25/01/2011
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San Mungo. L’ospedale era bianco come il latte freddo versato in una ciotola la mattina presto e bevuto prima di andare a lavoro, e lo stesso è il sapore. Dolce e gelato allo stesso tempo.
Draco Malfoy si muoveva esitante nell’ospedale magico. In ogni angolo che girava pazienti e visitatori gli rivolgevano occhiate assassine, lo additavano, sussurravano parole all’orecchio degli amici e colleghi. Il Malfoy si sentiva vulnerabile e spoglio di fronte al disgusto che vedeva disegnato profondamente nelle facce della gente. Queste persone erano straziate dal dolore per le loro perdite, perché dovevano anche far caso a lui? Voleva passare inosservato in quel corridoio, invisibile al mondo esterno, perché poi varcata la piccola porta di legno non gliene sarebbe importato più nulla.
E infatti, spalancata la porticina, dimenticò l'esistenza di quegli strani esseri, di cui l'esistenza non gli parve così meno importante come in quel momento.
Sua moglie, in camice bianco, aveva il viso segnato da una smorfia di dolore. Intorno a lei vi erano due Medimaghi intenti a farla respirare adeguatamente, mentre tra le gambe le si formava una grossa macchia rossa.
- Signora Malfoy respiri! Uno, due, tre e.. Spinga! Ora! -
Asteria Greengrass faceva del suo meglio per spingere e non urlare, ma i suoi sforzi sembravano vani. Il gonfiore nella sua pancia però sembrava muoversi e contorcersi, quasi volesse spezzarla in due, finchè..
Il pianto di un bambino riempì la stanza.
Draco era prima corso vicino alla moglie, tenendole la mano nell’ultimo grande sforzo, e sentirono entrambi che era finito tutto, che ora potevano tranquillamente guardare in basso per vedere cosa diavolo c’era ora al posto del grosso pancione. Draco Malfoy non si definiva un tipo sentimentale, anzi, quando era un ragazzino di diciassette anni l’amore tutto rose-e-fiori non lo sfiorava minimamente: le sue giornate erano piene di paura e terrore, paura della sua morte, paura della morte dei suoi genitori, paura di non riuscire ad arrivare alla fine della giornata, insomma. Ma poi le giornate si somigliavano tutte nel regime di Lord Voldemort, senza inizio né fine e si sentiva perso e solo in quel mondo..
Il Medimago prese tra le braccia un piccolo mucchio insanguinato, e lo avvolse con una coperta.
- Signor Malfoy? Ecco, suo figlio. -
Draco Malfoy non era di certo un tipo sentimentale. Ma ora non pensava a quello che era o non era.
Solo a quel bimbo coperto da quel pezzo di stoffa.
Era piccolo, minuscolo se proprio vogliamo dire: il terrore s’impadronì dell’uomo, diverso da quello che aveva sempre provato però. Era il normale terrore che prendeva tutti i padri di questa terra, quello di prendere in braccio il proprio figlio e di farlo cadere o che altro. Ma si fece coraggio, e allargò le braccia permettendo al Medimago di lasciarglielo lì. Il piccolo aveva pochi capelli, e quei pochi erano già colorati di un biondo pallido, identici a quelli del padre. Lo tenne un solo minuto e si innamorò del piccolo, e si promise che non gli sarebbe successo niente di male, niente e nessuno glielo avrebbe portato via e..
- Draco -
L’uomo sentì questa voce femminile che lo chiamava e quando si girò scoprì la moglie che lo guardava, sfinita, ma con una luce divertita negli occhi.
- Il bambino non scappa mica, eh. Molla il piccolo, voglio tenerlo anch’io sai? -
Sorrise. Che gran donna. A malincuore gli ‘’mollò il piccolo ‘’, e il viso di Asteria appena lo vide si illuminò.
- Scorpius.- Sussurrò.
- Scorpius.- Ripetè il marito, incantato quanto lei.
Draco Malfoy non aveva più paura.
***