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Autore: KeilaStradlin    12/01/2011    2 recensioni
...Aprì la porta per trovarsi davanti proprio Vincent, appoggiato alla parete, le braccia incrociate.
Ricordò lo sguardo che le aveva lanciato.
E gli puntò un dito contro.
- Vincent Valentine! -
Lui mosse appena la testa, spostando l'attenzione sulla minuta figura ( minuta ma risoluta ) in piedi di fronte a lui.
- Non provare mai più a dirmi quello che devo fare, o lasciato perdere solo perchè ero stanca, stanca capito? -
- Appunto – e sottolineò la parola Appunto con la sua voce profonda che scivolava sulle cose come un velo di seta.
Yuffie alzò le braccia al cielo - Appunto un corno! - ....
Questa storia è principalmente una Yuffietine ma ovviamente ci saranno anche gli altri personaggi dato che la Fic non parlerà esclusivamente del rapporto fra Vincent e Yuffie ma avrà una trama ben precisa e molto, molto misteriosa xD
Buona lettura!
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti, Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo III.



Change,
everything you are,
and everything you were.
Y
our number has been called,
fights, battles have begun.
R
evenge will surely come,
your hard times are ahead.

Cambia,

tutto quello che sei,

e tutto quello che eri.

Il tuo numero è stato chiamato,

Combattimenti e battaglie sono cominciati.

La rivincita arriverà sicuramente,

i tempi difficili devono ancora giungere.






Dovevano essere si e no le nove di mattina e fuori continuava a diluviare.

Aveva piovuto tutta la notte e non accennava a smettere, ne a darsi un contegno.

Quando Vincent, molto presto, accese la tv per non perdersi qualche nuova informazione rigurado alla strana strage, gli inviati parlavano già del rischio di alluvioni, allagamenti e frane. Sembrava quasi che tutto fosse stato dimenticato, in fretta, proprio come era avvenuto.

Si, erano proprio le nove quando l'ex Turk si apprestò a buttare giù dal letto una ninja dai capelli corvini di nostra conoscenza.

Dovette ammettere che lo fece un po', giusto poco, per ripicca personale.

Non aveva chiuso davvero occhio tutta la notte e alla fine si era detto che la sera dopo avrebbe provato a dormire sul pavimento.

Yuffie si stropicciò gli occhi, non dopo aver scalciato da tutte le parti rischiando di distruggersi un piede contro il comodino o di colpire Vincent.

Non era una tipa molto mattiniera e essere svegliata alle nove, con il freddo cane che c'era in quel posto poi, la fece incazzare un pochino.

Senza preavviso afferò Vincent per il colletto del mantello, squadrandolo arcigna.

Per un attimo il volto dell'uomo si contrasse in un'espressione di stupore.

- Sei un'rompiballe Vincent Valentine! - gli sibilò.

Un rompiballe...

Era la prima volta che qualcuno gli dava del rompiballe e stranamente non si sentì offeso, anzi quasi quasi il contrario.

- Esatto, adesso vieni a fare colazione però – sentenziò con una specie di tono imperioso.

Ma Yuffie si indignò come una bambina che è costretta a fare una cosa noiosa.

- Io non faccio mai colazione! -

- Appunto … -

Dov'è che ho già sentito quell'appunto?

- Davvero Vince, lascia perdere -

Lui però non la ascoltava affatto.

L'aveva afferrata per un braccio, anche un po' sgarbatamente, senza farlo apposta ovviamente, e la strava trascinando, diciamo “di forza” verso la cucina.

Prima di lasciarla andare lanciò uno sguardo di puro odio al divano, poco distante da lui e poi andò a sedersi al tavolino, le mani appoggiate sotto il mento e l'aria da dannato.

Intanto Yuffie ammirava con meraviglia il piatto ricolmo di frittelle che le era stato spinto davanti.

Vincent che sa cucinare, questa mi giunge nuova...

