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Autore: miss yu    02/03/2011    2 recensioni
In una città come tante altre... In una casa qualunque...
Dentro una giovane coppia e un gruppo di ragazzi: Jamie che ha perso le parole in un incidente, Alison che ha costruito un' altra se stessa per sopravvivere, Kyle che vive la sua omosessualità tra sfrontatezza e sensi di colpa, Mira che usa il sesso per sentirsi importante, Connor anoressico e autolesionista, Yuki che tenta di volare con ali tatuate.
Tutti alla ricerca di un significato diverso da dare alla propria vita: vite vuote o troppo piene, spezzate e da ricucire, intollerabili o solo confuse, vite da sprecare, da buttare o da spremere fino all'osso, vite rabbiose o solo spaventate...
Quasi impossibile trovarci un senso e a volte troppo faticoso; più facile lasciarsi vivere o meglio sopravvivere, ognuno come riesce, ognuno come può, vittime soprattutto di se stessi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6: C’era una volta il destino...



C’era una volta il destino davanti al quale si inginocchiano anche gli dei, il destino tirò i dadi più volte per divertirsi e i dadi erano le piccole vite…



Solo il giorno prima Hillary, nel piccolo giardinetto, stava chinata su di un’aiuola appena zappettata interrando dei fiori.
L’erba stava spuntando tenera, di quel verde che mette allegria solo a vederlo.
Matt stava verniciando il cancelletto con impegno, con Jamie che gli reggeva il barattolo della vernice.
Connor aveva guardato fuori un attimo e poi aveva ricominciato a sistemare le sue cose nel borsone.
Non gli sembrava vero che finalmente tutto stesse per finire.
Oggi è seduto sull’auto di Matt che lo sta accompagnando a Londra.
Finalmente ha compiuto diciotto anni e il giudice ha firmato la revoca della tutela, in poche parole è divenuto libero di vivere finalmente come desidera.
Non ci sarà più nessuno ad obbligarlo a mangiare, più nessuna dieta da seguire, più nessuno stronzo psicologo da far finta di ascoltare.
Nessuno a cui giustificare i suoi tagli, nessuno che lo faccia sentire malato o fuori di testa.
Matthew e Hillary gli hanno parlato molto negli ultimi tempi.
Gli hanno fatto capire che era necessario che lui avesse un posto sicuro dove andare, che non era sufficiente avere diciotto anni per uscire fuori da Parker’s House e sbarazzarsi dei servizi sociali. Era essenziale che qualcuno garantisse per lui un ricovero, un mantenimento anche solo per il tempo di cercarsi un lavoro, di diventare veramente autonomo, per questo lui avrebbe potuto restare da loro fintanto che la sua vita avrebbe preso binari più certi, che non era prudente uscire fuori nel mondo senza nessuna sicurezza.
Parker’s House era aperta, nessuno lo avrebbe cacciato via, sarebbe potuto restare per tutto il tempo che gli sarebbe servito.
Ma a lui di Parker’s House non è mai interessato nulla.
Taylor gli ha confermato la sua disponibilità ad ospitarlo a Londra.
Si è dato anche la pena di ufficializzare la sua offerta, di dichiarare ai servizi che Connor starà da lui e che provvederà al suo mantenimento per un certo periodo.
In questi mesi in alcuni momenti ha avuto paura che in realtà Tay non si sentisse pronto a far fronte alla sua promessa ed ora si sente un verme per aver solo dubitato di lui, per aver pensato che non lo volesse tra i piedi, che potesse viverlo come un peso morto.
Si sono sentiti parecchio in questo periodo e Tay lo ha sempre rassicurato prendendolo in giro per i suoi timori.
“Guarda che sei proprio stronzo, chi pensi che sia? Ti ho detto prima di andarmene che avrei pensato io a te e adesso sei convinto che mi tiri indietro? Certo che hai una bella opinione di me, mi viene voglia di lasciarti in quel cesso di Tadcaster”
“Lo sai che non è per questo, è che ho paura di darti fastidio, non voglio esserti d’intralcio, avrai un sacco di cose da fare e in questo momento non voglio essere un problema” aveva ribattuto lui con voce incerta.
“Senti le cose stanno andando alla grande, per i soldi non ci devi neanche pensare, posso mantenere tutta Parker’s House per quello che mi danno. Certo sono parecchio impegnato, spesso starò fuori per lavoro ma tu puoi stare a casa mia come se fosse la tua e cominciare ad ambientarti”
Connor cerca una posizione comoda sul sedile e tira fuori dallo zaino l’mp3 già pregustando qualche ora di tranquillità, ma ha fatto male i suoi conti.
“Per favore puoi lasciare quella roba dentro, vorrei approfittare del viaggio per poter parlare un po’” lo blocca Matt.
“Non abbiamo parlato abbastanza, che altro c’è da dire?”
Connor si rende conto che la sua voce è stizzita e irrisoria e non vorrebbe, in fondo Matthew non se lo merita, ha fatto tutto quello che poteva per aiutarlo, anche se in realtà i suoi sforzi non sono serviti a nulla.
