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Autore: GrumpyTrolla    10/01/2011    2 recensioni
Qualche mese è passato dal caso del finto Jack lo Squartatore, e le vite di tutti sono proseguite - più o meno - come al solito. Ora però, per l’investigatore è in arrivo un nuovo, inquietante caso. Questa storia è il seguito di “Red Flags and long Nights“.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Due Facce aka Harvey Dent, Enigmista aka Edward Nygma, Joker aka Jack Napier, Spaventapasseri aka Jonathan Crane
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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BEAUTY KILLER:

Dal diario di Edward: Quanto mi fa incazzare
Quando tutti sembrano volermi nascondere le cose.

Tell me your secrets, and I’ll tell you my lies.
(Rivelami i tuoi segreti, ed io ti racconterò le mie bugie)

Capitolo 10: Secrets & Lies.

Al suono del campanello, Jonathan si stupì: Nigma aveva preannunciato la sua visita con un sms solo cinque minuti prima, era troppo presto ma andò ad aprire comunque; quando vide Harvey, il primo istinto fu di sbattergli la porta in faccia e correre a nascondersi da qualche parte, ma l’ultima cosa che voleva era un portone sfondato ed i vicini che - come minimo - chiamavano l’esercito.
Si fissarono a lungo, in silenzio, alla fine fu Duefacce il primo a parlare: sospirò attraverso le narici, abbassò lo sguardo e lo risollevò.
“Mi fai entrare?” Era calmo, ma dopo l’ultima volta, Crane si fidava poco di quest’apparenza.
“Non posso ora, Edward sta per arrivare.”
“Se vuoi, te lo dico.” Disse, alzando gli occhi al cielo.
“Cosa?”
Quanto esattamente me ne freghi di Nigma.”
“Risparmiami, per favore.” Ringhiò tra i denti, e Duefacce sorrise.
“Sei sparito.” Constatò con nonchalance, ma evidentemente nascondeva dell’altro.
“Ho avuto da fare.”
“Ah, sì?” Si finse stupito. “Comunque, volevo solo dirti che se non vuoi più vedermi, basta dirlo. Sparire in questo modo è spiazzante, non sono la bestia che pensi!”
Aveva tutta l’aria di un discorso già preparato e riabbozzato male all’ultimo momento. Crane sollevò un sopracciglio e Duefacce capì al volo i suoi pensieri.
“Avevo perso la testa! Era stata una giornata di merda e dovermi fare problemi perfino per mandare un sms ad un amico mi era sembrato troppo. Che poi sinceramente… se anche il clown scoprisse che ci sentiamo ogni tanto, non penso accadrebbe questo tanto decantato macello. O è qualcos’altro a spaventarti?”
Spaventapasseri fece per rispondere quando, dall’appartamento a fianco, arrivò un rumore di chiavistelli spostati; senza una parola afferrò Harvey per la cravatta e lo tirò dentro, chiudendo la porta con un calcio. Lo lasciò subito, si voltò dandogli le spalle ed avanzò nella stanza.
“Avevi ragione tu. Abbiamo una certa età, ed a me non va proprio di avere relazioni, non ora e soprattutto n-”
“E lo sapevo!” Lo interruppe, in uno scatto di stizza. “Ok ho esagerato, ma non ti ho mai chiesto niente! Ho detto di amarti solo perché mi sentivo di farlo, non pretendo nulla, non ti ho nemmeno chiesto cosa volessi fare in proposito! E tutto questo incurante dei mille modi in cui avresti potuto manipolarmi, Cristo, per lo meno apprezza il gesto!”
Crane lo ascoltò fino alla fine, ma credeva poco e niente negli affetti sinceri e disinteressati come quello che gli stava offrendo Duefacce. Tacque; vide l’uomo sospirare ed attraversare la stanza per sedersi sul suo divano.
