nuovo… mentre la Granger, che solo questo stava aspettando, assunse un’espressione di puro, raggiante trionfo. Sempre più esasperato, Piton si trattenne a stento dal realizzare poi il fervente desiderio, che sentiva sempre più forte, di ammazzare all’istante quel piccolo impiastro, rimpiangendo amaramente di aver impedito in tutti quegli anni che lo facesse invece il Signore Oscuro.
Il piccolo comunque, che non badò affatto al gesto stizzito del professore, abbandonò qualsiasi interesse avuto fino a quel momento sul libro, per lui intraducibile, e spostò piuttosto la sua attenzione sui vari ingredienti che circondavano il calderone, che ritenne non aver per nulla un aspetto rassicurante: tra quelle boccette ce ne doveva essere sicuramente qualcuna dalle proprietà altamente nocive. 
E vinto dalla sua innata curiosità, quindi domandò a chiara voce: “Re Severus, questa pozione è anche tanto pericolosa, vero?”
Piton lo squadrò da capo a piedi, truce. “Mortale, Potter!” Mentì con tutto l’astio che sentiva in corpo. “Una sola goccia e di chi la beve non rimarrà neanche il ricordo.” E in senso lato, questa non era neanche tanto una bugia.
Ma nessuno, in realtà nemmeno Hermione, che però era decisa a scoprirlo entro breve per quanto dal nome se ne era già fatta un’idea, aveva mai sentito nominare prima quella pozione o ne conosceva gli effetti.
Il bambino però sorrise per nulla intimorito. “Oh! E la userai contro i Grifondoro cattivi?” Chiese divertito indirizzando uno sguardo torvo verso Seamus e Ron, che impallidirono preoccupati mentre le Serpi ghignarono di gusto.
“Mmm… probabile!” Replicò aspro Severus, incrociando lo sguardo della Granger. “Ma potrei usarla anche per dare una lezione a piccoli Serpeverde ficcanaso!” Disse ora, rivolgendosi direttamente al piccino e accorgendosi troppo tardi di aver ammesso all’intera classe, ma soprattutto a se stesso, di riconoscere il piccolo Harry Potter come appartenente della Casa verde-argento.  
Dannazione!
Il bimbo, che non comprese la portata di quell’involontaria ammissione, giurò allora di fare il buono e con un sorriso smagliante si propose piuttosto di dargli una mano. Ma Piton, che non reggeva più la sua vicinanza, i suoi sdolcinati sorrisi e quegli occhi così pieni di buoni sentimenti con cui continuava a guardarlo… lo facevano sentire strano, come ormai da anni non gli era più capitato… gli ordinò invece di togliersi dai piedi, perché la sua presenza lo distraeva, e di sedersi buono in un angolo della stanza senza proferir più parola fino a quando la lezione non fosse terminata. 
Harry protestando un pochino lo accontentò, ma quando posò lo sgabello dove gli era stato indicato, e cioè vicino ad un armadio su cui giacevano tante boccette ripiene di diverse pozioni dagli svariati colori, non si lamentò più, perché da dove stava scoprì di avere una visuale privilegiata per poter guardare tranquillo e indisturbato il suo Principe lavorare.
Cosa che fece con gioia, almeno finché il suo sguardo non fu calamitato in alto su un piccolo arcobaleno scintillante, che d’impulso decise di toccare con mano.


Severus che era stato nervoso per tutto il tempo in cui il bambino gli era stato accanto, percepì che averlo allontanato non aveva affatto cambiato la spiacevole sensazione, semmai l’aveva peggiorata aggiungendovi un senso di irrequietezza e apprensione. Presentimenti che trovarono la loro conferma nel momento in cui si voltò per osservare cosa stesse facendo e lo trovò che si era letteralmente arrampicato sugli scaffali dell’armadio delle pozioni per afferrare qualcosa e che, se non era ancora rovinato a terra, era  unicamente perché teneva la punta di un piede poggiato sullo sgabello. Sgabello che stava traballando pericolosamente e che sembrava in procinto di abbattersi entro poco, portando con sé quel piccolo incosciente.
E se questo non accadde fu solo perché Piton, istintivamente, appellò il bambino tra le sue braccia.
Irritato uno e mortificato l’altro per il disastro provocato, osservarono poi lo sgabello per l’appunto cadere e sciogliersi per effetto del contenuto di alcune ampolle che gli si erano infrante sopra.
“Ops!” Esclamò, ora seriamente preoccupato il piccino.
“Ops? Questo è tutto quello che sai dire Potter? Cosa, diamine, ti credevi di fare?” Tuonò adirato Piton.
Harry adesso si spaventò sul serio e abbassò il capo affranto. “Scusa Re Severus! Io… io volevo solo toccare l’arcobaleno.”