Proprio per ripagarlo almeno della buona volontà che ha sempre mostrato, Connor decide di assecondarlo, in fondo sono solo poche ore e poi tutto sarà finito, è in grado di sopportarlo.
“Ok scusa, dimmi pure” cerca di rendere la sua voce più dolce, più calma, di toglierle quella nota di fastidio troppo evidente.
“So che ne abbiamo già parlato però io non mi sento tranquillo, ho bisogno di dirtelo per l’ultima volta anche se so che sarà inutile”
Connor sbuffa.
“Sei ancora in tempo per rifletterci Connor, io e Hillary non pensiamo che sia una buona idea andare a stare da Taylor”
“Sai cosa ne penso in proposito, non c’è più niente da dire, non cambierò mai idea, è quello che aspettavo da mesi, da una vita, finalmente stare con una persona che sa di cosa ho bisogno, che sa come starmi vicina, senza ossessionarmi, giudicarmi, analizzarmi, solo dandomi la sua amicizia, la sua vicinanza, il suo affetto, è questo che mi serve”
“Connor io non sono uno psicologo o uno psichiatra, non so nulla di anoressia e di autolesionismo però qualcosa ho imparato, ci sono stato costretto per riuscire a capire qualcosa in più di te. Non è mio compito indagare sul perché tutto è cominciato, su cosa è successo, non è neppure mio compito entrare in merito alla tua relazione con i tuoi genitori. Sono tutte cose che io e Hill abbiamo lasciato agli specialisti, però so una cosa perfettamente, con sicurezza assoluta e cioè che Taylor non è la persona che in questo momento ti può aiutare”
“Ti sta antipatico, non so perché ma è sempre stato così, non capisco come fai a non renderti conto che è solo grazie a lui che sono uscito dall’anoressia”
“Non ne sei uscito lo sai meglio di me, sai che hai bisogno di qualcuno che ti controlli, che stia attento a che tu mangi in modo regolare”
“Cazzo Matt possibile che dopo tutto questo tempo non hai ancora capito, io non ho bisogno di questo, non voglio un controllore, una balia, un guardiano, io ho bisogno d’altro”
“Di cosa di preciso?”
“Di essere lasciato in pace, di essere considerato una persona e non un malato, di non essere sorvegliato a vista, di essere solo amato e basta”
“Balle, sono tutte balle che ti racconti, io e Hill eravamo disposti a darti fiducia, ad amarti, a non considerati solo un ragazzino anoressico e autolesionista ma tu non ce lo hai permesso, ti sei chiuso nel tuo guscio senza mai dire nulla, senza fare uscire nulla dalla tua testa”
“Taylor ci è riuscito, mi dispiace non è colpa mia ma vostra, non siete stati capaci di sapermi maneggiare, ci vuole un po’ di cura, di attenzioni che voi non avete mai avuto”
Matt scuote il capo, sul viso un’espressione ferita.
“Abbiamo fatto tutto quello che potevamo e sapevamo con te”
“Non è stato abbastanza”
“E pensi che con Taylor starai meglio?”
“Sono sicuro”
“Anche se non vuoi ammetterlo tu stai ancora male Connor, hai messo su peso solo perché io e Hill ti stiamo addosso, continui a tagliarti”
Connor lo guarda sorpreso.
“Come fai a saperlo?”
“Pensi che non ci accorgiamo di te? Abbiamo solo deciso che era più importante lavorare sull’anoressia, di tagli non si muore, ti abbiamo lasciato una valvola di sfogo ma lo sai anche tu che non è precisamente normale”
“Normale, sono stufo di sentirmi dire che non sono normale. Perchè non posso vivere come voglio?”
“Perché tu non stai vivendo, stai cercando di morire”
“Nooo, sei un bugiardo anche tu come tutti, continui a sbagliare fino all’ultimo”
“Lo spero tanto per te, spero di sbagliarmi su tutta la linea, comunque se qualcosa dovesse andare storto ricordati che noi ci siamo, promettimi almeno questo”
“Non andrà storto niente, comunque se questo ti può far stare più tranquillo te lo prometto”
“Taylor è egocentrico e narcisista, non è in grado di occuparsi di qualcun altro che non sia lui”
“Io e lui ci vogliamo bene”
“E’ amicizia o altro? Non te l’ho mai chiesto, forse non dovrei neppure adesso…”
“Non c’è niente da nascondere, io e Taylor ci vogliamo bene e ... Vuoi sapere se andiamo a letto insieme?”
“No è qualcosa di tuo lascia perdere, non voglio impicciarmi soprattutto adesso”
Sono arrivati all’appartamento.
Taylor li accoglie con allegria, la casa è vuota.
“Il mio coinquilino è partito per Los Angeles, starà via parecchio quindi non abbiamo problemi di spazio. Ti puoi sistemare nella sua camera”
Prima di andarsene Matt prende per un braccio Tay e lo trascina in disparte.
“Sei sicuro di quello che stai facendo?”
“Certo non c’è problema”
“Lo sai che i problemi ci sono, Connor non è guarito, non so se guarirà mai del tutto, ha bisogno di controllo, di cura..”
