Buon Natale,
Draco
Ho scritto questa storia quasi un
anno fa…era andata perduta nel mio pc, finchè non mi è ricapitata tra le mani qualche giorno fa,
così ho pensato di pubblicarla.
Spero che vi
piaccia^^
La neve
cadeva fitta, adagiandosi silenziosamente sui tetti di Londra e riempiendo
l’aria di un buon profumo di freddo e pulito. Stelle d’oro e d’argento erano
state appese attorno alle vetrine dei negozi, quasi rubassero un briciolo di
cielo per portarlo tra il consueto grigiore della città. Draco si fermò un
istante, respirando a fondo quell’atmosfera pregna di buonismo e ipocrisia che
odiava. Si strinse nel mantello nero, sistemandosi meglio il colletto per
riparare il collo e la mandibola dall’aria fredda. Scansò un paio di passanti e
riprese a camminare a passo lento. Non aveva voglia di andare a casa, di tornare
nell’immensità annientante di Malfoy Manor, preferiva guardare le vetrine dei
negozi, gli alberi di Natale e le altre persone, quelle persone elettrizzate
dalle feste, quelle persone che in fondo invidiava un po’. Scosse la testa,
passandosi una mano guantata tra i capelli umidi ed entrò in una tavola calda.
Si sedette nell’angolo più lontano rispetto all’ingresso, dando le spalle alla
parete. Da quel punto poteva facilmente vedere un largo spaccato della strada,
dove il via vai di gente e pacchetti formava un unico flusso di colori e voci.
Ma c’era qualcos’altro, una melodia allegra e dolce, pregna di ricordi lontani e
di speranze sopite.
Era il
suono di un campanellino, che pervadeva l’aria fredda, scivolando tra i fiocchi
di neve come un profumo sinuoso fino ad entrare nel locale. Era un bel suono
dopotutto. Forse il suono più semplice dell’intero universo, come un diapason
che trasmetteva onde di pensieri felici.
Si guardò
intorno, finché non individuò un Babbo Natale in piedi all’angolo della strada.
Agitava una mano, accompagnando il suono del campanello con un pomposo oh oh
oh.
Di fianco
aveva un secchiello, simile a una campana rovesciata, in cui raccoglieva le
offerte per il reparto di pediatria del Saint Mungo. I passanti lo scansavano,
gli lanciavano occhiate frettolose prima di proseguire, carichi di doni o in
cerca dell’ultimo regalo. Qualcuno si fermava per deporre alcune monete
all’interno del secchiello, ma il suono del campanellino non cessava mai,
nemmeno per un istante. Draco finì di bere il suo tè, si avvicinò al bancone e
ne ordinò uno da portar via. Non appena si rituffò nella caotica strada
londinese, fu assalito da un brivido di freddo. Immerse il capo nel bavero del
mantello e si fermò accanto al Babbo Natale.
“Un’offerta per i bambini del
Saint Mungo?” gli chiese Babbo Natale, porgendogli un piccolo cestino. Draco lo
studiò un istante, senza mutare espressione del viso e poi gli tese il tè caldo.
Babbo
Natale lo guardò, aggrottando le folte sopracciglia bianche, che sormontavano
due occhi incredibilmente azzurri.
“Una
serata fredda, vero?” buttò lì Draco, casualmente, mentre Babbo Natale accettava
la bevanda calda. Si ficcò le mani nelle tasche, osservando un punto indistinto
di fronte a sé. I fiocchi di neve si erano ridotti a una rada spolverata, ma le
previsioni avevano annunciato un’intensa nevicata per tutta la
notte.
“Altrochè!” rispose Babbo Natale,
stringendo il bicchiere con entrambe le mani, per scaldarsele.
“faresti
meglio ad abbassarla” disse Draco, indicando la barba bianca con un cenno del
capo. Babbo Natale scrollò le spalle, portandosi alle labbra il bicchiere. “Sì”
rispose, dopo aver ingurgitato l’ennesima sorsata “ma si perde
l’illusione”
Draco
storse le labbra in un sorriso pieno di ironia. “Un Babbo Natale infreddolito e
mezzo coperto di neve potrebbe far avverare i desideri?” chiese, accompagnando
le sue parole con un’espressione beffarda.
“Si deve
pur credere in qualcosa” rispose semplicemente Babbo Natale, buttando il
bicchiere ormai vuoto in un cestino.
“E tu in
cosa credi?” domandò Draco a bruciapelo. La sua voce e la sua espressione erano
sorprendentemente serie.