“L’arc… Cosa?”
Il bimbo gli mostrò cos’è che stringeva tra le mani: una pozione trasparente che brillava con appunto i sette colori dell’arcobaleno.
Piton gliela prese stranamente gentile dalle mani, la osservò attentamente e poi guardò pensoso la mistura che bolliva sulla cattedra: gli stava venendo in mente una strana idea.
“È proprio tanto bella. Ma che cos’è?” Domandò timidamente il bimbo.
“Un’ Acchiappasogni o Acchiapparicordi. Fa lo stesso.” Rispose distrattamente l’insegnante, ancora concentrato sulle due pozioni. “Serve a recuperare ricordi perduti trasformandoli in sogni.” Rammentò più a se stesso che al bambino. 
“Oh! E l’hai fatta tu?” Harry chiese ancora una volta ammirato.
“Certo, come tutte quelle che mi hai distrutto!” Gli sibilò Severus, interrompendo il filo di pensieri che stava seguendo e decidendo di rifletterci meglio una volta da solo.
Harry guardò di nuovo lo sgabello, o meglio la poltiglia marrone che ne era rimasta, e poi si girò di nuovo per fronteggiare Piton, che lo teneva ancora abbracciato.
“Re Severus, ma tu mi hai salvato la vita!” Constatò emozionato.
“Puro… sfortuito… caso, Potter!” Piton digrignò seccato tra i denti.
“Grazie! Grazie infinite.” Il piccolo Potter sussurrò guardandolo dolce e allacciando le braccia attorno al suo collo per poi lentamente avvicinarsi.
Quando Severus capì quali erano le sue immediate intenzioni, spalancò inorridito gli occhi.
“Non… ci… provare!” Lo fermò imbarazzato, portando all’indietro la propria testa e allontanando contemporaneamente quella del piccino con un dito sulla fronte. “Tu, non mi baci!”
Sentirono appena che una voce strascicata nell’aula aveva approvato sibilando un: “Infatti!”
“Mi hai capito bene Potter?” E poi, visto che quel moccioso faceva comunque tutto quel che gli girava per la testa, per essere più sicuro che non ci riprovasse di nuovo, aggiunse afferrando la bacchetta: “Altrimenti stanotte ti lego intorno ad un albero della Foresta Proibita e ti lascio in pasto ai Lupi Mannari!”
“Mmm… va bene allora non te lo do!” Il bambino disse imbronciato. “Perché stasera voglio andare alla mia festa e non mi va invece di essere mangiato dai Lupi.” 
“Festa?” Domandò ora sospettoso Severus.
Harry arrossì. “Sì, la festa che mi stanno preparando tutti i Serpeverde.” Chiarì eccitato.
“Commovente!” L’insegnante lanciò con sguardo disgustato agli appartenenti della sua Casa. “Un’idea di Malfoy, suppongo.”
“No, no! Di Pansy!” Rispose gioioso il piccino. “Ma tu sei il Re dei Serpeverde e non sei stato invitato?” Chiese ora alquanto sorpreso.
Piton guardò diffidente la mora Serpeverde e ponderò che se l’iniziativa era partita da lei, qualcosa doveva esserci nascosto dietro e di certo non qualcosa di buono per il bambino.
“No, la signorina Parkison non mi ha accennato nulla della festa. E per punizione, per essersi dimenticata di avvisarmi, non ci andrà neanche lei. Passerà piuttosto la serata a riordinare la mia aula e ripulire i calderoni che verranno utilizzati dagli studenti nelle lezioni pomeridiane. Senza bacchetta, naturalmente.” Stabilì perentorio senza ammettere replica.
Il volto di Pansy diventò livido di rabbia, ma non osò protestare. La ragazza, come anche Blaise, Daphne, Draco ed Hermione, comprese che Piton si era appena schierato dalla parte del moccioso.
Ma che diamine aveva quel bambino per incantare tutti quanti con le sue stupide moine? Pensò sempre più inviperita la Serpeverde.
“Oh, peccato!” Il piccoletto esclamò triste. “Però tu vieni, vero Re Severus? Così ci divertiremo tanto! E poi…” Harry accennò adesso un po’ più insicuro. “… può venire anche qualche Grifondoro?”
Severus inarcò sarcastico un sopracciglio. “Se sono così idioti da andare volontariamente nella tana delle Serpi, perché no? E di grazia, chi vorresti invitare?”
“Beh, Hermione perché infondo è molto simpatica, Ron che così capisce finalmente che i Serpeverde sono tanto buoni e Neville perché Blaise ne è tanto innamorato!” Il piccino rispose con tutta l’innocenza e il candore possibile, senza immaginare il caos che dalla sua affermazione si sarebbe scatenato.
