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Autore: VaniaMajor    13/02/2011    1 recensioni
Seguito de Lo Scettro dei Tre: Raistlin Majere convoca la sorella ritrovata per mettere in atto il suo piano contro il Conclave. Non ha fatto però i conti con Takhisis, che sta addestrando una setta di maghi per uccidere i Majere e conquistare il mondo. Una nuova battaglia inizia e anche stavolta saranno necessari dei sacrifici...
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno dei Gemelli'
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CAPITOLO 13

STEEL BRIGHTBLADE

Il Mezzelfo e i due kender sbirciarono oltre l’angolo, osservando la casetta di periferia. Una donna stava stendendo il bucato nel piccolo cortile, cercando di avere ragione delle lenzuola umide che il vento caldo le sbatteva continuamente addosso. I dintorni erano tranquilli, piuttosto silenziosi. Non abitava molta gente da quelle parti. Le cicale frinivano riempiendo i dintorni di un suono forte e stordente.
«Dev’essere quella donna, Sara.» mormorò Tasslehoff.
«Sei sicuro, Tas?» chiese Tanis, corrugando la fronte. Gli sembrava una donna come tante, non una seguace della Regina delle Tenebre. Tas annuì.
«Quando ho chiesto di un bambino di nome Steel, mi hanno indicato questa casa. Non è un mistero per nessuno che qui viva il bambino con la sua…beh, diciamo mamma.» borbottò.
«Non si può dire che si nascondano. D’altra parte, non sanno nemmeno che qualcuno li sta cercando.» sussurrò Kyaralhana. Tanis annuì. Quella era un’osservazione pertinente. Il Mezzelfo spazzò ancora i dintorni con lo sguardo. Sembrava un normale, caldo primo pomeriggio d’estate nella periferia di Palanthas. La donna che stendeva i panni faceva pensare a torte di mele e ad odore di sapone, non a tenebre o maghi rinnegati o ancora a Cavalieri Neri. Tanis non sapeva se si trattava solo di una finzione portata avanti per nascondere la sua vera natura ai vicini di casa, ma sperava per Steel che così non fosse. Se almeno lo sfortunato bambino avesse conosciuto un surrogato di amore materno, c’era da sperare che il carattere di Sturm in lui avrebbe prevalso…Purtroppo non vedeva bambini in zona. L’unica cosa che testimoniava la possibile presenza di un ragazzino era una spada di legno appoggiata su un lato del piccolo recinto dell’orto.
«Non vedo Steel.- mormorò Tas, aguzzando la vista- Magari è fuori a giocare con gli altri bambini del quartiere.»
«In questo caso forse non ci conviene attaccare discorso con quella donna.- disse Kyara- Andiamo a cercare il bambino e…»
«No. Preferisco comunque parlare con quella donna, prima. Devo sapere come stanno esattamente le cose.- disse Tanis, raddrizzandosi e prendendo un profondo respiro- Se Steel non è in casa, lo aspetteremo. Andarlo a cercare nei dintorni sarebbe una perdita di tempo. Dovrà comunque tornare a casa.»
Kyara annuì, ammirata dalla sua logica, e Tanis si preparò ad uscire allo scoperto, quando la donna parlò e Tasslehoff lo acchiappò per un braccio, trattenendolo.
«Steel!- gridò la donna- Steel, portami l’altra cesta, per favore! L’ho lasciata in casa!»
In meno di un minuto, un ragazzino alto e magro di circa dieci anni uscì dalla casa, tenendo sottobraccio una grossa cesta di panni lavati. Non riuscirono a vederlo in volto. Di lui erano visibili solo i capelli neri un po’ ribelli e una bocca seria. Posò la cesta accanto alla donna chiamata Sara, la quale sorrise con calore e sfiorò la guancia di Steel con una carezza. Tanis dovette mordersi un labbro per contenere la commozione. Non c’era alcuna finzione in quel sorriso e in quella carezza. Era evidente che la donna provava molto affetto per Steel. Questo rese il cuore del Mezzelfo un po’ più leggero.