“No Matt ha solo bisogno di affetto e io so come darglielo non tu ne Hill, vedrai che starà bene da me non preoccuparti”
Matt se ne va, dopo aver lanciato un ultimo sguardo carico di apprensione.
Taylor entra nella camera dove Connor sta disfando il bagaglio, lo prende da dietro le spalle e lo butta scherzosamente sul letto.
“Allora che ne dici della tua nuova sistemazione, un po’ diversa da Parker’s House no?”
Connor ride.
“Naturalmente l’ospitalità non è gratis, esigo dei servizi speciali da te, spero che tu lo abbia messo in conto”
E mentre parla lo bacia sulla bocca con impeto e voracità.
Connor risponde al bacio buttandogli le braccia attorno al collo.
“Mi sembra giusto” ansima quando riesce a liberarsi dalla bocca di Tay.
“E allora da bravo fammi uno dei tuoi lavoretti, mi sono mancati i tuoi pompini, il tuo punto d’eccellenza”
Quando Tay esce dalla doccia dopo il sesso con i capelli gocciolanti e il torace liscio e tonico, Connor sta guardando la TV.
“Ascolta” dice l’amico sedendosi vicino e spegnendo l’apparecchio, “Dobbiamo fare un discorso, sai come si dice ‘patti chiari amicizia lunga’”
Connor annuisce lentamente e con negli occhi una leggera ansia.
“Non me ne frega nulla di quello che mangi o non mangi, sei un adulto e penso che tu sia in grado di decidere da solo, oltretutto di gente anoressica ce n'è a vagoni nel mio ambiente, uno più o uno meno non lo noterà nessuno, anzi sarai invidiato per la tua splendida linea e le tue splendide ossa sporgenti. Ti troverai ad essere uno dei tanti, nessuno ti guarderà in modo particolare, meglio di così si muore non ti pare?”
Connor non può neanche immaginare come potrà essere muoversi in un universo dove lui è uno qualunque e non più il malato o il diverso.
“Un altro discorso sono i tagli, non te li devi fare più, non voglio trovare in bagno fazzolettini sporchi di sangue o lamette chiaro? Non è una pratica sdoganata, non piace a nessuno vedere un corpo pieno di cicatrici”
“Non mi taglio da quando mi hai detto che sarei venuto a stare da te, so che ti hanno sempre dato fastidio”
“Bene! Passiamo al lato pratico, io spesso dovrò assentarmi per lavoro, sai è un periodo in cui sono richiesto e naturalmente cerco di non perdere nessuna occasione, dovrai startene da solo anche se non per periodi lunghi, comunque in questi giorni ti faccio conoscere un po’ di gente così hai degli agganci. Un’ ultima cosa: hai pensato a cosa vuoi fare? Non voglio metterti fretta ma penso che prima inizi a trovarti qualcosa da fare meglio è per te”
“Io non so fare niente”
“Balle, sei molto carino e anche se hai solo un anno meno di me sembri ancora un preadolescente, quel tuo visino e quel tuo corpo androgino faranno gola a molti nell’ambiente della moda. Io ho appena iniziato ma conosco gente che potrebbe introdurti, se ne hai voglia”
“Non sono molto fotogenico, non mi piace stare in posa come sai fare tu”
“Non preoccuparti si impara tutto a questo mondo. Tra qualche giorno c’è una cena da Linus Voigt, te lo ricordi, vi ho già presentato, è rimasto particolarmente colpito da te, quando gli ho detto che saresti venuto a stare a Londra mi ha detto che vuole rincontrarti assolutamente.”
“D’accordo, come vuoi”
“Ti ho comprato qualcosa da metterti, poi domani usciamo a fare un po’ di shopping, non pensare nemmeno di metterti addosso le cose che hai portato da Tadcaster”
Connor si stringe addosso a Taylor, si rende conto solo ora di quanto l’amico gli sia mancato, di quanto abbia bisogno di lui, l’unico a cui ha aperto il suo intimo, di cui si fida, che è sicuro non lo deluderà, che non gli farà del male, che lo accetterà e lo amerà per quello che è, anche se lui è poco, addirittura niente al suo confronto, anche se è solo un ragazzino che deve essere preso per mano, guidato, sorretto, amato sempre e con costanza, anche se è fragile e può rompersi facilmente, anche se è freddo e sembra che quel gelo si propaghi a ogni cosa che tocca, anche se è duro e rigido, anche se è come un cristallo. Un cristallo si può ammirare però è difficile amarlo, portarselo a letto e stringerselo al cuore, ma Taylor lo ha fatto e lui non lo ripagherà mai abbastanza.



Il pomeriggio ormai è inoltrato ma c’è ancora una bella luce, chiara, la primavera è ormai arrivata.
Alison e Julian Lerman stanno bevendo un caffè.
In questo periodo si sono incontrati spesso, hanno lavorato gomito a gomito, hanno parlato, discusso, ideato, schizzato, montato tavoli e cavalletti e sempre di più Alison si è sentita attratta verso quell’uomo che ha modi d’adulto e un sorriso da ragazzino.
