Capitolo 3 (Giorno 6): Non ritengo che
lo farà davvero!
“R |
allentare
al minimo le funzioni vitali: pressione, ritmo e frequenza… ottimizzare
rilassamento muscolare… attivare dispositivi anti-onirici…” ordinava
enfaticamente A1 “…dobbiamo recuperare quanta più energia possibile. Esigo un
sonno da ibernazione, mi avete capito?”
Queste
erano state le direttive impartite dal Coordinatore al termine del primo giorno
di gara, che furono prontamente seguite. Ma i giorni successivi della sfida non
furono affatto migliori: Racer e Fewer si resero conto ben presto (sempre ci avessero
mai creduto) che stavolta non esisteva alcun modo per acchiappare quella
maliarda orca svolazzante, se lei stessa non avesse avuto intenzione di farsi
prendere. Era tutto pienamente sprecato: ossigeno, calorie e fluido sudorifero!
Alla
tarda sera del 6° giorno Ataru Moroboshi si accasciava presso una catasta di
legname, in uno spiazzo abbandonato non troppo distante da casa sua, disfatto
nel fisico e nel morale, mentre i responsabili cardio-metabolici - coadiuvati
dai colleghi immunitari - erano all’opera per rimetterlo in sesto quanto più
possibile, mentre la Triade Decisionale si riuniva nella cupa atmosfera
dell’ufficio di Wellington.
“Le
cose non stanno andando per niente bene…” esordì proprio quest’ultimo.
“Signornò”
gli fece eco debolmente Fewer, che si era inutilmente spremuto le meningi per
tutto il giorno “è molto più dura di quel che temevamo!”
“Vero”
aggiunse Simons, tenendo il volto basso “dobbiamo purtroppo constatare che
Racer aveva pienamente ragione.”
Il
teso silenzio successivo fu bruscamente interrotto dopo pochi istanti dal
violento pugno sferrato sul tavolo da A1: “Maledette sgualdrine! Femministe di
merda!! È solo colpa loro se ci troviamo in quest’assurda situazione…!”
“Non
è del tutto esatto, signore” obiettò timidamente il responsabile della Neuro “forse
abbiamo la nostra responsabilità per averle spinte fino a questo punto.”
“Non
le difenda, Hugh: ammesso e non concesso che noi si abbia davvero esagerato, il
ricatto che ci hanno mosso stavolta è troppo abominevole per essere anche giustificato!”
“Ma,
signor Wellington… se solo Ataru mi avesse permesso di far intendere alla mia
corrispondente lamuttiana che almeno un po’ …”
“Una
donna conosce miliardi di modi per
sedurre un uomo o per scaricarlo” ribatté il Coordinatore, con veemenza “quella
sconsiderata non aveva affatto bisogno di coinvolgere l’intera Terra!!”
“Il
problema, signore, è che miss bikini tigrato non vuole sedurre il nostro
assistito, né tanto meno mollarlo” intervenne il collega della Cerebrale “vuole
sposarlo e vuole che sia lui stesso a chiederglielo!”
A1
sbottò in una risata sarcastica: “Ma certo… una cosetta da niente per un maschilista libertino come lui! Non mi dica cose che
so già, Fewer. Cerchi di farsi venire una buona idea, piuttosto.”
Il
subordinato sospirò: “Più mi concentro sul problema e più mi trovo di fronte ad
un vuoto mentale. E temo proprio che l’unico metodo per vincere questo secondo onigokko sia ingoiare una spagnoletta di
Superpippo!”[1]
“Ho
detto un’idea, Brad” ruggì il capo,
per nulla divertito “non una gag da fumetto americano!”
“Mi
scusi” si affrettò a rimediare Fewer, alzando con rammarico le mani “ebbene,
parlando seriamente, l’unica cosa che potrei proporre è…”
“È…?”
lo incalzò Simons, fissandolo ansioso.
“Forse,
se Ataru riprovasse a parlarci” propose Brad, senza troppa convinzione “può
darsi che in questi ultimi giorni anche la signorina Lamù sia venuta a più miti
consigli…”
“Non
sperarci” lo gelò il collega, scuotendo la testa “ho provato a sondare il
terreno ieri sera con la Venus, al telefono rosso… la controparte è irremovibile.”
“Maledette
bastarde…!” tornò a imprecare Wellington.
“Dopotutto
anche Ataru è così” continuò il direttore emotivo “quei due sono cocciuti oltre
ogni dire…”
“Sono
uguali” sentenziò Fewer, sforzandosi di
non ridacchiare “non ci voleva meno d’un computer per individuare l’anima
gemella del nostro assistito!”
“Che
proprio a me dovevano affibbiare…!”
concluse rabbiosamente il Coordinatore, prima che il comunicatore sulla sua
scrivania cominciasse a trasmettere la voce di Humper: “Signore, stiamo
ricevendo una conversazione interessante dagli amici di Ataru, appostati qui
intorno. Desidera riceverla in ufficio?”
“Va
bene, Jerry… metta in linea!”
***
“È
proprio così” diceva la voce dell’intrigante Benten “se Ataru non dice a Lamù
di amarla, non soltanto il ricordo di lei svanirà dalla sua mente, ma anche tutti i ricordi che riguardano noi
extraterrestri svaniranno da quella di tutti gli abitanti di questo pianeta!”
“Insomma,
tutto svanirà nell’oblio!” commentò la procace Sakura.
