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Autore: Arky    19/01/2011    9 recensioni
Raccolta partecipante allla Four Element Challenge.
In onore di qualcuno che avrebbe potuto dare ancora tanto a OnePiece, ma che non ne ha avuto la possibilità.
Perchè io sono depressa almeno quanto voi, gente ... u.u
1°- Fiamma: Perché sì, Ace sapeva che, come ogni fiamma, anche lui si sarebbe spento un giorno.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Portuguese D. Ace
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve gente … No, oggi non metto i puntini esclamativi dopo il saluto. A dire la verità mi sento a malapena in vena di parlare. Dovete sapere che questa piccola raccolta è stata ispirata dalla puntata numero 483 di OnePiece, uscita in questi giorni … Si, so che tutti sapevamo da tempo che sarebbe accaduto, che era già accaduto e bla bla bla … Io però non ci ho voluto credere fino alla fine, in effetti ancora adesso penso che Ace si sia solamente accasciato al suolo, facendo finta di morire per fregare tutti. No, fin quando non mi metteranno la puntata SENZA CENSURE si Italia 1 non ci crederò! E visto che tutti sappiamo che non accadrà mai, fate voi i calcoli. Forse è da stupidi stare male e piangere solo per un fumetto, un pezzo di carta. Il punto è che a volte quei pezzi di carta ti trasmettono più valori di tante altre cose. Spero che vi piaccia la raccolta e che sia un modo per ricordare a tutti che zio Oda ora ha un conto salato da pagare.