Lui si appoggia allo schienale della sedia con aria stanca, allunga le gambe e sospira.
“Direi che siamo a buon punto, che ne dici, sei soddisfatta?”
Quello che piace ad Alison è che lui non l’ha mai trattata come una studentessa ma sempre come una sua pari, è la prima volta che si sente così valorizzata per quello che fa, per le sue idee, per i suoi lavori.
E’ una bella sensazione, una di quelle che gli sono sempre mancate, perché sua madre l’ha sempre messa su di un piedestallo come una statua di gran valore, non per quello che sapeva fare ma per com’era: bella, giovane ed elegante.
Una delle sue opere d’arte che amava far ammirare ai suoi amici.
E poi dopo a nessuno è mai piaciuta l’Alison che era, troppo carina e cortese, ben educata e a modo per gli istituti; troppo dura e fredda e chiusa per le persone per bene.
Non è mai riuscita a trovare una giusta misura, mai una miscela tra le due Alison.
Ed ora Julian è qui con lei e le dice che è stata brava e che senza le sue idee chissà come avrebbero fatto e che ci ha visto giusto a chiederle di partecipare al comitato organizzativo e che è fiero di lei.
Fiero di lei, chi mai prima d’ora è stato fiero di lei per quello che sa fare?
E inoltre Lerman non ha mai detto una parola su come è lei, sul fatto che è chiusa e non parla tanto, che è poco socievole e ama starsene per conto suo, si è sempre focalizzato sulla qualità delle sue proposte non sulla quantità.
“Allora ti sta piacendo questa esperienza?” le ripete sorridendo.
“Sì, anche se ero convinta del contrario”
“Lo so…. E' di questo che ti voglio parlare”
Alison lo guarda negli occhi, un po’ titubante.
“Mi piace lavorare con te, sei una persona eccezionale e non te ne sei mai resa conto, ho voluto darti questa possibilità sperando che potessi finalmente capirlo da sola quanto vali, spero di essere riuscito nel mio intento”
“Mi è piaciuto sì, ma non sono così sicura di essere tanto eccezionale, Chris sì che lo è, io sono solo una brava artigiana, niente a che veder con il talento”
Julian sbuffa, si china verso di lei per poterla guardare bene negli occhi, le prende le mani e Alison si sente accaldata.
“Cazzo Alison possibile che non vedi come stanno andando le cose? Chris è bravissimo, ha talento ma non basta, il talento bisogna coltivarlo e lui non lo sta facendo, non lo ha mai fatto, è nato con quel dono ma non lo sta accrescendo, non gli interessa. Non ha mai osservato i suoi lavori?”
“Certo, li conosco a memoria”
“E non ti sei mai accorta di nulla?”
“Di cosa?”
“Del fatto che sono tutti uguali, ripete in continuazione i soliti elementi, dall’inizio dell’anno ad oggi non è cambiato di una virgola, non è cresciuto, a lui interessa solo buttare sul foglio il malessere che ha dentro, ma questo da solo non farà di lui qualcuno di speciale”
“Le sue tavole sono magnifiche”
“Certo ma quello che aveva da dire lo ha già detto tutto quanto, non produrrà più nulla di buono se non questo”
“Non è vero”
“So che è il tuo ragazzo e questo ti fa male ma è così, se sei minimamente obiettiva lo sai anche tu che è così”
“Non è il mio ragazzo è qualcosa di diverso, il mio miglior amico, forse qualcosa ancora di più, è difficile da spiegare cos'è per me Chris ”
“Pensavo steste insieme”
“Non nel modo che pensi tu”
E solo allora Alison si accorge di due cose, la prima che ha cominciato a dare del tu a Lerman e le è venuto naturale, la seconda è che ha colto un lampo di gioia nei suoi occhi quando ha saputo che lei e Chris non stanno insieme e questo le ha fatto balzare il cuore nel petto.
“Alison, Chris sta male, se sei sua amica devi aiutarlo a fermarsi, lo vedo sempre peggio”
Alison scuote la testa e gli occhi le si riempiono di lacrime.
E’ arrabbiata perché non vuole piangere, perché ha giurato di non piangere più qualunque cosa succeda e proprio piangere davanti a Julian le sembra la cosa più stupida che possa fare, ma non riesce a trattenersi.
La voce le trema.
“Lo so, lui si fa di brutto ma io non posso farci nulla, non mi ascolterebbe e poi che diritto ho di dirgli cosa fare, ognuno è libero di seguire la sua strada, io posso solo stargli accanto qualunque cosa succeda”
“No, non credo che tu possa fare solo quello, puoi tentare di metterlo in guardia, di fermarlo, forse non servirà a nulla ma in questo modo lui sta correndo verso un precipizio e tu gli stai a fianco, quando si butterà cosa farai? Lo seguirai o ti fermerai sul baratro guardandolo cadere?”
Le lacrime scorrono sul viso di Alison.
“E’ una bella domanda, forse lo seguirò”
Juilian le stringe di più le mani.
“Tu non sei lui, tu sei diversa, non sei obbligata a seguirlo, puoi tentare di fermarlo quello sì, ma poi ognuno segue la sua strada, la tua non è la sua”
E Alison a quelle parole capisce il suo errore madornale.
