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Autore: PPsP Dalia    05/02/2011    5 recensioni
"Poppy Melbourne.
Ragazza aggressiva e dolce, dark ma solare.
Ama i bambini, la musica e casa sua.
Odia gli smorfiosi e chi non si prende le sue responsabilità.
Tyler Williams.
Migliore amico di Poppy dall'infanzia.
Può un'amicizia trasformarsi in qualcosa di più per poi tornare tutto com'era?"
Storia un po' demenziale. Con un'idea di successo mi è nato tutto. Non giudicate la storia senza leggerla perchè all'interno verrà spiegato tutto e i segreti verran fuori piano piano.
Linguaggio da scaricatori di porto.
SOSPESA.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Primo: Due giorni prima

Magari se torniamo un po’ indietro si capirà un po’ di più.
Stavo uscendo da casa mia tranquillamente, Tyler dormiva ancora tranquillo sul mio divano. Quando una ragazza lo mollava faceva il “moscio” per un giorno e poi quello dopo ci provava con un’altra. Ovviamente nel periodo peggiore doveva dormire proprio a casa mia solo perché avevo patatine e RedBull a volontà.
Dopo aver chiuso la porta a chiave per evitargli ogni via d’uscita mi girai e trovai un uomo che mi guardava strano. Strinsi Becky (la mia chitarra classica che in quel momento era riposta nella sua custodia appesa alla mia spalla) con la mano destra e uscii dal mio giardino.
«Mi scusi!» chiamò l’uomo che avevo visto fissarmi.
«Sì?» chiesi cortese voltandomi nella sua direzione.
«Lei sa suonare?» disse indicando la mia chitarra.
«Certo, sono anche in una band. Ora, se non le dispiace, avrei una lezione» risposi cercando di avviarmi ma mi bloccò ancora.
«Prende lezioni?»
«No, do lezioni di chitarra, ballo e canto perché ho bisogno di soldi» mi stava iniziando a scocciare.
«Posso assistere?»
«Certo! Però adesso devo scappare. Magari domani»
Mi porse un bigliettino. «Mi chiami quando ha tempo» e se ne andò, lasciandomi imbambolata come una scema.
*Ma che voleva quello?*
*Parlarti di affari magari!*
*Certo, come no. Vai a vedere che è un manager e mi vuole offrire un portale nel mondo di MTV.*
*Bah, sarebbe bello…*
Non smisi di pensare a quel tizio mentre insegnavo a Michael ad accordare in modo decente e a Lisa a non tagliarsi le dita con le corde.
Arrivai a casa sfinita e dolorante.
«Bentornata!» gridò Tyler a bocca piena di patatine, ci avrei scommesso. Mi corse in contro e mi abbracciò mentre poggiavo la povera Becky a terra.
«Ciao bestissimo. Com’è andato lo scrocco alla mia dispensa?»
«Bestissima, devi fare rifornimento di birra. Visto che non c’era più RedBull me ne sono scolata un po’»
«Porca puttana Tyler m’ero fatta le scorte che avrebbero soddisfatto e riempito anche Homer Simpson e mi vieni a dire che me le hai esaurite?!» ero incazzatissima e la gamba mi faceva un male cane. Ero l’unica così intelligente da riuscire a cadere dall’autobus sul marciapiede mentre parcheggiava.
«Beh… sì. E sei a corto anche di sigarette, t’informo» disse con la sua faccia da schiaffi.
«Non hai tanto da ridere; mi devi rimborsare fino all’ultima goccia, con interessi!» risposi buttandomi sul mio letto. Casa mia era così piccola che salotto, camera da letto e cucina erano una cosa sola.
Si sdraiò accanto a me e mise un orecchio sul mio stomaco.
«Maschio o femmina?» sussurrò chiudendo gli occhi.
«Entrambi…» risposi ridacchiando.
«E il padre?»
«Sei tu!»
«E come ho fatto?» chiese sempre sussurrando.
«Ah, io non ne ho la più pallida idea» mi misi a sedere e la sua testa scivolò sulle mie cosce, sempre con gli occhi chiusi, rivolta verso l’alto. «Sarai un alieno» e, detto questo, iniziai a maltrattare la pelle del suo viso come cercando di togliere una maschera.
«E smettila che non sono un peluche!»
«Io cercavo solo di scoprire se sei un alieno!»
Osservai le sue labbra curvarsi in un sorrisetto e la pelle del suo viso tendersi a quell’espressione. Quel filo di barba incorniciava così bene la sua espressione che per qualche secondo mi parve un disegno. In quel momento lo trovai carino. L’espressione di relax che la sua faccia riusciva a mantenere era una maschera perfetta.
*Ma che cosa stai pensando, ESIMIA TESTA DICAZZO?!*
*Ehi, calmina con le parole. È carino in fondo…*
*Sì certo, e come la mettiamo con Jared?*
*Mica è il mio ragazzo… sono single e faccio quello che mi pare!*
Carezzai con la punta delle dita la sua guancia facendolo rabbrividire. Ci credo, ero ghiacciata.
«Hai freddo?» chiese premuroso aprendo gli occhi, in cui mi persi.
Feci cenno di no con la testa e mi buttai all’indietro tornando con la testa sul cuscino.
Guardai il soffitto arrossendo per i pensieri di poco prima.
*Visto? Te l’ho sempre detto che sei scema!*
Si sdraiò accanto a me e mi accoccolai su sul petto nascondendo la testa tra la sua spalla e il suo collo afferrandogli la camicia con un mano e stringendola. Avvicinai di più le ginocchia al petto.