«Grazie, tesoro.- disse Sara- Non vuoi andare a giocare con gli altri? E’ una giornata troppo bella per passarla in casa!»
Il giovane Steel scrollò le spalle in un gesto che Tanis riconobbe con dolorosa certezza come una caratteristica di Kitiara. Non udì la sua risposta, ma parve declinare il suggerimento. Tanis si passò una mano sulla barba, cupo, poi annuì e si incamminò per andare incontro ai due. Tasslehoff e Kyaralhana gli si misero alle costole dopo un attimo. Tanis vide che la donna alzava lo sguardo su di lui. Si accorse della luce preoccupata nel suo sguardo e alzò una mano per rassicurarla sulle sue intenzioni pacifiche. Era teso come se dovesse andare in battaglia. Attendeva di poter guardare in viso il figlio di Sturm…e di Kitiara. Dei, ancora non poteva crederci! Avrebbe dovuto racimolare tutto il suo coraggio, e anche qualcosa in più, per guardare negli occhi il frutto inaspettato di una unione dettata dalla vendetta…vendetta nei suoi confronti…
Non riuscì ad avvicinarsi molto alla casa. Dai tetti delle abitazioni vicine, saltarono improvvisamente sulla strada tre figure impaludate in lunghi mantelli nonostante il caldo. Tanis si bloccò e sguainò la spada, comprendendo all’istante che la casa di Steel era sotto sorveglianza. Che sciocco! Avrebbe dovuto pensare a questa eventualità! Probabilmente quei tre controllavano le loro mosse fin da quando si erano messi a spiare da dietro l’angolo.
«Tas! Kyara!» chiamò, mentre il primo assalitore gli si slanciava contro.
«Siamo accanto a te, Tanis!» gli assicurò Tasslehoff, che aveva già iniziato a far roteare l’hoopak. Tanis riuscì a vedere che la donna spingeva in casa il bambino,  terrorizzata, poi l’uomo fu addosso al Mezzelfo. Tanis incrociò la spada con lui, rigettandolo indietro. Il cappuccio del mantello cadde sulle spalle del suo avversario e Tanis si ritrovò a guardare il muso squamoso di un draconico.
«Draconici, Tas!» avvisò Tanis, tornando ad attaccare.
«Non c’è problema, Tanis!» lo rassicurò Tas.
«Tas, attento alle spalle!» strillò Kyara. Tas si abbassò appena in tempo per non farsi affettare la testa. Tanis attaccò, colpendo la spada del nemico con grande clangore, costringendo il draconico ad arretrare di qualche passo. Il draconico passò al contrattacco e stavolta fu Tanis a dover indietreggiare. Dovette scansarsi di colpo per evitare un fendente al fianco da parte di un secondo draconico, che fortunatamente fu subito raggiunto da una grossa pietra alla tempia.
«Lascia stare Tanis!» gridò Kyaralhana, armando di nuovo la sua fionda. Tanis le rivolse un ringraziamento mentale e tornò a concentrarsi sul proprio avversario. Un grido di trionfo da parte di Tas gli comunicò che il kender aveva avuto ragione del draconico contro cui stava combattendo. Tanis accentuò i propri sforzi.
«Chi vi manda?» ringhiò in faccia al draconico quando le loro spade si scontrarono di nuovo. Questi sogghignò, mostrandogli i denti appuntiti senza rispondere. Tanis fece una smorfia rabbiosa e spinse indietro il draconico. Non aveva bisogno di conoscere la risposta dalla bocca del maledetto uomo rettile. Era fin troppo evidente che era stata Kitiara, perfino dal mondo dei morti, a mantenere la sorveglianza sul figlio che in futuro si sarebbe rivelato tanto importante. Il pensiero lo riempì di rancore per la spadaccina e il suo attacco si fece più violento. In poche mosse, riuscì a disarmare il draconico e a recidergli la testa. Il corpo cadde a terra, trasformato in pietra. Si voltò e attaccò il draconico che stava inseguendo Kyara, pur bersagliato da pietre grosse come uova. Aveva perso un occhio, ridotto ad una poltiglia sanguinosa, e per questo non si accorse in tempo dell’avvicinarsi di Tanis. Cadde morto prima di aver potuto iniziare a reagire.