Oddio ci è cascata di nuovo, ha fuso la sua vita con quella di un’altra persona lasciandosi trascinare dentro, dipendendone e facendola sua.
Non è stata sufficiente l’esperienza con sua madre?
Era stata dura, lacerante ma pensava di avercela fatta, di aver scisso ogni legame malato, di aver ristabilito una sua identità che non ricalcasse nessun desiderio altrui, di essere divenuta padrona di se stessa e della sua vita ed invece eccola di nuovo qui, invischiata in un rapporto simbiotico con Chris, così dentro le sue paranoie malate e le sue angosce da non accorgersi di quanto sia sofferente e di quanto abbia bisogno non di consolazione, ma di qualcuno che lo prenda e lo obblighi a curarsi se vuole uscirne vivo.
Come ha potuto di nuovo intrecciare la sua vita con un'altra persona così fortemente da divenire l’altro, di pensare come l’altro, di agire come l’altro?
“Ehi Alison non volevo farti stare male ma è una cosa che avevo necessità di dirti, ti ho guardata per questi mesi e ho visto una ragazza piena di talento che non sa neppure di avere, impegnata com’è ad ammirare qualcun’altro. Devi imparare a contare su te stessa, sulle tue capacità. Io ci credo tanto in te, sei una persona bellissima e forse è poco professionale ma ho deciso di prendermi la libertà di dirti che mi piacerebbe starti vicino e poterti conoscere meglio”
Alison lo guarda nei suoi occhi grigi e si sente il cuore gonfio così tanto che ha paura che gli scoppi, sente che Julian è sincero e onesto con lei e che ciò che gli sta dicendo è da molto che avrebbe voluto sentirselo dire, anche se non lo ha mai ammesso neppure con se stessa.
Non sa neppure come succede ma il bacio tra loro nasce spontaneo, solo un allungarsi di entrambi superando l’ostacolo del tavolino, un bacio di labbra umide e calde, una bacio giusto per quel momento.
Quando si staccano c’è un attimo d’imbarazzo da parte di Alison, ma Julian appare tranquillo e sereno.
Le prende le mani e le stringe di nuovo tra le sue.
“So che tu sei molto giovane, diciassette anni sono pochi, io ne ho quasi dieci di più, non mi sono mai sentito attratto dalle ragazzine ma con te è diverso, tu sei più matura, sei speciale, ci terrei tanto se anche per te io contassi qualcosa e non fossi solo il tuo prof preferito”
Alison sorride.
“Chi te l’ha detto che sei il mio prof preferito?”
Ridono entrambi, ed è bello sentirsi sventati e leggeri e un po’ buffi, è bello sentirsi diciassette anni e vedere che si può essere bambini e adulti contemporaneamente e che il mondo ha colori e luce e non è obbligatorio essere duri e scostanti ed arroganti per non sentirsi deboli, ma che forse ci si può lasciare anche andare, almeno un po’, con prudenza.



Appena Mira mette piede in soggiorno percepisce un'aria tesa. Ci sono Matt e Hillary insieme a Kyle e sembra che stiano aspettando proprio lei.
“Mira fermati un attimo, abbiamo bisogno di chiederti una cosa”
Mira si avvicina, Kyle non la guarda ma lei si accorge che è nervoso.
“E’ capitata una cosa a Kyle e stiamo cercando di capire come può essere successa”
“A Kyle? E io che c’entro?”
“Dei ragazzi della scuola sono a conoscenza di notizie del suo passato che lo riguardano, non riusciamo a capire come possano averle sapute, tu ne sai qualcosa?”
Mira spalanca gli occhi e cerca di imprimere sul suo volto i segnali della sorpresa più pura.
“Io? Perché dovrei sapere qualcosa di Kyle?”
“Mira è importante davvero, noi pensiamo che tu sappia qualcosa”
“Beh vi sbagliate”
“E’ stato quel tuo compagno, quello che da un po’ viene in casa con la scusa dei compiti, è stato lui a raccontare tutto a quegli stronzi” Kyle cerca di trattenere i singhiozzi ma la sua voce si rompe.
“Che cazzo stai dicendo, che c’entra Nathan con te” Mira cerca disperatamente di negare, ha imparato che è la tattica migliore, negare anche di fronte all’evidenza e qui di evidenza non c’è traccia, solo sospetti.
“Ci ho parlato e mi ha detto che appartiene alla stessa congregazione religiosa della famiglia di Kyle” interviene Matt.
“E con questo? Vi conoscete?” chiede Mira a Kyle.
“No”
“E allora stai dicendo delle assurdità”
“Lui sa chi sono, tutti quelli della congregazione mi conoscono, sono diventato famoso..” c’è un’ironia piena di rabbia nelle parole di Kyle che a Mira fa accapponare la pelle.
E’ assurdo come il caso, la fatalità, il destino a volte giochino degli scherzi che neanche a immaginarli ci arriveresti.
Tutto è successo dopo che Nat è venuto la prima volta a Parker’s House e ha visto occasionalmente Kyle, era stato Matt a presentarli.