Iniziò a carezzarmi la schiena e non parlò. Sapeva che non volevo dire niente e, come sempre, voleva lasciarmi in pace.
*Mi piace…* fu l’ultima cosa che pensai prima di cadere nell’incoscienza.
 
«Sveglia!» gridò Tyler. Mi girai dall’altra parte e, togliendomi una scarpa, la lanciai verso dove avevo sentito la sua voce.
«Mancato!» urlò ancora, stavolta più vicino.
«Non mi provocare, ne ho sempre un’altra» lo avvisai abbracciando il cuscino.
«Non vuoi vedere cosa ti ho preparato per colazione?»
«Ho paura di trovarmi davanti patatine intinte nella birra visto che in casa non ho altro. E scommetto che il cucchiaio sarà una sigaretta» risposi mettendomi a sedere.
«Ehi, tu come fai a saperlo?» chiese ridacchiando. «Dai, serio, alzati» mi sussurrò poi all’orecchio.
Spalancai gli occhi arrossendo e corsi in bagno afferrando la prima cosa che trovai.
Per fortuna avevo preso qualcosa di decente: la borsa con il cambio.
Tutto rosa, per la miseria! Avevo sempre pronta una borsa con un bel cambio, in casi di estrema necessità… tipo questo!
Quello che c’era dentro era questo:


Non che mi dispiacesse, era molto carino, però non volevo farmi bella. Soprattutto dopo quello che avevo pensato sul mio migliore amico… però quel completino era così bello. Benedii il giorno in cui l’avevo scelto!
Uscii dal bagno tutta ben curata con le scarpe in mano.
*I tacchi in casa, NO!*Pensai.
«Alleluia! Sei in quel maledetto bagno da mezz’ora e passa!» disse Tyler quando finalmente mi vide.
«Non rompere, le donne devono farsi belli» risposi tirandogli un cuscino.
«Fossi in te non toccherei quel divano» urlò mentre mi stavo per sedere. Col fondoschiena a mezzo centimetro da uno dei due enormi cuscini del divano mi fermai.
«Dimmi che non l’hai fatto davvero!» deglutii pensando a cosa aveva dovuto subire il mio povero mobile.
«Sai com’è… la mattina o si fa così…» alzò le mani come per dire “sono cose che capitano”.
Mi alzai, buttai a terra tutto quello che avevo in mano e gli saltai addosso, facendolo cadere sul pavimento. Iniziai a strozzarlo sbattendogli la testa sul linoleum grigiastro.
Le mie mani erano troppo piccole quindi l’effetto strozzatura non era dei migliori ma dopo tutti i miei anni di esperienza tra chitarre e batteria avevo una forza disumana.
«Il mio divano» strillai.
Ero seduta sulla sua pancia, le sue mani cercavano di togliere le mie, le sue gambe di dimenavano per liberarsi.
«Il… mio… collo!» lo sentii biascicare.
Smisi di tentare di ucciderlo ma rimasi in posizione mettendo le mani ai lati del suo viso, i miei capelli caddero come un sipario dal mondo esterno quando mi avvicinai per parlare piano.
«Fallo ancora e sei morto, death, CAPUT!» sussurrai minacciosa per poi rialzarmi e tirargli un calcio nel fianco.
«Capito» biascicò dolorante. «Comunque non è stato carino da parte tua trattare così un ospite» aggiunse.
«Taci croato dei miei sandali».
«Ehi, avevi promesso che rimaneva un segreto».
«L’ho detto a te. Visto che tu lo sapevi già, e che cazzo vorrei ben vedere, se non lo sai tu! , non ho detto nulla di segretoso quindi non scassare la minchia!»
«Sai, oggi sei PARTICOLARMENTE simpatica» esclamò rialzandosi.
«Dove cazzo è la colazione?» urlai.
«Mmm… non lo so. MAGARI SUL TAVOLO?!» mi rispose ridacchiando cercando di fare la voce da finta incazzatura ma senza riuscirci. «Calmati…» mi sussurrò poi all’orecchio scatenandomi dentro mille brividi… che poi mi accorsi provenissero dal mio cellulare che vibrava.
*Scema.*
Risposi esitando. «Pronto?»
«Ciao Poppy. Sono Jared. Come stai?»
Jared?
«Tutto bene… che bello sentirti. Hai bisogno qualcosa?»
«In effetti sì… Sai Cathleen? Mi tiene occupato con… beh… insomma mi distrae troppo e oggi non posso venire a lezione. Ti spiace se rimandiamo?» Cathleen. Quell’oca bionda che più che cantare starnazza. Quanto la odiavo.
Non che adesso il sentimento sia cambiato.
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FLASH-BACK
«Sunny dai che facciamo tardi ai provini!» grida mia sorella Mitchie.
*Ma chi me l’ha fatto fare?* mi chiedo mentalmente.
Mitchie è molto energica. È bassa coi capelli corti, neri e sparati per aria con tre quintali di gel. I suoi occhi color nocciola, però, nascondono una fragilità interiore che non tutti riescono a notare. È quella che si dice una ragazza in carne ma non se ne fa un problema. Il suo motto è “Se non mi accettano per quella che sono posso benissimo fare a meno di loro”.
«Sunny ma ti muovi?» Sunny… quanto odio quel nome. Ma a lei piace allora la lascio fare. Dice che sono il suo raggio di sole personale (Sunshine) allora mi chiama Sunny da quando eravamo piccole.
