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Autore: Joseph Bell    19/01/2011    2 recensioni
Un detto popolare recita: "Attento a ciò che desideri, potresti ottenerlo!"
Un ringraziamento a miss Bellis che mi ha spronato a scrivere, come sempre del resto!
Post scriptum ad uso dei cinefili: il gatto di basalto è un piccolo omaggio al film del 1945 con Hurd Hatfield, George Sanders e Angela Lansbury (proprio lei, la Signora in Giallo!)
Buona lettura.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era curioso, curioso come un bambino

Era curioso, curioso come un bambino. Osservava il suo amico e le sue mutevoli espressioni : ora dubbio, ora compiacimento, ora stizza, ora rinnovato spunto. Seguiva con interesse la sua mano ed osservava la tela, dal suo lato color corda, curioso di sapere cosa vi stesse comparendo sul versante opposto.

In tutto questo cogitare la sua posa si manteneva la medesima, oramai da lunghe ore. Ogni tanto un “Stai fermo” o un “No, mettiti come prima” o un perentorio “Non ti muovere!” lo immobilizzavano dai lievissimi movimenti che compiva.

Certo, l’unica cosa che potesse fare senza tema d’irritare il suo amico era osservare il cielo fuori dalla finestra ad occidente e che gettava una calda luce color arancio su tutta la stanza.

Sì, decisamente il suo occhio si rifugiava più volentieri in quella calda luce che non nella penombra dell’angolo più profondo del salotto. In quell’ angolo infatti dimorava ormai da qualche anno il regalo di un suo conoscente rientrato dall’ Egitto. Un gatto. Un gatto di basalto nero accovacciato in una posa fissamente agghiacciante. Per un momento i suoi occhi caddero su quell’inquietante cadeaux posto su una colonna di marmo veronese alta circa tre piedi. Gli occhi se ne allontanarono immediatamente come repulsi da un inguardabile orrore e corsero a rifugiarsi nel calore della luce pomeridiana che proveniva da sinistra.

Pensò tra se che un giorno o l’altro avrebbe dovuto liberarsi di quell’oggetto, di quel lugubre guardiano di sicuro più avvezzo a sorvegliare la fissità delle regali salme egizie che la vita di un giovane londinese.

“Vieni, ho finito, dimmi se ti piace”

La voce calda ed onesta di Basil Hallward lo richiamò alla vita ed egli corse a vedere l’opera che avrebbe dovuto ritrarlo.

Vide. Il giovane Narciso si specchiò nella tela e vide il più bel diamante che la natura potesse regalare agli uomini: Dorian Gray.

Con il cuore in mano, al colmo di un sentimento irrefrenabile di gioia e d’ammirazione disse senza porre freni al suo desiderio:

“Se solo potessi rimanere sempre così…incorrotto”

“Incorrotto?” chiese Basil “Incorrotto o bellissimo, Dorian? E’ diverso!” il pittore sorrise, sfilò dal bavero dell’amico l’orchidea bianca che egli portava e parlò con lo stesso amore che un padre può avere verso un figlio:

“Vedi questo fiore, Dorian? Oggi ha stupito gli uomini con la sua bellezza ed il suo candore, ma domani i suoi petali saranno macchiati ed avvizziranno prima della sera. Questo fiore non ha altro che la sua bellezza per farsi ammirare. Tu no, amico mio, tu hai un cuore, un’ anima che se terrai pulita ti permetterà di essere bello fino alla tomba”

Dorian si voltò spaventato, come chi cerca rifugio, come chi sa dove trovare risposte ed aiuto, si voltò ed il suo sguardo incontrò gli occhi fissi del gatto di basalto i quali lo incatenarono e gli promisero di esaudire il suo terribile desiderio. Il prezzo? Non lo volle sapere, conosceva perfettamente quale fosse il costo, ma non se lo volle sentir dire. Si limitò solamente a mormorare:

“Fino alla tomba?”

  
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