Dal calderone di Paciock, che era diventato tutto rosso per l’imbarazzo, iniziò ad uscire un sinistro e preoccupante fumo viola, mentre i Grifondoro attorno a lui cominciarono a confabulare tra loro concitati e increduli.
Zabini invece si mise disperato le mani avanti alla faccia, probabilmente dello stesso colore di quella del Grifondoro, per celarla ai suoi compagni che stavano bellamente ridendo divertiti.
“Quel piccolo infido Serpentello! Appena ce lo avrò tra le mani, giuro che lo strangolo e se provi a fermarmi Draco, uccido anche te.” Il moro Serpeverde sibilò minaccioso, ma nessuno dei suoi amici lo prese sul serio. “In appena tre giorni ha rovinato ogni cosa!” Lo sentirono poi farfugliare.
“Oh, avanti Blaise non prendertela così a male! Infondo Harry ha cercato semplicemente, in modo del tutto innocente, di aiutarti.” Daphne prese le difese del bambino.
“Già, amico! Quel piccoletto ti ha fatto un favore! Ha avuto il fegato di dire, a chiara voce e soprattutto al diretto interessato, quello di cui ci hai tediato fino allo stremo per tutte queste settimane. Fossi in te, lo ringrazierei!” Asserì sghignazzante e ironico Theo.
Zabini lo guardò truce: “Beh allora, non vedo l’ora che Potter riveli, ‘a chiara voce e alla diretta interessata’…” Ripeté sprezzante le parole del compagno. “… anche chi piace a te! Perché hai notato vero che ci sta provando con la stessa intensità con cui ci ha provato per tutto questo tempo con me e Neville?”
Nott sbiancò e accortosi che il piccino stava guardando nella loro direzione cercò di mimetizzarsi dietro le schiene di Tiger e Goyle.
“Cosa?” Proruppe però furiosa la Greengrass. “Theo ti piace qualcuno? E io non ne sapevo niente? Ma chi è?” Gli domandò incredula e agitata la ragazza, che sentì il proprio cuore stringersi dolorosamente al pensiero del suo migliore amico innamorato di un’altra.
Ma Theo non dovette rispondere, perché graziato dall’intervento di Piton che riportò di nuovo la quiete nella stanza togliendo punti sia ai verde-argento che ai rosso-oro per l’ennesima confusione creata. 
“Molto imbarazzante, direi.” Non riuscì però a trattenersi, rivolgendosi poi pungente verso Blaise. “Mi meraviglia signor Zabini che anche lei abbia gusti così discutibili da trovare apprezzabile un qualsivoglia Grifondoro.”
Harry inarcò confuso le sopracciglia: “Perché a qualche altro Serpeverde piace un Grifondoro?”
“Sì, Potter! Al tuo principe Draco.” La voce di Pansy risuonò melliflua nel silenzio dell’aula.
“A Draco piace…” Continuò facendo una breve pausa, non sapendo come spiegarsi bene per farsi capire dal bambino e così ferirlo. “… il Principe di Grifondoro!” Risolse infine.
Il bimbo sussultò, Draco pure.
“Non dire idiozie Pansy!” La bionda Serpe le ringhiò contro. “Io, quel dannato Grifondoro lo odio con tutto me stesso e se solo me lo ritrovassi di nuovo davanti questa volta lo spedirei al San Mungo a vita… se non peggio.” Calcò deciso l’ultima parte.
Sì perché per il giovane Malfoy il ritorno dell’adulto, che lo odiava, significava la scomparsa del bambino che al contrario gli voleva bene.
I Grifondoro iniziarono ad agitarsi preoccupati e arrabbiati, convintisi definitivamente dalle parole di Malfoy che il piccolo Harry fosse seriamente in pericolo. Piton invece sembrava interdetto: non capì cosa diavolo stesse blaterando il ragazzo.
“Beh, non mi sembra da come lo tratti!” Controbatté imperterrita la Parkinson, per quanto Blaise con uno sguardo poco rassicurante le aveva ordinato di finirla.
“Come lo tratto? Ma che Merlino stai blaterando? Ti è forse andato di volta il cervello, Parkinson?” Draco cominciò ad incazzarsi davvero, perché le parole della compagna stavano fomentando di nuovo i focolai del dubbio.
“Il bambino, Draco! Il bambino.” La ragazza si spiegò con tono ora amabile e dolce, quasi non volesse traumatizzarlo una volta risvegliatosi dal sogno. “Quel bambino è Potter!” Infierì comunque.
Malfoy chiuse gli occhi per un attimo, e quando li riaprì in essi c’era tanta confusione e inquietudine. “No, non è lui!” Sibilò con rabbia, ma le sue parole questa volta sembravano prive di reale convinzione.
