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Autore: miss yu    23/02/2011    2 recensioni
In una città come tante altre... In una casa qualunque...
Dentro una giovane coppia e un gruppo di ragazzi: Jamie che ha perso le parole in un incidente, Alison che ha costruito un' altra se stessa per sopravvivere, Kyle che vive la sua omosessualità tra sfrontatezza e sensi di colpa, Mira che usa il sesso per sentirsi importante, Connor anoressico e autolesionista, Yuki che tenta di volare con ali tatuate.
Tutti alla ricerca di un significato diverso da dare alla propria vita: vite vuote o troppo piene, spezzate e da ricucire, intollerabili o solo confuse, vite da sprecare, da buttare o da spremere fino all'osso, vite rabbiose o solo spaventate...
Quasi impossibile trovarci un senso e a volte troppo faticoso; più facile lasciarsi vivere o meglio sopravvivere, ognuno come riesce, ognuno come può, vittime soprattutto di se stessi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5: C’era una volta la verità…



C’era una volta la verità, nessuno la voleva perché tutti sapevano che faceva male e ne avevano paura, la verità perciò non bussò alla porta della casa ma vi si infilò di nascosto e vi abitò…



Mira sta dormendo pesantemente, quando una mano la scuote con dolcezza.
Apre gli occhi con fatica, cerca di mettere a fuoco la figura china su di lei.
“Che c’è?” biascica cercando di tenere le palpebre sollevate.
Accidenti non ha sentito la sveglia e ha fatto tardi per la scuola, non c’è altra ragione per cui Hillary abbia dovuto venire a svegliarla.
Guarda la sveglia e vede che è prestissimo.
E allora perché Hill la sta di nuovo scotendo, che diavolo di così grave può essere successo?
Comincia a batterle forte il cuore, gli occhi si sono aperti in automatico e i pensieri vorticano tumultuosi in testa.
Che diavolo può avere scoperto Hillary tra tutte le cose che lei ha tenuto nascosto, quale dei suoi segreti è venuto a galla?
“Cosa è successo?” cerca di frenare il tremito ansioso della sua voce e di dare alla sua espressione un che di impenetrabile.
“Giù c’è Nathan, ha chiesto di te, è molto agitato, sembra una cosa importante”
Mira cerca di concentrasi meglio, tutto sta diventando surreale.
“Nathan?”
“Sì”
“E che diavolo vuole alle sei e mezzo di mattina?”
“Penso voglia chiedere la tua mano” e Hillary non può trattenere una risata.
Mira è già seduta sul letto.
“Cosa?”
“Sì, ha detto che è venuto perché vuole parlare con te e con me e Matt per qualcosa che è successo ieri. Ti conviene vestirti e scendere”
Mira salta dal letto.
“E’ pazzo, dovete cacciarlo via, quello è tutto matto, che cazzo è successo ieri?”
Poi si ferma di botto.
Oh Dio non sarà per quello?
Oh Dio certo che è per quello!
“Ti aspettiamo giù” dice Hillary uscendo.
Mira entra in bagno borbottando tra sé.
Non può essere, non è possibile.
Ieri finalmente si è decisa ad uscire dall’impasse, alla fine ha pensato che la soluzione migliore fosse quella di affrontare di petto il problema.
Nel pomeriggio si sono fermati in sala studio per ripassare gli ultimi argomenti di biologia fino a tardi e quando Mira si è accorta che erano soli, ha deciso di approfittare della situazione.
Ha avvicinato maggiormente la sua sedia a quella di Nathan, gli ha preso la mano e prima che lui potesse ritrarla o irrigidirsi se l’è appoggiata proprio sopra ad un ginocchio.
Il destino, che secondo Mira aiuta sempre gli audaci, le aveva suggerito quella mattina di indossare un vestitino quasi estivo e delle parigine carinissime di lana nere con dei fiocchetti fucsia, che la facevano tanto eroina di manga erotici.
Nathan l’ha guardata ma non ha ritratto la mano, si è lasciato guidare fino alla coscia e poi lei ha allargato le gambe con un sorriso sussurrandogli: “Non l’hai mai toccata?”
Lui rosso in viso e con gli occhi un po’ vacui e le labbra socchiuse ha saputo solo scuotere la testa in un diniego.
Solo quando le ha sfiorato le mutandine è riuscito a riscuotersi e a sfilare la mano velocemente.
“Senti Mira non è possibile, non è giusto” ha borbottato alla belle e meglio senza troppa convinzione.
E’ stato quel tono a far capire a Mira che ormai la partita era vinta.
“Non ti va di sentire com’è fatta? Va bene non preoccuparti faccio tutto io, così non ti sentirai responsabile”
Ha dato un’occhiata veloce in giro e si è chinata in ginocchio nascosta dal tavolo.
Gli ha fatto un pompino in piena regola, senza che lui facesse più nulla per opporsi.
Nessuno è un santo, andiamo!
Le è piaciuto il senso di pericolo, di sfida e di peccato.
Da quanto non si sentiva così eccitata!
E poi quando ha alzato il viso le è piaciuto anche vedere gli occhi di Nathan socchiusi e la sua espressione estasiata.
Si è alzata e si è fiondata in bagno, giusto per una sistematina.
Quando è tornata, lui era già all’uscita.
Imbarazzatissimo.
“Mira quello che è successo è stato… Non avremmo dovuto ma io sono felice che sia accaduto, so che è peccato ma sono felice ugualmente perché tu mi piaci, mi piaci dal primo giorno che ti ho vista ma non avrei mai pensato di poterti piacere, che anche tu potessi sentire per me quello che provo io”
Mira si è un po’ spaventata, oddio che stava farneticando quello?
Lo ha lasciato così senza fermarsi ad ascoltare altro.
Quando Mira scende non si è neppure truccata e questo è un evento che lascia tutti quanti sgomenti.
