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Autore: foxfeina    13/01/2011    5 recensioni
Prongs, Padfoot, Moony, Wormtail.
Ancora, un'ultima volta.
Fatto il misfatto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Un'ultima volta


Quattro ragazzi sgattaiolarono in silenzio fuori dal Castello, nel buio.
Per l'ultima volta. Quell'ultima notte.

Nessuno di loro parlava. Pensavano ad altro, probabilmente.

Pensavano al passato, e al futuro.

A quello che avevano vissuto insieme, e a ciò che li aspettava.

Si intrufolarono, con l'agilità di un'abitudine consumata, nel passaggio che conduceva al loro rifugio, la loro Stamberga.

Si scambiavano sorrisetti, cercando di alleggerire la tensione del momento, fingendo che fosse soltanto una delle loro tante notti ribelli.

Eppure era l'ultima.

Sedettero intorno al tavolo quadrato sul quale avevano architettato tutte le loro malefatte.

James Potter si schiarì la voce. Gli altri tre, in cuor loro, furono felici -per una volta- che fosse lui, il “capo”. Per non dover parlare in un momento del genere.

“Ci siamo.”

I tre amici annuirono.

Silenzio. Nemmeno James sapeva cosa dire?

Lui, che aveva sempre la risposta pronta?

Sirius tese le labbra in un sorrisetto.

“Ti hanno tagliato la lingua?”

Anche gli altri sorrisero, alleggerendo la tensione.

Fu Peter a parlare, con sorpresa di tutti.

“Non c'è motivo di essere tristi, no? Insomma...ci sentiamo anche fuori da qui, giusto? Rimaniamo amici, comunque.”

Difficile dire se stesse cercando di convincere più gli altri o se stesso.

Remus, con dolcezza, gli posò una mano sulla spalla.

“L'amicizia non si cancella da un giorno a un altro.”


Già, forse non sarebbe cambiato poi molto.

Avrebbero preso le loro strade, sicuramente diverse. Ma non le avrebbero separate.

Qualsiasi fosse stata la loro scelta.


James aveva Lily, finalmente, al suo fianco. Sapeva di voler costruire con lei, la sua vita.


Sirius non aspettava altro che poter indossare la divisa da Auror, per andare a cercare personalmente tutti i bastardi che c'erano in giro e rinchiuderli ad Azkaban. Con precedenza a quelli che portavano “Black” come cognome.


Remus non sapeva ancora quello che avrebbe fatto. Sperava di riuscire a costruirsi un futuro nonostante il suo problema. Quel problema immenso che solo i suoi migliori amici erano riusciti a considerare privo di importanza.


Peter, dal canto suo, avrebbe volentieri continuato a passare le sue giornate insieme a loro, ai Malandrini. Perché con loro soltanto aveva riscoperto se stesso e la gioia di non essere soli.


“Pensateci...” iniziò James, animato da una nuova forza “...il Sabato sera, a casa di uno di noi, a bere una Burrobirra e a parlare del più e del meno, come al solito.”

Sirius annuì, condividendo il pensiero dell'amico. “Le vacanze ovviamente si faranno insieme. E niente vacanze culturali, quindi puoi anche lasciare a casa la rossa.” un ghigno verso James.

Risero, di gusto.

“E magari...” intervenne Peter, un po' esitante “... magari le feste, che dite? Il Natale, il primo dell'anno...sarebbe bello se potessimo passarli insieme...”


Parlarono ancora, per minuti interi, di quello che sarebbe stato il loro futuro.

Fecero progetti, rivelarono speranze, si scambiarono promesse.


Una vita intera, davanti a loro. E sarebbero stati Malandrini per sempre.


James, infine, la estrasse dal mantello. La loro Mappa.

Tutti tacquero, la guardarono con nostalgia.


“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.”

Lo dissero in coro, ad una voce.

Hogwarts dormiva sotto i loro occhi, i minuscoli puntini che tappezzavano quel foglio di pergamena un po' sgualcito si concentravano nei Dormitori delle Sale Comuni.

Tutti riposavano, mentre la loro ultima notte da studenti di Hogwarts scivolava via.

Una corsa senza ritorno, quella del tempo, che permette di guardarsi indietro ma mai di muovere un passo in quella direzione. E quella notte, come tutte le altre, non sarebbe mai più tornata.


Attendevano, gli occhi immobili sulla Mappa.

“Pensavo di lasciarla a scuola” disse infine James.

Furono d'accordo. Altri Malandrini, un giorno, l'avrebbero trovata.

Magari si sarebbero ritrovati ad Hogwarts, anni dopo, ad una riunione di vecchi studenti, e l'avrebbero ritrovata, la loro Mappa. E avrebbero ricordato ancora quei momenti così speciali.


James impugnò la bacchetta di mogano, la puntò davanti a sé.

Un sorriso malinconico.


Prongs, Padfoot, Moony, Wormtail.

Ancora, un'ultima volta.

Fatto il misfatto.





"Poiché non sappiamo quando moriremo si è portati a credere che la vita sia un pozzo inesauribile. Però tutto accade solo un certo numero di volte, un numero minimo di volte. Quante volte vi ricorderete di un certo pomeriggio della vostra infanzia, un pomeriggio che è così profondamente parte di voi che senza neanche riuscireste a concepire la vostra vita. Forse altre quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante altre volte guarderete levarsi la luna. Forse venti. Eppure tutto sembra senza limite."

(Paul Bowles, "Il tè nel deserto")

   
 
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