«Fiuu…grazie Tanis.» disse Kyara, detergendosi il sudore dalla fronte. Tanis, ansimante, fissò con occhi bui il corpo del draconico morto, che presto si sarebbe trasformato in polvere, poi si ricordò di Tas e si guardò intorno. Il kender stava camminando verso di loro con l’aria più tranquilla del mondo.
«Il mio è sistemato, Tanis. Pericolo scampato.» disse, allegro. Tanis annuì, cercando di riprendere fiato, poi guardò con disgusto la propria spada macchiata di sangue di rettile e scosse la testa.
«Coraggio, andiamo.» mormorò, dirigendosi verso la casa in cui Sara e Steel si erano rifugiati all’inizio dello scontro. Tas e Kyara annuirono, mettendoglisi di nuovo alle costole.
Tanis fece il suo ingresso nel cortile, chiedendosi come attaccare discorso dopo un’introduzione del genere, quando all’interno della casa venne gridato il nome di Steel e la porta si spalancò di colpo, lasciando uscire di corsa il ragazzino. Questi si fermò poco oltre la soglia. Teneva in mano una spada corta e prese la posizione di guardia fermandosi ben bilanciato sui piedi. Il peso della lama gli faceva tremare le braccia magre, ma non c’era nessun tremito sul suo volto serio e cupo, nei suoi occhi scintillanti.
«Questa casa è abitata da gente pacifica. Fate un altro passo, signore, e sarò costretto a farvi del male.» disse, con voce non ancora matura, mentre sulla soglia si stagliava la figura della donna, il cui viso era sconvolto dalla preoccupazione.
Tanis, Tasslehoff e Kyaralhana rimasero a guardare Steel, fermi al limitare del cortile. Tanis sentì il cuore precipitargli nell’Abisso per poi tornare al suo posto pieno di uno strano dolore. Davanti ai suoi occhi c’era una copia pressocchè identica di Sturm. A parte la bocca, che in altri momenti doveva essere in grado di piegarsi in  sorrisi sbarazzini degni di sua madre, e una certa sfrontatezza non ancora domata che gli danzava nello sguardo, Steel era la versione giovanile di suo padre. Stessa postura fiera, stesso rigido modo di parlare e di agire, stesso coraggio nell’affrontare il pericolo e nel difendere i più deboli. Tanis cadde su un ginocchio, sorprendendo sia la donna che il ragazzino. Il suo volto si rigò di lacrime irrefrenabili, che gli corsero lungo la barba rossiccia. Il ragazzino, perplesso, abbassò un po’ la guardia.
«Steel…Steel Brightblade, il mio nome è Tanis Mezzelfo.- disse Tanis, con voce resa roca dal pianto- Io…noi…siamo amici di tuo padre.»
Steel socchiuse la bocca in un’espressione di sorpresa e incredulità. La punta della spada corta andò a scavare nella terra battuta del cortile.
«Amici…di mio padre?» mormorò il ragazzino, guardando alternativamente il Mezzelfo e i due kender. Sara uscì di corsa di casa e andò ad inginocchiarsi accanto a Steel, abbracciandolo con fare protettivo. Tanis alzò una mano.
«Vi prego, signora, non preoccupatevi. Siamo qui con il solo intento di parlare con Steel.- disse, mettendosi poi la mano sul cuore- Giuro che quanto ho detto è vero. Io…Sturm era il mio migliore amico. E conoscevo…conoscevo anche tua madre, Kitiara.»
Steel strinse le labbra e impallidì. Il suo viso sembrò improvvisamente troppo adulto per la sua età. Sara lo guardò con preoccupazione quando lui annuì.
«Parleremo con voi.- disse il ragazzino, piano- Entrate in casa.»