Severus a quell’affermazione provò nel petto un moto di compassione per il proprio figlioccio, avendo riconosciuto nel suo sguardo disperato il profondo dolore del suo giovane cuore non corrisposto dall’Amore.
“Ma chi è questo Principe dei Grifondoro?” Domandò aspra e adirata la voce di Harry che guardò torvo l’intera classe, alla ricerca di un senso per quelle parole così enigmatiche che il suo Principe continuava a ripetere e che lui non riusciva proprio a capire.
Nessuno sembrò sapere come o cosa rispondergli, finché non se ne occupò Hermione. “Vedi Harry, il nostro Principe adesso non è qui. È…” La ragazza stava per inventarsi qualcosa, quando Ron terminò per lei la frase.
“… in ospedale. E ce l’ha mandato proprio quel vigliacco del tuo principino, che l’ha colpito con un incantesimo a tradimento senza alcun motivo!”
Malfoy serrò forte le mani a pugno, mentre il ricordo tornava al pomeriggio di due giorni prima, quando… Potter era diventato il piccolo Potty…
“Il Principe Draco non è un vigliacco!!!” Insorse infuriato il piccino. “Scommetto…” Continuò con gli occhi accesi di rabbia. “… Anzi, sono sicuro che se lo meritava proprio di andare in ospedale! Deve essere proprio cattivo e antipatico il vostro Principe!” Disse poi rivolto serio e duro ai Grifondoro. “E lo odio anch’io perché fa dispiacere il mio Principe, che è la persona più bella e dolce che io abbia mai conosciuto!”
E poi aggiunse con voce fredda rivolta a Piton: “Re Severus, quando quel Principe cattivo ritorna gli devi dare la pozione più pericolosa, brutta e amara che hai, se fa arrabbiare ancora il mio Principe.”
“Con immenso piacere.” Ghignò l’insegnante, divertito dal fatto che fosse proprio il piccino a dargli quel suggerimento per farsi del male da solo; dopodiché lo fece scendere dalle sue braccia, tra le quali non si era nemmeno reso conto di averlo tenuto per tutto quel tempo, forse perché la cosa non lo aveva né disturbato né pesato, e lo vide correre ad abbracciare Malfoy.
E riscaldati dal reciproco calore, Harry e Draco si sentirono entrambi meglio. Quando poi il biondino lo fece sedere sulle proprie ginocchia e lo strinse ancora più forte a sé, il piccino facendogli una dolce carezza sul viso, promise: “Non ti preoccupare, Principe Draco. Se quello stupido Principe ti darà ancora fastidio quando torna, gli facciamo bere la pozione più dolorosa e crudele di Re Severus e poi io… io ci do tanti pugni e calci!”
Draco non riuscì a rispondere: si limitò semplicemente a sorridergli gentile e grato, mentre nel suo cuore la voce velenosa e crudele della Realtà soffocava sempre più quella dolce e ingannevole della Speranza, sussurrandole malevolo che le parole del bambino erano pura illusione.


La restante mezz’ora di lezione continuò in un silenzio teso e nervoso, dato che le menti di tutti, chi per un motivo chi per un’altro, erano ora occupate a processare ed elaborare le tante e diverse informazioni ricevute in poco meno di due ore, a dare loro un senso per stabilirne la veridicità o meno e trovarne infine delle soluzioni.
Ma a una decina di minuti dalla fine, approfittando del fatto che Piton fosse concentrato nel dosare attentamente alcune sostanze nel suo calderone e che Malfoy si fosse alzato per riporre a posto gli ingredienti della pozione antidolorifica che lui e la Granger avevano terminato, Zabini, che sedeva dietro di loro accanto a Daphne, afferrò il bambino per il maglioncino e lo tirò bruscamente a sé. Con sguardo minaccioso e truce gli sussurrò poi a bassa voce: “Potter, lo sai vero che hai combinato un super-mega casino? E che ora quegli imbecilli dei suoi amici Grifondoro mi impediranno anche solo di guardarlo da lontano, figuriamoci di avvicinarlo per potermi confes… spiegare?” Digrignò imbarazzato il moro Serpeverde, indicando Paciock. “E che lo infarciranno di così tante cazz…” Il ragazzo fece un profondo respiro per non imprecare. “… bugie sul mio conto, che probabilmente sarà proprio lui a decidere di non darmi neanche una chance per potergli parlare?” L’espressione del suo viso si fece ora più mesta e desolata, mentre quella del piccino divenne un tantino smarrita e confusa: Harry infatti stava pensando che Blaise stesse un po’ esagerando, perché era chiaro come il sole che anche a Neville lui piacesse. Ma prima di poterlo rassicurare, il Serpeverde continuò: “La cosa andava gestita con più lentezza e scrupolosità. Credi forse che non avrei voluto già dirglielo io in tutto questo tempo? Il problema è che non è facile vincere la loro diffidenza e mancanza di fiducia che nutrono per noi Serpi. Soprattutto Neville, che sembra intimorito e spaventato dalla nostra Casa. E prova ne è che ogni volta che ho fatto qualche passo per andargli incontro lui è sempre fuggito a rifugiarsi da…”
… Te!... Ma Blaise non lo disse, anche se insieme alla frustrazione e alla rabbia che stava provando in quel momento, si aggiunse adesso quel pizzico di gelosia che aveva sempre nutrito per Potter.
