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Autore: Lothiriel    14/12/2005    1 recensioni
Raccolta di racconti che potrebbero aver preso vita dalle iscrizioni di antiche mappe, o fra le nebbie di leggende dimenticate...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel lungo inverno che per sei mesi l’anno stringe la mia terra in una morsa di gelo e di tenebre, i vecchi ingannano il tempo

La Signora e il cacciatore

 

 

Nel lungo inverno che per sei mesi l’anno imprigiona la mia terra in una morsa di gelo e di tenebre, i vecchi ingannano il tempo stringendosi attorno al fuoco a raccontare antiche leggende, la cui origine si perde in epoche ormai lontane.

I bambini, avvolti in pesanti coperte, ascoltano in silenzio; e quando figure inquietanti fanno capolino fra le pieghe del racconto, si fanno istintivamente più vicini, per darsi coraggio.

Ricordo bene le storie che mio nonno era solito narrare: vi si avvertiva sempre la presenza, più o meno nascosta, di un personaggio il cui nome perfino i più coraggiosi non osavano pronunciare, e che non mancava di popolare gli incubi dei più piccini.

Si dice infatti che le distese gelate della tundra siano abitate da un essere che non appartiene alla stirpe dei mortali, la cui bellezza e crudeltà pochi sono riusciti a tornare indietro a raccontare.

Alcuni affermano si tratti di uno spirito condannato a vagare in eterno fra i ghiacci; altri sostengono invece la sua parentela con gli elfi e le ninfe che popolano le buie foreste settentrionali. I cacciatori, costretti dalla fame ad inoltrarsi per giorni e giorni nel bianco deserto, temono grandemente il suo tocco gelido, capace di portare alla morte o alla follia.

 

Da molto tempo, però, non credevo più a questa storia, ritenendola un semplice spauracchio per bambini. A lungo ho deriso quella che ormai consideravo una sciocca superstizione, addentrandomi senza paura fra i cumuli di neve ammucchiati dal vento.

Fino ad ora.

Tento ancora una volta di alzarmi in piedi, invano. Una fitta lancinante alla gamba destra mi costringe a rinunciare. Tutto è avvenuto così all’improvviso: senza alcun preavviso la slitta si è inclinata da un lato, e perdendo l’equilibrio sono rovinato a terra. La mia gamba deve essersi rotta, ormai non nutro più illusioni a questo proposito. Il freddo impietoso ha calmato un po’ il dolore, ma ha anche intorpidito le mie membra; non manca molto alla fine…

D’altra parte, anche se potessi camminare, a cosa servirebbe? Lontano miglia e miglia da casa, la slitta perduta per sempre; i cani proseguiranno ancora un po’ la loro folle corsa, per poi lasciarsi cadere vinti dalla stanchezza e dal freddo.

Alzo nuovamente lo sguardo, come spinto da una forza sconosciuta. Lei continua ad avvicinarsi, con il suo incedere lento e solenne. Solo ora mi rendo conto che i suoi passi non affondano nella neve, ma vi posano sopra leggeri.

Si ferma accanto a me, chinandosi a guardarmi. Mai in tutta la mia vita ho posato lo sguardo su una donna di tale bellezza. Il suo viso ha lineamenti perfetti, i lunghi capelli color oro pallido scendono a coprirle le spalle esili e bianchissime. Un abito argenteo fascia la sua persona, poco più di una sottoveste; ma la misteriosa signora pare insensibile al gelo invernale.

La sua mano sottile si posa sul mio viso; nessun calore emana da quelle dita di alabastro, e il suo tocco assomiglia alla carezza della morte.

Un brivido di terrore mi percorre la schiena quando i nostri sguardi si incontrano. Quegli occhi non possono appartenere ad un essere umano. Dietro quelle iridi che hanno il medesimo colore del ghiaccio non c’è alcun sentimento di pietà, né di comprensione. Come indovinare i pensieri di una creatura che nulla ha in comune con gli altri viventi che calpestano la terra?

Non è neppure crudeltà la sua, ma una sorta di fredda curiosità...

Per un attimo un pensiero assurdo attraversa la mia mente: forse anche lei si domanda che cosa io stia provando in questo momento. Paura, angoscia, rassegnazione… Ma non credo che queste emozioni abbiano mai sfiorato il suo animo; no, ne sono certo.

I suoi capelli mi lambiscono il volto mentre quelle labbra gelide posano un bacio sulla mia fronte. Ogni forza mi abbandona; accasciandomi sul manto di neve, mi pare di scorgere un ultimo lampo di luce, e poi il nulla.

  
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