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Autore: Lerax    04/01/2011    3 recensioni
Solo nei film dopo mesi e mesi che non chiudi occhio diventi un omicida psicopatico o il capo tosto di un'organizzazione terroristica e un gruppo clandestino di combattimenti.
Nella realtà invece, assomigli più ad uno zombie a base di banana ammaccata.
[...]
In una galassia lontana, lontana...ci sei tu. Tu e la tua faccia da zombie, talmente spaventoso che il tuo capo ti ha tolto dalla cassa e ti ha relegato al reparto friggitura perché i clienti si spaventano a vedere uno così malaticcio che maneggia i loro panini pieni di colesterolo
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

 

 

Dolore pulsante alle braccia. Le pulsazioni sono accompagnate da suoni sordi. Bang bang bang. Poi mi accorgo che è qualcuno che bussa rabbiosamente sulla porta. Per un riflesso condizionato, cerco di alzarmi ed aprire. Ma il mio corpo si rifiuta e quel che voglio è solo chiudere gli occhi. Bang bang. Vattene. Bang bang. Lasciami in pace. Il bussare si interrompe per poi riprendere più furioso di prima. Il campanello suona impazzito. Per anni sono scattato a questo suono, l'impulso di rispondere è più forte della stanchezza. Mi alzo, ce la faccio. Apro la porta e c'è un uomo sulla soglia. Sembra sorpreso, forse pensava di continuare a bussare per l'eternità.
Beh, dico io. Mi fissa. Fissa la mia faccia devastata, le occhiaie profonde, le guance scavate. Fissa le braccia ferite, sporche di sangue. Mi fissa mentre gli cado tra le braccia. Addormentato o, forse, svenuto.

Ecco i fatti, il tizio a cui ho spaccato la macchina e che quindi voleva spaccarmi la faccia, mi ha salvato la vita. Sarei morto dissanguato se non mi avesse svegliato per spaccarmi la faccia. E' venuto a trovarmi in ospedale. Strana la vita. Si è fermato e mi ha raccontato che anche lui aveva passato un brutto periodo. Aveva tentato il suicidio buttandosi dal balcone, ma come me, era stato salvato e adesso ne era contento. Tutto si era sistemato, i suoi debiti erano stati saldati e la moglie l'aveva perdonato per il tradimento. Mi ha detto di non preoccuparmi per la macchina o la polizia. Avrebbe chiuso un occhio e non mi avrebbe denunciato ne chiesto risarcimenti. Tanto era una vecchia carriola. E mi ha lasciato una scatola di cioccolatini.
Io non volevo i cioccolatini. Non volevo suicidarmi. Non ho tentato di suicidarmi, è stato un incidente. Sì sì sì mi ha detto. Non aver paura di essere sincero con te stesso. E mi ha lasciato la scatola di cioccolatini.
Non so cosa volevo quando ho rotto la macchina. Non so a cosa pensavo. Quando sono tornato a casa, qualcuno aveva cancellato le scie di sangue sulla parere del corridoio. Al loro posto, pittura bianca. In ascensore la vicina della porta accanto mi ha detto buongiorno e ha continuato a fissarmi le bende sul braccio cercando di non farsi vedere. Forse pensa che sia uno psicopatico, è scesa cinque piani prima. Forse ha ragione. Qualcuno ha pulito anche l'ascensore, ma il mio zerbino ha ancora macchi sulla E, sulla O e altre sparse. Lo porto con me nell'appartamento e lo butto nell'immondizia, insieme all'asciugamano intriso di sangue che ancora mi aspetta sul divano. Di solito a quest'ora mi recavo a lavoro. Adesso invece? Ho ventiquattro ore da riempire, a cui seguiranno altre ventiquattro ed altre ventiquattro ancora e ancora e ancora.
Magari dovrei cercare un nuovo lavoro, dare una sistemata alla mia vita, trovarmi una ragazza. Magari comincio domani. Magari.