«Voi siete?» chiede una voce che non riconosco ma che so già appartenere a una gallina starnazzante che, se la sfortuna mi perseguita, sarà la cantante.
Mi aggiusto la frangia e i capelli. Mitchie ci tiene ad entrare in questa cavolo di band anche se sappiamo perfettamente che dovremo fare tutto noi.
«Siamo Mitchie e Poppy Melbourne» risponde la mia scricciola.
«Mmm… alta, capelli… tinti. Magra, frangia, molto dark. Davanzale… consistente» sussurra la finta bionda ad un piccolo registratore squadrandomi.
«Bassa, grassottella, esagera col gel, capelli corti e neri. Sembra frizzante… davanzale spropositato» dice poi squadrando la mia sorellina. «Fatemi vedere cosa sapete fare!» aggiunge poi a voce più alta, come se prima non l’avessimo sentita.
Impugno i miei legnetti mentre Mimì si prepara con le tastiere.
Inizio io, devo scandire il ritmo. Poi è il turno di mia sorella che ha una fluidità in quelle dita che è meravigliosa.
La canzone sembra la conoscano tutti perché iniziano a canticchiarla per non sovrastare la mia voce.
Io quasi urlo le parole, sicura di quello che sto dicendo, sicura dell’impressione che sto dando, sicura del successo che avrò. Mitchie mi sembra un po’ titubante ma poi si riprende alla grande come solo lei sa fare. La sento fiduciosa delle sue capacità mentre preme i tasti a una velocità impressionante e fa il coro. Poi, come richiede il numero ci alziamo dalle nostre postazioni, afferriamo le chitarre e chiudiamo in bellezza con un duetto schitarrato alla grande.
Poi, come se la tensione non fosse abbastanza alta, vedo entrare dalla porta una faccia che bacio ogni mattina. Jared Leto, quel figaccione dei “Thirty Second To Mars”, cammina verso l’oca bionda osservando il suo palmare.
*Starà aggiornando Twitter* penso.
Quando alza lo sguardo e mi sorride quasi sbaglio tutte le note ma mi arriva subito un calcio da Mimì che mi fa tornare più o meno normale.
Vedo che inizia a canticchiare anche lui e sorrido da ebete quale sono perdendomi a fissare quei capelli spettinati perfettamente e finisco la mia canzoncina… canzoncina per così dire…
Tutti iniziano ad applaudire e mi sento al settimo cielo.
*Abitituaci* mi sussurra una vocina nella mia testa.
«Sì, niente male!» dice l’oca bionda facendo segno a tutti di tacere. «Ho sentito di meglio ma voi non siete davvero niente male. Vi prenderò in considerazione. Il PROSSIMO!»
Sorrido lo stesso anche se quelle parole mi fanno male. Stupida oca bionda, noi siamo fantastigliose! E se non lo capisci sono problemi tuoi!
«Tutto quello che dovete fare ora è individuare due sole persone. Due persone che facciano una bassista e l’altra chitarrista. Tu sei perfetta con le tastiere e non ho intenzione di toglierti. Tu invece sei brava a entrambi ma è più facile trovare chitarristi. Quindi per te batteria e non si discute!» chiude il discorso girandosi verso l’uomo che sto fissando da quando è entrato e dandogli un passionale bacio sulle labbra con mezzo metro di lingua.
«Ma che è? Gliela deve fare ingoiare?!» chiede Mitchie piano, in modo da non essere sentita.
Scuoto il capo quando mi accorgo di una figura tra tutte le persone che mi guardano in attesa che gli dica: “Ehi tu, fai proprio al caso mio!”.
«Ehi sciatta!» mi grida Tyler, il mio migliore amico da sempre.
«Bestissimo!» quasi grido ma non me ne importa. Sono felicissima di vederlo, è quasi due settimane che ci sentiamo solo per MSN.
Gli salto addosso abbranciandolo lasciando la mia chitarra elettrica tra le braccia di Mimì.
«Pensavo non avresti fatto a tempo» gli sussurro.
«Se certo, e perdermi la tua figura di merda imbambolata a guardare un frocio? Mai!» ridacchiamo e gli tiro un pugno giocoso sulla spalla.
«Perché non lo ammetti che è un figo pazzesco? Dal vivo poi è anche meglio!» torno a guardare Jared, sognante. Anche lui mi sta guardando. Mima un “Bel lavoro” e guarda Tyler (il mio migliore amico) con odio. Non capisco cosa gli prenda, magari si conoscono o magari ha sentito la conversazione. Arrossisco al solo pensiero e nascondo il viso tra la spalla e il collo di Tyler. Che abbia sentito davvero tutto? Che abbia sentito anche i miei apprezzamenti?
«Mac Donald?» chiede il mio best dandomi due pacche sulla schiena…
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«No, va bene… ci vediamo settimana prossima? Guarda che non puoi tanto rimandare. Vuoi ballare il ballo del mattone sul palco in tour?» ridacchiammo al solo pensiero e poi aggiunsi: «Dai, davvero, non c’è problema. Sono poche mosse, ce la facciamo a impararle prima della data di scadenza. Basta che la smetti di fare assenze!»
«Poppy!! La colazione si FREDDA!» grida il mio nuovo “coinquilino”.
«Ho capito… devi andare… bene, a settimana prossima… ciao Poppy» e mise giù. Il mio nome pronunciato dalle sue labbra era talmente eccitante, anche se solo per telefono.
