Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Ellie    29/12/2005    22 recensioni
Nell’infanzia di ogni bambina c’è sempre stato un suo compagno, sempre maschio e sempre molto più immaturo e infantile di lei, pronto a tirarle le trecce, a farle i dispetti e a farla infuriare.
Lo stesso è successo a Hermione Granger; anche lei, una volta arrivata a Hogwarts, ha trovato il suo bambino dispettoso, che l’ha tormentata per gli anni successivi. Il problema è che quel bambino ero io, Draco Malfoy.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nell’infanzia di ogni bambina c’è sempre stato un suo compagno, sempre maschio e sempre molto più immaturo e infantile di lei, pronto a tirarle le trecce, a farle i dispetti e a farla infuriare.

Lo stesso è successo a Hermione Granger; anche lei, una volta arrivata a Hogwarts, ha trovato il suo bambino dispettoso, che l’ha tormentata per gli anni successivi. Il problema è che quel bambino ero io, Draco Malfoy.

Non so (o meglio, non mi ricordo) perché sono diventato il bambino dispettoso della Granger. Probabilmente è successo tutto dopo un mio stupido desiderio da bambino viziato di vedere che faccia avrebbe fatto una saputella come Hermione Granger a sentirsi chiamare “mezzosangue”.

Da quel giorno il “prendere in giro” la Granger divenne un passatempo irresistibile; adoravo insultarla e vedere il suo viso diventare furente di rabbia, ma anche, al contrario, la sua aria indifferente che fingeva di ignorarmi.

Ma un giorno, in questo caso sfortunatamente, da bambino immaturo e viziato divenni un ragazzo, e mi resi conto che io non adoravo prendere in giro la Granger; adoravo lei.

Adoravo il modo in cui si muoveva, il modo in cui camminava per i corridoio, con al fianco i soliti Potter e Weasley; adoravo il modo in cui mi lanciava occhiate sprezzanti, il modo in cui fingeva di ignorarmi, il modo in cui si arrabbiava a causa delle mie frasi velenose…

A dire il vero, anche dopo quel giorno, il bambino immaturo continuò a farsi vivo numerose volte, e io continuai a tormentare la Granger; anzi, lo feci più di prima.

Per me era fondamentale provocarla, vedere la sua reazione; un desiderio stupido ma troppo forte per venire ignorato.

Così continuai. Continuai a comportarmi da stupido. Le cose andavano bene, anche se erano monotone: io offendevo la Granger, la Granger si infuriava ma cercava di non darlo a vedere, Weasley al contrario non si faceva problemi a nascondere i suoi sentimenti e cercava di scagliarmi contro qualche incantesimo, io lo evitavo con grazia e Potter, cercando di frenare la rabbia, trascinava via a forza quell’idiota di Weasley, mentre la Granger li seguiva silenziosamente, non prima di avermi lanciato un’occhiata assassina.
E io le restituivo un ghigno soddisfatto, mentre già mi immaginavo come e quando sarebbe stata la nostra prossima “conversazione”. Sarebbe stata uguale a tutte le altre, ma pazienza, mi sarei accontentato.

Certo, mi sarebbe piaciuto cambiare un po’ le cose.
Che ne so, io la insultavo, lei mi lanciava delle occhiate di fuoco, poi mi saltava addosso e mi baciava con passione mista a rabbia, Weasley cadeva a terra morto per l'invidia e Potter gli faceva la respirazione bocca a bocca. Tutto questo, ovviamente, accadeva in un corridoio pieno di gente, che dopo un minuto avrebbe diffuso per tutto il castello la voce che io stavo con la Granger (sinceramente non sarei stato troppo contento di questo: era pur sempre una mezzosangue…ma non si può avere tutto dalla vita) e che Potter e Weasley erano gay dichiarati.

E un giorno le cose cambiarono davvero. Ma non nel modo che avevo sperato io. Anzi, cambiarono in un modo che non mi lasciò molto soddisfatto.