“Credo
che stavolta Lamù abbia esagerato…!” si rammaricò la dolce Shinobu, ex
fidanzata di Ataru ed ex rivale dell’aliena.
“Tutta
colpa di quel dannato idiota!” borbottò astiosamente l’altezzoso Shutaro.
“Ma
Moroboshi ne è al corrente?” chiese ancora la dottoressa.
“No,
non sa ancora nulla.” rispose la Dea della Fortuna.
“Se
anche lo sapesse, non cambierebbe atteggiamento.” valutò il rampollo dei Mendo
con sdegnata convinzione.
“È
vero” confermò amaramente Shinobu “anzi, diventerebbe ancora più testardo!”
“Ripensandoci,
forse è meglio che rimanga all’oscuro di tutto.” rifletté pacata l’affascinante
Oyuki.
“Troppo
tardi!” fu l’improvviso commento del diretto interessato.
“Moroboshi…
dove sei?! Non nasconderti, vigliacco!” s’agitò il suo “rivale” spaziando lo
sguardo intorno a sé, per venire poi attratto dal movimento d’un tronco nella
catasta di legna “Ah, sei lì, eh? Vieni fuori!”
Esasperata,
Shinobu afferrò un bidone vuoto e lo scagliò oltre i tronchi, andando dritta a
colpire la zucca di Kotatsuneko…!
Shutaro
non si scompose, ricominciando a reclamare imperioso la presenza di Ataru e quest’ultimo
si concretizzò subito dopo, tirandogli una martellata in testa: “Eccomi qua…!”
Il
povero Mendo non fece in tempo a riprendersi dalla zuccata, che il pacifico
gattone, colpito per sbaglio da Shinobu, lo scaraventò trenta metri più
lontano…
“Hai
sentito tutto, presumo!” disse Sakurambo ad Ataru.
“Devi
subito dire a Lamù che la ami, se non vuoi dimenticarla per sempre!” lo esortò
Benten.
“Non
lo farò.” fu la cocciuta risposta del giovane.
“Razza
d’imbecille” lo investì Shutaro, ripresosi dal volo di prima “guarda che non
abbiamo più molto tempo…!”
“Piantala”
gli ribatté seccato l’altro “è inutile, io non mi dichiarerò mai. Dillo pure
anche a quell’imbrogliona!”
“Chi
sarebbe l’imbrogliona…?”
Gli
aghi di tutti i galvanometri della Sensitiva e della Neuro saltarono con
perfetto sincronismo al suono di quella voce. Sul monitor personale di A1
l’immagine di una indignata Lamù, sospesa a mezz’aria e circondata da bluastre
scariche elettrostatiche, era apparsa all’improvviso, aumentando la tensione
fra la Triade Decisionale moroboshiana.
“Chi
mi ha costretta fino a questo punto? Coraggio, dillo…!!”
“Pfui”
ribatté l’ex fidanzato, con disprezzo “considerati tutti i metodi meschini che
stai usando ultimamente…” la Cardiaca prese fiato “…non sarà poi un gran male
se ti dimenticherò per sempre!”
“Oh,
ma davvero?” chiese lei, sarcastica.
“Temo
il peggio” disse Simons, pallido come un cadavere “torno in sede, devo
fermarlo…!”
“Non
farai in tempo.” lo avvertì Fewer.
“Ma
devo tentare, perdio, prima che…”
“Vada!”
tagliò corto Wellington.
Il
capo della Neuro si precipitò fuori dalla direzione, correndo come un folle
verso la sua camera di controllo… ma, prima che potesse raggiungere la sua console
per azionare i comandi vocali, l’anima di Ataru aveva già emesso la sua
sentenza: “Accidenti, sono stanco di rincorrerti!! Perché non cancelli la
memoria una volta per tutte e te ne torni sul tuo pianeta?!”
“Ma
sei impazzito??” gli gridò Shutaro, scandalizzato.
“Dopotutto…”
iniziò a rispondere la bella spaziale, accentuando le sue scariche “…non è una brutta
idea…” ciò detto, puntò gli indici verso il suo bersaglio prediletto e
convogliò un megafascio di elettroni che colpirono nel segno senza eccezione alcuna…
“PERICOLO…
PERICOLO… FIBRILLAZIONE IN ATTO… ATTIVARE SISTEMI DI SICUREZZA… TUTTE LE
SQUADRE IMMUNITARIE MOBILITATE…” gracchiavano gli altoparlanti, alternati agli
avvisatori acustici, mentre le luci d’emergenza rischiaravano lugubremente a
intermittenza il buio dei corridoi.
“E
va bene, l’hai voluto tu” gridò Lamù con estrema durezza “farò come mi hai
detto: cancellerò ogni briciolo di memoria! Addio per sempre… tesoruccio!!”
La
oni volò via per smaltire la bile, seguita dalle amiche del cuore, Benten e
Oyuki, decise a tentare di farla recedere se ancora ve n’era la possibilità.
Fewer
e Wellington, sempre in direzione, rimasero a guardarsi cupamente in viso.
“Temo
non ci sia più nessuna speranza…” si lamentò il capo della Cerebrale.
A1
parve indeciso su cosa rispondere, aumentando in modo progressivo il
corrugamento della sua fronte: “Io non ritengo che lo farà davvero!”
“Che
gli Dei l’ascoltino, signore…!” scongiurò Brad Fewer, con un ultimo sospiro.
[1] Come tutti sanno, il migliore amico di Topolino può diventare un supereroe volante, grazie al potere delle sue prodigiose arachidi.