Mi scrollai da quei pensieri e andai verso il tavolo.
Un paio di sacchetti presi al volo da MacDonald, due bibite giganti, croccantini di pollo e patatine fritte. Il tutto accompagnato da un Happy Meal. Questo mi aspettavo. Non mi sarei mai e poi mai immaginata di ritrovarmi davanti due cappuccini fumanti, croissant caldi e biscotti fatti in casa. La mia espressione era stravolta, più o meno come quando vidi il primo video di “Gemma Del Sud”. Ma con meno repulsione.
«Allora?» chiese come una ragazzina chiede come le sta il trucco.
«Pepe…» sussurrai. Questo è diventato il suo soprannome. Ha anche un sopracognome, è Scepa.
È nato tutto da quando ho iniziato a chiamarlo PervertPesce Scemo Pagliaccio.
PErvert PEsceSCEmoPAgliaccio.
PEPE SCEPA.
Non dissi altro. Tirai una sedia e presi posto davanti a quella meraviglia.
Afferrai una brioche e l’annusai per controllare che non fosse fatta di birre e patatine ma sapeva di… marmellata all’albicocca.
«Ehi, quella è mia!» gridò strappandomela dalle mani. «L’altra è la tua…» aggiunse poi.
Afferrai quella che era rimasta sul piatto e, non riconoscendo l’odore, la strappai in mezzo rivelando ai miei occhi un agglomerato di crema pasticcera. A quella vista mi leccai le labbra.
«Ma…» sussurrai solo.
«La brioche alla crema non è la tua preferita? Questo è un regalo di comple – mese!» disse facendomi avvampare. Come faceva a sapere che fosse la mia preferita? L’avrò detto qualche volta di sfuggita.
*Aspetta un attimo…*pensai. *Ha detto “comple – mese”?*
*Oh sì, l’ha detto. Ha letto il tuo diario!*
«Pepe… hai per caso letto un agendina nascosta sotto il divano?» chiesi.
Prima mi guardò stranito, poi colpevole.
«Dimmi che non lo hai fatto davvero! Ma sei un disastro senza fine oggi o sbaglio?!» gridai.
Prima si segazza sul mio divano, poi legge il mio diario! Per fortuna non l’aggiornavo da molto tempo ma avevo parlato di tutte le cose che avevo quando ero bambina, di tutte le mie cotte e anche della mia prima volta.
La mia prima volta…
«Porca paletta» sussurrai abbassando lo sguardo.
«Non volevo! Ho visto qualcosa sotto il divano e ho controllato. Quando ho iniziato a leggere per capire cosa fosse… beh, non mi sono più fermato» disse ad una velocità spaventosa. «Volevo usare le cose che avevo letto per farti una sorpresa e ho usato la pretesta del comple – mese ma, idiota che non sono altro…» sono assolutamente d’accordo! «… ho scoperto del comple – mese solo quando lo hai scritto tu. Prima non sapevo cosa fosse, e tu lo sapevi, quindi mi sono incartocciato da solo…» aggiunse sempre a velocità disarmante.
Into your lies… hopeless and taken…
Il cellulare lo salvò di nuovo e non solo perché la suoneria mi calmò all’istante.
«Pronto?» chiesi.
«Sunny!» gridò Mitchie.
«Mitchie, io mi chiamo Poppy! Non Sunshine!» risposi massaggiandomi le tempie con l’indice e il pollice.
«Sunny, smettila che ti piace!»
«Che vuoi piccola peste?»
«Ti sei scordata la lezione di ballo? Non ti ricordi che adesso qui, a scuola, ci sono cinque ragazzine che aspettano il tuo balletto per Wanna Be?»
«Oh cazzo, l’avevo totalmente scordato. Ascolta, ti do un numero. Tu puoi chiamare questo tizio e dargli l’indirizzo della scuola e dirgli che se vuole vedermi all’opera sono li?» dissi ricordandomi del bigliettino.
«Certo sgancia!»
Le dettai le cifre che c’erano su quel pezzetto di carta e misi giù. Ingoiai la colazione ad una velocità stratosferica e afferrai il borsone con il cambio per la palestra.
 
8.30 Ancora in tempo.
«Maestra!» gridarono quelle ragazzine. Hanno quindici anni e mi chiamano maestra? Pff, bambine.
«Chiamatemi Kiks» risposi scocciata. Non è il mio vero nome ma è questo quello che uso per danzare, nome d’arte diciamo… «Ci vediamo tra dieci minuti, andate a cambiarvi…» ordinai.
Mi vestii anche io, non potevo mica ballare coi tacchi.
La mia tenuta, zainetto compreso, era:

Oh quanto amavo quelle scarpe!
«Kiks!» urlarono le cinque ochette. Feci un respiro profondo e uscii dallo spogliatoio.
Mi guardarono con le mandibole che toccavano terra e gli occhi spalancati, a mò di cartone animato giapponese.
«Che succede?» chiesi visionando il mio abbigliamento. Sembrava andasse tutto bene. Non avevo indossato braccialetti e cappello perché dovevo ballare, non uscire.
«Wow… sei… wow…» rispose la biondina.