L'aspetto e l'odore erano anche invitanti.

- Le hai fatte tu? - domandò titubante.

- Mmm -

- Ah Vince, non sapevo fossi anche un cuoco provetto! -

Vincent pensò quanto fosse assurdo che quella ragazza riuscisse a ingigantire ogni cosa.

- Sono solo fritelle … -

- Si però sono buone! - Fece invece la ninja infilandosene in bocca un'ingente quantità.

Se non fosse stato Vincent Valentine avrebbe sorriso.

Invece si alzò e con lui anche lo strato di polvere sul pavimento.

Yuffie prese mentalmente nota che un giorno o l'altro avrebbe dovuto fare le pulizie.

- Dofe fai? - tentò di chiedere ancora tutta presa dal cibo, ma il moro era già sparito.

La porta che si chiudeva era l'unica testimonianza che un momento prima era stato proprio li, in quella cucina.


- Sei una testa di cazzo Victor -

Un ragazzo sui vent'anni dalla corporatura slanciata si rigirava fra le mani una Katana, parlando al compagno, senza però guardarlo negli occhi.

- Non più di te – rispose di rimando, serafico, il misterioso Victor.

Poi si prese fra le mani una ciocca di capelli che gli ricadevano oltre la spalla.

- Devo rifarmi la tinta – si lamentò.

I capelli, pochi giorni prima neri, erano misteriosamente tornati biondi.

- Sei proprio patetico – continuò ad insultarlo l'altro.

Victor rise, fragorosamente.

Il ragazzo chiamato Rain invece si dondolò sulle punte dei piedi e sempre tenendo lo sguardo basso riprese a parlare.

- Non è meglio che vada io al tuo posto? -

- Non credi che sarebbe un po', come dire? problematico? -

Botta e risposta....

- Chi se ne frega, ormai tutti i giornali parlano della tua strage e ti preoccupi delle conseguenze, ancora? E poi c'era proprio bisogno di fare quella scenetta da film horror con quell'uomo? -

Victor alzò le spalle.

- Mi stava sul cazzo -

- Certo allora mandiamo tutto a puttane! -

- Il tempo corre, il giorno è breve, il sole cala, l'apocalisse è giunta … -

Rain sbuffò, quella filastrocca l'aveva sentita talmente tante volte da dargli la nausea.

- E cambiala una volta tanto – borbottò.

Altra alzata di spalle.

- Ah, lasciamo perdere, vedi di muovere il culo piuttosto o finiamo male noi due -

Per un secondo Victor provò il forte impulso di tirare un pugno al compagno e fissarlo negli occhi.

Vedere per una volta che razza di espressione gli solcasse il viso. Giusto per una volta.

Ma sapeva che non sarebbe stato un bene.

No, non sarebbe per niente piacevole …

Si concentrò allora sul resto di quella persona.

I suoi capelli erano neri, per davvero tral'altro, cosa che gli aveva sempre invidiato.

Indubbiamente Rain si sentiva un vero figo avvolto in quei suoi pantaloni di pelle neri che gli conferivano l'aria da vecchia rockstar, che in fondo faceva sempre la sua proca figura. Per non parlare della maglietta sbrindellata, tagliata appositamente da lui.

- Vaffanculo Rain -

E così sparì. Con un vaffanculo, sparì.

A quel punto Rain alzò finalmente la testa, rivelando un tratto piuttosto inquietante del suo volto.

Gli occhi.

Dio se avste visto quegli occhi.

Erano di un'intensità inimmaginabile.

Ti entravano dentro e non venivano più fuori.

Erano rossi come il sangue con qualche riflesso blu elettrico e privi di pupilla, o almeno non della solita pupilla che tutti hanno.

Al posto di quella infatti si potevano scorgere dei cerchietti neri che andavano via via rimpicciolendosi verso il centro dell'iride.

Sembrava che con un solo sguardo potesse far crollare il mondo intero, se solo avesse voluto.