Hillary l’aspetta in fondo alle scale e la porta in veranda dove c’è Matt e in piedi nervoso Nathan.
“Che vuoi si può sapere?” lo aggredisce lei.
“Mira ho pensato tutta notte a quello che è successo tra noi e ho deciso che la cosa più onesta da fare sia quella di parlare con Esther, devo raccontagli tutto ciò che è successo, rompere il fidanzamento. E poi dovremo conoscerci un po’ meglio, cominciare a frequentarci seriamente prima di poterci fidanzare non pensi? Non è che voglio sfuggire alle mie responsabilità, ma è giusto aspettare un po’ prima di ufficializzare il nostro rapporto, per serietà non certo perché mi voglio tirare indietro, questo vorrei che ti fosse molto chiaro. Esther arriva la prossima settimana con i miei genitori a trovarmi, penso che quello sia il momento giusto, certo comincerò a d accennarle qualcosa per telefono ma è necessario fare un discorso faccia a faccia e poi anche i miei genitori vorranno conoscerti”
A Mira sembra di vivere in uno di quei sogni assurdi e surreali tipo "Alice in Wonderland", in cui la comunicazione è insensata e distorta.
“Ma che stai dicendo, sei impazzito? Io non ho nessuna intenzione di conoscere i tuoi genitori ne di fidanzarmi con te, sei matto completamente e tutto per cosa poi? Tu sei scemo, vattene a casa e non farti vedere mai più”
Hillary l’afferra per un braccio e la mette a sedere.
“Si può sapere che è successo tra voi?”
Ecco quell’idiota doveva giusto rovinare tutta la fiducia che Mira si è costruita in mesi di bugie e inganni, accidenti a lui.
Ora non può far altro che cercare di minimizzare.
“Non è successo niente, ci siamo visti in questo periodo per il tutoraggio tutto qui, lui mi ha raccontato di essere fidanzato e di appartenere ad una setta di ultra bigotti. Basta!”
“Non è una setta ma una confessione religiosa e non siamo ultra bigotti, mettiamo in pratica con onestà gli insegnamenti della Bibbia e poi non è vero che non è successo nulla”
Hill e Matt la guardano con aria seria, Mira capisce che non ha via di scampo.
“E va bene, ieri eravamo soli ed è successo, lui ha cominciato a toccarmi e io gli ho fatto un pompino, tutto qui, cosa mai sarà?”
Nathan la guarda esterrefatto e c’è delusione nei suoi occhi.
“Che vuoi dire? Che per te non è contato niente?”
Mira sente la delusione di lui avvolgerla, pensava che fosse divertente parlarne con Amber, prenderlo in giro, stuzzicarlo di nuovo, andarci a letto magari. Non ha calcolato che per Nathan le cose di cui parla sono vere, che crede in ciò che dice, che ora si sente messo in ballo, che si è lasciato fare perché è innamorato di lei e anche così pensa di essersi spinto troppo oltre, di non averla rispettata, di non aver avuto il controllo necessario perché non accadesse una cosa che per lui è profonda, intima ed esclusiva.
Si sente una puttana ed è la prima volta, non si è mai considerata tale nonostante il giudizio degli altri e soprattutto delle altre, solo una per cui il sesso è un modo come tanti per divertirsi; questa volta però le sue giustificazioni non funzionano perché si è scontrata con qualcosa che non ha mai conosciuto prima: l’autenticità, l’onestà e il rispetto.
Le dispiace vedere lo sguardo afflitto di Nathan, pensava di giocare come al suo solito, non ha compreso fino in fondo la sua serietà.
“Senti Nathan forse non ci siamo capiti, io non do a quello che è successo lo stesso significato che gli dai tu, non mi sento impegnata con te solo per questo e penso che non dovresti lasciare la tua ragazza, è tutta colpa mia, tu non hai fatto proprio niente, comunque vorrei rifletterci sopra ok?”
Esce dalla veranda e raggiunge la sua camera.
Fra non molto arriverà il comitato della pubblica moralità per farle l’interrogatorio e la conseguente predica.
Eppure non è questo che le stringe lo stomaco, ma l’espressione di Nathan mentre gli ha detto che per lei non è contato nulla.



La lezione è quasi giunta al termine quando il professor Lerman si avvicina alla cattedra e si schiarisce la voce per attirare l’attenzione dei ragazzi.
“Siamo ormai alla fine dell’anno e il consiglio della scuola ha deciso di organizzare una mostra con i lavori degli studenti, mi sembra un buon modo per presentare le vostre fatiche e un’occasione per la scuola di farsi conoscere. La mostra sarà aperta a tutti coloro che la vorranno vistare e quindi penso che dovremo fare un buon lavoro, qualcosa di originale. Per questo abbiamo bisogno del vostro aiuto, ci sembra giusto che anche gli studenti partecipino alla realizzazione di questo evento. Ovviamente nessuno è obbligato ma ci piacerebbe se qualcuno di voi si proponesse.”
“Che dovremmo fare?” chiede uno studente al primo banco.
“Ci troveremo qualche pomeriggio per decidere come organizzarci e poi ci servirà qualche ora per la parte puramente pratica, comunque c’è ancora un po’ di tempo, pensateci, non mi dovete dare una riposta oggi”
Stanno per uscire al suono della campanella quando la voce di Lerman ferma Alison proprio mentre sta per imboccare l’uscita.
“Scusa puoi fermarti un attimo”
Alison lancia un’occhiata a Chris e poi si avvicina alla cattedra.
