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Autore: EffieSamadhi    19/02/2011    1 recensioni
“Ehi, questo è nuovo” commentò, sfiorando con la mano un tatuaggio all’altezza del cuore. “E’… sono…”
“Il nome di mia madre” completò lui, spostando la propria mano su quella di lei. “E quello di mio fratello. E il tuo.”
“Mancano Angel e Jerry” gli fece notare.
“Oh, loro sono qui” ribatté lui, indicando un altro tatuaggio. “Ma questo è un posto speciale. Mia madre, Jackie, tu… avete il mio cuore.”
Adia osservò il tatuaggio, poi alzò gli occhi nei suoi, guardandolo con amore. “Farò di tutto per meritarmelo, Bobby” bisbigliò, suggellando la promessa con un bacio.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Four Brothers - Call Me When You'Re Sober.

19. Love Me Tender

 

 

            Il viaggio di ritorno fu piuttosto silenzioso: Adia ancora non riusciva a capacitarsi di aver superato indenne il primo incontro con la famiglia di Bobby, e soprattutto non riusciva a credere di aver fatto una così buona impressione da riuscire a farsi immediatamente strada nel cuore delle due bambine. “Ti senti bene?” si sentì domandare a un certo punto.

            “Certo, sto benissimo. Perché?”

            “Perché non hai risposto alle ultime tre domande che ti ho fatto” le rispose Bobby, continuando a guidare.

            “Scusa, ero un po’… sovrappensiero.”

            “Ti capita spesso, ultimamente” osservò lui, distogliendo lo sguardo da lei e lasciandolo vagare sulla città.

            “Sì, è vero” ammise Adia sottovoce.

            “Ne vuoi parlare?”

            Lei scosse la testa e sorrise. “Non è niente di grave. Stavo solo pensando a stasera. Sono stata bene.”

            “Certo che sei stata bene. I Mercer trattano bene gli ospiti.” Parcheggiò davanti alla libreria e spense il motore. Si voltò verso Adia e le passò un braccio dietro le spalle. Si avvicinò con gesti lenti e misurati, insicuro solo in apparenza. Era incredibile come pochi giorni insieme fossero stati sufficienti ad insegnare ad Adia come interpretare i comportamenti di Bobby. Lasciò che la pressione della mano di Bobby sulla sua schiena la spingesse verso di lui, e lasciò che lui la baciasse. Non c’erano dubbi, Bobby con le donne ci sapeva fare: un misero bacio era riuscito ad interrompere il flusso disordinato dei suoi pensieri, e un misero bacio la stava spingendo a desiderare di trascorrere un’altra notte insieme.

            “Stanotte puoi restare, se vuoi” gli sussurrò, staccandosi di quel poco che bastava per articolare quelle cinque parole.

            “Tu vuoi che resti?”

            “Non te lo avrei chiesto” gli fece notare.

            “Ok, resto. Tu entra, io parcheggio meglio e arrivo.”

            “Va bene.”

            Adia scese, attraversò il marciapiede e si infilò in negozio, mentre Bobby riaccendeva il motore e si allontanava di qualche metro. La guardò nello specchietto retrovisore, chiedendosi ancora una volta com’era possibile che una donna così bella e speciale come Adia avesse scelto di stare con lui. Rimase in auto per qualche minuto, cercando ancora una ragione a tutto ciò che stava accadendo, o comunque cercando di convincersi che stesse accadendo davvero. L’aveva portata a cena a casa di suo fratello, le aveva fatto conoscere la sua famiglia… le sue nipoti l’avevano costretta a leggere loro la favola della buonanotte! Non poteva essere tutto vero.

            Si decise ad entrare, sbarrando l’ingresso al proprio passaggio. Mentre saliva al piano superiore, si sfilò il giubbotto. Prima di qualsiasi altra cosa, avrebbe voluto chiederle di dire la verità, di smettere di trincerarsi dietro la bugia di qualche giorno prima. C’era qualcosa che non gli aveva detto, qualcosa che stava nascondendo. E non era un’inezia, ne era sicuro. Stava pensando alle parole più adatte da usare, quando entrò nella stanza e vide Adia seduta sul bordo del letto, con un’espressione tanto triste da far pensare che sarebbe potuta scoppiare in lacrime in meno di dieci secondi. “Non ti azzardare a dirmi che stai bene” la ammonì, lanciando il giubbotto su una sedia e inginocchiandosi davanti a lei. Non ricevette risposta. “Non hai l’aria di una che sta bene” continuò, sfilandole piano gli stivali.