Dovette fare uno sforzo enorme per non prendersela ora con l’ignaro fanciullo.
“Ma tu e la tua linguetta biforcuta adesso avete rovinato ogni cosa. Quindi se non vuoi fare una brutta fine ti conviene rimediare a questo pasticcio.” Blaise asserì serio e Harry annuì, convinto però che non avrebbe dovuto impegnarsi chissà quanto perché sicuro che da parte di Neville non avrebbe incontrato alcuna resistenza od opposizione.
“Bene!” Fece adesso più calmo Zabini. “Per il momento portagli queste radici di Asfodelo, senza farti scoprire da Piton, e digli di versarle nella sua pozione e di girarla poi due volte in senso antiorario. Non dovrebbe riuscirgli perfetta ma almeno questo eviterà di fargli esplodere il calderone.” Disse ora un tantino preoccupato, notando che per le continue disattenzioni di Paciock, il fumo prodotto dalla sua pozione era diventato di un preoccupante grigio scuro.
“E poi oggi pomeriggio penserò a qualcos’altro da farti fare per convincere Neville a concedermi una possibilità. E chissà Potter che, se col tuo aiuto riusciremo a metterci insieme, tu non diventi un giorno il padrino del nostro primo figlio.” Zabini ghignò, per poi imprecare mentalmente quando si rese conto di aver avuto e pronunciato quell’ardito pensiero.
Ma Harry, per quanto sorpreso, volse immediatamente il suo sguardo verso il Principe, ancora occupato a sistemare gli ingredienti, e dopo su Piton e ghignò birichino anche lui.
“Ora però va, prima che sia troppo tardi.” Lo incitò Zabini, ma prima che potesse allontanarsi Daphne gli chiese accorata: “Harry dopo però ritorna di nuovo qui, perché devo chiederti una cosa molto importante.” Disse l’ultima parte girandosi indietro a fissare, accigliata e preoccupata, Theo.
E Pansy, che sedeva poco distante da loro e aveva sentito ogni cosa, sorrise ferina, decisa ora più che mai a vendicarsi dell’odioso marmocchio.
Conscia ormai di non poter avere il sostegno dalla sua Casa, aveva infatti capito che la miglior cosa era ottenere l’inconsapevole appoggio di quella nemica dei rosso-oro.
Per prima cosa avrebbe fatto in modo che i Grifondoro separassero definitivamente il moccioso da Draco, smaniosa com’era di vederlo piangere e soffrire nel modo più crudele possibile, e poi…
La ragazza si accertò di avere ancora, nella tasca della sua divisa, l’essere inanimato che aveva pietrificato quella mattina nel bosco della Foresta Proibita all’insaputa del bifolco Mezzogigante.
… in seguito avrebbe provveduto ad attuare il suo piano per toglierselo finalmente e per sempre di torno.
Naturalmente questa volta senza alcuna opposizione da parte del biondo Serpeverde che, come aveva prima dimostrato, era ancora convinto di odiare a morte il Potter adulto: bisognava solo convincerlo e ricordargli che per l’appunto grande e piccino erano la stessa persona e il gioco era fatto. Malfoy alla fine l’avrebbe addirittura ringraziata.
Approfittando quindi della momentanea distrazione di Zabini e della Greengrass, intenti ad osservare il bambino, la Parkinson si preparò per far levitare nel calderone della bionda Serpeverde una sostanza altamente incompatibile con la pozione che avevano dovuto preparare quel giorno.
Il bimbo nel frattempo era andato spedito da Neville, riportando diligentemente le istruzioni ricevute, e il Grifondoro le aveva eseguite senza pensarci un attimo, perché convinto che il suo aiuto insperato venisse da Hermione. E quando la sua pozione si fu stabilizzata assumendo una colorazione bianco opaco, molto più vicina al trasparente richiesto rispetto al grigio scuro che aveva prima, per la gioia abbracciò di slancio il piccolo Harry. 
“Oh cielo, Harry! Che Merlino ti benedica! E ringrazia tanto anche Hermione! Giuro, farò qualsiasi cosa pur di sdebitarmi con voi.” Promise accorato Paciock.