Era una giornata di dicembre, o almeno credo credo. Non ricordo di che anno. Non ricordo neanche cosa dissi alla Granger quando la incontrai da sola in un corridoio deserto. Ricordo solo che, all’improvviso, mentre io accompagnavo la mia frase cattiva con una risata di scherno, i suoi occhi si riempirono di lacrime e lei scappò via.

Ricordo perfettamente il formicolio fastidioso che avvertii allo stomaco, il modo in cui cercai di chiamarla per dire qualcosa (anche se non sapevo cosa), senza successo, visto che la mia voce sembrava non voler uscire.
Quello che ricordo meglio, oltre ai suoi occhi pieni di lacrime, è il modo in cui, velocissimo, iniziai a correrle dietro.

La Granger correva veloce, agile come una gazzella; ma era una donna, mentre io ero un uomo ed un giocatore di Quidditch. In poche parole, io ero più veloce di lei, e in breve la raggiunsi.

Nel frattempo eravamo arrivati nel giardino della scuola, totalmente coperto di neve. Lei rabbrividì per il freddo e cercò di scaldarsi passandosi le mani guantate sulle braccia. Io invece non mi ero mai sentito così caldo, dentro.

La guardavo immobile, mentre lei, gli occhi ancora lucidi, dedicava la sua attenzione a qualsiasi cosa tranne me. Poi, con il coraggio che contraddistingue ogni Grifondoro (in tono sarcastico, eh?), alzò lo sguardo su di me e parlò con voce tagliente.

“Cosa vuoi, Malfoy?” Mi disse, pronunciando il mio nome con un tono pieno di odio e disprezzo. Un tono che usava sempre quando si rivolgeva a me e che io avevo imparato ad amare.

La mia voce non sembrava essere tornata, e anche se fosse stato così io non avevo niente da dire. Così, senza farmi troppi problemi, annullai la distanza fra di noi e la baciai.

Il bacio non fu molto approfondito e durò poco. In breve mi staccai da lei, un po’ pentito per quel gesto che poco si addiceva a un Serpeverde purosangue. Ma mi bastò fissare per un attimo il suo viso incredulo e i suoi occhi nocciola spalancati per la sorpresa per mandare al diavolo il mio “io pentito” (conosciuto anche come Io-Sono-Un-Purosangue-I-Purosangue-Non-Baciano-Le-Mezzosangue) e baciarla di nuovo.

Le passai un braccio attorno alla vita, attirandola di più a me. Lei era immobile, come pietrificata. Lo presi come un incitamento ad approfondire il bacio e così feci.
La baciai con una passione così profonda e travolgente che stupì anche me stesso; non avevo mai baciato in quel modo nessuno, nemmeno Pansy, la ragazza con la quale mi ero spinto oltre a semplici baci e carezze.

Portai l’altro braccio ad accarezzarle il collo bollente e le guance vellutate, senza staccare le labbra dalle sue. Lei, nel frattempo, era diventata meno rigida rispetto all’inizio. Portò una timida mano a sfiorarmi il petto, e l’altra più in alto, probabilmente per immergerla nei miei capelli…

SCIAF! Interruppi immediatamente il bacio, allontanandomi precipitosamente e portando una mano e tenermi la guancia offesa. Guardavo la Granger, che teneva ancora la mano alzata, ad occhi spalancati. Non ci potevo credere. Mi aveva schiaffeggiato. Proprio quando eravamo sul più bello. Proprio quando pensavo di averla conquistata. Proprio quando pensavo che ormai fosse mia.

La delusione era così grande che non mossi un muscolo quando la Granger si allontanò velocemente, lasciandomi da solo in mezzo alla neve.
Rimasi immobile per i successivi dieci minuti (o forse anche di più), poi mi decisi a rientrare.


I giorni successivi furono terrificanti.
Il mio desiderio di incontrare la Granger e di offenderla si era del tutto volatilizzato. Anzi, adesso, quando camminavo per i corridoi, mi guardavo intorno circospetto, e se individuavo la sua chioma crespa cambiavo immediatamente direzione, dandole le spalle. Per niente al mondo avrei voluto trovarmela davanti.