***

Più tardi, il gruppo se ne stava in silenzio, nella cucina della casa. Tas e Kyara erano alla finestra e ogni tanto guardavano fuori, controllando che non arrivasse qualche altro scocciatore. Tanis, Steel e Sara erano seduti al tavolo, tutti cupi e gravi. Sara si stava asciugando gli occhi con un angolo del grembiule. Il Mezzelfo aveva appena raccontato al bambino quali fossero stati i presupposti della sua nascita, chi fossero stati realmente i suoi genitori e come erano morti. Tanis si passò una mano sulla barba, sospirando. Era andato sul leggero riguardo a Kitiara. Era inutile che un ragazzino così piccolo conoscesse nel dettaglio quali brutte azioni avesse compiuto sua madre. Uccidere Sturm era stata la cosa più orribile, e quella purtroppo non aveva potuto renderla meno scioccante. Steel alzò il capo, fissando il Mezzelfo con i suoi occhi acuti e limpidi.
«Io ho visto mia madre, molte volte negli ultimi due anni.- mormorò il ragazzino- Sapevo già che era morta. Lei…non si era mai interessata di me, prima, ma ora viene spesso a visitarmi in sogno e mi fa vedere luoghi…cose che ancora non capisco.»
«Sta cercando di istruirti per il compito che sta preparando per te.» mormorò Tanis, stringendo le labbra. Steel annuì.
«Sì, lo avevo capito. Mi parla sempre di gloria, e potere, e battaglie. Non è che queste cose mi dispiacciano, ma…» disse, facendo venire un brivido a Tanis. Scosse la testa. «Io non ho mai saputo chi fosse mio padre. Tu lo sapevi, Sara?» Guardò la sua nutrice, che dopo un attimo annuì.
«Lo avevo intuito.- mormorò la donna, affranta- La Signora Kitiara ti affidò a me e ti impose il nome che porti, tesoro. Brightblade, all’epoca, era un nome solamnico come tanti…ma dopo la Guerra delle Lance non potei fare a meno di pensare che vi fosse una connessione con il Cavaliere che aveva difeso la Torre del Sommo Chierico.»
Steel annuì, pensieroso, e Tanis prese la parola.
«Sturm non sapeva di te, Steel. Di questo sono sicuro, potrei metterci la mano sul fuoco.- disse- Lui non ti avrebbe mai lasciato solo, se avesse saputo. Conosceva bene il dolore derivante dal non avere un padre.»
«E’ vero. Sturm viveva solo con sua mamma.- disse Tasslehoff con la sua vocetta acuta- Diceva sempre che lui sarebbe tornato, ma non tornò mai e sua mamma morì, e Sturm lo venne a cercare ma era già morto, così quando tornò aveva la sua armatura e…»
«Io ho sognato anche lui…credo.- disse Steel, interrompendolo e stupendo Tanis- Ho sognato un cavaliere…però non ho visto il suo volto. A volte si frappone fra me e mia madre. Non ha mai parlato. Però…era tanto triste, lo sentivo. Ora che mi avete raccontato cos’è accaduto, capisco anche il perché.» In quegli occhi luccicò qualcosa, poi Steel sbatté le palpebre e le lacrime scomparvero. Tanis si sentì toccare il cuore per il coraggio e lo stoicismo con cui Steel stava affrontando la situazione. Il ragazzino alzò di nuovo lo sguardo, quasi con sfida. «Però non provo odio verso mia madre.» disse, deciso. Tanis gli mise una mano sulla spalla.
«Steel, nessuno ti chiede una cosa del genere. Perfino io…- strinse i denti- Anche se non è più amore quello che provo per lei, non posso dimenticarla od odiarla. E’ stata troppo importante per me, nonostante ciò che ha fatto. Immagino che il tuo legame con lei sia ancora più profondo.»
Steel annuì, forse sorpreso di trovare tanta comprensione nel Mezzelfo. Tanis guardò Sara, che aveva ripreso a piangere silenziosamente.