Io arrossii e ringraziai avviandomi verso l’impianto stereo più meravigliosamente congegnato dell’intero pianeta. La prima volta che l’avevo visto mi ero quasi messa a piangere dall’emozione. Poteva leggere qualsiasi contenitore di musica: audiocassette, cd, dischi in vinile, cd riscrivibili (e non è da tutti), potevi anche attaccarci l’mp3. Poi c’era un grande schermo per vedere video di balletti, danze… leggeva anche lui praticamente qualsiasi cosa: dvd, dvd riscrivibili, vcr, Blue Rayed era anche un semplice televisore su cui guardare i canali normali, CNN compresa.
Infilai il cd con le canzoni su cui dovevo inventare i balletti per la gara di ballo annuale e cliccai play. Di solito, prima vedevo cosa sapevano fare, poi cercavo di migliorarle al meglio.
Iniziarono a muoversi. Sembravano galline scoordinate che cercano in tutti modi di arrivare col becco a terra per raccogliere delle foglie che il vento ha portato pensando sia cibo.
«ALT!» urlai in piena crisi isterica. «Ma vi sembra il modo di ballare? Sembrate delle gatte arrapate che ci provano col cane del vicino! Questo è INSULTARE la danza!!» aggiunsi sempre strillando.
Abbassarono lo sguardo. Sapevano che avevo ragione. Due ragazzine che si strusciano su un'altra è abbastanza orribile da immaginare e da guardare mentre le altre due si muovono a mò di faraone.
Spettacolo osceno, oserei dire.
«Allora facci vedere tu come si fa a ballare!» disse poi la brunetta magra con tono supplichevole. Non dico tono supplichevole per il mio ego, ma proprio perché sembrava una cagnolina bastonata.
Non avrei mai dovuto ma accettai e feci partire “Hot n’ Fun” di N.E.R.D. e Nelly Furtado.
Mi sentivo una deficiente, lo sapevo benissimo che quella canzone mi faceva strusciare PEGGIO di una gatta in calore sul cane del vicino ma volli lo stesso far vedere loro come ci si struscia bene.
«Usate la carta dei capelli, muoveteli in modo lento e sexy, saranno la vostra arma migliore» spiegai praticando la tecnica che avevo appena descritto.
Qualcuna cercò di imitarmi, con scarsi risultati.
Quando la canzone finì chiesi i loro nomi.
Emma era la bruna magra con occhioni da “cucciolo cerca amici”, Megan la ragazza dai capelli rossi magra occhi verdi, Anastasia era la bionda occhi castano chiaro, Melodyla mora grassottella occhi blu e Demetra, la mia preferita, quella che sapeva ballare meglio, aveva gli occhi color cioccolato e i capelli color del grano, il fisico era snello con curve ben pronunciate.
Circa verso le 9.35, quando qualcosa della danza l’avevano capita, arrivò l’uomo che mi aveva dato il biglietto da visita. Subito dopo di lui arrivarono anche Mimì e Pepe.
«Che è? Diventata lezione con pubblico?» chiesi incazzata dal vedere anche la persona che per ora volevo solo uccidere (Pepe) per essersene fregato altamente della mia privacy ed aver letto della mia prima volta, di tutte le mie cotte e di quello che pensavo di Jared, sogni sconci compresi.
«Fate come se non ci fossimo» rispose l’uomo che, scoprì dal nome sul biglietto, si chiamava John.
Ricominciai a far vedere alle ragazze la coreografia di “Wanna Be” per far loro capire almeno cosa dovessero fare.
«Cos’è quella cosa che fai coi fianchi?» domandò Demetra.
«È come se dovessi creare un’otto» ci provò e ci riuscì meravigliosamente.
«Bene Demetra, tu allora farai questa parte qui» decisi facendole vedere cosa intendevo.
Quando notai che Melodyaveva iniziato a sudare, cosa assolutamente proibita nelle mie lezioni, significava che si stavano sforzando troppo, dissi: «Bene, facciamoci venti minuti a pettinare le giraffe e poi si torna al lavoro!» decretai andando verso la mia borsa. Ne estrassi una bottiglietta d’acqua naturale e andai verso “John”, Mimì e… TYLER.
Bevvi un sorso e lanciai un’occhiataccia a quel coso che una volta reputavo un mio amico.
«Wow…» disse John dopo aver pensato un po’. «E tu sapresti anche cantare e suonare la chitarra?» chiese.
«Non solo!» rispose al posto mio mia sorella. «Anche il basso, la batteria, il flauto traverso, le tastiere, il pianoforte, il violino e l’arpa! Canta, balla, è anche cantautrice. Compone canzoni e…» non le lasciai finire la frase.
«Smettila, basta, credo abbia capito» dissi interrompendola.
«Allora sai proprio tutto nel campo della musica?» chiese John, curioso.
«Non proprio tutto! C’è qualcosa che non so, ancora non so cosa, ma prima lo imparo, prima riuscirò ad avere un posto nel suo mondo…» risposi.
«Forse puoi averlo un posto. Io sono un manager, di solito non vado in giro a cercare talenti ma questa volta, senza cercarne uno, ne ho trovato un gruppo. Non mi avevi detto di avere una band?»