“Un bacio allora!” Propose il piccino con fare furbo, registrando però che da dietro Zabini gli stava lanciando sguardi di fuoco così intensi che, se avessero potuto, lo avrebbero incenerito sul posto. “Ma non a me!” Precisò poi, quando vide il Grifoncino avvicinarsi al suo viso. “E nemmeno ad Hermione: lei non c’entra niente!”
“Oh, ma allora chi…?” Domandò confuso Neville.
“A Blaise! È lui che mi ha mandato qui ad aiutarti.” Il bimbo rispose con un sorriso giocoso, che si intensificò quando vide le guance di Neville divenire sempre più rosse e i suoi occhi illuminarsi di dolce Speranza quando incontrarono quelli cobalto del moro Serpeverde.
“Harry, ma allora pensi davvero… davvero che Zabini sia… sia… sì, insomma credi sul serio a quello che hai detto prima al professor Piton su quello che lui prova… prova per me?” Il timido Grifondoro farfugliò imbarazzato.
Il bambino annuì convinto. “Sì! Però Blaise non te l’ha mai detto perché pensa che hai paura di lui!”
“Oh, no! Non di Blaise… mai!” Esclamò con ardore Neville. “Ma di me.” Aggiunse poi portandosi una mano sul cuore e continuando nella sua mente: ‘E del mio Amore, perché non ho mai pensato che fossi abbastanza degno e meritevole di esser corrisposto da lui.’
“Allora ci parlerai con Blaise, vero?” Harry chiese conferma, ottenendola subito dopo con un fievole “Sì!” sussurrato. “Così ci dici anche tu che piace tanto anche a te e poi vi date tanti, tanti baci!” Concluse prima di scappare con un sorriso birichino al tavolo di Zabini e la Greengrass e perdersi il timido cenno affermativo del viso rossissimo di Neville: cosa che però non sfuggì al sempre più frustrato Serpeverde, che non era riuscito a sentire nulla dell’ultima parte della loro conversazione.
“Potter, cosa Salazar gli hai raccontato per farlo arrossire in quel modo? E a che cosa ti ha risposto di ‘sì’ per ben due volte?” Blaise lo assalì non appena lo ebbe a portata di mano.
Il piccino ghignò e stava per rispondere quando intervenne spazientita Daphne: “Oh per l’amor del cielo, Blaise! Lascialo stare! Harry ha già fatto ciò che gli avevi chiesto, ora deve parlare con me! Non è così picc…”
Ma la frase della ragazza fu interrotta dallo strano sibilo che uscì all’improvviso dal suo calderone, il cui contenuto trasparente divenne rosso cremisi e da quiete che era cominciò a sobbollire pericolosamente.
Fu poi una questione di pochi istanti e la pozione esplose fragorosamente, producendo un forte boato e facendo schizzare pezzi acuminati di legno, vetro e metallo in ogni angolo della stanza.
E se nessuno si ferì gravemente fu solo perché chi fu abbastanza veloce da capire cosa stava accadendo, pronunciò incantesimi scudo per proteggere sé e i propri compagni.
Il piccolo Harry fu di nuovo salvato dal pronto intervento di Piton, ma a differenza degli altri il piccino si ritrovò sollevato a mezz’aria circondato da un’impenetrabile sfera di luce argentata.
“Potty!!!” Gridò allarmato Draco, corso immediatamente ad accertarsi che stesse bene. Ma a pochi centimetri dalla sfera magica si ritrovò bloccato ad andare oltre da un’ulteriore invisibile barriera.
“Finite Incantatem!” Pronunciò allora, ma non accadde nulla: la magia utilizzata per quell’incanto protettivo doveva essere di livello molto elevato.
“Lo faccia uscire, professore!” Pretese quindi verso l’insegnante, ma questi assottigliò lo sguardo e non si mosse, piuttosto cambiò leggermente l’angolazione della propria bacchetta, che teneva ancora alzata verso lo scudo appena creato, in modo che sembrasse però puntare ora anche sul biondo Serpeverde.
Il ragazzo si bloccò per la sorpresa.
Nel frattempo la campanella di fine lezione suonò ma nessuno lasciò l’aula, piuttosto dissolti gli incantesimi Scudo i Grifondoro cominciarono vivacemente a protestare.
“Professor Piton, questo è stato un chiaro attentato dei Serpeverde alla vita di Harry!” Esclamò adirato Ron.
“Il bambino deve essere affidato a noi! Non può darlo di nuovo a loro! Non soprattutto a Malfoy!” Si accodò Dean.
“Sì, è vero! Con Malfoy, Harry è in serio pericolo! Lo ha sentito prima!” Continuò concitata Lavanda Brown.