«Signora, voi e Steel correte un pericolo non da poco. La Regina delle Tenebre preparerà le sue armate e presto potrebbe portare via Steel per addestrarlo.- disse- Voi mi sembrate una brava persona. Come potete sottostare ad una cosa simile?»
La donna fece un gesto vago.
«Mio marito lavorava per loro.- mormorò- Mi conoscono. Ormai…che altro mi resta da fare?»
«Siamo qui per questo!- disse Tasslehoff, precedendo Tanis, che corrugò la fronte, contrariato- Insomma, il piano è portarvi via! Almeno per una volta, Steel potrà decidere per i fatti suoi cosa fare nella vita, no? Voglio dire, sarà anche interessante fare il cavaliere oscuro, però…»
«L’idea sarebbe portarvi a vivere con me e mia moglie Laurana, a Solanthas.- disse Tanis, interrompendo il kender- Laggiù, noi vi proteggeremmo. Voi, signora, potrete smettere di preoccuparvi, e Steel potrà trovare la sua strada senza che qualcun altro la tracci per lui.»
«A…Solanthas?» mormorò Sara.
«Davvero permetterete anche a Sara di venire?» chiese Steel, alzandosi in piedi. Finalmente Tanis vide il bambino che era in lui e sorrise. Annuì.
«Certo, mi sembra il minimo.- disse, deciso- Verrete con noi e se vorrai, Steel, io e Laurana ti adotteremo. Se invece vorrai vivere con i tuoi parenti, quando torneranno dal viaggio che stanno per compiere, sarai libero di farlo.»
«I miei…parenti?» chiese Steel, perplesso.
«Hai tre zii da parte di madre, i fratellastri di Kitiara!- disse Tas- C’è Caramon, un guerriero grande e grosso e buono come il pane, sposato con la dolce Tika e hanno un figlio piccolo che si chiama…beh, si chiama Sturm, proprio per omaggiare tuo padre. Poi c’è Raistlin, che è un arcimago cattivo davvero potentissimo e che è morto e resuscitato dall’Abisso. Una persona estremamente interessante! E poi ancora c’è tua zia Kat, cioè Katlin, che era la Donna con Tre Anime ma adesso ne ha una sola e viene da un altro mondo ma in realtà era la terza gemella, ed è lei che ti ha trovato!»
Tanis fece a Tasslehoff cenno di finirla con lo sproloquio, vedendo che a quelle descrizioni gli occhi di Steel e di Sara si erano ingranditi come piattini.
«Caramon ha espresso il desiderio di adottarti a sua volta. Lo farebbe con tutto il cuore, Steel. Era amico di Sturm come lo ero io e il nome con cui ha battezzato il suo primo figlio lo dimostra.- disse, guardando il bambino- La sua piccola famiglia è deliziosa e un giorno li conoscerai, così potrai decidere cosa fare.»
Steel rimase in silenzio per un istante, cercando di digerire tutte quelle informazioni, poi guardò Tanis con determinazione.
«Prima di prendere qualsiasi decisione, c’è una cosa che vorrei mi aiutaste a fare.» disse.
«Che cosa, Steel?» chiese il Mezzelfo.
«Desidero andare a visitare la tomba di mio padre.»

***

Steel rimase in disparte mentre Tanis confabulava con i due Cavalieri di guardia. Il ragazzino lasciò spaziare lo sguardo lungo le mura della Torre del Sommo Chierico, quelle mura su cui suo padre era morto trafitto dalla lancia di Kitiara, Signora dei Draghi…sua madre. Trattenne un sospiro, mentre il suo sguardo si faceva assente. Era ancora sconvolto da ciò che era venuto a sapere, ma non voleva cadere preda dell’angoscia o della paura. Guardò il Mezzelfo, che al momento stava annuendo alle parole di una delle guardie. Sembrava un buon uomo, una persona sincera e forse d’onore. Steel apprezzava la sincerità, anche quando questa faceva male. Lo turbava sapere di avere ancora una famiglia, da qualche parte, ma alla fine dei conti gli bastava avere la possibilità di vivere con Sara e avere tempo per mettere chiarezza nella propria anima. Tanis gli aveva garantito che avrebbe avuto entrambe le cose. Non si era mai sentito così lacerato come in quel momento. Il Mezzelfo si voltò verso di lui, attirando la sua attenzione.