“Senti per l’evento da organizzare ci terrei se tu potessi partecipare, penso che tu sia una delle studentesse migliori del corso e mi farebbe piacere se tu decidessi di collaborare, sono sicuro che hai un sacco d’idee”
Alison lo guarda imbarazzata, in realtà non ha neppure pensato per un attimo di dare la sua candidatura, come se la cosa non fosse diretta a lei, non la riguardasse ed ora sentirsi dire da Lerman che lei è una delle allieve migliori, la lascia semplicemente interdetta e che lui ci tenga ad averla nel comitato organizzativo la fa sentire strana, un po’ a disagio, un po’ intimidita, un po’ orgogliosa e anche un po’ felice.
Non sa proprio spiegarsi il perché dovrebbe sentirsi felice di venire a scuola anche nei pomeriggi liberi, ma lavorare con Lerman a qualcosa di importante per la scuola, le sembra un’opportunità di cui neanche si ritiene degna.
“Beh ci devo pensare, io devo chiedere a... a casa e poi forse mi sta sopravalutando, c’è un sacco di gente più in gamba di me, non vorrei deluderla”
Lerman sorride.
“Stai mettendo in dubbio le mie capacità professionali? Il mio compito è quello di valutare gli allievi non solo di insegnare e fidati: tu sei speciale”
Alison arrossisce.
“Non vorrei offenderla ma non penso proprio”
“L’importante è che ne sia convinto io, vedrai che se mi dai fiducia te ne convincerai anche tu prima o poi, questa è una bella occasione per metterti alla prova, non devi avere paura”
Alison rimane piccata.
“Non ho paura, solo che non sono la persona adatta, perché non chiede a Chris?”
Lerman si rabbuia un attimo.
“Lascia stare Chris, pensa a quello che ti ho detto, io voglio te e non qualcun altro”
Stanno tornando a casa passando per il parco tanto per allungare un po’ la strada e quando Alison spiega a Chris perché Lerman l’ha trattenuta, lui rimane silenzioso per un po’.
“Penso che tu debba accettare sai?”
“Perché?”
“Beh ha ragione Lerman, tu sei brava, faresti un buon lavoro e poi sarebbe l’occasione d’oro per startene un po’ con lui”
“Che cazzo stai dicendo, perché dovrei aver voglia di stare con lui”
Chris ridacchia.
“Eh dai Alison non sono scemo, l’ho capito sai che ti piace e probabilmente tu piaci a lui”
“Stai scherzando vero?”
“No, è che non vuoi ammetterlo, guarda che io non me la prendo, siamo amici noi due, nessuno, neanche Lerman potrà mai dividerci, non è così?”
Alison si stringe al corpo magro di Chris.
“Nessuno, neanche Lerman che tra l’altro non mi piace”
E’ una bugia e se ne rende conto appena l’ha pronunciata.
E’ assurdo che sia stato necessario Chris per far si che la verità le appaia con chiarezza: Julian Lerman le piace, le è piaciuto appena l’ha visto e non è solo attrazione fisica ma un interesse più globale, una voglia di conoscerlo più a fondo, di stargli accanto e parlare e confrontarsi.
Proprio Chris doveva capirlo? Gli fa male, anche se non sa bene perchè. Gli sembra un tradimento, anche se non sa bene per quale motivo. Si sente in qualche modo scissa a metà, attratta e respinta da una nuova situazione che viene a scombussolare ciò che è riuscita a costruirsi con fatica.
Non sa cosa fare se non restare stretta a Chris, uno dei loro soliti abbracci, ma che questa volta non è solo un sostenerlo ma anche un non volerlo lasciare, un appiglio per non farsi strappare via.



Kyle non sa bene perché per tornare a casa abbia scelto quella strada che lo porta a passare dal parco.
In realtà non se n’è neppure accorto, assorto com’era nei suoi pensieri.
Ha comunque continuato sulla sua strada senza cercare deviazioni mantenendo un passo costante e tranquillo e intanto sperando fortemente in cuor suo di non incontrare gli amici di Dean, che vengono lì ad allenarsi quasi tutti i giorni.
Gli stanno proprio sulle scatole con quell’aria da bulli, quell’espressione da duri stampata sulle facce e quell’atteggiamento sciolto e volutamente menefreghista che trasuda testosterone da ogni poro.
Ma naturalmente, l’ha capito già da un pezzo ma ci casca sempre, non si può basare la propria vita sulla speranza, perché rimani sempre fregato.
E infatti avanzando con le mani in tasca, la sciarpa attorno al collo e la testa incassata nelle spalle, butta l’occhio alle piste e ci vede proprio le persone che avrebbe voluto evitare.
Proprio a pochi metri da lui stanno riposando seduti sulle gradinate e sui parapetti.
Tiene gli occhi alti e fermi davanti a se come se guardasse un ipotetico orizzonte, come se quei tipi fossero invisibili.
Quasi inconsapevolmente raddrizza le spalle e cerca di sorridere.
Per nulla al mondo darebbe la soddisfazione di farsi vedere da quelli, preoccupato o peggio intimorito.
Inevitabile risuona al suo passaggio una voce, come al solito al gusto di veleno e rabbia, con un pizzico di sarcasmo che non fa mai male.
“Guarda chi si vede, non si saluta più?”
Kyle si ferma, con uno sforzo ben celato mantiene la voce tranquilla, solo un tantino bassa.
“Chi dovrei salutare scusa, non mi sembra che siamo amici”
“Beh potremmo diventarlo che ne sai?”
“Non sei il mio tipo, mi dispiace”
I ragazzi ridono, Kyle si sente più sciolto, l’adrenalina comincia a scorrergli nelle vene dandogli coraggio e sfrontatezza, non ha nessuna intenzione di farsi prendere in giro da quegli idioti.
