20. Fino in fondo
Erano
rientrati ormai da cinque ore. Il display della sveglia segnava le tre del
mattino. Nel buio della stanza, stesa sul lato sinistro del letto, Adia fissava
la quercia innevata al di là del vetro. Sospirò. “Scusami, Bobby” sussurrò.
“Per
che cosa?” le domandò lui con la voce impastata. Evidentemente non dormiva,
mentre lei aveva sperato di sì.
“Immagino
pensassi a qualcosa di diverso, quando ti ho chiesto di restare.” Adia lo sentì
muoversi alle sue spalle, e anche senza guardarlo sapeva che doveva essersi
voltato sul fianco sinistro, e che probabilmente si stava puntellando con il
gomito sul cuscino. Ormai lo conosceva. “Insomma, pensavo che…”
“Che
avessi accettato per la prospettiva di fare sesso?” la interruppe. “Ammetto di
aver preso in considerazione l’ipotesi di farlo, ma non è l’unica ragione per
cui ho accettato.” Accarezzò i lunghi capelli scuri della ragazza e si
attorcigliò una ciocca attorno al dito. “Sono abbastanza grande da rendermi
conto che una relazione non può essere basata esclusivamente sul sesso.”
“Non
avrei mai pensato di sentirlo dire da…”
“Uno
come me?” la interruppe ancora. “Sono d’accordo. Ma il bello della vita è che
si cambia: un giorno la pensi in un modo, il giorno dopo ti rendi conto di aver
sbagliato. È questo il bello.” Un fruscio le fece capire che si era di nuovo steso
accanto a lei. Con il braccio destro le cinse la vita, stringendola a sé con
una dolcezza fino a quel momento mai dimostrata. “Che fai, non rispondi con una
delle tue solite battute acide?”
“L’hai
detto tu, che nella vita si cambia.”
Bobby
la strinse più forte. “Ti aiuterò, Adia. Ti aiuterò a trovare quei soldi.”
“No,
non voglio che tu perda tempo per questa storia.”
“Non
è una perdita di tempo, se può renderti felice.” Un altro lungo silenzio gli
fece sospettare che si fosse addormentata. “Adia?”
“Perché?”
“Perché
voglio aiutarti? Credevo di avertelo detto…”
“Perché
ti sei innamorato di me?”
Bobby
inspirò profondamente. “Perché sei la persona più forte che abbia mai
conosciuto.”
“Forte?
Io? Sicuro di non avermi confuso con la ragazza del giovedì?”
“Dai,
non fare la scema” ribatté lui, con un sorriso. “Tu sei forte, Adia. Ne hai
passate tante in vita tua, eppure non ti sei mai stancata di combattere. Hai perso
praticamente tutta la tua famiglia, eppure continui a stare dalla parte giusta,
continui a… sei forte, Adia.”
Nel
buio, Adia sorrise. “E poi, ho resistito al tuo fascino” lo prese in giro.
“Mi
mancavano già le tue battute” rise lui, obbligandola a voltarsi per baciarla.
“Che
hai, fratello? Ti vedo preoccupato.”
“Niente”
rispose Bobby, senza preoccuparsi di risultare convincente.
“Dai,
sai che puoi parlarmi di tutto. Si tratta di Adia? Avete litigato?”
“No,
va tutto bene. Dai, non voglio parlarne.” Liquidò rapidamente la faccenda,
sperando che il fratello demordesse. Ma Jerry era un vero Mercer, e non avrebbe
mai lasciato perdere senza prima aver combattuto.
“Le
bambine si sono innamorate di lei, sai? Stamattina a colazione non hanno smesso
nemmeno per un minuto di parlare di zia
Adia. Non mi stupirebbe se stessero già pensando ai nomi da dare ai loro
cuginetti.”
“Che
ci pensino pure, ma tanto non se ne parla. Non in un prossimo futuro, almeno.”
Jerry
fece spallucce. “Le faresti felici.”
Bobby
si immobilizzò e guardò il fratello con tanto d’occhi. “Dovrei fare dei figli
soltanto per far contente le tue
figlie?” domandò, incredulo.
“Ehi,
se la metti così è squallida. Però devi ammettere che hai l’età giusta per
diventare padre.” Bobby non rispose a quella frecciatina da parte del fratello.
Non poteva rischiare di tradirsi e ammettere che ci aveva pensato, a come sarebbe
stato avere un figlio. Ci aveva pensato più di una volta, l’ultima proprio quella
notte. Adia aveva chiuso gli occhi e lentamente si era addormentata, proprio
tra le sue braccia. Bobby aveva sentito il suo respiro cambiare e farsi più
lieve, e in quel momento aveva compreso che Adia si sentiva al sicuro, accanto
a lui. Lui stesso si sentiva diverso, quando era con lei. Avrebbe potuto
chiudere gli occhi e dormire, esattamente come stava facendo lei, eppure non ci
riusciva. Non faceva che ripensare agli anni passati, quando cambiava le
ragazze con la stessa frequenza con cui si cambiava i calzini, e iniziava a
chiedersi se quelli fossero davvero stati anni sprecati. Davvero aveva gettato
al vento anni, rincorrendo le cose sbagliate?
“Bobby?”
La voce di Jerry lo riportò bruscamente alla realtà.
“Cosa?”
“Che
ti prende?”
Bobby
aspettò, prima di rispondere. Avrebbe voluto trovare una scusa, mentire… ma da
un po’ di tempo, non ci riusciva più. “Jack” sussurrò. “Se avessi un maschio,
lo chiamerei Jack.” Incontrò lo sguardo incredulo di Jerry. “Non fare quella
faccia. Mi è capitato di pensarci, tutto qui. E ho pensato che sarebbe stata
una bella idea per ricordare nostro fratello.”
L’espressione
basita di Jerry si sciolse fino a diventare un sorriso, mentre una sonora
risata riempiva la casa, ormai quasi ultimata. “Vi prego, ditemi che è una
candid camera! Non posso credere che Bobby Mercer abbia davvero deciso di mettere
la testa a posto!”
“Fanculo,
Jerry.”