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Autore: veronica94    08/01/2011    0 recensioni
questa storia parla di due ragazzi: Dario e Agnese. i loro destini si incontreranno e sta a voi scoprire come si svolgerà la vicenda.
Genere: Generale, Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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3 capitolo

Dario

Quando entrai in casa mi voltai verso Marta, e la guardai.
Sorrideva, era da un casino di tempo che non sorrideva. E fui felice di vederla così.
“a che pensi?” le chiesi gentilmente.
“ad Agnese, sono così contenta di aver trovato una nuova amica! E per di più abita così vicina a noi!” rispose entusiasta.
“già anche io ne sono felice.” Le risposi, contraccambiando il sorriso.
“dai, posate le cartelle e venite a mangiare!” ci disse nostra madre, presentandosi nell’atrio.
Facemmo come diceva e ci riunimmo a mangiare, nostro padre era fuori a lavoro.
“con chi stavate parlando poco prima?” domandò la mamma curiosa.
“è una nuova vicina di casa, si chiama Agnese, sembra molto simpatica, sai mamma?” rispose Agnese.
“magari oggi vai a trovarla a casa... magari sarà felice di approfondire la vostra conoscenza!” propose nostra madre.
“sì, perché no?... ma staranno finendo il trasloco... non vorrei disturbare!” disse, piano.
“tu prova, se poi sono impegnati ritorni qua.” Insistette.
Quando finimmo di mangiare io andai di sopra, in camera mia, mentre mia sorella si rinchiudeva, come di consuetudine, in bagno per rigettare quel poco che aveva ingoiato a pranzo.
Quando finì andò a casa di Agnese, come promesso. Io invece rimasi lì a fare qualche compito, poi uscii di casa pure io, avevo bisogno di una corsa fino al mio albero.
Quando arrivai al luogo tanto desiderato misi le cuffiette dell’mp-3 nelle orecchie e feci partire la riproduzione casuale. Mi persi tra le mie melodie e la vista delle vallate, tanto famigliari, che mi circondavano.
Per non rischiare di riaddormentarmi mi tirai in piedi e tornai a casa. Quando imboccai la mia via il sole non era ancora sceso.
Stavo per entrare in casa, ma sentii delle risate provenire da lì vicino, guardai la casa di Agnese e vidi lei e mia sorella ridere divertite, salutandosi.
Io le stavo guardando, allibito, mia sorella non sorrideva così da tantissimo, tolsi la mia faccia imbambolata quando il soggetto dei miei pensieri si girò a guardarmi.
Mi salutò con la mano, e io le sorrisi, alzando la mia per salutare Agnese e anche per ringraziarla tacitamente con lo sguardo.
Loro si salutarono per l’ennesima volta e Marta tornò a casa sorridente come non mai, una strana scintilla sul fondo degli occhi.
“com’è andata?” le chiesi, morivo dalla curiosità di saperlo.
“benissimo, direi! Agnese è anche più simpatica di quel che credevo... le ho dato una mano a sistemare la sua camera, le abbiamo ridato il bianco e abbiamo dato un bel colore caldo sulle pareti... ora ha una stanza meravigliosa, semplicemente meravigliosa! Anche a lei piacciono gli artisti che tu adori, ha tantissimi CD, più di te, perfino... le ho chiesto se le andasse di venire qua domani pomeriggio a studiare, a te va bene vero?” chiese Marta tutta animata e sorridente.
“certo che mi va bene! Ma avete d’avvero finito di sistemare le sue cose?” le domandai.
“sinceramente no, non siamo riuscite a montare un armadio, quindi a sistemarci le cose dentro. Abbiamo solo sistemato le pareti, alla fine. Lo so, non è molto, ma non sono stata tanto da lei.” rispose, abbassò lo sguardo, si imponeva sempre troppo.
“non ti sto accusando di niente. Se vuoi domani la invitiamo qui da noi e studiamo assieme, poi le diamo una mano a sistemare la sua stanza...” proposi.
“dici d’avvero?! Ho che bello... Ti adoro!!” esclamò, abbracciandomi.
Aveva poteri magici quella ragazza? Da quando eravamo bambini che non mi abbracciava con quello slancio.
La serata passò monotona. Non ero neanche scappato quella sera, meglio. Mi ero rinchiuso in camera mia e mi ero tolto i vestiti per mettermi nel letto. Ad ascoltare la mia solita musica.
All’improvviso Marta entrò in camera mia e si sdraiò vicino a me.
“basta studiare. Fammi ascoltare un po’ di musica, avrei voglia di Farewell “ mi guardò intensamente, mi girai e tirai fuori dal cassetto uno doppiatore con un altro paio di cuffie per lei. gliele porsi, sorridendo.
Rimanemmo ad ascoltare musica non so per quanto. Ore, parvero a me. Io e Marta facevamo spesso queste attività, prima che quello lì la rovinasse completamente.

 
Eravamo in prima superiore entrambi. Marta era sana ed il suo peso era giusto.
Un giorno lei venne a casa con un ragazzo, di qualche anno più grande di noi.
Era bello e allegro. Lei se ne innamorò fin da subito, ma lui iniziò ad offenderla sul suo aspetto: la riteneva troppo grassa. Questo giudizio si impresse in lei soprattutto quando lui lo disse davanti a mezza scuola, umigliandola terribilmente. Da allora mangiò solo lo stretto necessario fino a diventare quasi uno scheletro vivente. Lei non era grassa, per niente.
Stava bene.
In più lui se n’era andato e non le dimostrò alcun cenno d’amore; diciamo che solo a lei piaceva. Ma teneva tantissimo al suo giudizio e cercò di migliorare un poco all’inizio, fino a diventare una malattia vera e propria.


Prima che questo ragazzo le rovinasse la vita, lei ed io avevamo un rapporto incredibile e l’ascoltare musica assieme era uno dei nostri passatempi preferiti.
Non avevamo bisogno di parlarci per farci compagnia, preferivamo stare in silenzio, come quella sera. Il solo fatto di ascoltare la stessa canzone metteva in comunicazione le nostre anime e i nostri cuori battevano all’unisono seguendo lo stesso ritmo.
Erano momenti unici, soltanto nostri.
Presto Marta si addormentò. Doveva essere stanca. Le tolsi le cuffiette dalle orecchie e dopo averle tolto le ciabatte la coprii con la  coperta. Per fortuna che aveva già il pigiama, di svegliarla non mi andava proprio.
Mi infilai nel letto anche io e presto entrai nel mondo dei sogni.

La mattinata a scuola era rimasta noiosa come sempre, con l’unica differenza che un’altra persona veniva con noi a scuola. Anche se solitamente si aggiungeva a noi Maria, non avevamo un gran bel rapporto con lei. Pensava che fossimo strani io e Marta.
Un poco aveva ragione.
Quella mattina venne con noi.
Alla fine ci ritrovammo in quattro a fare la strada per scuola.
Al ritorno proponemmo ad Agnese il programma che avevo proposto a mia volta a Marta il giorno prima.
Accettò, dicendo che il programma le piaceva sul serio.
Ne fui felice. Anche Marta lo era assieme a me, e mi piaceva tantissimo poterla vedere felice, finalmente!
Il suo sorriso era rimasto assopito troppo a lungo.

  
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