“Che ne sai che non sono il tuo tipo, mi sembra di non avertelo mai messo nel culo”
“Anche se ti piacerebbe mi dispiace ma è no, scelgo con cura i miei amanti, non mi interessa il primo che capita”
“Ohh siamo schizzinosi, ci scommetti che se mi provi non mi molli più”
“Non sapevo che anche a te piacessero i ragazzi, se vuoi ti organizzo una serata con qualche mio amico”
“In realtà non mi piacciono, però mi piacerebbe un sacco toglierti quel sorriso da stronzetto succhiacazzi che hai”
“E lo vorresti fare scopandomi? Allora dovresti preoccuparti delle tue capacità da amatore, se fossi bravo come vai in giro a vantarti, dovresti farmelo venire il sorriso”
“Non ho intenzione di farti sorridere, sai quando ti vedo mi viene voglia di farti urlare, non di farti sorridere”
“Beh addirittura urlare, accidenti mi stai offrendo una serata hot”
Gli altri si stanno godendo la discussione, la raffica di battute.
Kyle sente la violenza e la rabbia del tipo che ha di fronte, di cui non ricorda neppure il nome, scendergli addosso come pece bollente, ma cerca di non farsi prendere dall’angoscia che gli stringe lo stomaco e dalla paura; sa che davvero c’è odio nelle parole dell’altro e voglia di fargli del male, forse anche desiderio, certamente inespresso e cacciato nei profondi recessi dell’inconscio, ma un desiderio così riprovevole e vergognoso che può uscire allo scoperto solo sotto forma di violenza.
“Comunque si è fatto tardi devo scappare, è sempre un piacere parlare con te”
Fa per spostarsi e proseguire, ma il tipo gli si mette davanti e lo strattona per un braccio.
Kyle si guarda in giro rapidamente, il parco a quest’ora e soprattutto con questo tempo, è vuoto.
I ragazzi gli si fanno attorno, minacciosi e con sulle facce livide dal freddo un sorriso che è brutto a vedersi, perché non lascia presagire nulla di divertente.
Kyle spera che arrivi Dean a salvarlo, ma di lui non si vede neanche l’ombra.
“Allora non hai più niente da dire adesso?”
“Ti conviene non mettermi le mani addosso, potresti finire male, davvero!”
“Cazzo che paura, che mi farai?”
“Ti denuncerò per molestie”
C’è una risata e anche questa suona male, stridula e cattiva.
“Certo fai pure, una checca che denuncia una violenza, come no! Sei un frocio succhiacazzi, sbattuto in una comunità perché i tuoi genitori si vergognavano troppo di te, mi hanno raccontato sai quando lo davi via per soldi sulle macchine dei vecchiacci o quando lo succhiavi contro i muri per qualche sterlina. Pensi che ti crederanno? I miei amici qui diranno che hai fatto tutto tu puttanella”
Kyle lo guarda con gli occhi spalancati e la bocca secca.
Non c’è più la paura di quello che gli potrebbe succedere, solo l’incredulità e lo stupore più assoluto.
Come può quel tizio, che non è nulla per lui, conoscere dei dettagli del suo passato? Chi glieli ha rivelati?
Come ha scoperto qualcosa che è coperto da un segreto legale.
Solo Hillary e Matthew conoscono la sua storia, solo loro.
Non ha mai raccontato a nessuno qualcosa di lui, a nessuno dei ragazzi di Parker’s House dove esiste una regola non scritta ma assolutamente valida, tra chi come tutti loro ha troppi scheletri nell’armadio: non chiedere se non vuoi che ti chiedano.
Non ha mai detto nulla neppure a Jared, almeno non crede, almeno non ricorda, spera solo di non aver parlato troppo quando era ubriaco o fumato tra le sue braccia.
Ma Jared non c’entra nulla con questi teppisti, non si mescolerebbe mai a loro.
E’ completamente in paranoia, non si accorge neppure che il tipo lo sta trascinando lontano dalle piste, dove il parco è più boscoso, dove ci sono cespugli in cui infrattarsi.
“Ehi che succede?”
E’ una voce femminile, bassa ma dura e secca quella che gli giunge all’orecchio.
“Che cazzo volete, non rompete, se volete scopare mi dispiace ma qui è già occupato” risponde ringhiando la voce di uno dei ragazzi.
“Ti conviene lasciarlo immediatamente o chiamo la polizia, oppure volete violentare anche noi?”
La voce è inflessibile, non è una richiesta ma un ordine.
“Dai andiamocene” qualcuno borbotta.
Lentamente si fa vuoto attorno a Kyle, la mano del tipo che lo afferrava al braccio come una morsa, si allenta.
“Ok ce ne andiamo, ma tieni il tuo amico frocio lontano da noi”
“Andate a farvi fottere stronzi”
“Ehi puttanella stai attenta a come parli, non ci metto niente a farti fare la fine che stava rischiando di fare il tuo amichetto”
“Devi solo provarci, mia madre è finita in galera per aver fatto fuori il suo tipo, sai come si dice, buon sangue non mente” e non c’è nulla di drammatico ne di particolarmente teso nella voce di Alison in questo momento, le sue parole hanno solo un’intonazione severa e inesorabile.
Kyle si guarda attorno e si accorge che sono spariti tutti quanti, ci sono solo lui, Alison e un tipo che ha tutta l’aria di essersi goduto la scena e che gli sembra di aver già visto.
“Kyle tutto a posto? Lui è Chris, ti ricordi ?”
“Ora che hai fatto la tua buona azione quotidiana, possiamo andare Alison? Qui rischio di farmi venire una polmonite” borbotta il tipo.
“Ti va di venire con noi, ci andiamo a prendere un caffè da Jeffrey”
Kyle scuote la testa ma con poca energia, è ancora sotto shock per quello che è accaduto, ma soprattutto per quello che ha sentito.
Chris gli si avvicina, lo prende sotto braccio.
“Dai fidati, un caffè è quello che ti ci vuole e poi se vuoi ci racconti quello che è successo, perché io mica l’ho capito”
Alison scuote la tesa con aria di compatimento.