*Hai visto che è davvero un uomo che ti vuole aprire le porte verso il mondo della musica, ragazza diffidente?*
*Hai avuto solo fortuna!*
*Se questa si chiama fortuna!*
*Si chiama fortuna, sì!*
*Io lo sapevo che non dovevi dubitare di me, ho quasi sempre ragione io!*
*Ecco hai detto bene, quasi!*
*Ma guarda te, stai litigando con una voce nella tua testa!*
*Sto impazzendo, lo so, perché altrimenti avrei scelto una persona meno rompi balle!*
*Sì, certo!*
*Sì, CERTO!*
*Smettila di litigare con me, schizzata, e ascolta cosa ti sta dicendo quel tizio!*
«… e potrei offrirti un contratto di cinque anni. Potrei ingaggiarvi come apri concerto dei miei clienti. Ormai vogliono tutti fare le star e nessuno vuole essere la band di supporto. Mi dai la fantastica opportunità di avere qualcuno che…»
*Hai sentito? BAND DISUPPORTO!*
*Sì, ho sentito benissimo. Non mi sembra una cattiva idea, ma scommetto che l’arpia chiamata Cathleen sarà di certo contro questa fantastica iniziativa. In fondo è sempre stata contraria a tutto quello che proponevi, tranne quando si trattava dei membri della “SUA” band!*
*Quell’oca si crede chissà chi solo perché può starnazzare al suo bel microfono brillantinato!*
*Ti do ragione, ma adesso ascolta!*
«… allora, che te ne pare?» non mi ero nemmeno accorta che mi stava sventolando qualcosa sotto il naso. Il suo volto trasudava speranza da tutti i pori.
«Devo parlarne con tutti gli altri prima, non posso decidere, ma mi pare alquanto una stupenda idea» risposi afferrando il foglio che mi porgeva.
*Finalmente fai un’affermazione decente! Devi parlarne con gli altri!*
*So già che Cathleen non sarà d’accordo.*
*Sono cazzi suoi, porteresti a casa quella bella cifretta con tre zeri a concerto e faresti dei concerti! Se a lei non va bene che si trovi un’altra band perché sono tutti stufi del suo modo di fare!*
*Lo so che sono stufi ma in fondo è lei che ci fa pagare l’affitto. Se non mi offrisse tanti soldi così a canzone l’avrei scaricata da tempo ormai.*
*Lo sai vero che tua sorella sta cercando di rianimarti con scarsi risultati?*
*Scusa ma perché tu che sei solo una voce riesci ad avvertire meglio di me quello che succede al mio corpo?*
*Non lo so…*
«Poppy, ce la fai a svegliarti?» urlò Mitchie facendomi rinvenire.
«Sì, sì, perdonami. Ero sovrappensiero» risposi.
«Grazie al cielo! È viva!» urlò ancora.
«Mimì, ero sovrappensiero, non morta… o sorda» dissi cercando di stapparmi le orecchie che dal troppo strillare erano entrate in sciopero.
«Pensavamo di averti persa» sussurrò Tyler cercando di abbracciarmi. Lo lasciai fare, in un momento del genere non potevo essere arrabbiata con lui.
«Quando lo dico agli altri però dovete far finta di non sapere niente!» decretai stringendolo forte.
*Ah che bella sensazione essere abbracciata…*
«Va bene. Io avrò la mascella spalancata e Mitchie si rotolerà dalle risate. Mi sembrano atteggiamenti abbastanza naturali, che dici?»
«Perfetto. Tu sembrerai un pesce lesso, e lei la deficiente che è… mi sembra perfetto» risposi sorridendo.
Lessi il contratto un paio di volte. Era del tutto perfetto. Soldi, concerti e tour.
*Vita da RockStar, sto arrivando!*
*Ah ah, battutona! Da RockStar! Massimo da “popstar”, con le canzoni che vuole cantare, quella sgnirfia!*
*Sì, in effetti “Il mio cuore muore d’amore quando non ci sei” non è il massimo per diventare un’icona del rock contemporaneo…*
*Wow, ci sei arrivata da sola?*
*No, ho avuto qualche aiuto…*
«Questa è stata una bella giornata, nonostante tutto» dissi sorridendo a trentadue denti.
Ma c’era ancora l’inconveniente ARPIA!
Ma che cosa le ho fatto ancora non lo so! Ha la sua band, ha il suo ragazzo, ha i suoi soldi, ha i suoi prodotti per tingersi i capelli, cosa vuole da me?!
 
Ora vi spiego bene perché la pagina di diario della prima volta sarebbe stato meglio se non la leggesse nessuno! Anzi, meglio, ve la scrivo. Tanto ormai è andato tutto a puttane!
Caro diario,
oggi, dopo la super colazione di brioche alla crema (quelle che preferisco) che mi sono dedicata per il “comple – mese” ho intenzione di chiedere a Thomas, il mio ragazzo ormai da poco più di un anno, di fare sesso con me. Non dico amore perché so che la nostra è solo una storia temporanea da liceo. È sempre stato dolcissimo lui con me. Si è sempre accontentato dei preliminari senza mai arrivare al rapporto fisico vero e proprio solo perché sapeva che non ero pronta e questo gioca un punto a suo favore.
In fondo, però, mi sento in colpa. Forse Tyler non se lo ricorda ma quando eravamo piccoli avevamo fatto il patto “tutte le prime volte assieme” per non arrivare impreparati davanti alla persona che ci piaceva. Ma perché devo sentirmi in colpa, scusa?! Lui l’ha già avuta la sua prima volta, con quella Jessica “bagascia” Wilde! La ragazza delle prime volte. I ragazzi vanno da lei per sverginarsi e a quanto pare il mio migliore amico non è stato da meno.
Va beh, adesso devo scappare, stasera ti racconto tutto!
Baci, Poppy.

Caro diario,
ecco la storia, cerco di tralasciare il meno possibile, tanto tu non puoi giudicarmi!