Fiamma

Ace Pugno di Fuoco era sempre stato un personaggio alquanto strano.
Tralasciando la disinvoltura con cui camminava per le strade, incurante degli sguardi che il vistoso tatuaggio sulla sua schiena attirava. Tralasciando il sorriso perenne che aveva disegnato in faccia anche nei momenti più critici. Tralasciando il suo vizio di ingurgitare quantità a dir poco esorbitanti di cibo senza fare la benché minima fatica. Tralasciando persino la sua capacità di addormentarsi in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo e in qualsiasi posizione. Tralasciando tutto questo, era comunque un personaggio “molto improbabile”.
Chiunque lo avesse sentito nominare almeno una volta, lo avrebbe di certo paragonato a una fiamma. No, non centra niente il potere del frutto del diavolo che aveva mangiato non si sa dove, come o per quale motivo. Quel ragazzo era una fiamma! In tutto quello che faceva, aveva fatto e avrebbe continuato a fare!
Nessuno aveva mai conosciuto la sua storia, a quanto ne sapeva la gente; sembrava essere sbucato dal nulla all’improvviso. Prima nessuno, poi niente poco di meno che il comandante della seconda flotta di Barbabianca. Di colpo come una fiamma, che guizza all’improvviso, quando meno te l’aspetti. Basta un po’ di combustibile, ossigeno, la scintilla che accenda il tutto e il gioco è fatto! Esattamente così era successo a Portuguese D. Ace. Il suo combustibile era stato Barbabianca, che gli aveva dato l’opportunità di bruciare; il suo ossigeno la voglia di libertà che lo invadeva ogni volta che guardava l’oceano; la scintilla era semplicemente la determinazione che da sempre ardeva dentro di lui.
E così Ace Pugno di Fuoco si era acceso e aveva iniziato ad ardere, sempre più velocemente, alimentato da quella scintilla iniziale che l’aveva spinto a mettersi in gioco.
Ace Pugno di Fuoco si era conquistato la fama che aveva esattamente come la fiamma in breve tempo si trasforma in un incendio, bruciando qualsiasi cosa la ostacoli, inglobandola e distruggendola. Si era fatto bastare il combustibile che aveva a disposizione, senza chiederne di più, cercando di conquistare da sé quello che gli serviva, e aveva fatto di quel combustibile la sua ragione di vita. Aveva fatto della famiglia di Barbabianca la sua ragione di vita, per cui era disposto a combattere, a bruciare e a spegnersi quando sarebbe venuta l’ora. Perché sì, Ace sapeva che, come ogni fiamma, anche lui si sarebbe spento un giorno.
Tutte le fiamme sanno che prima o poi il combustibile a cui sono irrimediabilmente legate finirà, e loro con esso. Al loro posto sarebbe rimasta solo una striscia di nera fuliggine e cenere bollente, in memoria di quello che un tempo era stato un piccolo inferno rovente.
Ace sapeva che anche a lui sarebbe toccata quella fine, ma come ogni fiamma non ci pensava più di tanto, concentrandosi sul presente, per bruciare quanto più terreno possibile fin quando ne avrebbe avuto la possibilità. Non pensava minimamente, come tutte le fiamme, che una leggera secchiata d’acqua sarebbe bastata a spegnerlo.
Crogiolandosi nella sua forza sempre crescente, aveva dimenticato che le fiamme, per quanto potenti, sono al tempo stesso fragilissime. Troppo legate a ossigeno, combustibile; troppo semplici da spegnere con un po’ d’acqua o un leggero battere di piedi. Certo, per spegnere Portuguese D. Ace ci sarebbero voluti molti piedi e molte secchiate d’acqua, ma se qualcuno avesse avuto la pazienza e la voglia di mettere insieme il tutto, ci sarebbe riuscito.
Questo Ace, però, non poteva saperlo. Mentre cercava Barbanera per mari e monti, non poteva pensare che fosse proprio quel traditore ad aver avuto la forza di mettere insieme acqua e piedi a sufficienza per calpestarlo e schiacciarlo una volta per tutte.
Per questo motivo quando si ritrovò appeso per le braccia nella prigione di Impel Down sentì la fiamma dentro di sé vacillare pericolosamente. Se una fiamma può essere spenta così semplicemente, merita davvero di essere considerata fiamma? Merita di aver arso anche pochi secondi, se destinata a essere spenta in quel modo? Arrivò a considerare che no, non lo meritava.
Solo la consapevolezza di avere ancora ossigeno e combustibile a disposizione, e soprattutto una scintilla per cui lottare, lo spinse a bruciare ancora, per quanto difficile e inutile apparisse dietro quelle sbarre.
Quando poi vide quella stessa scintilla attraversare il Quartier Generale della Marina per salvarlo, la fiamma dentro di sé riprese vigore. Accettò di buon grado il combustibile che gli offrì ancora una volta Barbabianca, tornando a bruciare con tutto se stesso per difendere le piccole scintille che gli avevano permesso di ardere costantemente, anche nei momenti più duri.
Era solo grazie a quelle scintille che lui era ancora vivo, e avrebbe fatto di tutto per mantenerle vive e guizzanti come gli erano arrivate. Dimenticò ancora di essere solo una debole fiamma, quando per difendere l’onore di suo padre, l’unico che a suo parere meritava di esserlo, si scagliò contro un incendio più grande di lui. Un incendio che avrebbe presto distrutto tutto, se qualcuno non l’avesse fermato. Purtroppo però gli incendi si bloccano solo quando hanno consumato tutto ciò che c’è di consumabile. Le piccole fiammelle non scappano, vengono inglobate dall’incendio e bruciano con esso, ma questa volta contro la proprio volontà.
Fu così che Ace Pugno di Fuoco giunse alla conclusione che non era stato abbastanza grande per vincere quell’incendio, che non aveva meritato di essere abbastanza grande.
Mentre si accasciava tra le braccia della scintilla che l’aveva acceso dal primo bagliore, non poté fare a meno di pensare che, dopotutto, quello era il suo destino. Il destino di ogni fiamma è spegnersi. Lentamente, consumando tutto il carburante disponibile; o all’improvviso, investiti da una corrente d’acqua a cui non si può resistere.
Un ultimo pensiero gli balenò in mente: bruciare in nome di quelle scintille non era stato male, gli avevano dato una ragione per cui essere felice, per cui ardere. Gli avevano dato il calore che neanche il fuoco di se stesso riusciva a procurargli. Gli avevano dato amore. Un piccolo ringraziamento a quelle fiammelle bollenti lo doveva.
- Mi avete voluto bene, grazie infinite! -
Il destino di ogni fiamma è spegnersi, certo, ma prima che ciò accada avranno dato fuoco a qualsiasi cosa si sia trovata sul loro passaggio, trasformandosi da piccole scintille a enormi inferni.
Portuguese D. Ace era stato un inferno, il più rovente di tutti.

***

Grazie a chi leggerà, commenterà, preferirà, guarderà e passerà avanti. Che aggiungere, gente? Amareggiata, nient’altro da dire …

  
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