Sono tutti e tre davanti ad una tazza bollente, il profumo del caffè e delle ciambelle crea quel giusto mix di tepore e gradevolezza, che permette a Kyle di chiedersi se davvero è successo qualcosa pochi momenti prima.
La mano di Alison corre sul suo braccio, carezzandolo delicatamente.
“Sai la cosa che mi ha sconvolto veramente è che quel bastardo ha detto cose di me che non avrebbe mai potuto sapere”
Alison lo guarda negli occhi.
“Qualcosa del tuo passato?”
“Sì esatto, come ha fatto a saperlo? Io lo conosco solo di vista, non so neanche come si chiama, so solo che è amico di Dean”
“Dean?”
Alison a volte sembra non abitare a Parker’s House.
“L’amico di Yuki, suona la batteria nel suo gruppo”
“Hai raccontato qualcosa a lui?”
“A Dean? No”
“E a Yuki?”
“No”
“Sei sicuro?”
“Si certo, mica vado in giro a dire certe cose al primo che capita”
“Pensavo foste amici tu e Yuki”
Kyle sbuffa, ma dove vive Alison, c’è qualcos’altro che le interessa oltre il disegno?
“Non siamo amici”
“State nella stessa camera, prima di addormentarsi a volte capita di lasciarsi andare a confidenze”
“Tu ti confidi con Mira?”
Alison fa una smorfia.
“Beh Mira è un caso particolare o forse lo sono io, boh”
“Con Yuki non ci sono mai state confidenze, scherziamo, mi sta anche simpatico, a volte parliamo di cose nostre: la musica, le ragazze o i ragazzi, ma tutto qui”
“Parlane con Matt o Hillary”
“Oppure fottitene, quello che è stato è stato, finché avrai paura del tuo passato non riuscirai a staccartene mai, la tua vita è ora”
Chris interviene, ha le labbra sporche di zucchero a velo, i capelli scompigliati che gli entrano negli occhi, le dita imbrattate di colori.
“Non è facile, sai a volte vorrei che qualcuno azzerasse i ricordi, non sapere più neppure il mio nome” sussurra Kyle.
“Non è la soluzione giusta, immagino”
“Che ne sai?”
“Anch’io a ricordi schifosi sono messo bene, possiamo fare una graduatoria tra noi tre che ne dite? Chi ha i ricordi peggiori vince”
“Cosa?” sorride Alison.
“Ci troviamo una sera da me e passiamo la notte a mangiare pizza, bere, farci qualche canna e a sputare fuori quello che abbiamo in testa”
“Io non ho problemi a raccontare quello che mi è successo senza nessun bisogno di inscenare questa pseudo terapia di gruppo”
“Alison non è una terapia è una gara, una cosa divertente”
“Mi immagino, tu che spari cazzate strafatto e di metti a piagnucolare”
“Non piagnucolo”
“Sì che lo fai quando fumi e bevi lo fai, solo che dopo non te ne ricordi”
Kyle ascolta, gli viene da sorridere, però non riesce a cancellare le parole che gli ha sputato addosso quel tipo poco fa.
Gli hanno fatto male, lo hanno fatto sentire sporco, pervertito, lo hanno fatto sentire come tutti, compresi i suoi genitori, vogliono che si senta.
Deve scoprire chi è stato a raccontare queste cose di lui, ma soprattutto deve capire perché solo pensare che qualcuno le sappia lo faccia stare così male.
Quando entra in casa, cerca subito Matt e Hillary, gli unici che in qualche modo lo possono aiutare, gli unici che sanno tutto di lui e lo hanno accettato per quello che è e che ha fatto.
Sono seduti in veranda con le porte chiuse, il luogo degli incontri più personali e difficili.
Kyle cerca di trattenere le lacrime con scarsi risultati.
“Sei sicuro di aver capito bene?” ripete Matt per la quarta volta, rendendosi conto per primo dell’inutilità della sua domanda.
“Come hanno fatto a scoprirlo? Chi è andato a raccontare in giro la mia storia?” ripete Kyle come una litania.
“Le vostre storie sono coperte dal segreto professionale, nessuno degli operatori che ti ha seguito può averne parlato e di noi spero che ti fidi”
Kyle guarda negli occhi prima Hillary e poi Matt, certo che si fida ma razionalmente loro sono gli unici a conoscenza di quello che gli è successo, se non sono stati loro chi può essere stato?
“Forse ne avete parlato tra colleghi e qualcuno lo ha detto ad un altro e così via”
“Kyle le storie dei nostri ragazzi non sono argomento di conversazione durante il the pomeridiano o davanti ad una birra al pub, se pensi che parliamo di voi come se raccontassimo storielle ti sbagli di grosso, non potremmo mai farlo, come puoi solo pensare che ...”
“D’accordo Hill mi dispiace, ho capito, ma se voi non c’entrate chi può essere stato?”
“Sei sicuro di non esserti confidato con qualcuno, sai basta solo qualche parola di troppo a volte”
“No figurati, non ho mai parlato con nessuno di quello che è successo con i miei, con nessuno veramente”
“Va bene cercheremo di venirne a capo stai tranquillo, ora direi che non devi prendertela troppo, quei tipi sono solo degli sbruffoni, devi cercare di startene alla larga, per un po’ ti accompagnerò io a scuola e..”
“No grazie Matt, ma no, non puoi proteggermi per sempre, dovrò affrontarli comunque, nei corridoi o nei bagni o in classe, dovrò affrontare le schifezze che staranno spiattellando su di me per tutta la scuola”
“Va beh ma c’è un limite oltre al quale può intervenire la legge, se la pressione diventa troppo forte sappilo che non mi farò nessuno scrupolo a denunciarli per bullismo o diffamazione, quindi quello che ti chiediamo è di parlare con noi, di raccontarci quello che ti succede, di non pensare di risolvere la faccenda da solo, siamo d’accordo?”
“Sì certo”
Kyle si alza.
