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Autore: j3nnif3r    21/01/2011    6 recensioni
“Se potessi trasformarti in un animale, quale sceglieresti?”
(Zack x Aeris, Zack x Cissnei)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Cissnei, Zack Fair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Le inevitabili note:

Questa one-shot non ha senso. Perdonatemi. Volevo scriverla in modo diverso, e non so nemmeno come mi sia venuta in mente. Nel mio personale canon, in fondo, Zack non saprà mai che piace a Cissnei. Non so, preferisco così. Però oggi mi andava di immaginare qualcosa di diverso. Ma l’ultima frase? XD Chiedo perdono ai fan di Aeris, ma non potevo non metterla... Non pensate che la odio, non è vero. Giuro. Non uccidetemi, vi prego... E’ solo un capriccio, una cosa senza senso. XD

 

 

Costa del Sol

 

“Se potessi trasformarti in un animale, quale sceglieresti?”
”Una rana.”
Zack la guarda, con un sorriso amaro. “Una... rana?”

“Sì, una rana.”
Aeris sfiora la coperta con le dita, come per rassettarla. Uno di quei gesti studiati, che sembrano non significare nulla. Ha imparato a conoscerli. Sa bene quanto ci rifletta sopra, prima di farli. Prima di muovere le mani come se accarezzasse l’aria. Lui ride a bassa voce, chiude una mano intorno a quel polso leggero. Lo lusinga, che Aeris metta in moto quella specie di danza per lui.

“Non mi piacciono le rane.”
”Beh, a me sì!”

“E diventeresti una rana? Vivresti per sempre da rana?”
”Certo. Perché odi le rane? Sentiamo!”
”Non ho detto che le odio. Ma, se potessi scegliere...”
Zack si ferma a pensare. Osserva il polso di Aeris, così bianco, così sottile. La sua mano sembra enorme, intorno. Non sa proprio quale animale vorrebbe diventare, e rimane in silenzio.

“Non lo sai neanche tu, che animale diventeresti. Non è vero?” dice lei, fingendo di essere affranta. “Perché mi fai queste domande, se non hanno senso?”

“Era divertente.”
Si passa una mano fra i capelli, e ridono insieme. Il polso di Aeris scivola via, lo guarda muoversi sul letto. E’ la prima volta che può entrare nella sua stanza. Riesce quasi a sentire il respiro della signora, al piano di sotto. Capisce quanto possa essere preoccupata. La sua preoccupazione rende pesante l’atmosfera, gli impedisce di fare quel che vorrebbe. Ma non c’è molto tempo.

“Sei così scemo...” borbotta Aeris, e finge il broncio. Appoggia la schiena sulla coperta, allunga le braccia.

E’ bella.

Il suo seno non è, in effetti, un granché. E’ piccolo, sporge appena dal busto. I fianchi non sono niente male, ma nulla di diverso rispetto alle altre donne che gli domandano attenzione. Forse, la bellezza di quella ragazza sta nei capelli. Gli piace il loro colore, il profumo.

“Smettila di fissarmi!” strilla lei, ed un cuscino gli precipita sulla faccia, lo spinge giù, gli toglie il respiro un istante. Zack annaspa, preso di sorpresa. Poi Aeris ride.

Ride sempre, appena la situazione rischia di farsi seria.

“No, forse...” inizia lei, rimettendosi seduta. Appoggia le gambe sul letto. Un movimento molto lento, la gonna che si scosta, la sua pelle. “Forse” continua, posando l’indice sulle labbra, “vorrei essere una fenice.”
”E’ più romantico.”
”Già.”
”E perché, proprio una fenice?”

Lo guarda, sorride. “Perché rinasce. Dalle ceneri.” Zack fa spallucce, e lei ricomincia. Broncio. Spiegazione. Sorriso.

Crede sul serio che lui non capisca?

Ecco, cosa gli piace di quella ragazza. Lo capisce mentre lei parla, mentre non sente più le parole ma guarda soltanto le sue labbra muoversi, le sue mani agitarsi, il suo cercare la posizione perfetta che possa mostrare abbastanza senza essere compromettente. Gli piace che sia convinta di poter controllare il suo sguardo.

Lei parla ancora. Si accorge di non essere ascoltata, si ferma. La fronte si increspa, ed eccola che ricomincia. Rimette ordine. Per Aeris, ogni interazione è fatta di piccoli pezzi da sistemare.

“Non mi ascolti?” chiede, e Zack riesce a cogliere quel momento. Per una volta la coglie di sorpresa. La bacia, un bacio leggero, appena accennato. Adora la sua espressione, dopo. Adora che non arrossisca.

“Devo andare.”
”Oh.”

Le molle cigolano, Zack si alza. “Starò via per parecchio tempo, stavolta.”

 

Poi si ritrova in un altro letto, in un altro luogo.

“Hai fame?”