«Puoi entrare, Steel.- gli disse, mettendogli una mano su una spalla quando lui si avvicinò- Preferisci che io ti accompagni, o vuoi vederlo da solo?»
Steel rifletté per un istante, poi si fece cupo in volto.
«Vorrei andare da solo, Tanis.» mormorò. Non si accorse che Tanis si era morso le labbra, toccato nel profondo dalla somiglianza tra il suo atteggiamento e quello di Sturm. Guardare Steel era come tornare bruscamente indietro nel tempo. Il Mezzelfo annuì e lo spinse dolcemente ad entrare, non fidandosi della propria voce. Il ragazzino scese nella fresca cella sotterranea, dove erano stati inumati i caduti della grande battaglia alla Torre del Sommo Chierico. Era avvenuto tutto quando lui era un bambino piccolo e ricordava solo Palanthas in preda all’agitazione per l’arrivo del nemico, e poi i festeggiamenti per il Generale Dorato, Laurana. Sembrava incredibile, ora, sapere che l’eroe che aveva salvato Palanthas dall’attacco di sua madre Kitiara era stato suo padre, Sturm Brightblade. Due nemici…era stato generato da due persone completamente diverse l’una dall’altra, che si erano combattute senza paura. Era sbagliato sentirsi orgoglioso di entrambi? Steel sentiva in cuore una grande confusione.
Quando giunse nella cella sotterranea, il silenzio della morte lo avvolse e Steel lo accolse con piacere. Faceva freddo, ma anche questo si accordava con il suo stato d’animo. Lasciò spaziare lo sguardo per la sala. Inizialmente, i cadaveri erano stati adagiati sulla pietra, non essendoci modo di dare loro sepoltura in altra maniera. Ora, ad anni di distanza, quasi tutti i caduti erano stati coperti da sarcofagi recanti la loro effigie. Steel riconobbe il cavaliere senza testa, Derek Crownguard, colui che aveva guidato una carica suicida di Cavalieri contro il nemico, perendo nell’impresa. Era stato ritratto con il volto coperto da un drappo. Steel distolse lo sguardo, cercando suo padre. Lo trovò in fondo alla sala, nel posto d’onore, e si avvicinò con passi lenti. Fu con un sobbalzo al cuore che si rese conto di non stare guardando una rappresentazione in pietra di Sturm Brightblade, bensì il suo cadavere incorrotto, ancora sdraiato sulla pietra ove i suoi amici Laurana, Flint e Tasslehoff l’avevano deposto. Steel strinse le labbra, scioccato da quella conservazione miracolosa, ma si accostò al corpo di suo padre. Sul suo petto erano posati una rosa nera, una piuma bianca e un gioiello splendente a forma di stella. Steel non aveva idea del loro significato. Alzò lo sguardo sul volto paterno e subito le lacrime gli pizzicarono gli occhi. Ecco il volto della presenza luminosa che tanto spesso gli aveva fatto visita nei sogni.
«Padre…» mormorò, con voce spezzata. Avvertì per quell'uomo dal volto severo ma in pace un’immane ondata di affetto ed allo stesso tempo la tentazione di chiudere gli occhi e fuggire. «Padre, è un’eredità difficile quella che mi hai lasciato.- mormorò ancora, sfiorando con mano tremante la guancia fredda del morto- Io…non so se sarò alla tua altezza. Il mio cuore è diviso. Ho paura…» Deglutì a fatica. «Seguirò il Mezzelfo, credo che sia una brava persona. Cosa farò dopo…non lo so.- aggiunse- Avrei voluto conoscervi. Tu, e la mamma. Forse…forse non mi sentirei diviso a metà come ora.»