“Mi piace stare con te.” Continuò, guardandosi le mani. “E magari sbaglio, visto che sto ricevendo solo calci in faccia. Non amo umiliarmi, per cui se vorrai questa sarà l’ultima volta che vengo a cercarti. Però devi dirmelo.”
Doveva dirglielo. Ma non era più così facile ora che erano faccia a faccia.
Prese anche lui posto sul divano, sapeva di essere osservato ma non contraccambiò quello sguardo. I momenti passarono, tanti e lenti, finché Harvey non allungò una mano a prendere la sua; Jonathan lo guardò, lo vide sorridere malinconico e lo lasciò fare, lasciò che gli stringesse la mano, che la portasse tra le sue come a volerla scaldare.
Non aveva nulla da temere, nonostante la baldanzosità con cui era arrivato a casa sua, Duefacce era evidentemente intimorito da lui - ed era una cosa così strana -, non si sarebbe permesso di insistere, né qualche atto folle come tentare di baciarlo. Non con la faccia che si ritrovava.
Quando il campanello suonò ancora, Crane scattò in piedi, sfruttò la presa sulla sua mano per costringere Harvey a fare altrettanto, poi con una forza ed un’audacia che nessuno gli avrebbe mai attribuito, lo spinse fino alla stanza accanto e lo chiuse dentro.
Non posso crederci. Pensò, poggiando la fronte contro la porta che gli era appena stata sbattuta in faccia. Si voltò, era nella camera da letto di Jonathan ma uno sguardo bastò per capire che era piena di roba non sua: un coltello piantato sulla scrivania, cassette di vecchie commedie straniere, una dentiera finta e sul letto, con la schiena poggiata contro il cuscino, un pollo di gomma dall’aria ebete; tutto questo gli fece male.
Il letto aveva una piazza e mezza. Abbastanza per poterci dormire in due. Anche questo fecce male.
“-sette per ognuno. Attraversavano questi punti.” La voce di Nigma dalla stanza accanto. “Sai dirmi cosa sono?”
“Sono… sonde sterili sottilissime. Di mirabile fattura, indubbiamente molto costose.”
“A cosa servono?”
“Erano nel cervello. Probabilmente a stimolare o inibire alcuni punti. A quel che leggo sono stati inseriti con maestria, sicuramente avevano uno scopo ben preciso. Un’operazione chirurgica di alto livello. Con l’aria di un rituale esoterico.”
Qualche attimo di silenzio. “Che vuoi dire?” Chiese Nigma.
“Senti…” Crane sembrava disturbato, indeciso, ma continuò. “Anni fa Steiner si interessò di un tipo particolare di medicina ed insieme al suo assistente Wu, viaggiò molto alla ricerca di stregoni, sciamani e così via. Gente che asseriva di poter guarire qualsiasi cosa con l’aiuto degli déi, attraverso rituali bizzarri. Le sue teorie erano risibili, quindi perse ogni credibilità come ricercatore e decise di aprire una clinica privata.”
“Questo c’entrerebbe con quello che sta accadendo?”
“Non so, può essere.”
“Non sai altro?”
“No, niente.” Una pausa. “Non guardarmi così, so che non mi credi ma non ho idea di cosa stia combinando Wu!”
“Ascolta.” Il tono di Edward era categorico. “Ora ho da fare, ci vediamo stasera per il turno di notte. A proposito, hai visto Joker?”
“Non da ieri pomeriggio.”
“Strano da parte sua, sparire.”
“Se ci pensi, neanche troppo. A stasera, Ed.”
Appena qualche minuto dopo aver sentito l’investigatore andar via - praticamente cacciato, a giudicare dal tono dei saluti di Crane - la porta dove Harvey era rinchiuso si spalancò, e l’uomo dovette fare un passo indietro; Jonathan lo guardò per un attimo prima di parlare, con la voce di chi voleva apparire più sicuro di quanto in realtà non fosse.
“Non voglio che te ne vai.” Disse, riuscendo a farlo sembrare un ordine. “Però adesso devi andartene comunque.”

  
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