Babbo
Natale si voltò verso di lui, imbronciando le labbra appena distinguibili sotto
la barba finta. “Oh in molte cose…credo, per esempio nel potere del mio
campanello”
Draco
scoppiò in una risata senza allegria, spostando lo sguardo dagli occhi del Babbo
Natale alle sue dita, strette intorno all’impugnatura sottile del campanello.
“Beh non
dirmi, giovanotto, che non conosci il potere dei campanelli” esclamò Babbo
Natale con voce fintamente baritonale.
Draco
scosse la testa in segno di diniego. Un fiocco di neve gli volteggiò davanti
agli occhi per poi posarsi sulla punta del suo naso.
“Si dice
che per ogni trillo di un campanellino a un angelo spuntino le
ali”
Draco
trattenne una risata di scherno, mascherandola con un colpo di tosse. Si passò
una mano sulla bocca, cercando di cancellare il sorriso sarcastico, che non
riusciva ad abbandonare.
“E
davvero tu credi a queste stupidaggini?” chiese con
disprezzo.
Babbo
Natale si limitò ad allungargli il campanello. Draco l’osservò attentamente
quasi temesse che quel piccolo oggettino potesse morderlo.
“Prova”
propose Babbo Natale, scrollando le spalle.
“No”
ribattè Draco impulsivamente, ritirandosi. Babbo
Natale lo afferrò per un braccio e gli mise in mano il campanellino, prima che
potesse andarsene. Il ragazzo fu assalito da un brivido, a metà tra il
disappunto e un sentimento che non seppe identificare. Eppure quel Babbo Natale
aveva degli occhi che avevano un qualcosa di famigliare.
“Avanti!
Non credo che faccia spuntare le ali agli esseri umani…solo agli angeli! Quindi
non hai nulla da temere!” lo incoraggiò, facendogli piegare gentilmente le dita
attorno all’impugnatura. Draco s’inumidì le labbra con la punta della lingua,
incrociando per un istante gli occhi di Babbo Natale, poi prese un profondo
respiro e scosse il campanellino. Un trillo allegro gli riempì le orecchie,
avvolgendolo in un caldo abbraccio, che cancellò per qualche attimo il freddo
pungente dell’inverno. Lo scosse di nuovo, incurvando le labbra in un sorriso
sincero.
“Beh non
è andata molto male” gli disse Babbo Natale, sorridendogli attraverso la barba
bianca.
“No”
ammise Draco, restituendogli il campanellino e massaggiandosi la nuca con una
mano. “Ora devo andare” aggiunse, sporgendosi verso il secchio a forma di
campana rovesciata. Vi fece cadere un foglietto e si allontanò di qualche passo
prima che la voce dolce di Babbo Natale lo richiamasse
indietro.
“Buon
Natale” gli gridò, chiudendo le mani a coppa intorno alla bocca.
Draco si
voltò su sé stesso, rivolgendogli un vago cenno di saluto, per poi riprendere a
camminare, perdendosi in mezzo al turbinio di passanti.
Un
leggero bussare alla porta lo spinse a voltarsi.
“Avanti”
disse, chiudendo il libro che stava leggendo. Un elfo domestico fece il suo
ingresso nella stanza silenziosamente.
“Signore”
bofonchiò “è appena stato
recapitato un regalo per voi”.
Draco
afferrò il pacchettino e lo scartò rapidamente. Era una semplice scatolina
rossa. Immaginava che fosse un altro regalo da parte di qualche lontano parente
o conoscente. Aprì il bigliettino che lo accompagnava. Vi erano scritte soltanto
poche parole.
Spero che potrai ritrovare le tue
ali.
Babbo
Natale
Draco
aggrottò le sopracciglia, tentando di capire che cosa potesse contenere il
pacchetto.
Non
appena sollevò il coperchio della scatolina, avvertì un sentimento caldo e
nostalgico invaderlo fin nel profondo. Estrasse un campanellino dorato e lo
rigirò piano tra le mani. Il campanellino di quel Babbo Natale di strada, che
chiedeva offerte per i bambini. Fece per riporlo nella scatola, quando non seppe
resistere alla tentazione e lo fece suonare. Un sorriso gli si distese sulle
labbra, scendendogli giù, fino al cuore, mentre il suono del campanello si
propagava nella casa vuota e silenziosa.
Ginny si
sistemò il cappello e la parrucca, controllando che non le sfuggissero ciocche
rosse.
“Ehi Gin,
dov’è il tuo campanello?” le chiese Luna, calzando le scarpe verdi da
elfo.
Ginny
sorrise, stringendosi nelle spalle.
“Un
angelo aveva perso le sue ali! Ho dovuto darglielo!” rispose, quando la porta
del loro spogliatoio si aprì con un gran fracasso. Hermione fece irruzione nella
stanza, con gli occhi sgranati e le guance arrossate.