Dopo qualche giorno ha cominciato a farle domande che al momento le erano parse eccessive e senza scopo, finchè ad un certo punto era sbottata: “Perché diavolo ti interessa tanto Kyle, non sarai mica frocio come lui”
Nathan era arrossito.
“Tu come sai che è omosessuale?”
“Sant’Iddio lo sanno tutti mica è un segreto, ma a te cosa interessa”
Nathan se ne era stato zitto per un bel po’ e aveva resistito stoicamente alle sue domande trincerandosi dietro a: “Non posso dirti niente, non sono affari miei”
Ma ci sarebbe voluto ben altro per scoraggiare una come lei che ha fatto del pettegolezzo uno dei suoi giochi preferiti.
Alla fine Nathan aveva parlato, anche se prima per mille e mille volte le aveva fatto promettere e giurare che mai avrebbe detto ad anima viva quello che le stava per rivelare.
L’eccitazione di Mira era salita alle stelle, già stava pregustandosi chissà quale segreto.
“Io lo conosco Kyle, cioè non personalmente ma so chi è, facciamo parte della stessa comunità religiosa”
Mira non lo aveva lasciato finire e si era messa a ridere.
“Sei impazzito, ti stai sbagliando con qualcun altro, Kyle non c’entra proprio niente con la tua setta”
“Non siamo una setta te l’ho detto un sacco di volte, comunque non mi sbaglio, lui è diventato piuttosto conosciuto certo non in senso positivo, se n’è parlato molto quando è successo il casino e io me lo ricordo”
“Che casino?”
“Periodicamente la nostra chiesa organizza dei raduni a cui partecipano le varie comunità locali per poter stare insieme e scambiarci le nostre esperienze, sono momenti importanti, si organizzano dibattiti, vengono a parlare personalità rilevanti, si celebrano funzioni tutti insieme. In quelle occasioni pratichiamo la confessione pubblica e lui ha confessato di essere omosessuale e sono nate un mucchio di discussioni su questo problema”
Mira aveva cercato d’immaginarsi la scena, doveva essere stato così umiliante per Kyle raccontare di sé di fronte a tutti quei moralisti riuniti lì non per ascoltare ma per giudicare.
“Siete degli stronzi tu e tutta la tua setta, non te lo ha mai detto nessuno?”
Nathan era rimasto interdetto.
“Perché?”
“Accidenti ci scommetto che gli avrete fatto il processo visto l’idea distorta che avete della sessualità, ci scommetto che per voi i gay non fanno parte del piano di Dio o qualche cazzata del genere”
“Infatti è una cosa sbagliata, è un peccato, non è nella natura”
“Tu credi veramente in quello che stai dicendo?”
“Lascia perdere, comunque nessuno gli ha fatto il processo, lui si è confessato e ha avuto l’assoluzione a patto che non peccasse più”
“Cosa avrebbe dovuto fare, farsi piacere per forza le donne, sposarsi, fare figli e vivere una vita da ipocrita infelice per sempre?”
“Sicuramente non quello che ha fatto”
“Perché che ha fatto?”
“E’ scappato di casa poi è tornato e sembrava che avesse capito il suo errore, sembrava che avesse deciso di seguire la strada giusta e invece è stato sorpreso dalla polizia a prostituirsi, dicono che l’hanno trovato in una macchina con un tipo, lo stavano facendo lì ai bordi di una strada e sembra che non fosse la prima volta ma che andasse avanti da un po’, beh non se n’è mai parlato apertamente ma la storia ha fatto scandalo”
“Ci credo, vi ci vedo a raccontarvi schifezze con aria sdegnata”
“Beh per i suoi genitori è stato veramente un colpo al cuore, comunque nessuno lo ha allontanato è stato lui a voler lasciare la sua famiglia, non sapevo che fosse finito qui, nessuno lo sapeva”
“Forse lui ha sbagliato ma non gli avete lasciato molta scelta, questa storia di voler mettere il naso nella vita personale degli altri con la pretesa di giudicare è veramente orribile, in fondo Kyle non ha mai fatto male a nessuno”
“Sai se ne è parlato molto anche tra di noi, forse uno non sceglie quello che vuole essere e se Dio lo ha fatto nascere in quel modo allora non può essere una cosa così sbagliata, insomma bisogna capire se uno è così naturalmente o decide di seguire una strada contro natura”
“Che cazzo Nat come ti viene in mente una cosa del genere, è vero che ci sono persone che non pongono limiti alle esperienze e posso capire che per una comunità bigotta come la vostra possano essere considerati dei peccatori, ma per Kyle, come per un sacco di altra gente, non è una scelta ma una condizione naturale come per noi essere etero”
“Comunque hai giurato di non dirlo a nessuno intesi”
“Certo per chi mi prendi”
E naturalmente Mira non lo aveva detto a nessuno se non ad Amber che non lo aveva detto a nessuno se non a suo fratello Thiago che non lo aveva detto a nessuno se non ai suoi amici del basket….