Il mio orgoglio di maschio era irrimediabilmente ferito. Mi sentivo uno schifo.
Passavo la maggior parte delle mie giornate nella Sala Comune Serpeverde a studiare (l’unica cosa positiva, in quella faccenda, fu che i miei voti si alzarono ulteriormente), uscivo poco.

Nel tempo rimasto, che purtroppo era molto, pensavo. Pensavo ai due baci che avevo strappato alla Granger. Pensavo a quanto mi era piaciuto e a quanto mi sarebbe piaciuto rifarlo.
Ma poi pensavo al suo schiaffo e la depressione aumentava. Dopo una tale disavventura, mi chiedevo, sarei riuscito a incrociare di nuovo lo sguardo della Granger e a trattarla con freddezza e indifferenza?
Mi diedi dell’idiota tante e tante volte. Dov’era finito il mio spirito orgoglioso tipico dei Malfoy? Se mi avesse visto mio padre mi avrebbe preso a calci e io non l'avrei biasimato.

I giorni passarono e arrivarono le vacanze di Natale. Quell’anno, al contrario di molti altri, rimasi al castello. Ero praticamente l’unico a non essermene andato, nella mia casata.

Incoraggiato dai corridoi sempre vuoti e dalla tranquillità tipica del periodo natalizio ricominciai a vagabondare per il castello, immerso in pensieri poco piacevoli.

E poi venne il giorno di Natale. La mattina mi svegliai presto e, dopo aver scartato i numerosi e costosi regali uscii dalla Sala Comune. Saltai la colazione; avevo lo stomaco chiuso.
Vagabondai per il castello come al solito, finchè non sentii l’irresistibile desiderio di uscire in giardino a passeggiare. Era da quel giorno che non mi recavo lì fuori.

La neve era numerosa come l’ultima volta, bianca e morbida. Era un piacere calpestarla.
Mi fermai davanti al lago ghiacciato, osservandolo attentamente, finchè udii dei passi vellutati dietro di me. Mi girai e impallidii quando riconobbi la Granger.

Rimasi immobile a fissarla, mentre lei si avvicinava sempre di più a me. Mi sentivo imbarazzato e imponente, e mi diedi dell’idiota. Ma ero un uomo o cosa?!

Ma poi, guardandola mentre eliminava la distanza fra di noi e mi baciava dolcemente sulle labbra, capii che l’uomo, infondo, non era niente senza una bella donna al suo fianco. Anche se questa era la bambina a cui aveva tirato le trecce per anni, da bambino.

La Granger si staccò da me lentamente, tenendo lo sguardo basso. Poi lo alzò e mi sorrise, sincera e maliziosa allo stesso tempo.

“Buon Natale, Malfoy.”

Detto questo se ne andò, sempre lentamente, così lentamente che sembrava invitarmi a raggiungerla e a concludere l’opera che avevamo iniziato tempo fa.
Inutile dire che obbedii; avevo recuperato il mio orgoglio di maschio e non aspettavo altro che questo.

“Granger!” Le urlai. Lei si girò subito. “Come mai qui? Pensavo che fossi tornata a casa insieme ai tuoi fidanzatini Potter e Weasley…”

Lei mi lanciò un’occhiataccia, a metà fra l’arrabbiato e il divertito, e io le restituii il solito ghigno. Si sa, le vecchie abitudini sono dure a morire. E un uomo non può mai dirsi del tutto maturo.

La raggiunsi e la baciai, stringendola possessivamente a me, mentre lei immergeva entrambe le mani nei miei capelli – stavolta per davvero.




Ecco a voi la mia prima one-shot D/Hr. Che ne dite? Mi è venuta l'ispirazione ieri sera, ho buttato giù qualcosa e stamattina l'ho finita. Non è niente di speciale, anzi. è un po' stupida, ma avevo voglia di scrivere qualcosa su questa coppia, e così...
Se la storia piace, avrei una mezza idea di scrivere un'altra one-shot dove questa storia è narrata dal punto di vista di Hermione, e magari anche una long-fic... aspetto i vostri commenti per decidere.
A presto ;D.
  
Leggi le 22 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ellie