“Ginny,
l’abbiamo appena trovato nel tuo cestino per le offerte” disse trafelata,
porgendole un foglietto di forma rettangolare.
Ginny lo
guardò, sentendo il suo cuore aumentare improvvisamente i
battiti.
“Oh mio…”
bofonchiò, portandosi una mano alla bocca.
“Forse
aveva le ali nascoste sotto al mantello” le suggerì Luna, osservando da sopra la
sua spalla un assegno di molte migliaia di galeoni, intestato all’ospedale Saint
Mungo. La firma era quella di Draco Malfoy.
“Forse
hai ragione…e io che gli ho regalato il mio campanello!” mormorò la ragazza,
lasciandosi cadere su una sedia, improvvisamente senza forze.
***
Ginny contemplò per un istante il
cruciverba completato, prima di chiudere il giornale. Ordinò un altro tè,
controllando per la centesima volta l’ora. Luna era in ritardo, ormai doveva
essere abituata ad aspettarla per lungo tempo, ma quarantacinque minuti di
ritardo era troppo anche per lei. Trattenne uno sbadiglio, osservando
distrattamente la strada dalla vetrina. Le luci natalizie erano state tolte e la
via sembrava spoglia e triste. Adorava il Natale, l’atmosfera che portava con
sé, il buon profumo dei dolcetti di zucchero e i jingle natalizi. Ma le feste
erano finite e si erano portate via anche il suo proponimento di essere più
paziente e meno impulsiva.
“Oh al diavolo” mormorò, facendo
per alzarsi, quando sentì il trillo di un campanello. Si girò verso la finestra,
accorgendosi che una carrozza, trainata da un cavallo, stava passando davanti
alla tavola calda. Attaccato alle briglie ballonzolava un piccolo campanello.
Ginny scosse la testa, sorridendo, quando una voce la strappò dai suoi
pensieri.
“Posso sedermi?”
Draco
Malfoy era in piedi a pochi passi da lei, con una tazza di tè fumante tra le
mani. “Non ci sono altri tavoli liberi” spiegò. I lineamenti del suo viso erano
impassibili.
Ginny
annuì lentamente, togliendo il giornale dal tavolo, per appoggiarlo sulla sedia
di fianco alla sua, mentre il ragazzo prendeva posto di fronte a
lei.
Lo guardò
sorseggiare con cautela la bevanda per non scottarsi le labbra. Avrebbe voluto
dire qualcosa, qualunque cosa. Aprì la bocca per parlare, ma lui la
precedette.
“Credo
che questo sia tuo” disse, deponendo un campanellino sul
tavolo.
“Perché
me lo ridai indietro?” chiese con il fioco filo di voce, che riusciva a filtrare
dalla sua gola stretta per l’agitazione “Non funziona?”
Draco
sorrise da dietro la tazza, fissandola negli occhi “vedremo” rispose
semplicemente.
Luna
trattenne la voluminosa borsa prima che finisse per terra. Si tolse la sciarpa
da davanti alla faccia, trafelata, cercando di non farsi investire dalla
carrozza che transitava in quel momento sulla strada, di solito portava i
turisti in giro per la città. Benché fosse in ritardo, si fermò un istante a
osservarla, colpita dal suono melodioso del campanellino che era attaccato alle
briglie del cavallo.
“che
strano” mormorò, riprendendo a camminare, quando scorse Ginny seduta a un tavolo
accanto alla vetrina della tavola calda, in cui avevano appuntamento. Sventolò
un braccio come saluto, ma l’amica stava guardando qualcuno di fronte a lei.
Luna aggrottò le sopracciglia, spostandosi leggermente sul marciapiede finchè non vide una testa bionda e due mani
pallide.
Sorrise,
sistemandosi nuovamente la borsa sotto al braccio, e pensò che Ginny, dopotutto,
non si sarebbe accorta che quel giorno non si era presentata al loro
appuntamento.
Fine
Eccoci arrivati alla
fine.
Spero che
vi sia piaciuta, anche se era una storia senza pretese, giusto per entrare
nell’atmosfera natalizia…quindi buon Natale a tutti anche se in
anticipo!
Piccolo
spaziettino pubblicitario: Elivi ed io abbiamo appena pubblicato il primo capitolo di
una fanfic dedicata ai Serpeverde. Se volete darci un’occhiata e magari lasciarci
un commentino…
È una
storia a cui teniamo particolarmente!
Ecco il
link:
http://www.egoio.net/efp/viewstory.php?sid=62791&i=1
ciau a tutti e alla
prossima^^