Sono il grande carro nel cielo e qualcuno urla per me.
Per due settimane non ho fatto altro che andare al bar a mangiar panini e stare sul divano con lo sguardo perso. La vita mi ha dato una seconda occasione di cui non so che farmene e questo è il mio modo di protestare, sprecandola. Non che prima fossi messo meglio eh. Se qualcuno me lo chiedesse, direi che sono in pausa di riflessione. E' tutta la vita che sono in pausa di riflessione, nell'attesa che mi capiti qualcosa.
Ne discuto col barista. Sembra interessato, o forse no. Chiedimi se sono felice. Chiedimi se sono triste. La risposta ce l'ho sulla punta della lingua.
Esco la sera tardi e torno a casa verso l'alba. L'istinto della tana, non saprei come altro giustificare la mia permanenza in casa.
Saluto il barista e mi trascino fuori, andatura barcollante da pinguino, come se qualcosa mi schiacciasse. L'insonnia è peggiorata. Il mondo appare ancora più lontano ed ha perso colore, tutto è grigio. Ogni tanto vedo sprazzi di luce, come se qualcuno sparasse fuochi d'artificio. Anche i suoni risultano ovattati e di tanto in tanto c'è qualche esplosione. Bang! E' il tuo cervello che cede. Se mi sentisse il mio dottore, si metterebbe a ridere. Ahahah. Ahah.
Il cielo inizia a sfumare verso la sera e la luna e il sole si fissano indifferenti. La gente invece, mi fissa diffidente. Barba lunga, capelli spettinati, occhiaie profonde, pelle spenta, abiti sporchi, devo avere un aspetto terribile.
Mi avvio verso il parco. Ormai è rimasta poca gente, qualche coppia imboscata e qualcuno con il cane.
Quando si accendono i lampioni, il parco è deserto e ci sono solo io, sdraiato su una panchina a sonnecchiare.
Potrei mollare tutto. La casa, il divano, i parenti, le convenzioni sociali. Mi prendo un cane e giriamo insieme il mondo passando da un rave ad un altro. Del resto, che importa? Del resto lo sto già facendo, mollare; del resto, tanto vale andare fino in fondo.
Mi sento distaccato dal mio corpo. Fluttuo su una superficie invisibile e il mondo gira e gira. Il sole gira. L'universo gira. Tutto gira attorno a me. Non so se sono sveglio o se sto sognando. Potrei anche essere morto senza accorgermene.

Il mio sangue cade goccia e goccia dal mio braccio, arriva sulla punta del mio dito e, dopo un attimo di esitazione, si riversa sulla ghiaia immacolata. Sempre più veloce.
Morte, goccia dopo goccia si avvicina. E' terribile, mi sento morire e impotente. Tento di ricacciare il sangue dentro al mio corpo succhiando dalla ferita sul polso. E' un taglio netto, di chi ha tenta il suicidio immerso in una vasca di acqua calda per far circolare più velocemente il sangue e, quindi, giungere prima alla fine. Il flusso aumenta e mi travolge e tutto si fa rosso. La mia vita finisce sulla ghiaia, filtra negli interstizi tra i sassolini e viene assorbita dalla terra. Prendo una manciata di ghiaia, terra e sangue e tento di recuperare quel che posso. Mastico ed ingoio. I miei denti vanno a pezzi, i sassi graffiano la bocca, il palato, le guance, la gola, non mi restano che le gengive insanguinate. E il sangue continua a colare. E muoio.
E mi risveglio. Era un sogno? Ho dormito? Sono ancora sulla panchina. Con la lingua tasto i denti più volte per accertarmi che sia ancora tutto a posto.
Tutto a posto. E l'incubo continua.




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Grazie mille a chi ha recensito e chi mi ha fatto visita^^
    Certo che il protagonista è una lagna assurda eh? Ma presto gli daremo una svegliata!

 

  
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