22.Salvami
Bobby
fece il giorno dell’isolato per tre volte, prima di decidersi a parcheggiare. Era
stato facile accettare la proposta di Jerry e Angel di riscuotere in anticipo
metà di quanto gli sarebbe comunque spettato. Era stato facile anche infilarsi
in tasca l’assegno. Era stato facile guidare fino al quartiere di Adia. Ma
convincerla a prendere quei soldi avrebbe potuto non essere così semplice. Adia
avrebbe lottato con le unghie e con i denti, pur di non farsi aiutare. Nonostante
la mancanza di obiezioni, lui sapeva
che lo avrebbe contestato. Era fatta così, la donna che amava. Non riusciva ad accettare che a qualcuno importasse di lei.
Avrebbe respinto con tutte le sue forze l’aiuto di Bobby, ma lui se ne sarebbe
fregato. Perché anche lui era testardo, e l’avrebbe costretta ad accettare quei
soldi, a costo di portarla di peso in sala operatoria.
“Ehi”
la salutò, entrando nel negozio.
“Ehi,
ciao” rispose lei. “Un attimo e sono da te” aggiunse, indicando una cliente,
una signora già piuttosto in là con gli anni.
“Non
preoccuparti, non ho fretta.”
Iniziò a curiosare in giro,
ma nonostante l’apparente distrazione e la distanza dal bancone riuscì a
cogliere piuttosto distintamente ciò che la donna bisbigliò a Adia: “Fa’
attenzione, tesoro. Quello secondo me ti vuole derubare.”
Sorrise, cercando di
reprimere una risata, e nello stesso istante udì la risposta della presunta
vittima, sempre sussurrata: “Non si preoccupi, signora Collins. Lo ha già
fatto, e le assicuro che è stata l’esperienza più bella della mia vita.” Il sorriso
gli si congelò sul viso: di che diavolo stava parlando? “Mi ha rubato il cuore,
e non ho alcuna intenzione di riprendermelo” aggiunse lei, probabilmente per
sciogliere i dubbi della cliente. Bobby sorrise ancora.
“Cos’è questa storia della
rapina?” le domandò quando la signora Collins li lasciò finalmente soli.
“Ho pensato di romanzare un
po’ la cosa” rispose Adia, iniziando ad oscurare la vetrina per mezzo delle
veneziane. “In realtà non me lo hai rubato, il cuore. Diciamo che te lo sto
noleggiando.”
“Noleggiando, eh? E sentiamo,
come ti pago?”
“Comportandoti bene.”
Bobby scoppiò a ridere. “Questa
è bella, davvero. Una relazione noleggiata…”
“Sì, modestamente so essere
molto divertente” ribatté Adia, facendo scattare la serratura e chiudendo
definitivamente il negozio. “Ho fatto il pasticcio di patate, ieri sera. Però ho
sbagliato le dosi. È troppo, per una persona sola.”
“Mi stai chiedendo se voglio
fermarmi a cena?”
“Forse. Vuoi fermarti a cena?”
“Potrei volerlo. Tu vuoi che
io mi fermi?”
“Se tu vuoi, lo voglio anch’io.”
“Lo sai che sembriamo due
adolescenti al primo appuntamento?” le fece notare.
“Hai ragione” ammise lei. “Allora,
vuoi fermarti a cena?”
“Non posso lasciarti mangiare
tutto quel pasticcio da sola. Farai indigestione.”
Bobby si stiracchiò sulla
sedia, allungando le gambe e appoggiando la schiena al legno. “Di questo passo
mi farai ingrassare, lo sai?”
“Non ti facevo il tipo di
uomo che si preoccupa del proprio peso” lo prese in giro Adia, alzandosi per
mettere via i piatti sporchi.
La prese per il polso e la
attirò delicatamente a sé. “Dai, vieni qui.”
“Devo lavare i piatti”
protestò debolmente Adia, lasciandosi tirare indietro.
“Loro possono aspettare” ribatté l’uomo, facendola sedere sulle
proprie ginocchia e baciandola immediatamente, per impedirle di rispondere. Sfilò
la matita con la quale si era raccolta i capelli, lasciando che le ricadessero
lungo la schiena, e lanciò via il fermaglio improvvisato, che atterrò con un
colpo secco in un punto imprecisato della stanza. Con la stessa mano, prese l’assegno
dalla tasca dei jeans. Si staccò lentamente da Adia e si passò la punta della
lingua sulle labbra, cercando le parole giuste da dire. Non riuscendoci, si
limitò a porgerle il foglietto piegato a metà.
“Bobby, stai bene? Che… che
cos’è?” domandò, prendendo con circospezione il pezzo di carta. Lo aprì e
distolse immediatamente lo sguardo. “No, Bobby. Non… come… non so nemmeno come…
no, Bobby, non posso accettare.”
“Sapevo che avresti detto
così” sussurrò l’uomo, sorridendo debolmente. “Accettali, Adia. Per favore. Se non
vuoi farlo per me, fallo almeno per te.”
“Perché… perché vuoi…”
“…aiutarti? Te l’ho detto. Te
l’ho detto più di una volta.” Fece una pausa. “Vedilo come un favore personale.”
“Un favore” ripeté Adia in
tono piatto. “E che cosa vorresti che facessi per te?”
“Niente. Niente di più di
quello che già fai.”
“Che cosa ho fatto per te
finora, a parte offrirti un paio di cene?”
Bobby le sfiorò uno zigomo,
tornando finalmente a guardarla negli occhi. “Tu mi stai salvando, Adia. Ogni giorno che passa, tu… tu mi cambi, mi rendi
migliore. E lo so che detta così sembra una stronzata, ma è la verità. Tu… tu continua a salvarmi, per favore.”
Adia lo abbracciò con tutta
la forza di cui era capace, senza parlare. Nessuno dei due disse altro.