            “Non è niente, stai tranquillo.”

            Bobby le lanciò un’occhiata a metà tra il furioso e l’annoiato. “Non mentire a me, agnellino. Dai, che succede?”

            Adia esitò, guardandosi intorno per evitare di doverlo guardare – e per tentare di non piangere. “E’ per… è per la mia gamba” ammise, finalmente, con un filo di voce.

            “Non mi importa della tua gamba, lo sai.”

            Altro silenzio. “Mi fa male. Già da un po’.”

            “E non l’hai detto a nessuno?”

            “Non volevo essere di peso.”

            Bobby scosse piano la testa. Sapeva essere così testarda… “Sei stata da un medico, almeno?”

            “Sì, ci sono stata. Ero al telefono con lui, oggi pomeriggio. Non era un fornitore” confessò, abbassando la testa in segno di pentimento.

            “Sospettavo che mi avessi detto una bugia. Che ti ha detto?”

            “Ho bisogno di un’altra operazione. Potrebbero… ah, non so nemmeno perché te ne sto parlando.”

            “Tutti abbiamo bisogno di parlare, agnellino. Dai, che ha detto il medico?”

            Adia esitò ancora. Era stata lei a lanciare il sasso, eppure non sembrava pronta a continuare la partita. “Io… potrebbero rimettermi in sesto la gamba. Farmi smettere di zoppicare.”

            “Mi sembra una buona cosa, o sbaglio?” commentò lui, rialzandosi e mettendosi a sedere accanto a lei.

            “Sì, sarebbe grandioso, però…”

            “Però cosa?”

            “Niente. Niente di importante.” Fece per alzarsi, ma lui la trattenne per un polso e la costrinse a sedersi di nuovo.

            “Però cosa?” ripeté, severo.

            “Però… servono… ecco, servono soldi.”

            “Soldi? Quanti?”

            “C-cinquantamila dollari. E io non… non li ho.” Abbassò la testa, sperando che i capelli le coprissero il volto. Non servì, perché Bobby riuscì comunque a vedere la lacrima che le rigò la guancia.

            “Ci sarà sicuramente una soluzione” la rincuorò lui. “Tuo fratello e le tue sorelle sicuramente…”

            “Aaron farebbe di tutto per me, questo è vero. Sulle mie sorelle ho qualche dubbio” rispose sarcastica.

            “Perché? Sono le tue sorelle, in fondo” si stupì Bobby. continuava ad illudersi che tutte le sorelle e tutti i fratelli del mondo fossero pronti ad aiutarsi l’un l’altro come lo erano lui, Angel e Jerry.

            “Loro… loro mi considerano responsabili della morte di papà” confessò Adia, alzandosi e riponendo gli stivali nel solito angolo. “Se non fosse stato per me, non ci sarebbe stato il musical. Niente musical, niente prove. Niente prove, niente sparatoria sul sagrato della chiesa.”

            “Ma non è stata colpa tua!” esclamò Bobby, scattando in piedi a sua volta.

            “Lo so, Bobby! So benissimo che avrebbero trovato un altro momento per ammazzarlo, ma loro non vogliono rendersene conto! Mi considerano colpevole quanto gli uomini che hanno sparato, lo capisci? Loro pensano che sia colpa mia!” Stava urlando, e stava piangendo. E gli stava raccontando cose di sé che pochissimi sapevano. Cose di cui non gli sarebbe importato nulla, dieci anni prima. Ma adesso era tutto diverso: adesso, Adia era la donna che amava, e vederla così disperata gli faceva male. La raggiunse e la strinse in un abbraccio, cercando di farle sentire tutta la sua presenza. Le accarezzò i capelli, mentre lei continuava a ripetere ciò che le sorelle pensavano di lei.

            “Ssh” le sussurrò, accarezzandola con dolcezza. “In qualche modo faremo. In qualche modo troveremo i soldi.”

            “No, Bobby, voglio che ne resti fuori.”

            “Non posso starne fuori, Adia. Ci sono dentro. Ci sono saltato dentro quando ti ho fatta cadere davanti al supermercato.”

            Trascorse qualche minuto di silenzio. “Perché vuoi aiutarmi, Bobby?”

            “Io voglio… voglio aiutarti perché ti amo, Adia.” Fatto, l’aveva finalmente detto. Ti amo, Adia.

   
 
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