“Mira è stato Nathan a raccontare in giro di Kyle? Se non ce lo dici tu saremo costretti a chiedere direttamente a lui e non la passerà liscia, queste cose non si fanno, Kyle sta vivendo una situazione molto brutta per colpa di queste voci”
“Non è stato Nathan, cioè lui ha raccontato tutto a me perché si fidava ma è stata colpa mia, gli ho promesso di non dirlo a nessuno e invece l’ho raccontato ad Amber e lei penso che sia andata in giro a dirlo ad altri, deve essere andata così. Nathan non ti avrebbe mai sputtanato a scuola, non avrebbe mai fatto qualcosa di così stronzo, lui non è quel genere di persona, quella sono io... Mi dispiace se adesso sei nella merda, però lasciate Nat fuori da questa storia”
“Che coglione! Perché ha dovuto venire a dirlo proprio a te?”
Mira si sente ferita, fosse stato qualche tempo prima avrebbe risposto per le rime a Kyle, gli avrebbe restituito le offese con gli interessi, poi avrebbe voltato le spalle e sarebbe salita in camera sua, avrebbe scosso le spalle e quella storia non sarebbe mai neppure esistita per lei.
Ma oggi le parole di Kyle le fanno male perchè presuppongono prima di tutto che Nathan ha fatto consapevolmente del male e questa è la cosa più assurda del mondo e in secondo luogo che lei nell’immaginario di tutti è una persona indegna di qualsiasi fiducia.
“Già si è fidato della persona sbagliata, però l’ha fatto in buona fede, pensa un po’ che idiota, lui è innamorato di me, capisci, si è innamorato della troia della scuola ed è convinto che io sia una brava ragazza, una che se ti fa un pompino è perché ti ama, una che sa tenere un segreto, è un imbecille ma non uno stronzo, lui non è come noi Kyle, non devi pensare che siano tutti dei bastardi come noi due, due puttane a cui non interessa altro che fottere.”
Si gira e sale velocemente le scale e si chiude le porte alle spalle.
Non passa molto che sente bussare.
“Non ci sono per nessuno” urla.
“Posso parlarti con calma” Kyle è sulla soglia incerto se entrare.
“Che altro c’è da dire, mi sembra che abbiamo parlato abbastanza, soprattutto io”
“Non volevo aggredire te e neppure Nathan, ma sono rimasto sconvolto, non volevo si sapesse quello che ho fatto. Insomma sono gay non l’ho mai nascosto, anche se avrei potuto recitare una farsa per evitare problemi, non l’ho fatto perché volevo finalmente essere quello che sono e sai non è facile, ci sono sempre i soliti coglioni che ti lanciano le battutine o ti vogliono violentare dietro un cespuglio al parco, però è stata una mia scelta, stringo i denti e vado avanti, ma avrei voluto che la storia della prostituzione non uscisse…”
“Beh è ovvio, sono stata la solita superficiale, che ti devo dire”
“E’ che me ne vergogno, non so neanche perché l’ho fatto, forse era semplicemente la cosa peggiore che avrei potuto fare e per questo l’ho fatta, ero così arrabbiato con tutti e volevo vendicarmi. Solo dopo mi sono reso conto che il male peggiore lo avevo fatto a me”
“Non pensarci troppo, in fondo si è trattato solo di sesso, niente di che”
Kyle sorride.
“Tu dici?”
“Certo, beh anch’io molto spesso ho fatto sesso per ottenere qualcosa, magari non soldi ma altro, è più o meno la stessa cosa no?”
“Non so, è che in quella situazione mi sono sentito una nullità, nessuno di quelli con cui sono stato faceva sesso con me, ero solo un pezzo di carne disponibile, io o un altro sarebbe stata la stessa cosa”
“Non pensarci più, ora non hai un tipo?”
Kyle ride sarcastico.
“Jared? Non è il mio tipo, è uno con cui faccio sesso o meglio io sono uno dei tanti con cui lui fa sesso”
“Forse dovresti cominciare a considerarti un po’ di più sai, fare sesso non è sbagliato ma lo è farsi usare, forse dovresti imparare a farti desiderare un po’”
“Desiderare? Nessuno mi desidera, sono sempre io che desidero gli altri”
“Hai poca autostima mentre io ne ho troppa ma a parte questo non siamo molto diversi, ci piace il sesso, non ci facciamo molti problemi, siamo di liberi costumi come diceva mia madre, che c’è di male in fondo? Io ho sempre pensato a divertirmi e se oltre a questo ne poteva uscire qualcosa di utile tanto meglio e adesso si è innamorato di me un idiota che pensa che fare sesso prima del matrimonio è peccato e quando gli racconterò chi sono in realtà, penso che mi disprezzerà e fuggirà inorridito, ma la cosa buffa è che io so già che non sopporterò il suo sguardo e questo mi spaventa perché non riesco a capire il perché.”
“Forse perché sei innamorata”
E’ la volta di Mira di ridere.
“Innamorata dici? Sarebbe una beffa del destino se mi innamorassi di uno come Nathan, sarebbe un suicidio, rinnegare tutta la mia vita e i miei principi e lui i suoi”
“A me piacerebbe che qualcuno fosse innamorato di me, se lo trovassi non avrei bisogno di nessun altro”
Mira si alza dal letto, si dà un’occhiata allo specchio.