Si sente a pezzi, si sente insudiciato e immorale.
Quanto è dura da superare la propria educazione. Per anni i suoi genitori gli hanno inculcato l’idea che gli omosessuali sono dei pervertiti contro natura, che peccano contro la volontà di Dio.
E’ stato uno stupido a pensare di poter voltare pagina da un giorno all’altro come se niente fosse. Gli hanno dato la possibilità di redimersi, di seguire la strada naturale o di soffocare ogni pulsione sessuale ma ha rifiutato, anzi ha sfidato tutti quanti.
E’ questo che nel passato lo ha spinto a prostituirsi con l’inconscia speranza che i suoi prima o poi lo scoprissero, il gusto stronzo di dimostrare che lui era fatto così e che nessuno poteva dirgli cosa fare della sua sessualità.
Le sue marchette sono state contro suo padre, contro sua madre e contro Dio, l’unico modo per placare il suo dolore e la sua angoscia e il suo senso di abbandono.
“Se sono un peccatore ebbene lo sarò fino in fondo, vi farò vergognare, vi ferirò come voi state ferendo me.”
Ma è stato uno sciocco a pensare di poter liquidare in questo modo anni di disciplina severa.
Ora sapere che la gente che gli sta accanto sa cosa ha fatto gli suscita vergogna ma non solo, gli suscita vergogna soprattutto quello che è, quello che è diventato.
Un frocetto che si fa scopare da uno stronzo che lo tratta come un sexy toy.
Ecco chi è lui.
Un maledetto finocchio che fa proposte maliziose all’amico del suo compagno di camera.
Lo stesso finocchio che si è prostituito neanche un anno fa sulle auto dei passanti, senza neanche guardarli in faccia.
Forse lui è davvero un peccatore, uno di quelli che se ne infischiano, uno che ha sempre pensato di essere nel giusto; non si è mai pentito, non ha mai chiesto perdono, non ha mai fatto penitenza ed ora il suo castigo è arrivato. Dio lo sta punendo, quel Dio in cui ha creduto per tutta la vita: terribile nella sua collera, potente nella sua giustizia.



Yuki ha mangiato in fretta senza dire una parola e poi si è chiuso in camera.
Si sente il suono di Black Pearl che stride e graffia rabbia.
Matt e Hillary si guardano in faccia, poi Hillary si avvicina alla porta ed entra senza bussare.
Yuki è seduto sul letto, il capo chinato sulle corde, sordo ad ogni altro rumore.
Solo quando lei si siede sulla sponda, sembra accorgersi della sua presenza.
Una mano va a scostare i capelli dal viso con un gesto irritato.
“Che c’è?”
“Che c’è sono io a chiedertelo, è da un po’ che io e Matt ce lo stiamo domandando, ma oggi mi sembra arrivato il momento di parlarne”
Yuki sbuffa, accarezza le corde della chitarra, l’unica cosa che gli è rimasta di suo padre prima che li separassero: la sua vecchia ESP Forest-Gt nera.
“Ho litigato con Dean e anche con gli altri, mi hanno rotto, non capiscono un accidenti, non ho più intenzione di suonare con loro, non si rendono conto che è necessario fare un salto di qualità, superare i nostri limiti, entrare in altre dimensioni.
A loro basta poter suonare in qualche posto merdoso, in qualche locale di paese, è tutto qui quello a cui aspirano, sogni di impiegati della musica ma io non ci sto, non posso accontentarmi di questo, non avrei fatto il musicista altrimenti, non ti pare?”
Ha parlato senza quasi tirare il fiato come fa di solito quando è nervoso o impaurito o confuso, saltando da un'idea all’altra e dando per scontato che chi ascolta abbia il potere di seguirlo nei suoi pensieri labirintici.
“Forse è il caso che ti spieghi meglio, c’entra per caso Nina in tutto questo?”
Yuki ride sarcastico.
“Anche tu con questa storia. Mi dici perché ce l’avete tutti con lei? Anche quegli stronzi hanno tirato in ballo che da quando sto con Nina sono cambiato, che lei mi ha messo in testa chissà che, che si è intromessa e vuole mettere il naso nelle nostre cose... Tutte puttanate, la verità è che Nina è una persona eccezionale e loro non riescono neppure a capirla tanto lei è superiore.
Lei mi ha aperto la mente, mi ha fatto conoscere il mio potenziale e come lo sto sprecando stando con quegli stronzi che non sanno guardare più avanti del loro naso.
Finalmente ho trovato una persona che mi capisce fino in fondo all’anima e io capisco lei, è come specchiarsi, siamo così sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda che ci basta guardaci per conoscere cosa stiamo provando e quei pezzi di merda le hanno proibito di venire alle prove, ma ti rendi conto… Loro che non la vogliono alle prove perché dicono che vuole sempre dire la sua.”
“Yuki forse stai sopravalutando Nina, io ci ho parlato solo un paio di volte di sfuggita, mi sembra una ragazza molto sicura di sé e anche capace di far valere la sua opinione, sicuramente è molto brava ad usare le parole, però cerca di metterti nei panni di Dean e degli altri, siete stati sempre insieme ed ora compare lei che non invitata vuole dire la sua su tutto quanto, forse non è stata molto diplomatica e tu ti sei fatto prendere troppo da questa relazione, non devi buttarti a corpo morto in ogni situazione, è necessario che impari a prendere un po’ di tempo per riflettere, per distanziarti, per capire meglio chi hai di fronte”
Yuki si alza dal letto, agitato.