Cissnei si agita sulle lenzuola. Zack la studia con un misto fra sorpresa e timore. Non dovrebbe guardarla in quel modo, in quel senso, ma se gli viene di farlo è così, non può trattenersi. E lei solleva il viso lentamente, sorride appena, tutto in lei emana una strana dolcezza triste, così diversa, così piacevole.

E’ appena mattina.

“Potremmo andare a far colazione insieme.” dice Cissnei. “Il bello, qui, è che non c’è la mensa. E’ uno strazio, fare la fila ogni giorno, solo per un misero caffè...”

Lei attende, nei momenti di silenzio. Non fa nulla di studiato, non si chiede nemmeno perché Zack la fissa senza parole. Attende.

“Hai mai pensato a quale animale saresti, se potessi scegliere?”
”Eh?” Lo guarda, sorpresa. “Perché... perché dovrei pensare una cosa del genere?”

“Dai, prova. Cosa saresti?”
Le legge un pizzico di panico sul viso. E’ preoccupata di non fare bella figura, si affretta a pensarci, vuole trovare una risposta brillante. Zack sorride. E’ bella, Cissnei.

“Sarei...”
”Beh, se non ti viene in mente... non preoccuparti.”
Ride. “Scusa, non... non lo so proprio. Ma da dove ti vengono, certe domande?”

Certe domande, eh? Zack annuisce con aria seria. Poi si china verso di lei, di scatto, e le punta l’indice contro. “Allora rispondi a questa: Ce l’hai, un ragazzo?”

Oh, è divertente guardarne la reazione. Le guance si colorano, lei sbatte le palpebre, stringe le mani sulle ginocchia. Gli sembra di leggerne i pensieri, per un momento. Una speranza, una piccola speranza colpevole.

Le piace, quindi. Lui le piace.

“No, non ho un ragazzo.” dice, finalmente.

“Bene. Ora muoviamoci, prima che si formi una fila anche qui.”

Mentre esce dalla stanza, Zack sorride.

La lascia indietro, ancora una volta, confusa, imbarazzata. Gli piace da morire confonderla, perché è bella con le guance accese.

Se solo potesse toccarla, se solo potesse stringerla, vedere la sua pelle tendersi, se solo potesse...

 

“La crema.” le dice, e sa già che non avrebbe dovuto.

Lei è seduta sul lettino, il sole picchia forte. Non sembra interessata ad un’abbronzatura. Fissava le onde, prima di voltarsi con quell’aria di perenne sorpresa.

“La crema.” ripete Zack. “Hai la pelle così chiara, ti scotterai.”

“Hai ragione.”

Cissnei allunga una mano verso il tubetto abbandonato nella sabbia, ma lui la precede e lo afferra.

“Faccio io, faccio io.”

“Ehi!” Cissnei ride, lo allontana mentre lui spreme quella roba su una mano e le si inginocchia accanto. “Sei impazzito?”

“Ma no, dai, è difficile metterla da sola, no?”

“Mh... Beh, in effetti...”

Oh sì, le piace.

Ed è solo crema, andiamo, ragazzi, non è come una cosa seria. Tutto sotto controllo, eh già. La pelle diventa lucida, inizia dalle gambe, Cissnei si sdraia e lo lascia fare. Perché le piace, non ci sono più dubbi. E allora sarà lento, allora dovrà farla fremere, giusto per educazione. Per essere un gentiluomo, insomma, per non farle pensare di non essere desiderabile. La guarda, lei ride, si stringe nelle spalle.

 

Poi all’improvviso è sera, e la sta baciando.

Oh mamma, com’è successo? Si ferma un istante, la osserva. La sua pelle profuma di crema. Le accarezza un braccio, arriva al polso e stringe. E lei attende, ad occhi chiusi, perché forse non ha il coraggio di aprirli.

E’ sera, e la luce artificiale che viene da fuori la fa splendere.

Oh merda, oh merda, non doveva. Era tutto sotto controllo, che cazzo è successo? Com’è finito a spingerla contro il muro e afferrarla e stringerla, come?

“Zack...?”

Ah già, la birra. Ne hanno bevuto troppa.

“Mh, scusa...”

Un po’ si vergogna, in fondo. Sa che non avrebbe dovuto. Sa che dovrebbe smettere. Adesso. Proprio ora, mentre lei lo guarda.

“Forse... forse non è...” dice lei, e Zack la lascia andare di scatto, come se fosse un rimprovero.

“No, hai ragione, certo. Non dovremmo. Scusami.”

E lei sorride, lo sta già perdonando. Non dovrebbe. Dovrebbe urlare e prenderlo a pugni. Invece sorride, e lui è ancora confuso, e non può sul serio lasciarla andare.

“Solo per oggi...?” si sente chiedere, e la sta già immaginando nuda e ansante sul letto, non può proprio non dirlo. “Solo per...”

E sono le ultime parole, perché dopo non c’è altro da dire.

 

Un alce, Aeris. Se fossi un animale, saresti un alce.

 

 

   
 
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