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Autore: Oxis    08/02/2011    2 recensioni
Vedo solo buio e polvere. Nient'altro.
Il mio corpo giace desolato sul duro pavimento di legno della mia camera.
Qualcuno urla fuori dalla porta, la gattaiola cigola. Non mi muovo.
Perche' sono qui?
Perche' sono una dannata.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ritorno nella mia stanza, a mezzanotte. Quando la porta si chiude anche le mie palpebre si abbassano e mi lascio cadere sul pavimento. I muscoli mi fanno male, sento come miriadi di spilli che mi trapassano in ogni punto del mio corpo,

Non c'e' un centimetro di pelle che non mi provochi dolore lancinante.

Riesco a sedermi e ad appoggiarmi contro la parete.

Sollevo le braccia coperte di ferite e mi sfilo il mantello che indosso. E' nero, come segno di vergogna a essere nata senza poteri.

Le ninfe hanno il potere sulla natura. Possono far nascere alberi, fiori, erba, animali, farfalle... Non interferiscono con la natura, ma se ne servono con cura, ringraziandola ogni giorno. Tutto molto bello.

Le Rinnegate non possono piu', ma possono comunque sfruttare la loro origine per piegare la natura stessa al proprio volere.

I loro attacchi sono violenti e lasciano ogni cosa che toccano infiammata.

Mi sfioro le braccia nude, le ustioni che recano.

La mia pelle e' bianchissima, priva di ogni colore, forse per il buio, molto piu' candida di quella delle ninfe. I miei occhi non sono senza iride. Assomigliano a quelli degli umani, neri come il carbone ma senza pupilla.

Non so in realta' come sono, non ho idea di quale sia il mio aspetto. Non piu' ormai, non vedo me stessa da anni.

L'unica cosa di cui sono sicura e' la mia pelle diafana e i miei capelli, diversi da tutti gli altri, rossi come il fuoco.

Una lacrima scivola sul mio viso, e percorre beffarda la guancia, bagnando la piccola voglia che ho sul collo, leggermente in rilievo. Non so cosa raffigura, non so piu' niente di me. Non ho piu' un'identita'.

Pero' all'improvviso brucia e sento calore, come non era mai successo.

Sto sempre attenta ad asciugarmi gli occhi, sempre, perche' non voglio che le ninfe sentano l'odore delle mie lacrime sulla pelle, ne sarebbero capaci e me la farebbero pagare, non era mai successo questo.

Mi afferro il collo, tremando. 

Brucia. Fa male.

Spalanco la bocca per urlare, ma non emetto piu' alcun suono da troppo tempo e le mie corde vocali si sono arrugginite.

Allora serro gli occhi e aspetto che finisca. Come sempre.

Aspetto.



Solo che a poco a poco il dolore si affievolisce, ma non come di solito, per poi ritornare ancora piu' forte.

E' come se da quella piccola voglia un'energia pulsante che non ho mai provato risvegliasse i miei sensi dal torpore e li sviluppasse al massimo.

All'improvviso anche il debole filtrare della luce dalle finestre mi ferisce gli occhi e ogni piu' flebile rumore suona come un urlo agghiacciante dentro di me.

Pero' non fa piu' male.

Mi tasto il collo, sentendo la voglia ruvida e dura, come la cicatrice di una ferita troppo profonda.

Il calore e' sempre piu' forte e mi fa annebbiare la mente.

Ritiro la mano e sussulto, facendomi male alle costole. Le mie dita sono luminose, nel punto in cui hanno toccato la voglia.

Non credo ai miei occhi, e la cosa non mi riesce troppo difficile, stanchi come sono, e appoggio tutta la mano sull'antica ferita.

La ritraggo come se l'avessi immersa nella luce piu' pura.

Cosa mi sta succedendo?

Il mio cervello offuscato decide di chiudere i battenti proprio in quel momento, lasciandomi allibita e confusa, ma per la prima volta nella mia vita, non angosciata.

Non so cosa significhi, ma di sicuro e' migliore di tutto questo.

Scivolo lungo la parete, sentendo il mio corpo cullato da un dolce tepore, che assopisce il dolore.

Un ultimo pensiero lampeggia nella mia mente vuota. Un pensiero che non aveva mai osato sfiorarmi.

Forse sto morendo.

   
 
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