“Hillary non ho bisogno di tempo, io e Nina siamo due anime elette che si sono trovate, non mi è mai successo con nessuno quello che mi sta capitando con lei, scovarla è stato un miracolo, non solo come uomo ma come musicista; lei ha intuizioni al di là di quello che potrò mai sognarmi ed è assurdo che per gelosia e ripicca gli altri si siano schierati contro di lei, se una persona è brava io mi inchino e cerca di imparare il più possibile, non mi rinchiudo nella mia torre pensando che sia una stronza perché mi ha mostrato la mia incapacità”
“Ti ha messo contro ai tuoi amici, ti sta riempiendo la testa di idee megalomani, ti sta distraendo da tutto quanto era la tua vita prima di conoscere lei, esiste solo Nina per te da un po’ di tempo a questa parte, non è giusto Yuki, non puoi puntare tutto su una persona sola, che oltretutto conosci solo da poco. Chi è questa Nina, cosa ha fatto di così eccezionale finora?”
“Lei aspettava me e io aspettavo lei senza che lo sapessimo, ora che siamo insieme potremo dare vita a cose mai viste prima, la mia musica sarà qualcosa che nessuno ha mai sentito, così come i testi che lei sta scrivendo. Se nessuno mi segue andremo avanti da soli.”
“Noi abbiamo il dovere di tutelarti, conviene che tu ce la faccia conoscere un po’ meglio questa Nina prima di iniziare a farneticare, da quando la conosci sembra che tu faccia fatica a restare nella realtà e sai che questo per te è sempre stato un problema”
“Dio non ricominciare con questa storia, possibile che sia così difficile da capire per tutti voi. Quando ho conosciuto i ragazzi ho dato me stesso per questo progetto, ma ho capito che se vuoi che qualcosa vada bene devi farla da solo o con qualcuno che ti capisca veramente. Non sto criticando nessuno in realtà, forse solo me stesso per averci creduto troppo. Ma devi capire che probabilmente non sono mai stato me stesso quanto lo sono ora. I ragazzi pensano che li sto tradendo e che sono un bugiardo ma la gente cambia ogni giorno. Io sto solo cercando un cambiamento ed è Nina che mi può aiutare a trovarlo.”
Hillary lo guarda sconcertata, le sembra che tutto il lavoro fatto con Yuki stia crollando miseramente e non se lo può permettere.
Lo ricorda ancora quando è arrivato circa un anno prima: un ragazzetto di sedici anni più o meno, con gli occhi chiari e confusi.
I servizi sociali lo avevano preso in custodia e il tribunale aveva decretato l’affidamento ad una comunità per adolescenti, revocando la tutela ai genitori.
Yuki piangeva spesso appena arrivato, era arrabbiato, era sconvolto, non riusciva a capire perché la sua vita fosse stata buttata all'aria.
Suo padre e sua madre erano musicisti, la loro era da anni una vita scombinata, tra continui spostamenti in cerca di locali dove suonare.
La band era la famiglia, un gruppo di rocker invecchiati dalla vita disordinata e senza regole: alberghetti fatiscenti, alcool, droga, musica, serate giusto per potersi pagare la sopravvivenza.
Yuki era nato e cresciuto in quel mondo, con una madre e un padre tossicodipendenti che rincorrevano ancora sogni di libertà e divertimento, quando ormai liberi non lo erano da un pezzo e il divertimento si trasformava spesso in disperazione, quando mancavano i soldi per le dosi necessarie.
A sedici anni lo avevano beccato ubriaco, addormentato in un auto risultata rubata.
Ovvio che il tribunale avesse decretato l’incapacità dei genitori di Yuki di occuparsi di lui, assurdo che nessuno se ne fosse accorto prima.
A Yuki mancava qualsiasi norma, non aveva mai frequentato regolarmente la scuola, non aveva mai avuto una casa, non aveva mai dormito nello stesso letto per più di qualche notte di seguito.
Però nonostante tutto in qualche modo distorto era stato amato.
Suo padre e sua madre anche se non se ne erano mai occupati, anche se non avevano mai tenuto conto delle sue esigenze di bambino prima e di ragazzo poi, anche se non avevano mai esercitato il loro ruolo, lo avevano sempre tenuto con loro, dandogli anche una sorta di affetto secondo il loro stile, secondo i loro parametri.
Per questo Yuki quando era arrivato aveva più volte cercato di scapparsene via, fughe che morivano a qualche isolato più in là, per il semplice motivo che non sapeva dove andare: la band aveva ripreso i suoi viaggi e lui era rimasto a terra.
In un anno era cambiato molto, era riuscito a rispettare le regole più basilari, ad adeguarsi più o meno ad ambienti per lui desueti: la scuola, il gruppo dei pari, due figure autorevoli che stavano tentando di vicariare la mancanza dei genitori.
Yuki non era un ribelle ne un violento, sognava e fantasticava e spesso era imprevedibile e impulsivo, a volte pareva menefreghista e superficiale ma in realtà amava molto riflettere su ciò che gli accadeva per cercare una spiegazione.
Doveva solo imparare a riflettere prima di agire e non viceversa.
Il suo punto debole era la tendenza a farsi suggestionare, a lasciarsi andare troppo all’immaginazione che a volte diventava visone irrealistica, non aveva basi solide su cui poggiare se stesso e ciò che stava diventando, bastava poco per vederlo franare.
Hillary in questo momento teme che stia succedendo proprio questo: un terremoto emotivo che lo getti di nuovo in un disordine mentale ed ansioso, in una sorta di delirio di onnipotenza.
Nina è troppo simile a sua madre, a suo padre, a tutta la gente che lo ha circondato durante la sua vita: instabile, egocentrica, sulla soglia di una follia megalomane, alla rincorsa di sogni impossibili.
Questa è stata l’impressione di Hillary e Matthew.
Pericolosa per Yuki, troppo!
“Senti Yuki, io e Matt abbiamo bisogno di parlare con te e con Nina, fino ad allora è meglio che non la vedi più”
Yuki si gira, la guarda sbalordito.