ARRIVO DAVANTI A SCUOLA E TROVO THOMMY AD ASPETTARMI COME AL SOLITO. MIACCOGLIE CON UN SORRISO STAMPATO IN FACCIA ED UN BACIO A FIOR DILABBRA. QUASI MISCIOLGO!
GLI SUSSURRO ALL’ORECCHIO UN “SONO PRONTA” E IL SUO SORRISO SI ALLARGA. HO PAURA CHE GLI SI STACCHI LA MASCELLA PER POI CADERE A TERRA MA STO ZITTA, È SOLTANTO UNA MIA IMPRESSIONE. SPERO.
PASSIAMO IL GIORNO ASSIEME, IL MIO MIGLIORE AMICO LO VEDO POCO E NIENTE QUANDO SIAMO A SCUOLA, PERÒ QUANDO STIAMO ANDANDO A CASA DITHOMAS LO CHIAMO PER DIRGLIELO.
“PRONTO?” RISPONDE AL TERZO SQUILLO.
“EHI BAGASCIONE! SONO POPPY!”
“EHI BAGASCI… BAGASCIONE?! MA TI SEMBRO UN BAGASCIONE?!”
“AH AH, OVVIO!”
“CHE BELLA CONSIDERAZIONE HAI DIME, QUESTA ME LA LEGO AL DITO, SAI?!”
“TACI E ASCOLTAMI. STO PER FARLO! SONO PRONTA, MISENTO PRONTA!”
“PER FARE COSA? IL PATENTINO? AHAHAH!!!!”
“SPIRITOSO! NO, STO PER FARE SESSO CON THOMAS. VOLEVO DIRTELO!”
PASSA UNA MANCIATA DISECONDI DISILENZIO E POI, QUANDO RIAPRE BOCCA È PIÙ DISTACCATO E FREDDO DIPRIMA.
“VA BENE, DEVO ANDARE. CIAO” E RIATTACCA SENZA SCRUPOLI.
CHE HO DETTO?!
“AMORE, ANDIAMO DISOPRA?” MICHIEDE THOMMY, RIPORTANDOMI ALLA REALTÀ.
“CERTO!” RISPONDO PRONTAMENTE.
ARRIVATI AL PIANO SUPERIORE MIFA STENDERE SUL SUO LETTO E SI APPOGGIA SOPRA DIME BACIANDOMI IL COLLO.
PIANO PIANO CITOGLIAMO I VESTITI FINO A RIMANERE TOTALMENTE NUDI.
OVUNQUE LE SUE MANI MISFIORANO MISENTO SPORCA, DOVE LA SUA LINGUA ENTRA IN CONTATTO CON LA MIA PELLE MISENTO VISCIDA E QUANDO ENTRA DENTRO DIME AVVERTO SOLO DOLORE, NON IL PIACERE CHE DICONO DIPROVARE TUTTI, SOLO DOLORE, AL PETTO E AL BASSO VENTRE. MISEMBRA CHE CISIA QUALCUNO CHE STA CERCANDO DIALLARGARMI MA NON CIRIESCE, E MIFA SOLO MALE. TANTO MALE.
USCITA DA QUELLA CASA, DOPO AVERLO PRONTAMENTE SCARICATO, CORRO SOTTO LA PIOGGIA PER RAGGIUNGERE LO SCANTINATO DEL MIO MIGLIORE AMICO, IN LACRIME. SO CHE LUI NON C’É, OGGI HA GLI ALLENAMENTI DICALCIO, QUINDI IL POSTO MISEMBRA PERFETTO PER METTERE DEL GHIACCIO SULLA MIA INTIMITÀ DOLORANTE. MA COSA HO FATTO?! PERCHÉ L’HO FATTO?! PERCHÉ NON HO ASPETTATO TYLER?! SONO UNA STUPIDA, UN’EMERITA IDIOTA! IN QUESTO MOMENTO VORREI MORIRE.
MISENTO MALE, MALISSIMO. NON SO SE SIA DIPIÙ IL MALE FISICO O QUELLO CHE SENTO NELLA MIA MENTE, COME LA MANCANZA DIQUALCOSA. FATTO STA CHE FA MALE!
 
Adesso capite perché volevo che non lo leggesse?! È stata la cosa più brutta che io abbia mai fatto! Di solito tutti dicono che provano dolore e poi piacere assoluto, per me invece il piacere non c’è stato. Ho provato solo dolore. In quello scantinato sono rimasta a piangere per ore finché non è arrivato Tyler e mi ha fatta uscire per riprendere un po’ d’aria.
È mai possibile che il modico spreco di un pezzo di carta e un goccio d’inchiostro possa sputtanarti?! A quanto pare sì. Un consiglio, per tutti. Mai, e dico MAI, mettere cose che qualcuno non dovrebbe sapere per iscritto. MAI!
A fanculo tutto, me ne posso benissimo sbattere i coglioni. Per lui il mio corpo è terra già esplorata, non gli importa.
*Visto che questa ragazza è così intelligente da non spiegarvi nemmeno cosa intende ci penserò io, l’unica parte rimasta sana del suo povero cervello. Al liceo lei e Tyler sono stati assieme per un po’, hanno trombato e poi sono rimasti solo buoni amici. In questo senso “terra già esplorata”. I cazzoni vanno verso pascoli più verdi e non verso terre già esplorate, quindi a Tyler non dovrebbe fregare una sega di quello che Poppy ha scritto sul diario. Bene, dopo queste delucidazione vi lascio al vostro destino in compagnia di… quella…*
*Ehi, da quand’è che mi insulto da sola ed involontariamente?*
*Da quando è stato scoperto che sei una rincoglionita, quindi da MOLTO tempo!*
*Perdonate la parte sana del mio cervello per questo gergo volgare*
*Volgare?! Ma vaffanculo, eh!*
*Appunto..*
 
20.15
«Porca merda, siamo in ritardo!» strillai a Tyler che stava, molto maturamente, usando uno dei miei reggiseni come elastico per tirare i bambolotti.