Strinse i denti ed abbassò lo sguardo, serrando i pugni. Non voleva piangere, ma aveva paura di non riuscire a farne a meno. Voleva lasciare a suo padre un’immagine fiera e degna, ma non ci stava riuscendo molto bene. Che avesse solo undici anni non era una buona scusa. Fu allora che sentì distintamente una mano posarglisi sul capo. Non osò alzare lo sguardo. Il respiro gli si bloccò in gola. La mano rimase sulla sua testa, riempiendolo di una sensazione calda e confortante. C’erano affetto e orgoglio in quel semplice gesto, e il cuore di Steel riprese a battere più forte.
«Padre…» disse, alzando gli occhi. La sensazione svanì. Davanti a lui c’era solo il cadavere immoto di Sturm. Steel rimase in silenzio per qualche istante, attonito, poi annuì e voltò le spalle al corpo. Aveva saputo tutto ciò che c’era da sapere. Suo padre era con lui e non l’avrebbe abbandonato. Approvava la sua decisione di andare a stare da Tanis Mezzelfo. Non lo condannava per l’oscurità che era dentro di lui. Era tutto ciò che desiderava sapere. Risalì le scale della cripta, tornando alla luce del sole e al calore estivo. Impiegò qualche attimo per rendersi conto che non c’era solo Tanis ad aspettarlo. Accanto a lui c’erano i kender e un grosso guerriero dal viso familiare smise di parlare nel vederlo emergere dalla cripta. Poco più in là, seduta su una sporgenza del muro, c’era una maga dalla veste rossa con i capelli segnati da due ciocche bianche.
«Steel, tutto bene?» chiese Tanis, raggiungendolo. Il ragazzino annuì, guardando il guerriero, che stava piangendo. «Steel, questi è Caramon Majere. E’ tuo zio.» spiegò Tanis, mentre il guerriero si inginocchiava davanti a lui. Steel scrutò quel volto aperto e sincero, gli occhi castani che lo guardavano con palese affetto. Non sapendo come reagire, gli porse la mano.
«Io sono Steel Brightblade, signore.» disse, piano. Il guerriero parve sul punto di volerlo abbracciare o scoppiare a singhiozzare, o entrambe le cose, poi si contenne. Gli strinse la mano con solennità, facendola quasi scomparire nella sua, molto più grossa.
«Sono felice di conoscerti, Steel.- disse, con voce resa roca dal pianto- Io…sono tuo zio. Kitiara era mia sorella e tuo padre…era mio amico. Sono…sono davvero felice di conoscerti.» Sorrise, un sorriso contornato dalle lacrime. «Somigli ad entrambi, sai?» aggiunse, poi si alzò, asciugandosi gli occhi con un colpo quasi rabbioso. Steel annuì, non sapendo come rispondere, poi spostò lo sguardo sulla maga, che si era fermata alle spalle di Caramon. Il fiato gli si mozzò in gola quando vide i lineamenti della donna. Somigliava a sua madre! Le somigliava moltissimo! Allo stesso tempo, era diversa. Gli occhi di lei gli fecero capire che era ben conscia del suo ravvisare una tale somiglianza. Gli porse la mano.
«Io sono Katlin Majere, Steel, tua zia.- mormorò, e la sua voce agì come un balsamo sull’animo in subbuglio del ragazzino- Vorresti parlare per qualche momento con me?»
Steel non poté rifiutarsi. Quella donna somigliava troppo a sua madre. Non mostrava la forza decisa di Kitiara, ma Steel avvertiva che questa era solo nascosta da una fragilità apparente. Provò rispetto immediato per lei e si inchinò appena, con cortesia, prendendo poi la sua mano e seguendola attraverso il cortile. La maga lo portò sulle mura, in alto, e là lo fece sedere, in maniera da guardare l’immenso paesaggio che stava oltre la Torre. Steel respirò a pieni polmoni il vento che tirava sugli spalti, sentendosi rinfrancato da quell'immensità. Guardò Katlin, sua zia, attendendo che lei dicesse qualcosa. La donna guardava lontano, seduta sul bordo del muro, e i capelli bianchi si mischiavano con quelli scuri sulle sue spalle.