“Balle, a noi piace essere puttane Kyle, non illudiamoci, l’amore lasciamolo ad altri, noi non ci siamo portati, a noi serve solo un po’ di sesso fatto come si deve per essere felici, siamo gente che si accontenta e non pretende dagli altri più di quello che può dare”



Jamie sa che quando salirà in camera troverà la stanza vuota, sa che Connor proprio quella mattina se n’è andato da qualche parte e non dormirà più accanto a lui, sa anche che Yuki è sparito una sera di qualche tempo fa uscendo di corsa da casa e anch’egli non è più tornato.
Ha visto Matt e Hill preoccuparsi ogni giorno di più, fare telefonate inquiete, trasalire ad ogni squillo del cellulare, agitarsi e irritarsi per un nonnulla.
Yuki da quella sera non è più tornato e nessuno sa dove può essere andato a finire, ne Matt, ne Hillray, ne i ragazzi, ne Dean, ne gli altri amici, neanche la polizia, neppure Nina che è sparita pure lei.
Queste due assenze che lui coglie in modo concreto ma di cui non comprende le motivazioni, gli ricordano altre assenze, molto più dolorose anche se in qualche modo dimenticate.
E’ come se da qualche parte dentro di lui ci fosse una serie di ricordi che riguardano lui e qualcun altro. Qualcuno di estremamente importante, di vitale, qualcuno che se n’è andato così come Connor e Yuki, qualcuno che sa che non vedrà più.
E’ tutto qui quello che prova: una perdita non sa bene neppure lui di chi e di cosa, reale seppure sconosciuta.
Jamie non ha parole per riannodare fili strappati, non riesce a cogliere ciò che succede nel mondo se non per brevi istanti e quindi non ha gli strumenti per decifrare la realtà che lo circonda.
Per questo è come se vivesse in un eterno presente senza aspettative future ne ricordi passati.
Jamie è un guscio solo un pochino scalfito esternamente ma tutto sommato integro, che dentro non ha nulla, come se tutto fosse svaporato in un attimo, una bomba atomica che avesse spazzato via tutto, che avesse trasformato le persone in ombre sui muri.
Sa che la sua intimità è un campo di prigionia con mura altissime di cemento armato e filo spinato e cocci di bottiglie in cima, con fili ad alta tensione e sistemi d‘allarme, con fari che scrutano il buio e guardie armate sulle torrette. Sa che solo in questo modo le cose terribili che sono imprigionate lì dentro non usciranno mai, sa che solo in questo modo può continuare a vivere.
Sa anche che fuori dal campo di prigionia c’è il nulla, un immenso biancore, una distesa di neve immacolata dove a volte svolazzano foglie appassite, uniche entità che entrano dentro di lui e si soffermano solo brevi istanti.
Questo lo tiene in vita, questo è ciò che è riuscito a fare per poter sopravvivere.
Blindare qualcosa che non sa cosa sia ma che sa lo può far morire, vivere nel vuoto.
Però da quando si trova a Parker’s House il vuoto si sta impercettibilmente riempiendo di piccole presenze: nomi, facce, sensazioni, emozioni ed ora anche parole.
Si sta rendendo conto che sempre di più le parole degli altri si fermano dentro di lui, si fanno catturare, si fanno toccare, accarezzare, conoscere.
E il mondo sta diventando sempre meno estraneo e lui sta sempre più approssimandosi alla vita. E le persone non sono più figurine di carta insignificanti, ma individui che in qualche modo hanno a che fare con lui, con cui lui si sta coinvolgendo.
E’ questo tornare a vivere,? Non gli farà troppo male?
Sicuramente si, perché in questo momento non è tranquillo, è preoccupato per Yuki, sente la mancanza di Connor.
Il vuoto garantiva tranquillità e pace.
La vita non ti garantisce nulla.
Ma la vita è forte a volte più del vuoto.
Jamie ha cancellato tutto il suo passato, la sua vita fino al momento dell’incidente, i suoi genitori, gli amici, quella ragazza che gli piaceva, il basket, la scuola...Tutto!
Non è in grado di riappropriarsi di ciò che era, dovrebbe fare i conti con le risate dei suoi ad una sua battuta quel giorno verso sera in auto, sulla strada del ritorno dopo una partita di basket, dovrebbe fare i conti con il sorriso che le aveva lanciato sua madre girandosi a guardarlo, con gli occhi di suo padre allegri che aveva osservato nello specchietto retrovisore, con lo schianto, con i rumori, con la confusione, il dolore, i suoi occhi aperti tra le lamiere accartocciate, le grida, il corpo di suo padre coperto di sangue, quello di sua madre smembrato, fatto a pezzi, con la luce accecante della fiamma ossidrica che lo liberava dai rottami dove era incastrato, miracolosamente quasi illeso.
Ma oltre il passato c’è il presente e forse di questo Jamie può cominciare a tenerne conto, a scambiarci un sorriso, a lasciare una fessura aperta per permettergli di entrare ed occupare il vuoto.
  
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