“No, no, non potete farlo di nuovo, non potete di nuovo intervenire nella mia vita e decidere come devo viverla, non lo accetto, non lo farete un’altra volta, non con Nina”
Prende la chitarra, afferra al volo il giaccone ed esce lasciando il portone spalancato dietro di se, prima che qualcuno abbia capito cosa stia succedendo.
Corre per la strada, la chitarra che gli batte sul fianco è un dolore rassicurante.
Quando arriva da Nina è già tardi.
Nina gli apre la porta stupita, ascolta il suo racconto, lo abbraccia, lo bacia, fanno all’amore in piedi nel piccolo soggiorno e tutto sembra che ritorni magicamente al proprio posto.



Connor è sdraiato sul letto e sta leggendo, ma perde sempre il segno perché ripensare agli avvenimenti della giornata lo distoglie dalla lettura.
Cazzo, passano mesi senza che accada nulla e poi tutto in un colpo le cose sembrano prendere un loro personalissimo corso, completamente inaspettato.
Dopo cena, appena un paio d’ore prima, Yuki ha dato fuori di matto, ha preso la porta e se ne è andato chissà dove e se non bastasse nel pomeriggio Kyle deve averne combinata una delle sue.
Jamie è lì accanto, neppure lui sembra aver intenzione di dormire ma guarda fuori dalla finestra, la sua occupazione preferita, sperando forse di vedere chissà chi!
“Ehi guarda che Yuki non torna, ti conviene metterti a letto e cercare di dormire, quello chissà dove è andato a finire”
Jamie si volta, con sul viso un’espressione di consapevolezza che Connor non gli ha mai visto, come se avesse capito quello che lui gli ha appena detto.
Sta cominciando a diventare imbarazzante Jamie, con quel suo sguardo che sembra iniziare a mettere a fuoco le cose che lo circondano e che soprattutto sembra raccogliere non più solo il suono di ciò che gli si dice, ma anche forse una piccola parte del contenuto.
Connor distoglie lo sguardo da Jamie e ripensa alla scena che gli si è presentata di fronte nel pomeriggio: Matt e Hillary che escono dalla veranda con delle facce da paura e dietro quel patetico di Kyle con gli occhi rossi e i pugni chiusi, che cerca inutilmente di darsi un minimo di contegno.
Certo Kyle deve averne combinata una proprio grossa per ridurre in quello stato sia Matt che Hillary contemporaneamente, di sicuro qualcosa che riguarda il sesso, con Kyle tutto si riduce a quello in fondo.
Di solito i due si danno il cambio, quando uno comincia a sclerare, l’altro riesce a restare calmo e a controllare la situazione, ma tutte e due così preoccupati li ha visti raramente.
Gli viene da pensare che forse lo hanno beccato da qualche parte a fare qualcosa di parecchio sconveniente, come è capitato a lui una sera, durante la sua corsa abituale.
Quella volta aveva sentito nel silenzio un rumore confuso con quello dei suoi passi sull’asfalto, un rumore dapprima difficile da identificare poi a mano a mano sempre più inequivocabile: gemiti e ansiti di piacere.
Anche se avesse voluto non avrebbe potuto non vedere, visto che i due stavano facendo i loro comodi proprio contro il muro di una casa, poco lontani da un lampione.
L’unica cosa che aveva potuto fare era attraversare la strada per evitare di passarci proprio davanti, ma quelli manco si erano accorti di lui, impegnati com’erano a strofinarsi e a toccarsi al limiti della decenza.
Se fosse passato un poliziotto li avrebbe di sicuro sbattuti in galera per oltraggio al pudore.
In ogni caso uno dei due era Kyle, non aveva potuto fare a meno di riconoscerlo e di osservarlo giusto un attimo, per scoprire se non avesse avuto un abbaglio.
In realtà che Kyle fosse una puttana lo sapeva da tempo, ma farsi quasi scopare a lato di una strada come se fosse una cagna, beh a questo non pensava potesse arrivarci.
E’ veramente disgustoso.
Gli viene la nausea al solo pensarci.
Verso Kyle, Connor ha covato da sempre un sorta di gelosia e rancore, perché quella puttana appena conosciuto Taylor lo ha subito cominciato ad annusare come un cane da caccia fiuta la sua preda.
Gli stava sempre appiccicato, lo adulava, non perdeva occasione per strofinarglisi addosso come un gatto in calore, aveva cercato in tutti i modi di sedurlo e Connor era rimasto a guardare tutti i suoi patetici tentativi senza muovere un muscolo.
Non era tipo da mettersi in competizione con uno come Kyle, però soffriva e stava male.
In verità Taylor gli aveva continuato a ripetere che non era interessato a quella troietta che si ripassava tutti i maschietti che poteva accaparrasi, nonostante avrebbe potuto avere la sua bella soddisfazione da uno a cui non sembrava mancare ne l’esperienza ne l’iniziativa per farlo godere.
Connor ricorda con perfetta lucidità quando Tay gli aveva confessato di essere invece attratto da lui e come questa dichiarazione fosse stata la cosa più gratificante di tutta la sua vita.
Non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza per la gioia che gli aveva dato, quando con poche parole glielo aveva fatto capire.
E lui che del sesso avrebbe fatto volentieri anche a meno, lui aveva deciso che la scelta di Taylor se la sarebbe dovuta meritare e che non avrebbe mai dovuto tirasi indietro a nessuna delle sue richieste, mai!
Ma in ogni caso Connor non ha mai perdonato Kyle di averci provato con Taylor, di aver voluto mettere il naso nel loro rapporto esclusivo.
Così come non ha mai perdonato Yuki di tenere testa a Taylor, di sfotterlo, di provocarlo.
Quando Taylor era ancora a Parker’s House le liti tra i due erano all’ordine del giorno.
Ripone il libro e si stende sul letto, pensa che finalmente anche quel giorno è finito, Dio quanto è stato pesante arrivare a sera, oggi più del solito!
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