“Ed è disposto a tutto, anche a ferire quelli della sua stessa Casa pur di fargli del male! Non c’è dubbio infatti, che questa esplosione sia opera sua! Non si spiega altrimenti perché lui fosse l’unico ad essere al di fuori del raggio d’azione dello scoppio quando questo è avvenuto.” Aggiunse Seamus, per una volta veramente serio.
“No, la prego professore, non li ascolti! Non è vero, Draco non c’entra!” Obiettò con voce affranta Daphne, che stretta dall’abbraccio di Theo, andato immediatamente a soccorrerla, pensava di essere l’unica responsabile di quel disastro. “Io… io non so cosa sia successo! La mia pozione era riuscita perfetta!” Ma di fronte allo sguardo accusatore e incredulo dei Grifondoro, aggiunse arrabbiata: “Noi Serpeverde non faremmo mai del male al piccolo Harry!” 
Ma i rosso-oro e decisamente anche Severus erano di tutt’altro avviso.
Nel frattempo il piccino, che aveva ascoltato tutto ma che non aveva potuto difendere il suo Principe e i suoi amici a causa di quella stupida sfera incantata, provò a distruggerla picchiandoci contro con tutta la sua energia con pugni e calci, ma inutilmente perché ogni suo sforzo non era valso nemmeno a scalfirla.
E quando infine si era reso conto di non poter fare nulla per liberarsi e che, a causa delle bugie crudeli dei Grifondoro, rischiava sul serio di venire allontanato dal suo Angelo biondo, fu sopraffatto dalla paura e scoppiò in un pianto dirotto.
Finché non udì la dolce voce del suo Principe sussurrare gentile il suo nome: non Harry, né Potter, ma quel ‘Potty’ che per il bambino era divenuto oramai sinonimo di affetto e accettazione.
“Non piangere. Io sono qui, non ti lascio.” Il Serpeverde disse con tono sereno e pacato, quasi tutto quello che al momento li teneva divisi non avesse per lui alcun significato, dato che non c’era nulla per Draco che avrebbe potuto a quel punto separarli davvero: non esisteva infatti forza, persona o magia così potente in grado di poter spezzare il legame che univa ora i loro cuori.
E per dimostrarlo, per comunicarlo al piccino, tranquillizzarlo e fargli sentire la sua vicinanza, alzò una mano sulla barriera all’altezza del suo viso bagnato di lacrime, quasi avesse voluto portargliele via, e gli sorrise giocoso facendogli l’occhiolino o alzando gli occhi al cielo e sbuffando ironico quando i Grifondoro ripresero ad insultarlo.
Ed Harry finalmente si calmò e cominciò addirittura a ridere di fronte alle facce buffe che stava facendo il suo Principe, mentre una sua manina spontanea si era posata sulla sfera in corrispondenza di quella del ragazzo e la sua anima veniva accarezzata dalla calda e intensa luce sprigionata da quei bellissimi occhi argentati.
Scena così dolce, innocente e piena d’A… che Piton ponderò per la prima volta se non era il caso di far bere anche a Draco l’Oblivio Animae: il ragazzo, se così rimanevano le cose, non avrebbe infatti retto al dolore della perdita del fanciullo che, al contrario dell’adulto, lo ricambiava.
Ecco spiegato perché già da ora la sua mente, supportata dall’incapacità del suo cuore di accettare l’evidenza, gli mostrava il bambino e il Potter diciassettenne come due persone distinte e diverse.
Ma quella scelta non andava presa subito, Severus sapeva infatti di avere ancora abbastanza tempo per decidere: sicuro un paio di giorni, se quel che aveva confermato il preside era corretto. Risolse piuttosto che nel frattempo ne avrebbe approfittato per cercare di rinsavire il Serpeverde, in modo da aiutarlo a prepararsi ad affrontare con meno sofferenza e disperazione la scomparsa del bambino e il conseguente ritorno del Grifondoro.
E forse l’idea di separarlo per un po’ dal piccolo non era poi tanto male: anzi probabilmente al momento era anche l’unica soluzione, dato che in effetti c’era davvero qualcuno tra le Serpi che stava attentando alla vita di Potter, che sentiva paradossalmente voler proteggere, e non aveva prove che fosse solo la Parkinson.
Determinato quindi, mise fine a quella scenetta disgustosamente sdolcinata tra i due e avvicinò a sé la sfera, per poi dissolverla e prendere di nuovo imbraccio il piccino, ma usando un braccio solo in modo che l’altro fosse libero per muoversi in caso avesse avuto bisogno di utilizzare la bacchetta.
“Beh, finalmente! Pensavo non mi volevi più liberare.” Si lamentò corrucciato Harry e Piton mise su un’espressione seccata che indicava che in effetti ne era stato fortemente tentato.