Sorrise.

Un sorriso ipnotico.

Ipugnò saldamente la katana puntandola in un punto proprio davanti a lui.

Esattamente nel punto dove Victor era appena sparito, lasciando il posto ad un'altra persona.

- Ti vedo sempre più … grigio, Genesis -


Vincent Valentine aveva perlustrato Edge in lungo e in largo.

In lungo e in largo, per ore.

Senza trovare niente.

Dire che si sentiva frustrato non era niente.

Con molta poca grazia si lasciò cadere su una delle sedie del bar di Tifa, scuotendo la testa nello stesso modo che un cane usa per asciugarsi, provocando una pioggia di goccioline tutt'intorno.

La ragazza aveva provveduto a chiuderlo ai clienti per qualche tempo, finché le acque non si fossero placate, ma per i vecchi amici c'era sempre un posto.

Cid, vedendolo arrivare, si stravaccò sulla sedia accanto a lui, buttando sgarbatamente la sigaretta per terra.

Tifa, poco distante, lo fulminò.

- Li, proprio su quel tavolino c'è un posacenere! - glì gridò furente.

Cid alzò le braccia in segno di scusa.

-Si, si, non l'avevo visto – borbottò, poi, mentre si chinava a raccogliere la sua “spazzatura” aggiunse, sottovoce – Deve avere le sue cose -.

Vincent non capì mentre Cid si ritrovò a massaggiarsi la testa ora guarnita da un bernoccolo che si stava gonfiando a vista d'occhio.

Quella donna violenta!

Tornò al tavolino, spostando l'attenzione su Vincent.

- Allora, scoperto niente di nuovo? -

Touché.

L'ex Turk strinse i pugni.

- No niente – sussurrò a denti stretti.

Sono uscito alle nove di mattina e adesso sono le sei di sera e non ho trovato proprio NIENTE!

- e tu? -

- Figurati, l'aeronave ha avuto dei problemi quindi non ho avuto il tempo di fare un cazzo! -

Vincent annuì osssevando con blando interesse il posacenere davanti a lui.

Non era possibile che quell'assassino non avesse lasciato alcuna traccia di se, che nessuno l'avesse visto.

Non poteva credere che nelle mani avessero solo quel misero video di pochi secondi, quasi completamente inutile.

Dentro di se nutriva una minima speranza che la strage fosse solo un evento isolato, opera di un pazzo, ma c'era qualcosa che gli diceva che non poteva essere così. Qualcosa di grande stava per accadere. Qualcosa stava per venire a galla, qualcosa di terribile.

- E con la piccola Yuffie come va? -

.

Colto completamente impreparato Vincent fraintese l'innocua ( come no ) domanda di Cid.

- Che vuoi dire? -

Alla mente riaffiorò il ricordo della sera prima.

Ringrazio un qualche santo che Cid non sapesse leggere nella mente, perché l'occhiata che gli lanciò faceva dedurre tutto il contrario.

- Aaaah, vecchio puttaniere, lo sapevo! -

- Cosa? -

- Certo che non ti facevo così avventato Vince … No aspetta, non dirmi che è stata lei, in fondo la vedo molto più sveglia di te! -

- Cosa diavolo stai dicendo? - Continuò il moro, piuttosto tardo a comprendere quel genere di cose.

- E dai, non fare il finto tonto, di, è brava a letto? -

.

- La Cerberus non me la porto dietro solo per bellezza... -

Tifa ammirata disse – Ammazzalo Vince, ammazzalo una buona volta quel vecchio maniaco! -

Nonostante anche lei avesse pensato esattamente le stessa cosa solo due secondi prima.

- Oh, oh abbiamo toccato un nervo scoperto! -

Cid rise gioviale, contento di far andare fuori di testa l'amico.

Quello stava per rispondere con un'altra battutina tagliente che avrebbe sicuramente messo a tacere il pilota di aeronavi quando da fuori arrivò, senza preavviso, una tremenda esplosione.

