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Autore: Ellens    04/02/2011    1 recensioni
Un bel giorno scopri che l'amore è più pesante di un tragico cinque in tecnica o storia dell'arte, e ti chiedi a cosa ti sia servito studiare per quattro anni le proiezioni ortogonali.
Un bel giorno, che poi di bello ha poco o niente, ti ritrovi da solo davanti alla tua vita che sembra infinta, disseminata d'amore, e ti rendi conto che su quell'argomento non hai studiato niente.
E ti senti angosciata, perchè un cinque in amore proprio non lo vuoi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio

 Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
      non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
 Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
      le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
      erano le tue.

{Eugenio Montale}

 

 

 

 

 

 

 

Gli anni passano, tendono ad annidarsi nelle rughe del viso raggrinzito, nelle mani fragili, non più veloci come un tempo, nei capelli bianchi che ricoprono il capo come un velo.

Gli anni passano lenti, ormai.

 

Prendo la mia solita borsetta di pelle nera, quella che mi avevi regalato per il mio settantesimo compleanno, e me la metto a tracolla.

Pesa un po' di più, da quando non ci sei, come se ti fossi nascosto al suo interno.

La realtà è che tutto è diventato più lento, più pesante, più insopportabile, senza di te.

Sbuffo appena, mentre mi richiudo la porta alle spalle e volgo lo sguardo a quelle scale; ti ricordi come mi prendevi a braccetto, per aiutarmi a scenderle?

Io sì.

Mi sento vuota, un po' persa, aggrappandomi a quello scorrimano col terrore di cadere.

Quando mi aggrappavo a te, la paura svaniva, te lo ricordi?

 

Sospiro un po', mentre mi incammino verso il cimitero; lenta e traballante, non ho dove appoggiarmi.

Qualcuno mi saluta, sorride impietosito, perchè sa che giorno è oggi.

Altri non mi conoscono, ma sorridono ugualmente, perchè sul viso ho il marchio della stanchezza, della solitudine, del vuoto che tu hai lasciato: lo si legge tra le rughe.

A te piacevano le mie rughe, ricordi? Dicevi che mi davano un'aria vissuta.

Ogni tanto, credo che tu non le abbia mai viste davvero.

 

Arranco ancora un po', finché il tuo viso non mi rivolge lo sguardo, da dietro il vetro della foto.

Sei felice, forse un po' spento, ma felice.

Quando avevamo fatto quella foto, mi eri parso tanto bello, tanto libero.

Tanto vivo.

Ora, sembra solo una brutta copia di ciò che eri, un riflesso sporco e appannato.

Accarezzo la lapide fredda, mentre cerco di sorridere; a te piaceva tanto quando sorridevo, mi ripetevi che ero bella come il sole.

Oggi, però, ci sono le nuvole.

Oggi sono tre anni che scendo le scale da sola, aggrappandomi allo scorrimano, sempre più insicura.

Perchè in due, scendere le scale, era un po' più bello; in due, se io fossi inciampata, non sarei mai caduta a terra: tu mi avresti sorretto.

Ora, invece, è un po' come camminare sul filo sottilissimo della vita, sapendo che prima o poi cadrò.

E quando cadrò non ci sarà nessuno a riacciuffarmi.

 

 

Avevo detto che avrei preso ispirazione dalle canzoni, ma ho letto questa poesia e non ho potuto non scrivere ciò che ho appena pubblicato.

No, proprio no.

Okay, non ho molto da dire, sono tanto triste T_T

Alla prossima, care.

Un  bacio!

 

~Ellens

 

 

 

   
 
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