«Tanis ti ha raccontato di me, Steel?» disse infine lei, sempre senza guardarlo.
«No, mia signora. Mi ha solo detto che ho dei parenti, da parte di madre.» mormorò Steel. Katlin sorrise appena e chinò il capo.
«Non ti ha detto che io, pur conoscendo i tuoi genitori, non li ho in realtà mai incontrati?- disse, lanciandogli un’occhiata e sorridendo ancora al suo evidente smarrimento- Vedi, Steel, fino all’anno scorso io non vivevo su Krynn. Varie vicissitudini mi avevano allontanato dai miei gemelli, Caramon e Raistlin, e solo da poco ho potuto riunirmi alla mia famiglia. Un tempo venivo chiamata la Donna con Tre Anime, perché era mia facoltà vedere attraverso gli occhi dei miei gemelli. E’ così che ho conosciuto i tuoi genitori.»
Steel rimase in silenzio e Katlin tornò a guardare lontano.
«Tu mi somigli un po’, Steel.- continuò la maga- Sei diviso tra luce e tenebra. Le eredità che ti sono state lasciate sono pesanti e difficili. Le due strade segnate non potrebbero essere più diverse tra loro.» Lo guardò di nuovo con i suoi franchi occhi chiari. «Anche per me è stato così. Capisco i tuoi dilemmi.»
«Davvero…davvero potete capire?» chiese Steel, sentendo qualcosa muoversi dentro di lui. Katlin annuì.
«Per lungo tempo ho perso me stessa attraverso le menti di Caramon e Raistlin. Essi sono stati la mia luce e la mia tenebra. Eppure…esisteva anche la strada di Katlin. La MIA strada. Semplicemente, non potevo vederla, e ancora adesso è spesso difficile discernerla.» Katlin si alzò e raggiunse Steel, mettendogli una mano sulla spalla. «Tu sei lacerato tra la strada luminosa di Sturm e quella oscura di Kitiara. Non sai chi amare. Non sai chi odiare. Entrambi ti sono accanto e ti desiderano.- sussurrò, fissandolo negli occhi- Steel, sono stata io a chiedere a Tanis di portarti con sé, perché la strada che tua madre ha preparato per te ci condurrà alla distruzione. D’altra parte…» Chiuse gli occhi per un attimo e quando li riaprì un pensiero inespresso le aveva segnato la fronte. «D’altra parte, Steel, tu hai il diritto di scegliere la tua via.- continuò- Vorrei solo che la scelta fosse tua, non di altri. Vorrei che tu trovassi la strada di Steel Brightblade, e nessun’altra.»
«Esiste una tale strada per una persona come me?» mormorò Steel, scrutando quel viso per cercarvi la menzogna. La maga sorrise, dissipando i suoi dubbi.
«Esiste per ogni persona che abbia voglia di lottare, Steel.- disse- Desidero che tu faccia un tentativo. Tanis e Caramon sono anime buone e ti condurranno a capire tuo padre. Raistlin, quando lo conoscerai, forse ti darà uno scorcio di cos’è la tenebra. E quando non saprai che fare…» Spostò lo sguardo oltre le mura. «…vieni da me. Troverò un posto alto dove la tua mente possa spaziare e ritrovare la sua via. Quando il clamore si farà assordante, io ti offrirò il silenzio.»
Steel guardò Katlin Majere, quella donna così simile a sua madre, alla madre che gli era sempre mancata, e d’un tratto qualcosa in lui si spezzò. Prima che potesse trattenersi, era scoppiato in pianto come un qualunque bambino. Katlin lo accolse in un abbraccio, carezzandogli i capelli scuri e guardandolo con un misto di pena e affetto.
Si sarebbe presa cura di lui. In un modo o nell’altro, il destino di quel bambino ora era passato nelle sue mani.

   
 
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