Come se avessero la stessa consistenza di fogli di carta i vetri del bar vennero mandati in frantumi dall'onda d'urto.

Tifa si portò le mani alla bocca lasciando cadere un bicchiere che andò ad unirsi ai mille pezzettini di vetro sparsi tutt'attorno.

Vincent estrasse veramente la pistola togliendosi bruscamente dalla spalla un pezzo piuttosto grosso di vetro. La ferita prese a sanguinare ma non se ne curò.

Sicuro che i suoi amici non avessero riportato gravi danni uscì in strada.

C'era fumo per ogni dove e si potevano udire benissimo le grida di disperazione e dolore.

Vincent scorse con disgusto un immagine raccapricciante di un uomo, ancora immobile su una panchina, lo sguardo vitreo mentre la pelle, fusa, si staccava lentamente dal suo corpo.

Si mise a correre, con quella scena che ancora gli balenava davanti agli occhi.

Da ogni dove regnava il caos più totale.

Cinque o sei case erano state disintegrate.

Le persone assomigliavano a tante formiche disperate per la distruzione del loro formicaio, calpestato senza pietà.

In quell'ammasso di grida, fumo e odore nauseante di carne bruciata Vincent vide Cloud fermo davanti ad un'abitazione distrutta.

Non aveva espressione.

Semplicemente sembrava un manichino.

In quella casa abitava un bambino con cui aveva giocato si e no due o tre giorni prima.

Era un bel bambino vivace che gli aveva ricordato tanto Denzel.

Era un bel bambino vivace che era esploso in tanti pezzi insieme alla sua famiglia.

Era un bambino vivace a cui erano stati strappati via anni e anni di vita, e di certo non si trattava dell'unico.

Cloud cadde in ginocchio, incurante dei detriti che gli lacerarono i pantaloni ferendolo.

Sentiva il proprio corpo tremare.

Com'era possibile che dopo tutto quello che aveva fatto, dopo che aveva sconfitto Sephiroth e riportato la pace sul Pianeta a costo della vita di amici e conoscenti, continuassero ad accadere delle cose così abominevoli.

Com'è possibile? …

Si accorse appena della figura di Tifa accanto a lui che in silenzio gli cingeva le spalle, condividendo tutto il suo dolore.

-Andiamo in casa Cloud – Aveva sussurrato.

Ma tutto quello che il giovane riuscì a fare fu lasciarsi andare ad un urlo di rabbia e disperazione che si perse nel cielo, come se non fosse mai stato lanciato. Poi pianse.

Pianse come non faceva da anni.

E il suo pianto assomigliava a quello di un uomo che stava perdendo la speranza.







Terzo capitolo andato!


Bu!

Avete visto? Un nuovo personaggio che sembra accompagnare Victor nelle sue “imprese”, come mai questo Rain non si fa guardare negli occhi quando parla con Victor ma non a problemi ad alzare lo sguardo su Genesis??? ...… e Genesis, che diavolo ci faceva li??? v__v

Il pezzo all'inizio è preso da un'altra canzone dei “Muse” che si chiama “Butterflies and Hurricanese” anche questa molto bella, ovviamente!

Ringrazio chi continua a leggere e spero di scrivere in fretta anche il V capitolo!

Alla prossima, e vediamo se Yuffie riuscirà finalmente a stuprare Vincent!


.


- Vince, scherzavo ^^ …. AAAARGH! Sousuke aiuto! SALVAMI! ç__ç

Un ragazzo moro che impugna un mitragliatore e porta legate alla cintura varie bombe a mano si materializza davanti alla scrittrice.

- Nessun problema! -

*Pensieri di Vincent* E questo da dove è spuntato? .___.

- Lascia in pace l'autrice! -

I due iniziano un selvaggio combattimento ….



Come andrà a finire??? Si accettano scommesse u.u

  
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