“Però prima mi hai salvato di nuovo quindi, grazie mille Re Severus!” Il bimbo disse adesso con un gran sorriso anche se i suoi occhi verdi, ancora più grandi e arrossati per il pianto, conservavano tra le ciglia due piccole lacrime, di cui Piton con un’assurda e irrazionale fitta al cuore si sentì responsabile e colpevole, perché sapeva che entro breve avrebbe fatto versare.
“Ora però fammi scendere, per piacere. Voglio andare dal mio Principe Draco.” Il piccino cominciò ad agitarsi e a ribellarsi fra le sue braccia, provando invano a divincolarsi dalla stretta ferrea con cui lo teneva il pozionista.
“Potter, tu non tornerai più da Malfoy!” Piton decretò con voce ferma e risoluta.
“Professore! Me lo dia.” Ruggì allora adirato e minaccioso Draco afferrando la bacchetta.
“Sì, lasciami! Lasciami, Re Severus! Non ci credere anche tu a quei bugiardi Grifondoro.” Harry provò ancora a liberarsi. “Questo scherzo non è divertente. Io voglio stare solo con il mio Principe e con nessun altro!”
“No!” Fu la secca risposta di Piton ad entrambi.
E prima che Draco potesse reagire, il piccino, stanco e arrabbiato che tutti provassero ad allontanarlo dall’unica persona con cui si era sentito per la prima volta davvero e sinceramente amato e voluto, prese l’iniziativa contro quell’ingiustizia, da buon Grifondoro che in fondo era, e cominciò a sferrare calci al professore dandogli infine un morso sul braccio.
Per il dolore Severus fu costretto a lasciarlo andare ed Harry corse immediatamente da Draco e, prendendolo per la mano, disse concitato: “Presto Principe, scappiamo!” E i due, con lo stesso ghigno divertito stampato sul viso, abbandonarono l’aula.
Per dare loro poi un po’ di vantaggio e impedire che i Grifondoro o Piton li inseguissero, Blaise, con il seguente aiuto di Hermione e Daphne, usò la magia per far cadere per terra alcuni calderoni e boccette di ingredienti, i cui contenuti mescolatisi crearono una spessa cortina di fumo nero e pestilenziale che non permise a nessuno di vedere per qualche minuto.
E quando Piton finalmente se ne liberò, la prima cosa di cui si accertò fu controllare che la pozione antidolorifica della Granger e di Malfoy fosse ancora integra e dopo, rivolgendosi ai tre che avevano provocato il trambusto, con tutta la rabbia e l’ansia per quello che ormai era certo sarebbe accaduto alla fine di quella storia, digrignò aspro: “Mossa molto stupida e insensata la vostra. Non lo capite, vero, quanto sia pericoloso che quei due rimangano insieme?”
I Grifondoro si allarmarono ancora di più, vedendo confermate le loro paure nell’ammissione del professore.
“Draco non farà del male al bambino.” Ripeté però sicura e decisa la Greengrass.
Severus le rivolse una piccolo ghigno scettico. “Oh, ma io non parlo di Potter!” Esclamò sarcastico.
‘Certo’ pensò tra sé inviperita Hermione, osservando disgustata la pozione che bolliva ancora sulla cattedra ‘perché Harry a causa sua dimenticherà tutto, giusto?’
“E di chi altri sennò?” Domandò confuso Ron, anche se le Serpi avevano compreso che Piton stava parlando del loro biondo amico.
Ma il professore non rispose, piuttosto con sguardo truce cacciò tutti dalla sua aula, assicurando comunque che la questione non era finita lì ma che l’avrebbe risolta, questa volta però, dopo averne discusso col preside, in modo che Malfoy, o chi per lui, non avrebbe potuto più opporsi.
I Grifondoro tuttavia, all’esclusione di Paciock e la Granger, decisero che non avrebbero aspettato fino a tanto: avrebbero agito subito, ma non prima d’aver avvisato l’unica persona che tra tutti loro era l’unica ad aver a pieno il diritto di riprendersi Harry.





N.A.: ^___^ Spero con questo capitolo d’essermi fatta un pochino perdonare, ma naturalmente sta a voi decidere.
Se dessi un nome ai vari capitoli, questo e il prossimo li avrei intitolati: ”Harry/Severus”, dato che in essi cercherò di descrivere il tipo di legame che secondo me dovrebbe unire il professore e il Grifondoro e che, credo, abbiate già cominciato ad intuire da quanto letto qui…
Un’ultima precisazione: l’Oblivio Animae, per chi non ha studiato il latino, si legge ‘Oblivio Anime’, l’Artiglio del Diavolo è una pianta africana che esiste realmente e che viene usata per medicinali antidolorifici, mentre il Fior di Loto nell’Odissea di Omero viene descritto come il fiore dell’oblio e della dimenticanza…
Un grande abbraccio! Infinity19




  
Leggi le 27 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Infinity19