Arrivammo allo studio alle 20.20, le prove erano iniziate da venti minuti e dovevo dare l’annuncio. Tyler entrò senza troppa difficoltà perché la guardia lo riconobbe mentre io, rimasta indietro per chiudere la macchina e per recuperare la borsa, non venni fatta entrare.
«Cosa?!»
«Mi dispiace, la signorina Melton mi ha detto di non far entrare nessun estraneo»
«Estraneo un paio di coglioni! Io sono la batterista porca di quella puttana troia!» gli strillai io.
«La batterista si chiama Poppy Melbourne e lei non le assomiglia» rispose.
«Mi sono solo tinta i capelli e fatta la frangia porca merda!»
«Le devo chiedere di andarsene!» disse poi chiamando due omoni.
*Ahah, non ti riconosce!*
*Taci tu o comincio a fantasticare*
*Ahah, certo, come se potessi trovare qualcosa che a me fa schifo*
*Che ne dici del professor Tiger nudo?*
*AHHHHHHHHHHHHH sto zitta! PROMETTO, GIURO! Ma non farlo! Ti prego!*
Iniziai a pensare ad un modo per entrare. Le prove erano nella stanza 9, al pian terreno. Quindi c’era una finestra. Quasi sempre aperta.
«Colpo di genio!» strillai attirando l’attenzione dei passanti.
Mi recai sul retro dell’edificio e, dietro un piccolo muretto, riuscii ad intravedere quel figo pazzesco di Jared Leto che guardava l’ora sul suo orologio costoso quanto due anni del mio affitto.
Scavalcai quei tre mattoni, mi ritrovai pericolosamente in bilico su tre centimetri di argilla e caddi gambe all’aria davanti alla finestra.
L’alzai quel poco che bastava per far passare il mio fisico e mi fiondai nella stanza ritrovandomi con le gambe piegate mezze fuori e mezze dentro e il mio povero fondoschiena in bella vista. Ringrazio chi ha inventato gli slip.
«Pops!» gridò Tyler, entrato nella stanza appena in tempo per vedere la mia esibizione a culo all’aria.
Jared mi aiutò ad alzarmi e mi risistemai la gonna.
«Dov’eri finita?» chiese Hannah visibilmente preoccupata.
«Eravamo in pensiero!» aggiunse Mitchie abbracciandomi.
«Confermo, e io non sono quasi mai d’accordo con queste tizie» disse Ben rimpiazzando Mimì per abbracciarmi stretta ed alzarmi da terra.
«Ehi Benny, così me la uccidi» disse Jared cercando di farlo staccare e per poi abbracciarmi anche lui.
«Ahò, non sono mica “l’orso abbraccia tutti”, sono solo in ritardo!» mi lamentai quando vidi che Hannah si stava pericolosamente avvicinando con le braccia aperte.
«Sì, in ritardo di ben due ore!» mi corresse Ben.
«Due?! Ma se il mio orologio fa adesso le 20.26?!» ero scioccata.
«Tesoro… credevo di avertelo insegnato abbastanza bene… X vuol dire 10, non 8» disse Mitchie picchiettandomi due dita sull’orologio rimasto sospeso a mezz’aria col mio braccio attaccato.
«Oh…» dissi soltanto. I numeri romani non erano, non sono, non furono e non saranno mai il mio forte.
«E tu, dov’eri finito?!» chiesi io a Tyler per spostare l’attenzione su di lui. «Stavo per trinciare il tipo all’ingresso che non voleva farmi entrare!» lo accusai di abbandono di persona sgarbata in difficoltà.
«Ecco cos’erano tutte quelle parolacce che abbiamo sentito…» sussurrò Hannah portandosi due dita al mento.
Jared afferrò un bicchiere classico rosso, di plastica, tipo quelli che si vedono nei film americani quando c’è una festa.
Tirai fuori il contratto che John mi aveva dato e, notando che tutti mi guardavano con gli occhi a punto interrogativo, spiegai.
«Allora, vedete… l’altro giorno, mentre andavo a lezione di chitarra, c’era questo tizio che mi ha vista e mi ha parlato. Poi oggi è venuto alle prove di danza e mi ha offerto quest’opportunità… Visto che ho una band e che… ha scoperto in qualche modo tutte le cose che so fare ci ha offerto un contratto. Questa cosa consiste nel fare da band di supporto a un sacco di artisti famosi di cui lui è manager. Insomma, mi sembra un’offerta molto… importante. E poi, a ogni concerto, ci darebbero questa bella cifra a tre zeri. Ci state?»
 
Questa parte già la sapete, devo dirvi cosa succede dopo…


_Commento Personale:_
Allora... bene... questo è il primo capitolo, 17 pagine, perchè il secondo è ancora in costruzione e di tempo ce ne vorrà...

  Ringrazio _MiSS CuLLeN_ e enzachan per aver recensito e LittleSeth per averla messa tra le storie preferite! :) 
Dalia
   
 
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